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Otto gambe e otto piedi
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Otto gambe e otto piedi

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Otto gambe e otto piedi è una raccolta di ventiquattro racconti brevi ambientati nei luoghi più disparati, tra i vicoli di un borgo o in una fessura del selciato, nel vortice di una riflessione o fra una folla spensierata, spesso in treno o in montagna, i protagonisti sono uomini e donne senza nome e senza età insieme ai loro occhi orecchie nasi bocche colli mani piedi pance e schiene.
Nel racconto che dà il nome all’antologia «Otto gambe e otto piedi ammassati in un metro quadrato scarso…» procedono dove «…il terreno è scosceso e i tranelli in agguato, l’allerta è massima, otto occhi sbarrati tengono tutto sotto controllo.»

Nelle altre storie una parola ribelle sfugge via lasciando disorientati la protagonista e il suo interlocutore, un viaggio in treno culla i sogni di un passeggero, dettagli impercettibili, un intrigo urbano inaspettato, un litigio in famiglia e ancora, un affanno amoroso, una ricetta inusuale, un cavatappi pericoloso fino a giungere in chiusura a La fortuna, poche righe soavi che concludono il viaggio con un sorriso.
LanguageItaliano
Release dateOct 18, 2019
ISBN9788835320814
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    Otto gambe e otto piedi - Elisa Bollazzi

    connessi.

    Risotto agli asparagi

    Solleva il piatto fondo con entrambe le mani come se fosse una ciotola, gli occhi rivolti dapprima al suo contenuto, un risotto agli asparagi dall’aspetto inquietante, e di lì a poco al direttore di sala che prontamente si avvicina al tavolo e la guarda in attesa che parli, lei fa altrettanto.

    La tavolata si paralizza all’istante, tutti gli sguardi si indirizzano a loro due aspettando un prosieguo, lei lo squadra implorante mentre lui sollecita una sua mossa, lei tentenna e lui incalza con un cenno di naso, lei non è solita protestare, si sente infastidita dalle decine di occhi che fissano prima lei e poi lui, prima lei e poi lui.

    Aneliamo tutti a una svolta.

    Finalmente dalla bocca della giovane donna fluiscono tre flebili parole, non mi piace, seguite dal timore di ferire il suo interlocutore e da uno strascico di amarezza, teme una reazione aggressiva e si prepara al peggio, ritrae le spalle, inclina il capo, arrotonda il collo, quand’ecco sopraggiungere una risposta innocua, non le piace?, lo sguardo diviso tra il piatto e la cliente.

    Nell’aria volteggiano pensieri contradditori, c’è chi commenta sottovoce in modo incomprensibile, c’è chi parteggia per l’amica in difficoltà, chi per il proprietario, perchè prendere un risotto se non è di suo gusto o forse non le piace proprio quel risotto, chissà, e poi perché tanta gentilezza, altri avrebbero urlato alla vista di quei chicchi di riso distanziati l’uno dall’altro e adornati da misere parvenze di asparagi, inoltre un risotto ben fatto dovrebbe essere mantecato, si sa, eppure la sua vicina lo sta mangiando, anzi, a dire il vero, si sta sforzando di mangiarlo, la bocca serrata che spinge con forza il cibo giù dalla faringe verso l’esofago, il disgusto è lampante, ma lei non osa reclamare, non sta bene, dice tra sé e sé.

    Non mi piace, tre parole bisbigliate appena hanno scatenato un tale tumulto tra schieramenti inimmaginabili, commenti irripetibili, pensieri paralleli, una pausa, un silenzio di piombo, temiamo una replica inconsulta eppure il proprietario si mostra gentile, sarà abituato, ridacchia quando la ragazza in questione aggiunge che il riso non è cotto a sufficienza cercando il consenso del cameriere che subito le propone una pasta allo scoglio, ma lei rifiuta decisa e allora lui suggerisce un buon piatto di gnocchi alla sorrentina, che prelibatezza, dai, dai, le sussurriamo in un coro silenzioso, sono buoni, prendili, dai, dai, lei recepisce il nostro messaggio celato e conferma quella scelta collettiva, mentre la vicina continua a ingoiare a fatica un granello alla volta, sempre più a rilento.

    Orgogliosa di se stessa attende impaziente la nuova pietanza guardandoci con gratitudine, per la prima volta nell’arco dei suoi faticosi trentatré anni di vita ha osato farsi rispettare, si merita elogi infiniti. È così, si comincia dalle piccole cose, a qualsiasi età, sbagliando all’inizio, correggendo il tiro, aggiungendo un po’ alla volta forza, determinatezza e una buona dose di sicurezza, ci vuole tempo, ma lei ne ha.

    Sottile come una virgola tra due parole imponenti, accoglie il piatto fumante di gnocchi alla sorrentina cercando con gli occhi l’approvazione degli amici che subito si slanciano in un fragoroso applauso, c’è pace a tavola ora, le conversazioni possono proseguire serene, si parla di arte, di cibo, della vita, ah la vita, tra alti e bassi, gioie e dolori, prove di coraggio e momenti di crescita, come questo.

    Tuttavia una nota stonata c’è, è lì, in bella vista al cospetto di tutti quanti, un pugno di risotto avanzato nel piatto della sua amica, chissà a riprova del fatto che fosse proprio immangiabile, e perché mai allora non avrà protestato, è timida sì, non osava, l’ha pure detto, ha sussurrato non si fa, ricorda qualcuno dall’altro lato del tavolo, malgrado ciò il coraggio di lasciarne nel piatto una buona parte l’ha trovato, quello sì.

    Frasi misteriose corrono da un orecchio all’altro creando scompiglio, si allungano e assumono proporzioni smisurate, alcune parole indisciplinate sfuggono via, non doveva, era ovvio, ha fatto bene, e lui, cosa diranno, è in atto una sommossa silenziosa all’insaputa della ragazza intenta a gustarsi il suo piatto di gnocchi alla sorrentina, è una gioia vederla, si mette in posa, altera e compunta, il viso radioso, sa di essere osservata, solleva lentamente la forchetta carica di cibo, gli occhi brillano pregustandone il sapore, spalanca la bocca e con cura minuziosa vi introduce la specialità della casa e mastica di gusto. Di tanto in tanto spalanca gli occhi per assicurarsi che sia vero quanto le sta accadendo, è lì tra noi, non in paradiso come invece

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