La Morte Vive Sotto Il Deserto
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Book preview
La Morte Vive Sotto Il Deserto - Domenico Piccoli
633/1941.
Nel mondo, alcune centinaia di persone, uomini, donne, bambini, scompaiono ogni anno, senza lasciare tracce, le varie polizie del mondo, da sempre hanno imputato la scomparsa delle persone come un allontanamento volontario per motivi legati alla vita stessa delle persone.
Ma questa convinzione è ora destinata a cambiare radicalmente e il mondo si troverà ad affrontare la nuda realtà e sarà costretta a decidere se piegarsi e accettare pacificamente la scomparsa di centinaia di persone ogni anno o combattere per la libertà e sopravvivenza degli esseri umani.
Un giorno, alcuni cammellieri attraversavano il deserto del Sahara vicino al confine sud del Marocco a un tratto videro sfrecciare nel cielo, uno strano oggetto che subito scese in picchiata e scomparve, uno dei cammellieri si avvicinò al punto dove aveva visto scendere la cosa
ma non trovarono nulla, notarono solo dei cerchi sulla sabbia che formavano come un grande imbuto di circa due metri di diametro, andò a chiamare gli altri cammellieri, dopo meno di quindici minuti arrivarono sul posto ma, sulla sabbia non cera più’ traccia dei cerchi, il vento del deserto aveva cancellato ogni traccia.
I cammellieri tornando nei loro villaggi raccontarono cosa avevano visto, la voce si propagò, ma quasi tutti pensarono che doveva essere uno dei tanti miraggi
che si manifestavano nel deserto.
Da alcuni anni la NASA aveva mandato nel cielo dei satelliti che erano in grado di riconoscere
strutture che si trovavano sotto il terreno, questi satelliti erano usati prevalentemente dagli archeologi che si servivano di loro per individuare città o locali costruiti migliaia di anni fa’ che il tempo e/o i cataclismi che nei secoli hanno interessato la terra, hanno sotterrato questi manufatti conservandoli anche per millenni.
Alcuni archeologi avevano affittato uno di questi satelliti e stavano spostandolo dal nord al sud del deserto del Sahara, a un tratto uno degli operatori blocco il satellite e eccitato chiamò gli archeologi presenti che si precipitarono accanto allo schermo che ritraeva ciò’ che vedeva il satellite, videro una grande massa scura che si trovava sotto il deserto.
Stamparono ciò’ che avevano visto, misero le foto inviate dal satellite sopra un tavolo e cominciarono ad analizzarle. Dopo ore di discussione non erano giunti a nessuna conclusione certa, il responsabile del gruppo disse, non ho mai avuto notizie di antichi insediamenti umani in quella zona del deserto, cerchiamo ancora negli antichi manoscritti e nei testi antichi e vediamo se qualcuno di questi accenna a popoli o città che risiedevano in quella zona, aggiungendo, Vi raccomando, non fate parola con nessuno con quanto abbiamo scoperto, ci rivedremo tra un mese durante il quale, cercheremo notizie su’ quell’insediamento.
Due archeologi si recarono al Cairo, dove cera il museo Egiziano considerato da tutti il più’ fornito al mondo, cerano libri e manoscritti che narravano di antiche genti e dei loro insediamenti, altri andarono in diversi musei nella speranza di trovare le tracce che cercavano.
Dopo un mese di duro lavoro tornarono in patria senza che nessuno di loro era riuscito a trovare anche la più’ piccola traccia. I vari manoscritti e le centinaia di libri studiati non facevano menzione di popoli che si erano fermati in quella zona del deserto.
Erano tutti amareggiati, e il loro morale era a terra, il loro capo Aldo Fusco era un uomo dal carattere forte e determinato, non riusciva ad accettare la sconfitta, fece una copia delle foto scattate dal satellite e disse siamo costretti a parlare con qualcuno della nostra scoperta, tanto più’ che noi non abbiamo fondi a sufficienza per intraprendere una spedizione e i nostri finanziatori, non accetterebbero di intraprendere una spedizione senza avere concrete speranze di successo, dalle nostre ricerche non abbiamo trovato nessuna prova che in quella zona, nei tempi antichi, viveva un popolo perciò’ o scartiamo la nostra scoperta come se non l’avessimo mai fatta, oppure dobbiamo cercare qualcuno che ci creda ed abbia i mezzi necessari per finanziare una spedizione, l’unica persona che io conosco adatto allo scopo è Akron Hamin, un architetto di nome Gino Rance si alzo sbattendo il pugno sul tavolo disse, ma quello è un profanatore di siti archeologici, si butta nella spedizione solo per trafugare dei reperti per poi rivenderli ai maggiori offerenti, noi abbiamo sempre lavorato perché la gente sappia e veda cosa abbiamo scoperto, abbiamo donato alcuni reperti dal valore incalcolabile ai musei di tutto il mondo e l’abbiamo fatto senza pretendere niente in cambio e ora ti vuoi mettere nelle mani di quello sciacallo?
Fusco rispose, hai ragione, ma conosci qualcuno che decida di finanziare la nostra spedizione avendo solo come prova le foto satellitari?, facciamo cosi, prenditi una copia delle foto, e vai a parlare con i direttori dei musei o con le persone che altre volte ci hanno finanziato, se riesci a trovare qualcuno che ci aiuti allora tutto ok, se non ci riesci allora decideremo di metterci in contatto con Akron, tutti furono d’accordo.
Due settimane dopo il suo collega gli telefona dicendogli che nessuno avrebbe finanziato i scavi, rispose allora ci vediamo dopodomani alle 9.00 alla stazione di Londra, io prenderò appuntamento con Akron alle 10.30 in modo da andare insieme all’ appuntamento.
Alle 9.00 Gino vide arrivare Aldo, si salutarono e insieme chiamarono un taxi e si fecero portare all’indirizzo dove abitava Akron, il maggiordomo, li invito a seguirlo e li condusse dentro un grande studio completamente rivestito di pannelli di legno pregiato, con tre grandi e lunghe teche contenenti oggetti antichi in oro, tempestati di smeraldi, in una parete cerano diverse armi antiche, vecchi fucili risalenti la guerra d’indipendenza Americana, cerano pistole del periodo napoleonico, persino un fucile avancarica risalente come diceva la scritta posta vicino al fucile, al periodo dello sbarco dei spagnoli che conquistarono il Perù. Nella parete di fronte cerano antichi archi e frecce, lance riccamente ornamentate, risalenti alle battaglie tra soldati blu e indiani d’America, in un angolo dello studio, ben conservato, cera un cannone con delle