La Macchina del Tempo (Audio-eBook)
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La Macchina del Tempo è una delle prime storie ad aver portato nella fantascienza il concetto di viaggio nel tempo basato su un mezzo meccanico. Un eccentrico scienziato, grande conoscitore di fisica e meccanica, racconta ai suoi più stretti amici di aver trovato il modo di viaggiare nel tempo, ma il suo racconto non viene creduto. Pochi giorni dopo, durante una cena a casa sua, il protagonista ricompare in uno stato veramente terrificante: oltre al colorito pallido e all'espressione sconvolta tutto il suo corpo è ricoperto di ferite e cicatrici e i suoi abiti sono sporchi e distrutti. Egli racconta di aver costruito un mezzo in quarzo e avorio capace di viaggiare avanti e indietro nel tempo, ma non nello spazio, e di aver navigato lungo la corrente del tempo fino a raggiungere l'anno 802.701, periodo in cui l'umanità gli si è presentata divisa in due specie differenti: la prima che incontra sono gli Eloi, creature fragili, infantili, gentili e pacifiche che conducono una vita di divertimento, di distrazione e di scarsa attività intellettuale. Successivamente, quando scopre che la sua macchina del tempo è stata rubata, il viaggiatore nel tempo s'imbatte nei Morlocchi, esseri mostruosi e ripugnanti che vivono nelle viscere della terra, che escono la notte per cibarsi delle carni degli Eloi, da loro accuditi e allevati come bestie da macello. I Morlocchi gli tendono un agguato, ma il viaggiatore riesce a sopravvivere e a rimettere in moto la macchina per fuggire. Sbagliando direzione, si addentra ancor di più nel futuro e, notato un sole più grande, più freddo e di colore rosso, si ferma in un'epoca dove l'umanità si è estinta e restano solo enormi crostacei e lepidotteri. Un ulteriore salto nel futuro lo porterà, durante un'eclissi, a constatare l'assenza di forme di vita in un pianeta ormai vecchio e alla fine dei suoi giorni. Infine riesce a tornare alla propria epoca d'origine, ma...
Contenuto: La Macchina del Tempo
(AudioeBook - versione integrale, traduzione a cura di Maurizio Falghera)
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Herbert George Wells
Herbert George Wells (meist abgekürzt H. G. Wells; * 21. September 1866 in Bromley; † 13. August 1946 in London) war ein englischer Schriftsteller und Pionier der Science-Fiction-Literatur. Wells, der auch Historiker und Soziologe war, schrieb u. a. Bücher mit Millionenauflage wie Die Geschichte unserer Welt. Er hatte seine größten Erfolge mit den beiden Science-Fiction-Romanen (von ihm selbst als „scientific romances“ bezeichnet) Der Krieg der Welten und Die Zeitmaschine. Wells ist in Deutschland vor allem für seine Science-Fiction-Bücher bekannt, hat aber auch zahlreiche realistische Romane verfasst, die im englischen Sprachraum nach wie vor populär sind.
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La Macchina del Tempo (Audio-eBook) - Herbert George Wells
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il Narratore audiolibri
presenta
La Macchina
del Tempo
di
Herbert George Wells
Lettura di
Moro Silo
Una produzione il Narratore audiolibri
Zovencedo, Italia, 2016
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Capitolo I
Il Viaggiatore nel Tempo – sarà meglio chiamarlo così – ci stava spiegando una teoria piuttosto oscura. I suoi occhi grigi brillavano vivaci, e il viso, normalmente pallido, era rosso per l’animazione.
Il fuoco, che guizzava allegro nel caminetto, e il tenue chiarore delle lampade a incandescenza dentro gigli d’argento, si riflettevano nelle bollicine che, rapide, apparivano e scomparivano nei nostri bicchieri; le poltrone su cui sedevamo, ideate dal nostro ospite, lungi dal servire come normali sedili, ci accoglievano in un abbraccio che era come una carezza; nella stanza aleggiava quella molle atmosfera del dopopranzo, quando i pensieri vagano piacevolmente liberi da ogni formalismo. Il padrone di casa andava illustrandoci le sue teorie sottolineando i punti salienti col gesto del suo magro indice, mentre noi, pigramente seduti, ammiravamo la serietà con cui egli ci illustrava questo suo nuovo paradosso (così lo giudicavamo) e la sua fecondità.
– Seguitemi con attenzione, perché sarò costretto a discutere una o due idee quasi universalmente accettate. Per esempio, la geometria come ve l’hanno insegnata a scuola è basata su una concezione errata.
– Non è un po’ troppo pretendere di farci cominciare con un argomento così complesso? – disse Filby, un tipo dai capelli rossi che amava cavillare.
– Non intendo farvi accettare cose che non abbiano una base ragionevole: ammetterete ben presto anche voi quanto vi chiedo. Naturalmente sapete che una linea matematica, una linea di spessore zero, in realtà non esiste: ve l’hanno insegnato, giusto? E lo stesso è per un piano matematico: ambedue sono soltanto mere astrazioni.
– Fin qui ci siamo. – disse lo psicologo – Ma neppure un cubo che abbia solo lunghezza, larghezza e spessore ha un’esistenza reale.
– Non sono dello stesso parere, – disse Filby. – naturalmente un corpo solido può esistere. Ogni cosa reale…
– Quasi tutti la pensano così, infatti; ma aspettate un attimo: può esistere un cubo, diciamo, ‘istantaneo’?
– Non la seguo – osservò Filby.
– Può un cubo che non duri neanche un secondo avere un’esistenza reale? È chiaro, – proseguì il Viaggiatore nel Tempo mentre Filby si faceva pensieroso – che ogni corpo reale deve estendersi in ‘quattro’ dimensioni: deve avere cioè una lunghezza, un’altezza, una larghezza e… una durata. Ma per un’imperfezione della nostra natura, come vi spiegherò fra poco, noi tendiamo a trascurare questo quarto fattore. In realtà esistono quattro dimensioni: le tre che chiamiamo ‘piani dello spazio’, e una quarta, cioè il tempo. La mente umana tende, tuttavia, a compiere una distinzione fittizia tra le prime tre dimensioni e la quarta, poiché siamo consapevoli di muoverci in una sola direzione lungo quest’ultima, dal principio alla fine della nostra vita.
– Questo, – disse un giovanotto tentando inutilmente di riaccendere il sigaro alla fiamma della lampada – questo… è infatti chiarissimo…
– Ora, è molto sorprendente che tutto ciò sia generalmente trascurato. – seguitò il Viaggiatore nel Tempo con un leggero tono scherzoso – È proprio questo che si intende per quarta dimensione, sebbene qualcuno di quelli che ne parlano non sappia neppure che cosa significhi. Esiste soltanto un’altra maniera di considerare il tempo: non vi è differenza alcuna fra il tempo e una qualsiasi delle tre dimensioni dello spazio, eccetto che siamo coscienti di procedere nel Tempo
. Qualche insensato ha preso in considerazione questa teoria dal lato sbagliato; avete sentito ciò che dicono a proposito della quarta dimensione?
– ‘Io’ no, – dichiarò il sindaco provinciale.
– È semplice. I nostri matematici sostengono che lo spazio ha tre dimensioni, e hanno stabilito di chiamarle lunghezza, larghezza e altezza; e ciò è sempre definibile in rapporto a tre piani, ognuno dei quali è perpendicolare agli altri. Ma alcuni individui dalla mente più filosofica si chiedono perché proprio ‘tre’ dimensioni, perché non un’altra direzione perpendicolare a queste tre; e costoro hanno anche tentato di costruire una geometria quadridimensionale: appena un mese fa il professor Simon Newcomb ha esposto tale teoria alla Società Matematica di New York. Saprete certamente che su una superficie piana che ha solo due dimensioni possiamo disegnare la figura di un solido a tre dimensioni; allo stesso modo, usando modelli a tre dimensioni, pensano di poterne disegnare uno di quattro, se riescono a impadronirsi della prospettiva. Ci siete?
– Credo di sì. – mormorò il sindaco provinciale e, aggrottando le sopracciglia, s’immerse in profonde riflessioni muovendo le labbra come se ripetesse qualche parola magica – Sì, adesso credo proprio di capire, – ripeté dopo qualche minuto, illuminandosi in volto per un attimo.
– Bene. Non vi nascondo che per un certo periodo mi sono occupato della geometria delle quattro dimensioni e ho ottenuto risultati curiosi. Consideriamo, per esempio, il ritratto di un individuo di otto anni, un altro dello stesso a quindici anni, poi a diciassette, a ventitré, eccetera. Tutti questi ritratti sono evidentemente sezioni, o, per così dire, immagini tridimensionali della sua essenza quadridimensionale; il che è cosa perfettamente ovvia.
Gli scienziati, – proseguì il Viaggiatore nel Tempo dopo una pausa necessaria perché assimilassero bene le sue parole – sanno benissimo che il tempo è solo una specie di spazio. Eccovi un diagramma scientifico ben noto, un grafico delle condizioni atmosferiche: la linea che seguo con il dito indica il movimento del barometro. Ieri è salito fino a qui, questa notte è ridisceso e stamattina è risalito di nuovo giungendo a poco a poco fino a qui. Il mercurio non ha certo tracciato questa linea in alcuna delle dimensioni dello spazio generalmente conosciute; è però certo che ha tracciato tale linea e perciò dobbiamo concludere che l’ha tracciata nella dimensione del Tempo.
– Ma, – intervenne il medico fissando un pezzo di legno che ardeva – se il tempo è realmente e soltanto una quarta dimensione dello spazio, come mai è, ed è sempre stato considerato, qualcosa di diverso? E perché noi non abbiamo la facoltà di muoverci nel tempo come ci muoviamo nelle altre dimensioni dello spazio?
Il Viaggiatore nel Tempo sorrise.
– Lei è proprio tanto sicuro, – riprese – che possiamo muoverci liberamente nello spazio? Possiamo spostarci a destra e a sinistra, muoverci abbastanza liberamente avanti e indietro: l’abbiamo sempre fatto. Ma per quanto riguarda l’alto e il basso? La forza di gravità ci impone dei limiti.
– Non esattamente. – ribatté il medico – Esistono i palloni.
– Ma prima che esistessero l’uomo non aveva possibilità di compiere movimenti verticali, a parte i salti più o meno scomposti e i dislivelli del terreno.
– Tuttavia l’uomo può muoversi verso l’alto e verso il basso. – insisté il medico – Più facilmente, molto più facilmente verso il basso che verso l’alto. E, inoltre, non si può affatto muovere nel Tempo, non si può allontanare dal momento presente.
– Ecco dove lei sbaglia, caro signore; ed ecco appunto dove si è sbagliato il mondo intero. Noi tutti ci allontaniamo in continuazione dall’attimo presente. La nostra vita mentale, che è immateriale e non ha dimensioni, passa lungo la dimensione del tempo con velocità uniforme, dalla culla alla tomba. Proprio come ci dirigeremmo verso il basso, se incominciassimo la nostra esistenza a circa cento chilometri sopra la superficie terrestre.
– Ma l’enorme difficoltà consiste appunto in questo. – lo interruppe lo psicologo. – ‘Possiamo’ muoverci in ogni direzione dello spazio, ma non possiamo farlo nel tempo.
– Ecco, appunto, dove si basa la mia grande scoperta. Lei sbaglia, però, quando afferma che non possiamo muoverci nel tempo. Se io, per esempio, ricordo con grande chiarezza un incidente qualsiasi, mi sposto al preciso istante in cui esso è accaduto: mi astraggo, come si suol dire; compio, cioè, per un momento, un balzo nel passato. Non possediamo i mezzi, certo, per restarvi per un dato periodo di tempo, come, né più né meno, un selvaggio o un animale non hanno quelli per rimanere sollevati a più di un metro sulla superficie terrestre; ma un essere civilizzato si trova, sotto questo aspetto, in condizioni assai migliori di un selvaggio, perché può sollevarsi per mezzo di un pallone, malgrado la forza di gravità. E perché dunque non potrebbe sperare di riuscire un giorno a fermare o accelerare la sua corsa lungo la dimensione tempo, e perfino a fare dietro front e viaggiare nella direzione opposta?
– Oh, – cominciò Filby, – ma è tutto…
– Perché no? – chiese il Viaggiatore nel Tempo.
– Perché è contro ogni ragione – rispose Filby.
– Quale ragione? – insisté il Viaggiatore nel Tempo .
– Lei può con il ragionamento dimostrare che il nero è bianco, – ribatté Filby, – ma non riuscirà per questo a convincermi.
– Forse no, – convenne il Viaggiatore nel Tempo – ma adesso lei comincia a intravedere lo scopo delle mie ricerche nel campo della geometria della quarta dimensione. Parecchio tempo fa ebbi la vaga percezione di una macchina…
– Per viaggiare attraverso il tempo! – esclamò il giovanotto.
– … che potrebbe muoversi in ogni direzione sia dello spazio che del tempo, secondo la volontà del pilota.
Filby represse a stento una risata.
– E ho compiuto delle prove sperimentali – aggiunse il Viaggiatore nel Tempo .
– Cosa assai opportuna per gli storici. – suggerì lo psicologo. – Si potrebbe percorrere il tempo a ritroso, e verificare, per esempio, il resoconto ormai accettato della battaglia di Hastings.
– Non crede che così lei attirerebbe troppo l’attenzione? – chiese il medico. – I nostri antenati non amavano gli anacronismi.
– Imparare il greco dalle stesse labbra di Omero e di Platone! – fantasticò il giovanotto.
– E così ti boccerebbero agli esami: gli studiosi tedeschi hanno fatto tali progressi nel greco!
– E poi c’è il futuro. – riprese il giovanotto. – Pensate! Si potrebbe investire tutto quello che possediamo, lasciare che gli interessi si accumulino, e poi precipitarsi a riscuotere.
– Sì, – intervenni io