29 Giugno 1996
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29 Giugno 1996 - Ornella Stocco
633/1941.
29 giugno 1996
Lo specchio del bagno, posizionato vicino alla finestra, svelava, con il suo riflesso, il colore verde brillante del bel giardino che circondava la casa.
La giornata si presentava in tutto il suo splendore di una mattina limpida e tersa di inizio estate. Il mio viso allo specchio era quello di una non più giovanissima donna, senza ancora i segni del tempo trascorso fin là. Il trucco poteva essere leggero, la calda tonalità della pelle, frutto del mio scarso amore per lunghe esposizioni al sole, non necessitava del fondotinta; due pennellate di fard, un po’ di mascara e una passata di rossetto lucido e dal delicato colore albicocca, erano sufficienti per un effetto naturale.
I miei occhi chiari, ombreggiati da lunghe ciglia, sembravano più verdi del solito, forse merito del giardino che giocava a specchiarsi con me.
Il silenzio della casa si confondeva con l’assenza di rumori provenienti dall’esterno.
Tutti ancora dormivano. Potevo godermi la stanza da bagno, compiere i consueti gesti con calma, cogliendo i colori e l’odore di erba che entravano dalla finestra.
Decisi di indossare un abbigliamento fresco, dalle tonalità chiare per poter meglio affrontare una giornata che si presentava calda e assolata. Presi dall’armadio una gonna dalla lunghezza appena sopra il ginocchio, in cotone elasticizzato, che metteva in risalto la mia bella figura di quarantenne, ma-non-li-dimostra, di colore bianco, tonalità prediletta nella stagione estiva.
Per la parte sopra scelsi la mia camicetta preferita, in un inconsistente tessuto di lino immacolato, acquistata l’anno prima in uno dei più eleganti negozi del centro, abbastanza trasparente da lasciare intravedere in modo malizioso e femminile un reggiseno di candido pizzo. Completai l’abbigliamento con scarpe e borsa blu notte. Nessun gioiello, solo un orologio in acciaio, poco femminile, vistoso, eccessivo, in sintonia con la mia inclinazione per i contrasti quasi a voler smorzare, violare la mia innata femminilità.
L’insieme, nella sua innocente ambiguità, risultava essere decisamente piacevole. L’ultima immagine allo specchio, mi confortava per il buon risultato ottenuto; niente male baby, con questo pensiero positivo e con un pieno di autostima mi avviai verso il nuovo giorno.
In quel lontano 29 giugno 1996 mi aspettavano diverse commissioni da fare. La mia uscita doveva essere silenziosa, tolsi le scarpe, scesi le scale in punta di piedi con movimenti lenti e sinuosi da ladra, gli scricchiolii della scala in legno, risuonarono insolitamente rumorosi nel silenzio immobile.
Undici anni prima, mettevo al mondo il mio primogenito. I ricordi di quella giornata ritornavano puntualmente nella mia mente in occasione del compleanno di mio figlio, rivivendone ogni attimo, ogni dettaglio, tra gioia e nostalgia.
Non potevo dimenticare la passeggiata fatta poco prima del parto, nei giardini dell’ospedale cercando di immaginare il volto del mio bambino.
Indossavo una vestaglia in leggera fiandra in una tenue tonalità rosa, che a malapena si chiudeva sul davanti visto le enormi dimensioni del mio ventre. Il cielo quel giorno era di un azzurro intenso che, ne ero sicura, sarebbe stato il colore dei suoi occhi…
Nel caldo abbraccio di una torrida giornata nasceva un bellissimo bambino di quasi cinque chili di peso, di nome Stefano. Con gli occhi azzurri.
Un fruscio, un leggero rumore di piedini scalzi come quelli di un bambino di sei anni mi distolsero dai miei pensieri riportandomi nella realtà quotidiana e…Bùh!
. Un agguato alle mie spalle decretò la fine della pace e l’inizio di un vero giorno… Amore, che spavento! cosa fai già in piedi? Ma è prestissimo, e poi non devi andare all’asilo, sei in vacanza! Dai torna a letto
. Matteo faceva sempre così il suo divertimento più grande era spaventarmi e ci riusciva benissimo.
Mi guardò incuriosito, dal suo bel visetto, con le guance paffute, guarnite da due deliziose fossette, traspariva anche un po’ di ammirazione per la sua mamma vestita di bianco, dai lunghi capelli biondo scuro, a piedi nudi.
Mamma, dove stai andando e perché non hai le scarpe?
-
Matteo, lo sai che oggi è il compleanno di Stefano, devo andare in centro per delle commissioni, adesso metto anche le scarpe, tanto non è servito a nulla, ho tante cose da fare, fa il bravo e torna a dormire, non farò tardi, verso le dieci sarò a casa, se riesco ad uscire ORA!
.
Il silenzio di poco prima era solo una lontana illusione e un presentimento si insinuò nella mia mente; avrei di sicuro fatto tardi e già mi vedevo trafelata e con la faccia stravolta dal caldo in giro per negozi.
La mano sulla maniglia della porta nell’intento di perseguire nei miei progetti, che altri veloci passi dietro di me mi trattennero nuovamente:
Mamma, dove stai andando?
Questa l’avevo già sentita…
Buon compleanno amore, tanti auguri Stefano
.
Abbracciai il mio ometto
con un bacio sulla guancia ancora calda di guanciale ringraziando il Signore per avere donato ai miei figli un ottimo udito.
I suoi 11 anni si stavano per compiere e lui ne sentiva tutto il peso, l’espressione un po’ accigliata lo faceva più grande della sua età.
Matteo, hai fatto gli auguri a tuo fratello? Oggi è il SUO compleanno
.
Un bacino veloce al fratellone con un po’ di invidia, poi con un’arietta birichina…
Mamma ma il mio compleanno quando arriva?
Ma come! Ma se è stato appena due mesi fa!!"
Quella piccola discussione mattutina avveniva mentre, oramai rassegnata, preparavo la colazione ai miei deliziosi, teneri, rompiscatole: latte, cereali, biscotti e Nesquik
.
Il caro, consueto rituale della prima colazione aveva la precedenza su tutto e su tutti.
Mentre latte e biscotti venivano divorati nell’accogliente cucina, decorata con una allegra carta da parati bianca e blu, mi diressi in salotto, dove, appena finita la colazione i miei pargoli si sarebbero sicuramente fiondati per accaparrarsi il posto migliore sul divano. Misi nel videoregistratore una videocassetta con il loro cartone animato preferito Toy Story
certa che, ancora una volta, la visione del film, li avrebbe tenuti tranquilli per un po’ di tempo.
Ma chi era il genio che aveva inventato le videocassette?!!
Approfittando della confusione di quel momento dedicato con enfasi alla colazione, sgattaiolai fuori dalla cucina, ma, nonostante tutte le precauzioni prese, la mia silenziosa uscita non passò inosservata al tenente
Stefano che inseguì il pericoloso criminale intento a lasciare, in modo furtivo, la casa.
Con tono supplichevole:
Stefano devo andare, oggi pomeriggio c’è la tua festicciola, ho la torta da ritirare, e il tuo regalo da prendere poi dovrò fare anche la spesa, bibite, patatine, piattini, tovaglioli, insomma tutto il necessario, non vorrai mica correre il rischio che salti tutto, vero??!
Bloccata con un piede dentro e uno fuori dall’ auto l’ennesima domanda il cui tono determinato, quasi minaccioso, mi fece temere un immediato arresto per il reato di scarsa attenzione nella preparazione della colazione
.
"Mamma, cosa mi regali? E a che ora arriva la nonna? E comunque il latte era