Anna che mentre combatte non è sola
By Paola Olmi
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Book preview
Anna che mentre combatte non è sola - Paola Olmi
Farm
L'autrice
Paola Olmi è nata a Macerata, è sposata e ha due figli.
Pubblicista dal 1991, collabora attualmente con il Resto del Carlino, e dal 1989 lavora presso una società di telecomunicazioni.
Anna che mentre combatte non è sola è il suo primo libro, scritto per parlare delle emozioni sempre stupefacenti, spesso spiacevoli e mai negative che ha conosciuto convivendo con il cancro, un nemico da studiare, amare, e con il quale ritiene di avere un conto aperto.
Epigrafe
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
Insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione,
ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non fermarti mai!
Madre Teresa di Calcutta
Si scrive soltanto una metà del libro, dell’altra metà si deve occupare il lettore.
Joseph Conrad
Dedica
Alla mia famiglia
Ai miei amici
A Cesare
Introduzione
Dalla sofferenza sono emersi gli spiriti più forti. Le personalità più tenaci sono solcate da profonde cicatrici.
Edwin H. Chapin
A cinquant’anni, per la prima volta, ho avuto l’occasione di salire sullo yacht del mio amico Ennio, neuropsichiatra infantile, che mi ha invitato alla cerimonia funebre di suo padre, il professor Antonio Santarelli, morto a 101 anni perfettamente lucido, dopo una vita da studioso e avventuriero.
Il suo cuore aveva smesso di battere mentre stringeva la mano della sua terza moglie, l’unica che è riuscita a tenergli testa e che non era venuta a mancare, come chi l’aveva preceduta, per conseguenze relative ai suoi viaggi rocamboleschi, nel nome della scienza.
Ian Fleming avrebbe fatto al professore chapeau per come erano state congegnate le sue ricerche di un secondo sarcofago nella piramide di Cheope e quelle relative alle tecniche di mummificazione dei falchi trovati nella Valle dei Re.
Fino a poche ore prima della morte, Antonio Santarelli ha dettato, come fosse il cerimoniere del re, ogni particolare relativo alla sua dipartita, con tanto di richiesta di modifica alla legge regionale che vietava l’aspersione delle ceneri in mare, e al termine della quale si sarebbe consumata una ricca cena nel ristorante a lui caro alle pendici del monte Cònero che si butta nell’Adriatico marchigiano e che sta progressivamente franando a causa di movimenti tellurici.
Sono emozionata per il mio battesimo in yacht e abbastanza frastornata da quel funerale così differente da come avrei potuto immaginarlo per me. Ho iniziato a pensarci poco tempo fa, quando mi è stato diagnosticato un carcinoma duttale infiltrante al seno destro.
Da allora, sono stata sottoposta a mastectomia e svuotamento del cavo ascellare. Ho completato il ciclo di chemio e, come da protocollo, sto seguendo la terapia ormonale che mi accompagnerà per anni.
Questo scritto è nato da una serie di circostanze che mi obbligano a proporre in chiave narrativa alcuni flash di ciò che ho provato in uno spicchio della mia vita durato all’incirca un anno.
Una serie di avvenimenti in cui nessuno vorrebbe trovarsi, ma che tutti vorrebbero conoscere per curiosità, per compassione o per similitudine.
Un periodo in cui gli eventi hanno generato in me uno scudo vitale e straordinario grazie al quale sono uscita, finora e malgrado tutto, viva.
Una sequenza di difficili prove che si sono avvicendate con energia e mi hanno forse migliorata e rigenerata, di sicuro modificata profondamente.
Dodici mesi, coincidenti con il compimento dei miei cinquant’anni, in cui sono nata una seconda volta.
Un evento straordinario che, in realtà, si ripropone nell’ordinario quotidiano all’interno di molte famiglie ma di cui non si parla mai abbastanza e, soprattutto, che si tende ancora a nascondere agli occhi degli altri.
Elemento peculiare di questo periodo speciale, è anche lo stravolgimento del tempo in assoluto, e dei miei tempi nello specifico.
Il futuro, a cui ho consegnato tutti i miei eventuali problemi nella speranza che si dimenticasse di me, su di me, invece, si è accanito con immediatezza e in larghissimo anticipo rispetto alle mie previsioni che mi vedevano arzilla fino agli ottantasette anni, vestita di bianco a fare tai chi chuan sulla spiaggia in compagnia di gente anziana, saggia e sorridente.
Invece, in questa congiuntura così ricca di falsi benesseri che vengono ostentati e vere tragedie che rimangono censurate, mi sono trovata immersa in una nuova difficile realtà: lo star male con dignità, appropriandomi della consapevolezza di come la salute sia un dono, e la malattia uno stato comune ai più.
Prima di ora, ero convinta che non ci fosse vita durante e dopo la malattia. Mi trovo, invece, abbracciata a quella mia e non solo, visto che poco prima di me la malattia ha toccato altri componenti della mia famiglia, scoprendo che la vita c’è e ha un sapore più raffinato e consapevole.
Con questa storia, che ho iniziato a scrivere di getto appena mi è stato diagnosticato un cancro e la cui stesura è stata per me una forma di terapia e di catarsi, vorrei partecipare il modo in cui affrontare e combattere di ora in ora il tumore.
Il cancro è una malattia liquida, che non si riesce a confinare e arginare, senza un inizio e una fine databili, che quando tutti gli screening accertano la sua resa potrebbe in realtà utilizzare i risultati rassicuranti come tattica per riposarsi e poi ricomparire con più forza e arroganza.
La vita con il cancro diventa un confronto continuo e serrato; una perenne scommessa per farsi trovare sempre allenati a un nuovo eventuale e ancora più agguerrito scontro.
Trovo difficoltà anche a ricondurre il mio tumore a uno stato temporale. Non so, infatti, se dire che ho avuto, oppure ho il cancro. In ogni caso, non so se lo avrò di nuovo.
Per questa mia reinterpretazione dei tempi verbali, sulle prime avevo deciso di intitolare le pagine che seguono Futuro Presente, un ossimoro che in certo modo contestualizza la mia esperienza. Avevo scritto il titolo ancora prima del libro. Poi, come a volte accade, esso è stato modificato nell’attuale e meno minimalista Anna che mentre combatte