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Ottimista, nonostante tutto
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Ottimista, nonostante tutto

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About this ebook

Inquinamento, attentati, crisi economica, malattie, guerre, immigrazione, eppure c’è sempre un motivo per sorridere ed essere ottimisti. Un lato positivo in tutte le cose. È una questione di mentalità, di approccio. Non tutti i mali vengono per nuocere. L’importante è salvaguardare prima di tutto la propria integrità, sia fisica che psicologica, l’aspetto più importante della nostra vita, senza la quale non è possibile dedicarsi a nient’altro.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateOct 9, 2018
ISBN9788827849484
Ottimista, nonostante tutto

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    Ottimista, nonostante tutto - Antonio Sobrio

    Youcanprint.it

    Preambolo

    Se un bicchiere è riempito a metà, è mezzo pieno o mezzo vuoto?

    Può sembrare una domanda banale, per certi versi stupida, eppure dalla sua risposta si può capire tanto di una persona: il modo in cui affronta la vita e le difficoltà che si presentano sulla propria strada, le possibilità di riuscita nell’affrontarle, le prospettive di vita e persino la longevità. Salvo eventi imprevedibili e inevitabili dovuti al caso o alle circostanze, in cui tuttavia può capitare spesso di imbattersi mettendoci comunque del proprio.

    Fino a un po’ di anni fa, nel rispondere a tale quesito avrei di sicuro affermato, senza tentennamenti, mezzo vuoto, finché ho invertito la prospettiva, iniziando a vederlo mezzo pieno. Da allora la mia vita è cambiata. O forse la mia vita è cambiata e ho iniziato a vederlo mezzo pieno, questione di punti di vista. Fatto sta che pur non essendo avvenuti grossi ed entusiasmanti stravolgimenti, la mia vita da quel momento in poi è notevolmente migliorata, soprattutto nel modo di affrontarla e concepirla, ma non solo. Nel suo complesso direi.

    In passato mi sono trovato a dover affrontare momenti piuttosto difficili, come può capitare e capita a tanti nella vita, che hanno fortemente e pesantemente segnato il mio percorso. Senza di essi probabilmente adesso sarei una persona completamente diversa da quella che sono, ed anche la mia vita lo sarebbe, ma, come si dice in certi casi, con i sé e con i ma non si va da nessuna parte. E soprattutto le cose non cambiano di certo, se non in peggio.

    Dopo anni di negatività, scoramento, depressione, di fronte a me avevo due possibili strade: continuare a deprimermi e piangermi addosso, sprecando anche le possibilità ancora rimaste sul mio cammino, oppure riprendere partendo da dove ero arrivato, mettendo da parte il mio passato, senza la pretesa di poterlo cancellare una volta per tutte, ma sicuramente con l’intenzione di non farmi più condizionare da esso. E così ho fatto, scegliendo la seconda ipotesi.

    Non è stato facile, non è avvenuto da un momento all’altro e, più di tutto, non può essere la soluzione definitiva a tutti i problemi che si presentano nella vita, ma di sicuro mi ha aiutato e mi aiuta a vivere molto meglio.

    C’è voluto del tempo, necessario a elaborare, rielaborare, prima di convincermi e partire, favorito anche dall’andare avanti dell’età, entrando in quel periodo della vita in cui si diventa sempre più pragmatici e razionali e tutto quello che non è veramente importante e indispensabile passa in secondo piano.

    Di sicuro posso dire che, al di là di tutto, senza un forte volontà non ce l’avrei fatta. Non so da dove l’ho presa, se è una questione genetica, di carattere, di circostanze, ma, visti i risultati, consiglio a tutti almeno di provarci. Anche perché non costa nulla e non si ha niente da perdere poiché, come si dice dalle mie parti, chiu nera ra mezzanott nun po’ venì tradotto più nero della mezzanotte non può diventare il celo ossia una volta toccato il fondo si può solo risalire.

    È una questione principalmente logica, oltre che rispecchiante spirito di sopravvivenza e istinto di conservazione proprio di tutte le specie viventi, che la civilizzazione nel corso dei secoli ci ha fatto un po’ perdere di vista. Qual è in fondo lo scopo di ogni essere vivente se non quello di vivere e farlo nel miglior modo possibile?

    Per riuscirci, tuttavia, è indispensabile mettere da parte ogni ostacolo che si presenta sul nostro cammino e valorizzare tutti gli aspetti positivi della nostra esistenza. Come avviene ad esempio in natura per un animale che, anche dopo aver subito una mutilazione, continua istintivamente ad andare avanti nella sua ricerca di cibo e soddisfacimento dei propri bisogni, senza farsi condizionare, né tanto meno deprimersi o addirittura pensare al suicidio come spesso avviene tra noi gli esseri umani. Capita spesso che invece ci lasciamo condizionare e sopraffare da piccoli e grandi problemi quotidiani, fino a entrare in un vortice di negatività che ci fa perdere di vista il grande dono della vita che possediamo. Al di là della nostra condizione, dal momento che, ideale o meno che sia, è quella che abbiamo e non ha senso sperare in altro o passare il tempo a piangerci addosso, rischiando di sprecare in questo modo anche la possibilità di vivere al meglio il tempo che ci resta da vivere, partendo dalle possibilità reali a nostra disposizione.

    Non sono uno di quelli che sostiene che se si desidera qualcosa basta volerlo e la si ottiene. Lo trovo irrealistico, oltre che fin troppo semplicistico. Un’errata interpretazione occidentale di filosofie orientali, o peggio una loro strumentalizzazione a fini commerciali, come dimostra tutta la letteratura pubblicata negli ultimi decenni basata sulla proposizione di metodi più o meno miracolosi per realizzare tutti i propri desideri con poche e semplici mosse, quasi come se si possedesse una bacchetta magica o una lampada di Aladino.

    Anche volendo non potremmo essere tutti attori, cantanti, calciatori, ballerini. Allo stesso tempo è improbabile pensare che ci sia qualcuno che nella vita sogni di fare il netturbino, il cameriere, con tutto il rispetto per tali mansioni, ci mancherebbe, è solo per rendere l’idea, eppure qualcuno deve pur coprirli certi ruoli e non è detto che lo faccia mal volentieri. Quello che conta di più è avere un desiderio e inseguirlo, così da non avere rimpianti, accettando quello che sia ha e che si è ottenuto. Ma non con rassegnazione. Per il semplice fatto che non si può avere tutto, che non si può pretendere di essere sempre migliori, o comunque più adatti degli altri, poiché ci sarà sempre qualcuno più o meno bravo o adatto di noi. Bisogna semplicemente accettarlo con serenità, perché è oggettivamente così e non resta altro che farsene una ragione. Accettare quello che si ha, la propria personale condizione, così come si accetta il tempo che passa, anche se non vorremmo che avvenisse. Non c’è niente di giusto e di sbagliato, sono le leggi della natura, basate su selezione naturale e legge del più forte e adatto a governare il mondo, anche se poi la società può comunque intervenire livellando le differenze, ma questo è un altro discorso. Esiste soltanto una realtà che possiamo conoscere e alla quale possiamo adattarci, cercando di migliorarla e ottenere da essa il massimo che possiamo ottenere. O quanto meno il più possibile.

    Ovviamente non è assolutamente facile vivere con questa predisposizione, soprattutto perché per farlo come prima cosa bisogna emanciparsi dalla cultura delle illusioni e dei sensi di colpa imposta dalla società in cui viviamo, con la quale cresciamo e che finisce per radicarsi dentro ognuno di noi, giorno dopo giorno, diventando sempre più difficile emanciparsene e iniziare a pensare con la propria testa.

    Per fortuna, dovuta anche a circostanze fortuite, io ci sono riuscito, ottenendone notevoli benefici, sperando che la mia esperienza, riportata in queste pagine, possa essere utile e ispirare anche altre persone a intraprendere lo stesso cammino. Ma soprattutto a raggiungere gli stessi risultati.

    Un piccolo salto indietro

    Ho iniziato a scrivere queste pagine nell'estate del 2012, anno che viene ricordato, tra le altre cose, per l'inquietante profezia dei Maia che avrebbe voluto far coincidere con il 21 dicembre dello stesso anno la tanto esorcizzata fine del mondo. Se state leggendo questo libro tuttavia si sarà trattato di una bufala. In caso contrario nessuno mai leggerà queste righe ed avrò perso semplicemente tempo.

    Visto lo stato attuale delle cose, con allarmi nucleari, inquinamento, riscaldamento globale e via dicendo, tuttavia, probabilmente si saranno sbagliati solo di qualche anno. Errore giustificabile considerando la proiezione futura della previsione. È come sbagliarsi di qualche minuto su una previsione a giorni.

    Intanto a me i Maia, non l’antico popolo, ma un'associazione di volontariato (Movimento Amici Impegnati Attivamente) operante da decenni sul territorio di Procida, piccola isola del golfo di Napoli in cui vivo, hanno dato la possibilità di realizzare un mio vecchio pallino: dare vita a un mercatino del baratto e dell'usato all'interno della sede dell’associazione, conosciuta fino a quel momento come bottega dell'equo e solidale, già operante da anni. È qui che trascorro gran parte delle mie giornate, tra la gestione delle iniziative proposte, l’accoglienza delle persone che entrano interessate, il dedicarmi all’educazione e sostegno nei compiti di ragazzi in età scolare, lo scrivere i miei libri, ascoltare musica, guardare le mie serie tv preferite e tanto altro. È diventato il mio osservatorio sul mondo e dove riflettere su tutto quello che ci circonda, dandomi la possibilità di raccogliere nel corso degli anni tanti aneddoti e spunti di riflessione che ho deciso di raccogliere in questo libro e condividere con chiunque abbia il piacere di farlo.

    Per chi avesse già letto il mio libro autobiografico Le risposte che cercavo (mi rivolgo soprattutto a mia madre, a qualche parente e conoscente che so l’abbiano fatto, o quanto meno così mi hanno riferito) queste pagine rappresentano il suo naturale prosieguo. Almeno cronologicamente poiché, inevitabilmente, nel corso degli anni, il punto di vista sulle cose cambia, così come è cambiato il mio approccio alla vita e di conseguenza alla scrittura. Per chi non l’avesse letto, il resto del mondo in pratica, sperando che possa farlo a ritroso dopo aver letto questo, per completare il puzzle ne riporto una breve sintesi. Quanto più breve possibile per evitare di annoiare e iniziare a insinuare dubbi sulla bontà dell’acquisto fatto.

    Dopo la comparsa della vitiligine a sedici anni (per chi non lo sapesse una malattia della pelle dovuta alla mancanza di melanina, pigmento deputato alla colorazione, che porta alla comparsa di chiazze bianche su varie parti del corpo) e lo sconvolgimento che ha subito la mia vita da quel momento in poi, soprattutto a livello psicologico e umorale, dopo varie esperienze di studio e lavoro tra Campania e Lazio, a trentatré anni ho deciso di ritornare a Procida, sconfitto e affranto. Ma come la Fenice, proprio da quel momento sono risorto dalle mie ceneri ed è arrivata la svolta inaspettata. Svolta che, come già accennato, non ha riguardato affatto il mio tenore di vita, come spesso promettono alcune delle guide miracolose precedentemente citate, né la scomparsa di tutti i problemi e le difficoltà, ma piuttosto il mio approccio verso quell’esistenza che fino a quel momento mi aveva riservato tanta sofferenza e turbamenti, generando un circolo vizioso, iniziando a pormi in maniera diversa, molto più positiva e propositiva, notando da subito gli effetti benefici che ne derivano.

    A volte è proprio vero che per rialzarsi bisogna toccare il fondo, ed anche per me è stato così, anche se non dovrebbe esserlo. Bisognerebbe ravvedersi in tempo, senza arrivare al limite, la possibilità di farlo esiste, ma talvolta purtroppo si finisce per restare intrappolati in un vortice che ci trascina verso il basso, senza darci la forza di reagire e risalire. Dopo anni in cui avevo cercato in tutti i modi di mascherare le mie debolezze, quasi volendole negare, facendo finta di stare bene per evitare di far preoccupare chi mi voleva bene, a partire dai miei genitori, sono crollato, venendo allo scoperto in tutta la mia fragilità. Ho finalmente condiviso il mio bisogno d’aiuto ma, inaspettatamente, proprio quando avrei pensato di subire il colpo di grazia, di buttare la spugna per la resa definitiva, ho visto al contrario accendersi improvvisamente una luce che mi ha permesso di rialzarmi e camminare.

    Mostrarmi per quello che sono realmente, a differenza di quello che mi sarei aspettato, non mi ha mortificato, umiliato. Al contrario, con mio grande stupore, mi ha fatto sentire molto più leggero. Svuotato di un peso e di una zavorra che mi ero sobbarcato sulle spalle per anni, diventando giorno dopo giorno sempre più pesante e insopportabile. Ho finalmente capito che stare bene era mio esclusivo interesse e che avrei dovuto fare di tutto per riuscirci. Continuando ad auto commiserarmi, nessuno sarebbe mai venuto a consolarmi o a consegnarmi il premio per il più sfortunato e sfigato dell’anno.

    L’unica strada era accettarmi per quello che sono, ma credendoci veramente, non solo come motto da sbandierare in tv o sui social, partendo dal punto in cui mi trovavo e da tutte le cose belle e positive che avevo vissuto, facendo in modo da far diventare la mia condizione un’opportunità e non una penalità, come era spesso accaduto fino a quel momento. Valorizzando al massimo quello che possedevo, traendone il meglio che potevo e beneficiando degli aspetti positivi che pur ci sono e ci saranno sempre, anche per rispetto di chi sta peggio. Soprattutto per quanto riguarda la condizione di noi europei occidentali, se confrontati a chi vive nei Paesi più poveri della Terra, dove si soffre la fame, la sete e si muore di malattie da noi facilmente curabili; dove c’è la guerra. O anche in Paesi come gli Stati Uniti, dove chi non ha soldi non può studiare, curarsi e finisce per strada con molta più facilità rispetto a quello che succede nelle società europee.

    Il nostro concetto di povero, del resto, è molto relativo, dal momento che in Europa si può essere poveri anche avendo sempre un piatto a tavola a pranzo e a cena, un televisore, uno smartphone, un tetto sotto cui stare (i cosiddetti clochard domestici) o vivendo per strada ma potendosi recare a un centro caritatevole per mangiare e lavarsi o ricevere pasti da gruppi di volontari.

    Il nostro grado di soddisfazione, a ben vedere, è una questione principalmente di proiezioni e aspettative, spesso irrealistiche e condizionate da modelli imposti e per lo più solo apparenti a cui ci fanno aspirare. Eh sì, perché non è detto che i soldi, il successo, la fama, diano necessariamente la felicità, anche se di sicuro aiutano, almeno dal punto di vista pratico e razionale. Può sembrare un luogo comune ma basta ragionarci o farne esperienza diretta per rendersi conto che è realmente così. Ci sono tante cose che con i soldi non si possono ottenere, a partire dai sentimenti, dalla gioia, dalla felicità, attimi di vita sfuggenti che dipendono principalmente dall’autenticità delle esperienze che viviamo. In fondo siamo accomunati tutti dalla stessa sorte e, l’avere di più e svolgere un’esistenza più agiata e privilegiata, paradossalmente, in molti casi rischia di portare a vivere in maniera artefatta e con maggiore nostalgia il tempo che passa, proprio perché si lascia di più sul proprio cammino. Almeno immagino che possa essere così, non essendomi mai trovato nella situazione.

    A volte ho pensato che anche essere particolarmente belli e affascinanti possa generare questo effetto, pur godendone durante gli anni della giovinezza soprattutto. Oltre al fatto che spesso i rapporti umani che ci si trova a vivere in una determinata posizione economica e sociale finiscono per essere inevitabilmente condizionati più da questioni di interesse che da un reale desiderio di condivisione.

    Essere famosi, in particolare, comporta una perdita quasi totale della privacy, non potendo evitare di uscire per strada senza che si venga riconosciuti, fotografati. Magari all’inizio può risultare anche piacevole e gratificante, ma alla lunga credo sia preferibile svolgere una vita tranquilla, in cui l’aspetto più importante resta indiscutibilmente la salute, sia fisica che mentale, senza la quale niente è possibile, e per farlo impegnarsi ogni giorno, a partire dal proprio stile di vita, passando per l’alimentazione e sforzandosi di essere sempre positivi e propositivi, apprezzando ogni singolo attimo che viviamo.

    Ci tengo a precisare che tutto questo non significa assolutamente adattarsi e smettere di sperare in un futuro migliore, abbandonando i propri sogni e desideri. Al contrario, proprio sogni e desideri devono rappresentare una sorta di carburante, un fuoco che ardendo dentro di noi ci spinga a continuare ad alimentarli e inseguirli con intensità ancora maggiore, se possibile, senza mai mollare, trasmettendoci la forza per andare avanti e affrontare le difficoltà di tutti i giorni con il sorriso sulle labbra. Si tratta di essere realistici, pragmatici, attirando a sé tutto quello che di buono possiamo avere e scacciando via, lontano, tutto quello che può condizionare in maniera negativa la nostra esistenza.

    Vittime della società

    Prima di entrare nel merito dell’argomento trattato approfitto per una breve presentazione: 

    Mi chiamo Antonio, ho … sono del 1977, fate voi i conti in base al momento in cui state leggendo il libro, altrimenti comunque dovreste farli! Di me dicono che sono testardo, pacato, paziente, a volte troppo preciso, rigido e metodico, quasi facendomene una colpa. In realtà credo lo dicano un po' per invidia, anche se effettivamente anche a me piacerebbe essere un po’ più flessibile. Resta il fatto che, in assoluto, essere precisi e programmatici credo sia più un pregio che un difetto.

    Sono nato a Procida, nel vero senso della parola, anche se all’epoca non esisteva un ospedale attrezzato per le nascite. Il mio è stato uno degli ultimi parti fatti in casa, con l'aiuto della levatrice. E si vede. Ancora oggi ne porto le conseguenze. Soffro di una malformazione alla mandibola, dovuta probabilmente proprio al momento del parto, al modo in cui sono stato tirato fuori, che mi procura tutta una serie di problemi legati alla masticazione, alla mala occlusione, al digrignare i denti durante il sonno, al restringimento della parte sinistra interna del naso con conseguenti problemi di respirazione e la quasi totale perdita dell’olfatto. Insomma una presa maldestra di pochi secondi mi ha condizionato per tutta la vita, e se il buon giorno si vede dal mattino … che buon giorno di … fettoso.

    Sono venuto al mondo sul letto dei miei genitori. Peccato che poi ci siamo trasferiti da quella casa. Ci sono ancora molto affezionato, al punto che dopo tanti anni continua ad alimentare la mia immaginazione e la sogno di notte, pensando che sia ancora la casa in cui abito. A volte mi verrebbe voglia di entrarci e vedere com'è adesso, ma forse ne resterei deluso. Probabilmente avrebbe l'effetto di quando si rivede un vecchio cartone animato a distanza di anni, rendendosi conto di come non riesca più a suscitare le stesse sensazioni e la magia di un tempo, per il semplice fatto di essere cresciuti e non avere più gli stessi interessi e la stessa predisposizione verso le cose. Proprio per questo preferisco custodirne gelosamente l'immagine e il ricordo che porto dentro e che nessuna ristrutturazione o cambio di infissi potrà mai mutare.

    Sono laureato in Scienze dell'educazione ma di lavoro da un po' di anni faccio un po' di tutto. Dovrei esercitare la professione di educatore professionale extrascolastico, come recita la dicitura relativa alla mia specializzazione, ma purtroppo sull’isola non esistono strutture che prevedano la presenza di una tale figura, tranne che per qualche progetto con contratto di collaborazione, di poche ore e pagato dopo mesi, se non anni, a scuola, a domicilio o in altri ambiti sia pubblici che privati. Pensate che ho iniziato a

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