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La preoccupazione per luomo in Romano Guardini

Non possibile ripercorrere lavventura intellettuale e spirituale di un autore se non si pensa, in certo qual modo, con lui; se non si sorretti dal sincero desiderio di comprenderlo nelle sue ragioni profonde, se non ci si colloca, con simpatia, nella sua prospettiva cercando di cogliere il suo autentico pensiero, andando magari oltre la lettera. Se queste disposizioni sono operanti, lautore preso in considerazione parla, diventa cio vivo, e si mostra nella sua vera luce. Si stabilisce una specie di colloquio con lui, molto fecondo per riflettere su ci che ha pensato e scritto. Ci sembra che questo sia un modo idoneo per dialogare con Guardini. Quando parla delluomo consapevole della sua situazione drammatica. Ha presente la sua condizione esistenziale, che viene a trovarsi tra la creazione e la rivelazione. La sua riflessione, a volte accorata ed anche preoccupata, rivolta alluomo che, purtroppo, ha dimenticato la sua origine e, del resto, rimane refrattario al messaggio della rivelazione. Tutto ci che genuinamente e profondamente umano non gli estraneo.

Servire luomo mediante la verit

Lintera sua opera si configura come un servizio alluomo, servizio quanto mai prezioso. E dellavviso che la questione centrale del suo tempo, ineludibile, e che va affrontata con grande seriet sia la questione di Dio e quindi della verit: Ci che fonda la verit, il conoscere di Dio. Il principio dogni conoscere sta in Lui. Costituisce il presupposto perch una cosa possa venir conosciuta, e d alluomo la possibilit di conoscerla.1 Potremmo anche esprimere questo suo appassionato interesse dicendo che il destino delluomo gli sta a cuore. Gli interrogativi, anche inquietanti, che pone a s stesso e ad altri sono precisi ed evidenziati sempre con lucidit. Eccone uno: Perch luomo, nonostante tutto il progresso, tanto sconosciuto a s stesso e lo diviene sempre pi? Perch ha perduto la chiave per comprendere lessenza delluomo. La legge della nostra verit dice che luomo si riconosce soltanto partendo dallalto, al di sopra di lui, da Dio, perch egli trae lesistenza solo da Lui. Dietro ogni falsa asserzione sulluomo sta una falsa dichiarazione su Dio.2 In Guardini riscontriamo sempre delle certezze, sulle quali bene ritornare. In un libro, la cui lettura sempre consigliabile, afferma: Il cristianesimo non una teoria della Verit o una interpretazione della vita. Esso anche questo, ma non in questo consiste il suo nucleo essenziale. Questo costituito da Ges di Nazaret, dalla sua concreta esistenza, dalla sua opera, dal suo destino cio da una Personalit storica. 3 Egli, perci, parte da questa realt, alla quale far sempre riferimento e sulla quale rifletter senza posa. E appunto Cristo,
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R.Guardini, Tre interpretazioni scritturistiche, Brescia, 1985, p. 67 Ib., Preghiera e verit, Brescia, 1973, pp. 56/57 Ib., Lessenza del cristianesimo, Brescia, 1959, p. 11 2

il Logos che si fatto uomo, che ci consente di avvicinarci a Dio in un modo assolutamente e del tutto impensabile da parte delluomo. Dio, nessuno lha mai visto (Gv. 1, 18) dice San Giovanni nel prologo del suo vangelo, e lapostolo Paolo scrive che Dio abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto n pu vederlo (1 Tm, 6, 16). Ed ecco ci che decisivo per il destino umano: Il Figlio unigenito, che Dio ed nel seno del Padre, lui che lo ha rivelato (Gv. 1, 18). Nellambito, nel riserbo di Dio e della sua vita intima nessuna creatura mai pervenuta. Solo Cristo ne ha conoscenza ed ha esperienza di tale luce. Egli aveva il sapere di Dio e conosceva quello che c nelluomo (Gv. 2, 24). Soltanto tramite la sua rivelazione abbiamo appreso che in Dio c un reale io e un reale tu e tuttavia unicit unitaria e intimit perfetta 4, resa possibile dallo Spirito Santo, dallamore eterno che li unisce. Ora, Cristo con il suo vangelo, con il suo messaggio vuole rivelare agli uomini la possibilit, anzi il dono offerto a loro da Dio di entrare in comunione con Lui e con la sua vita divina. Del resto tutta la predicazione di Ges imperniata sullavvento di questa realt, che chiama il regno di Dio. Che cosa infatti vogliono dire queste sue parole: Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo? (Mt. 11, 27). Tale realt poi viene resa contemporanea nel tempo e nello spazio dalla Chiesa, che continua la sua missione. A Guardini importa che tutto questo, da noi esposto in modo molto sommario, venga annunciato e proclamato agli uomini. E su questo piano che si colloca il suo servizio alluomo al quale accennavamo prima e che lha visto impegnato nella sua attivit di insegnamento e di scrittore.
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Ib., Tre interpretazioni scritturistiche, Brescia, 1985, p. 14 3

Egli desidera ardentemente che il messaggio cristiano sia accolto dagli uomini del suo tempo. Nella sua accoglienza o nel suo rifiuto consiste la sua preoccupazione per luomo moderno, che si staccato sempre pi dalla Rivelazione. Per Guardini la Chiesa, che custodisce la Rivelazione e quindi anche i dogmi, garanzia di verit per tutti gli uomini ed ha il compito di annunciare che il lumen gentium, come ha ricordato il Concilio Vaticano II, Cristo. Desidera luomo moderno essere illuminato da questa luce? Crede a ci che Cristo ha annunciato, cio a quella possibilit sopra accennata di una comunione con il Dio uno e trino? Oppure refrattario al suo messaggio, non interessato, o addirittura lo rifiuta? In definitiva quale il suo atteggiamento al riguardo?

Peculiarit della Rivelazione

Guardini non si stanca di ricordare che la Rivelazione una realt che non si d a partire dal mondo, ma che ci viene incontro da Dio, dalla sua libert e che viene offerta, come dono, cio come grazia, alluomo, il quale libero di accoglierla oppure di rifiutarla. Se luomo laccetta nella sua esistenza allora si realizza la meravigliosa unione di grazia e libert. Chi non ne tiene conto oppure non vuole accoglierla simile a quelluomo stolto di cui parla Cristo nella conclusione del discorso della montagna, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande (Mt. 7, 26/27). A questo punto ci si dovrebbe porre il quesito sul perch lepoca moderna non ha dimostrato interesse verso la Rivelazione. Anzi, non solo non lha presa in considerazione, ma 4

nei suoi confronti ha provato avversione. I motivi di questo ostracismo possono essere molteplici, ma tuttavia riconducibili in ultima istanza ad un semplice fatto: il mondo, con la sua autosufficienza non vuole saperne di qualcosa che venga dal di fuori del suo ambito e che lo metta in discussione. Questa chiusura verso il trascendente e il soprannaturale gli impedisce di accogliere il messaggio cristiano, la persona di Ges Cristo come salvatore. Il Logos diventato uomo per rivelare al mondo che amato da Dio. E tuttavia con il suo rinserrarsi in s stesso il mondo non ha le disposizioni adatte per comprendere il contenuto di tale rivelazione. Finch prevale la convinzione che il mondo rappresenti il tutto e che sia fondato su s stesso, non deve meravigliare la triste constatazione della sua chiusura verso ci che gli pu venire dallalto, cio da ci che non ha alcun carattere mondano. Spingersi oltre e riconoscere il sopra sensibile gli interdetto. In fondo lepoca moderna ha dimenticato ci che aveva intuito Platone, il quale paragonava la ricerca della verit che compie la filosofia mediante la ragione ad una zattera, sulla quale si deve affrontare il mare della vita. Essendo una zattera, la ragione destinata ad imbattersi in rischi. Se invece potessimo fare affidamento ad una divina rivelazione ci troveremmo in una condizione di maggiore sicurezza, poich la divina rivelazione non sarebbe una zattera, ma una solida nave, che consentirebbe di attraversare il mare della vita con sicurezza. Il brano di Platone altamente istruttivo e indicativo di come la ragione debba comportarsi, e quindi essere aperta su temi fondamentali concernenti il senso della vita e della morte, quindi sul perch dellesistenza: Infatti, trattandosi di questi argomenti, non possibile se non fare una di queste cose: o apprendere da altri quale sia la verit; oppure scoprirla da s medesimi; ovvero, se ci impossibile, accettare, fra i ragionamenti umani, quello migliore e meno facile da confutare, e su quello, come su una zattera, affrontare il rischio della traversata del mare della vita; a meno che si possa fare il viaggio in modo pi sicuro e con minor 5

rischio su pi solida nave, ossia affidandosi ad una divina rivelazione.5 Il Logos divino, realmente apparso nella storia in un determinato momento e in un preciso luogo, infinitamente superiore a qualsiasi logos umano, cio a qualsiasi discorso o argomento che luomo possa escogitare o immaginare con le sue forze e secondo le sue capacit. Il prologo del quarto vangelo altamente istruttivo in questo senso. Per accoglierlo occorre lasciarsi ammaestrare ed essere disponibili ad ascoltare ci che dice, e che non proviene da questo mondo. E necessario, perch ci avvenga, che ci sia una razionalit di tipo diverso da quella che si imposta e che continua a prevalere, ci vuole cio una ragione aperta a Dio, che non va considerato come avversario o antagonista delluomo. Una cultura aperta in questa prospettiva prender atto di ci che ha operato Cristo, il quale nella sua persona ha unito Dio e uomo, leterno e il temporale, lo spirito e la materia. Infatti allorigine del mondo c il Logos divino, che in Cristo si unito per sempre al mondo, allumanit e alla storia. La cultura non pu infatti non porsi la domanda su Dio. In tal caso ci troveremmo di fronte alla capitolazione della ragione. In definitiva ogni autentica cultura non pu che essere fondata sulla ricerca di Dio e essere disponibile ad ascoltare ci che Lui dice. Il Concilio Vaticano II ha delle espressioni che esprimono in modo efficace quanto stiamo dicendo: Il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto stato creato, si fatto Egli stesso carne, per operare, Lui lUomo perfetto, la salvezza di tutti e la
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Platone, Fedone, 85 C-D 6

ricapitolazione universale. Il Signore il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civilt, il centro del genere umano, la gioia dogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni. Egli Colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti. Nel suo Spirito vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno col disegno del suo amore: Ricapitolare tutte le cose in Cristo, quelle del cielo come quelle della terra (Ef. 1, 13).6

La pretesa di autonomia dellepoca moderna

Nella crisi delle tre caratteristiche della modernit (natura, soggetto e cultura) Guardini vede il suo tramonto e la nascita di unepoca alla quale non si pu ancora dare un nome. Analizzando leredit dello spirito moderno egli si confrontato con la pretesa di autonomia su cui si fonda la modernit. Egli compie una riflessione sul dialogo che avviene nel vangelo di Giovanni tra Ges e Pilato, riflessione che ci aiuta a comprendere la sua critica nei confronti della modernit. Dunque tu sei re?. Risponde Ges: Tu lo dici, io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo, per rendere testimonianza alla verit . Gli dice Pilato: Che cos la verit? (Gv. 18, 36). In tale dialogo si configura, secondo Guardini, una questione di diritto. Ecco il suo modo di procedere nellapprofondire ci che gli sta a cuore: C un testimonio, che consapevole di tale questione di diritto e le rende testimonianza. La questione di diritto, per, la seguente: il mondo non natura che riposa in s stessa, appartiene a s stessa ed interpretabile esclusivamente in base a s stessa, ma
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Conc. Vaticano II, Gaudium et spes, 45 7

stato creato da Dio. E sua propriet. Dio ha creato anche luomo e pure questi nella forma in cui pu esserlo una persona sua propriet Questo mondo era stato affidato alluomo, perch vi compisse unopera grandiosa e sacra. Tutto quello che pu definirsi conoscenza e creazione, vita e cultura; ma lo facesse secondo il diritto e la giustizia Secondo quel diritto primordiale, che sta al di sopra di tutte le istituzioni storiche, e cio il diritto del Creatore. 7 Ribellandosi a Dio, che il Signore per essenza, luomo, che non signore per essenza, ha, per cos dire, strappato a Dio ci che era suo e con il suo agire ha dichiarato che il mondo sua propriet e che ci che avrebbe compiuto in esso opera esclusivamente sua. Guardini commenta: Cos stata commessa una colpa, una violazione del diritto, che si denuncia continuamente nellinquietudine della coscienza umana e qui, a Gerusalemme, viene dibattuta in un regolare processo, davanti al giudice supremo del paese. 8 La testimonianza resa da Cristo, il Figlio di Dio, rivela come stanno realmente le cose, cio la verit. E Guardini aggiunge: Diviene evidente il vero carattere dellesistenza, che non n pura evoluzione naturale, n autonomo sviluppo culturale, ma piuttosto storia, e precisamente storia di tipo assoluto, diritto divino e violazione umana di quello stesso diritto. Ma luomo, che siede in tribunale e dalla cui parola deve, per il momento, venire la sentenza, un debole e scettico liberale, che alza le spalle dicendo: La verit? E che cos?9 Ed ecco la posizione molto chiara che Guardini assume e che continuamente ritorna nelle sue opere: Mai come in questo contesto mi apparso tanto chiaro quanto sia falsa, sino nelle radici, la concezione moderna dellesistenza, del mondo come
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R.Guardini, Lettere teologiche ad un amico, Milano, 1979, pp 71/72 8 Ib., p. 72 9 Ib., p. 72 8

natura delluomo che si sviluppa in esso come essere autonomo, ecc...10 La conclusione che ne trae inequivocabile e molto amara: Mi sembrava di vedere con i miei stessi occhi perch il male dellesistenza inguaribile, perch la cattiva coscienza insanabile, fin tanto che non viene riconosciuto e fronteggiato questo stato fondamentale. 11 Il mondo vuole bastare a s stesso e non tollera interferenze che possano sconvolgere il suo ordine o turbare il suo quieto vivere. Se nota che qualcosa viene da altrove, dallalto, da un altro ambito che non sia il suo, reagisce con ci che la Scrittura chiama scandalo. Un teologo francese, Jean Danilou, ha addirittura scritto un libro dal titolo curioso e significativo: Lo scandalo della verit. Nel suo Vangelo, Luca riferisce un avvenimento che riguarda linizio del ministero pubblico di Ges a proposito dellannuncio del regno di Dio e che getta una luce oscura sullaccoglienza da parte degli abitanti di Nazaret del suo messaggio (Lc. 4, 14/30). E quello che comunemente viene chiamato lo scandalo di Nazaret. Allammirazione dei presenti nella sinagoga per la potenza di Ges nel parlare e nellavvincere i cuori, segue una protesta, che prende le mosse da ci che passa per la loro mente: Non costui il figlio di Giuseppe?, protesta che giunge fino al punto di cacciarlo fuori della citt e al tentativo tremendo di precipitarlo dal ciglio del monte su cui era costruita Nazaret. In questo episodio, molto istruttivo, possiamo riscontrare come si manifesta lo scandalo. Ecco come Guardini coglie la questione che qui ci interessa: Lo scandalo lespressione dellirritazione umana contro Dio. Contro ci che per eccellenza Dio : contro la sua santit. Scandalo la cupidigia contro la viva essenza di Dio. Nei meandri del cuore umano, accanto alla nostalgia delleterna Fonte, donde la creatura proviene e nella quale soltanto la
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Ib., p. 72 Ib., p. 72 9

pienezza di ogni bene, si annida pure lopposizione contro lo stesso Iddio, la figura primordiale della colpa In noi vi qualche cosa che non sopporta lesistenza votata al Santo Il pericolo dello scandalo vincolato alla stessa figura di Ges. 12 Il cuore umano capax Dei come ci ricorda SantAgostino, ma pure capace di eccitarsi in una maniera misteriosa, a causa della colpa, e di rivolgersi contro Dio. Il mondo vuole solo cose limitate, cio finite, non ammette che ci sia qualche cosa al di sopra di s. Non vuole allargare gli orizzonti della ragione e, in tal modo, si preclude la domanda ultima sul fondamento della realt, chiudendosi purtroppo inesorabilmente dentro una ontologia ed unetica del finito, che resta privo di fondamento. Il filosofo Cornelio Fabro ha una espressione che coglie con esattezza questo stato di cose: Chi sceglie il finito, segue il destino del finito e il destino del finito di trascinare il finito nel finito, infinitamente.

Linterpretazione di Cristo

Guardini stato un maestro nellarte di interpretare autori che hanno segnato la storia dello spirito. Tuttavia il suo impegno, lattivit che ha esplicato con grande sollecitudine e amore, stata linterpretazione della figura di Cristo. Qui, a nostro modesto avviso, egli ha profuso le sue migliori energie ed ha rivelato le sue non comuni doti di interprete. Numerosi sono stati i libri nei quali possiamo trovare le sue riflessioni e considerazioni sulla persona di Ges Cristo. In maniera partecipe e appassionata con stile sobrio eppure efficace, attraverso innumerevoli pagine,
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Ib., Il Signore, Milano, 1964, pp. 66/67 10

possiamo beneficiare con gratitudine di quanto ha scritto su Colui che i Vangeli chiamano il Signore. In Lui, in ci che ha detto e fatto, nel modo in cui ha vissuto, Guardini ha visto come deve essere lUomo. E a Lui che dobbiamo guardare per comprendere come deve essere vissuta lesistenza, ricordando le sue parole: Imparate da me! (Mt. 11, 29). A questo punto non possiamo esimerci di citare almeno un brano che attesta la sua capacit di cogliere la figura di Cristo: Quale fu la volont e il modo di agire di Ges? Ci sono delle persone che concentrano tutti i loro interessi nel conoscere la verit, nellelaborarla e nel comunicarla agli altri. Non cos Ges. A lui importa una realt che non compiuta in s stessa, ma deve realizzarsi. Cio la realt della storia sacra, di Dio e degli uomini, il compimento del disegno divino e la decisione riguardo al destino eterno; la realizzazione nelluomo di una nuova esistenza. Si tratta dunque di una volont e di unazione ma come Egli vuole? Come agisce? La sua volont fortissima. Egli possiede il perfetto accordo di tutta la sua persona, non ha paura ed pronto a tutte le conseguenze. E conscio che si tratta di ci che assolutamente importante, della decisione di tutta la vita. E anche che venuta lora in forma definitiva, Nello stesso tempo per Egli calmo, senza fretta, senza alcuna premura, Ed anche se il dolore gli riempie lanimo per la perdita di una possibilit di valore infinito, pure ci non influisce affatto sul suo comportamento. La volont di Ges si accorda perfettamente con quella del Padre, il quale guida la storia sacra e determina lora di ciascun avvenimento. Il mistero fondamentale della storia sacra che Dio vuole la venuta del suo Regno e che la sua volont onnipotente: per questa volont si rapporta alla libert umana, e perci essa pu venire rifiutata da questultima. In conseguenza di ci pu andare perduta una possibilit che non ritorner mai pi; molte colpe e molti mali ne possono derivare; 11

eppure tutto rimane incluso nella volont di Dio. Questo mistero riempie la volont di Ges. Egli conosce listanza infinita del momento, e fa tutto per corrispondervi. Ogni possibilit non viene per valutata con misure umane, ma divine; cos non c in Lui n angoscia, n inquietudine, n un affannato agitarsi. Ancora si deve notare che la sua serenit e pacatezza non ha nulla di simile al fatalismo. Quello che ingiusto resta ingiusto, e ci che andato perduto, lo per sempre. Pure Egli si richiama a un mistero che rende possibile ogni speranza, perch in esso lamore una cosa sola con lonnipotenza. 13 Non possiamo non ricordare come Guardini, parlando del compito dellEuropa, faccia riferimento a Cristo, considerato da lui come ci che pi intimamente decisivo per la sua storia. Infatti, se il vecchio continente dovesse perdere Cristo, il suo ruolo nel mondo verr a mancare per sempre: LEuropa diverr cristiana, o non esister pi. 14 Cristo infatti ha plasmato la cultura europea e le radici dellEuropa, anche se vengono negate, non possono non essere cristiane. Scrive Guardini: Lessere di Cristo ha liberato il cuore alluomo europeo. La sua personalit gli ha dato la capacit straordinaria di vivere la storia e di esperire il destino. La sua seriet, che lo volesse o no, ha sostenuto lopera dello spirito europeo. Cristo lha tratto fuori dallantico stato di servit nella natura e nel mondo e posto di fronte al Dio sacropersonale, nella libert del redento. 15 Dimenticare tutto questo significa non avere il senso della storia e perdere il contatto con la propria tradizione. Il monito di Guardini, che risale al 1946, quanto mai pertinente e attuale anche e soprattutto oggi: Se quindi lEuropa deve esistere ancora in avvenire, se il mondo deve ancora aver bisogno dellEuropa, essa dovr rimanere quella entit storica determinata dalla figura di Cristo. 16
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Ib., La realt umana del Signore, Brescia, 1970, pp. 47/48 Ib., LEuropa e Ges Cristo, in Europa. Compito e destino, Brescia, 2004, p. 59 15 Ib., p. 60 16 Ib., p. 61 12

I vari tentativi di vivere come se Dio non esistesse, oppure, negandone lesistenza, condurranno inevitabilmente a sancire la mancata realizzazione della propria persona e si riveleranno, purtroppo, soltanto delle illusioni, alla stregua dei sogni, che, inesorabilmente, muoiono allalba. La possibilit che luomo si perda sempre reale e comporta una terribile constatazione: la perdita di una sola persona non pu essere compensata da nulla, neppure dalle ricchezze dellintero mondo. Le parole di Cristo suonano come un preciso ammonimento e mettono in guardia: Quale vantaggio avr un uomo se guadagner il mondo intero, ma perder la propria vita? (Mt. 16, 26). Al termine della vita ciascuno dovr presentarsi davanti al Dio vivente ed il suo giudizio abbraccer lintero suo operato. Sar lultima opera di Dio, il compimento del suo amore. Ed il giudizio sar secondo verit, e far emergere il carattere di ci che importante, veramente e propriamente importante, quindi n del fatto economico, n di quello politico, n di quello esteticotragico Il giudizio equivale alla definizione del finito, del tempo in base alleterno dellindeterminazione di tutto il finito, in base allinequivocabile assoluto, al regno di Dio divenuto accessibile. Il giudizio la creazione della giustizia, che identica alla verit.17 Non augurabile che nessuno venga a trovarsi nella situazione del protagonista di un bel romanzo, situazione cos dolorosamente descritta il mattino della sua morte, quando doveva essere giustiziato: Che individuo impossibile sono e come sono inutile. Non ho fatto nulla per nessuno Lacrime corsero sul suo viso: in quel momento non aveva paura della dannazione, perfino la paura della sofferenza fisica era in seconda linea. Provava soltanto una delusione immensa, perch
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Ib., Lettere teologiche ad un amico, Milano, 1979, pp. 37/38 13

doveva andare verso Dio a mani vuote, senza aver fatto nulla. Gli pareva che sarebbe stato cos facile essere un santo! 18

I pericoli che minacciano luomo

Si comprende che chi ha a cuore la sorte delluomo non pu che essere preoccupato della sua situazione e quindi di ci che gli accade, degli avvenimenti che ritmano la sua esistenza. E la condizione umana stata fatta oggetto di attenzione e di indagine da parte di Guardini, nella prospettiva che prima abbiamo delineata. Egli non pu essere catalogato tra i conservatori o tra i progressisti e tanto meno tra i pessimisti o gli ottimisti. Nemmeno tra i nostalgici di un passato che, inesorabilmente non pu ritornare (il riferimento al Medioevo, epoca che ha riscosso il suo apprezzamento). Il suo realismo fuori discussione, perch il suo sguardo non vuole stravolgere le cose, ma vuole vederle come esse sono. Premettiamo una considerazione. Per accogliere ci che costituisce il contenuto della Rivelazione, per accogliere il messaggio cristiano occorre la fede. Non si pu fare a meno del credere, che consente di conoscere realt che trascendono la nostra ragione.

E qui Guardini tocca, nella sua riflessione, un punto molto importante che concerne lesistenza di tutti coloro che credono, cio che vogliono realmente condurre una vita a partire dalla fede.

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G.Greene, Il potere e la gloria, Mondadori, 1971, p. 278 14

Credere non significa solo compiere un atto di giudizio astratto, che rimane relegato nella mente quando, ad esempio, diciamo: Dio c, Dio esiste. Fede deve contemperare, implicare pure un movimento vivo, reale, della nostra persona verso Dio, vale a dire un atto con cui prendiamo posizione nei suoi confronti. E ancora: unamicizia che ci unisce, tramite la fedelt a Lui. E infine: le realt della fede non devono essere soltanto pensate e pronunciate con parole e comprese con concetti, ma devono essere attuate in maniera viva come contenuto reale. Insomma si tratta di ci che accade nellanima quando compie il vivo atto della conoscenza di fede. E qui fede viva non significa soltanto pronunciare un giudizio; constatare un dato di fatto; intendere con evidenza lesattezza di un organismo di concetti, ma realizzazione spirituale, vivo attuare e vigoroso avere davanti a s contenuto dessenza, affermarsi di valore, peso di realt.19 Inoltre chi cerca di vivere realmente di fede secondo tale prospettiva in modo che tutta la sua vita ne sia impregnata e permeata (una fede pertanto vissuta), dovr prestare attenzione alla parole sacre, a ci che la Scrittura dice. Le parole del sacro testo dovrebbero essere per chi vive di fede sempre nuove, mai logore o usurate. Guardini avverte con sapienza: Se dunque vogliamo percepire in modo giusto il messaggio divino, dobbiamo innanzitutto aiutare le sue parole a riacquistare la sacra novit, che loro spetta per essenza. Mai, anche se gli uomini riflettessero durante millenni, viene compreso e assimilato quanto dicono le parole di Dio.20 Ed invece, tante, troppe volte, la loro novit, continua Guardini, pu essere coperta da superficialit, da trascuratezza, da abitudine, e fatta apparire come qualcosa di gi conosciuto.21

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Ib., Nello specchio dellanima, Brescia, 2010, p. 152 Ib., Tre interpretazioni scritturistiche, Brescia, 1985, p. 30 Ib., pp. 30/31 15

Esiste una profonda differenza tra le parole di Dio e le parole degli uomini, come tra i pensieri di Dio e i nostri pensieri. Lautore sacro della Lettera agli Ebrei scrive che la parola di Dio viva, efficace e pi tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dellanima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb. 4, 12). E adesso possiamo addentrarci nei fenomeni che emergono dallindagine che Guardini rivolge alla condizione in cui luomo moderno viene a trovarsi. Innanzi tutto se rinuncia al riferimento a Dio non perverr mai allautenticit di s stesso. Se luomo immagine di Dio, la persona umana non pu essere considerata senza la Persona divina. Chi rifiuta o nega Dio compie, anche senza rendersi conto, un attentato al proprio essere, cio non vede s stesso secondo la verit della persona. Guardini ha avvertito il ricorrente pericolo costituito dallevasione del campo personale. Allontanandosi dal Dio vivente, luomo rischia di perdersi nellimpersonale. La tecnica infatti troppe volte tratta le persone non come soggetti, ma come oggetti. Si pu facilmente riscontrare il termine elemento al posto di persona in numerosi tabulati riguardanti il personale di tante aziende, piccole e grandi. In una annotazione rivela come i cavalieri dellApocalisse, nellepoca moderna, possano essere identificati nei seguenti fenomeni che attraversano la storia: Il grande numero La tecnica perfetta Il benessere assoluto La chiusa compattezza del mondo .22

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Ib., Diario, 1983, p. 232 16

Limpoverimento al quale la persona esposto pu essere rilevato da un fatto sempre pi diffuso che Guardini chiama la crescente perdita di contatto fra uomo e uomo. 23 Infatti luomo moderno diventa sempre pi isolato e tale fenomeno soltanto il rovescio della medaglia rispetto alla massa, in cui il singolo, gli innumerevoli singoli, sono soli. Giacch ci che dona la comunione non laddizione di molti individui, ma il contesto vivente delle organiche strutture di gruppo. La massa il grande numero di individui privi di contatto, i quali, proprio per la loro povert di relazioni, si lasciano facilmente e arbitrariamente ammassare. 24 Lindividuo senza contatti viene chiamato da Guardini con una felice espressione: la polvere umana .25 Anche la riservatezza, cio la sfera privata, viene sempre pi insidiata poich in atto una generale pubblicizzazione dellesistenza.26 Guardini si occupato, in forma di lettere, della tecnica con riferimento alluomo. Di fronte alla molteplicit e alla complessit dei problemi connessi e legati alla questione della tecnica (artificialit dellesistenza, lastrazione, la presa di coscienza, lo sguardo dinsieme, il dominio, la massa, il venir meno dellorganico) egli si chiede quale sar lorientamento che luomo dovr prendere. Con chiarezza risponde indicando la direzione verso la quale occorre procedere per dominare e venire a capo del caos. Innanzi tutto occorre puntare su uomini che, in virt della fede, si appoggino a Dio, confidando in Lui e che si mettano interamente
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Ib., Ib., Ib., Ib.,

p. 26 pp. 26/27 p. 27 p. 27 17

a disposizione di Dio e, in solitudine, con Lui e davanti a Lui prendano le decisioni che veramente contano. 27

La tecnica e luomo

E tuttavia il mondo con la sua struttura tecnico-razionale non sembra apprezzare le forze pi nobili e profonde che esistono nelluomo, forse per il motivo di fondo che il suo immane sforzo rivolto quasi esclusivamente allutile. Ne deriva, ad esempio, che le forze del cuore non vengono n prese in considerazione e neppure apprezzate. Perci nel mondo che ci attornia, nei vari ambienti in cui si svolge lesistenza case, strumenti, istituzioni, sorgono secondo un metodo che conduce direttamente dal materiale attraverso la macchina al prodotto. 28 La conseguenza semplice e, nondimeno triste: ci che nasce in questo ambito non passa pi, nel suo processo di trasformazione, attraverso la invisibilit del cuore, ma tutto resta fuori. Il pensiero puramente funzionale, lintelletto calcolatore non hanno interiorit. 29 Poich solo lo spirito che osserva la realt e coglie il senso, solo il cuore che avverte il valore, solo lanimo che si apre accogliendo le cose dispongono di interiorit. Osservando ci che avvenuto nellet moderna e che continua a succedere con una rapidit sempre pi vertiginosa non possiamo che acconsentire ad una constatazione: La ragione, la tecnica, il potere assumono sempre pi la guida

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R.Guardini, Lettere dal Lago di Como, Brescia, 1959, p. 108 Ib., Rainer Maria Rilke, Brescia, 1974, p. 315 Ib., p. 315 18

dellesistenza.30 La conseguenza di questa situazione conduce allorientamento che caratterizza lepoca, la quale sembra percorrere inesorabilmente una parabola nella quale la sapienza delle cose tranquille, che sono in realt le pi potenti, scompare. Le forze del cuore sembrano declinare. Con tutto ci la vita delluomo entra in un rischio, che non sar facile misurare, il rischio per luomo di non essere pi padrone delle cose. 31 Lesistenza umana sempre pi segnata in profondit dal contrassegno dellartificialit, e questo stato reso possibile dal fatto che luomo si sempre pi allontanato dalla natura. Si esaltano le conquiste, le meraviglie dei prodotti che una tecnica sempre pi perfetta riesce a realizzare, si pensa addirittura che il progresso proceder sempre per il meglio e, al contrario, si dimentica luomo, cio lartefice di tutto ci passa decisamente in secondo piano. Lopera delluomo viene privilegiata a scapito di colui che la compie. Si vede molto bene lopera e non si scorge pi luomo. Il rapporto tra uomo e macchina viene sovvertito: questultima rischia di rendere schiavo luomo. Su questo panorama, molto preoccupante, si pone una domanda: Luomo con il suo destino davvero presente alla coscienza di coloro che determinano il corso dellevoluzione tecnico-scientifica?.32 In un clima di relativismo imperante la questione della verit viene relegata ai margini delle preoccupazioni, quasi fosse di
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Ib., Bernardo di Chiaravalle nella Divina Commedia di Dante, in Pensatori religiosi, Brescia, 1977, p. 168 31 Ib., p. 168 32 Ib., Ansia per luomo, vol. I, Brescia, 1970, p. 59 19

scarso interesse o, peggio ancora, non rivestisse alcuna importanza. Prevale a livello generale lopinione; anche il frequente ricorso alla propaganda appare come una sorta di pressione sulle coscienze affinch si pensi in un determinato modo, abdicando a criteri di verit. Non si riconosce quindi che la verit abbia come fondamento la trascendenza e loggettivit del vero. Non si riconosce che la verit ci precede e ci supera, con la conseguenza logica che non siamo noi a possedere la verit; invece la verit che ci possiede.

Let moderna ha reciso il legame con la Rivelazione

Per Guardini lera moderna appare come una espressione disordinata dellimmagine di un mondo privato della trascendenza, cio chiuso nei confronti di Dio. Il Medioevo considerava la natura come opera di Dio e lAntichit era ritenuta come una rivelazione anticipata.

L epoca moderna spezza invece il legame con la rivelazione con il suo desiderio sempre pi accentuato di autonomia. Il mondo non pi aperto alla trascendenza, luomo vuole essere indipendente da Dio e sempre pi autosufficiente: Il mondo cessa di essere creazione e diviene natura; lopera umana non pi servizio reso in obbedienza a Dio, ma creazione; luomo che prima era adoratore e servitore, diviene creatore . 33 Tutto ci
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Ib., La fine dellepoca moderna, Brescia, 1973, p. 45 20

appare una distorsione della vera e autentica immagine cristiana del mondo e delluomo, le cui conseguenze operano in profondit. Si rileva la volont delluomo di costruire lesistenza come opera esclusivamente propria. Inoltre avendo svincolato i legami con la fede, le attivit tipiche delluomo, come la scienza, la politica, leconomia, larte, la pedagogia, seguono una strada che le conduce a costituirsi in modo autonomo; ogni settore dellagire umano cerca e vuole trovare in s stesso il proprio fondamento. Appare sempre pi marcata la tendenza delluomo a dominare, vale a dire che egli cerca di afferrare gli elementi della natura ed insieme quelli dellesistenza umana e ci significa sterminate possibilit di costruzione, ma anche di distruzione, specie dove si tratta della natura umana, che assai meno sicura e salda in se stessa di quanto si creda generalmente. 34 Inoltre la tecnica e la pianificazione collegata ad essa fa emergere in un modo impressionante il fenomeno della massa, una diversa struttura umana, caratterizzata dal grande numero. A proposito dellavvento della massa va rilevato un fatto decisamente negativo: Con una disinvoltura sempre maggiore gli uomini sono trattati come oggetti, dalle innumerevoli forme di conglobamento statistico e amministrativo, sino alle inconcepibili violazioni dei singoli, dei gruppi e persino di interi popoli. E questo non solo nelle necessit e nei parossismi della guerra, ma come forma normale di governo e di amministrazione.35 Ovviamente luomo, in un simile contesto, come viene a trovarsi? Ha ancora il sentimento di disporre di una propria sfera, di venire rispettato nella sua dignit inalienabile di persona?

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Ib., p. 58 Ib., p. 62 21

E Guardini, davanti a tale situazione, non esita a ricordare ci che gli preme e che costituisce il fondamento della sua concezione delluomo. Avanza infatti un interrogativo al quale offre subito la sua risposta: In che consiste il fatto umano essenziale? Nellessere persona. Nellessere chiamati da Dio; e perci capaci di rispondere di s e di intervenire nella realt in virt di una forza interiore, capace di stabilire un cominciamento. Questo fatto rende ogni uomo unico. Non perch egli abbia dei doni che sono propri a lui solo, ma nel senso chiaro ed inequivoco che ciascun individuo che forma un essere in s, in quanto tale, insostituibile ed insopprimibile.36 E una costante del suo pensiero, nel trattare i diversi problemi, mettere laccento sullessenziale, che altrimenti rischia di passare in secondo piano o addirittura di essere dimenticato. E per lui ci che conta, lessenziale cio, il rapporto delluomo con Dio. La storia sempre il luogo in cui avviene il dialogo di Dio con gli uomini. E tale relazione che offre la vera chiave di interpretazione del suo svolgimento. I problemi vanno affrontati ricordando ci che in gioco: il destino eterno delluomo. Daltronde Guardini ha sempre tenuto presente che leterno sovrasta e aleggia continuamente nel tempo. Aveva la consapevolezza dellincondizionato, di quella dimensione inattaccabile, splendente, possente, che in rapporto essenziale con lo spirito e con la persona: in quanto essere, verit, norma, ordine.37 Un rilievo che risalta dalla sua acuta e penetrante indagine lo spinge ad affermare che anche il rapporto delluomo con la sua opera subisce una profonda trasformazione. Nelle epoche precedenti si poteva ritenere acquisita limmagine dell uomo umano. Guardini precisa: Si pu definire come il fatto che il campo di azione delluomo coincideva con il suo campo di
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Ib., p. 64 Ib., Le et della vita, Milano, 1992, p. 88 22

esperienza.38 Con lavvento progressivo della tecnica si verifica un fenomeno sorprendente e gravido di conseguenze: Il campo della conoscenza, della volont, dellazione umana supera, dapprima in casi singoli, e poi sempre pi di frequente ed infine in modo assoluto, lambito della struttura immediata delluomo. Attraverso le sue conoscenze intellettuali e scientifiche luomo sa ora assai di pi di quello che pu vedere, o semplicemente immaginare per mezzo dei suoi sensi. 39 Di conseguenza i rapporti con la natura perdono la loro immediatezza, diventano indiretti, passano attraverso lintermediario del calcolo e degli apparecchi. Perdono la loro evidenza, divenendo astratti e formali. 40 Arriviamo pertanto alla situazione in cui luomo non pi in grado di fare esperienza diretta delle sue realizzazioni, con la conseguenza che subiscono una trasformazione i suoi rapporti con le sue opere. Infatti egli riesce a progettare e realizzare cose che non pu pi sentire. E qui Guardini solleva due interrogativi che graveranno sul futuro: Se luomo ci di cui egli ha esperienza, che avverr di lui, dal momento che il contenuto dei suoi atti non pu pi essere oggetto della sua esperienza? Se la responsabilit il rispondere di ci che si fa, il trasferirsi del singolo fatto concreto sul piano dellapprovazione morale, che avverr della responsabilit, dal momento che tale processo non ha pi forma concreta, ma si disperde nelle formule e negli apparecchi?.41 Luomo, la cui esistenza segnata in maniera profonda dal fenomeno sopra accennato, viene da Guardini indicato come l uomo-non-umano .42 Ovviamente non dobbiamo ritenere che le
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due definizioni di uomo umano e di uomo-non-umano esprimano un giudizio morale. Questo assolutamente no. Vogliono soltanto richiamare lattenzione su una struttura storicamente prodotta e sempre pi marcata: quella in cui il campo dellesperienza delluomo fondamentalmente superato dal campo della sua conoscenza e della sua azione. 43 Luomo moderno, con la sua fede nel progresso, che derivava dalle opere che veniva realizzando, era penetrato dalla convinzione indomabile che solo ora avesse inizio lessenziale e che tutto ci che lo aveva preceduto non fosse stato che preparazione ovvero ostacolo.44 I tempi moderni hanno concepito luomo con tentativi di incasellarlo in certe categorie, meccaniche, biologiche, sociologiche, ma hanno fallito il loro obiettivo poich secondo tale categorie luomo non esiste. Hanno invece evidenziato la loro volont di ridurlo ad un essere che sia natura e diciamo pure natura spirituale.45 E Guardini ricorda che, purtroppo, non si vede ci che egli anzitutto ed in modo assoluto; persona finita, che come tale esiste, anche quando non lo voglia, anche quando rinneghi la propria natura. Chiamato da Dio, posto in relazione con le cose e con le altre persone. Persona che ha la stupenda e terribile libert di conservare o di distruggere il mondo, e persino di affermare e realizzare se stessa o di abbandonarsi e perdersi. Questa ultima possibilit non un elemento necessario in un processo che va al di l della persona, ma qualcosa di realmente negativo, che possibile evitare, ed intimamente assurda.46
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A tale esito si giunti a causa di uno smarrimento della cultura, che ha voluto fare a meno del riferimento a Dio e alla Rivelazione. Esito grave, come si pu constatare. La cultura veniva considerata come una cosa naturale. Guardini rileva: Non in senso immediato, perch la cultura poggia precisamente sulla capacit dello spirito a sciogliersi dalle sue connessioni con la natura e a porsi di fronte ad essa. Ma nel senso moderno natura e spirito costituiscono un tutto; il tutto in modo assoluto, il mondo, in cui tutto si svolge secondo leggi supreme ed perci necessario e giusto. Su questa convinzione si fondato il moderno ottimismo nei confronti della natura. 47

Il fenomeno del potere

La preoccupazione di Guardini per il destino delluomo rivolta ai pericoli che minacciano la sua esistenza. E qui si rivela come la sua indagine sia acuta e scenda in profondit. C il pericolo che nasce da ci che costituisce la base di ogni costruzione culturale, cio dal potere su ci che esiste. 48 La tematica riguardante il potere stata affrontata con molto impegno e lucidit in diversi scritti ed ha accompagnato la riflessione di Guardini nellultima fase della sua vita. Prima che trovasse la sua trattazione completa nellopera Il potere, era stata anticipata nel suo scritto sulla fine dellepoca moderna e possiamo ricordare come viene da lui posto in tutta la sua urgenza e importanza nella constatazione che luomo moderno pensa che ogni acquisto di potenza debba essere considerato progresso, cio accrescimento di sicurezza, di utilit, di benessere, di forza vitale, di pienezza di valori. 81
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Ritenere per vero questo una illusione, poich la potenza ha un carattere del tutto polivalente: Pu creare il bene ed il male, costruire o distruggere.82 E qui Guardini scava in profondit, cio va alla radice della questione che ha posto: Ci che essa in realt diviene dipende dal pensiero che la regge, dai fini ai quali viene utilizzata.83 Chi esamina con attenzione la situazione non pu che rilevare che luomo non allaltezza, come responsabilit, per dominare lo smisurato aumento della potenza.

E pertanto venuto a mancare qualcosa di fondamentale, cio una educazione adeguata per il retto uso della potenza. Anzi Guardini annota che addirittura manca in buona parte la stessa consapevolezza di un tale problema, ovvero che essa si limita a certi pericoli esteriori, che divengono evidenti durante la guerra e vengono discussi dallopinione pubblica. 84 Tutto questo dimostra che usare male della sua potenza resta una possibilit che aumenta sempre pi da parte delluomo. Lopinione diffusa invece continua a pensare che luso della potenza un processo naturale, per il quale non esistono norme di libert, ma solo pretese necessit di utilit e di sicurezza. 85 Levoluzione di tale situazione porta ad un fenomeno sul quale non si riflette abbastanza: si ha cio limpressione che la potenza si oggettivizzi; come se, in fondo, essa non fosse posseduta ed utilizzata dalluomo, ma si sviluppasse e si determinasse allazione procedendo in modo autonomo sulla base della logica dei problemi scientifici, tecnici e delle tensioni politiche.86

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A questo punto Guardini non esita ad affermare che la potenza diventa demoniaca e questo lo pu dire perch ammaestrato dalla Rivelazione. Infatti tutto ci che esiste ha un signore. Di tutte le creature non-personali, ricorda Guardini, Dio signore, le cui leggi, che esprimono la sua volont, regolano la natura. Di ci che esiste nellambito della libert delluomo, padrone deve essere un uomo che se ne fa responsabile. 87 Se ci non accade, vale a dire quando luomo non assume la responsabilit della potenza ne prendono possesso i demoni. 88 E qui Guardini non pu che richiamarsi alla Rivelazione, dicendo che esistono esseri spirituali, creati buoni da Dio e successivamente caduti lontano da Lui, esseri che ormai vogliono solo il male e rovinare la creazione divina. Pure qui egli rivolge la sua critica alla modernit, aggiungendo che tale stato di cose stato colpevolmente dimenticato. E questo perch luomo moderno, persa la fede nel Dio vivente, stato accecato dalla fede nellautonomismo, ritenendo che fosse sufficiente possedere la potenza e farne uso in piena sicurezza. Certamente, con lavvento della tecnica esistono grandi possibilit di realizzazioni del tutto nuove; tuttavia esse contengono pericoli gravi e possono provocare addirittura delle catastrofi, qualora da parte delluomo non siano inserite nellordine morale e personale. In ultima istanza la futura opera umana presenta un essenziale carattere di pericolosit. 89 E in che cosa consiste il pericolo nel quale si pu realmente incorrere? Cio da dove pu venire? Guardini risponde in questo modo: Non proviene da singole difficolt delle quali la scienza e la tecnica non siano ancora venute a capo, ma da una
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Ib., p. 82 Ib., p. 82 Ib., p. 86 27

componente di ogni azione umana, anche la pi spirituale, e precisamente dalla potenza.90

Luomo e il potere

E quale latteggiamento generale che si pu riscontrare da parte delluomo nei confronti della potenza? Occorre riconoscere che ha potere sulle cose, ma non ha ancora potere sul proprio potere.91 In virt della libert luomo in grado di usare il suo potere come gli piace. E questo il punto dolente di tutta la questione che stiamo esaminando, perch proprio qui sta la possibilit di un uso cattivo: cattivo nel senso di malvagit e di distruzione. 92 Non ci sono garanzie infatti per un suo retto uso. Che cosa pu garantire che la libert propenda per una decisione giusta? Nulla. E vero che ci si pu adoperare perch una buona volont debba diventare un orientamento spirituale, una attitudine, una qualit del carattere. Tuttavia, con molto realismo, Guardini rileva che un esame senza pregiudizi deve constatare che manca una formazione del carattere che renda effettivamente verosimile il giusto uso della potenza. Non esiste ancora una etica delluso della potenza, rigorosamente pensata e vigorosamente inculcata e meno ancora una educazione a questo fine, n delllite, n della collettivit.93

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La modernit al tramonto lascia posto ad una nuova epoca della storia nella quale luomo vivr ai margini di un pericolo che minaccia tutta la sua esistenza e continuamente cresce. 94 In base a tutte queste considerazioni sulle quali ci siamo soffermati, comprendiamo la gravit dei motivi per i quali Guardini rivela preoccupazione autentica, anzi ansia per il presente ed il futuro delluomo. Consapevole di ci che sta accadendo cerca di rendere anche altri consapevoli di quanto forse non avvertito in maniera adeguata. A una potenza incommensurabile sviluppata da parte delluomo si riscontra che essa non risulta essere posta sotto la responsabilit e neppure guidata: si emancipata e si ritorta contro luomo stesso. Questo il vero nemico.95 I problemi che sorgono a proposito della potenza vengono il pi delle volte affrontati o dominati con un mezzo che ha un nome: la violenza. Cosa vuol dire questo? Semplicemente che diventa una regola il cattivo uso della potenza. Guardini non ha alcuna esitazione a sbilanciarsi in una previsione: Il problema centrale attorno a cui dovr aggirarsi il lavoro della cultura futura e dalla cui soluzione dipender non solo il benessere o la miseria, ma la vita o la morte, la potenza. Non il suo aumento, perch questo avviene da s, ma la via di domarla e di farne un retto uso.96 Dobbiamo inoltre ricordare che la cultura non cristiana che si venuta a formare e ad affermare dagli inizi dei tempi moderni ha operato una slealt nei confronti della Rivelazione. Ha ripreso i valori che il cristianesimo aveva messo in piena luce e salvaguardato nei secoli per appropriarsene. Guardini con molto
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Ib., p. 88 Ib., Alla ricerca della pace in Ansia per luomo, vol. II, Brescia, 1969, p. 30 96 Ib., La fine dellepoca moderna, Brescia, 1973, p. 88 29

acume rileva che la cultura moderna ha preteso di riposare sui valori etici, individuali o sociali, che si sono sviluppati sotto linflusso cristiano, ritenendo che tali valori appartengono alla evoluzione della natura umana, mentre in verit sono legati alla Rivelazione, che si trova in un particolare rapporto nei confronti di ci che immediatamente e genuinamente umano. Giustamente annota che tale operazione misconosce lo stato reale delle cose. E Guardini pronuncia un giudizio molto severo su questa realt: Bisogna avere il coraggio di dirlo apertamente, conduce ad una slealt che allosservatore attento appare caratteristica dellimmagine dellepoca moderna. 97

Il rifiuto della Rivelazione

Desideriamo pure accennare ad altre considerazioni che sono state oggetto di attenzione da parte sua. Il rifiuto della Rivelazione, che garantiva la dignit della persona e il mondo dei valori ad essa legata, ha condotto i tempi moderni alla manifestazione di unesistenza non cristiana, che per vuole continuare ad usufruire di tutti i valori e delle forze vitali che il cristianesimo aveva elaborato. E dellavviso che, quanto pi potr affermarsi da parte di coloro che non credono la negazione del Dio vivente e della sua Rivelazione, attuando nella pratica tale rifiuto, tanto pi apparir chiaramente in che cosa realmente consiste il cristianesimo. Chi non crede deve attuare onestamente la sua vita senza Cristo e senza il Dio che Cristo ha rivelato, ed esperimentare che cosa questo sia. Gi Nietzsche aveva ammonito che il moderno non cristiano non aveva ancora compreso che cosa sia essere tale. 98

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Guardini prevede che il tempo futuro operer in modo che quanto sopra accennato venga alla luce ed emerga con grande chiarezza, constatando tuttavia con amarezza che nessun cristiano pu rallegrarsi dellavvento di una radicale negazione del cristianesimo.99 La conseguenza che ne deriva molto grave, anzi terribile per il futuro della storia poich la Rivelazione non unesperienza soggettiva, ma la verit assoluta, manifestata da Colui che ha anche creato il mondo; ed ogni ora della storia che rende impossibile linflusso di questa verit minacciata nel suo intimo.100 Il grande pericolo che incomber sui cristiani sar quello di lasciarsi coinvolgere in una secolarizzazione che snaturi lautentico messaggio recato da Cristo e non faccia invece riferimento al suo contenuto di assoluta novit che non proviene dal mondo, ma dalla grazia di Dio. La fede sar chiamata a divenire sempre pi pura, cio realmente una virt teologale: Anche la fede deve uscire dalle laicizzazioni, dalle analogie, dalle mezze misure e dalle confusioni.101 E qui Guardini come del resto abbiamo rilevato altre volte ritorna a richiamare lessenziale, che in tutti i problemi affrontati non dimentica mai: La fede sar capace di resistere nel pericolo. Nel rapporto con Dio emerger decisamente lelemento dellobbedienza. Obbedienza pura, la quale sa che si tratta delle cose supreme, che solo per lubbidienza possono realizzarsi. 102 Si comprendono molto bene, nel loro significato, le parole della Scrittura le quali affermano che la fede la vittoria che vince il mondo. Perch in nessun altro modo si pu sperare di lottare e
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Ib., p. 101 Ib., p. 101 101 Ib., p. 104 102 Ib., p. 106
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di ottenere un esito positivo contro le forze anonime scatenate da un cattivo uso della potenza, che alla sua origine trova persone prive di maturit e di responsabilit nelle scelte decisive. La fiducia di coloro che credono nella Rivelazione non sar riposta in un ordine razionale del tutto, o in un principio ottimistico di benevolenza, ma in Dio, nella sua realt e nella sua azione, in Dio, che allopera ed agisce. 103 Nellattuazione viva del rapporto tra Dio e luomo nella storia, in un accordo tra la libert creatrice divina e la libert umana, chi crede potr seriamente impegnare le proprie forze e comprendere la direzione verso la quale procedere, senza ripiegamenti e scoraggiamenti, cio senza sottrarsi alla propria insostituibile responsabilit. E significativo che dopo aver delineato limmagine moderna del mondo, che si va disintegrando per lasciare il posto ad unaltra, venga richiamata la realt che sta al cuore del messaggio della Provvidenza di cui ha parlato con estrema chiarezza Ges, realt sulla quale ci siamo soffermati parlando della concezione della persona. Tale richiamo da parte di Guardini pi che opportuno, perch chiama in causa la seriet con la quale Dio si impegna sempre in favore delluomo, sua creatura: Le cose si trasformano per luomo che ha come suo primo pensiero la volont ed il Regno di Dio (Mt. 6, 33). Alla seriet di quanto stato asserito, anzi promesso dal Dio vivente, ciascuno dovr rispondere personalmente con la sua fede. Vogliamo riprendere una considerazione, tuttaltro che secondaria, relativa a ci che Guardini aveva detto a proposito della minaccia che si riscontra in ogni tempo della storia che rende impossibile linflusso della verit assoluta della Rivelazione. E bene soffermarci per valutare in tutta la enorme
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portata, gravida di conseguenze, che si verifica nelle ore della storia, il mancato accoglimento del messaggio di Cristo, cio lavvento del Regno di Dio. Dovremmo riflettere a lungo sulla predicazione di Ges per comprendere limportanza che egli ha sempre dato a ci che costituiva il cuore del suo messaggio. Se fosse stato accolto, se la gente si fosse aperta a tale messaggio si sarebbe verificata una realt mirabile: Dio avrebbe regnato nei cuori di coloro ai quali il messaggio era rivolto. Invece il Figlio di Dio non ha trovato accoglienza ed il suo messaggio stato rifiutato. Ci preme dire, al riguardo, innanzi tutto che il messaggio di Ges e tutto il suo insegnamento non possono mai essere separati dalla sua Persona. Infatti lessenza del cristianesimo costituita, come gi abbiamo avuto modo di dire, dalla Persona di Cristo. Quindi lassenso del cristiano va dato sempre ad una Persona. La vita cristiana consiste nel seguire Cristo. E pertanto un incontro personale con Lui, una vita di unione con Lui, che non soltanto la verit, ma pure la vita (cfr. Gv. 14, 9). In un momento importante della sua vita terrena egli ha affermato: Sono venuto perch abbiano la vita e labbiano in abbondanza (Gv. 10, 10). Pertanto la fede sempre rivolta verso la sua Persona, che, essendo il Figlio di Dio inviato dal Padre, per la sua autorit divina comporta sempre obbedienza. Inoltre, il rifiuto di Ges ha comportato, come conseguenza terribile, la sua morte in croce, che ha dimostrato come il piano di amore di Dio non poteva andare perduto per la sua mancata accoglienza. La libert umana non si accordata alla libert di Dio, che grazia ed ha condotto al dolore di Dio, alla sua sofferenza riparatrice, che rimane sempre un mistero di amore incomprensibile per il nostro pensiero. La conseguenza del rifiuto delluomo ad accogliere la Verit in Persona ha avuto pertanto una tremenda conseguenza. Cristo ha dovuto sperimentare labbandono sulla croce: Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato? (Mt. 27, 46), perch noi non fossimo abbandonati da Dio ad un nostro destino tragico e definitivo. 33

In una meditazione riguardante la morte di Ges Guardini scrive: Dio nella sua grazia ininvestigabile non ha voluto lasciare luomo in tale abbandono, ma lo ha voluto ricondurre a casa .. Iddio andato in traccia delluomo come sta scritto nella parabola della pecorella e della dramma smarrita (Lc. 15) nel regno dello smarrimento, nel nulla maligno spalancato sotto lazione delluomo. Dio non s accontentato di guardare gi con uno sguardo di amore, di chiamare e attrarre luomo, ma come dice in modo cos potente Giovanni nel primo capitolo del suo Vangelo vi entrato egli stesso. Ecco, ora, nella storia dellumanit, uno il quale era Dio e uomo: puro come Dio, oppresso di responsabilit come luomo. Costui ha percorso tutto il cammino dellessere colpevole, fino alla fine. Chi puramente uomo non lo pu. Egli pi piccolo della colpa che commette, perch la colpa si oppone a Dio. Egli la pu commettere; rappresentarsi per, con una perspicacia adeguata al suo tremendo significato, che cosa essa implica, non in suo potere. Non sa misurarla. Non pu sopportarla in tutte le sue conseguenze. Egli, che pure lha commessa, non pu introdurla nella propria esistenza per esaurirla vivendo. Dinanzi ad essa si confonde, si turba, si dispera, ma rimane inerte. Per la colpa c solo Iddio. Egli solo ha potere di scrutarla, di misurarla, di giudicarla. Grazia significa che Iddio ha voluto far giustizia, ma salvando luomo: che ha voluto amare. 104 Possiamo ritenere, seguendo il rilievo di Guardini che tutti i tentativi perpetrati nella storia per impedire o rendere impossibile laccoglienza della Rivelazione, cio della Verit, recano in s il germe di un male oscuro, che ha un carattere tragico, le cui conseguenze sono inimmaginabili per il nostro pensiero. Ges del resto ha una affermazione che non ammette nessuna falsa interpretazione: Chi non con me contro di me, e chi non raccoglie con me disperde(Mt. 12, 30). E a tutto il male che deriva dal rifiuto della Rivelazione esiste un solo rimedio: la misericordia di Dio, cio il limite che Lui ha
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Ib., Il Signore, Milano, 1964, pp. 492/493 34

imposto al male. E tuttavia questo limite avr termine con il giudizio finale, che la spiegazione della storia la rivelazione di come ha proceduto la Provvidenza di Dio Rivelazione di come si sono svolte le linee direttrici della storia: cause, effetti, impedimenti, ci che manifesto e ci che occulto Nel giudizio, Dio interroga luomo: non lo giudica come loggetto passivo della sua onniscienza ma in unintesa feconda e sublime. Interroga luomo e questi si discolpa Luomo si apre completamente, risponde con il suo essere, che si aperto. A causa del suo puro essere svelato, della sua verit, luomo consenziente con il giudizio Non avviene solo che Dio interroga e che luomo risponde, in base allinevitabilit della sua finitezza, ma luomo stesso interroga anzi, Dio lo invita a interrogare. A pronunciare il perch che non riceve mai una risposta nel tempo Dio risponder Ha dato alluomo il diritto ad avere una risposta con la creazione come persona con la direzione della storia e la provvidenza con linvestitura nei diritti di figlio. Il giudizio lultima conferma del fatto che Dio vuole luomo come persona Espressione del rispetto di Dio per luomo Il giudizio come perfezionamento dellamore.105 Le opere di Guardini rivelano un pensatore che dimostra sicurezza, profondit e serenit; in modo particolare offre ai lettori certezze, che scaturiscono dal suo grande amore per la Verit. Possiamo anche asserire che tutto il suo insegnamento un servizio alla Verit, servizio svolto per lintera sua esistenza a favore delluomo. Del resto aveva confessato che concepiva il suo ministero come un aiutare gli altri per mezzo della verit. La verit, finch dura il corso della storia, appare debole dal momento che pu contare solo sulla sua altezza e validit e vuole essere accolta da parte delluomo liberamente, senza alcuna violenza o forzatura. E lo stile di Dio, cio il suo modo di agire, che sempre privo di qualsiasi costrizione. La vita di Ges ne la
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Ib., Lettere teologiche ad un amico, Milano, 1979, pp. 38/39 35

massima testimonianza. Proprio per questo Cristo invita a pregare il Padre affinch sia fatta la volont di Dio. Sembra strano tale invito, eppure racchiude una grande verit, poich tale volont corre sempre il tremendo pericolo di andare perduta e chi crede chiede a Dio che sia Lui a donare ladempimento della sua santa volont.106 E poich Cristo nel suo insegnamento invita a pregare perch siamo liberati dal male, che macchia e corrompe in continuazione il piano di Dio e lordine della creazione, Guardini si sofferma su un punto di capitale importanza, che investe lesistenza falsamente impostata: La Rivelazione mette le cose nel giusto ordine. Essa afferma: ci che degno di essere raggiunto pu essere raggiunto attraverso la verit. Ci che deve essere acquistato a prezzo della falsit e del male, davanti agli eterni criteri di misura - che sono veri criteri non merita di essere realizzato.107 Non possiamo che condividere, con lavvertenza che se il messaggio cristiano avanza la pretesa di essere quello che , si porr inevitabilmente e inesorabilmente sempre controcorrente nei confronti delle idee che sorgono nelle diverse epoche della storia. Poich il suo contenuto non pu mai essere derivato da ci che mondano. Cristo chiede alluomo non soltanto di ascoltarlo, gli chiede pure in certo senso di collocarsi al di fuori di ci che viene pensato, immaginato ed elaborato a partire dal tempo, e lo invita a portarsi nella prospettiva delleternit, ovviamente concedendogli tale possibilit altrimenti preclusa. Quanto questo sia difficile da compiersi non necessario sottolinearlo. Il mondo, guardato dallaltezza di Dio e aggiungiamo pure dallaltezza della croce diverso da ci che abitualmente vediamo. Un interrogativo, decisivo per lorientamento che luomo deve prendere e mantenere di fronte al fascino che
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Ib., La preghiera del Signore, Brescia, 2009, p. 47 Ib., Libert, Grazia, Destino, Brescia, 2000, p. 166 36

esercita il potere cos posto: Limmagine di Cristo in croce, nel suo pi profondo significato, non significa anche la rinuncia al potere?.108 Luomo immagine di Dio. Questa immagine pu essere riconosciuta anche nel fatto che luomo ha ricevuto da Dio il potere sul mondo e su s stesso ma pure la corrispondente responsabilit. Perci il potere del quale pu disporre luomo si radica nella sua somiglianza con Dio: occorre precisare che non per nulla un suo diritto autonomo, ma un qualcosa che gli stato donato, e che egli deve usare con responsabilit. Guardini dice che luomo non pu essere uomo ed oltre a ci esercitare o meno un potere; esercitare quel potere essenziale per lui. A ci lo ha destinato lAutore della sua esistenza. 109 Ai suoi inizi, davanti alla tentazione operata da quegli che vuole sistematicamente rovinare lopera di Dio, i primi uomini hanno ceduto al fascino illusorio presentato loro da Satana e da allora il rapporto fondamentale dellesistenza rimasto sconvolto. I progenitori hanno coltivato laspirazione a realizzarsi nella usurpazione e nella ribellione e non nella verit. Pure il dominio che doveva essere esercitato come servizio in obbedienza a Dio stato considerato una pretesa propria ed esclusiva. In ultima istanza in che cosa consistita la tentazione di Satana, alla quale, purtroppo, i primi uomini non hanno saputo resistere? E consistito nel falsificare il vero rapporto con Dio. E vero che luomo ha ancora, come prima, potere e possibilit di dominio. Ma infranto lordine in cui ci aveva il proprio senso, il senso di un servizio, lordine in cui il potere accordato non era disgiunto dalla responsabilit di fronte al vero Signore.110
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Ib., Ansia per luomo, vol. II, Brescia, 1969, p. 56 Ib., Il potere, Brescia, 1963, p. 28 Ib., p. 34 37

Il giusto atteggiamento di fronte al potere

Latteggiamento delluomo nei confronti del potere dovr di conseguenza ricalcare il modo con il quale Cristo si comportato. Con riferimento a tutto quanto stato esposto, e quindi al problema del potere e del suo esercizio, la Rivelazione insegna che lintera esistenza di Ges traduzione della potenza in umilt.111 Lapostolo Paolo, nella lettera ai Filippesi (2, 5/8) ricorda che Dio entrato nel mondo nella forma dellumilt. E tale umilt per quanto riguarda Cristo significa traduzione nellobbedienza alla volont del Padre, quale si esprime di volta in volta nella situazione.112 Infatti Cristo, in tutta la sua esistenza terrena, ha sempre accolto con la massima libert la volont del Padre e lha attuata, in tutto ci che ogni situazione richiedeva, fino nel pi profondo del suo essere, cio nei moti pi intimi del suo cuore. Tutto ci rileva Guardini evidenzia un potere che si possiede in modo cos completo da essere capace di rinunciare a s stesso. 112 Certamente, e questo non va mai dimenticato, per prendere conoscenza e coscienza di questa realt occorre quella capacit di visione, cio di vedere come stanno esattamente le cose, che ha il nome di fede.

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Ib., p. 41 Ib., p. 41 Ib., p. 43 38

Per la Rivelazione quindi il pericolo del potere sta nella ribellione contro il Dio vivente sino a non vederlo pi come la realt pi seria. Smarrire le proporzioni; esercitare la violenza in tutte le sue forme.113 A tutto ci Ges risponde, con la sua esistenza, mediante la virt dellumilt che libera fin nelle pi intime radici dallincantamento del potere. 114 Se questo stato il comportamento di Cristo di fronte al potere, anche il cristiano dovr seguire tale esempio, che rappresenta realmente un inizio nuovo dellesistenza, inizio posto da Dio stesso e che una possibilit offerta a tutti. Guardini al riguardo si esprime in questi termini che indicano la direzione verso la quale intraprendere il cammino dellesistenza: Questo inizio esiste e nulla potr pi cancellarlo. La misura in cui si realizza cosa propria di ogni individuo e di ogni tempo. La storia ricomincia nuovamente con ogni uomo, e ricomincia ad ogni ora, in ogni vita di uomo. Ed ha perci in qualsiasi momento, la possibilit di cominciare di nuovo, da quellinizio che qui stato posto. 115 Il futuro dellumanit, di fronte allenorme accrescimento del potere in tutti i campi, dipender in definitiva da un solo fatto: dominare listinto di potenza e del guadagno. Con realismo, osservando la realt in divenire che si presenta, Guardini dice: Sembra che il tipo dominante oggi delluomo attivo non sia idoneo a un simile dominio.116

Caratteristiche delluomo in grado di dominare la potenza

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Ib., Ib., Ib., Ib.,

p. 44 p. 44 p. 45 Ansia per luomo, vol. I, Brescia, 1970, p. 62 39

Come dovrebbe allora essere tale tipo duomo, nel quale riporre le speranze per il futuro? Innanzi tutto necessario che sappia ed accetti che il senso della cultura che verr non si basi sul benessere, ma sul dominio, cio adempia al compito che Dio ha assegnato alluomo. Ci implica che la ricerca spasmodica del benessere, dellutilit non vengano collocati al primo posto e metta invece al primo posto la grandezza della struttura del mondo che oggi si impone. 117 A quanto sopra occorre aggiungere una relazione originaria con la tecnica, che deve essere accolta nel sentimento vitale della sua esistenza abituale, non dimenticando il senso del pericolo che nasce dalle situazioni non previste. Temere il pericolo che nasce dalle realizzazioni non deve significare soggiacere alla paura, soprattutto quando si reso consapevole che lottimismo della fede nel progresso si dissolto. Deve essere conscio che il mondo nelle mani della libert e pertanto ne deve essere responsabile. Deve anche saper comandare ed obbedire. Deve imparare che cosa la disciplina. Si deve nuovamente scoprire che cosa siano comandare ed obbedire. E questo possibile solo se si riconosca nuovamente una sovranit assoluta, dei valori assoluti, cio se Dio viene riconosciuto come norma vivente e punto di riferimento dellesistenza.118 Infatti se non si parte da Dio non si giunge, da parte delluomo, ad esercitare un autentico e coerente comando e soltanto se si guarda Lui si pu veramente obbedire.

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Ib., Il potere, Brescia, 1963, p. 108 Ib., pp. 111/112 40

Il tipo umano di cui si cerca di delineare il volto deve comprendere cosa lascesi, cio la rinuncia, poich nessuna grandezza pu esistere se non ha come fondamento il dominio di s stessi e la rinuncia. Divenire signori dei propri impulsi interiori disordinati un compito. Ancora: Luomo a cui pensiamo impara nuovamente la forza liberatrice della vittoria su di s: riconosce che la sofferenza interiormente accettata trasforma luomo, e che ogni crescita essenziale non dipende solo dal lavoro, ma anche dal sacrificio liberamente offerto. 119 Inoltre dovr svilupparsi la solidariet tra le persone, cio la naturale disposizione allaiuto reciproco ed alla integrazione nel lavoro.120 Dovr attingere forza per i suoi compiti dal suo spirito: il cuore deve sapersi donare liberamente, in modo che emerga tutto ci che va sotto il nome di bont, magnanimit, rispetto, intimit e via dicendo. E laccento dovr essere messo su un altro elemento: latteggiamento religioso. Se luomo affronta con seriet le cose, questo porterebbe a riconoscere che il dominio del mondo pu essere raggiunto solo per il tramite della verit e perci in obbedienza alla natura delle cose. 121 Guardini riscontra in un atteggiamento del genere loccasione per riscoprire una vera religiosit. Infatti chi conosce la realt senza pregiudizi riconosce facilmente che la finitezza dellessere coincide con il fatto che esso creato; pu intendere il carattere di rivelazione contenuto in ogni essere e di qui giungere ad una decisa accettazione della Rivelazione biblica. 122

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Ib., Ib., Ib., Ib.,

pp. 112/113 p. 113 p. 114 p. 114 41

Un uomo, cos come stato delineato, avrebbe anche la chance di comprendere in profondit lumilt cristiana e di trarne le conseguenze per i compiti che lattendono. Tutto ci lo condurrebbe a vedere la forza trasformatrice che in lui, vera esplosione intellettuale e spirituale dellatomo dellesistenza, e di trarne energia capace di avviare la soluzione di quel groviglio dellesistenza che sembra insolubile. 123 Lo schizzo che viene tracciato da Guardini certamente non completo, tuttavia rappresenta un orientamento da prendere sul serio e da seguire a guisa di modello per affrontare le sfide di un futuro che si presenta sempre pi imminente. Consentirebbe soprattutto di raggiungere un bagaglio di doti tali da fornire alluomo una autentica capacit di governare il caos che lo circonda. Nella sua modestia Guardini scrive che tutto ci forse unutopia, ma forse unutopia giusta. 124 A proposito delle possibilit dellagire egli si chiede: Di fronte a questa situazione obiettiva, luomo minacciato vorrebbe sapere ci che oggi pu fare.125 Prima di fornire dei punti pratici con i quali affrontare i compiti emergenti, ribadisce quanto sia indispensabile riconoscere che la concezione moderna, la quale ritiene che il corso della storia sia un processo che avviene per necessit, sia una concezione sbagliata. Non si pu pensare che la natura sia un dato assoluto, perch se questo vero, anche ci che in essa avviene naturale e perci giusto.126

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La persona determinata dallo spirito, e questo non natura, perch non vive la sua esistenza secondo delle necessit storiche o di altro genere, ma si muove in base ad un principio interiore, che si chiama libert. Dimenticare questo significa non vedere realmente luomo con le sue possibilit e con i suoi limiti. Infatti luomo vivo e sano a causa del retto rapporto del suo spirito con la verit e la bont, rapporto che egli pu anche corrompere e negare. Luomo non appartiene in modo assoluto al mondo, ma sta al suo limite, dentro di esso, ed insieme al di fuori, inserito nel mondo ed insieme capace di disporne, per il fatto che in contatto immediato con Dio.127 Da ci deriva che la storia non segue un percorso contrassegnato dalla necessit, ma viene fatta dalluomo. Il cattivo uso della libert pu condurre verso una direzione sbagliata, a causa non solo di singole decisioni, in singoli momenti e settori, ma anche in tutta la sua direzione e attraverso intere epoche.128 Per evitare tale rischio, sempre incombente, indispensabile e veramente necessario che luomo comprenda realmente in che cosa consiste la sua responsabilit, la assuma nella sua vita e la eserciti con coraggio e forza nelle sue azioni. Perch ci possa avvenire luomo deve riconquistare il giusto rapporto con la verit delle cose, con le esigenze del suo io pi profondo, infine con Dio.129 Se quanto sopra non dovesse verificarsi luomo soccomber al suo potere, divenendone schiavo.

La dimensione contemplativa nellesistenza


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Ib., p. 118 Ib., p. 119 Ib., p. 119 43

Tra i suggerimenti pratici che Guardini si permette di consigliare il primo consiste nel richiamare limportanza di una dimensione contemplativa nella vita. Luomo sempre ossessionato dal fare, dal compiere e condurre a termine qualcosa. E questo lo porta ad essere irrequieto. Ecco un ritratto fedele delluomo moderno: Dappertutto azione, organizzazione e movimento, ma di dove vengono essi guidati? Da un di dentro che non sa pi riconoscersi nel proprio intimo, ma pensa, giudica, agisce, partendo dalle zone periferiche della pura ragione, della volont di raggiungere la meta, dagli impulsi del potere, del possesso, del piacere. Che non ha pi alcun contatto con la verit, col centro della vita, con ci che essenziale e permanente, ma si aggira fra le cose transeunti e casuali.130 Nel corso della sua vita, in certi momenti della sua giornata, luomo deve avere il coraggio e la forza di fermarsi, affinch le sue energie non vadano disperse in un attivismo sempre pi frenetico, diffuso in misura crescente. Luomo deve nuovamente pregare e meditare.131 Dalla situazione personale di ciascuno dipender il modo in cui possa e debba fare questo. Tuttavia opportuno che si liberi dallassillo delle cose e diventare calmo e presente a s stesso. Guardini scende in dettaglio: aprirsi ad una parola di devozione, di saggezza, di nobilt morale attinta alla Sacra Scrittura, a Platone o a Pascal, a Goethe. Deve porsi di fronte alla critica che quella parola esercita su di lui, e partendo da essa esaminare uno dei problemi che la vita quotidiana gli pone. 132
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Ib., p. 124 Ib., p. 124 Ib., pp. 124/125 44

Un altra indicazione concerne la nostra posizione di fronte alle cose, che devono essere avvicinate secondo la loro essenza e non violentate a piacimento. Ancora: necessario imparare che se non siamo signori di noi stessi, se non abbiamo il dominio di noi su noi stessi non si pu avere il dominio sul mondo: Come potranno gli uomini controllare limmenso potere che cresce ininterrottamente fra le loro mani se non sanno formare s stessi? Come potranno prendere delle decisioni politiche o culturali, se vengono a mancare continuamente di fronte a s stessi?. 133

Lascesi

Guardini riprende, in questo contesto, una parola che rimasta in disuso da tanto tempo, il cui senso e significato acquistano una importanza sorprendente, la parola ascesi. Avverte con la sua convinzione profonda che mai nulla diventato grande senza ascesi . 134 A tale riguardo la tradizione cristiana ha molto da insegnare in vista di una formazione umana autentica, dal momento che e rimane un aspetto quasi completamente ignorato dallepoca moderna, che invece considera lascesi come qualcosa che contro la vita e che propende per unetica dellimmediato e per una condotta che si abbandona al godimento. Le parole risuonano come un programma di vita che richiede un deciso impegno di tutta la persona: Ascesi significa che luomo tiene s stesso nelle proprie mani. Perci deve riconoscere nel suo intimo il male ed affrontarlo in modo efficace. Deve ordinare i suoi impulsi fisici e spirituali, ci che non possibile senza il superamento di s; deve educarsi a possedere in libert i suoi beni e a sacrificare le cose inferiori a quelle pi alte Deve lottare per la libert e la sanit del suo interno; combattere contro il meccanismo della
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Ib., p. 127 Ib., p. 127 45

rclame, contro il flusso delle sensazioni, contro linvadenza molteplice dello strepito. Deve educarsi a stabilire delle distanze, ad acquistare unindipendenza del giudizio,. Resistere contro ci che si dice.135 E noi potremmo proseguire a nostra volta nellindividuare altri punti sui quali occorre intervenire per evitare di capitolare di fronte ai compiti che lesistenza quotidiana pone o addirittura impone.

Il riferimento a Dio

Lultimo punto che viene menzionato senza dubbio il pi importante e quello che maggiormente interessa e sta a cuore di Guardini, che, pur trattando della complessit dei problemi che investono lesistenza, non dimentica ci che sta al centro di tutto e che , in ultima istanza, per luomo la realt delle realt: Dio. La nostra esistenza deve avere cio come punto di riferimento Lui. Il suo pensiero relativo alla concezione della persona ritorna ancora una volta, con una concisione ed esattezza che non lasciano margini di dubbio al riguardo. Riportiamo le sue parole, che sono davvero scultoree, nel senso che vanno prese esattamente per ci che dicono: Luomo non cos congegnato, da essere finito in se stesso e da potere, oltre a ci, entrare o meno in rapporto con Dio, a seconda della sua opinione e del suo piacimento; la sua essenza consiste in modo decisivo nel rapporto con Dio. Luomo non esiste che in quanto riferito a Dio, perci il suo carattere viene definito dal modo stesso in cui egli concepisce questa relazione, dalla seriet con cui la considera, dallazione che, in base ad essa, egli compie. Questa la situazione e nessun filosofo n politico, nessun poeta n psicologo pu mutarvi nulla.136

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Ib., p. 128 Ib., pp. 129/130 46

La conclusione che ne trae molto chiara e non pu che essere, a nostro modesto avviso, condivisa: Davanti alla realt non bene fare come se non esistesse, poich essa si vendica. Se gli istinti sono ricacciati o i conflitti non vengono risolti, si determinano le neurosi. Dio la realt che fonda ogni altra realt, anche lumana. Se non Gli si rende il Suo diritto lesistenza si ammala.137 Seguendo il suo insegnamento, dettato da una sincera preoccupazione per luomo, che appare sempre pi minacciato, e pervaso da un appassionato amore per il suo destino, non possiamo che provare gratitudine nei suoi confronti: in certo senso, si messo al nostro fianco, quale compagno di viaggio, per percorrere con noi larduo cammino dellesistenza.

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Ib., p. 130 47

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