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Ugo - Vita Nuova
Ugo - Vita Nuova
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Ugo - Vita Nuova

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About this ebook

Questo libro, tratta della VITA NUOVA di Bruno, personaggio immaginario, di cui, molte cose sono vere e tante altre di pura fantasia. Dal Mare alla Terra ferma, desiderio di quasi tutti i Naviganti, anche se poi quando sono anziani, o in pensione, rimpiangono, perché ricordano come era più sincera, libera e onesta quella vita. Leggete e avrete una prova, di quanto, ho voluto riassumere. L'ho inserito nella narrativa perché, in effetti Ugo si diverte a narrare i suoi viaggi e le bellezze che ha visto.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJan 24, 2014
ISBN9788891130792
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    Ugo - Vita Nuova - Aldo Mascolo

    fiato.

    PRIMO CAPITOLO

    INFANZIA

    Ugo, questo ragazzo un po’ timido, innocente, pieno di vita e allegria, dai capelli castani, così pure gli occhi, ha vissuto fra la Liguria, la Lombardia e il Piemonte.

    Oggi, dopo circa settantaquattro anni ha ancora, una gran voglia di fare, dire e raccontare.

    *****

    Abitavamo in Quinto al Mare, a circa 100 metri di distanza dalla spiaggia e dal porticciolo dei piccoli pescherecci.

    *****

    Situato nella parte orientale della città, dopo Quarto dei Mille (da dove partì la notte fra il 5 e il 6 maggio 1860 la spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi), è stretto tra il mare e le ultime pendici del monte Fasce che prendono il nome di monte Moro.

    Confina con Nervi, un tempo località di villeggiatura per il suo clima particolarmente mite.

    La località deve il nome, alla collocazione sulla Via Aurelia antica

    di epoca romana

    (ad Quintum Milium dal centro di Genova, o Quintus lapis ab urbe juanua, quinta pietra dalla città di Genova), che attraversa il quartiere leggermente a monte rispetto alla odierna Strada statale

    . Non a caso, Quinto è attraversata dalla via Antica Romana.

    Lo storico Giustiniani riporta che gli abitanti della zona, più volte attaccati da incursioni dei saraceni

    eressero in loco una fortezza.

    La costruzione fu smantellata poi in seguito ai bombardamenti su Genova da parte della flotta inglese avvenuti tra il 1746

    ed il 1814:

    al suo posto venne edificata a metà Ottocento

    la Casa dei Capitani. Che è stata tale fino al 1990, poi diventò un ristorante che è ancora esistente.

    Il borgo marinaro, durante l’epoca della Repubblica di Genova,

    ha dato molti dei suoi abitanti alla flotta genovese che nel 1700 imperversava sui mari.

    Soltanto con il XIX secolo si trasformò in centro armatoriale per la costruzione di velieri mercantili da navigazione costiera.

    Fu quindi, da quel momento in poi, patria di marinai, alcuni dei quali divenuti famosi, come il Capitano Allegro, conosciuto con il soprannome di Corsaro Allegro.

    Il quartiere – sorto alle pendici del monte Moro come borgo di pescatori – rivendica i natali di Cristoforo Colombo.

    E’ una villetta nella zona a valle dell’attuale Corso Europa, in località Terra Rossa, in cui avrebbero abitato i familiari di Cristoforo Colombo della quale, l’Autore, è certo e ne parla nel suo libro: Dalla Finestra sul Mare. Sulle mura a sud di questa casa, si vedono ancora, scoloriti dal tempo, dipinte le tre caravelle.

    Il navigatore è rappresentato in un affresco

    nella locale chiesa di San Pietro, sulla via Antica Romana di Quinto.

    Chiesa parrocchiale che fu, all’inizio dell’Ottocento

    , sede iniziale dell’attività di Santa Paola Frassinetti

    , a cui è intitolata la piazza su cui si affaccia il campanile e il lato meridionale di essa.

    A Quinto al Mare si trovano alcuni locali caratteristici in cui è possibile gustare le specialità della cucina ligure.

    Con il decreto del 30 dicembre 1928, n. 2839; Vittorio Emanuele III° - Re d’Italia, stabilisce:

    I comuni di: Apparizione, Bavari, Bolzaneto, Borzoli, Cornigliano Ligure, Molassana, Nervi, Pegli, Pontedecimo, Prà, Quarto dei Mille, Quinto al Mare, Rivarolo Ligure, San Pier d’Arena, San Quirico, Sant’Ilario Ligure, Sestri Ponente, Struppa e Voltri, sono riuniti nell’unico comune di Genova.

    *****

    Spiaggia di Quinto al Mare

    Avevo appena compiuto sei anni.

    Mamma, vado in spiaggia con Giuseppe, (il 1° genito, di quattro anni più grande di me.).

    Va bene Ugo.

    Scendiamo giù, attraversiamo la strada e arriviamo agli scogli che limitano la spiaggetta coperta da sabbia, di ghiaia.

    Era il mese di Agosto del 1935.

    In quel tempo non c’erano ancora molte costruzioni, i palazzi, non avevano ancora l’ascensore ad eccezione di alcuni molto signorili.

    Ci tuffiamo Beppe ed io (così lo chiamavamo in famiglia), e facciamo una bella nuotata, ma io ancora piccolo, non conoscendo bene la zona, mi avvicino troppo agli scogli e raschio con il braccio destro sull’unico spigolo acuminato di uno di questi, che come un coltello mi fa un grosso taglio.

    Un urlo: Ahi, aiuto, mi sono tagliato, mi procura un taglio profondo e lungo.

    Immediatamente, Beppe avvisa la mamma e mentre il sangue continuava a uscire, questa che era accorsa spaventata, si procura un grosso fazzoletto che mi stringe al braccio per fermarne l’uscita.

    Preoccupata, e senza chiudere la porta di casa, in strada ferma una carrozza, si fa accompagnare al gran galoppo, all’ospedale di Nervi.

    Si sentivano gli zoccoli del cavallo che rimbombavano sul selciato, io che piangevo spaventato, per il dolore.

    In ospedale, intervennero subito.

    Mi diedero una diecina di punti, e dissero: Ti è andata bene Ugo.

    Io, preoccupato e intimorito, non fiatai mi ammutolii.

    Terminato tutto, questa volta, prendemmo un taxi e tornammo a casa, con calma.

    Fortunatamente, una vicina, accortasi di quanto era successo, assicurò la porta.

    Dopo venticinque giorni circa, mi tolsero i punti e ripresi la vita normale.

    La cicatrice di circa dieci cm. si vede ancora a distanza di anni.

    Frequentavo la chiesa di San Pietro, (della quale, abbiamo parlato) poco distante da casa, dove mi preparavo anche alla prima comunione.

    Il giorno della 1° comunione, i mei genitori prepararono una gran festa con tutti i parenti e loro amici.

    Io ero contento e felice come lo può essere un ragazzo della mia giovane età.

    Andavo a scuola alle elementari poco distante da noi.

    Ci andavo con piacere, perché oltre a studiare, al termine delle ore di scuola, giocavo con i miei compagni e mi divertivo.

    Un giorno, papà mi accompagnò a vedere il film in prima visione, tanto propagandato di: Biancaneve e i sette nani, fu un avvenimento memorabile, mi piacque molto.

    Spesso, andavamo al cinema che si trovava a Nervi, non molto lontano da noi.

    Il papà aveva degli amici che ci facevano entrare gratis.

    Siccome era ferroviere, aveva i biglietti gratis per il treno in prima classe. Ne approfittava per portarci tutti a Gaeta, paese nativo di mia madre, dove aveva una bella e grande casa con un pezzo di terreno, con alberi da frutta, carrubi, fichi d’india, fichi, uva, pesche, ulivi e tant’altro.

    Li, ci divertivamo molto a giocare ai pirati, salendo sui grandi e antichi alberi di carrubi, nei quali in alcuni punti, ci passavamo dentro, data la grandezza della loro circonferenza. E dall’alto vedevamo il mare che circondava a semicerchio la ns. casa.

    A Gaeta, il mare era molto più bello e pulito, la sabbia era giallo-oro, non ho mai più avuto il piacere negli anni di ritrovare una sabbia cosi bella, tranne che nelle isole dei Caraibi.

    Per andare in spiaggia, bisognava fare un po’ di strada a piedi e scendevamo giù all’Ariana.

    La spiaggia era molto lunga, quando entravamo in acqua prima di non toccare, dovevamo camminare una cinquantina di metri per trovare quella alta.

    Poco distante c’erano tre scogli, chiamati i tre cani, dai quali i ragazzi, io e i miei fratelli, ci divertivamo a tuffarci.

    Guardando l’orizzonte, sul lato sinistro c’erano tutti scogli, dai quali si arrivava sulla punta della piccola penisola.

    Attraversandoli, si trovavano tante piccole insenature e pozze d’acqua piene di gamberetti che pescavamo facilmente con un coppo a rete, con maglie molto piccole.

    Quando avevo circa dieci anni, mio padre fu trasferito a Milano, per un avanzamento in carriera, dove ci trasferimmo con tutta la famiglia.

    Era il mese di dicembre, aveva affittato un appartamento in una casa popolare, i primi giorni, non avendogli ancora consegnato la stufa a legna, unico mezzo di riscaldamento più diffuso in quei tempi, soffrimmo un freddo cane.

    A me dispiaceva un po’ questo spostamento, d’altronde non potevo farci nulla. Rimpiangevo, il mare che avevo sempre amato pur essendo piccolo.

    Andavo all’oratorio dell’Ortica, zona che in seguito diventò famosa per essere stata la zona del cantautore – Chirurgo Vincenzo Jannacci detto Enzo (Milano, 3 giugno 1935 – Milano, 29 marzo 2013) fu un cantautore, cabarettista e attore italiano, tra i maggiori protagonisti ... , faceva parte della banda dell’Urtica, dalla quale ricavò delle belle canzoni. Una delle prime:

    Faceva il palo nella banda dell’ortica, faceva il palo perché l’era il so mestè … Così cantava Enzo Jannacci.

    L’Ortica citata nel testo della canzone era una frazione di Lambrate, annesso poi a Milano nel 1923, e il nome deriva da orti, ortaglia, luoghi cioè adatti alla coltivazione degli ortaggi, perché irrigabili dal fiume Lambro.

    (Dalle righe di un giornale):

    Grazie Enzo che hai allietato tante ore del nostro passato e con quel pizzico di satira che mettevi nelle tue canzoni cantavi il tuo popolo. Grazie ancora …

    Nel 1940, scoppia la 2° guerra mondiale.

    Una notte mi sveglio di soprassalto, ero a Milano solo con mio padre, gli altri erano sfollati in Val D’Ossola.

    Suonavano le sirene dell’allarme aereo, non sapevo cosa fosse, ma sentii mio padre che sollecitava per andare giù in rifugio perché c’era la guerra ed erano venuti a bombardare.

    Di corsa ci vestimmo alla bella e meglio e mentre uscivamo, la porta di casa, a seguito della caduta di una bomba nelle vicinanze, per lo spostamento

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