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2012 - Il Mistero Svelato
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2012 - Il Mistero Svelato
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2012 - Il Mistero Svelato

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21-12-2012 fatidica data segnalataci dal calendario Maya; inizio di un nuovo ciclo cosmico? Una nuova era spirituale?
Un messaggio degli antichi per segnalarci una nuova inversione magnetica?
Questi e altri quesiti vengono trattati da Giorgio Terzoli, esperto italiano dei misteri del 2012; colui che ha decifrato il messaggio universale inserito in tutta la mitologia mondiale.
LanguageItaliano
Release dateApr 7, 2011
ISBN9788863690729
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    2012 - Il Mistero Svelato - Giorgio Terzoli

    Giorgio Terzoli

    2012

    Il Codice di Atlantide

    Narcissus

    Testo a cura di Pierre

    Editing e adattamento elettronico Clara Ferrante

    Tutti i diritti riservati

    Speedybook.it

    Vasto assortimento di libri digitali italiani (ebook), in formato epub, pdf e mobi su:

    www.speedybook.it

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    ***

            Un giorno Gesù ci spiegò i segreti delle stelle. Era un mattino di primavera: Passano le costellazioni disse Gesù, dopo l’Ariete, i Pesci. E poi verrà il segno dell’Acquario. Allora l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la morte stessa non esiste". (Vangelo secondo Tommaso)

    Capitolo 1

     

    Dal passato certezze e  incertezze

    Sulla Terra esisteva una civiltà evoluta anteriore a quelle storicamente accettate? E le sue prime testimonianze accertate risalirebbero al quarto millennio prima di Cristo? Se avvalliamo l’ipotesi l’antica civiltà potrebbe essersi estinta a causa di eventi che non conosciamo, ma alcune grandi testimonianze ancora rimangono. Tracce della sua cultura potrebbero essere individuabili nel sapere delle società evolutesi nei millenni successivi. Quelle di cui non mancano documenti archeologici e storici. Come le tre grandi piramidi della Piana di Giza, patrimonio che ereditarono le culture che in seguito si insediarono nella Valle del Nilo? Un’eredità che potrebbe aver compreso la scrittura geroglifica, la geometria, la matematica, l’agricoltura e diverse tecnologie che oggi ci appaiono semplici, ma che sostanzialmente diedero il via all’organizzazione sociale moderna.

    Risalirebbero ad almeno ottomila anni prima di Cristo i resti della misteriosa città fortificata della piana di Gerico. Alla stessa epoca risalirebbe la costruzione, in Inghilterra, del tempio di Stonehenge. Sito che si è rivelato in realtà un vero e proprio osservatorio astronomico, la cui realizzazione architettonica richiedette conoscenze avanzate sul moto dei pianeti e notevoli capacità matematiche. I monumenti antichi potrebbero essere allora i resti di una civiltà arcaica che si sviluppò sulla Terra grazie a ottime conoscenze nautiche (le famose carte di Piri Reis che descrivono le coste dell’Antartide non coperte dai ghiacci, ne sono testimonianza) e che, circa ottomila anni fa, si sarebbe estinta per  dar vita, due millenni dopo, alle prime culture storiche.

    L’archelogia ufficiale dice che la grande piramide di Cheope è stata costruita intorno al 2550 a. C. come tomba del faraone Cheope. E’ strano però che sia allineata, assieme alle altre due piramidi, con le stelle di Orione, cosi come erano visibili in epoca molto più antica: il 10450 a. C. L’architettura delle piramidi della Piana di Giza sembra combaciare con una situazione astronomica che riporta a datazioni molto più remote di quelle riconosciute dalla storia antica ufficiale.

    Gli effetti astronomici come il movimento della Precessione degli Equinozi, erano noti migliaia di anni fa? Se rispondiamo affermativamente allora possiamo affermare che, osservando l’orientamento dei templi, dei monumenti, delle tombe e di intere città, essi coincidono alla perfezione ai rispettivi corpi celesti di riferimento in certe date stabilite.

    L’archeoastronoma e egittologa Jane B. Sellers, dell’istituto orientale dell’università di Chicago, evidenziò come nel mito di Osiride, risalente almeno al 1450 a. C. (Testi delle piramidi) siano contenuti i numeri necessari per il calcolo della la Precessione degli Equinozi, con una precisione superiore a quella di Ipparco nel I secolo a. C, lo scopritore ufficiale, secondo la comunità scientifica, della Precessione degli Equinozi Le antiche civiltà identificavano il Sole con l’aspetto legato al suo sorgere durante l’Equinozio di Primavera in corrispondenza di una determinata costellazione zodiacale. Ogni 2.160 anni, passando da una casa zodiacale all’altra, il Sole garantiva un computo temporale preciso per i popoli che basavano, proprio sul suo scorrere lungo l’orizzonte, i loro ritmi vitali. Le culture antiche inglobarono il sistema nei loro miti e lo rappresentarono nelle divinità principali. Non solo le forme di arte e di architettura sacra contengono i riferimenti legati alla Precessione degli Equinozi, ma si possono trovare anche nei miti, nelle leggende e nelle storie tramandate oralmente e in forma scritta. Dove si legge una conoscenza astronomica precisa con la consapevolezza del fenomeno astronomico  precessionale.

    Gli accademici Giorgio de Santillana e Herta von Dechend affermarono che almeno dal  7000 a. C. nel mondo esistevano conoscenze astronomiche e scientifiche e che tale sapienza utilizzò convenzioni mitologiche per esprimerle. Inoltre, gli antichi scienziati utilizzavano un codice numerico precessionale, presente nei miti e nell’architettura sacra del nostro pianeta. Un grado precessionale è stato calcolato dalla scienza ufficiale in 71,6 anni. Tuttavia la mitologia era basata su simbologie umane o animali e difficilmente avrebbe potuto adottare, come riferimento un  numero decimale, ma poteva servirsi dello stesso numero arrotondato per eccesso: il 72.

    Il numero che domina il codice precessionale è dunque il 72 dal quale si possono ottenere una serie di altri numeri collegati logicamente tra loro.  Dividendo per due il 36, sommandolo al 72 si ottiene il 108, e si possono moltiplicare per dieci, cento o mille e ottenere il 360, il 3.600, il 36.000 o il 720, il 7.200, il 72.000. Il 108, che corrisponde a un grado e mezzo precessionale, può essere diviso per due e dare 54 o i suoi multipli 540, 5.400, 54.000. Un altro numero che nel codice precessionale assume mollta importanza è il 2.160 (gil anni che impiega il Sole per attraversare completamente un segno zodiacale). Diviso per dieci forma il 216 e moltiplicato per dieci il 2.160; ancora moltiplicato per due dà il 4.320 e i suoi multipli sono il 43.200 o il 432.000.

    I numeri del codice precessionale affiorano nella mitologia mondiale e nell’architettura sacra in  molteplici forme: l’apocalisse nordica, dal titolo Il crepuscolo degli Dei, ci dice che i guerrieri che uscirono dal Walhalla per combattere contro il lupo erano 432.000; l’altare sacro indiano fu costruito con 10.800 mattoni; nel più antico dei testi vedici (Rig Veda) ogni strofa era composta da quaranta sillabe per un totale di 432.000; lo storico babilonese Berosso fissò in 2.160.000 anni il periodo compreso tra la creazione e la distruzione  universale; nella cabala ebraica erano nominati 72 angeli che permettevano di invocare i poteri divini (Sephirot); nella tradizione rosacrociana la rivelazione e l’influenza della confraternita si rivelarono con cicli di 108 anni; nell’Apocalisse di san Giovanni il numero 144.000 venne citato ben tre volte, come vedremo nei prossimi capitoli, e addirittura una volta il numero 144; il lungo computo Maya era composto da cicli di tempo di 7.200 giorni (Katun), 360 giorni (Tun), 720 giorni (2 Tun), 720.000 giorni (Baktun); in India i testi sacri, chiamati Purana, raccontavano di quattro età della Terra chiamate Yuga che insieme formavano 12.000 anni divini. Le durate delle quattro epoche erano di 4.800 anni (Krita Yuga), di 3.600 anni (Tetra Yuga), di 2.400 anni (Davpara Yuga) e di 1.200 anni (Kali Yuga); il mito egiziano di Osiride narrava che, durante uno dei suoi viaggi, la divinità subì la cospirazione di 72 uomini della sua corte capeggiati da Seth; le cappelle del Sacro Graal, secondo la tradizione cristiana, erano 72; e erano 72 i principi del diavolo; nel sito archeologico di Angkor Thom, in Cambogia, il muro del Bayon è sormontato da 54 torri, ognuna con quattro figure scolpite per un totale di 216 raffigurazioni, mentre il cortile principale è circondato da un muro che ha cinque porte di accesso. Ognuna delle quali attraversate da altrettanti ponti costeggiati da una doppia fila di imponenti figure scolpite: 54 Deva e 54 Asura, per un totale di 108 immagini per ponte e un totale di 540 raffigurazioni. In sostanza Angkor Thom è ancora un enorme modello del ciclo precessionale.

    Ma per comprendere la raffigurazione precessionale nella sua interezza dobbiamo esaminare il concetto di mito come messaggio figurato che, avvalendosi di simbologie e tecniche espressive particolari, trasforma la sfera celeste in un vasto e complesso congegno. Come la ruota di un gigantesco mulino, che fa girare gli ingranaggi  all’infinito e i suoi movimenti sono calibrati dal Sole. Che prima sorge in una costellazione, poi in un’altra e così via per tutto l’anno. I quattro punti chiave dell’anno sono rappresentati dagli Equinozi e dai Solstizi e in ciascun punto si vede sorgere il Sole in una costellazione diversa. Attualmente sorge nella costellazione dei Pesci, all’Equinozio di Primavera, nella Vergine all’Equinozio di Autunno, nei Gemelli nel Solstizio d’Inverno e nel Sagittario nel Solstizio d’Estate. Tra breve, a causa della Precessione degli Equinozi, il punto vernale (Equinozio di Primavera) passerà dai Pesci all’Acquario e anche per quanto riguarda gli altri, da Vergine a Gemelli, da Sagittario a Leone e da Toro a Scorpione. E, per usare le parole di de Santillana,: "La gigantesca macchina del cielo cambierà faticosamente marcia".

    Lo spostamento dei meccanismi celesti viene ben simboleggiato ad Angkor e rappresenta, con il linguaggio figurato del mito, il pasaggio da un’era del mondo all’altra. Lo si vede nello spostamento che si sforzano di provocare gli Asura e i Deva, tirando le spire di Vasuki, il serpente Naga, attorno al perno del monte Mandera che poggia su una gigantesca tartaruga di nome Kurma. La scena descritta può essere ammirata nella galleria principale di Angkor Wat, un pannello di quasi cinquanta metri recante la celebre raffigurazione mitologica indù nota come "frullatura dell’oceano del  latte"; la stessa scena è rappresentata lungo i ponti di accesso di Angkor Thom da file di imponenti figure di pietra che tirano appunto il serpente Naga.

    In Egitto, le controparti degli Asura e dei Deva, sono le divinità Horus e Seth che, dopo l’uccisione di Osiride, lottano per ottanta anni con l‘intento di consolidare una nuova epoca del mondo. Vi sono raffigurazioni delle due divinità che tirano i due capi di una corda avvolta in un trapano facendola ruotare e imitando, simbolicamente, la Precessione degli Equinozi. Altre rappresentazioni mitologiche riferite alla macchina celeste si possono ritrovare altrove: tra gli dèi adorati dalla popolazione Maya vi erano quattro fratelli (detti Bacab) posti dal dio creatore ai quattro angoli della Terra per sostenere i cieli ed evitare che cadessero. In una versione si dice che essi fuggirono quando il mondo fu distrutto dal diluvio. L’immagine dei quattro fratelli rappresenta il sistema di coordinate di un’età astrologica: essi corrispondono alle quattro costellazioni che ospitano i quattro punti chiave dell’anno astronomico fissati dagli equinozi e dai solstizi.

    La simbolica figura del mulino rispecchia perfettamente quella della macchina celeste della precessione equinoziale. Amlodhi (Amleto), nella leggenda islandese, era in possesso di una macina favolosa dalla quale, un tempo, uscivano oro, pace e abbondanza. Due fanciulle giganti facevano ruotare la macina come nessuna forza umana poteva far funzionare. Per una serie di circostanze avverse le due fanciulle furono costrette a lavorare incessantemente giorno e notte. Esasperate e incollerite un giorno decisero di far ruotare all’impazzata il congegno fino a scardinarlo, rompendo i supporti che lo tenevano fermo. Il tema della distruzione del pilastro o di un’asse è ripreso in abbondanza nella mitologia: basti pensare alla leggenda di Sansone legato ad alcune colonne. Prima ne provoca lo spostamento, poi la rottura, ottenendo, come le due gigantesse, la propria vendetta. Leggende simili si trovano in Giappone, Nuova Zelanda in Finlandia dove il mulino è chiamato Sampo e Amlodhi (Amleto) è Kullervo.

    La sequenza dei numeri precessionali 54, 72, 108, 144, 180, 216 etc. si ritrova nel sorprendente studio del ricercatore e giornalista inglese Graham Hancock, che ha messo in luce una rete di monumenti e siti disposti su una griglia di cordinate di latitudine e longitudine legate alla sequenza precessionale. Tra Giza ed Angkor vi sono 72 gradi di longitudine, tra Pompei ed Angkor ve ne sono 54. Nelle isole di Kiribati (72 gradi da Angkor e 180 da Giza) sono state scoperte strutture allineate astronomicamente.  A 144 gradi di longitudine da Angkor, su quella che attualmente è l’isola di Pasqua, inquietanti statue giganti osservano minacciose la vastità dela volta celeste da moltissimo tempo. Le tre piramidi della Piana di Giza, in Egitto, come affermano l’ingegnere belga Robert Bauval e lo stesso Graham Hancok, rispecchiano esattamente, per posizione e magnitudo, le tre stelle della cintura di Orione nel 10450 a. C. all’alba dell’Equinozio di Primavera. In quella data e in quell’ora i tre astri della cintura di Orione si trovavano nel punto più basso del loro ciclo precessionale. La stessa data, il 10450 a. C., venne immortalata guarda caso nel territorio  cambogiano, dove il tempio di Angkor rispecchiava il cielo che, precessionalmente parlando, si vedeva in quella fatidica data.

    Per quale motivo allora antiche civiltà, distanti geograficamente tra loro, cercarono di indicarci una stessa  precisa epoca di riferimento, attraverso la costruzione di mastodontici monumenti, allineati  astronomicamente, e inserendo nella mitologia i numeri chiave per comprendere e calcolare la Precessione degli Equinozi? Esisteva un messaggio che le antiche popolazioni volevano tramandare alle generazioni future? Sicuramente si trattava di un qualcosa di straordinaria importanza per spingere i nosti antenati a simili imprese. Osservazioni astronomiche così accurate potrebbero aver portato nostri incredibili antenati alla conoscenza di un segreto. Segnali di calamità spesso ricorrenti sono ben noti. Basti pensare ai 520 miti che ricordano il Diluvio Universale. Estinzioni di massa, glaciazioni, sono fenomeni ricorrenti che sembrerebbero avvalorare l’ipotesi. Il messaggio nascosto nella pietra dai nostri antenati e i disperati tentativi di comunicare qualcosa d’importante attraverso simbologie e miti, strumenti idonei a cavalcare le ali del tempo, sembrano suggerirci tale interpretazione.

    Partendo dagli esiti delle sorprendenti ricerche di de Santillana, di Robert Bauval, di Graham Hancock e di tanti altri studiosi non appartenenti all’archeologia ortodossa, pensiamo di essere riusciti  a decodificare un importante messaggio. Ma la cosa più sorprendente è stata quella di scoprire che il messaggio era ben vivo a partire dal Medioevo fino ad arrivare all’inizio del nostro secolo. Possa allora la nostra civiltà fare buon uso di un grande segno di amore e saggezza che ci arriva dal nostro profondo passato.

    Un messaggio?

    Il difficile compito che il libro si prefigge è allora quello di sviscerare il messaggio che accomuna il genere umano alla Terra con le sue creature. Circa 13.000 anni fa la Terra potrebbe essere stata colpita da un cataclisma di enorme furore ed entità come l’inversione istantanea dei poli magnetici: raggi cosmici nocivi, ghiacciai sciolti e montagne sprofondate. Effetti che si sono succeduti in brevissimo tempo, con sconvolgenti reazioni a catena seguite successivamente dalla pioggia, durata un’eternità: il Diluvio Universale. Oltre 520 leggende ci tramandano dell’evento apocalittico.

    Vi furono sopravvissuti in zone franche e gli stessi si accorsero che il fenomeno era naturale e probabilmente si sarebbe ripetuto, data la sua enorme potenza, a distanza ciclica di migliaia di anni. Da quel momento gli sforzi e il lavoro dei sopravvissuti furono volti a lasciare ai posteri una previsione - messaggio di salvezza. Vogliamo credere che l’incessante lavoro non fu solo istinto di sopravvivenza del genere umano, ma qualcosa di divino li animò e una compassione fraterna li spinse a sacrificarsi per un’umanità che neppure avrebbero mai conosciuto. Consapevoli però che in essa vi sarebbe stato il seme e lo scopo del loro esistere. Insomma la salvezza di un patrimonio che potesse andare oltre le catastrofe cicliche favorendo l’ascesi dell’uomo verso il divino. Essi, attraverso la comprensione del lato oscuro di Dio e della precarietà della vita umana, divennero tolleranti e comprensivi, cercando una salvezza comune.

    Vogliamo rimandarvi a immagini di uomini intenti a progettare un qualcosa di grandioso che sfidasse il tempo, poiché portatore di un messaggio - a loro dire - inconfutabile. Vi invitiamo a penetrare nei grandi giacimenti di intenso significato e di esperienze che rappresentano la memoria collettiva di ogni essere umano. Gli interrogativi che intendiamo sollevare, i dubbi che vogliamo insinuare, i veli che vogliamo alzare, non nascono dalle nostre piccole menti, ma arrivano dalle anime di esseri umani antichi, patrimonio comune dell’’umanità. Attraverso percorsi angusti e oscuri, attraverso costruzioni grandiose, attraverso miti e leggende, ci parlano di catastrofi cosmiche, di crolli di mondi, di un’apocalisse che dovrebbe, secondo la loro previsione, colpire una futura generazione della

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