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Odiabili resti
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Odiabili resti

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Horror - racconto lungo (32 pagine) - In un Futuro postumo e autarchico dove i vivi non smettono di uccidere e i morti si ostinano a non morire, un sottovissuto cerca la redenzione nel grandguignol dell’Arena. Catarsi, splatter e un’Italia apocalittica in un reality-survival che reinterpreta e viviseziona il mito dello zombi.


“Sono nato nell’era del Crollo e ho tritato infanzia e gioventù nel napalm di conflitti, pogrom e checkpoint in cui è rovinato il mondo.

Ho guerreggiato per le forze dell’Atollo dall’età di sedici anni, barando col reclutatore il giorno dell’arruolamento.

Ho conseguito ben dodici Bonus Cittadinanza in altrettante missioni ufficiali, il che equivale ad aver giocato dodici volte alla roulette corsa con cinque bossoli nel tamburo.

Poi, durante la mia tredicesima, sono morto e sono risorto come Gesù e il mio sergente prima di me.”


Luca Mazza è nato a Bologna nel 1980. Maturità classica, laurea in Scienze Motorie, come autore è stato selezionato in diverse antologie: Zappa&Spada, Acheron Books 2017, con il racconto Il monco il lurco la laidaThanatolia, Watson 2018, con il racconto L’Inferno non ha mappeL’orrore di Lovecraft, Esecranda 2018, con il racconto Eggregora. Ha curato l'antologia N di meNare, Lethal Books 2018; ha fondato il sito www.ignoranzaeroica.it e cura la pagina Ignoranza Eroica su Facebook. Collabora con Heroic Fantasy Italia e Italian Sword&Sorcery con racconti e approfondimenti.

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateApr 30, 2019
ISBN9788825408829
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    Odiabili resti - Luca Mazza

    9788825408805

    1

    Scordatevi orde affamate e barcollanti, spuntini di visceri e duremadri.

    Scordatevi bande altrettanto affamate di superstiti, barricati in una Koop o asserragliati in un penitenziario.

    Scordatevi gesta eroiche o disperate, dettate dall’etica o dall’epica.

    Scordatevelo.

    Non accadde niente di inedito, la volta in cui i morti decisero di non restar tali.

    Parlo con cognizione di causa.

    Sono nato nell’era del Crollo e ho tritato infanzia e gioventù nel napalm di conflitti, pogrom e checkpoint in cui è rovinato il mondo.

    Ho guerreggiato per le forze dell’Atollo dall’età di sedici anni, barando col reclutatore il giorno dell’arruolamento.

    Ho conseguito ben dodici Bonus Cittadinanza in altrettante missioni ufficiali, il che equivale ad aver giocato dodici volte alla roulette corsa con cinque bossoli nel tamburo.

    Poi, durante la mia tredicesima, sono morto e sono risorto come Gesù e il mio sergente prima di me.

    Fine.

    2

    Anzi, inizio.

    Un nuovo inizio.

    Peggio di quello che un giocatore può augurare al cane rognoso del suo strozzino.

    I viventi ci chiamano in tanti modi – necrotrofi abiotici, Camminanti, Senza requie, Fischiamorte, Stitici… – non sempre edificanti.

    Francamente, il mio preferito è Sottovissuti.

    Il più poetico, almeno, dal momento che al di là del nome di poetico ci rimane ben poco.

    Non so chi è stato a darcelo.

    Un intellettuale calcinato dal napalm, presumo.

    Non sono invecchiato un minuto dal giorno della mia dipartita, va detto.

    Ma, benché il mio status renda i processi degenerativi infinitamente più tardi di un comune decorso post–mortem, i portati estetici restano al dunque avvilenti.

    L’unica consolazione è che adesso sono insensibile agli odori.

    Anosmia.

    Oltre a non provare più caldo né freddo, fatica, sonno, sete, fame o appetiti di genere.

    E, stando ai nobel della Casta, nemmeno più pulsioni o sentimenti umani.

    Stronzate.

    Certe cose le sento eccome!

    Il dolore, per esempio.

    Non sarà quello incandescente delle granate a termite che detonavano sulla breccia di Ventimiglia, ma cazzo se bruciano le ferite che subisco nell’Arena!

    Ne ho un repertorio sufficiente a congedare un reggimento: da taglio, ustione, arma da fuoco, perforazione, acido, da scoppio, contusione.

    Ognuna sapientemente ridotta e ricucita dagli Assistenti del personale scientifico – i subdoli, odiosi Maniaci – al termine di ogni cruenta carnevalata.

    E per quanto riguarda i sentimenti umani… beh, anche se non batte, c’è ancora un cuore nel mio dentro.

    Infatti continuo a vivere – concedetemelo – solo per lei.

    Per alcuni dei miei – colleghi, commilitoni, commortuari? – lo sprone ad aprire il vitreo su un’altra alba postuma è il vecchio, insopprimibile istinto di sopravvivenza.

    O sottovivenza.

    Sento gli altri morti raschiare cose incomprensibili nelle saune buie e anossiche che sono divenute le nostre dimore, come vespe moribonde in un alveare radioattivo, prima di salpare per l’ennesima – e si prega definitiva – farsa senza quartiere.

    Oppure non li sento affatto, mentre le ore rosicchiano i giorni e i giorni

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