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Vita di donne
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Vita di donne

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Questo è un libro di nove racconti incentrati su donne inserite in vari contesti storici e luoghi italiani. Si va dalla Prima Guerra Mondiale, con le portatrici carniche e le prime donne medico al fronte, le decimazioni subite e altro; alle lotte agrarie, la Seconda Guerra Mondiale, l'occupazione tedesca, lo sbarco degli alleati, la resistenza, i problematici anni Settanta con le Brigate Rosse, le stragi e gli anni di piombo, fin ad arrivare alla vita di donne inserite nel mondo contemporaneo. Un affresco che copre dunque molti anni della storia italiana, andando a racchiudere in questo libro i vissuti sempre complessi e intimi delle donne che hanno fatto, e fanno, la storia di ognuno di noi.
LanguageItaliano
Release dateDec 12, 2017
ISBN9788893780582
Vita di donne

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    Vita di donne - Grazia Tagliavini

    intenzionale.

    Enza

    La maggior parte dell'Italia è preziosa e unica per varietà di paesaggi, per tesori artistici, ma forse il cielo della Toscana è unico per l'azzurro inconfondibile che si ritrova nei dipinti degli artisti di questa terra, di per se stessa nata per fare creare capolavori. Sotto uno di questi cieli nacque la piccola Enza, che doveva rimanere abbastanza minuta per tutta la vita, piccola di statura ma grande, grande in tutto il resto. Era la secondogenita di una famiglia particolare, il padre era il responsabile delle foreste del casentinese, uomo particolare in tutti i sensi. Era stato un fascista della prima ora, anche se non aveva mai partecipato a scorrerie delle squadracce, la sua scelta ideologica in una terra in cui la passione politica scorreva viva come il sangue bollente dei suoi abitanti, tra i cui progenitori contavano Dante, era incorruttibile e con un senso patrio comunale e della giustizia fortissimo, pronto a sacrificare tutto per questi, a perdere tutto, persino l'amata Patria. La sua scelta era dovuta a un senso di giustizia, le battaglie dei contadini, sacrosante per i soprusi perpetrati dai proprietari agrari per millenni, avevano portato a lotte senza quartiere che avevano prodotto a loro volta eccessi che il padre di Enza non aveva tollerato, inoltre fervente patriota si era sentito offeso e ferito dal modo in cui l'Italia era stata trattata, o aveva creduto fosse stata vilipesa fidandosi della propaganda esagerata di certi giornali, dai propri alleati. Inoltre lui, che aveva trattato sempre con giustizia i propri dipendenti tanto da pagare a sue spese le loro calzature prodotte a regola d'arte perché potessero lavorare con efficienza e sicurezza nei boschi, era infastidito dalle lotte durissime contro i padroni, non si sarebbe mai reso conto che la maggior parte dei datori di lavori e soprattutto i padroni agrari non erano certamente come lui. La madre di Enza, invece, era figlia di un socialista, e non si preoccupava più di tanto delle differenze ideologiche tra padre e marito, badava alla famiglia che ora era aumentata di un nuovo membro dopo il suo primogenito.

    Enza dimostrò subito un carattere deciso, adorava il padre e vedeva la madre come un mito, era da subito anche affezionata al fratello maggiore. Nonostante vivesse in un paese tra i boschi, le sue frequenze erano varie, anche perché il paese era meta di villeggiatura di personaggi benestanti e a volte importanti della Toscana e anche di altre regioni. Sua madre ricordava che ai suoi tempi aveva giocato con Edda Mussolini.

    Suo padre nonostante la fede fascista riuscì a salvare la famiglia da un possibile internamento della famiglia da parte dei tedeschi. Questi avevano fatto irruzione in casa e avevano costretto i membri della famiglia a salire su uno dei camion che avevano requisito al padre e questi, portando con sé alcune cose consentite, erano saliti. Il padre previdente aveva una botticella di liquore potente che aveva portato con sé. Appena salito, lo aveva offerto ai tre tedeschi. Questi avevano gradito e dopo non molto avevano dato fondo allegramente al contenitore e dopo poco si erano addormentati, il padre era riuscito a prendere la guida e aveva portato la famigliola in un punto in cui avrebbero potuto raggiungere un posto sicuro presso parenti. Poi aveva riportato il camion in cui i tre si erano addormentati, lo lasciò lì e raggiunse attraverso i boschi la famiglia. Enza ne conservò nei tempi successivi un ricordo piuttosto sfumato, aveva pressapoco cinque o sei anni, suo padre era sempre stato un uomo previdente.

    Venne la liberazione e la vita riprese difficile ma tranquilla secondo una routine soddisfacente.

    Enza ebbe una buona educazione alle scuole elementari del paese. Erano più che decorose nonostante non fossero tempi facili.

    Nel frattempo nacque un nuovo fratello, di cui Enza si occupò con sollecitudine ma anche con fermezza. Infatti il piccolo, divenuto uomo e poi anziano, ricordava la severa sorella che gli faceva lavare le mani e controllava come un carabiniere che si lavasse i denti.

    Ormai grandicella, poiché nel paese non c'erano i gradi di scuola superiore, fu mandata a studiare a Firenze e alloggiava presso uno studentato di suore, a lei non pesava a parte la lontananza dalla famiglia. Aveva infatti nel corso dell'adolescenza sviluppato una fede solida e sentita, aveva acquistato una particolare spiritualità dalla madre che non era credente nel senso stretto della parola, non andava in chiesa se non raramente e aveva una certa avversione per il clero che probabilmente aveva ereditato dal padre socialista. Tuttavia aveva trasmesso alla figlia un senso del sacro che questa aveva riversato nella fede cattolica. Fede vissuta con sincerità senza bigotteria, con un senso di vera pietà cristiana e di rispetto per il sacro. Aveva anche, stranamente per una ragazzina, sviluppato una passione: il calcio. Era accaduto quando una sua compagna di nobile famiglia l'aveva invitata a trascorrere qualche giorno nella sua lussuosa casa e la domenica l'aveva portata a vedere la partita, la Fiorentina giocava con l'Inter. Dalle labbra della nobile e raffinata contessina uscirono quasi ininterrottamente insulti irripetibili rivolti all'arbitro e soprattutto agli avversari, Enza furiosa per sentire così offendere i giocatori della squadra non di casa sviluppò una simpatia immediata per questi ultimi e da quel momento divenne una delle più accese sostenitrici dell'Inter e si appassionò allo sport nazionale.

    Aveva anche altre passioni quali la letteratura italiana e straniera, l'arte, ma anche per scarpe e borse senza tuttavia diventare schiava delle futilità . Usciva dallo studentato sempre perfetta, non aveva mai niente fuori posto, non si truccava, sarebbe stato disdicevole, ogni tanto faceva eccezione la domenica mettendosi il rossetto, non troppo né vistoso. Conseguì una maturità brillante, i suoi non fecero obiezione quando volle continuare gli studi all'università naturalmente in lettere. Scelse un'università prestigiosa e di non facile accesso, la Normale di Pisa, ma l'apparente fragile e delicata Enza ce la fece, dietro il suo aspetto etereo e raffinato si nascondeva l'animo di un sergente di ferro.

    Qui fece conoscenze interessanti, fece amicizia, che si protrasse per tutta la vita, con una giovane un po' più grande di lei che sarebbe diventata un'importantissima scienziata conosciuta in tutto il mondo universitario nel ramo della fisica, conobbe personaggi di valore ed ebbe anche corteggiatori, a lei non dispiaceva essere ricercata ma nessuno di quei giovani le faceva battere il cuore e per lei era importante sentire una particolare sensazione che per ora non aveva mai sperimentato.

    Ottenne la laurea e si mise in graduatoria del provveditorato del capoluogo nel suo territorio per l'insegnamento, arrivarono le prime supplenze. Nonostante la giovane età, la professoressa Enzina, come la chiamavano tra loro gli studenti, sapeva farsi rispettare, eccome! Sapeva, però, anche trasmettere mirabilmente con un eloquio semplice ma affascinante il sapere e l'amore per i classici sia italiani che latini.

    Un giorno le arrivò la notifica che avrebbe dovuto partecipare a un corso di aggiornamento. Si rese conto che le sarebbe stato utile per approfondire conoscenze per il concorso all'insegnamento a cui avrebbe dovuto partecipare e sarebbe stato bandito, a quanto si diceva, entro breve tempo. Il corso si sarebbe tenuto a Siena. Lei ovviamente partecipò, lì incontrò il suo vecchio professore del liceo che fu lieto di rivedere la sua più promettente scolara che aveva intrapreso la sua stessa carriera, c'erano anche giovani insegnanti o aspiranti tali, c'era un giovane professore particolarmente attraente fatto oggetto di discrete ma avvertibili manovre di avvicinamento da parte di colleghe. Enza guardava con sufficienza quelle «sciocchine» che sembravano più interessate a lui che non al pensiero politico di Dante o alla poetica stilnovista del sommo poeta o ad altre tematiche sulla produzione del medesimo. Arrivò la fine del convegno, che fu veramente molto interessante. Enza tutta presa dagli argomenti trattati non si era resa conto che la riunione finiva alle sei del pomeriggio e non c'erano più treni verso il suo paese, preoccupatissima si rivolse al suo vecchio insegnante che abitava a Firenze ma questi imbarazzatissimo disse: Signorina ma non posso assolutamente, dovrei fermarmi a casa mia, cosa penserebbe mia moglie vedendomi arrivare a tarda ora con una giovane donna? Poi non sta bene assolutamente, sarebbe sconveniente... ma vedendola assolutamente sconfortata ebbe un'idea: Perché non si rivolge al professor Bortoloni? Abita dalle sue parti e ho sentito che già dà un passaggio ad altre nostre colleghe.

    Il professor Bortoloni era l'aitante giovane fatto oggetto di interesse da parte di tutte le insegnanti presenti, lei non pensò a cosa avrebbe potuto pensare. Tutta preoccupata di come avrebbe fatto ad arrivare a casa di notte si rivolse immediatamente al giovane chiedendo un passaggio e questi piuttosto contrito rispose: Veramente ho già promesso un passaggio ad altre tre colleghe.

    Che automobile ha?

    Una lancia.

    Ci si sta in cinque.

    Sì ma abbiamo le valigie, non ci stanno tutte nel bagagliaio.

    Esiste il portabagagli.

    Sì, ma io non ce l'ho.

    Bene, lo comperi!

    Il giovane rimase un attimo senza parole e poi disse: Certo, vado subito.

    Acquistò quanto richiesto all'ultimo momento in un negozio che stava per chiudere, alle sette e trenta caricò le sue quattro colleghe in automobile, le altre tre facevano a gara per attirare l'attenzione del guidatore, soprattutto una che era anche molto carina. Enza ormai, dopo la grande ansia provata, tranquilla, si godeva le scene divertendosi, anche se dopo un po' cominciò a provare fastidio e poi dispetto per quelle avance ingenue che lei riteneva inopportune in sommo grado. Arrivata a casa salutò tutti ringraziando l'autista improvvisato e si rifugiò in casa. Nei giorni seguenti ripensò spesso a quanto le era capitato, finché un giorno vide arrivare alla sua porta il giovane professore che presentatosi alla famiglia era giunto con delle bottiglie d'olio prodotte dai suoi familiari. Infatti il padre era un proprietario terriero che coltivava olive e aveva un frantoio. Fu accolto con cortesia e ringraziato ma non con particolare calore quindi ci rimase un po' male. L'olio di famiglia era considerato uno dei migliori del territorio e in quei posti si producevano oli tra i più buoni e genuini d'Italia. Tornò ancora per invitare Enza e vedendo abbondanti in un angolo le sue bottiglie ci rimase ancora più male. Non sapeva che era il luogo dove si tenevano le riserve da usare in occasioni particolari. Continuò a uscire con la giovane, naturalmente con l'approvazione dei genitori, a Enza quel giovane piaceva e le faceva battere il cuore come nessuno aveva fatto. Finalmente era arrivata quella sensazione che aveva ricercato, inoltre il giovane aveva una fede molto simile alla sua, era anche impegnato in politica in un momento in cui si temeva il pericolo rosso ed era di tradizione antifascista. Il padre, rischiando molto durante la guerra, aveva dato rifugio a molti ebrei che un sacerdote suo amico spesso gli mandava. Il giovane ricordava un andare e venire di strani signori e solo uno gli era rimasto antipatico perché pretendeva che suo padre, quando tornava dai campi sporco, si pulisse e ben vestito giocasse a carte con lui. A parte lui, ricordava sguardi spaventati o persi nel vuoto, forse in ricordi di persone che non c'erano più o nella reminiscenza di persecuzioni e torture. Da questi ricordi gli nacque un'avversione che mantenne nell'arco degli anni verso la discriminazione per i diversi di qualunque genere, razza, colore, religione o salute sia mentale sia fisica. Sinceramente e profondamente impegnato, oltre il suo lavoro come dirigente in un istituto statale, continuava la tradizione di famiglia che era quella di produrre olio. Ora che suo padre era anziano toccava a lui e si impegnava parecchio per aiutarlo dal momento che il fratello stava diventando un importante uomo politico, era già stato eletto in Parlamento e non aveva tempo dato che ormai stava più a Roma che nel paese. Gli altri suoi due fratelli erano preti e dicevano di essere, oltre che fratelli carnali, fratelli in Cristo. Infine c'era un ulteriore fratello anche lui impegnato nella produzione d'olio.

    I due giovani decisero di sposarsi e fu una gran ricorrenza, scelsero un'abbazia famosa, soprattutto per la spiritualità che da essa derivava. L'antica dimora dei Bortoloni era una casa molto vasta che avrebbe potuto contenere agevolmente più di tre gruppi familiari ma all'inizio i giovani sposi vi abitavano solo nel periodo estivo, stando nella città capoluogo. La dimora era abitata per metà dall'anziano padre, dai due sacerdoti e dalla coppia quando veniva d'estate.

    Enza vinse il concorso ed ebbe la cattedra in una scuola della città dove viveva. Dopo poco tempo nacque il primo figlio e i due sposi amanti della classicità lo chiamarono come il sommo poeta Virgilio, era un bimbo abbastanza tranquillo, che fece impazzire di gioia i due sposi. Passati due anni si annunciò un nuovo arrivo, Enza per tutto il periodo della gravidanza sperò fosse una femmina poiché lei aveva due fratelli maschi e nella famiglia di suo marito erano ben cinque figli maschi. E femmina fu, Caterina, con un carattere che subito dimostrò di che tempra fosse. Infatti arrivò in anticipo, aveva una gran voglia di vedere il mondo e di farne esperienza, era bellissima con due enormi occhi scuri e ben presto mostrò una capigliatura corvina che in pochi anni divenne lussureggiante. Enza era convinta che due figli non bastassero. Inconsciamente le tracce della guerra erano rimaste nel suo animo anche se era piccola all'epoca. Voleva assicurarsi una continuità affettiva temendo qualche disgrazia o altro. Dopo un certo ma non eccessivo lasso di tempo nacque Francesco, il cui nome fu dato in onore del Santo più amato dalla famiglia. Si diceva che il Santo fosse stato in quella dimora secoli prima e avesse detto che in quella casa non ci sarebbe stata ricchezza ma il pane non sarebbe mai mancato, inoltre lo spirito del Santo era quello più vicino alla concezione di vita dei giovani sposi.

    Non bisognava pensare, però, che in quella casa ci fosse solo spiritualità. Lo sposo Giovanni, bello e aitante, suscitava ammirazione ed Enzina era sempre ben attenta e con gli occhi aperti, certo suo marito l'amava e mai le avrebbe fatto un torto ma era un po' vanitoso, almeno un piccolo difetto doveva pur averlo. Si vedeva lusingato dagli sguardi e moine di belle donne e la giovane sposa e madre non era certo tipo da non prestare attenzione, lui si schermiva e metteva tutto in ridere. Dotato non solo di grandissima cultura ma anche di un forte senso dell'umorismo riusciva a volte a stupire persino la moglie che ormai lo conosceva bene. Una volta era al frantoio stanco per una giornata con due lavori, inoltre gli erano arrivate delle noiose ingiunzioni burocratiche quindi era abbastanza di pessimo umore. Si presentò una sua vecchia conoscenza, in paese tutti si conoscevano, cominciò a fare commenti su come fosse fortunato ad avere quella tenuta e a produrre quell'olio e su quanto dovesse guadagnare e non la finiva più, allora il giovane padrone sbottò sperando di tagliare corto dicendo: Ognuno ha i suoi problemi.

    Oh quali problemi potrà mai avere lei?

    E l'altro: Ho la moglie che beve!

    Si sentì un tonfo, era Enza che sulla porta aveva sentito tutto e a quelle incredibili parole aveva fatto cadere un contenitore che aveva in mano. Quando poi raccontarono agli amici l'episodio e lo ripeterono negli anni fu motivo di omeriche risate.

    Sempre accoglienti e ospitali, erano circondati da amici e da estimatori, la professoressa godeva fama d'insegnante validissima e imparziale oltre che sapere tenere testa a tutti i genitori, alunni, superiori, colleghi. Non si accorgevano, però, di avere intorno anche tanta invidia.

    Intanto il fratello era diventato anche ministro e a ogni nuova tornata elettorale contava sull'aiuto del fedele fratello. Entrambi aiutavano chi si rivolgeva loro per un sostegno senza mai accettare niente in cambio se non qualche prosciutto, qualche gallina ben pasciuta che serviva a fare un ottimo brodo a Natale o qualche particolare formaggio, cibarie sempre gradite, visto il numero dei componenti della famiglia, i sempre graditi ospiti che tra parenti e amici affollavano sempre la casa.

    I figli crescevano e la piccola Caterina già prima dell'età scolare si era rivelata subito una capobanda aveva la vocazione della leader e anche della combinaguai, Virgilio era il più tranquillo, Francesco ancora piccolo già dimostrava però il suo carattere, con la testa fra le nuvole riusciva a combinare anche più guai di Caterina, ma c'era Enza che governava la sua casa e familiari come un comandante la sua nave e i marinai.

    Enza inoltre, come se niente fosse, aveva trascorso gli anni della contestazione senza diminuire di una virgola il suo programma che era sempre stato regolarmente svolto, nessun comitato studentesco per quanto agguerrito avrebbe osato saltare un'ora di lezione dell'Enzina.

    Passarono anni sereni sempre con qualche problema dato che i due coniugi conducevano una vita super attiva e impegnata. Conobbero anche persone note e importanti del mondo dell'intellighenzia e della politica, purtroppo per Enza nessun giocatore dell'Inter.

    Una terribile nube stava per colpire la famiglia. A livello nazionale accadeva un fatto sconvolgente, il rapimento di un personaggio di primissimo piano, molto vicino al cognato della donna. Enzina cominciò ad avere paura per tutti loro, erano anni terribili, bombe, attentati, agguati, rapimenti tutti legati più o meno direttamente alla politica.

    Qualcuno, spinto dalla sensazione che non voleva avere morti sulla coscienza contattò suo marito, facendogli giurare che mai avrebbe rivelato il nome del suo informatore e così fece. Contattò un amico che simulò di essere un sensitivo e questo diede le informazioni che l'altro gli aveva suggerito. La polizia andò nel posto indicato ma incredibilmente, visto che nessuno rispondeva alla porta al suono del campanello, se ne andò anche perché aveva ricevuto la notizia che proprio lì vicino transitava una macchina rubata coinvolta in un altro rapimento di un ricco nobiluomo, a scopo di estorsione, operato da una famosa banda criminale. Fatto strano e che fece molto pensare il marito di Enza, tuttavia mai rivelò quello che era accaduto. Nonostante ciò, fu questa la causa di quello che accadde successivamente.

    Qualche anno dopo, mentre la famiglia tornava dal podere di campagna dove abitualmente trascorreva tutta l'estate, Francesco che aveva circa dieci anni corse avanti, come al solito, e per tutta la vita ricordò un ufficiale che aveva la rivoltella spianata contro di lui. Il bimbo urlò: Cosa c'è? Che è accaduto?

    Erano i carabinieri che venivano ad arrestare il padre, l'accusa era che avesse organizzato una rapina ai danni delle poste con l'assalto a un treno. Per i familiari fu uno shock tremendo, anche perché l'accusa era talmente inverosimile che non sapevano all'inizio come difendere il loro congiunto: era come accusare Socrate di avere svaligiato un treno!

    Ci furono una sequela di fatti strani, probabilmente ben orchestrati, il povero Giovanni finì in carcere, Enza era stata la prima a riprendersi e a combattere per l'amato sposo, confortava il marito, teneva i rapporti con l'avvocato difensore con cui studiava strategie, seguiva i figli cercando di rincuorarli e stava vicino soprattutto a Francesco, il più colpito, dato che si era visto puntare una pistola. Un giorno ricevette una telefonata, veniva dal carcere: Signora, sono un detenuto, mi ascolti bene. Sono venuto a sapere che trasferiranno suo marito in un carcere terribile di massima sicurezza domani, faccia presto, ora devo andare, nessuno deve sapere che l'ho avvertita. Il professore è proprio una brava persona, qualcuno lo vuole in galera per tappargli la bocca. E poi la comunicazione si interruppe.

    Enza non pose tempo in mezzo, telefonò a uno dei cognati preti che venne a prenderla in macchina e andarono davanti al carcere.

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