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Una finestra su Los Angeles
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Una finestra su Los Angeles

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About this ebook

" Dopo quel pezzo di vita nella città degli angeli, Adele non fece più ritorno al campo base, se non per brevi soste. Lei era tra quelli che avevano il gene del viaggiatore nel sangue e il viaggio accese in lei un fuoco che si sarebbe espanso fino ad avvolgerla completamente. A Los Angeles Adele aveva sconvolto la sua concezione della parola “vivere”. "

Il viaggio scorre nelle vene di Adele. È’ un impulso innato che le impone quasi irrazionalmente di muoversi da un continente all’altro per sentirsi libera, per avere consolazione dalle delusioni di una vita che le sta troppo stretta.
I luoghi, le città in cui vive senza mettere radici, l’amore, gli amici e le conoscenze casuali, i libri che legge, la musica che fa da sfondo ad ogni piccola o grande esperienza, alimentano in modo esponenziale la sua voglia irrefrenabile di conoscere e scoprire il mondo, i volti che lo popolano e le loro storie incredibili.
LanguageItaliano
PublisherKolyma
Release dateDec 10, 2017
ISBN9788827532065
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    Una finestra su Los Angeles - Mariateresa Costi

    l’ha

    PRIMA PARTE

    Partire…

    ‹‹ Ultima chiamata. Il volo Alitalia 2659 per Perth è in partenza al gate 7››.

    Adele sentì l'annuncio mentre si stava imbarcando e pensò che c'è sempre qualche ritardatario che si fa attendere. Salutò la hostess che le aveva controllato il passaporto e la carta d'imbarco, poi proseguì camminando lentamente nel corridoio, trascinandosi dietro un piccolo trolley rigido color grigio argento. Ogni passo le pesava addosso come se stesse portando sulle spalle un enorme macigno di pietra. Aveva venticinque anni e di aerei ne aveva già presi parecchi, ma quello, probabilmente, era il più importante della sua vita.

    Adele aveva lunghi capelli mori, che portava finemente con la riga nel mezzo; un naso piccolo all'insù evidenziava un sorriso che spiazzava, tra due rosee labbra carnose. Era bella, di una bellezza disarmante per la semplicità con cui portava a spasso un seno prorompente e polposo insieme a due gambe muscolose e sottili. Era più alta della media ed il suo corpo sinuoso trasmetteva calore ed intimità. Adele, nella sua ingenuità, non si rendeva conto di quanto fosse bella. Proprio come quel giorno in aeroporto, spesso legava i capelli in uno chignon sopra alla testa e così il suo viso metteva in evidenza quei grandi occhi nocciola, che parevano sempre sgranati e alla ricerca di risposte.

    Si strinse nella calda sciarpa di lana bordeaux che portava intorno al collo e sulle spalle, facendosi forza per continuare a camminare. Si mise in fila davanti al portellone dell'aereo. Davanti a lei aveva un signore sulla cinquantina dai capelli grigio brizzolato, di fianco una signora dai capelli biondi tendenti all’arancio e leggermente in sovrappeso, che le sembrò inglese. Nei tanti viaggi che aveva fatto, Adele si divertiva sempre ad analizzare tutte le persone che salivano a bordo dell’aereo, cercando di indovinare cosa facessero e perché fossero in viaggio. Scopriva sempre chi fosse contento di andare finalmente in vacanza e trovava altri tipi che invece le sembravano misteriosi: felici apparentemente, ma che celavano nello sguardo un lato pensieroso e malinconico.

    Una volta entrati i due passeggeri davanti a lei, Adele fece quel passo che la mise sull'aereo. Guardò per terra e il suo sguardo si fissò sui suoi piedi. Era a bordo. Si rese tremendamente conto che stava partendo. Se ne stava andando. Sentì una vampata di calore salire dal suo stomaco direttamente al petto. Il cuore le batté forte e le sembrò di sudare sulla fronte. La hostess la colse di sorpresa, sottraendola ai suoi pensieri.

    ‹‹ La sua carta d'imbarco per favore?››

    Adele le mostrò il suo biglietto e ascoltò le indicazioni che quella donna gentile le fornì, indicandole quale sarebbe stato il suo posto a sedere. Le rivolse un sorriso gentile e proseguì col suo trolley verso il suo posto. Una volta lì, ripose i suoi bagagli nella cappelliera e si sfilò la sciarpa, che tenne sulle gambe. In caso le fosse venuto freddo durante il volo, Adele l'avrebbe utilizzata come coperta visto che era molto ampia. Ruotò la testa all’indietro appoggiandola al seggiolino, socchiuse gli occhi sentendo il peso enorme che aveva sullo stomaco e lasciò andare i pensieri.

    Ed eccola lì, finalmente seduta su quell'aereo che per un anno intero aveva sognato. Direzione: Australia.

    E' così lontano dall'Italia, dall'altra parte del globo. Un altro continente, col clima e le stagioni al contrario aveva pensato tante volte nei mesi prima della partenza. Pure il giorno e la notte si confondono e si mischiano come ennesima riprova che lì tutto è diverso. Ma Adele sapeva che, quando si rincorre un sogno, si è disposti ad affrontare qualsiasi cosa. E lei era pronta.

    Su quell'aereo non vedeva chi aveva attorno, non sapeva chi era il suo vicino di posto, da dove venisse, che lingua parlasse, assorta com’era nei suoi pensieri nemmeno lo vedeva! Sapeva solo che ventuno ore la separavano da quella terra così lontana, che lei non aveva studiato neanche sui libri di scuola. Sognava, fantasticava su quello che sarebbe stato, ma alla fine niente di quello che si immagina va come ce lo aspettiamo.

    Tante sono le emozioni che si provano quando si parte per un lungo viaggio. L’adrenalina le riempì il corpo, l’agitazione, i sogni, le speranze, la tristezza e la malinconia corredarono la sua mente ed il suo cuore simultaneamente.

    Adele era vestita a strati come una cipolla. Indossava dei pantaloni grigi di una tuta sportiva e delle scarpe nere da ginnastica, per essere comoda durante il viaggio. Sopra si era arrabattata con una canottiera, una t-shirt, una felpa e un piumino. Sì, perché partiva da Milano Malpensa lasciandosi alle spalle quindici gradi sotto zero, pesanti nevicate e ghiaccio ovunque, per atterrare a Perth dove un sole che spaccava le pietre la aspettava, insieme alle sue amiche e a quarantadue gradi Celsius. Doveva essere pronta al cambio repentino di temperatura non appena fosse uscita dall'aeroporto. Il clima avrebbe sicuramente aiutato a sconfiggere quella malinconia che si portava dentro.

    Non sapeva cosa aspettarsi. Era uscita da molti aeroporti durante gli svariati viaggi della sua vita, quello che portava nel cuore con particolare affetto era l’LAX, l’aeroporto internazionale di Los Angeles. C'era stata anni prima a studiare, e in seguito c’era tornata per diversi motivi. Adele Bonaretti era un'italiana della Pianura Padana, emiliana di sangue e nel cuore, ma si sentiva cittadina del mondo e fino a quel momento Los Angeles era stata indubbiamente la città che l'aveva ospitata meglio. Los Angeles l'aveva coccolata tra il calore delle sue palme e l'allegria del suo oceano, la cordialità dei suoi abitanti e le stranezze di Venice Beach. Era un'amante di Los Angeles, dalla testa ai piedi e sostenitrice che quella fosse l'unica città al mondo, per la quale valesse la pena trasferirsi all’estero per sempre. Intanto però era capitata quell'occasione. Si era licenziata dal suo vecchio posto di lavoro su due piedi. Era un lavoretto che le aveva permesso di mantenersi agli studi. Durante gli anni dell’università aveva lavorato in una biblioteca per guadagnare quello che le serviva per le uscite serali e pagare l’affitto dell’appartamento. Adele Bonaretti, studentessa modello alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze, non riusciva a trovare un lavoro che la soddisfacesse a pieno. Il lavoro alla biblioteca era carino e le aveva concesso tante letture durante i tempi morti, tuttavia Adele aveva voglia di realizzarsi, di scrivere cose sue e di dare libero sfogo alla sua creatività.

    In Italia si studia parecchio, all'università si sogna di fare il lavoro per il quale si studia, ma i giovani neo laureati imparano in fretta che la loro vita sarà sempre accompagnata dal verbo accontentarsi. Troveranno un lavoro che non darà molte soddisfazioni personali, che riguarderà ben poco quello che hanno studiato con fervore e passione; infine porteranno a casa uno stipendio, la maggior parte delle volte misero e che permetterà loro di camparci un mese. Suonerà strano per chi vive al di fuori dell'Italia, ma il Bel Paese è rimasto al periodo della seconda guerra mondiale, quando gli americani hanno liberato l’Italia. Gli italiani sono un popolo di sognatori, di pescatori, di lettori. Sono cantautori, cantano storie e lodano l'amore. E lo fanno ogni giorno. Vivono, lavorano, sudano, mangiano e amano. Purtroppo finita la favola, il mondo va avanti, ma non per l'Italia, che ha una classe dirigente vecchia mentre i giovani non hanno spazio, perché a loro viene richiesta l'esperienza già da neo-laureati. Gli italiani sono governati da un popolo di politici in esubero, dove gli onesti si contano sulle dita di una mano. Si aggiunge a questa nota negativa la tacita legge in vigore denominata la mentalità del più furbo. Una regola che sfavorisce gli onesti e i bravi lavoratori, spiegandosi con la semplice frase: chi riesce a guadagnare imbrogliando è più furbo.

    Adele l'aveva già sperimentato ormai e non voleva accontentarsi. Era giovane, comunque già stanca di questa situazione di mediocrità e di insoddisfazione. Alcune sue amiche erano partite pochi anni prima per l’Australia e avevano fatto fortuna nel nuovissimo continente. Questa fortuna costituiva semplicemente nel fare il mestiere che speravano di fare e guadagnare bene. Adele era una sognatrice a tutti gli effetti, una paladina della giustizia e non poteva sopportare di sottomettersi a queste norme ingiuste e impenitenti, che il suo amato paese le imponeva di subire. Così come tanti altri giovani, era in partenza alla volta dell'Australia cercando le occasioni di onestà e meritocrazia, di cui in molti le avevano parlato.

    Adele aveva girato mezzo mondo, vissuto in posti così diversi da casa sua e si era sempre sentita a suo agio in mezzo ad altre culture, altri modi di vivere. Era di mente molto aperta, amava provare cose nuove e si immergeva a tal punto nelle diversità, perché voleva provarle direttamente sulla sua pelle, per sentirsi a casa in ogni Paese. Amava ogni luogo, in ogni posto sapeva scovare bellezza, vedeva con semplicità innata le meraviglie di ogni gente. Proprio come quando viveva a Los Angeles, adorava sentire sue quelle strade enormi, mentre vi camminava per andare a fare la spesa. Era felice di ambientarsi bene in mezzo a persone con mentalità diverse da quella del suo paese. Era straordinariamente affezionata a quella Los Angeles che l’aveva ribattezzata Adele*, suonava molto più californiano! In quei momenti si sentiva americana a tutti gli effetti. Adele era veramente una cittadina del mondo.

    Tirando le fila di quegli ultimi anni, aveva deciso di partire per ricercare un mondo migliore e soddisfazioni lavorative. Questo era quello che si raccontava. In realtà Adele stava fuggendo dall’Italia, stava scappando da qualcosa, nonostante non ne fosse consapevole. Adele stava partendo per dimenticare Diego.

    [1] La pronuncia cambia in inglese e suona più come Adel.

    London Calling

    Il primo viaggio di Adele Bonaretti fu a Londra. Aveva soli 13 anni, frequentava la scuola media e come tutti aveva un pen-friend* in Inghilterra, col quale scambiarsi lettere per migliorare il proprio inglese. Dopo due anni di missive con Amanda Martin, una rossiccia tredicenne inglese, Adele andò dalla sua camera da letto alla cucina e semplicemente dichiarò davanti ad entrambi i suoi genitori:

    << Io vado a Londra. >>

    Adele fu fortunata. I genitori, due viaggiatori cronici, che le avevano fatto scoprire l’intera Europa prima che compiesse dieci anni, appoggiarono subito questa sua iniziativa e la misero su un aereo per l’Inghilterra. Adele non seppe mai quanto costò quel volo della British Airways. Alla fine degli anni ’80 non esisteva RyanAir, non vi era alcuna compagnia low-cost e i viaggi aerei erano parecchio cari, quindi i genitori avevano sicuramente speso una cifra per mettere quella ragazzina su un aereo, ma la scelta sembrava così naturale che venne da sé che Adele andasse a Londra. In fondo era proprio come dicevano i Clash: London Calling! Con una banalizzazione del vero significato della canzone, si potrebbe dire che Londra la stava chiamando. I genitori firmarono diverse carte per fare espatriare la figlia minorenne da sola, ma nell’incoscienza della sua giovane età, Adele non si rese conto della grandezza epica dell’avventura alla quale andava incontro.

    Un rappresentante legale incaricato da British Airways si avvicinò alla ragazzina poco prima dell’atterraggio, comunicandole che una volta scesi avrebbe dovuto seguirlo. Adele non fu sicura di aver capito, ma immaginò quello che quell'uomo le disse. Una volta atterrati, prese il suo zaino nella cappelliera e seguì il delegato che l’accompagnò per tutto l'aeroporto di Stansted, fino all’uscita degli arrivi. Lì davanti l’attendeva Amanda Martin e Martin Senior. L’amica inglese, originaria di Rainham, una piccola cittadina sul Tamigi ad un’ora di auto da Londra, le aveva inviato una sua fotografia insieme all’ultima lettera ed Adele aveva fatto lo stesso. Entrambe si riconobbero dopo uno sguardo attento. Il viaggio in auto verso Rainham fu interminabile agli occhi della giovane Adele, che osservò dal finestrino quella prima notte inglese, quelle strade dove le persone guidavano al contrario e quelle rotatorie che non aveva mai visto prima.

    Il mese in Inghilterra fu lunghissimo, Rainham non aveva molte attrattive. Rare erano le volte che i Martin portassero Adele a Londra, ma lei realizzò l’incredibilità dell’esperienza che stava vivendo. I suoi coetanei avrebbero dovuto attendere diversi anni prima di sperimentarla. Passò le serate in casa di Amanda e dei signori Martin a chiacchierare a lungo o almeno ci provava. Adele ce la metteva tutta per capire ogni singola parola, pur tuttavia rimaneva una ragazzina delle scuole medie ed era già troppo che fosse all’estero da sola, si esprimesse in un qualche modo e che capisse ciò che le veniva spiegato. Fu così che Adele scoprì di essere molto portata per l’inglese, ma soprattutto fu così che iniziò la sua vita come viaggiatrice.

    Così come quella sera d’inverno fu naturale per Adele comunicare ai genitori che sarebbe andata a Londra, così lo fu anche per ogni viaggio a seguire. Dopo quella prima volta in Inghilterra, Adele vi tornò molte altre. Dopo diversi studi e certificazioni, che attestassero il suo alto livello di inglese, decise di espandere il suo raggio d'azione. Adele crebbe viaggiando da uno stato all'altro e con una valigia sempre pronta di fianco al letto. I genitori non ci fecero mai molto caso. A vent'anni aveva preso più di una ventina di aerei, visto mezzo mondo e toccato metà dei continenti. La maggior parte della gente inizia a viaggiare proprio a quell’età. Quando le parlavano di un posto qualsiasi, era facile che lei ci fosse già stata. Dispensava consigli a tutti i giovani viaggiatori e rimaneva allibita che certe persone non avessero ancora preso un aereo. Il viaggio era un virus benigno, che era entrato nelle sue vene e la stava conducendo in ogni angolo remoto, disperso sulla terra. Non era una classica turista, non comprava tanti souvenir, ma aveva istituito una sorta di rituale molto personale, che portò sempre avanti negli anni. In ogni posto che visitava Adele comprava una cartolina da collezionare, che ritraesse la cosa che maggiormente l'aveva impressionata di quel luogo. Nella sua camera da letto appese una stampa, che le regalarono durante la sua prima esperienza in college. Adele non seppe mai di chi fosse quella citazione, nonostante fosse piuttosto conosciuta nei paesi anglofoni.

    " Questa è la tua vita. Fa’ ciò che ami e fallo spesso. Se non ti piace qualcosa, cambialo. Se non ti piace il tuo lavoro, mollalo. Se non hai abbastanza tempo, smetti di guardare la televisione. Se sei alla ricerca dell'amore della tua vita, smetti di cercarlo. Sarà lì ad aspettarti quando avrai iniziato a fare le cose che ami. Smetti di iper-analizzare tutto, tutte le emozioni sono belle. La vita è semplice. Quando mangi, apprezza ogni singolo boccone. Apri la tua mente, le tue braccia e il tuo cuore a cose e persone nuove, siamo uniti nelle nostre differenze. Chiedi a chi ti sta intorno quali siano le loro passioni, e condividi le tue aspirazioni con loro. Viaggia spesso; perderti ti aiuterà a ritrovare te stesso. Alcune opportunità vengono una sola volta, misurale. La vita gira intorno alle persone che incontri e alle cose che crei con esse, quindi va fuori e inizia a creare. La vita è corta. Vivi i tuoi sogni e indossa le tue passioni."

    Ogni volta che Adele rileggeva quelle parole, qualcosa dentro di lei le confermava che stesse facendo bene a viaggiare tanto e che stesse vivendo la sua vita al meglio.

    Gli anni passarono, Adele fece le sue esperienze nei vari college inglesi e vide l'Europa con gli occhi di un'adolescente, grazie agli inter-rail con gli amici. Scoprì i ragazzi ed ebbe le sue prime cotte. Si innamorò anche seriamente una volta, o così le sembrò. Frequentò qualche rockettaro acculturato tra una verifica e un’interrogazione, senza mai troppo entusiasmo. Si iscrisse all'università, continuando a non dimostrare particolare interesse per le storie d’amore, come facevano invece le sue compagne di corso. Fu così che, quando capitò l'occasione, Adele la prese al balzo. Il suo professore di letteratura straniera, che sapeva quanto Adele amasse stare in giro ad esplorare il mondo, le propose di andare all'estero per una borsa di studio. La scelta era tra Los Angeles, New York e Boston. Si sarebbe fatta andare bene qualsiasi posto pur di viaggiare. Durante la sua esperienza a Rainham, per la prima volta lontana da casa a soli tredici anni Adele aveva pianto, tuttavia il ricordo che portava dentro era una reminiscenza piacevole e stimolante. Le era piaciuto essere in un'altra città, aver fatto parte di un mondo più grande del suo piccolo paesino. A fronte di questi ricordi, quando il suo professore le propose di partire, lei accettò immediatamente. La sensazione che pervadeva Adele prima di ogni viaggio era sempre la stessa. La felicità.

    Vinto il bando, Adele partì per Los Angeles.

    [1] Letteralmente un amico di penna.

    Spiriti Liberi

    Arrivò a Los Angeles su un volo Air France, dopo un viaggio di quindici ore ed uno scalo a Parigi. Non appena le porte automatiche dell'aeroporto si aprirono, Adele fu subito accolta dal sole raggiante e dalle palme esotiche. Osservò passare silenziosissime jeep, talmente grandi che in Italia non le aveva mai viste. Le saltò all’occhio quella scritta a caratteri cubitali: LAX. Adele fu immediatamente pervasa da una sensazione di incredibile benessere, si sentì immediatamente felice. Solo dopo

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