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La Maddalena di nuova attribuzione sarà presentata in anteprima mondiale ad Ancona, negli spazi espositivi
della Mole Vanvitelliana, dove, il 15 ottobre si è aperta la mostra “Leonardo Genio e Visione in terra
Marchigiana”, curata da Carlo Pedretti. A quest'opera inedita si affiancano altre due tavole mai esposte in
Italia: la “Santa Caterina d'Alessandria” del Giampietrino dall'iconografia insolita, se non addirittura unica,
poiché la santa appare nell'atteggiamento dolce e seducente di una cortigiana a seno nudo; la “Madonna dei
Fusi” di Cesare da Sesto, in cui il viso enfaticamente allungato della Vergine risulta come nel noto disegno
preparatorio di Leonardo a Windsor, insieme a famose opere del Maestro come la “Vergine delle Rocce”, la
“Monna Vanna” (o Giocanda NudaJoconde Nue Mackenzie) e la “Madonna del Latte” del Giampietrino.
Dietro il grande successo del noto best-seller di Dan Brown - “Il Codice Da Vinci” - si celerebbe una persona
reale. L' “art-detective” Maurizio Seracini lavora nel palazzo della Galleria degli Uffizi di Firenze. Le sue
considerazioni sono supportate da sofisticate macchine da laboratorio. Brown lo definisce un “diagnostico
artistico”, poiché il suo lavoro consiste nel sondare dipinti con
tecnologie avanzate per offrire preziose consulenze sui restauri
a musei, venditori e collezionisti.
Lo stile del romanzo è quello tipico del genere: veloce, capitoli brevi, colpi di scena quasi ad ogni pagina, dal
punto di vista letterario niente di ché. L'interesse risiede piuttosto nella trama, che svela vicende storiche
sotto una luce diversa e sconvolgente, soprattutto per chi non conosce la vicenda del Graal e del Priorato.
Ma ciò che ne ha decretato il grande successo è stata soprattutto l'analisi crittografico-artistica delle opere di
Leonardo, che fu Gran Maestro del Priorato di Sion dal 1509 al 1516.
Nella realtà, ciò che ha attratto Brown del lavoro di Mr. Seracini
è stato in particolare la sua epica investigazione del dipinto
“L'Adorazione dei Magi”, che secondo l'art-detective nostrano è
stato abbozzato da Da Vinci ma dipinto da qualcun altro. Come
riportato da Brown nel suo romanzo, analisi agli infra-rossi
hanno rivelato molte differenze tra il dipinto e gli strati sottostanti
che sembrano sovvertire le vere intenzioni di Da Vinci.
“Qualunque fosse la vera natura del sotto-dipinto”, ha dichiarato
Seracini, “deve ancora essere svelata”.
Mr Seracini, che ha concluso proprio di recente la sua investigazione durata ben 4 anni, ha fornito in
anteprima esclusiva a The Guardian un'anticipazione sui risultati raggiunti. Mr Seracini ha esaminato il
dipinto minutamente usando una tecnica degna di CSI (Crime Scene Investigation, la fortunata serie
televisiva, ndr) che attraverso la lue ad infrarossi rivela ciò che è nascosto sotto la superficie. Secondo
Seracini e il suo team, il dipinto nasconderebbe dunque una collezione di disegni di Da Vinci rimasti occulti
da più di 5 secoli che rivelerebbero dei dettagli invisibili ad occhio nudo.
L'investigazione di Seracini è stata finanziata dal Kalpa Group, una organizzazione no-profit svizzera, che ha
permesso a “Mr. Da Vinci Code” di lavorare a tempo pieno insieme a tre assistenti tecnici, per quasi un anno
nella fase finale, allo studio dettagliato di 2.400 immagini agli infra-rossi. Seracini sostiene di aver scoperto
“un intero nuovo mondo” sotto la superficie che nessuno potrà dubitare essere opera di Da Vinci. Anche
perché esiste una ampia evidenza documentaria che il dipinto gli fu commissionato e che completò almeno
una buona parte del lavoro.
Fra le novità emerse dall'indagine di Seracini, sulla destra, un bue e un asino finemente rappresentati
insieme a parte del tetto dell'edificio. Il re misantropico e sconfortante sopra la spalla destra di Maria si è
rivelata una figura di maestà e contegno. Inoltre, sono emerse nella parte bassa dell'angolo sinistro altri visi
magnificamente abbozzati. La scoperta più importante per critici e storici è forse quella che i due cavalieri
nell'angolo destro superiore sono solo una piccola parte di quella che in origine era una scena di battaglia
cruenta in cui sono palpabili la violenza e l'orrore. Il che solleva una questione: perché Da Vinci ha voluto
includere una scena sanguinaria in un dipinto dedicato alla natività?
Riguardo l'edificio sullo sfondo, completamente restaurato dai tecnici di Seracini, l'interpretazione
tradizionale vuole che la costruzione sia una rovina che simboleggia la decadenza dell'antico ordine pre-
cristiano (pagano). “È un capitello lotiforme”, ha detto Seracini, “sono rimasto molto sorpreso quando l'ho
visto”. Il capitello, ovvero la parte superiore di una colonna, fornisce indicazioni importanti sullo stile e
sull'epoca a cui far risalire l'edificio. I capitelli lotiformi sono caratteristici dell'antico Egitto, dove la pianta di
loto era simbolo di speranza, salvezza e rinascita. Dal restauro effettuato da Saracini, è emerso anche un
albero, che si erge dalle rovine, e alcuni lavoratori e artigiani. Seracini ritiene che non vi siano più dubbi sul
fatto che si tratti di un tempio pagano, e che in origine Leonardo voleva mostrarne la ricostruzione.
La natività rappresentata da Da Vinci assume così un significato del tutto antitetico a quello canonico: la
nascita del Messia è accompagnata da una lotta sanguinaria attorno alla ricostruzione di un tempio pagano
(quel tempio di Gerusalemme che ospitò il segreto del Santo Graal a cui i Cavalieri Templari dovevano far da
guardiani?). Seracini, che dice di non aver ancora letto il romanzo di Brown, preferisce evitare speculazioni
di questo genere. Ma è convinto di avere scoperto la “vera” adorazione, al di sotto di uno strato applicato
mezzo secolo o più dopo Da Vinci.
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