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LEZIONE 1 - INTRODUZIONE AL CORSO E PRESENTAZIONE DELLE TEMATICHE.

Interdipendenza tra motivazione ed emozione. Il comportamento di ogni essere vivente orientato alla realizzazione di un certo numero di scopi e alla soddisfazione di determinati bisogni. I bisogni dell'essere umano possono essere di varia natura e legati alle esigenze biologiche dell'organismo (come la sete, la fame, l'attivit sessuale) oppure orientati alle esigenze che nascono e si sviluppano nella collettivit sociale (come il bisogno di avere successo, di essere apprezzati e stimati, ecc...) La possibilit di vedere soddisfatti bisogni o di incontrare invece ostacoli nel perseguimento dei propri scopi e relativi piani di azione, suscita nell'essere umano le emozioni. A differenza del passato, si tende oggi ad esaminare in maniera congiunta la dimensione motivazionale e quella emozionale del comportamento umano. Si pu dire che motivazione ed emozione rappresentano due processi fra loro indipendenti, due facce della stessa medaglia: lo studio della motivazione consente di indagare soprattutto le cause, il perch un dato comportamento venga attivato per il conseguimento di uno specifico obiettivo; lo studio delle emozioni permette un'analisi del come un organismo reagisce, adottando cambiamenti a livello fisiologico, espressivo e del vissuto soggettivo a seconda che lo scopo delle sue azioni sia o meno raggiunto. Tradizionalmente i due concetti erano considerati come contrapposti: ad esempio la motivazione veniva considerata come una attivazione, una "eccitazione organizzata" dell'organismo finalizzata alla realizzazione di un determinato scopo, mentre l'emotivit era considerata, a torto, come una "eccitazione disorganizzata", una attivit cio non funzionale ad una particolare strategia. Questa differenziazione tra motivazione ed emozione rifletteva la sostanziale "irrazionalit" per lungo tempo attribuita al comportamento emotivo. L'emozione stata spesso vista nelle sue caratterizzazioni pi intense e traumatiche. Ne stato visto laspetto perturbatore del fenomeno (Stoici, emozioni come malattie dellanima). L'emozione stata considerata quindi come una sorta di corpo estraneo che irrompe nell'organismo e interferisce con la capacit di valutare con chiarezza gli eventi e di seguire un piano razionale per il conseguimento di determinati obiettivi. Noi sappiamo tuttavia che esistono emozioni, non cos intense, che accompagnano ogni momento della vita quotidiana dell'individuo, lo aiutano a rispondere a tutte le sollecitazioni, le stimolazioni ricevute dallambiente: e che non solo esse non distolgono il soggetto dal perseguire gli obiettivi che intende realizzare, ma favoriscono la messa a punto di strategie pi mirate e pi adeguate (funzione adattiva delle emozioni). La tradizionale equiparazione tra motivazione e pensiero costruttivo da una parte e fra emozioni e irrazionalit dall'altra va profondamente rivista e corretta. In termini ingenui, non scientifici, la motivazione la ragione che spinge un individuo ad un certo comportamento. Quando la psicologia studia la motivazione si chiede invece: che cosa fa s che una persona avvii una determinata azione? Che cosa mantiene attivo quel determinato comportamento? (non tutti gli sforzi sono a breve

termine, spesso ci orientiamo alla realizzazione di obiettivi a medio e lungo termine della nostra esperienza) Che cosa determina la direzione (verso dove) del comportamento stesso? (orientarsi verso un certo obiettivo piuttosto che un altro) In altre parole si pu dire che un soggetto persegue un certo obiettivo (direzione) con una certa intensit, un certo impegno, cio una certa forza e persistendo in esso per un tempo pi o meno lungo (durata). Se cerchiamo di capire meglio la motivazione, possiamo introdurre una distinzione relativamente al comportamento motivato: possiamo considerarlo come il risultato di una spinta o forza interna, che conduce il comportamento dellindividuo verso i suoi scopi, obiettivi e mete; oppure possiamo invece ritenerlo risultato di un'attrazione da parte di oggetti esterni, un comportamento che risponde alla forza attrattiva che certi obiettivi hanno nei nostri confronti. Il modello concettuale che postula l'esistenza di forze interne che determinano il comportamento (creando tensioni o energie che chiedono di essere scaricate o soddisfatte) particolarmente adatto per spiegare i bisogni dell'organismo (fame, sete, termoregolazione, sessualit) la cui soddisfazione garantisce la sopravvivenza. Questi bisogni vengono anche definiti omeostatici (perch finalizzati ad attivare comportamenti che ricostituiscono un equilibrio biologico nellorganismo) o primari, biologici, fondamentali. Risulta pi difficile trasferire l'idea di un comportamento indotto da una spinta interna a comportamenti pi complessi, e pi tipicamente umani ( ad esempio desiderio di successo, o di approvazione sociale). Rispetto a questi comportamenti utile ricorrere anche a un modello esplicativo basato sull'idea di attrazione da parte dellobiettivo o della meta che ci proponiamo, pi che a quella di spinta; in questo caso ci si interroga sullo scopo che l' individuo vuole raggiungere e sull'aspettativa che attrae e orienta il comportamento. Naturalmente nel tentativo di spiegare il comportamento motivato, occorre tener conto delle peculiarit dell'individuo e delle sue preferenze, relativamente stabili nel tempo. Lindividuo struttura in modo pressoch stabile una sua costellazione di obiettivi, scopi, che caratterizzano tutta la sua esperienza. Mentre i motivi sono questi tratti stabili che abbiamo sviluppato nel tempo e costituiscono la nostra caratteristica peculiare, alcuni di essi entrano in azione diventando comportamento concreto, finalizzato al raggiungimento di un obiettivo: in questo caso li chiamiamo motivazioni. Il motivo linsieme dei tratti motivazionali caratteristici del singolo individuo, la motivazione il momento concreto in cui il comportamento si attiva per il raggiungimento dellobiettivo. Quindi le preferenze individuali relativamente costanti nel tempo sono chiamate motivi; la forza di attrazione inerente oggetti - meta (obiettivi) perseguiti, che guida il comportamento, dipende dalle preferenze di valutazione (motivi) del singolo individuo.

L'EMOZIONE. L'emozione un meccanismo adattivo disponibile all'organismo per adattarsi alle continue sollecitazioni ambientali. Darwin, nel suo libro Lespressione dellemozione nellanimale e nelluomo aveva suggerito gi pi di centanni fa tutta una serie di interpretazioni e di funzioni delle emozioni che oggi, alla luce degli studi clinici, sono state decisamente confermate. La sua idea era che le emozioni sono un processo disponibile per lessere umano per adattarsi continuamente allambiente in cui viviamo che, cambiando continuamente, ci sottopone a continue sollecitazioni. In un certo senso potremmo affermare che grazie alle emozioni noi disponiamo di uno strumento flessibile per il continuo aggiustamento e adattamento agli stimoli e alle sollecitazioni ambientali nel corso della nostra vita quotidiana. Ecco nello schema come le diverse emozioni nascono e scaturiscono nellorganismo di ogni essere umano: Evento-stimolo Valutazione Risposta emozionale

Persona Ogni volta che la persona con i suoi elementi (apparati biologici, esperienze precedenti, conoscenze, cultura) nellimpatto con gli eventi e le situazioni ambientali mette in atto rapidissimi processi di valutazione cognitiva degli stimoli, degli eventi, delle situazioni, da questa valutazione scaturisce una risposta complessiva che chiamiamo risposta emozionale (linsieme dei cambiamenti che si realizzano nellorganismo a vari livelli). E bene tener conto del fatto che la risposta emozionale un costrutto complesso costituito da componenti di seguito elencati. Componenti della risposta emozionale La risposta emozionale va considerata un costrutto psicologico costituito da diverse componenti fra loro interdipendenti: Una componente cognitiva finalizzata alla valutazione delle situazioni stimolo che provocano le emozioni;

una componente di attivazione fisiologica dell'organismo; una componente espressiva; una componente motivazionale, relativa alle intenzioni ed alla tendenza ad agire/reagire; una componente fenomenologica, soggettiva, consistente nel vissuto, nel sentimento dell'individuo. Funzione adattiva delle componenti. valutazione dell'ambiente elaborazione cognitiva regolazione del sistema organismo attivazione fisiologica comunicazione dello Stato interno e delle intenzioni espressione preparazione dei piani e dell'azione motivazione (tendenza ad agire) riflessione, automonitoraggio, autoregolazione esperienza soggettiva (vissuto, sentimento) Occorre dunque orientarsi ad una revisione (riabilitazione) del concetto di emozione rispetto a quanto la tradizione filosofica occidentale ci ha trasmesso. Le emozioni non sono "turbolenze intercorrenti" dell'esperienza individuale, ma fenomeni costanti che accompagnano ogni momento dell'esperienza personale e svolgono una funzione adattiva (cio servono all'adattamento). Le emozioni non sono frutto dell'irrazionalit, ma sono risultato di costanti processi di elaborazione cognitiva. Le emozioni non "danneggiano" l'equilibrio psicofisico dell'organismo predisponendo allo stress e alla malattia; ma l'eventuale effetto dannoso delle emozioni (soprattutto quelle intense e tratte da eventi traumatici) legato alla inefficacia dei processi di regolazione emozionale. L'essere umano infatti non si limita a provare emozioni ma, entro certi limiti, "regola" le proprie 'emozioni selezionando gli eventi stimolo; modulando la valutazione cognitiva degli eventi e delle proprie risposte; modulando le componenti della risposta emotiva.

LEZIONE 2 TEORIE CLASSICHE DELLA MOTIVAZIONE Teorie riflessologiche e dellistinto. J. Watson (1913) Il primo comportamentismo Le motivazioni sono apprese a partire da riflessi elementari innati. Teorie fondate sul concetto dellarco riflesso.

Il riflesso condizionato Teorie fondate sul concetto di istinto Il comportamento non si spiega con gli atti riflessi e il condizionamento, ma con gli istinti e le emozioni che rendono ragione del carattere intenzionale dellazione. Mc Dougall (1908, 1932) Listinto una disposizione innata ad agire e a prestare attenzione a specifiche categorie di oggetti ed eventi utili alla sopravvivenza e al benessere. La percezione di questi oggetti suscita unemozione che sostiene e guida lazione motivata. Gli istinti di base e le emozioni primarie sono strettamente connessi. Listinto genera comportamenti dotati di senso che rivelano la presenza di conoscenza e capacit di previsione innate. La prospettiva etologica Lorenz, Tinbergen (anni 50 60) Gli istinti sono sequenze comportamentali innate, fisse e specie-specifiche, che sono attivate da alcuni stimoli segnale. Esempio di comportamento istintivo: lo spinarello maschio in abito nuziale difende il territorio dai maschi intrusi conspecifici. Concetto di imprinting e periodo critico (Lorenz, 1971): Imprinting: tendenza istintiva che si manifesta alla nascita a mettere in atto una sequenza comportamentale e adattiva di fronte a specifici stimoli. Periodo critico: questa tendenza si attiva se lo stimolo attivatore si presenta entro un certo periodo di tempo dalla nascita, detto periodo critico. Teorie dellomeostasi, dellattivazione e dellincentivo. Teorie fondate sul concetto di omeostasi, bisogno, pulsione. Da Cannon (1929) a Freud (1933). Ritengono che lorganismo animale e umano sia un sistema che tende allequilibrio o omeostasi. Quando questo equilibrio si rompe poich viene a mancare o scarseggiare una componente del sistema, si genera il bisogno sentito psicologicamente come pulsione. La pulsione una spinta che induce lorganismo a cercare gli oggetti in grado di soddisfare il bisogno e a reinstaurare lomeostasi. Teorie dellArousal Ritengono che la motivazione sia sostenuta non solo da un bisogno di mantenere lomeostasi, e cio una situazione di quiete, ma anche da un

bisogno di romperla. La rottura dellomeostasi permette di raggiungere livelli di attivazione ottimali che favoriscono buone prestazioni comportamentali e cognitive. Yerkes e Dodson (1908) Rappresentano con una curva a U rovesciata il rapporto tra livello di arousal e qualit della prestazione.

Teorie dellincentivo. Sono legate agli sviluppi del comportamentismo e al concetto di rinforzo; sostengono che ci che motiva il comportamento non tanto la spinta del bisogno e della pulsione, ma lattraz. esercitata dallincentivo e cio dallo stimolo capace di soddisfare il bisogno. Il valore attrattivo dello stimolo dipende per dal livello di bisogno in cui lorganismo si trova. Motivazioni primarie e secondarie. La distinz. accettata da tutte le teorie. Motivaz. primarie: pi legate ai bisogni biologici, determinano comportamenti pi fissi e costanti Motivazioni secondarie: pi legate allapprendim. sociale determinano comportamenti pi flessibili e diversificati. Possono derivare da quelle primarie in base al principio dellautonomia funzionale della motivazione di Allport (1955) La gerarchia delle motivazioni. Secondo Maslow (1954), si pu costruire una gerarchia dei bisogni dalla quale dipende unanaloga gerarchia delle motivazioni. Alla base ci sono i bisogni pi fisiologici pi semplici,, alla sommit quelli psicologici e sociali, pi complessi.

LEZIONE 3: LE MOTIVAZIONI DI BASE: FAME E SETE Introduzione. Gran parte del nostro comportamento quotidiano motivato da condizioni organiche che alterano lequilibrio dellorganismo producendo uno stato di disagio. Il comportamento motivato su base organica procede secondo una sequenza di eventi ben determinati: se prendiamo ad esempio la fame, la sensazione di disagio da essa prodotta d origine al comportamento motivato, il mangiare. Il mangiare rappresenta lazione strumentale finalizzata a far cessare la iniziale sensazione di fame; tale vessazione lo scopo del comportamento motivato. Questo esempio pu essere generalizzato per tutte le motivazioni organiche. Le azioni provocate dalla motivazione sono definite azioni strumentali poich sono strumenti per mezzo dei quali viene raggiunto lo scopo della motivazione. Lorigine e lo scopo di una

motivazione organica sono costanti: lorigine sempre uno stato di disagio, un malessere; lo scopo sempre quello di ottenere sollievo dallo stato di disagio e di malessere. Le azioni strumentali (il comportamento motivato) possono invece variare sia qualitativamente che quantitativamente (basti pensare alla grande variabilit dei comportamenti per procurarsi il cibo). Lorigine e lo scopo di una motivazione organica sono universali, mentre le azioni strumentali differiscono da cultura a cultura, da individuo a individuo. Le usanze sono un fattore importante nella formazione delle modalit con cui vengono soddisfatte le motivazioni primarie. La fame. Che cosa induce una persona a mangiare e cosa la induce a smettere? La risposta di senso comune sarebbe che si mangia quando ci si sente vuoti e si smette quando ci si sente pieni. In genere si pensa che le sensazioni di pienezza e di vuoto abbiano origine nello stomaco. Ma si osservato che persone cui stato rimosso chirurgicamente lo stomaco provano ugualmente sensazioni di fame. Inoltre stato dimostrato che il comportamento alimentare umano influenzato da fattori non solo organici, ma anche sociali e cognitivi. Non pertanto possibile basarsi sui dati sperimentali ottenuti su animali, poich il comportamento alimentare influenzato anche dalle dimensioni dellorganismo e dal contenuto calorico dei cibi. Gli esseri umani e diverse specie animali mangiano periodicamente (pasti): Uomo 3 4 volte al giorno; Gatti 9 10 volte; Ratti 12 15 volte. Che cosa induce un organismo a mangiare? Che cosa determina la quantit di cibo introdotta? Che cosa fa cessare latto del mangiare? Dati sperimentali recenti indicano lesistenza di centri regolatori encefalici che attivano o inibiscono il comportamento alimentare. Presumibilmente questi centri attivano le sensazioni di pienezza e di vuoto. I centri encefalici sarebbero regolati dai livelli di glucosio e di altre sostanze nutritive presenti nel sangue, dalla temperatura corporea e, probabilmente, da altre condizioni dellorganismo. Insieme ai centri encefalici regolatori della fame, esisterebbero anche centri encefalici della sete che verrebbero regolati dalla quantit di acqua presente nelle cellule dellorganismo. I centri della fame e della sete sono posti nellipotalamo, in particolare una specifica area posta nellipotalamo laterale stata identificata come area eccitatoria delle attivit del mangiare e del bere. Unaltra area specifica dellipotalamo, il nucleo ventromediale, sarebbe stata identificata come centro della saziet, in quanto la sua stimolazione fa cessare lattivit del mangiare. Una distruzione dellipotalamo laterale in un ratto determina labolizione del comportamento alimentare, mentre la sua stimolazione determina lassunzione di cibo anche in un animale sazio. Una lesione del nucleo ventromediale produce una esagerata voracit dellanimale, il quale perci tende ad ingrassare notevolmente, mentre la stimolazione elettrica dello stesso centro inibisce lassunzione di cibo anche in ratti affamati. Una caduta rilevante del livello di glucosio e di altre sostanze nutritive nel sangue determina un aumento dellattivit dei

neuroni dellipotalamo laterale; pertanto un livello ridotto di glucosio ematico stimola lattivit di questa formazione encefalica, che attiva il comportamento alimentare. Un aumento del glucosio e di altre sostanze nutritive del sangue attiva i neuroni del nucleo ventromediale; in questo caso il centro della saziet interrompe le sensazioni di fame e fa cessare lingestione di cibo. Nellessere umano lassunzione di cibo tuttavia legata a molti altri fattori; gli orari dei pasti, le caratteristiche e la disponibilit del cibo, le abitudini alimentari, ecc Le persone differiscono per quel che concerne la quantit di cibo che consumano quotidianamente. Un problema serio oggi rappresentato dalla super alimentazione. Perch certi individui mangiano in modo esagerato? Sono state fornite diverse risposte allinterrogativo. Una delle risposte pi convincenti e pi articolata stata fornita, sulla base di studi rigorosi, da Schacter (1971) che ha messo in luce il ruolo di fattori esterni quali gli orari, la vista del cibo, lodore e il gusto dei cibi, la quantit di cibo disponibile, la facilit con cui si pu ottenere il cibo eccI principali risultati degli studi di Schacter dimostrano che: chi si nutre in modo eccessivo avverte fame e introduce cibo sia in presenza che in assenza di contrazioni gastriche. Diete poco appetitose riducono lassunzione di cibo nei soggetti che si sovralimentano. La quantit di cibo ingerita determinata dalla quantit di cibo disponibile in chi si sovralimenta. Chi si sovralimenta mangia pi velocemente. Chi si sovralimenta mangia di pi se il cibo gustoso, di meno se il cibo poco gustoso Chi si sovralimenta si adopera meno per ottenere cibo. Chi si sovralimenta mon risente di emozioni intense. Questi esperimenti mostrano come anche le condizioni esterne costituiscano importanti regolatori dellassunzione di cibo. La sete. La sensazione di sete provoca pi disagio della sensazione di fame ed anche noto che la sete pi pericolosa per la vita della fame: si pu sopravvivere a lungo senza cibo, solo pochi giorni senza acqua. La sensazione di sete non deriverebbe dalla sensazione di bocca e gola secche, che si produce per una riduzione del flusso salivare. I meccanismi che provocano sensazione di sete sono localizzati nellipotalamo laterale. Lesioni di questarea interferiscono in modo grave e persistente con lintroduzione di liquidi. La stimolazione elettrica di questo centro provoca il bere. Anche larea preottica (posta nella parte frontale dellipotalamo) implicata nella sete; la sua stimolazione attiva lassunzione di liquido. Affinch lipotalamo regoli lassunzione di liquido, intervengono due meccanismi indipendenti, uno basato sugli osmorecettori e laltro sui recettori volumetrici. Il primo (intracellulare) risponde alla quantit di fluido contenuto allinterno delle cellule nel corpo; Il secondo (extracellulare) risponde alla quantit di liquido contenuto nel sistema circolatorio. Non ancora del tutto chiaro il meccanismo che provoca la cessazione del bere. Tre fattori sembrano essere implicati: La quantit reale di liquido deglutito;

Il volume di liquido nello stomaco; La quantit di liquido intra ed extracellulare. LEZIONE 4: SESSUALITA AMORE E ATTACCAMENTO Biologia della sessualit. La sessualit una pulsione? La risposta s per gli animali per i quali il sesso una pulsione finalizzata alla riproduzione che si esprime in comportamenti fissi geneticamente determinati. La sessualit umana non ha solo finalit riproduttive, si esprime in comportamenti molto diversi e culturalmente differenziati. Lembrione femminile ha un patrimonio cromosomico tipo XX Lembrione maschile ha un patrimonio cromosomico tipo XY. La differenza genetica produce le prime differenze nel feto intorno ai tre mesi. Da una ghiandola sessuale indifferenziata si sviluppano le ovaie se lembrione XX, i testicoli se lembrione XY. Il successivo sviluppo dei caratteri sessuali regolato principalmente dal testosterone, lormone maschile prodotto dai testicoli. Se le ghiandole sessuali producono testosterone a sufficienza, si sviluppano i genitali maschili, in caso contrario quelli femminili. Lapparato sessuale indifferenziato si sviluppa di default in quello femminile se non interviene il testosterone. Il testosterone struttura pure il centro regolatore ipotalamico da cui sembra dipendere il comportamento sessuale. Tra gli 11 e i 14 anni si completa la maturazione sessuale La femmina. Nella femmina i centri ipotalamici attivano il ciclo mestruale, cio la produzione mensile delle cellule uovo da parte delle ovaie. FEMMINA Centri ipotalamici Ovaie Estrogeni Caratteri sessuali secondari Il maschio. Nelluomo i centri ipotalamici stimolano i testicoli a produrre continuamente spermatozoi. MASCHIO Centri ipotalamici Testicoli Testosterone Caratteri sessuali secondari Negli animali meno evoluti il comportamento sessuale strettamente connesso al ciclo riproduttivo. In alcuni primati antropomorfi e nelluomo il desiderio sessuale si autonomizza progressivamente dal ciclo della fertilit. Nella femmina e nel maschio umani hanno grande influenza i fattori psicologici e sociali. Lorientamento sessuale. Orientamento sessuale: propensione per un partner sessuale del sesso opposto o del proprio sesso o per entrambi. Le trasformazioni biologiche non producono un orientamento sessuale fisso, come nella maggior parte

delle specie animali. Il comportamento sessuale degli individui umani prevalentemente eterosessuale e non sempre ha finalit riproduttive. Recenti ricerche hanno per mostrato che vi una percentuale di persone, stimata tra il 5 e il 20% che ha comportamenti omosessuali prevalenti, bisessuali o esperienze omosessuali occasionali. Lorientamento sessuale nella specie umana dipende da molteplici fattori. Determinanti dellorientamento sessuale. Fattori genetici. Alcuni studi (Bayley e Pillard, 1991) condotti su gemelli omozigoti ed eterozigoti e fratelli non gemelli mostrano che la somiglianza genetica aumenta significativamente la probabilit che lorientamento sessuale sia il medesimo. Fattori legati al dimorfismo. Recenti studi (Le Vay, 1991) mostrano che lorientamento sessuale connesso a particolari strutturazioni diversificate dei centri ipotalamici che regolano il comportamento sessuale. Conclusione: tutti questi studi indicano correlazioni e non danno spiegazioni causali. Fattori culturali. Le diverse culture hanno atteggiamenti diversificati verso le varie tipologie di orientamento sessuale. Tutte incentivano lorientamento eterosessuale, ma hanno atteggiamenti diversi (dallaccettazione allintolleranza) verso quelli non eterosessuali. Gli orientamenti variano nel tempo allinterno della stessa cultura. Lattuale opinione dellOMS Lomosessualit stata cancellata dal DSM nel 1973. SESSUALITA E AMORE Sesso e Amore non coincidono, anche se il sesso pu essere una componente dellamore. Il sesso ha come incentivo il piacere ed biologicamente finalizzato alla riproduzione. Lamore una forma di relazione intima e perdurante pi legata agli schemi relazionali di unaltra motivazione: lattaccamento. Il sistema dellattaccamento. Lattaccamento, secondo Bowlby (1969, 1980), il bisogno precoce del bambino di sentirsi in contatto fisico stretto con la mamma o altra figura di attaccamento, e da lei protetto. Pu essere sicuro o insicuro a seconda dellatteggiamento della madre o della figura di riferimento. Entrambe le forme di attaccamento sono risposte adattive, favoriscono forme differenziate di sviluppo psicosociale. Lattaccamento sicuro favorisce maggiormente la fiducia negli altri e quindi lo sviluppo comunicativo e sociale del bambino. Sesso, amore e attaccamento. Lamore adulto si ricollega al bisogno di attaccamento e dipendenza reciproca (Shaver e Hazan, 1993). In questo rapporto il sesso, che nelluomo ha carattere continuativo e non ciclico, favorisce linstaurarsi di un legame fisico intimo, approfondito e

perdurante, consolidando la relazione. La connessione tra sessualit e attaccamento sostenuta dal fatto che essi condividono aspetti neuroanatomici e neurochimici (vasopressina, ossitocina e oppioidi endogeni) correlati allinstaurarsi dei legami sociali (Panksepp, 1998). LEZIONE 5: LA MOTIVAZIONE AL SUCCESSO E ALLAUTOREALIZZAZIONE Introduzione. Che cosa significa essere motivati al successo e a riuscire? La motivazione a riuscire pu risultare da conflitti fra tendenze opposte? In che misura le cause che riteniamo responsabili dei nostri successi e/o fallimenti influenzano la motivazione alla riuscita? Utilizzeremo soprattutto il contributo di Atkinson (1964), che definisce la motivazione come la risultante di due tendenze contrapposte: la tendenza al successo e la tendenza a evitare il fallimento. Queste due tendenze, contemporaneamente presenti nellindividuo, danno origine a diverse strategie comportamentali a seconda che prevalga luna o laltra. La tendenza ad affrontare o evitare certi compiti dipende anche dalle attribuzioni che gli individui formulano circa le cause degli eventi: tali cause possono essere interne o esterne alla propria persona, stabili o variabili nel tempo, pi o meno controllabili dal soggetto (Weiner, 1985). La teoria di Atkinson pu essere considerata a ragione la prima e forse pi convincente teoria motivazionale alla riuscita; essa prende spunto dal concetto di conflitto introdotto da Lewin (1931, 1946) considerando in pi la componente emotiva del comportamento. La motivazione alla riuscita dipende da due tendenze motivazionali contrapposte e conflittuali: la tendenza al successo (o speranza di riuscita) e la tendenza ad evitare il fallimento (o paura dellinsuccesso). La prima induce ad affrontare le prove e i compiti comportamentali, la seconda porta ad un atteggiamento di ritiro o fuga, alla noia, al disinteresse, e quindi alla demotivazione. Il conflitto fra le due tendenze porta a considerare il livello di difficolt del compito da intraprendere (livello di aspirazione) e il tipo di emozione che potrebbe scaturire dallesito del comportamento. La tendenza al successo porta alla scelta di compiti di media difficolt nei quali la possibilit di riuscita sia realisticamente alta ed implica emozioni quali fiducia nella riuscita e anticipazione di soddisfazione e orgoglio per leventuale successo. Una volta raggiunto il successo, la tendenza quella di attribuire la riuscita al proprio impegno e alla propria capacit; ne deriva quindi un desiderio di affinare ulteriormente le proprie capacit e di affrontare compiti via via pi complessi. La tendenza a evitare il fallimento porta invece a scegliere prove e compiti piuttosto facili (nei quali il successo certo) oppure talmente difficili da non mettere in discussione, in caso di insuccesso, la propria abilit o il proprio impegno. Lemozione tipica che accompagna la tendenza ad evitare linsuccesso la vergogna anticipata, dovuta al fatto di sentirsi inadeguati; il compito pu essere affrontato con rassegnazione o ansia

(dovute al timore di non riuscire). Leventuale insuccesso viene interpretato come mancanza stabile di capacit personali; ne pu derivare un sentimento di impotenza e di mancanza di controllo della situazione. Se vogliamo esprimere con una formula la teoria di Atkinson, possiamo dire che: TS = Ms x Ps x Is e che: EF = Mf x Pf x If quindi: TS = Ms x Ps x Is MS = disposizione personale relativamente stabile a cercare il successo. Ps = probabilit di successo percepita (aspettativa) Is = valore incentivante del successo (soddisfazione e orgoglio anticipato) EF = Mf x Pf x If Mf = disposizione personale relativamente stabile a evitare il fallimento Pf = probabilit di fallimento percepita (aspettativa) If = valore disincentivante del fallimento (vergogna anticipata) ed una componente emotiva (rappresentata dallanticipazione dellorgoglio e della soddisfazione per il successo. La tendenza a evitare il fallimento il prodotto dellinterazione fra una componente di personalit (fattore di orientamento ad evitare le situazioni per paura di fallire); una componente cognitiva (valutazione della probabilit di insuccesso sulla base di precedenti fallimenti) ed una componente emotiva (rappresentata dallanticipazione della vergogna per il fallimento). La differenza tra tendenza al successo e sentenza ad evitare il fallimento viene definita speranza netta S = TS EF. La motivazione complessiva deriva dalle due tendenze contrapposte e conflittuali e ci dir la spinta motivazionale che regoler il comportamento di un individuo di fronte a una prova. Per spiegare le modalit di scelta di una persona che deve decidere se affrontare o abbandonare un compito, Atkinson (1957) ha proposto il modello delle scelte a rischio. Secondo il modello, lindividuo considera, in base alla stima della difficolt del compito, la probabilit di successo e lemozione anticipata (incentivo). Se la probabilit di successo alta, perch il compito facile, lincentivo (emozione) sar basso; se la probabilit di successo bassa, perch il compito difficile, lincentivo (emozione anticipata di soddisfazione e orgoglio) sar elevato. Al crescere della difficolt del compito, corrisponde una aumento dellincentivo e quindi cresce la motivazione fino a quando il livello di difficolt compatibile. Quando la difficolt del compito diviene eccessiva e quindi la probabilit di successo bassa, ci pu essere un calo di motivazione per il timore di fallire. La situazione ottimale quindi quella che si realizza quando esiste un giusto equilibrio fra probabilit di successo e incentivo al successo. Ci avviene in corrispondenza di compiti di difficolt media o leggermente superiore alla media. Le due tendenze individuate da Atkinson (tendenza al successo e tendenza a evitare il fallimento) sono entrambe presenti nello stesso individuo seppure in misura diversa. Sono state individuate quattro tipologie, in base alle possibili combinazioni delle due tendenze: Alta tendenza al successo e alta motivazione a evitare il fallimento; Alta tendenza al successo e bassa tendenza a evitare il fallimento; Bassa tendenza al successo e alta motivazione a evitare il fallimento ;Bassa tendenza al successo e bassa motivazione a

evitare il fallimento. Tendenza al successo +


Motivazione ad evitare il fallimento

I primi tendono a impegnarsi molto, cercano con molto sforzo il successo, ma hanno molta paura del fallimento; ne deriva molta ansia. Di fronte al fallimento c la tendenza a ricercare motivazioni esterne a s. I secondi sono nella condizione ottimale; il timore di fallire meno importante, latteggiamento pi rilassato. I terzi non utilizzano le capacit eventualmente possedute, sono in genere disinteressati e annoiati; cercano di ottenere il massimo con il minimo sforzo; tendono a svalutare limportanza dei compiti intrapresi. Lultimo gruppo di soggetti presenta caratteristiche di apatia, disinteresse, rassegnazione. La teoria attributiva (attribuzionale). Le attribuzioni sono le percezioni che gli individui hanno circa le cause degli eventi che accadono a s (autoattribuzioni) e agli altri (eteroattribuzioni). In particolare si tratta di capire se il risultato di un comportamento frutto dellimpegno, o delle capacit o della facilit del compito. Lattribuzione nasce da un bisogno di comprendere il mondo e le sue regole, il perch delle cose (Heider, 1958). Jones e Nisbett (1972) hanno descritto un fenomeno (errore fondamentale di attribuzione detto bias edenico), secondo il quale tendiamo a scegliere cause interne per il successo e cause esterne per i fallimenti, se si tratta di comportamenti propri; tendiamo invece a scegliere cause esterne per il successo e cause interne per il fallimento se si tratta dei comportamenti altrui. Si tratta di un errore sistematico di ragionamento mirato alla protezione del s, in quanto consente di mantenere intatta lautostima. Le cause pi frequentemente utilizzate nelle attribuzioni sono state diversamente classificate. Usualmente le persone tendono ad utilizzare come cause degli esiti dei comportamenti: labilit (o la mancanza di abilit); le caratteristiche del compito (facilit/difficolt); fattori casuali (fortuna, destino..). Rimane comunque importante distinguere fra attribuzioni interne (tratti personali, capacit specifiche, impegno, importanza attribuita al compito e strategie adottate per

riuscire) e attribuzioni esterne. Weiner (1971) ha proposto di distinguere le attribuzioni interne in base alle tre seguenti dimensioni: Locus of control (Heider, 1958; Rotter, 1966) Stabilit nel tempo e rispetto alle situazioni Controllabilit da parte del soggetto. La motivazione al successo dipenderebbe dalle attribuzioni, dal fatto cio di attribuire a cause interne (ad es. limpegno) la possibilit di riuscire. Atkinson sottolinea soprattutto laspetto emotivo (anticipando il successo, si prova unemozione di orgoglio e soddisfazione; anticipando il fallimento si prova vergogna). Weiner privilegia gli aspetti cognitivi (le interpretazioni date ai precedenti successi/insuccessi, permettono di percepire il successo come causato da fattori interni). La motivazione deriva dunque dai normali processi di riflessione sulle cause dei propri successi/insuccessi. Gli aspetti emotivi sono considerati come conseguenze e non come cause della spinta motivazionale. La tendenza al successo dipende dallattribuzione del successo allimpegno e alle capacit personali (cause interne). La tendenza a evitare il fallimento porta ad attribuire il successo a fattori esterni, non controllabili (facilit del compito, fortuna, aiuto degli altri) e linsuccesso a mancanza di abilit. La prevalenza delluna o dellaltra tendenza (al successo o a evitare il fallimento) dipende comunque dalle spiegazioni date dallindividuo rispetto ai precedenti successi e insuccessi

LEZIONE 6. ALTRE MOTIVAZIONI COMPLESSE. Introduzione. Una distinzione classica adottata negli studi sulla motivazione quella fra motivazione intrinseca (di cui sono un esempio la curiosit, la competenza, il successo) e motivazione estrinseca (ad esempio i premi, gli elogi, lapprovazione sociale). Un comportamento pu essere definito come intrinsecamente motivato quando avviene in virt di se stesso o quando lindividuo agisce sulla base di un proprio impulso. Un comportamento invece estrinsecamente motivato quando il movente esterno allazione vera e propria, quando cio lindividuo guidato da fattori esterni. Questa distinzione, seppure ancora attuale nonostante un certo grado di ambiguit, non mette in sufficiente evidenza le differenze fra motivazioni innate (quindi i bisogni) e altre mediate cognitivamente quali gli obiettivi e le aspettative. E pi probabile quindi un effetto interattivo fra motivazione intrinseca ed estrinseca, in quanto divengono rilevanti in entrambi i casi i processi cognitivi ed emotivi che si accompagnano ai comportamenti finalizzati. Prenderemo qui in considerazione alcuni esempi di motivazione intrinseca, cui la ricerca psicologica ha dedicato particolare attenzione. Curiosit. Berline (1960) defin curiosit epistemica il bisogno universale di conoscere il funzionamento delle cose, che si manifesta attraverso lesplorazione dellambiente, e che attivata dalla noia e dal bisogno di nuove stimolazioni. Il fatto che lessere umano abbia la tendenza a cercare stimolazioni e a preferire certi gradi di complessit nella stimolazione spiegato dal concetto di livello ottimale di stimolazione (Hunt, 1965), secondo cui si tende a prestare attenzione a stimoli che escono dai nostri schemi abituali. Gli stimoli troppo diversi dalle nostre esperienze e aspettative, potrebbero risultare eccessivi e procurare fastidio ed emozioni negative; gli stimoli abituali potrebbero annoiare; gli stimoli interessanti sono quelli un po insoliti, in quanto tengono desta la nostra attenzione. Se vero che lessere umano ha bisogno di stimolazione, ci si pu aspettare che una totale assenza di stimolazione sia molto spiacevole e abbia effetti negativi sui processi di elaborazione dellinformazione. Questi effetti sono stati dimostrati dagli esperimenti sulla deprivazione sensoriale. I soggetti coinvolti in questi esperimenti hanno riportato esperienze molto spiacevoli: allucinazioni visive, cambiamenti di umore, alterazione dellorientamento spazio-temporale, riduzione del rendimento in vari tipi di compiti Anche un sovraccarico di stimolazioni (intensit della stimolazione e quantit di stimoli) pu risultare fastidioso; alcuni studi di psicologia ambientale fondano su questo fenomeno leffetto stressante di certe condizioni ambientali. Motivazione alla competenza. Lessere umano nella sua incessante attivit, nellagire quotidiano, esprime un bisogno di mettere a frutto la sua capacit di agire,

di padroneggiare e controllare lambiente, di sentirsi competente ed efficace. Questo bisogno di competenza (effectance, secondo White, 1959) presente fin dalla nascita, si esplica nellinterazione con lambiente e permette al bambino di sviluppare un sentimento di efficacia, un senso di controllo personale sugli eventi. Il bisogno di competenza attiva nel bambino tentativi di padronanza in diverse aree di attivit: larea cognitiva; larea sociale e larea fisica (Harter, 1978). Man mano che i tentativi di padronanza risultano efficaci, si sviluppa un sistema di autoricompensa che rende sempre meno importante lapprovazione esterna delladulto. Il bambino affronta le diverse situazioni dellesperienza mettendo alla prova le proprie abilit, allo scopo di sentirsi efficace e competente e di sviluppare la percezione di controllo personale sullambiente, che fa ulteriormente aumentare la motivazione alla conoscenza. Se il bambino viene scoraggiato o disapprovato nei tentativi di padronanza, tende a sviluppare un bisogno di approvazione esterna che lo porta a sentirsi dipendente dal rinforzo delladulto e timoroso di dimostrarsi incapace. Ci fa sentire il bambino meno competente e pi controllato dallesterno. Bandura (1977) ha proposto un costrutto simile nella sua teoria dellautoefficacia, che si basa sulle aspettative di efficacia, pi che sulle percezioni di efficacia. La decisione di affrontare o meno una certa azione dipende dal fatto di pensare di essere in grado di portarla a termine. Le fonti dellautoefficacia sono essenzialmente quattro: I risultati conseguiti in passato in compiti similari Avere osservato altri svolgere con successo il compito Ricevere inviti entusiasmanti e incoraggiamento da parte di altri (persuasione verbale) ad affrontare il compito Essere capaci di regolare la tensione e lansia collegate allesecuzione del compito Esperienza ottimale di flusso. Si definisce in questo modo lesperienza che si prova quando si eseguono attivit che sono in se stesse soddisfacenti (Csiksentmihaly, 1975) e che producono quella particolare condizione in cui ci si sente completamente assorbiti dallattivit stessa, che fluisce agevolmente grazie allinteresse e al piacere provato nelleseguirla. Questo tipo di esperienza si verifica spesso nellambito di passatempi e attivit ricreativa, ma pu manifestarsi anche in esperienze di lavoro. Gli individui vivono questa esperienza quando percepiscono di avere un alto grado di abilit nellaffrontare compiti adeguatamente impegnativi. Quando il livello di abilit percepito alto, ma il compito poco interessante e stimolante si prova noia; quando sia il livello di abilit percepito sia la difficolt del compito sono bassi, si pu provare apatia; quando non ci si sente capaci di fronte a un compito difficile, si prova ansia. Lesperienza di flusso si realizza pertanto soltanto quando lindividuo affronta compiti impegnativi in cui le proprie abilit vengono messe alla prova. Le componenti fondamentali dellesperienza di flusso sono le seguenti: Lindividuo sa in ogni momento che cosa sia giusto fare Si

sente occupato piacevolmente e tiene la situazione sotto controllo Lazione si svolge in modo fluido senza ostacoli La concentrazione spontanea, non richiede alcuno sforzo Lesperienza temporale fortemente distorta, le ore volano via come minuti Lindividuo si identifica con lattivit svolta, assorbito da essa

Il bisogno di affiliazione Lessere umano trascorre gran parte del suo tempo ad interagire con gli altri individui, e a questo scopo ha sviluppato sistemi di comunicazione particolarmente complessi. Al momento della nascita il bambino completamente dipendente da altri per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali e questa dipendenza dura pi a lungo negli esseri umani che in qualsiasi altra specie. Per questi e per altri motivi lessere umano considerato lanimale sociale per eccellenza. Il bambino ha bisogno di quelle che vengono definite le cure parentali. I soggetti che subiscono deprivazioni gravi delle cure parentali nelle prime fasi dello sviluppo, possono manifestare gravi conseguenze a livello emotivo, cognitivo ed anche fisico. Non facile indicare gli aspetti specifici della deprivazione sociale, responsabili di uno sviluppo imperfetto del bambino; ed tuttavia molto chiaro che un certo grado di contatto intimo tra adulto e bambino necessario per facilitare uno sviluppo adeguato. Ladulto svolge, fra altre funzioni, quelle di fonte privilegiata di stimolazione per lo sviluppo affettivo e cognitivo. Anche il soggetto adulto presenta un bisogno di relazioni interpersonali, che tuttavia varia nel tempo e da persona a persona. In particolare stato studiato il rapporto tra il bisogno di contatto sociale e particolari emozioni (es. la paura). Due delle pi importanti funzioni del contatto sociale nelladulto sono rappresentate dal sostegno sociale fornito dagli altri e dalla possibilit di trarre indici di riferimento utili per valutare la correttezza del proprio comportamento (confronto sociale). Bisogno di approvazione. Tra le numerose motivazioni apprese, a forte connotazione sociale, pu essere considerato il bisogno di approvazione. Sin dalla prima infanzia il bambino cerca lapprovazione delladulto. Durante ladolescenza diviene incentivo importante lapprovazione dei coetanei. Gli adulti, seppure in forma pi attenuata, avvertono lesigenza dellapprovazione sociale. Nellinfanzia, in ragione della sua rilevanza, il bisogno di approvazione viene

utilizzato dagli adulti (attribuendo o rifiutando lapprovazione e in certi casi disapprovando) come incentivo per il controllo dello sviluppo comportamentale. Attraverso strumenti appositi alcuni autori (ad es. Crowne e Marlowe) hanno studiato il rapporto tra bisogno di approvazione ed altre tendenze comportamentali; stato cos dimostrato che chi possiede un elevato bisogno di approvazione: Si conforma con + probabilit alle norme e aspettative di gruppo; apprende con + rapidit se le risposte corrette vengono esplicitamente approvate; fra compiti di difficolt variabile, sceglie quelli di difficolt intermedia, per non rischiare il fallimento e per adottare un obiettivo socialmente accettabile. Sulla base di questi e di altri studi si giunti alla conclusione che un forte bisogno di approvazione nasce dal desiderio di sostenere un livello medio-basso di autostima e ostacola un comportamento sicuro ed autonomo (attraverso il timore della disapprovazione).

LEZIONE 7: MOTIVAZ E VOLIZ (VOLONTA). Non tutte le condotte motivate risultano piacevoli, interessanti, attraenti. Siamo spesso costretti ad eseguire attivit e comportam pi o meno sgradevoli, che accettiamo di compiere xch ci xmettono di raggiungere scopi e obiettivi comunque importanti. Basti pensare a tutti quei comportamenti che rientrano nei doveri. Studiare x lo studente; svolgere mansioni faticose o poco interessanti x il lavoratore etc. X descrivere tutte queste situazioni in cui richiesto uno sforzo intenzionale x eseguire il compito si usa il concetto di volont o voliz. La volont ci xmette di sostenere lo svolgim di unaz fino al raggiungim dellobiettivo, nonostante gli ostacoli interni ed esterni. Il suxam di tali ostacoli provoca una sensaz di fatica, che proprio da mettere in relaz allo sforzo di volont applicato. I processi cognitivi che si presentano in az che comportano un controllo su di s, basato su atti di volont, sono accompagnati da forti sensaz di tens, che hanno un corrispettivo sul piano espressivo e una traduz sul piano linguistico: stringere i denti, serrare i pugni, contrarre le labbraLo studio dei processi della volont (voliz) nella tradiz della ricerca psicologica ha occupato un posto piuttosto marginale. Meyer, uno dei primi psicologi aveva addirittura pronosticato, alla fine dell800, la totale scomparsa di questo tema dallo scenario della psico scientifica. E stato x merito sopratt della psico tedesca che il tema della volont ha attratto linteresse della ricerca. Il contributo della psico tedesca Possiamo individuare sopratt due xiodi importanti x gli studi sulla volont. Un primo xiodo, riconducibile ai primi decenni del 900 (Hillgruber, 1912; Duker, 1931; Ach, 1905; 1910; 1935) ed un secondo xiodo pi recente negli anni 80-90 del secolo scorso (Heckhausen, 1987; Gollwitzer, 1991; Khul, 1987). Ach studi sopratt i processi che avvengono quando laz di un individuo contrasta abitudini profondam radicate. In questo caso necessario lintervento della volont che xmette di tenere sotto controllo una nuova modalit di az, che deve imporsi alla modalit diventata quasi abituale. X rendere possibile una nuova modalit (un nuovo xcorso) x realizzare una certa condotta, lindividuo deve tenere costantem la sua attenz e il suo controllo concentrati sul corso del comportam in atto. Ach ha svolto diversi esximenti in proposito descrivendo, sulla base dei resoconti dei soggetti partecipanti, i processi interiori che avvengono quando si deve agire contro (o diversamente da) una tendenza ad agire consolidata e abituale. Lintensit dellimpegno e dello sforzo dip non dalla

forza della motivaz ma dalla difficolt di realizzare la condotta prevista. La riscoxta pi recente della voliz in psico ha portato allidea che nelle fasi volitive del comportam siano presenti processi e stati di coscienza diversi rispetto a quelli della sequenza motivazionale. Si pu supporre che esista un p.to (lim suxiore) fino al quale pu giungere la spinta motivazionale, oltre il quale necessario lintervento della volont x portare a compim laz; ci accade sopratt quando compaiono sul xcorso ostacoli non previsti o difficolt suxiori alle attese. I fenomeni della volont hanno ripreso ad interessare la psico e gli psicologi negli anni 80, nel tentativo di spiegare i processi relativi alla regolaz dello svolgim di una condotta motivata. Khul ha distinto a questo proposito i processi che portano alla scelta dellaz (o condotta), che corrispondono alloggetto di studio della psico della motivaz, dai processi che assicurano lesecuzione dellaz, mantenendo il corso del comportam sui binari che conducono alla meta, nonostante gli ostacoli e le difficolt; questi processi attengono alla volont (o, in altre parole, alla motivaz alla realizzaz). Khul ha studiato individui con diversi gradi di capacit di controllo dellaz. Coloro che presentano un buon grado di capacit di controllo (definiti orientati allaz e pi capaci di realizzare i propositi); possiedono tutti gli elementi che xmettono di xseguire adeguatam lo scopo prefissato: lo stato futuro che si desidera raggiungere; lo stato presente da cui ci si muove; il divario fra essere e dover essere; laz intenzionale necessaria x annullare il divario. Gli individui orientati allaz danno forma completa sul piano cognitivo ai loro propositi e dispongono di strategie efficaci x il controllo dellaz stessa. Tali strategie vanno utilizzate quando si incontrano ostacoli interni ed esterni. Il mod Rubicone. Heckhause (1987) ha cercato di tener conto di tutti i processi fin qui considerati, proponendo il modello Rubicone, che descrive lagire umano come una sequenza naturale di fasi motivazionali e volitive. Il modello prende il nome dal fiume che Cesare, dopo una lunga riflessione, attravers nel 49 a.C., x dare inizio al rientro a Roma: il dado era tratto. Il mod distingue tra i processi che precedono la decisione (che sono di natura motivazionale) ed i processi che la seguono fino al compim dellaz, che sono di natura volitiva. Secondo il modello Rubicone, fra tutte le aspirazioni e i desideri di un individuo, alcuni raggiungono la fase motivazionale, nel senso che lindividuo ne valuta la desiderabilit e la fattibilit; si inserisce a questo p.to la razionalit che valuta diversi aspetti del desiderio (conseguenze possibili, importanza..). In questa fase gli individui sono altam orientati alla realt e riflettono tenendo conto di tutte le informaz rilevanti x la decisione, in modo da trasformare il desiderio in una intenz. Nella fase motivazionale si orientati alla realt, nella fase volitiva si orientati alla realizzaz. Tutti i processi sono indirizzati a realizzare ci che, dopo lunghe riflessioni, si deciso di fare. Il modello Rubicone prevede un ulteriore passaggio: dopo la decisione di realizzare un det desiderio si forma una

intenz, che viene memorizzata e attivata quando si presenter loccasione giusta. Il fatto che le intenzioni vengano memorizzate ma non realizzate immediatamente, in quanto occorre attendere loccasione adatta, porta alla esistenza di una fase volitiva pre-azionale ed una fase azionale. Non sempre lintenz pi forte ad entrare in az x prima. Oltre alla forza dellintenz intervengono infatti altri fattori situazionali che favoriscono lavvio dellaz, fino al raggiungim dellobiettivo. Quando lattivit in corso piacevole e scorre fluidamente, gli individui x controllare se stessi e mantenere laz sui giusti binari non hanno bisogno di un particolare sforzo volitivo, anche se i processi di volont sono indispensabili x regolare lattivit in corso. Il considerevole contributo della ricerca sulla psico della volont consiste nel det pi precisam come facciamo a fare quelle cose che non sono piacevoli o, addirittura, ripugnano. In altri casi lagire nasce in modo meno complicato sulla base di un accordo fra desideri e possibilit. Probabilm la realt comportamentale non implica una contrapposiz cos netta tra le due modalit. Pi realisticam la quantit di regolaz (o controllo) volontario del comportam necessaria di volta in volta varia in modo graduale.Inoltre occorre considerare il fatto che az, intraprese solo in vista di det scopi grazie allintervento della volont, possono gradualm divenire piacevoli e interessanti e fluire quindi agevolm senza pi la necessit di un controllo volontario che le sostenga. LEZIONE 8: TEORIE DELLE MOTIVAZIONI. Teorie classiche tra fine 800 e met 900. La teoria periferica e somatica di James e Lange (1884, 1885). Il senso comune dice che ci accade qualcosa di brutto, siamo dispiaciuti e singhiozziamo () [La mia ipotesi] che ci sentiamo dispiaciuti perch piangiamo, arrabbiati perch ci accaloriamo, impauriti perch tremiamo. (James, 1890). Teoria centralista di Cannon (1927) e Bard (1928) Critiche alla teoria periferica: la mancanza di feedback dai visceri non ha un apparente effetto sullespressione emotiva; i cambiamenti fisiologici associati alle emozioni si attivano anche in altri comportamenti; i cambiamenti fisiologici associati alle emozioni sono troppo lenti Teorie istintualistiche, funzionalistiche e comportamentistiche.Teoria istintualistica di McDougall (1932) Teorie fuzionalistiche da Dewey (1895) a Wallon (1941) Teoria comportamentistica di Watson (1919, 1920, 1924) I riflessi emotivi: rabbia, paura e amore Le emozioni in una prospettiva clinica. P. Janet Le emozioni come comportamenti di scacco (1902) S. Freud Linteresse per le emozioni negative (ansia e angoscia) come segnale di disagio e conflitto (1933) Teorie contemporanee. Dagli anni 60 a oggi. La rinascita dellinteresse per le emozioni.Teorie neo-evoluzionistiche. La riscoperta di Darwin. Rivalutazione delle emozioni e ritorno a una prospettiva evoluzionistica. Lespressione delle emozioni nellUomo e nellanimale 1872. S. Tomkins La teoria dellamplificazione dei bisogni. Anni 60 Le emozioni

primarie: interesse, sorpresa, gioia, angoscia, paura, vergogna, disgusto, rabbia. C. Izard La teoria differenziale delle emozioni. Anni 70 80 Le emozioni primarie: interesse, gioia, sorpresa, disagio, rabbia, disgusto, disprezzo, paura, vergogna, colpa. R. Plutchik Il modello multidimensionale delle emozioni. Anni 60 oggi. Le emozioni primarie: gioia, accettazione, paura, sorpresa, tristezza, rabbia, disgusto, attesa. Aspetti multidimensionali delle emozioni. STIMOLO MINACCIA COGNIZIONE PERICOLO AFFETTO PAURA AZIONE FUGA FUNZIONE PROTEZIONE P. Ekman La teoria Neuro-culturale Anni 70 oggi. Le emozioni primarie: gioia, rabbia, tristezza, paura, disgusto, sorpresa. Caratteristiche distintive. Segnali espressivi universali Presenza in altri primati Distinta fisiologia Antecedenti distinti e universali Coerenza dei vari aspetti della risposta Rapida insorgenza Breve durata Valutazione cognitiva automatica Occorrenza spontanea Aspetti fondamentali delle teorie neoevoluzionistiche. Il concetto di emozione primaria Carattere innato e universale delle emozioni primarie Il ruolo modulatore della cultura Valore adattivo e comunicativo delle emozioni Distinzione emozioni primarie e secondarie Teorie cognitive. Teoria attivazionale-cognitiva di Schachter e Singer (1962)

Le teorie dellinterruzione o statiche. G. Mandler La teoria viscerale-cognitiva Emozione: Attivazione SNA causata da interruzione del comportamento; monitorizzazione e valutazione; mille valutazioni, mille emozioni; non ci sono emozioni primarie. K. Pribram Emozione e motivazione. Emozione: segnale di allarme che indica un arresto dei piani comportamentali; attivazione mediata dallamigdala che accompagna e sostiene la monitorizzazione. Motivazione: spinta allazione per entrare in rapporto con loggetto del bisogno; attivazione mediata dai gangli della base, che spinge a comportamenti finalizzati alla realizzazione dei bisogni. Le teorie della valutazione o dinamiche. M. Arnold Valutazione e benessere. Emozione: valutazione di stimoli in relazione al benessere dellindividuo. Gli assi della valutazione: piacere / dispiacere. Comportamenti connessi: avvicinamento/allontanamento R. Lazarus Il modello del circuito valutativo

Frijda (1986) Le teorie computazionali.

Teorie relazionali e costruzionistiche. Le emozioni rendono possibile e promuovono la comunicazione interpersonale e sociale. Sono codici comunicativi e comportamentali. C. Trevarthen (1990) Teoria relazionale. Lo scambio emotivo madre-bambino e la nascita psicologica del bambino. Averill (1980) La costruzione sociale delle emozioni. Le emozioni come codici di comportamento sociale.

LEZIONE 9 ATTIVITA COGNITIVA DELLE EMOZIONI. Emozione e conoscenza. La prospettiva tradizionale. La prospettiva tradizionale, che ha le sue origini nel razionalismo filosofico, contrapponeva la conoscenza alle emozioni. La prospettiva tradizionale dellanima, che deriva dalla filosofia greca e cristiana, distingueva tre funzioni dellanima gerarchicamente ordinate: quella vegetativa, quella sensitiva, e quella razionale (Galati, 2002). FUNZIONE INTELLETTIVA FUNZIONE SENSITIVA FUNZIONE VEGETATIVA La prospettiva contemporanea. Mette in discussione lassunto della prospettiva tradizionale, riconoscendo alle emozioni una funzione cognitiva e di orientamento dellindividuo. La psicologia contemporanea delle emozioni. Le emozioni sono ritenute forme attive e razionali di esperienza che valutano lambiente in funzione dei bisogni e interessi e predispongono risposte appropriate (De Sousa, 1987) Le teorie della valutazione. Le teorie della valutazione, che sono parte delle teorie cognitive delle emozioni, studiano in che modo sono strutturati i processi di valutazione cognitiva delle emozioni. Tutte queste teorie sono daccordo nel riconoscere che i processi di valutazione emozionale possono essere in gran parte inconsapevoli. Il carattere inconsapevole rende ragione della sensazione di estraneit e di passivit che abbiamo spesso di fronte alle nostre emozioni. Le principali teorie della valutazione si sviluppano particolarmente a partire dagli anni 70 I sistemi di

valutazione di I. Roseman (1984) Stato motivazionale; situazione in relazione ai bisogni; probabilit di ottenere ci di cui si ha bisogno; legittimit; agente La teoria di I. Roseman (1984) Non corrispondenza biunivoca tra emozione e sistema di valutazione: una medesima emozione pu derivare da differenti valutazioni. I sistemi di valutazione di C. Smith e Ph. Ellsworth (1985) Piacevolezza/spiacevolezzaAttenzione allo stimolo Controllo Certezza Presenza ostacoli Legittimit Responsabilit Anticipazione dellimpegno I sistemi di valutazione di Stein e Trabasso (1992) Agli scopi che si perseguono Alla possibilit di raggiungerli Alla certezza di poterli mantenere La teoria di Stein e Trabasso (1992 Emozioni primarie = specifiche modalit valutative + specifiche risposte Teoria della valutazione cognitiva Ortony, Clore, e Collins (1988) Valutazione della valenza edonica dovuta a: aspetti degli oggetti; piacevolezza, sgradevolezza La teoria del sistema computazionale emozionale di N. Johnson-Laird (1988) Le emozioni sono stati mentali rilevanti da spiegare con modelli computazionali della mente.STIMOLO SEGNALE NON PROPOSIZIONALE (E) MODIFICAZIONE ORGANISMICHE La teoria evolutiva della conoscenza emozionale di H. Leventhal (1984) Forme di esperienza adattiva Conoscenza oggettiva Emozione Le emozioni sono Universali, Innate e Discrete. Il sistema di conoscenza emozionale si evolve seguendo 3 stadi: Senso motorio; schematico; concettuale Corrispondono agli stadi evolutivi del pensiero proposti da J. Piaget I controlli valutativi degli stimoli di K. Scherer (1984) Lemozione lesito di un processo di valutazione (SEC) che comporta dei cambiamenti, interrelati, in vari sottosistemi dellorganismo. Lemozione si verifica in risposta a un evento scatenante che ha un significato fondamentale per lindividuo. I sottosistemi modificati dalle emozioni il sistema cognitivo il sistema fisiologico il sistema esecutivo il sistema di espressione motoria il sistema del sentimento soggettivo I controlli valutativi degli stimoli (SECs) novit; piacevolezza; rilevanza per lo scopo/bisogno; potenziale di adattamento/coping, norme sociali Controlli valutativi ed espressioni facciali (1992) Lespressione facciale composta da cambiamenti motori cumulativi e sequenziali, risultanti dai diversi controlli valutativi dello stimolo.

Lo sviluppo dei SECs di Scherer

La teoria sintetica di Leventhal e Scherer (1987) I controlli valutativi degli stimoli, nel corso dello sviluppo ontogenetico, sono effettuati a vari livelli di complessit: sensoriale, schematico e concettuale.

LEZIONE 10 LA RAPPRESENTAZIONE COGNITIVA DELLE EMOZ. Esxienza e conoscenza delle emoz. Occorre distinguere tra esxienza delle emoz e rappresentaz cognitiva o rappresentaz della conoscenza delle emoz (RCE). Lesxienza delle emoz si riferisce alle emoz come le viviamo a liv mentale, somatico e comportamentale. La RCE si riferisce alle modalit con cui ci rappresentiamo nella mente e strutturiamo nella memoria lesxienza delle emoz (Shaver et al. 1987) La RCE deriva dallesxienza emozionale, ma la modella, la formalizza, e la codifica. EE RCE

Modalit organizzaz Le modalit di organizzaz pi utilizzate x immagazzinare nella memoria a lungo termine (semantica e procedurale) lesp emozionale sono: Concetti Parole Script MEMORIA SEMANTICA Concetti Parole MEMORIA PROCEDURALE Script Le emoz nella memoria semantica. Il concetto di emoz il concetto classico. Il dibattito tra sostenitori di un mod prototipico e sostenitori di un mod classico del concetto di emoz. E un concetto che ha un num definito di attributi che sono necessari e sufficienti a identificare, in modo inequivocabile, loggetto a cui il concetto si riferisce. Larea semantica del concetto classico ha dunque confini chiari, netti e ben definiti e non si sovrappone a quella di altri concetti. Es: il concetto di triangolo definibile nei seguenti termini: figura geometrica cha ha tre lati la cui somma degli angoli interni uguale a 180. Il concetto prototipico. Molti concetti di ogg o eventi della vita quotidiana mancano di attributi necessari e suff; questi concetti sono organizzati intorno ai loro es pi tipici. Le loro aree semantiche hanno confini sfumati fuzziness (Rosh, 1985) I criteri di tipicit Quali sono i criteri x identificare gli es pi tipici che fungono da organizzatori di un concetto prototipico? Freq di citaz come es del concetto Quanto facilm riconducibile al concetto prototipico Sostituibilit delles con il concetto sovraordinato di cui parte Studi a sostegno della teo prototipica. Feher e Russel (1984) sostengono il carattere prototipico del concetto di emoz poich esso risulta organizzato intorno ad alcuni es tipici. Le emoz pi citate: Happiness 152 Anger 149

Sadness 136 Love 124 Fear 96 Hate 89 Joy 82 n = 200 Excitement 53 Anxiety 50 Depression 42 Frustration 39 Crying 36 Feelings 35 Jealousy 29 Disgust 27 Laughter 27 Elation 26 Caring 24 Guilt 22 Embarrassment 20 Contentment 19 Es pi tipici (valore di scala: 0-6) Studio 2 love 5.46 hate 5.26 anger 5.15 sadness 5.04 happiness 5.00 joy 4.89 fear 4.78 depression 4.73 excitement 4.58 guilt 4.55 embarrassment 4.36 anxiety 4.29 Studio 3: sostituibilit Gli es pi freq e pi tipici sono largam sostituibili con il concetto sovraordinato di emoz (Feher e Russel, 1984) Conclusione degli studi La struttura della categoria di emoz (Shaver et al. 1987) EMOTION Love Joy Anger Sadness Fear

Possibilit di una definiz classica. Studi che sostengono la possibilit di una definiz classica di emoz. La proposta di una definiz tecnica e non prototipico del concetto di emoz di Ortony, Clore e Foss (1987). Le emoz si riferiscono a: unesp soggettiva mentale; uno stato transitorio di breve durata; una forma di espe di tipo affettivo Una visione di sintesi Prototipi e concetti classici possono coesistere nella memoria con funz diverse. Le emoz nella memoria semantica. Le parole che indicano emoz, ovvero il lessico emozionale. Le ricerche sul modo di organizzare la conoscenza delle emoz attraverso le parole hanno indagato lestens e la struttura del lessico emozionale. Questi studi sono stati compiuti in modo prevalente sulla lingua inglese. Essi hanno utilizzato come modello di analisi il Multidimensional Scaling (MDS = procedura di raggruppam multidimensionale).

Risultato degli studi. Nel lessico inglese e in quelli delle altre lingue indagate: Circa il 70% delle parole indicano emoz negative Circa il 30% indicano emoz positive o neutre I termini emozionali sono organizzati da 2 dimens principali: Attivaz; Piacere/dispiacere I termini emozionali sono organizzati da 1 dimens secondaria: Dimens del coping o adattam I termini emozionali sono risultati raccogliersi in pochi gruppi semanticam riconducibili alle emoz primarie. Le emoz nella memoria procedurale. Gli studi mostrano che lesp emozionale organizzata in script o canovacci di az tipici x ciascuna categoria emozionale. Uno script la rappresentaz mentale che raccoglie e organizza in forma sequenziale le reaztipiche che si attivano di fronte a certe situaz ricorrenti della vita quotidiana. I legami sequenziali sono disposti secondo una conness probabile e non necessaria. Script una struttura dinamica e xformativa, che guida un comportam volto a un fine; xmette di predire il comportam, date certe circostanze; conseguenza dellapprendim. Studi sugli script emozionali. Dallo studio di rievocaz di diff esp emozionali, Shaver e al. (1987) hanno

proposto un mod dellorganizz procedurale della conoscenza emozionale. Lo script della paura. Shaver et al. (1987) Antecedente Xdita di controllo Decorso Mettersi al riparo Controllo Cercare di mantenere la calma La gerarchia delle forme rappresentative La gerarchia delle rappresentaz della conoscenza emozionale. Conway e Bekerian (1987) propongono una gerarchia delle forme di organizz della conoscenza emozionale. Memorie autobiografiche particolari Script Scene formalizz e astraz delle caratt degli script Concetti, parole LEZIONE 11 NEUROPSICOLOGIA E PSICOFISIOLOGIA DELLE EMOZIONI. Neuropsicologia delle emozioni. Metodi di ricerca Studi su modelli animali Misura attivit elettrica del cervello spontanea o provocata Studi sui pazienti con lesioni cerebrali Tecniche di visualizzazione cerebrale (PET RMF) Centro cerebrale unico per tutte le emozioni Sistema cerebrale sottocorticale unico per tutte le emozioni Dicotomia subcorticale-corticale (emozione cognizione) La laterizzazione emisferica Circuiti cerebrali complessi e specifici per tipo di emozione Integrazione mente cervello corpo I primi modelli. Teorie periferiche e teorie centraliste James Lange: il corpo Cannon Bard: il centro cerebrale I neurofisiologi rifiutano la teoria periferica: spostano lattenzione dal corpo, rivolgendosi esclusivamente al cervello La teoria di W. Cannon (1927) Il talamo come centro cerebrale delle emozioni Stimolo Talamo Emozione Attivazione fisiologica e modificazioni somatiche La teoria di P. Bard (1928) Lipotalamo come centro per la regolazione omeostatica. La teoria di H. Selye(1956) Interazioni tra ipotalamo e sistema endocrino. Dal centro sottocorticale al sistema sottocorticale Da un unico centro sottocorticale a un circuito sottocorticale composto da diverse aree interconnesse per lelaborazione di tutti i processi emozionali. Il circuito di J. Papez (1937)

P. McLean (1970, 1984) Il cervello trino Limbico-emotivo Razionale Rettiliano Il sistema limbico

Le 4 critiche al costrutto di sistema limbico. Rappresenta un costrutto teorico, pi che la reale organizzazione anatomica cerebrale Le strutture limbiche non hanno solo connessioni interne ma anche esterne Il sistema limbico non media esclusivamente le funzioni emotive, ma anche quelle cognitive (memoria) Anche le aree corticali sono coinvolte nelle emozioni Conclusioni derivanti dalle critiche Superamento della dicotomia subcorticale corticale Il ruolo delle aree corticali nelle emozioni. La lateralizzazione emisferica Dicotomia delle emozioni positive negative (Gazzaniga, 2000) Emozioni positive = emisfero sinistro Lesioni emisfero sinistro = reazioni catastrofiche Emozioni negative = emisfero destro Lesioni emisfero destro = indifferenza, inadeguatezza La lateralizzazione emisferica (Davidson 1992, 1993) Maggior attivazione dellemisfero sinistro a riposo = maggior predisposizione soggettiva verso le emozioni positive Maggior attivazione dellemisfero destro a riposo = maggior predisposizione soggettiva verso le emozioni negative. Una proposta alternativa G. Gainotti et al. (1993)

Dalla localizzazione anatomica ai circuiti cerebrali complessi e specifici per tipo di emozione (J. Panksepp, 1998) Quattro sistemi: Rabbia Panico Paura Ricerca-anticipazione (J.Grey 1994) Tre sistemi: Attivazione comportamentale Inibizione comportamentale Attacco-fuga (J. Vincent, 1988) La biologia delle passioni Il ruolo dei neuromodulatori e degli ormoni. (J. LeDoux, 1996) Il cervello emotivo e il sistema della paura Il circuito della paura e ruolo dellamigdala

Integrazione mente cervello - corpo. Un ritorno a W. James: la teoria di Damasio (1994, 2003) STIMOLO Cervello

Corpo Emozione: atto valutativo + conseguenze somatiche inconsapevoli Sentimenti: percezione soggettiva dei cambiamenti somatici Il cervello pone mente al corpo

Psicofisiologia delle emozioni Metodi di ricerca psicofisiologici Registrazione dei principali indici fisiologici: Battito cardiaco Pressione arteriosa Respiro Temperatura Conduttanza cutanea Miografia e tensione muscolare Oculografia Gli indici fisiologici registrano lattivit combinata di: sistema simpatico sistema parasimpatico nuclei vegetativi autonomi Differenziazione fisiologica delle emozioni primarie.

Levenson, Ekman e Friesen, 1990

Risposta fisiologica. Il modello dimensionale delle emozioni.

Attivazione emozionale e modulazione individuo specifica (Stegagno e Palomba, 1993) Modello psicofisiologico basato sul principio della reattivit individuo-specifica, oltre che stimolo-specifica.

LEZIONE 12 LESPRESSIONE DELLE EMOZIONI. Introduzione. Quando si analizza lespressione delle emozioni si fa riferimento a un repertorio ricco di segnali non verbali: Le espressioni mimico-facciali Le espressioni vocali-intonazionali I gesti La postura Il volto rappresenta lelemento espressivo pi importante e specializzato per la manifestazione delle emozioni. Fra gli altri sistemi espressivi delle emozioni anche la voce (attraverso le proprie modulazioni) occupa un posto di rilievo. La maggiore specificit del volto e della voce, rispetto ad altri indici espressivi, stata ampiamente dimostrata: mentre il volto e la voce forniscono elementi fondamentali per il riconoscimento della specificit emozionale (di quale emozione si tratta...), altri segnali come i gesti e la postura non danno sufficienti elementi per lindividuazione del tipo di emozione e forniscono piuttosto informazioni concernenti lintensit dellemozione stessa. Lespressione facciale (mimica) delle emozioni. Il volto non costituisce soltanto il sistema di segnalazione privilegiato per lespressione delle emozioni e degli atteggiamenti interpersonali. Esso trasmette anche informazioni relative ai processi mentali (concentrazione, incertezza...) e partecipa significativamente a produrre segnali conversazionali. Dal punto di vista espressivo utile individuare due aree specializzate: la parte inferiore del volto (mento, bocca, naso e guance); la parte superiore del volto (occhi, sopracciglia, fronte) Limportanza espressiva del volto aumenta di pari passo con lo sviluppo filogenetico della specie: sembra legittimo

sostenere che la mimica facciale tanto pi sviluppata nelle specie che vivono in comunit permanenti e che tale sviluppo abbia una funzione adattiva per linterazione sociale. Il volto umano in grado di produrre alcune decine di movimenti mimici (o azioni facciali), che risultano associati, da soli o in combinazioni tra loro, ad un numero determinato di emozioni. Un problema aperto rappresentato dal dibattito esistente sullorigine delle espressioni facciali delle emozioni. Alcuni autori sostengono che il comportamento espressivo frutto di apprendimento sociale; altri (la maggioranza degli studiosi) sostengono invece lorigine innata (e quindi luniversalit) delle espressioni emozionali. Ekman (1972) ha tentato di conciliare le due posizioni proponendo la cosiddetta teoria neuroculturale dellespressione facciale delle emozioni. Ekman sostiene che le configurazioni espressive tipiche delle emozioni fondamentali sono innate e universali e che le differenze culturali sarebbero da ricercarsi nelle situazioni che suscitano particolari emozioni, nelle regole che governano lespressione emotiva e in alcune conseguenze. Il termine neuro si riferisce al programma espressivo neuromotorio. Il termine culturale si riferisce soprattutto alle circostanze attivanti e alle regole di esibizione (intensificazione, attenuazione, neutralizzazione, simulazione, dissimulazione). Lespressione facciale delle emozioni si realizza dunque attraverso la attivazione di una o pi azioni facciali, che produce la configurazione espressiva tipica e specifica di ciascuna emozione. Le espressioni facciali delle emozioni non sono del tutto simmetriche; tale asimmetria pi evidente nellespressione di emozioni negative, consiste in una espressione pi intensa ed evidente nellemifaccia sinistra e sarebbe da attribuire ad una dominanza (prevalenza / maggiore specializzazione) dellemisfero destro. I metodi per lo studio dellespressione facciale delle emozioni possono essere ricondotti essenzialmente a due: - metodo delle componenti - metodo del giudizio (o riconoscimento) Nel primo caso si tratta di individuare in modo analitico i diversi movimenti mimici che partecipano a determinare una certa espressione e la loro relativa intensit. Nel secondo caso si sottopone alla valutazione di giudici una espressione emozionale per ottenere da essi linterpretazione, il riconoscimento della emozione manifestata. Entrambi i metodi sono indispensabili e si integrano a vicenda. Fra i metodi analitici, quello pi noto il FACS (Facial Action Coding System) messo a punto da Ekman e Friesen (1978). Lespressione vocale intonazionale delle emozioni. Le ricerche finora condotte dimostrano che gli stati emotivi agiscono sulla voce, producendo specifiche modulazioni intonazionali per specifiche emozioni, tanto da rendere possibile allascoltare il riconoscimento dellemozione espressa sulla base di tali modulazioni. Molti dei parametri fisici che costituiscono la struttura sonora (vocale) del parlato (variazioni della frequenza, del timbro, del tono, dellaltezza...) intervengono a produrre specifiche configurazioni vocali per lespressione di specifiche emozioni. Un

pioniere di questi studi fu Davitz (1964), che rivel la possibilit di esprimere emozioni specifiche attraverso la variazione di alcune qualit della voce (timbro, tono...) indipendentemente dal contenuto verbale. Questi studi misero in evidenza anche il ruolo dei fenomeni paralinguistici (ritmo, pause, vocalizzazioni...) nellespressione delle emozioni. Una persona ansiosa, ad esempio, tende a parlare pi in fretta e con tono pi elevato, mentre una persona depressa tende a parlare lentamente e con tono di voce basso. Le ricerche pi recenti (Scherer, 1986) hanno dimostrato che le emozioni producono effetti stabili sulla voce e sul parlato. In particolare le emozioni caratterizzate da intensa attivazione fisiologica si esprimono sul parlato attraverso la combinazione di alta frequenza, ampia estensione della voce, e alta velocit. Le emozioni caratterizzate invece da basso livello di attivazione fisiologica, sono caratterizzate da bassa frequenza, limitata estensione della voce e ridotta velocit del parlato. Via via che luso di tecnologie pi avanzate (ad es. sintetizzatori vocali) rende possibile lanalisi di parametri vocali pi complessi, si rileva la possibilit di una correlazione specifica fra di essi e specifiche emozioni. Altre espressioni delle emozioni. I gesti rappresentano un altro mezzo di segnalazione delle emozioni; in particolare essi sono strettamente correlati al grado di attivazione emozionale. Esiste una classe particolare di movimenti, definiti da Ekman (1975) gesti di adattamento, che segnalano il grado di attivazione emozionale e servono a regolare lo stato emotivo provato. Esistono inoltre alcuni gesti che possono esprimere specifici stati emotivi (es. la rabbia): stringere i pugni, battere i piedi a terra... La postura, la modalit con cui il corpo si atteggia nello spazio rispetto ai suoi assi principali, partecipa alla espressione emozionale fornendo informazioni sullintensit dellattivazione emozionale attraverso variazioni relative alla dimensione tensionerilassamento. Una qualche correlazione fra postura e specifici stati emotivi stata tuttavia messa in evidenza: la postura a spalle cascanti nellafflizione; la postura accasciata nella depressione; la postura eretta e vigile nelleuforia...etc. LEZIONE 13 LO SVILUPPO DELLE EMOZIONI. Nella spiegazione dello sviluppo del comportamento emotivo si sono confrontate nel tempo soprattutto due teorie fondamentali: la teoria della differenziazione; la teoria differenziale La prima sostiene che le specifiche emozioni si differenziano nel corso dellet evolutiva da un iniziale stato emotivo indifferenziato di attivazione, mentre la seconda ammette la presenza di alcune emozioni primarie gi differenziate nellet neonatale. Entrambe le teorie citate presentano alcune lacune sia per quanto riguarda i dati empirici portati a loro sostegno, sia per le spiegazioni non del tutto soddisfacenti

offerte su alcuni aspetti dello sviluppo emotivo. Ci ha portato ad ulteriori contributi teorici, che hanno tentato di colmare alcune lacune e fornire alcuni elementi esplicativi; fra essi possiamo considerare la teoria componenziale, secondo cui lo sviluppo delle emozioni dovuto alla combinazione articolata di pi fattori indipendenti, ma fra loro in interazione. La teoria della differenziazione. Fin dagli anni 30, uno studio condotto dalla Bridges (1932) in Canada aveva posto le basi di questa teoria. Secondo le osservazioni della Bridges le emozioni si sviluppano via via a partire da uno stato indifferenziato di maggiore o minore eccitazione: nel corso dei primi mesi si osservano uno stato emotivo negativo (sconforto) e uno positivo (piacere); poi dai 3 ai 6 mesi si differenziano la rabbia, il disgusto e la paura e pi tardi (dai 6 ai 12 mesi) la gioia intensa e laffetto per gli adulti. In sintesi, secondo la Bridges, le emozioni si differenziano gradualmente da uno stato indifferenziato attraverso lapprendimento, che determinato da classi diverse di situazioni emotigene. Dalle conclusioni della Bridges sono partiti diversi autori per sviluppare ulteriormente la teoria. Sroufe, ad esempio, influenzato soprattutto dalla concezione psicoanalitica, ha inserito lo sviluppo emotivo nelle sviluppo personale globale, postulando uno stretto legame tra sviluppo emotivo e sviluppo cognitivo e sociale, articolato secondo momenti critici o salti di crescita, che riflettono nuovi livelli di organizzazione. Secondo Sroufe, nelle prime settimane di vita si osserva il sorriso endogeno che costituisce una espressione di benessere ed precursore del piacere e della gioia; cos come il trasalimento e il dolore sono precursori di emozioni quali la paura e lansia e lo sconforto precursore della rabbia. La teria della differenziazione ripresa anche da Lewis; egli distingue fra stati emotivi, esperienze emotive ed espressioni emotive. Gli stati emotivi sono il risultato di modificazioni neurofisiologiche che si differenziano partendo da uno stato indifferenziato bipolare: uno stato negativo (sconforto) e uno positivo (appagamento). La successiva differenziazione frutto della maturazione, della socializzazione, e dello sviluppo cognitivo. Lesperienza emotiva linterpretazione e la valutazione del proprio stato, della propria espressione, della situazione, dei comportamenti altrui e delle aspettative sociali, e dipende dai processi cognitivi e dalle regole di socializzazione. Lespressione emotiva rappresentata dai cambiamenti corporei che non corrispondono in maniera biunivoca alle esperienze emotive, in quanto regolati da specifiche regole di socializzazione. La teoria differenziale La teoria differenziale (sostenuta soprattutto da Izard e Ekman) afferma che esistono programmi neurali innati e universali distinti per ciascuna emozione primaria. Lesperienza soggettiva e lespressione facciale (fra cui esiste corrispondenza biunivoca) hanno proprie qualit distintive e permanenti fin dalla prima comparsa; il

processo emotivo funzione del sistema nervoso centrale; le emozioni compaiono secondo un programma maturativo innato; le emozioni si combinano in configurazioni complesse. Lo sviluppo cognitivo, la socializzazione, lapprendimento hanno un ruolo importante per diversi aspetti (situazioni scatenanti, regolazione, integrazione cognitiva) ma non determinano lo sviluppo. Izard mette in relazione stretta lo sviluppo emotivo e lo sviluppo della coscienza; lesperienza cosciente si articola in tre livelli: esperienza sensorio-affettiva (primo e secondo mese); processi percettivoaffettivi (terzo mese); processi cognitivo-affettivi (dal non mese) Al primo livello lespressione delle emozioni essenziale per la comunicazione dei bisogni e per fondare il legame madre-bambino. In questa fase sono sperimentate le emozioni di sconforto e di interesse. Col secondo livello la coscienza passa dalla mera discriminazione dellattenzione verso distinti aspetti di persone e cose. Compaiono il sorriso sociale, la sorpresa, la paura e la rabbia. Al terzo livello la coscienza liberata dalla dipendenza dai dati percettivi abituali. Emergono lemozione della vergogna e la timidezza, insieme alla consapevolezza di s. In sintesi le due teorie, pur fornendo un contributo importante per la comprensione dello sviluppo emotivo, non spiegano fino in fondo la complessit e larticolazione dello sviluppo stesso. Le due teorie enfatizzano eccessivamente luna gli aspetti culturali e il primato del cognitivo sullemotivo e laltra linnatezza (e universalit) dellespressione emotiva ed il primato dellemotivo sul cognitivo. La teoria componenziale La teoria sostenuta soprattutto da Scherer (1984) e da Leventhal (1987) afferma che le emozioni si sviluppano da forme semplici iscritte biologicamente nellindividuo a configurazioni complesse fondate sui processi cognitivi attraverso tre distinti livelli di elaborazione: senso-motorio; schematico; concettuale Il livello senso-motorio costituito da un insieme di programmi espressivo-motori innati che vengono attivati automaticamente da stimoli interni e ambientali; questi processi generano i primi comportamenti emotivi. Il livello schematico caratterizzato dalla definizione di schemi che permettono una rappresentazione concreta delle situazioni emotive prototipiche: gli antecedenti situazionali, le reazioni espressivo-motorie, lesperenza soggettiva. Il livello concettuale comporta la capacit di riflettere sulle proprie risposte allambiente e di individuare le regole appropriate per governare il proprio comportamento. I tre livelli di elaborazione cognitiva vengono attivati da costanti processi di valutazione che lorganismo applica agli stimoli interni ed esterni, denominati controlli valutativi dello stimolo, rispetto a una serie di criteri: le novit dellevento stimolo; la sua piacevolezza; la pertinenza e compatibilit coi propri scopi e bisogni; la capacit di far fronte e controllare levento stimolo; la compatibilit con le norme sociali e limmagine di s E da questi processi di valutazione che scaturiscono le risposte emotive. La teoria componenziale risulta

particolarmente convincente in quanto introduce unipotesi processuale dello sviluppo emotivo e specifica il ruolo dei processi cognitivi nello sviluppo emotivo. In tal modo costituisce una composizione e un superamento delle due teorie precedenti. Lemergere delle emozioni dipende dalla progressiva articolazione di processi valutativi, ma al tempo stesso gli esiti dei processi di valutazione conducono a determinati risultati che postulano lesistenza di un certo numero di emozioni discrete. Lo sviluppo delle competenza emotiva ovvero lo sviluppo della capacit ad esprimere e riconoscere le emozioni. In riferimento alle teorie sopra considerate si pu affermare che la capacit ad esprimere le emozioni fondamentali attraverso il volto molto precoce e si instaura, coerentemente con le stesse teorie, fin dalle prime fasi dello sviluppo in modo graduale. Lespressione emozionale in senso stretto rappresenta dunque una funzione essenziale della risposta emotiva e non risentirebbe in modo significativo dei fenomeni dellapprendimento sociale, almeno per quanto riguarda le emozioni primarie. Ci che interviene invece sullespressione emozionale come funzione dellapprendimento sociale soprattutto lacquisizione delle regole situazionali e culturali che governano le modalit espressive e che vengono interiorizzate attraverso i processi della socializzazione. Si tratta in gran parte delle regole definite da Ekman regole di esibizione: neutralizzazione, intensificazione, attenuazione, simulazione, dissimulazione, mascheramento. Il rilievo compiuto su bimbi non vedenti o, ancor pi, cieco-sordi della presenza di forme, seppure essenziali, di espressioni facciali di emozioni conferma questa ipotesi. Per quanto concerne invece il riconoscimento delle espressioni facciali delle emozioni occorre pensare a fenomeni di apprendimento sociale. I dati sperimentali disponibili dimostrano che ad iniziare da terzo/quarto mese di vita i bambini cominciano a riconoscere diverse espressioni emotive degli adulti di riferimento. Queste prime forme di riconoscimento delle espressioni emotive altrui, vengono successivamente perfezionate. La spiegazione di questa precocit fa riferimento soprattutto alle teorie cognitivointerattive delle sviluppo infantile, in cui si sottolinea il graduale processo di associazione fra espressioni e situazioni interattive, che portano precocemente allacquisizione dei significati dei segnali mimico-facciali. La socializzazione delle emozioni. Gi a partire dai tre mesi di vita i bambini mostrano una progressiva modificazione

delle espressioni facciali delle emozioni. A due anni i bambini sanno simulare lespressione di alcune emozioni (felicit, tristezza) e a quattro anni le simulazioni sono ben differenziate. A sei anni i bambini sanno quando e perch simulare o dissimulare le espressioni emotive e dai sei ai dieci anni aumentano le situazioni e le motivazioni per adottare simili strategie. Gli adulti attraverso il loro comportamento influenzano le espressioni spontanee infantili, favorendo ad esempio anche alcune differenze nelle espressioni fra soggetti maschi e femmine. Un altro aspetto importante della socializzazione emozionale consiste nella progressiva comprensione delle emozioni, nel senso sia di conoscere le situazioni che producono le diverse emozioni negli altri individui sia di comprendere le esperienze emotive altrui sia di intervenire per modificare lo stato emotivo di un altro individuo (portare conforto o consolare; molestare, danneggiare, far arrabbiare; aiutare e adottare comportamenti altruistici) Questo processo prende avvio nel secondo anno di vita e si sviluppa nel corso di tutta linfanzia.

LEZIONE 14 LE EMOZIONI TRA BIOLOGIA E CULTURA. Origine del dibattito. Le emozioni sono innate e universali o apprese e culturalmente differenziate? Darwin e la teoria dellEvoluzione per Selezione Naturale (LEspressione delle emozioni nelluomo e negli animali, 1872) Darwin vuole trovare sostegno allipotesi della teoria dellevoluzione della specie studiando le emozioni. Egli ipotizza che: le espressioni facciali sono atti motori dalloriginaria funzione adattiva; lungo la filogenesi sono rimaste associate al loro valore biologico nellanimale e nelluomo; in seguito hanno assunto una funzione comunicativa e sociale. Se queste ipotesi sono vere, si deve poter dimostrare che le espressioni delle emozioni sono universali, simili nellanimale e nelluomo e indipendenti dalla cultura. Le ipotesi sono state dimostrate da: studi comparati; confronti transculturali; studi storici (arte iconografica); confronti tra soggetti sani e patologici; confronti tra adulti e bambini Sviluppi successivi.Funzionalismo e istintualismo. (James, 1884 Mc Dougall, 1932) Le emozioni, come tutti i processi mentali, sono prodotto dellevoluzione legate agli istinti della sopravvivenza e quindi innate. Comportamentismo e culturalismo (Watson e Mead, anni 20 e 60) Le emozioni sono in gran parte apprese e trasmesse culturalmente. Il dibattito contemporaneo. Teorie neoevoluzionistiche. Le emozioni hanno un fondamento biologico sul quale interviene la cultura. Socio-costruzionismo. Le emozioni sono modellate culturalmente Emergono allinterno delle relazioni sociali Sono codici convenzionali di comportamento e di comunicazione sociale Che cosa dicono le ricerche. Ricerche transculturali sono state condotte su diversi aspetti delle emozioni: Espressioni facciali Psicofisiologia Antecedenti delle emozioni Lessico delle emozioni Le emozioni della vita quotidiana Le espressioni facciali P. Ekman: universalit delle espressioni facciali Diverse culture identificano correttamente le espressioni facciali di alcune emozioni di base con percentuali di riconoscimento largamente superiori al caso (Lez. 12). Le espressioni facciali delle emozioni di base dipendono da pattern innati e in gran parte indipendenti dalla cultura. Display rules La cultura interviene nel regolare le modalit di espressione e di manifestazione delle emozioni. Critiche al metodo di ricerca. (Russel, 1994 A. Fridlung, 1994) Le alte percentuali di riconoscimento sono frutto di artefatti o debolezze metodologici. Ulteriori prove empiriche a sostegno dellipotesi innata. Studi sui bambini non vedenti dalla nascita (Galati, 2001) Anche in assenza di apprendimento visivo, i

bambini non vedenti congeniti non mostrano differenze rispetto ai bambini vedenti nei pattern espressivi delle emozioni primarie Psicofisiologia. (Levenson et al., 1992) Studio comparato sulla fisiologia e lesperienza delle emozioni su: soggetti statunitensi e di Sumatra (Indonesia), caratterizzati da forti restrizioni dellespressione delle emozioni negative: Risultati: nonostante le diverse abitudini culturali: assenza di differenze transculturali in pattern di attivazione autonoma specifici per emozioni; relazione tra attivazione fisiologica e self-report Evidenza empirica che i pattern emozione-specifici sono universali. Antecedenti Metodo dei resoconti verbali sullesperienza emotiva a livello transculturale Le ricerche: Boucher (1983) Frijda (1986) Scherer (1986) Galati (1989) Galati & Sciaky (1995) Galati et al. (2004) I risultati: Elementi di costanza transculturale.Gioia buone relazioni e realizzazione di s, eventi piacevoli Tristezza problemi nelle relazioni interpersonali, separazione, lutti Rabbia torti o ingiustizie Paura eventi incontrollabili e pericolosi Disgusto qualcosa di repulsivo Sorpresa eventi inattesi Elementi di variabilit culturale. Ulteriori lavori su antecedenti di alcune specifiche emozioni sociali quali limbarazzo (Holland & Knipps, 1994) o la vergogna (Zamuner & Fisher, 1995) hanno trovato differenze dipendenti dalla cultura. Ci che varia non sono le categorie generali di antecedenti, ma la loro frequenza. Esempio: antecedenti della GIOIA: Realizzazione di s e successo pi frequente nei paesi occidentali; Eventi piacevoli e buone relazioni pi frequenti al di fuori dei paesi occidentali Lessico delle emozioni. Le ricerche sulla struttura del lessico emozionale inizialmente limitate allinglese sono state estese a molte altre lingue. Ricerche specifiche sono state condotte anche sullitaliano e sulle altre lingue neolatine.

Lessico: risultati conclusivi. Costanze transculturali: dimensioni strutturali = Valenza, attivazione, coping I raggruppamenti semantici sono coincidenti con le emozioni primarie Differenziazioni: diversa importanza delle dimensioni strutturali; diversa relazione tra i raggruppamenti semantici. Emozioni della vita quotidiana. Metodo: diari e narrazioni della vita quotidiana raccolti in soggetti di diversa cultura. Risultati: le emozioni pi frequentemente esperite (o modali) sono riconducibili alle

emozioni primarie. La struttura dellesperienza simile; cambia la frequenza relativa a ciascuna emozione. Conclusioni generali. Le varie componenti delle emozioni esaminate presentano due aspetti, uno pi legato alla biologia e uno pi legato alla cultura. Lesperienza emotiva frutto della mediazione tra biologia e cultura. Linflusso della cultura pi evidente nelle forme pi complesse di emozioni. La cultura influenza pure la frequenza con cui si provano certe emozioni. LEZIONE 15 EMOZIONI E SALUTE. La regolazione delle emozioni. Se riprendiamo il discorso dal punto in cui lo avevamo lasciato nella lezione 1, possiamo riconsiderare di nuovo lo schema seguente:

Avevamo affermato che lessere umano non si limita a provare emozioni, ma entro certi limiti esso interviene attivamente a regolare le proprie emozioni, agendo su diversi aspetti del processo emozionale. Innanzitutto un primo modo di regolare le emozioni consiste nella selezione degli eventi stimolo che sono alla base della risposta emotiva. Un secondo modo di regolare le emozioni permette di agire sui processi di valutazione degli eventi stimolo che stanno alla base della risposta emotiva. Infine, e questa la modalit di gran lunga pi importante di regolazione, lessere umano pu agire sulle varie componenti della risposta emotiva: cognitiva; fisiologica, espressiva; motivazionale; soggettiva Mi soffermer soprattutto sulla componente fisiologica, sulla componente espressiva e sulla componente soggettiva della risposta emotiva. La regolazione della componente fisiologica della risposta emotiva si attua usualmente attraverso tecniche mentali o tecniche corporee. Un esempio tipico di regolazione fisiologica rappresentato dalla tecnica del biofeedback. In certa misura e in modo differente da individuo a individuo e da cultura a cultura le espressioni non verbali delle emozioni possono essere regolate, mascherate, inibite, dissimulate a seconda delle circostanze e delle regole sociali apprese. Bisogna infine considerare la regolazione che pu essere applicata al vissuto soggettivo: una certa modificazione e attenuazione del vissuto emotivo pu essere il frutto di processi di elaborazione delle emozioni individuali (ad es. il lutto). Il controllo della esteriorizzazione delle emozioni e del vissuto emotivo ed il rapporto che esiste tra queste due forme di regolazione, rivestono una grande importanza in campo clinico.

Qualcosa di simile si pu dire sul rapporto fra regolazione fisiologica e regolazione espressiva delle emozioni. Si pu ricordare infine limportanza della regolazione sociale e collettiva delle emozioni. Espressione e comunicazione delle emozioni e regolazione affettiva. Quale funzione regolatrice esplica lesteriorizzazione delle emozioni, nelle sue due forme di espressione e di comunicazione? Stili di regolazione espressiva: Interiorizzatori ed esteriorizzatori (Jones) Regole di esibizione (Ekman) Stili di regolazione a livello comunicativo: alessitimia (Sifneos) condivisione sociale (Rim) disclosure (Pennebaker) Effetti a breve e lungo termine della esteriorizzazione delle emozioni. Lo stato di salute ed il benessere individuale dipendono in gran parte dal controllo e dalla regolazione delle emozioni. La capacit di regolare, esprimere, vivere, sentire le emozioni una qualit che non tutte le persone possiedono in ugual misura. Lintelligenza emotiva e le sue componenti. conoscenza (e autoconsapevolezza) delle proprie emozioni regolazione delle emozioni (esitamento del sequestro emotivo) capacit di predisporre piani, tollerare frustrazioni, posporre le gratificazioni riconoscere le emozioni altrui (empatia) capacit di gestire le relazioni (negoziazione, mediazione) Emozioni, stress, salute e malattia. Lo stato di salute e il benessere individuale dipendono in gran parte dalla efficacia dei processi di regolazione emozionale. E la mancanza di armonia tra le varie componenti della risposta emotiva a favorire una possibile alterazione dellequilibrio psicofisico individuale. Quando la risposta emotiva cronicamente sbilanciata per la prevalente attivazione di una delle componenti della risposta emotiva lindividuo appare pi predisposto a presentare disturbi che possono riguardare ora la dimensione psichica ora la dimensione organica. Il concetto di stress. Eventi di vita stressanti e stress da piccoli fastidi quotidiani. Le risorse interne per fronteggiare lo stress: coping difensivo (difende la coscienza da contenuti emotivi sgradevoli); coping non difensivo (effettiva ristrutturazione del problema e trasformazione delle emozioni in strumenti di conoscenza).

Le risorse esterne per fronteggiare lo stress: Il supporto sociale In conclusione di questa lezione utile ribadire la funzione adattiva delle emozioni. Anche le emozioni intense, legate a eventi traumatici della vita individuale svolgono una funzione di adattamento. Non sono le emozioni che provocano la malattia, ma piuttosto meccanismi di regolazione non efficaci e strategie di coping insufficienti a fronteggiare lo stress!

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