Quando un'amicizia vince la guerra
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About this ebook
Questa storia nasce per la scuola e l'ebook è corredato da foto e notizie storiche.
L'ebreo Moshe parte dalla Polonia per la Palestina col sogno di vivere nella patria degli avi. L'accoglie l'odio spietato tra arabi ed ebrei eppure tra Moshe e l'arabo Ahmed si crea una salda amicizia. I due condividono lutti e drammi di questa guerra infinita.
Storia toccante, riprende episodi realmente accaduti
Guido Sperandio
Guido Sperandio was born and lives in Milan. A freelance writer for some thirty national newspapers and magazines, he later became a creative-copywriter in advertising.A writer for adults, he has also published for children and young people with major national publishers and in the USA.He has also written comics, including the legendary Topo Gigio and Tiramolla.After a life spent practising the most unbelievable genres of writing, he has recently replaced the cult of the Word with a passion for the Image. He has been seduced by Pop Art, starting with Andy Warhol & Co and is now working on and publishing a whole series of albums under the 'Guisp Collages' label.Any special notes?He has no mobile phone, no car or microwave oven, but he does have a very affectionate and intelligent cat called Tatablu.Guido Sperandio è nato e vive a Milano. Free-lance per una trentina di giornali e periodici nazionali, diventa in seguito creativo-copywriter in pubblicità.Scrittore per adulti, ha pubblicato anche per bambini e ragazzi con le principali case editrici nazionali e negli USA.Ha scritto anche fumetti, tra cui i mitici Topo Gigio e Tiramolla.Dopo una vita trascorsa a praticare i generi più improbabili di scrittura, ha recentemente sostituito il culto della Parola con la passione per l'Immagine. A sedurlo, la Pop Art, a cominciare da Andy Warhol & Co e così ora ha in corso l'elaborazione e la pubblicazione di tutta una serie di album con l'etichetta "Guisp Collages".Note particolari?Non ha cellulare, nè automobile o forno a microonde, ma ha una affettuosissima e intelligentissima gatta di nome Tatablu.
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Quando un'amicizia vince la guerra - Guido Sperandio
«Papà, raccontami una fiaba» disse il piccolo Moshe.
«Ormai sei grande – il padre gli rispose –, non sei più da fiabe. Ti racconterò piuttosto una storia… una storia vera.»
«Quale?» disse il piccolo, incuriosito, eccitato.
«La nostra.»
«Perché, noi abbiamo una storia?»
«Oh! certamente. Tutto e tutti hanno una storia. Perfino le pietre, il vento e le stelle. Prendi, per esempio, la goccia di pioggia più piccola e insignificante. Puoi scommetterci che anche lei, se potesse parlare, avrebbe le sue vicende da narrare. E diverse da ogni altra goccia.»
«Allora anche la nostra storia è diversa dalle altre?» disse Moshe.
«Sicuro. E molto.»
«Papà, dai, racconta. Come incomincia? »
«Da lontano… Molto lontano.»
«Da dove?»
«Dal nostro Grande Spirito Aleph, sorgente della vita e di ogni cosa» il padre gli disse.
«Tanti, tanti anni fa – il padre di Moshe iniziò a raccontare –, Aleph si affacciò al cielo e parlò al nonno dei nonni dei nostri nonni…»
«Gli rivelò la Verità, lo so» disse Moshe.
«Appunto.»
«E poi?»
«Il pianeta Terra era già popolato da esseri viventi di ogni specie. Ma… capisci? Aleph ha voluto parlare proprio a noi. Ha scelto noi fra tutti.»
«Siamo perciò importanti» disse Moshe.
«Diciamo che siamo stati i prescelti.»
«Non si direbbe dal modo come siamo trattati.»
«Oh Moshe! Non devi farci caso. Nelle parole della Verità c’è il nostro passato, presente e futuro, e dicono che verrà il Giorno dei Giorni. Allora tutte le lacrime da noi versate si trasformeranno in splendide gemme e brilleranno, e noi vedremo lo splendore della luce. Sarà la fine eterna di ogni tenebra.»
«Oh!» disse Moshe, impressionato.
Tacque. Rimuginò. Chiese: «Quando succederà?»
«La parole della Verità non specificano anno e giorno. Tanto meno l’ora. Non è un appuntamento di affari o con la fidanzata…»
«Yum!» Moshe sbuffò. Era un’imprecisione troppo imprecisa, non la digeriva.
«Accadrà – disse il padre –, e deve bastare per farci vivere con la coscienza a posto per quando sarà il momento, qualunque esso sia. È questo che conta. Aleph ci impone umiltà e pazienza.»
*
Padre e figlio parlavano sotto una grande quercia.
Si alzava potente e solitaria, unico albero in quella immensa piana che si stendeva come se non dovesse mai finire, e senza la minima increspatura fin dove l’occhio poteva arrivare.
Un mare verde d’erba.
E solitudine.
Senza anima di persona.
All’orizzonte il verde si stemperava in azzurrino fino a confondersi tutt’uno con il cielo.
«Il sole è al tramonto» disse il padre.
«Guarda, papà, l’erba e il cielo stanno diventando dello stesso identico colore del sangue: rossi uguali.»
«Ci ricorda il sangue da noi versato per secoli in ogni angolo di mondo – disse il padre –. È una lunga storia.»
«Ma non me l’hai ancora raccontata.»
«Ora è tardi. Andiamo.»
Il padre si mosse, e Moshe lo seguì.
Si allontanarono nel mare d’erba verde-rosso.
*
La notte dopo Moshe aveva dormito molto poco. Aveva visto la luna alzarsi nel buio. Uno spicchio, un' unghiata di luce, pallida. L’unghia di luna era salita in mezzo al cielo, era poi sfocata nelle nebbie dell’alba. E solo allora Moshe si era finalmente addormentato.
Fino a quel momento non aveva fatto che pensare alla storia che il padre gli avrebbe raccontato. E, appena sveglio, corse dal padre.
Il padre sorrise e iniziò a raccontare: «I nostri avi, dunque, possedevano la Verità le cui parole conservavano nel cuore come incise nella pietra. Ma la terra, di cui il nostro Grande Spirito Aleph aveva loro parlato…»
«Questo lo so, era la Terra degli Ulivi. È da quando sono al mondo che non sento dire altro» disse Moshe.
«Già…»
«Se la Terra degli Ulivi era nostra perché adesso noi non ci viviamo?»
«Perché così ha deciso la volontà di Aleph, nostro Ispiratore e Signore.»
«Ma era terra nostra!»
«Sei ancora troppo piccolo