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Ubaldo
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Ubaldo

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Teatro. Ubaldo è un uomo sui quarantacinque anni, ma ne dimostra di più. Negli ultimi tempi è allo sbando. Ha perso la moglie in un incidente il giorno delle nozze della figlia. Ogni dìa col suo maggiolone si reca a pregare sulla tomba della consorte, prima di ubriacarsi nel bar del paese, di finire nell’auto di qualche puttana o di passeggiare sul molo a guardare la barca con cui avrebbe voluto salpare
LanguageItaliano
PublisherRosario
Release dateAug 2, 2017
ISBN9788822806192
Ubaldo

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    Ubaldo - Rosario Stefanelli

    3

    INTRODUZIONE

    PERSONAGGI

    UBALDO

    MARIANGELA, FIGLIA DI UBALDO

    BOB, IL BECCHINO

    Teatro. Ubaldo è un uomo sui quarantacinque anni, ma ne dimostra di più. Negli ultimi tempi è allo sbando. Ha perso la moglie in un incidente il giorno delle nozze della figlia. Ogni dìa col suo maggiolone si reca a pregare sulla tomba della consorte, prima di ubriacarsi nel bar del paese, di finire nell’auto di qualche puttana o di passeggiare sul molo a guardare la barca con cui avrebbe voluto salpare

    Parte 1

    PARTE I

    Il cimitero dà sul mare. Da lì si possono osservare delle barche attraccate ad un piccolo molo. Ubaldo è davanti alla tomba della moglie. Pioviggina. Gli schizzi bagnano ininterrottamente la chioma fluente dei suoi capelli e impregnano il pizzetto folto. Ha indosso un maglione brombo d’acqua. E’ in silenzio. E’ in atteggiamento di preghiera. Ha dei fiori tra le mani. Dopo averli appoggiati in terra, alza un braccio verso la foto della moglie

    UBALDO quel giorno era come questo, pioveva e faceva freddo….ricordi? io non c’ero, maledizione. Tu eri sempre talmente gasata quando si trattava di arare, raccogliere, concimare, da non fare caso al clima. Se troppo caldo, se troppo freddo. Eri sempre vestita più del dovuto in estate e sempre meno coperta d’inverno. Quel lavoro era la tua ossessione. Ci buttavi sopra sangue e sudore. E perfino in quel fottuto giorno in cui avevi un motivo per decelerare, tu hai spinto e via. A tutta benzina nell’altro mondo. Caspita si sposava tua figlia quel pomeriggio, era la tua occasione per restare ancora integra. Ma non potevi perdere quella mattinata, visto che ti pesava perdere il resto. E vaffanculo al parrucchiere e all’estetista. Ci saresti venuta come una senzatetto. Dimmi la verità? Tanto cosa cambia. A te quel matrimonio non andava. In fondo presentarti sporca di terra e con l’odore di merda addosso era un modo per evidenziare il disappunto. Se è così, se il silenzio tombale non fa che confermare questa cosa, mi viene da pensare che sei stata stupida, stupida, terribilmente stupida. Potevi fartelo andare quel matrimonio, e se non per tua figlia, per la tua sopravvivenza. Ma tu hai voluto esagerare. Dovevi morire per mandare tutto a puttane. Ti comunico che nulla è servito. ( Ubaldo se ne sta in silenzio. Prende delle piccole pietre e le lancia lontano. Poi riprende a rivolgersi alla moglie). Te l’ho detto, te l’ho ripetuto non so quante volte. Usa la protezione, usa la protezione, benedetto Dio! Ma tu niente. Facesti la solita smorfia di dissenso e via con quel cazzo di trattore. Era il tuo modo per mandarmi a fare in culo, l’unico modo per dirmi ti amo. Come se il prendersi cura della persona amata equivalesse ad un viaggio di sola andata all’inferno. Odiavi le parole d’amore. Era come se ti dicessero che sei una merda. Tuo padre, maledetto bastardo di un generale fascista, ti ha educato all’atrofizzazione delle emozioni, all’anestesia dei moti del cuore. Qualsiasi frase era fuori luogo, qualsiasi parola era un accessorio indegno ed inutile, perfino dannoso. Solo le azioni ti mettevano a tuo agio. A volte avevo la sensazione di vivere in un profondo medioevo. Rifiutavo gli inviti di amici perché temevo ci scambiassero per figure mitologiche. Se mi vedevi sfogliare un libro, prima accennavi ad un sorriso e, se non interrompevo quella che poteva diventare una sana abitudine,

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