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"Avvenne una domenica pomeriggio, in cui fui preda d'una insolita sonnolenza, ch e sognando decisi d'abbandonare la visone onirica

in cui mi trovavo, e mi recai come gi era accadut o, a dialogare con colui che si f chiamare "il Figlio di Tat"... fummo in discorsi che alla ragione dei lucidi parrebbero privi di senso, e attra verso le parole, finimmo a parlare del concetto di "magister", inteso come guida e mae stro delle persone e detentore della comprensione; dissi, umanamente, che anche a me, come ad altri uomini che ricercano la conosce nza, sarebbe piaciuto un giorno divenire tale figura; al ch, il Figlio di Tat mi disse : "... non pu esserci "magister" che non sia Io , poich Io sono Il Figlio di Tat!" ...mi resi subito conto della straordinaria saggezza delle sue parole, e dovetti svegliarmi cos da mantenerne memoria..."

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