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Un ultimo abbraccio
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Ebook39 pages28 minutes

Un ultimo abbraccio

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About this ebook

Anna è ricoverata da tempo in ospedale e si rifiuta di vedere suo marito Umberto. Lui l’ha abbandonata non appena ad Anna è stato diagnosticato un tumore. Grazie al diario che le ha regalato una dottoressa del reparto, Anna comincia a scrivere e a dare sfogo al proprio dolore. Usa come interlocutore sua madre, Lina, che ormai non c’è più. In ospedale, per fortuna, non è sola: sua figlia, Luna, è con lei e l’aiuta a trovare il coraggio per combattere la malattia. Man mano che la sua storia si dipana, però, al lettore sorge un dubbio: quella che racconta Anna è la verità? Una storia sorprendente, che affonda le radici in eventi accaduti realmente.
LanguageItaliano
Release dateJan 24, 2015
ISBN9788897010708
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    Un ultimo abbraccio - Antonella Di Martino

    www.antonelladimartino.it

    Un ultimo abbraccio

    Antonella Di Martino

    1.

    Un salottino silenzioso, dal soffitto alto. Pareti color verde acqua. Una grande finestra, sul lato sinistro, velata da tende di lino bianco. Riviste patinate su un tavolino. Un vaso di camelie bianche, freschissime. Poltrone disposte a cerchio davanti a un grande vetro. Dietro il vetro, una stanza da letto, nella penombra. Sotto le coperte c’è qualcuno. Forse una donna. Molto probabilmente sta dormendo. Accanto al letto, una sacca per flebo.

    Seduto di fronte al vetro, un uomo di mezza età. Si sta asciugando il moccio e le lacrime dalla faccia.

    La porta scivola senza fare rumore. «Mi scusi...»

    L’uomo sobbalza. Il fazzoletto gli cade a terra. Impreca. Lo raccoglie. Barcolla. Cerca di ricomporsi. Si asciuga ancora un po’.

    La donna in camice bianco rimane immobile. Senza parole.

    «Mi scusi, dottoressa. Non l’avevo sentita entrare. Mi dispiace. Deve parlarmi di mia moglie?»

    «Sì, vorrei parlarle delle condizioni di sua moglie. Ma anche la sua salute, ingegner Parisi, è in pericolo. Ho già provato a consigliarle uno specialista o un gruppo di sostegno. Non voglio insistere. Ma ho una buona notizia, che può aiutarla a star meglio: c’è stato un miglioramento, e...»

    «Un miglioramento? Ma che cosa sta dicendo?» sbotta lui, puntando l’indice contro il vetro «Anna non vuole più vedermi, si rende conto? Mi ha perfino sputato addosso. Non sembra più lei. La mia Anna! Così dolce, delicata. Sempre controllata. E questo sarebbe un miglioramento?»

    «Sì, mi rendo conto del suo disagio. Eppure, il comportamento di sua moglie costituisce un segnale positivo. Si ricorda quando temeva che non si risvegliasse più? Attualmente, gran parte delle sue condizioni fisiche può definirsi buona. Certo, le sue condizioni mentali richiedono tempo e cure. Ma lei deve aggrapparsi alla certezza che il tempo sta lavorando per voi. Per sua moglie, quindi anche per lei. Questa consapevolezza dovrebbe aiutarla a star meglio. Il peggio è passato.»

    L’uomo distoglie lo sguardo. Si perde a pensare. "E anche se fosse passato? Dovresti provare l’esperienza, dottoressa. Tu che sei sempre così distaccata. Professionale. Se ti sputassi addosso, come reagiresti? Ma è troppo facile, per voi che non siete immersi nella merda della disperazione, della malattia. Voi, di sopra, curate. Vi sporcate un poco le mani, ma niente di più. Noi, immersi nel fosso, anneghiamo. Curare non è soffrire. Per conoscere il dolore bisogna sentirlo sulla carne.

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