Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Amartya K. Sen: Tra economia ed etica
Amartya K. Sen: Tra economia ed etica
Amartya K. Sen: Tra economia ed etica
Ebook213 pages3 hours

Amartya K. Sen: Tra economia ed etica

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

La necessità di tornare a formulare le esigenze etiche anche nel campo economicoha richiesto la rimessa in discussione della relazione tra etica ed economia. Un contributo significativo teso a conferire alla visione della «ricchezza» e dello «sviluppo» una declinazione antropologica ed etica è certamente quello di Amartya K. Sen, economista indiano, premio Nobel per l’economia nel 1998. Il confronto con la visione di Amartya K. Sen intende contribuire alla elaborazione di una proposta teorica in grado di rendere conto della prospettiva dello sviluppo umano sulla base di principi non esclusivamente economici.
 
LanguageItaliano
Release dateOct 13, 2017
ISBN9788838246074
Amartya K. Sen: Tra economia ed etica

Read more from Calogero Caltagirone

Related to Amartya K. Sen

Related ebooks

Business For You

View More

Related articles

Reviews for Amartya K. Sen

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Amartya K. Sen - Calogero Caltagirone

    Assunta

    INTRODUZIONE

    La ripresa, nel Novecento, degli studi su Aristotele [1] , con la conseguente riabilitazione della filosofia pratica [2] , e la valorizzazione della dimensione etica nella prospettiva del compimento umano [3] , in risposta alle molteplici sollecitazioni di valutazione morale nei diversi luoghi ed ambiti dell’umano, nel determinare un ritorno della centralità dell’etica tra le diverse forme di vita [4] , ha aperto la strada alla necessità di tornare a rimodulare le istanze etiche anche nel campo economico, rimettendo così in discussione, secondo una prospettiva interdisciplinare, i presupposti regolativi del rapporto tra etica ed economia [5] . Infatti, l’individuazione e la definizione degli elementi assiologici della teoria etica in relazione all’economia, allo scopo di costruire un modello etico globale per discernere e trasformare le diverse situazioni della realtà socio-economica [6] , ha determinato l’esigenza di individuare la possibilità di discernere la coerenza morale nell’attività economica, incominciando dalla valutazione dei sistemi economici visti come quadri nei quali si configura l’economia [7] , e di giungere, infine, al discernimento etico di situazioni economiche concrete nelle quali si realizza il sistema economico globale [8] .

    Quando si affrontano le questioni riguardanti i rapporti tra economia ed etica il problema che immediatamente sorge è quello concernente la legittimità della relazione che si stabilisce tra queste due dimensioni [9] . Questa considerazione è di estrema importanza nell’attuale contesto culturale perché la maggioranza degli economisti, anche se non nega l’importanza dell’etica, sia a livello individuale, sia a livello sociale, ritiene ancora che economia ed etica siano da considerarsi come due campi completamente separati [10] , in quanto l’introduzione di una «contaminazione» dell’etica nell’economia equivarrebbe a mettere in discussione il carattere scientifico dell’economia stessa [11] . All’interno di questo contesto accade che «la rivendicazione di autonomia dell’economia trova sbocco nell’affiorare di un atteggiamento di estraneità nei confronti dell’etica, che si traduce successivamente nel suo radicale rifiuto» [12] . In modo particolare «alla concezione naturalistica dell’etica viene [...] contrapponendosi una concezione altrettanto naturalistica dell’economia che si rappresenta come scienza esatta guidata da criteri fisico-matematici e che radicalizza i propri fini e le proprie leggi, con l’abbandono di ogni riferimento all’etica considerata come fattore disturbante» [13] . Tale separazione spiegherebbe perché, soprattutto in tempi recenti, «si assiste a un processo di economicizzazzione attraverso il quale l’ambito economico, con la logica che gli è propria, tende ad estendersi anche ad ambiti extra-economici: attraverso il cosiddetto imperialismo economico anche in ambiti di vita tendenzialmente caratterizzati da logiche a-economiche, o addirittura anti-economiche, vengono interpretati alla luce del criterio di efficienza e dell’analisi costi-benefici» [14] .

    La correlazione tra economia ed etica, tuttavia, sussiste e il problema della legittimità di tale relazione acquista una sua consistenza riflessiva imprescindibile e non più procrastinabile nell’attuale contesto socio-economico. Infatti, ciò che emerge, nell’oggi, con sempre maggiore evidenza, è la necessità di riproporre e rimodulare il rapporto tra economia ed etica [15] , sviluppato nelle forme di una reciproca correlazione, orientato a far emergere la consapevolezza che l’economia, non potendo essere ridotta a pura economicizzazione, è caratterizzata dalla presenza di un insieme di variabili che vanno attentamente valutate nella prospettiva di una promozione umana globale [16] . Secondo Ladrière per chiarire questa questione «bisogna interrogarsi filosoficamente sulla natura dell’ordine economico. La scienza economica, infatti, non può portare a questo proposito alcun aiuto decisivo: permette di comprendere i fenomeni o, in certa misura, il loro concatenarsi, ma non permette di comprendere ciò che qualifica quei fenomeni in quanto fenomeni economici. La scienza economica deve dunque approfondirsi in una riflessione filosofica che ne faccia apparire i fondamenti e mostri ciò che costituisce l’economico come dimensione caratteristica dell’attività umana» [17] .

    Il riconoscimento dell’autonomia della realtà economica non necessariamente porta a contraddire la possibilità del giudizio morale, anzi, conduce a comprendere, anche, come la ragione etica, lungi dal menomare l’autonomia e il dinamismo progressivo della scienza economica, aiuta a trovare la via di un’economia più umana e, quindi, più autentica [18] . A giudizio di Ladrière, «procedendo in direzione di tale riflessione, saremo portati a riconoscere che l’ordine economico porta in sé la possibilità di rendersi autonomo, ma implica anche, per sua natura, un’apertura sull’ordine etico» [19] . Questo vuol dire che, pur riconoscendo le rispettive autonomie dell’ordine economico e dell’ordine etico, bisogna, anche, considerare la loro reciprocità e correlazione in quanto entrambe fanno riferimento all’uomo e alla sua azione [20] . Effettivamente, «nessuna attività umana è esclusa dalla considerazione etica, poiché ogni attività è espressione della persona e del suo sviluppo. L’etica, infatti, consiste nell’assunzione di responsabilità, sia per noi che per gli altri, responsabilità che, fin dagli albori della civiltà occidentale, i filosofi hanno affermato essere oneroso e onorevole privilegio del ‘cittadino virtuoso’. L’operatore economico è chiamato ad essere oggi sempre più portatore di responsabilità sulla società e quindi ad essere ‘uomo virtuoso’ nel senso che Aristotele aveva appreso della vita politica delle città greche del suo tempo» [21] .

    Sotto questo profilo, poiché economia ed etica non si occupano di cose diverse, ma diversamente delle stesse cose, la questione della legittimità della loro correlazione va posta nella possibilità di «capire come, all’interno del medesimo orizzonte di razionalità, si siano venuti a costituire due punti di vista fra loro diversi, cioè quello dell’economia e quello dell’etica. In seconda battuta si tratta di capire se la diversità o differenza tra etica ed economia sia da declinare in termini di divergenza assoluta oppure in termini di relativa convergenza. Infine si tratta di vedere se dal convergere in qualche modo di etica ed economia non derivino delle provocazioni contenutistiche allo statuto dell’economia da parte dell’etica e un impegno nuovo per l’etica stessa» [22] .

    Da questo punto di vista, l’interrogazione filosofica sulla natura dell’ordine economico coincide con l’interrogazione filosofica sulla realtà dell’uomo compreso nella sua globalità di identità relazionale con se stesso, con gli altri, con le cose del mondo, con l’Oltre/Altro [23] , ed apre alle determinazione delle confluenze interattive tra economia ed etica, nella prospettiva della promozione e valorizzazione dell’identità relazionale dell’essere umano e del suo vivere sociale nella compiutezza della sua umanità [24] .

    L’attività economica s’inserisce nell’insieme delle attività umane e la sua peculiarità risiede nel cercare i mezzi per soddisfare le necessità umana a partire dalla scarsezza di risorse che la natura offre, attraverso un sistema di produzione di beni e servizi, che, in quanto valori di scambio, consentono profitti monetari e costi per l’investimento produttivo e salariale [25] . Infatti, per economia «si intende il complesso delle istituzioni e dei processi che permettono di soddisfare in maniera pianificata, costante e sicura, il bisogno umano di beni e servizi, rendendo così possibile ai singoli e alle organizzazioni di svilupparsi» [26] . Da questo punto di vista, l’economia o l’attività economica può definirsi «come la totalità di quelle azioni tramite cui l’uomo utilizza i beni materiali per soddisfare i suoi bisogni vitali e culturali. Questa definizione vale in generale per l’uomo in quanto tale, sia che egli viva come singolo sia che viva come membro di una società» [27] .

    Nella sua struttura soggettiva l’attività economica ha le caratteristiche di ogni attività umana: è autocosciente, è libera, è responsabile [28] . A partire dall’attività economica sorge la realtà del «mondo economico», la sua complessa rete di relazioni umane [29] . Attraverso una rete di fattori i beni economici sono prodotti divisi, scambiati, consumati. L’attività economica si diversifica in una grande varietà di aspetti che danno luogo alle operazioni integrative dell’universo economico: produzione, commercio, consumo, ecc. [30] .

    Quando è oggetto del sapere positivo, l’attività economica acquista una razionalità scientifico-tecnica [31] . Nasce così la scienza economica che è un sapere il quale, basandosi su fatti e sulle analisi delle concatenazioni causali, stabilisce leggi empiriche sull’attività economica. In quanto scienza, l’economia ha le sue leggi che cercano la possibilità di trasformare la realtà economica. Tuttavia, affermare l’autonomia della razionalità scientifico-tecnica dell’economia non significa rinchiudere il mondo economico nei confini dell’orizzonte creato dalla scienza economica. L’attività economica possiede tale ricchezza di realtà che non si esaurisce nella forma di concezione scientifico-tecnica, in quanto l’umano sconfina ogni limitazione pretesa o imposta da un sapere determinato [32] . Ciò perché l’uomo «ha il diritto all’accesso ai beni di necessità e di dignità perché, nascendo come essere dotato di ragione e libertà, porta inscritto in sé il diritto naturale, personale, originario alla vita materiale, intellettuale e morale» [33] . Da questo punto di vista, «il senso compiuto dell’economia non sta nell’aumentare in maniera crescente il volume dei beni e dei servizi, né nel semplice commercio, né nel principio economico razionale, né nella pura redditività, né nella felicità materiale più grande possibile del più grande numero di individui. Esso sta nella creazione continua e sicura di quelle premesse materiali che rendono possibile al singolo e ai gruppi sociali uno sviluppo degno dell’uomo. Il fine intrinseco dell’economia consiste nel servire tutti i valori umani principalmente quelli sociali» [34] .

    Questo vuol dire che la scienza economica possiede coerentemente la sua inalienabile autonomia quando si apre alla totalità esplicativa del fenomeno economico in quanto attività peculiarmente umana. E l’interdisciplinarità, che è una legge essenziale del sapere umano, garantisce l’autonomia della scienza economica e, al tempo stesso, le impedisce di rinchiudersi su se stessa, nella pretesa di totalizzare la spiegazione dell’attività economica.

    Tra i vari saperi con i quali la scienza economica entra in relazione, la riflessione etica ha, dunque, una sua peculiarità, in quanto l’attività economica e la sua conseguente razionalità scientifica si trovano inserite nell’ambito dell’orizzonte dell’eticità. Infatti, il carattere umano dell’economia esige la dimensione etica, perché l’attività economica, anche se possiede piena autonomia nel suo ambito e costituisce un ordine proprio, è un sistema aperto ad altri ordini convergenti nell’unità del mondo umano [35] . Pertanto, scienza economica e riflessione etica possono costituirsi e comprendersi come due misure dell’unica realtà se entrambe sono in grado di misurarsi con il paradigma radicale di razionalità che ad entrambe sovrintende, il quale, veicolando un’idea dell’agire come capacità di incrementare o arricchire la realtà dell’umano in relazione con se stesso e con gli altri, costituisce il campo per lo sviluppo di un medesimo criterio valutativo degli esiti che il rapporto tra etica ed economia mettono in atto [36] . È, infatti, l’uomo in quanto oggetto e soggetto di entrambe che garantisce l’autonomia e la convergenza della razionalità economica e di quella etica [37] .

    Questo vuol dire che, entrando nell’orizzonte dell’umano, l’economia acquista la ricchezza dell’intenzionalità. Diviene una realtà commisurata dalla coscienza e dall’attrazione dei fini. Per mezzo dell’etica, infatti, la scienza economica si apre all’umano e la moralità fa sì che l’economia abbia un senso e una funzione umanizzante. L’economia, quindi, «ha un bisogno naturale dell’etica. Non si tratta, pertanto, di stabilire un semplice raccordo tra etica ed economia, come se l’una fosse estranea all’altra. Occorre riscoprire, invece, come solo nella considerazione previa delle domande e degli stimoli che l’etica sottopone di continuo all’economia – ad esempio: perché produrre? quale immagine di uomo sta dietro il modello di sviluppo che si persegue? ecc. –, l’economia stessa possa non smarrire il suo fine intrinseco e trovare molle interne per la sua efficienza e la sua efficacia. In ragione del suo fine ultimo e del suo fine immediato, l’attività economica è da realizzare secondo leggi e metodi propri dell’economia, ma nell’ambito dell’ordine morale. Detto diversamente: a) è attività dotata di una propria autonomia e, nelle varie forme di operosità, negli strumenti, negli organismi, si attua secondo una propria razionalità: razionalità economico-professionale, data dal principio economico e dalle leggi proprie di ciascuna professione; b) è attività in rapporto intrinseco con l’ordine morale, sia in ragione del soggetto che la pone e che in ogni forma del suo operare è guidato dalla legge morale, sia in ragione di quanto produce che, contribuendo al compimento umano, è da considerarsi un bene utile e degno, sia in ragione del fatto che mentre la esercita l’uomo si perfeziona e cresce in umanità. Tuttavia, l’attività economica si distingue dall’ordine morale, perché quest’ultimo concerne altre attività ed è principalmente volto ad un’efficienza spirituale ed interiore, allo sviluppo globale dell’essere umano. L’economia, invece, mira a produrre beni e servizi in un ordine esteriore, idoneo a soddisfare i bisogni dell’uomo secondo gradi e modalità che convengono alla sua dignità intera. L’etica non annienta la razionalità specifica, scientifico-tecnica dell’economia, ma l’aiuta ad esplicarsi pienamente. Etica e razionalità scientifico-tecnica non si oppongono tra loro. Devono convivere in rapporto di mutuo potenziamento. Tutto ciò ha un suo riscontro nella vita pratica. L’economia, il libero mercato non possono dispiegarsi pienamente senza un contesto o un ambiente morale, ossia senza la qualità morale dei soggetti che vi operano, senza l’adempimento delle norme etiche e il rispetto dei diritti dell’uomo secondo una visione integrale di esso» [38] .

    Da questo punto di vista si può dire che l’ordine economico fornisce una materia e un campo di incarnazione all’ordine etico nella misura in cui costituisce una relazione effettiva alle cose e mette in gioco le relazioni intersoggettive relative alla disponibilità delle cose [39] . Ciò perché l’uomo non può aspirare al bene che lo caratterizza come essere umano se non attraverso mediazioni concrete che forniscono in qualche modo a questo bene gli elementi di cui deve essere costituito [40] . Questo fonda la relazione tra economia ed etica. Il motivo sta nel fatto che «l’uomo economico non è che un’astrazione e la realizzazione di quest’astrazione rappresenta la perversione dell’ordine economico che abbiamo tentato di descrivere. Ma in realtà nell’attività economica come in ogni altra attività è presente l’uomo quale esso è, cioè come coscienza, con tutto ciò che questo implica, con tutto ciò che è richiesto dal modo d’essere proprio della coscienza. Se l’uomo è esigenza di intelligibilità, di libertà e di amore o semplicemente esigenza di un’apertura infinita non lo è solo nella purezza riflessiva della presenza di sé a sé, ma già nelle diverse peripezie dei suoi rapporti con le cose questa esigenza deve mostrarsi e ispirare i suoi comportamenti. Se per certi aspetti l’ordine economico ci appare in conflitto con l’ordine etico a causa della sua tendenza ad autonomizzarsi, non possiamo non riconoscere che allo stesso tempo, per altri aspetti, implica invece un riferimento all’ordine etico» [41] .

    In altri termini, il problema che sorge è quello di comprendere, da una parte, come la razionalità scientifica dell’economia sostiene e integra la presenza della ragione pratica dell’etica, tenuto conto del fatto che il riconoscimento dell’autonomia della razionalità scientifica nel campo economico non contraddice la possibilità dell’etica [42] , perché anche la realtà economica, come l’etica, oltre ad essere suscettibile di approcci diversi, eppure convergenti, mira nel suo complesso a determinare le condizioni di possibilità per la concrezione della vita buona dell’individuo e della collettività, al di là della semplice determinazione della ricchezza prodotta, acquisita e fruita [43] . Dall’altra, si tratta di specificare come la ragione etica, pur rispettando l’autonomia dell’economia, riesca ad interagire con tale forma di vita al fine di salvaguardare il rispetto della dignità umana e il suo sviluppo antropologico globale.

    La consapevolezza che la ragione pratica dell’etica non inficia l’autonomia e il dinamismo progressivo della scienza economica, bensì aiuta a trovare le vie di un’economia più umana, nella prospettiva della realizzazione del ben-vivere e del ben-essere dell’uomo, contribuendo a rompere il naturalismo dell’economia e aprendo al pluralismo dei principi di regolazione economica, offre una prospettiva teleologica all’economia che può strutturarsi, in questa maniera, in modo alternativo e integrativo a quella dell’economicismo utilitarista e individualista che ha prodotto molte «quantità», ma ha distrutto tantissime «qualità» [44] .

    Un tale processo deve passare, però, attraverso il riconoscimento dell’autonomia della razionalità economica, la scoperta della coerenza e normatività della prospettiva etica nell’ambito dell’economia, la

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1