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Un'anima in permuta
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Un'anima in permuta
Ebook110 pages1 hour

Un'anima in permuta

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About this ebook

Lo smarrimento di un'anima affetta dal male di vivere.
LanguageItaliano
PublisherMaria D'Ambra
Release dateSep 28, 2019
ISBN9788834190784
Un'anima in permuta

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    Un'anima in permuta - Maria D'Ambra

    vittorio

    Un'anima in permuta

    UUID: 0700c57c-e1fd-11e9-9bcc-1166c27e52f1

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    AI LETTORI

    Quarta pagina

    AI LETTORI

    Ho dedicato a Dio la prima raccolta di liriche e intendevo dedicarGli anche quest'ultimo lavoro, quando ho cambiato idea.

    Il desiderio di dedicare a me stessa Un'anima in permuta cresceva e cresceva in proporzione al disinteresse degli altri.

    Caparbia, ho preferito l' acuirsi di un'ormai cronica nevrosi piuttosto che desistere dalla ricerca spasmodica di comunicazione.

    Sì, decisamente sì: meriterei ogni mia parola scaturita dalla profonda esigenza d' avvicinarmi ai miei simili perché possano comprendere che tante solitudini formano una preghiera e che una solitudine SOLA si traduce in una supplica e spesso nell'in­ sorgere di una tragedia.

    Bello il suicidio ma... sono certa che l'Amore preferisce vedermi a mani giunte anche se cercandovi ripeto che nulla ha senso.

    Scusate. Ritorno in me e lo faccio soltanto per l'amore che provo per Dio e per l'uomo burbero che ha saputo seguirmi con tanto amore e comprensione. Deciso: il libro lo dedico a mio marito, e con un verso di Luis Aragon:«Se tu non respiri sono io che soffoco».-

    Maria D'Ambra

    Supplicai l'Amore mio

    «Padre, ti sono stata infedele e con l'anima che mi hai a ssegnata non so rimediare Un’anima in permuta Ti chiedo e Ti darò ciò che Tu vuoi Ti dia.

    No, Padre no, prima dimmi se è vero che debba preferirmi crocifissa e morta al mondo.

    Lo sai che tua figlia Leandra ti dà ciò che può e che ti darebb e di più se ...

    Un' anima in permuta dammi, Padre. Amore mio, dammi il fervore o l'insensibilità».

    L'incontro avvenne in sogno dove lei potè

    finalmente vedeLo

    «Mi stai bene così»disse Lui.

    «Ma... se avessi un'anima nuova... » replicò Leandra.

    E Lui :«cara... cara... calmati. Ho il mio Piano e so io come e quando suonare il mio Piano-forte. Non ti do un'anima in permuta perché mi stai bene così».

    Sto per approdare a Londra? Sì, il colore è l'antracite che dilaga sull'invernale metropoli londinese; il brulichio è quello che l'assemblarsi di razze generano in una grande

    città; la distonia che si respira è simile al senso di estraneità che si prova quando si sbarca e si soffoca nella Londra grigia e verde . Anche il frastuono della lussuria di cartelloni osé che fa a cazzotti con la religiosità della cattedrale è tipico della capitale, ma...a Londra che io sappia si approda con piroscafi o bastimenti. Ed io mi trovo abbarbicata su un fuscello e avverto che sto misera per affogare nell'affievolimento e subito dopo nel violento di una reazione che ti reclama immediatamente sana. Che viavai! Sono sterpi quelli? Che ci fanno i puri gigli fra le luride erbacce!?

    Forse la bestia più truce può convivere con l'ingenuo agnellino? Sì sarà così. Evidentemente si può trovare il candore in mezzo alla monnezza. Ma... qui non si approda. Si precipita. E questa non è la nebbia di Trafalgar Square, ma il tetro di un fiabesco sottosuolo.

    Un bosco a tutti gli effetti: imprevedibile, buio pesto eppure smagliante di tonalità d' oro.

    Adesso, a mirarlo bene mi sembra più un labirinto screziato di gemme. E laggiù? Uh! c'è l'orco. Sarà il mio inconscio: solitamente gli orchi si temono ed io ho paura. E quella? Se non sembra una casetta! Strutturata bene, nulla da eccepire. Ma... chi è quello dietro la finestra? E quello sull'ingresso? Uno, due, tre, ma quanti sono i fantasmi? E' logico che si debba stare stretti! La curiosità è il mio estro e quindi terrificata entro. Prima busso però, e Leandra, il mio alter ego, mi riceve. Rimango quasi paralizzata: un disordine assoluto si ribella fra mucchi di sensazioni da rimuovere.

    Dappertutto capezzali e novelle del Boccaccio. Luci ad intermittenza si posano su un tentativo di rianimazione per spegnersi sull'embrione di un eclissamento.

    Paralizzata mi muovo, sconcertata proseguo, infastidita sorreggo la pressione che il desiderio di conoscenza esercita sulla calca dei pensieri. Apro una porta e trovo cataste di sogni. Ne apro un'altra e scopro la sfida: la voglia d'annientarsi e quella di emergere, esplosione di vita sulla cresta dell'onda, sono entrate in colluttazione.

    Assisto al duello ipnotizzata. Comincio a sanguinare e tifo: ora con giubilo, ora con la forza della paranoia.

    Sono equa: un fischio a sorella vita e uno a sorella morte. Continuo a perdere sangue. Mi ritraggo e chiudo la porta. Non posso rimanere a guardare. Devo andare. Sanguino.

    La temperatura è scesa troppo e la pressione è troppo bassa. È ora che vada a riordinare. È giunta l'ora di capire... Buio... Eppure... C'è un lume a petrolio.

    ***

    Le pulizie di Pasqua? Che aspettino. Per portare a brillare la mia stamberga dovrei prima portare su in soffitta alcuni desideri, spolverare degli interessi lasciati a marcire sotto la scure del sesso, spazzare la processionaria di esigo che appesta il vir gulto, ed uccidere le vipere che s'insinuano fino ad avvelenare la visione del glicine, del romantico glicine che adorna di miele il reale ed in technicolor ti rilancia la speranza.

    Sangue. Vedo sgorgare sangue: il vostro, il mio.

    Una manìa di Leandra? Dare del tu agli emarginati in genere. E poiché, a suo avviso, gli esseri umani sono tutti emarginati ecco che vi sentirete, forse, anche interpellare.

    Inoltre se si dovesse chiedere a Leandra perché ama dare del tu, lei risponderebbe imitando il lupo cattivo, «per comunicare meglio».

    Fame. Cioccolatini a tinchitè eppure la sensazione d'avere praticato il digiuno che perfora come il rifiuto d'un posto a sedete ad uno scheletro ancora in piedi.

    Sorseggio lo spicciolo comune quotidiano e penso che la mia a confronto delle autentiche cicute-sventure è una spremuta d'arance dolci.

    «Dottore, ascolti, la catarsi ci dev'essere». Lo smarrimento di Leandra aveva materializzato un'analista e adesso lei lucida farneticava.

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