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La PERSONALITÁ CREATIVA. Scoprire la creatività in se stessi per trasformare la vita
La PERSONALITÁ CREATIVA. Scoprire la creatività in se stessi per trasformare la vita
La PERSONALITÁ CREATIVA. Scoprire la creatività in se stessi per trasformare la vita
Ebook339 pages4 hours

La PERSONALITÁ CREATIVA. Scoprire la creatività in se stessi per trasformare la vita

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About this ebook

Sei intuitivo, istintivo e vivi con intensità le tue emozioni?

Ti schieri sempre dalla parte dei deboli?

Ti piace la compagnia ma ogni tanto hai bisogno di isolarti?

Sei quello con cui le persone finiscono sempre per confidarsi?

Hai mille interessi e non riesci a seguirli tutti?

Se la risposta è sì… potresti avere una personalità creativa!

Chi possiede una personalità creativa è un animo libero capace di camminare solo in mezzo a un mondo che si muove in branco.

A volte, queste persone hanno la sensazione di essere sbagliate, goffe, fuori luogo e sole, in una società che esalta la rivalità e crede nella legge del più forte.

Le ho definite personalità creative e ne ho studiato il carattere e la personalità per oltre trent’anni.

Con un linguaggio immediato ed efficace, Carla Sale Musio, psicologa e psicoterapeuta, esplora una speciale struttura di personalità dotata di una profonda intelligenza emotiva, di un'intensa sensibilità e di una poliedrica creatività.

La Personalità Creativa illustra con numerose storie vere, tratte dalla trentennale esperienza dell’autrice, le caratteristiche, le difficoltà e le formidabili risorse di chi possiede una naturale inclinazione alla libertà.
LanguageItaliano
Release dateNov 3, 2015
ISBN9788893068826
La PERSONALITÁ CREATIVA. Scoprire la creatività in se stessi per trasformare la vita

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    La PERSONALITÁ CREATIVA. Scoprire la creatività in se stessi per trasformare la vita - Carla Sale Musio

    vero.

    CAPITOLO I

    LA TRATTATIVA

    1.1 IL CUORE NON È NORMALE. È VERO.

    Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante.

    F. Nietzsche

    Nasciamo tutti diversi, ciascuno con il proprio modo d'interpretare la vita, ognuno con il suo modo di amare. Poi diventiamo adulti e il mondo ci spinge dentro un recinto di conformismo, dal quale non è possibile uscire senza sentirsi emarginati, incompresi e soli.

    In questo box stereotipato e prevedibile, il cinismo e la competizione sono i valori più quotati, e chiunque si senta tenero, emotivo o sensibile, è costretto a pagare il prezzo della diversità o a nascondere il proprio mondo interiore.

    Il nostro stile di vita, teso soprattutto a raggiungere il consenso sociale, chiamato successo o realizzazione, poggia sui conseguimenti materiali e su un alto tasso di conformismo.

    Per sentirsi socialmente realizzati infatti bisogna avere:

    Chiunque non sia interessato a raggiungere questi traguardi è considerato strano, disadattato, malato e socialmente emarginato.

    La malattia mentale è la paura inconfessabile di molti. È l'etichetta che sancisce la diversità e la conseguente emarginazione sociale, il marchio che terrorizza. Al punto che, segretamente, tante persone ricorrono ai farmaci pur di non ascoltare un sistema emotivo in contrasto con i dettami della società.

    Bisogna essere come tutti gli altri. NORMALI. Anche nei sentimenti. Anche nelle emozioni.

    Non tutti però riescono a lobotomizzare la propria emotività per conformarsi agli standard sociali. Sempre più persone risentono del livellamento emotivo e dell'amputazione della creatività, e le malattie psicologiche oggi più frequenti, la depressione e gli attacchi di panico, segnalano una falla nel conformismo. Falla che non dovrebbe essere curata ma valorizzata, esplicitata e incentivata.

    Dentro questo scenario, la sofferenza psicologica diventa la conseguenza di un dover essere emotivamente in un certo modo impossibile da raggiungere, lo scarto fra un sentire giudicato illecito e un sentire considerato lecito, e costituisce spesso l'unica risposta sana davanti al tentativo di livellare i propri sentimenti in uno standard socialmente prescritto, chiamato: normalità.

    Così, mentre ci viene spiegato cosa sia ragionevole provare nelle varie circostanze della vita, il cuore funziona a modo proprio e prescinde dai dettami della ragione.

    Il cuore segue una logica illogica, basata su valori diversi dalla normalità. Ama. Senza preoccuparsi se questo sia conveniente, intelligente, disdicevole o giusto. E per quanti sforzi faccia, la ragione non riuscirà mai a modificare i sentimenti. Può solo scegliere di non ascoltarli.

    Chi segue il proprio cuore si apre alla verità di se stesso e trova la propria unicità. Nell'A-normalità esiste la più profonda verità interiore di ciascuno. Il cuore non è normale. È vero.

    1.2 IO NON SONO NORMALE: AMO TROPPO!

    Io non sono normale:

    Mi tornano alla mente tanti volti e tante storie, tutti con la stessa disarmante richiesta:

    Voglio essere come tutti gli altri. Voglio essere normale!

    I nomi e i racconti personali cambiano, la sofferenza è sempre la stessa.

    Quali risultati vorrebbe ottenere diventando: normale?

    Osservo i loro occhi carichi di disperazione e di speranza, mi preparo a una lunga trattativa. Dobbiamo definire insieme il punto di arrivo del lavoro psicologico e, finché non ci troveremo d'accordo sui risultati da raggiungere, non si potrà cominciare il percorso. Dovrò aiutare queste persone a comprendere che non si può cambiare la propria capacità di amare, se non per amplificarla. Non si può lobotomizzare l'amore. Si può solo farlo crescere! E questo è esattamente l'opposto di ciò che stanno chiedendo con tanta speranza e tanto desiderio. Ecco perché il mio mestiere richiede pazienza.

    Come mai non le piace questo suo modo di amare? Sta scherzando? E come potrebbe piacermi! Certo che non mi piace! Mi crea un sacco di problemi inutili! Le sembra bello piangere guardando il TG?

    Il telegiornale riporta notizie talmente tristi e catastrofiche che mi sembra difficile non piangere. Se una persona s'immedesima nella sofferenza degli altri, non può che sentirla dentro di sé come se fosse la sua.

    Sì, infatti...

    La capacità di comprendere il dolore degli altri è una cosa buona. Chi la possiede ha una marcia in più. Significa che ha un cuore.

    Ah! Bè... di quello io ne ho anche troppo!

    Andiamo avanti così. Lavoriamo sul valore e sull'importanza di saper ascoltare il proprio cuore, fino a trovare un accordo. Non ci occuperemo di cambiare i sentimenti, ma uniremo le forze per imparare a gestirli.

    Imparare ad ascoltare i sentimenti, senza censurarli e senza vergognarsene, è il primo passo verso una vita migliore. Una vita dove le emozioni siano permesse, accolte, comprese e valorizzate. Una vita libera dalla guerra contro il proprio cuore. È il primo passo per costruire un mondo migliore.

    1.3 VOGLIO ESSERE NORMALE!

    Nel corso dei colloqui psicologici emerge una sofferenza ingiustificata. Un dolore che si aggiunge e aggrava il dolore considerato normale, quello che, inevitabilmente, s'incontra durante la vita. La maggior parte delle persone attribuisce alla propria sensibilità, al proprio modo di amare, la responsabilità di quel dolore.

    Questa emotività A-normale è considerata un fardello inutile, a volte così pesante da non riuscire più a muoversi. Ma i sentimenti, la tenerezza e la cooperazione, sono l'unica medicina capace di curare la sopraffazione che sta avvelenando la nostra civiltà.

    La sensibilità e l'empatia non sono malattie da curare. Al contrario, costituiscono una cura per l'indifferenza, il cinismo e l'aridità di cuore (proprio quelle malattie che, a volte e inconsapevolmente, le persone vedono come il punto d'arrivo di un loro cambiamento).

    L’affermazione:

    Voglio essere normale

    nasconde una trappola psicologica. Presuppone l'esistenza di uno standard uguale per tutti ed esclude la possibilità di esprimere l'unicità e la creatività che caratterizzano ogni essere vivente.

    Secondo il dizionario, la salute mentale è:

    uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all'interno della società e rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno.

    Per raggiungere questo stato, è indispensabile esprimere la propria originalità e il proprio potenziale creativo. Infatti, è la possibilità di manifestare ciò che siamo che ci fa sentire utili, soddisfatti, realizzati e felici.

    Come insegna Bruno Munari:

    Una persona creativa è una persona felice

    Mentre chi non può esprimere la propria verità è una persona che inevitabilmente soffre, poiché non si sente realizzata.

    Un normale attacco di panico

    È quello che da un po' di tempo capita a Laura, che non esce più da casa e che, per venire in terapia, dev'essere sempre accompagnata da qualcuno. Una ragazza alta, bella e slanciata, consumata dagli attacchi di panico. Non molto tempo fa, era attiva, indipendente, piena d'interessi e di entusiasmo. Attualmente, ha una dipendenza quasi totale dagli altri.

    Anche lei mi racconta la stessa insopportabile sensibilità:

    Mi commuovo sempre, anche quando non sarebbe opportuno. A casa mi chiamano iacrimuccia...

    Stringe i pugni, arrabbiata con se stessa e con quell'emotività che la rende oggetto di scherno da parte delle persone a cui vuole bene.

    Voglio cambiare, dottoressa! Mi aiuti. Voglio essere diversa. Come vorrebbe essere?

    Vorrei essere indifferente, fregarmene di tutti, pensare solo a me stessa e non aver più bisogno di nessuno!

    afferma, lo sguardo rivolto in alto a cercare quella se stessa, impossibile e desiderata, come se fosse una vincita milionaria al superenalotto.

    Per fortuna non esiste una cura in grado di cancellare il cuore!

    La creatività non può essere normale, può solo essere originale, diversa, nuova. La normalizzazione delle emozioni costituisce una violenza, agita a discapito della salute mentale e del benessere psicologico.

    Non ci sono emozioni normali ed emozioni anormali, ci sono modi di sentire diversi per ciascuno di noi. Ogni sentimento ha diritto di accettazione e di esistenza. Per questo, cercare di raggiungere la normalità è una patologia, una prigione mentale costruita intorno al proprio modo di amare.

    In nome della normalità imbavagliamo la sensibilità e la creatività e, troppo spesso, finiamo per rinunciare alla nostra verità.

    1.4 CREATIVITÀ E CONFORMISMO

    La creatività non è avere un particolare talento artistico. È una risorsa che permette di scoprire nuove possibilità. Un creativo può essere una persona incapace di disegnare. La sua creatività consiste nell'inventare modi diversi e migliori per fare le cose di sempre.

    Chi possiede una personalità creativa è spinto da una specie di forza interiore a cambiare spesso. Perciò, quando ha stabilito un certo assetto, avverte un'esigenza insopprimibile a rivoluzionare tutto per crearne un altro, diverso e nuovo.

    Questo modo di essere e di vivere, basato su frequenti trasformazioni, genera spesso delle incomprensioni tra chi possiede una personalità creativa e le persone che gli vivono accanto, che interpretano l'insopprimibile bisogno di cambiamento come irrequietezza, instabilità, incoerenza e altre spiacevoli cose del genere.

    Per un creativo, esprimere la creatività è come per una pianta fare i suoi frutti: una conseguenza naturale dell'esistenza. Quando gli viene impedito di manifestare il bisogno di creare, rivolgerà contro se stesso la fisiologica propensione al cambiamento e comincerà a produrre sintomi creativi, cioè sintomi difficilmente omologabili.

    La creatività è una dote bellissima ma porta con sé numerose sofferenze: diversità, solitudine, incomprensione, ridicolizzazione, emarginazione, sono solo le più importanti.

    Vediamole una per una:

    Diversità

    La creatività spinge a guardare le cose abituali con occhi diversi, in modi nuovi e insoliti.

    Occorre parecchio tempo perché le novità siano accettate e condivise anche da chi non è creativo e altrettanto portato ad accettare le innovazioni. Infatti, un bisogno di stabilità e di prevedibilità ci rende sospettosi e diffidenti davanti a quello che ancora non conosciamo.

    Spesso chi è creativo può sentirsi solo.

    Solitudine

    L’originalità e la genialità, in un primo momento possono essere marchiate come follia e ritenute sbagliate.

    La storia è piena di grandi pensatori, diffamati e maltrattati a causa delle loro idee innovative. Uomini e donne considerati rinnovatori soltanto molti anni più tardi, quando le loro scoperte, finalmente assimilate e condivise, sono diventate consuete e quindi considerate normali.

    Chi è creativo può sentirsi incompreso.

    Incomprensione

    Creatività e normalità sono antitetiche. Ecco perché in un primo momento la creatività può essere additata come anormalità.

    Effettivamente, la creatività per definizione non può essere normale, nel senso di: comune, abituale, scontato.

    Creare qualcosa di nuovo significa avventurarsi nell'imprevedibile, dentro cose, pensieri, stati d'animo sconosciuti e poco controllabili. Cose, pensieri e stati d'animo che, costringendoci a cambiare, sovvertono l'ordine costituito.

    Rinunciare alle proprie certezze e abitudini può essere molto faticoso e impopolare. Spesso chi è creativo è ridicolizzato.

    Ridicolizzazione

    L’anormalità è una caratteristica intrinseca alla creatività, ma a nessuno piace essere considerato anormale. Questa parola è sinonimo di: squilibrato, handicappato, anomalo, pervertito, irregolare, strano. Attributi poco desiderabili, usati per schernire ed emarginare.

    Chi è creativo può essere emarginato.

    Emarginazione

    Proporre aspetti diversi e nuovi, si scontra con il bisogno conformistico di sentirsi parte di un gruppo. Le novità e le diversità minano l'appartenenza, quindi sono combattute e allontanate, soprattutto nelle organizzazioni rigide.

    Chi è creativo può essere trattato come un diverso.

    Per tutti questi motivi, la creatività è una dote difficile da gestire. Chi la possiede a volte la usa per nascondersi camaleonticamente (a se stesso e agli altri), per paura di incontrare poco favore, se non un'aperta emarginazione.

    La creatività si scontra con il bisogno di ordine, di stabilità, di prevedibilità, di conformismo e di perfezione e, soprattutto quando si è bambini, avere una personalità creativa può farci sentire diversi, strani, fuori schema, anomali.

    Durante la crescita, il bisogno di riconoscimento è fortissimo e ci spinge a conformarci ai modelli correnti, pur di ottenere l'approvazione delle persone che amiamo. Le intuizioni creative possono essere considerate stranezze dalle persone che abbiamo intorno e provocare derisione, emarginazione, incomprensione, solitudine.

    Ecco perché tante volte creatività, fantasia e originalità sono celate dietro un apparente conformismo o una razionalità esagerata.

    La creatività è la capacità di staccarsi dal gruppo per camminare con un passo diverso. Viverla in prima persona vuol dire attraversare la solitudine, fino a incontrare un altro se stesso. Sconosciuto.

    Non sempre è facile. Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante.

    1.5 SENSIBILE, INTUITIVO, ALTRUISTA?

    ATTENZIONE: potresti avere una personalità creativa!

    Per sua natura, la specie umana è aperta, curiosa degli altri e desiderosa di scoprire e condividere. Questa innata disponibilità, la mette però anche nella condizione di essere facilmente influenzabile.

    L’attenzione verso il prossimo e la naturale affettività, fanno di noi una razza addomesticabile. Nel corso del tempo, creature ciniche e senza troppi scrupoli si sono approfittate della nostra indole mite e cooperativa, per usarci come strumenti al servizio di una smodata ambizione di potere.

    Grazie a un sapiente uso della suggestione, di sofisticate tecniche psicologiche e dell'impiego abile e scaltro di competenze ipnotiche e manipolazione di massa, i pochi che tengono in mano le sorti del mondo modellano quotidianamente il pensiero di tanta gente, portandoci a scegliere le cose, le situazioni e le emozioni che loro hanno previsto per noi.

    Siamo creature naturalmente amorevoli, pronte a collaborare e disposte a porgere aiuto, ma la nostra fiduciosa disponibilità ci rende pericolosamente manipolabili.

    Lo studio del comportamento animale rivela il funzionamento della reciprocità nelle specie diverse dalla nostra, e fa notare quanto un'insopprimibile curiosità (quello che comunemente è chiamato: bisogno di fare amicizia) presti il fianco allo sfruttamento e all'abuso. Tanto negli animali quanto negli esseri umani.

    Tra le specie animali, l'addomesticabilità è il requisito essenziale per l'allevamento e lo sfruttamento. Più una razza è domestica, più aumentano le probabilità che sia utilizzata a nostro vantaggio. Lo stesso principio vale per le persone.

    Così, progressivamente e impercettibilmente, la piccola élite che governa il mondo ha coltivato il conformismo e fatto crescere l'indifferenza nei nostri cuori, affievolendo la sensibilità dalle percezioni coscienti, fino a eliminarla (quasi) del tutto.

    Mediante l'utilizzo di suggestioni emotive e di tecniche di plagio, ciò che avevamo di amabile, dolce e pronto a donarsi, si è trasformato in bisogni che hanno ben poco a che vedere con la disposizione naturale della specie umana.

    Questa forzatura verso necessità poco spontanee e indotte da altri, è causa di molteplici sofferenze psicologiche e genera tanta violenza nel mondo.

    Numerosissime patologie mentali hanno origine da esigenze provocate artificialmente, a discapito del primordiale bisogno umano di voler bene e di manifestarlo.

    La nostra innata capacità di amare e la nostra istintiva creatività si sono atrofizzate nel tempo, sepolte sotto una coltre di prescrizioni, emotive e comportamentali.

    Questa invisibile lobotomizzazione dell'autenticità umana non colpisce tutti gli individui con la stessa intensità, così per alcuni diviene una necessità seguire la corrente, mentre altri incontrano innumerevoli difficoltà nel tentativo di conformarsi ai modelli prescritti.

    Sono questi ultimi ad avere una personalità creativa vitale e manifesta, creature poco plagiabili, in possesso di un emisfero destro del cervello attivo e dinamico. Persone che, non riuscendo a seguire gli standard imposti dalla società, sono spesso guardati con sospetto, incompresi, derisi, rifiutati o emarginati.

    La personalità creativa segnala l'esistenza di una psiche capace di mantenere vivo il bisogno di cooperazione a dispetto del bombardamento psicologico subito quotidianamente. Infatti, la libertà e l'autonomia che caratterizzano questa struttura di personalità, permettono a chi la possiede di non perdere mai il contatto con la propria istintiva verità.

    Sono uomini e donne dotati di una grande affettività. Creature capaci di cogliere il mondo interiore anche dietro le apparenze. Esseri muniti di una naturale sensitività.

    Chi ha una personalità creativa sente con forza il bisogno di riportare l'umanità al suo originario stato di disponibilità e condivisione. Si tratta di anime venute al mondo per svolgere il compito prezioso di aiutare gli altri esseri umani a risvegliarsi e a riappropriarsi della loro naturale amorevolezza (Vedi appendice).

    CAPITOLO II

    ABBIAMO TUTTI UNA PERSONALITÀ

    CREATIVA

    2.1 LA CREATIVITÀ È UN MODO DI ESSERE

    Quando si parla di pensiero creativo, l'archetipo dell'artista fantasioso, geniale e un po' svitato, colora l'immaginario collettivo, spingendoci a credere che la creatività sia un'abilità rara, riservata ai pochi eletti in possesso di qualche prezioso talento artistico, o ai detentori di una pericolosa diversità. Tuttavia, la creatività non riguarda una particolare propensione per l'arte. Il fuoco sacro dell'ispirazione creativa è uno stato d'animo assai comune, che tutti sperimentiamo nel corso dell'esistenza.

    La creatività è il nucleo di una pulsante energia, il cuore radiante del nostro essere, la fonte da cui traiamo alimento, ispirazione e motivazione per dare forma alla realtà e sentirci al centro della nostra vita. Senza creatività non potremmo vivere. Non potremmo amare. Non potremmo sognare. Non potremmo cambiare. Non potremmo crescere.

    La creatività è un modo di essere e di sentire, profondamente legato alla sensibilità interiore e alla capacità di voler bene. È la nostra maestria nel danzare la vita al ritmo della trasformazione. Mutevole, imprevedibile, cangiante.

    Certamente la creatività è un dono, ma non per pochi. È una dote che possediamo tutti. Solo che, per vivere appieno la creatività, è necessario avere un saldo contatto con il mondo interiore. È quest'ultimo che tutti non hanno. Per molti, la sfera affettiva, l'intuizione, la flessibilità, l'immaginazione, sono cose inutili, roba di cui ci si deve sbarazzare.

    Eppure, è proprio dal mondo interiore che la creatività prende forma, arricchendo la vita di possibilità espressive, di soluzioni inedite, di stimoli e di ispirazioni. Capace di estrarre, come da un cilindro magico, opportunità sempre diverse per affrontare le difficoltà.

    La creatività è l'ingrediente base di una personalità sana e piena di energia. Fa parte del bagaglio genetico di ogni essere umano, e per potersi sentire in ottima salute, è importante imparare a conoscerla e a gestirla.

    La sua espressione ci rende pieni di entusiasmo, di progetti e di possibilità. Censurarla o reprimerla, invece, ingrigisce l'esistenza e ci lascia emotivamente svuotati, privi di partecipazione e di significato nel portare avanti le nostre incombenze quotidiane.

    La creatività è la premessa dell'originalità e dell'unicità di ciascuno, il suo potere trasforma le cose di ogni giorno in momenti speciali, rivelando punti di vista nuovi lungo il percorso di evoluzione e di crescita che chiamiamo vita. La sua peculiarità è la scoperta di un modo di osservare le cose in costante cambiamento.

    La capacità di spostare il punto di vista, infatti, permette di vedere in profondità e arricchisce le esperienze di possibilità. Possibilità che, a loro volta, stimolano trasformazioni e novità in un percorso evolutivo che, mentre ci fa diventare grandi e competenti, ci fa sentire anche piccoli e inesperti.

    Infatti, se da una parte la poliedricità arricchisce di saggezza le esperienze, dall'altra le sue infinite potenzialità ridimensionano l'egocentrismo e l'onnipotenza, rammentandoci la nostra marginalità di fronte al Tutto.

    La creatività è un modo di essere. Permette di dare espressione alla ricchezza interiore e di osservare ciò che ci circonda con curiosità, ammirazione e rispetto.

    Creatività e libertà camminano insieme, consentendo all'unicità di ciascuno di interagire col mondo, in una danza i cui passi si rinnovano di momento in

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