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Undici bottoni e una camicia
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Ebook59 pages1 hour

Undici bottoni e una camicia

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Io li ho incontrati davvero, questi undici bottoni. Ognuno cercava la sua asola e solo uno, già lo sapeva, era di scorta. Ma tutti, tutti quanti, avevano qualcosa da raccontare. Ed io, abbottonandoli uno ad uno, ho conosciuto la loro storia.
LanguageItaliano
Release dateOct 15, 2013
ISBN9781301253852
Undici bottoni e una camicia

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    Undici bottoni e una camicia - Valerio Moschetti

    Undici bottoni

    e una camicia

    Smashwords Edition

    Copyright 2012 Valerio Moschetti

    Smashwords Edition, Licenza d’uso

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    ***

    L'AMORE DI IRMA

    Era il quinto anno delle superiori ed al collegio non mi ci hanno più voluto. L'avevo fatta grossa e mio padre ci era rimasto davvero male, ma a scuola andavo davvero bene ed era l'ultimo anno di superiori. C'era la maturità e quindi i miei decisero di trovare una pensione, una famiglia, che potesse ospitarmi per quell'ultimo periodo scolastico.

    Andammo una domenica, ricordo, era fine Agosto chiedendo ai bar della zona vicino alla scuola se conoscessero qualche sistemazione possibile. Non ero solo, c'era anche Massimo, compagno di sventura in quella vicenda che, siccome un po' me ne vergogno, non mi va di raccontarla.

    E con Massimo i suoi genitori, anche loro convinti che finito quell'ultimo anno era ora che ci arrangiassimo nella vita, in autonomia. Ci indicarono una palazzina dove al primo piano abitava una signora sola e non più giovane che affittava camere e faceva anche un po' di cucina, la signora Irma C., Suonate più volte, ci disse ripetendo quasi fosse un ritornello la padrona del bar, è sempre un po' nei suoi pensieri ed è distratta.

    Lo disse sorridendo, come si fa quando si parla di quelli un po' matti, ma con più rispetto, come se quella leggera pazzia avesse un suo perché. Ci presentammo alla porta della signora Irma, i genitori in testa ed io e Massimo dietro. Suonarono in effetti tre volte, commentando che forse non era in casa. Poi l'uscio si apri un poco ed infine completamente e la Irma, parandosi dalla luce del sole con la mano, ci sorrise. Era minuta, ma di bell'aspetto. Agli occhi di noi ragazzi sembrava vecchia, chissà quanto, ma si sa i ragazzi non hanno misure, sopra i cinquant'anni si è tutti vecchi uguali a meno che non si sia una star del cinema o della tv.

    La signora Irma aveva i capelli biondi, chiari, sottili e raccolti in una ciocca sulla nuca, ma elegantemente pettinati. I grandi occhi azzurri e le mani giunte, un po' di lato, contribuivano a darle quel senso di stupore e curiosità. Le sue spalle erano minute e cosi il suo corpo, ma era vestita bene, elegante seppure in modo molto semplice.

    Ebbi il pensiero che ci stesse aspettando od aspettasse qualcuno. E quello stupore, quella attesa nel suo sguardo si attenuò facendo posto ad un sorriso di cortesia, un po' rassegnato. Buongiorno, in cosa Vi posso essere utile? ci chiese, guardandoci uno ad uno. Teneva la bocca leggermente piegata verso destra quasi a controllare il tono e questo le conferiva una ulteriore eleganza, uno stile ed una sensazione di attenzione nei confronti degli altri, quasi a non disturbare o semplicemente ad evitare che qualche piccola goccia di saliva potesse scapparle, parlando.

    Fu semplice accordarsi, era il posto giusto, la persona giusta ed anche la quota mensile richiesta era alla portata dei nostri genitori. In breve, dopo una tazza di the e qualche biscotto i nostri genitori era pronti a rientrare e, con le mille raccomandazioni alle quali i figli rispondono sicuramente con un Si, stai tranquillo, ci lasciarono per tornare a casa.

    Irma ci destinò la camera, dettando con dolce fermezza alcune regole di buona convivenza, ribadendo che lei era sola e quindi l'attenzione nello chiudere porte ed infissi quando si usciva era fondamentale per la sicurezza delle nostre cose. Ed era contenta che adesso aveva a casa due robusti ragazzi che avrebbero tenuto lontano i male intenzionati. Sorrise, con quello suo sguardo dolce, ma anche incredibilmente rassegnato. O forse no, speranzoso in chissà che. Non riuscivo a capire, a capirla, mi sembrava una di quelle foglie a cui l'autunno ha regalato colori insperati, ma fragile e gettata nel primo vento freddo che rabbrividendo vola tra gli alberi spogli.

    Per sera avevamo sistemato tutte le cose, la camera era piacevole, ed anche gli spazi per noi erano rispettosi del fatto che quella, per un anno, sarebbe stata la camera di due post adolescenti un po' polli. La voce di Irma ci chiamò dalla cucina: Venite, è pronto. Mi raccomando le mani, scusate…. Il tavolo era apparecchiato per quattro, ma mentre ci si sedeva a tavola, Irma tolse un coperto riponendo con cura il piatto in dispensa. Mah, forse c'è un altro ospite in casa, ma non viene a cena, pensai io. C'era nella pentola una sugosissima spaghettata e mentre ci serviva disse:Che bello vedere dei ragazzi affamati, mangiate, mangiate che avete bisogno di energia, domani ricominciate la scuola….

    Sembra una sciocchezza, ma questo pensiero, questi gesti, quelle parole avevano infiniti significati che, inforchettando la pasta, lasciavo scorrere nei miei pensieri. Li riassunsi tutti pensando che saremmo stati

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