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Un'Invincibile Grandezza
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Ebook146 pages1 hour

Un'Invincibile Grandezza

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About this ebook

Non esiste un unico modo di osservare la nostra vita.
Essa, per ognuno di noi è un inestricabile groviglio fatto di mille pezzi .
A volte, un semplice incontro può sconvolgere tutti quei pezzi che fino ad allora sembravano avere un loro ordine ben preciso, creandoci una nuova prospettiva.
E' quello che accade a Tyrell Thompson, campione di basket che a causa della suo successo, ha perso di vista i valori che aveva appreso da piccolo.Ma qualcuno gli darà la forza di ricominciare..
Abbiamo tutti una seconda possibilità, basta vederla con gli occhi del cuore.
LanguageItaliano
PublisherSam Kaprak
Release dateMar 27, 2017
ISBN9788826068510
Un'Invincibile Grandezza

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    Un'Invincibile Grandezza - Sam Kaprak

    giuro!)

    Prologo

    Negli spogliatoi si respira l'odore di olio canforato. Tyrell apre l'armadietto, osservando la sottile inquietudine disegnata sul suo viso riflessa nello specchio. Si sente vulnerabile, vulnerabile come non lo è mai stato. Neppure le pacche sulle spalle lo confortano più.

    Si guarda attorno, assicurandosi che nessuno lo stia osservando ed estrae dalla fodera della giacca il suo telefonino. I brevi fotogrammi di un video gli riportano alla mente i ricordi catturati durante quell'indimenticabile pomeriggio. E' come se l'odore di salsedine gli inebriasse ancora le narici, mentre il silenzioso fruscio delle onde fa da sottofondo al caldo scorrere delle immagini.

    I volti sereni, accompagnati da delle simpatiche e buffe smorfie di allegria. Un volto, oscurato a metà da un cappellino rosso e per l'altra illuminato dal sole, in primo piano, contro l'obiettivo, quasi bisbigliando, emette un tenero ma profondo: vorrei che questo giorno non finisse mai...

    Il video termina di dispensare ricordi, lasciando Tyrell preda di una profonda malinconia che gli invade lo spirito, una malinconia che come urla di condanna rimbomba nel suo corpo, nella sua testa, nelle sue viscere, senza lasciargli alcuna via di scampo.

    Estrae di nascosto dalla giacca una piccola bottiglietta di whiskey. Ha le mani talmente sudate che quasi gli scivola per terra. Svita il tappo ed appoggia il collo accanto alla bocca, indugia un istante, riflette, assorto da mille dubbi. Non ne sorseggia nemmeno una goccia, non riesce neppure ad ingoiare la sua stessa saliva. La richiude e la rinfila prontamente nella giacca, guardandosi attorno abbandonato. Richiude l'armadietto e corre verso l'uscita degli spogliatoi.

    Il boato della folla accoglie il suo ingresso.

    L'allenatore accortosi del suo sguardo ombroso e afflitto, lo ferma appoggiandogli la mano sulla spalla :

    Come va Tyrell? te la senti?.

    Si coach, tutto ok! risponde ostentando la consueta sicurezza.

    Durante lo guarda perplesso fare il suo ingresso sul parquet, mentre la folla stipata fino al soffitto fa da cornice ad un tripudio di colori e profumi.

    Tyrell si avvia lentamente al centro, soffocato dall'aria gravida di aspettative. La tensione si taglia con il coltello, ha il volto teso, ogni poro della sua pelle suda freddo misto adrenalina.

    Tyrell palleggia con i compagni, quando quella canzone, piena zeppa di ricordi, riecheggia per tutto lo stadio. Si ferma di colpo, ripensando a quanto sia crudele e beffardo il destino.

    Si gira, con lo sguardo immobile di chi osserva il passato..

    Sono appena trascorsi due quarti.

    I Lakers sono avanti di dieci.

    Il tempo scorre, scorre inesorabile. Tyrell siede in panchina con la testa sepolta sotto l'asciugamano e la borsa del ghiaccio sul ginocchio, quando il rumore di sottofondo della sirena decreta anche la fine del terzo quarto.

    Rientra abbattuto negli spogliatoi. Rovista nella borsa alla ricerca ancora di quella bottiglietta, ma al suo posto trova casualmente il crocifisso.

    Un tuffo al cuore.

    Tyrell lo osserva, con i polpastrelli ne strofina i grani, facendoli scorrere tra le sue dita. Due lacrime gli scendono sul viso finendogli sulla casacca.

    Il tabellone inizia a conteggiare l'ultimo quarto.

    Il coach richiama Tyrell dalla panchina. Lui si alza, si toglie il sudore dalla fronte e getta l'asciugamano per terra. Fischi assordanti gli piovono alle spalle, conficcandoglisi come un punteruolo rovente nelle carni, mentre la tensione gli ha raggelato il viso.

    Afferra la palla.

    Sbaglia un passaggio.. poi un altro.. consegnando nelle mani degli avversari il più facile dei canestri.

    Ha le ginocchia paralizzate, ripiegato su se stesso, non riesce più a muovere nemmeno un muscolo... Solo il cuore, gli martella frenetico nel petto, implorandogli di uscire.

    La paura lo ha...

    ..ha il respiro corto ed affannato, le tempie gli pulsano in continuazione. Vede le sagome sfuocate degli avversari avanzare imperterrite e minacciose, come tori infuriati che scalpitano alla vista di un drappo rosso svolazzante. Lo stanno quasi per stanare, come sciacalli su una carcassa. Si agita sul bacino, le dita delle mani gli formicolano ad ogni palleggio, le gambe incollate al pavimento non gli permettono neppure di indietreggiare. Chiude gli occhi strizzando forte forte le palpebre nel tentativo di ricacciare indietro la paura…

    quando..

    Capitolo 1

    Non molto tempo prima..

    Una lunga ombra proiettata dal sole danza sull'asfalto incandescente. L’ombra di un ragazzo di colore, dallo sguardo fiero e sicuro di sé. Corre imperterrita e veloce sul marciapiede, sfiorando panchine e auto. Ha un iPod nero appeso al collo, gli auricolari nelle orecchie e due vistosi orecchini di diamanti infilati nei lobi. I raggi del sole si riflettono sui braccialetti luccicanti che porta ai polsi. Indossa una felpa a maniche corte, aderente che gli risalta i bicipiti e le larghe spalle scolpite da anni di duro allenamento, il capo avvolto da un cappuccio. Il suo respiro caldo si confonde nel traffico newyorkese.

    Era uno di quei pomeriggi gelidi d'inverno, uno di quei pomeriggi in cui il respiro che esali diventa aria rarefatta e il freddo ti entra dritto nelle ossa paralizzandoti.

    Un bimbo di colore dalla capigliatura folta e improvvisata trascina a stento uno sgabello traballante, lo trascina fino all'armadio stipato ad un angolo della camera da letto. Vi sale sopra arrampicandosi, cerca qualcosa con la mano, qualcosa che suo padre custodisce li gelosamente. Essendo piccolo, non vede, deve perciò allungarsi a più non posso, trattenere il respiro e frugare a tastoni….. fatto! eccole qua le cassette di musica.

    Si avvicina alla finestra e ne inserisce una dentro ad un vecchio mangianastri rosso, a cui manca il tasto per riavvolgere..

    Aiutandosi con il dito, inizia a riavvolgere il nastro nella bobina. Appoggia i suoi esili gomiti al calorifero e il mento sopra le mani intrecciate, alla ricerca di un flebile tepore. Osserva dalla finestra il campo da basket con i canestri orlati di neve, immaginando il suo futuro con sguardo trasognato. Sogna i fari dello stadio puntati su di lui mentre osannato dalla folla segna il canestro vincente. Ascolta ancora e ancora quella musica, sognando di fuggire da tutta quella povertà che lo circonda, senza guardarsi indietro.

    Le sue scarpe calpestano il marciapiede bollente, fondendo la gomma sull'asfalto. Passa di fronte ad un locale, frequentato per lo più da ragazze snob con i capelli lunghi e biondi fino al sedere, la vita sottile e che leggono soltanto Cosmopolitan (anzi, sarebbe meglio dire.. lo sfogliano).

    Vedendolo passare di sfuggita, lo riconoscono:

    Oh mio dio ragazze, guardate, guardate, c'è Tyrell.. Tyrell Thompson!!!.

    Tyrell finge indifferenza, ma poi, attirato da quel profumo irresistibile di Chanel n. 5, che propaga la sua scia ammaliante fino alle sue narici, fa retromarcia, come un orso attirato dal miele. Come diceva il mio vecchio prozio.. l’attività provocante della femmina scatena nel maschio un attività frenetica pari e contraria… facendolo rimbecillire!

    Non ci credo! strillano in coro, un secondo dopo le sue amiche.

    Ehilà ragazze, tutto ok?.

    La biondina sfodera tutto il suo repertorio di sguardi sexy, provocandolo con moine ammiccanti e languidi sorrisi. Ciao! lo sai che dal vivo sei ancora più carino?! gli risponde, mordicchiandosi maliziosamente il labbro inferiore, e sbattendo in continuazione le ciglia come una civetta.

    Grazie Baby, anche tu non sei niente male!.

    Ehi, ti va di farti una foto con noi?! incalza la biondina.

    Certo! risponde Tyrell, preda oramai delle selfieste compulsive.

    La ragazza sfodera così dalla sua borsetta di pelle nera, una di quelle insopportabili aste da selfie, flagello del 21esimo secolo, la cui origine, assieme a quella del manoscritto Voynich, risulta tuttora sconosciuta alle menti più illustri del pianeta. Le sue amiche, nel frattempo, starnazzano da dietro come oche assatanate, sistemandosi i capelli e preparandosi ad essere immortalate.

    Click! ora la postiamo!.

    Tyrell firma gli autografi di rito e riparte.

    La città e' affollatissima, altri lo riconoscono, ma lui non li degna neppure di uno sguardo, continuando impassibile la sua corsa, inghiottito dal clamore del traffico cittadino.

    Si ferma soltanto di fronte ad un edicola.

    Ciao Charlie.. e' arrivato?.

    Eccolo qua il nostro campione!.

    L'edicolante ha il timbro della voce grattugiata da quintali di tabacco, e come non bastasse, assomiglia in modo impressionante a Tony Baretta, il detective italo-americano, quello della serie televisiva fine anni settanta, con in testa il cappello a sghimbescio e lo stuzzicadenti smangiucchiato infilato nella bocca. Gli manca solo Fred, il mitico pappagallo bianco, ma in cambio ha suo cugino, un canarino giallo (COTTO a puntino, visto il caldo..) appollaiato sullo schienale di una vecchia sedia ammuffita. L’uomo estrae da sotto il bancone l'ultimo numero di Sports Illustrated e lo consegna dritto nelle mani di Tyrell, bramoso di leggerlo.

    Eccola qua, la prima copia e' proprio per te campione.

    Tyrell afferra tra le mani la rivista e ne sfoglia compiaciuto ogni singola pagina, annusandone l’odore, quello della carta che sa di nuovo, che ti penetra le narici al primo respiro. Sulla copertina vi è lui stesso. Posa in piedi, ostentando un sorriso malizioso, quasi avvelenato. La foto lo ritrae vestito in un completo gessato grigio chiaro, griffato, come la cravatta color pastello che gli cade mollemente davanti. Ai piedi indossa un paio di scarpe da pallacanestro bianche, fra le mani stringe un pallone da basket. Ma quello sguardo, così pieno di sé, lo fa apparire come se stesse reggendo il mondo... come Atlante. Il titolo in parte recita: Si scrive Tyrell Thompson, ma si legge Basket: quest'anno l'anello per Brooklyn non è più soltanto un sogno!

    Allora vinciamo lunedì? gli domanda l’edicolante, mostrando le sue gengive giallastre, pitturate di nicotina.

    ...Hai forse dubbi? risponde arrogante.

    Sono lontani nella sua mente,

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