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SOMMARIO

1. PAG.1- EDITORIALE DI DON RIGOBERT 2. PAG. 3- SINTESI DELLA PRIMA INTERVISTA DI PAPA FRANCESCO 3. PAG.- 7 BENESTARE FESTEGGIATO IL SANTO PATRONO S. MICHELE ARCANGELO 4. PAG 9-ALLA MADRE DI DIO RISERVATO DALLA CHIESA UN CULTO SPECIALE 5. PAG.10-UN TUFFO NELLORIGINE DEL PAESE BENESTARE 6. PAG.13-SANTANTONIU MIU BENIGNU 7. PAG.15-LA FESTA DI S. ILARIONE ABATE, PATRONO DI CAULONIA 8. PAG.18-ROSA D A MADONNA 9. PAG.21-BENESTARE: UN PAESE SOTTO ATTACCO, IL SINDACO SI DIMETTE 10. PAG.23-LA CONFRATERNITA DEL S.ROSARIO 11. PAG.25-PRIORI E PROCURATOR I DELLE FESTE RELIGIOSE DEL MIO PAESE DI GESSO 12. PAG.29-IL CALCIO A BENESTARE RIPARTE DALLAMATORIALE 13. PAG.30-ESPLOSIONE DI PACE 14. PAG.32-A FESTA DU ROSARIU 15. PAG.33-NON USO LA PUNTEGGIATURA 16. PAG.34-LARTE DI ROCCO, U BARBERI 17. PAG.37-IL DISCORSO DEL PAPA ALLE CONFRATERNITE 18. PAG.39-LETTERA DEL PARROCO PER LINIZIO DELLANNO SCOLASTICO 2013-2014 ALLE COMUNITA DI BENESTARE E BOVALINO SUPERIORE
DIRETTORE ED IDEALISTA DON RIGOBERT ELANGUI GRAFICA ED IMPAGINAZIONE ALINA OLARIU COPERTINA CARMINE GARREFFA UN GRAZIE A TUTTI I COLLABORATORI!!

Ariaporu n 11

* Ottobre 2013

EDITORIALE DI DON RIGOBERT

Ama la tua parrocchia e la tua comunit


Carissimi pace e Gioia nel Signore stiamo per dare inizio ad un nuovoanno pastorale parrocchiale. Lamore del Cristo ci spinge a camminare insieme! Questa la parola dordine del nuovo anno. La vita allora si fa una corsa a staffetta. Dove ciascuno si prepara con passione e costante allenamento per fare i cento metri che gli sono stati assegnati. Con cura raccoglie il Testimone, cio quel pezzetto di legno che il precedente corridore gli affida. Corre velocissimo, nella certezza di contribuire alla gioia di tutti con il suo zelo. E con accortezza lo fa scivolare rapidamente nelle mani del corridore successivo, perch non sia mai che cade...pena la squalifica dellintera squadra. Ma alla fine, chi vince? Non vince il singolo corridore, non vince il singolo prete, non vince il laico pur bravo...ma vince sempre e solo lintera squadra! Questa la Chiesa, la condizione della nostra azione personale di fratelli, non di antagonisti, per disporci a vivere lopera di Dio che si elabora in noi. Vinciamo o perdiamo insieme. Ma gi stare insieme una vittoria importante, perch cos che formiamo un solo corpo! Lunit il fondamento di ogni famiglia, di ogni gruppo, della nostra parrocchia. Riaccendiamo i motori, scrolliamoci di dosso il clima e la mentalit estiva e rivestiamoci di quella autunnale. Lautunno caratterizzato prevalentemente dalla seminagione. Unimmagine veramente bella perch se si vuole sperimentare la gioia del raccolto occorre vivere la deposizione del seme in terra. Ora, sappiamo bene che questa terra anche la nostra vita, il terreno il nostro cuore. In questo periodo abbiamo bisogno di aprirci di pi e con maggiore generosit alla Parola di Dio, alla vita della comunit parrocchiale. Tutto questo possibile realizzarlo nellincontro domenicale con la Santa Messa tanto necessaria, ma forse non basta. Ecco perch, ancora una volta, voglio invitarvi a prendere parte agli incontri per le famiglie, i giovani e i fidanzati e le catechesi per adulti e bambini ma soprattutto ad iniziare un percorso di formazione permanente, per passare da un cristianesimo infantile e sottosviluppato ad una fede adulta e matura. Invito tutti senza differenza e preferenza ad impegnarvi fare vivere la comunit , integrate i diversi gruppi i cori, catechisti , animatori dei ragazzi, liturgia, Caritasle porte della Chiesa sono aperte a tutti. La comunione e il lavorare insieme sar indispensabile, allinizio di un anno pastorale che ci vedr tutti impegnati, come Chiesa e non solo, a intraprendere un cammino esaltante ed appassionato, ad affrontare una sfida epocale: la sfida educativa.Inizieremo un percorso sullEmergenza Educativa, con tutti quei genitori che amano i figli, mi far presente nelle vostre case, per consolidare i legami. Questo per noi un anno decisivo per il restauro della Chiesa, invito tutti a seguire lesempio dei nostri contadini dellAustria . Ringrazio a tutti quelli che stanno dando i contributi mensile. Abbiamo ancora da fare ,non ancora una vittoria, quindi ci vuole un senso di responsabilit.

Ariaporu n 11

* Ottobre 2013
non imporre le tue idee, non avere ambizioni, servi nellumilt. E accetta anche di essere messo da parte, se il bene di tutti, ad un certo momento, lo richiede. Solo, non incrociare le braccia, buttati invece nel lavoro pi antipatico e pi schivato da tutti, e non ti salti in mente di fondare un partito di opposizione! Se il tuo parroco possessivo e non lascia fare, non farne un dramma: la parrocchia non va a fondo per questo. Ci sono sempre settori dove qualunque parroco ti lascia piena libert di azione: la preghiera, i poveri, i malati, le persone sole ed emarginate. Basterebbe fossero vivi questi settori e la parrocchia diventerebbe viva. La preghiera, poi, nessuno te la condiziona e te la pu togliere. Ricordati bene che, con lumilt e la carit, si pu dire qualunque verit in parrocchia. Spesso larroganza e la presunzione che ferma ogni passo ed alza i muri. La mancanza di pazienza, qualche volta, crea il rigetto delle migliori iniziative. Quando le cose non vanno, prova a puntare il dito contro te stesso, invece che contro il parroco o contro i tuoi preti o contro le situazioni. Hai le tue responsabilit, hai i tuoi precisi doveri: se hai il coraggio di unautocritica, severa e schietta, forse avrai una luce maggiore sui limiti degli altri. Se la tua parrocchia fa piet la colpa anche tua: basta un pugno di gente volenterosa a fare una rivoluzione, basta un gruppo di gente decisa a tutto a dare un volto nuovo ad una parrocchia. E prega incessantemente per la santit dei tuoi preti: sono i preti santi la ricchezza pi straordinaria delle nostre parrocchie, sono i preti santi la salvezza dei nostri giovani. Auguri per la Festa della nostra Mamma Maria del Santo Rosario e Buon anno pastorale a Tutti.

Con limpegno da parte mia di avervi presenti nella preghiera quotidiana affinch il Signore vi benedica e vi protegga facendo risplendere il suo volto su ciascuno di voi e su ogni membro della vostra famiglia. Di seguito vi e ci consegniamo questa meravigliosa pagina del grande Papa del Concilio, Paolo VI, Ama la tua parrocchia: pu essere per tutti noi la bussola, la magna carta di questo nuovo e per me primo anno insieme. Collabora, prega e soffri per la tua parrocchia, perch devi considerarla come una madre a cui la Provvidenza ti ha affidato: chiedi a Dio che sia casa di famiglia fraterna e accogliente, casa aperta a tutti e al servizio di tutti. Da il tuo contributo di azione perch questo si realizzi in pienezza. Collabora, prega, soffri perch la tua parrocchia sia vera comunit di fede: rispetta i preti della tua parrocchia anche se avessero mille difetti: sono i delegati di Cristo per te. Guardali con locchio della fede, non accentuare i loro difetti, non giudicare con troppa facilit le loro miserie perch Dio perdoni a te le tue miserie. Prenditi carico dei loro bisogni, prega ogni giorno per loro. Collabora, prega, soffri perch la tua parrocchia sia una vera comunit eucaristica, che lEucaristia sia radice viva del suo edificarsi, non una radice secca, senza vita. Partecipa allEucaristia, possibilmente nella tua parrocchia, con tutte le tue forze. Godi e sottolinea con tutti tutte le cose belle della tua parrocchia. Non macchiarti mai la lingua accanendoti contro linerzia della tua parrocchia: invece rimboccati le maniche per fare tutto quello che ti viene richiesto. Ricordati: i pettegolezzi, le ambizioni, la voglia di primeggiare, le rivalit sono parassiti della vita parrocchiale: detestali, combattili, non tollerarli mai! La legge fondamentale del servizio lumilt:

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* Ottobre 2013

Sintesi della prima intervista di papaFrancesco

Il 19 agosto 2013 Papa Francesco ha concesso a padre Antonio Spadaro, di Civilt cattolica.La sua prima e lunga Intervista , vi diamo qui unanalisi dei passaggi pi significativi. Chi Jorge Mario Bergoglio?. Non so quale possa essere la definizione pi giusta Io sono un peccatore. Questa la definizione pi giusta. E non un modo di dire, un genere letterario. Sono un peccatore. Il Papa continua a riflettere, compreso, come se non si aspettasse quella domanda, come se fosse costretto a una riflessione ulteriore. S, posso forse dire che sono un po furbo, so muovermi, ma vero che sono anche un po ingenuo. S, ma la sintesi migliore, quella che mi viene pi da dentro e che sento pi vera, proprio questa: sono un peccatore al quale il Signore ha guardato. E ripete: Io sono uno che guardato dal Signore. Io non conosco Roma. Conosco poche cose di Roma. Tra queste Santa Maria Maggiore: ci andavo sempre. Rido e gli dico: Lo abbiamo capito tutti molto bene, Santo Padre!. Ecco, s prosegue il Papa conosco Santa Maria Maggiore, San Pietro ma venendo a Roma ho sempre abitato in via della Scrofa. Da l visitavo spesso la chiesa di San Luigi dei Francesi, e l andavo a contemplare il quadro della vocazione di san Matteo di Caravaggio. Comincio a intuire cosa il Papa vuole dirmi. Quel dito di Ges cos

verso Matteo. Cos sono io. Cos mi sento. Come Matteo. E qui il Papa si fa deciso, come se avesse colto limmagine di s che andava cercando: il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi, come a dire: no, non me! No, questi soldi sono miei!. Ecco, questo sono io: un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi. E questo quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice. Il Conclave Il Papa parla di s e in particolare della sua elezione al Pontificato. Dice che quando ha cominciato a rendersi conto che rischiava di essere eletto, il mercoled 13 marzo a pranzo, ha sentito scendere su di lui una profonda e inspiegabile pace e consolazione interiore insieme a un buio totale, a una oscurit profonda su tutto il resto. E questi sentimenti lo hanno accompagnato fino allelezione. Sono un indisciplinato Della Compagnia mi hanno colpito tre cose: la missionariet, la comunit e la disciplina. Curioso questo, perch io sono un indisciplinato nato, nato, nato. Ma la loro disciplina, il modo di ordinare il tempo, mi ha colpito tanto. Da superiore della compagnia sono stato autoritaritario, ma mai di destra Nella mia esperienza di superiore in Compagnia, a dire il vero, io non mi sono sempre comportato cos,

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* Ottobre 2013
decisione. In genere la cosa sbagliata. Devo attendere, valutare interiormente, prendendo il tempo necessario. La sapienza del discernimento riscatta la necessaria ambiguit della vita e fa trovare i mezzi pi opportuni, che non sempre si identificano con ci che sembra grande o forte. Gli 8 cardinali? Voglio consultazioni reali, non formali Credo che la consultazione sia molto importante. I Concistori, i Sinodi sono, ad esempio, luoghi importanti per rendere vera e attiva questa consultazione. Bisogna renderli per meno rigidi nella forma. Voglio consultazioni reali, non formali. La Consulta degli otto cardinali, questo gruppo consultivo outsider, non una decisione solamente mia, ma frutto della volont dei cardinali, cos come stata espressa nelle Congregazioni Generali prima del Conclave. E voglio che sia una Consulta reale, non formale. Il popolo di Dio infallibile nel credere Il popolo soggetto. E la Chiesa il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori. Sentire cum Ecclesia dunque per me essere in questo popolo. E linsieme dei fedeli infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina. Ecco, questo io intendo oggi come il sentire con la Chiesa di cui parla santIgnazio. Quando il dialogo tra la gente e i Vescovi e il Papa va su questa strada ed leale, allora assistito dallo Spirito Santo. Non dunque un sentire riferito ai teologi. Io vedo la santit prosegue il Papa nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, i preti anziani che hanno tante ferite ma che hanno il sorriso perch hanno servito il Signore, le suore che lavorano tanto e che vivono una santit nascosta. Questa per me la santit comune. La santit io la associo spesso alla pazienza: non solo la pazienza come hypomon, il farsi carico degli avvenimenti e delle circostanze della vita, ma anche come costanza nellandare avanti, giorno per giorno. La Chiesa deve essere feconda, non zitella o scapola La Chiesa feconda, deve esserlo. Vedi, quando io mi accorgo di comportamenti negativi di ministri

cio facendo le necessarie consultazioni. E questa non stata una cosa buona. Il mio governo come gesuita allinizio aveva molti difetti. Quello era un tempo difficile per la Compagnia: era scomparsa una intera generazione di gesuiti. Per questo mi son trovato Provinciale ancora molto giovane. Avevo 36 anni: una pazzia. Bisognava affrontare situazioni difficili, e io prendevo le mie decisioni in maniera brusca e personalista. S, devo aggiungere per una cosa: quando affido una cosa a una persona, mi fido totalmente di quella persona. Deve fare un errore davvero grande perch io la riprenda. Ma, nonostante questo, alla fine la gente si stanca dellautoritarismo. Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e ad essere accusato di essere ultraconservatore. Ho vissuto un tempo di grande crisi interiore quando ero a Cordova. Ecco, no, non sono stato certo come la Beata Imelda, ma non sono mai stato di destra. stato il mio modo autoritario di prendere le decisioni a creare problemi. Ho scelto Santa Marta perch ho bisogno di vedere gente. Ho bisogno di comunit. E lo si capisce dal fatto che sono qui a Santa Marta: quando sono stato eletto, abitavo per sorteggio nella stanza 207. Questa dove siamo adesso era una camera per gli ospiti. Ho scelto di abitare qui, nella camera 201, perch quando ho preso possesso dellappartamento pontificio, dentro di me ho sentito distintamente un no. Lappartamento pontificio nel Palazzo Apostolico non lussuoso. antico, fatto con buon gusto e grande, non lussuoso. Ma alla fine come un imbuto al rovescio. grande, spazioso, ma lingresso davvero stretto. Si entra col contagocce, e io no, senza gente non posso vivere. Ho bisogno di vivere la mia vita insieme agli altri. Riforme, ma non in breve tempo. Ci vuole il discernimento di SantIgnazio. Molti, ad esempio, pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. E questo il tempo del discernimento. E a volte il discernimento invece sprona a fare subito quel che invece inizialmente si pensa di fare dopo. Ecco, invece diffido delle decisioni prese in maniera improvvisa. Diffido sempre della prima decisione, cio della prima cosa che mi viene in mente di fare se devo prendere una

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* Ottobre 2013
sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo. Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale di buona volont ed in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi.

della Chiesa o di consacrati o consacrate, la prima cosa che mi viene in mente : ecco uno scapolone, o ecco una zitella. Non sono n padri, n madri. Non sono stati capaci di dare vita. Invece, per esempio, quando leggo la vita dei missionari salesiani che sono andati in Patagonia, leggo una storia di vita, di fecondit. Le dimissioni di Benedetto. Papa Benedetto ha fatto un atto di santit, di grandezza, di umilt. un uomo di Dio, dice dimostrando un grande affetto e una enorme stima per il suo predecessore.

Non insistiamo su aborto, gay e condom Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non possibile. Io non ho parRiforme nella Chiesa? Deve curare le ferite lato molto di queste cose, e questo mi stato rimproIo vedo con chiarezza prosegue che la cosa di cui verato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un la Chiesa ha pi bisogno oggi la capacit di curare contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conole ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, sce, e io sono figlio della Chiesa, ma non necessario la prossimit. Io vedo la Chiesa come un ospedale da parlarne in continuazione. campo dopo una battaglia. inutile chiedere a un fe- Con troppa dottrina la Chiesa cade come un carito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si destello di carte. Ci vuole freschezza vono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto Gli insegnamenti, tanto dogmatici quanto morali, il resto. Curare le ferite, curare le ferite E bisogna non sono tutti equivalenti. Una pastorale missionaria cominciare dal basso. non ossessionata dalla trasmissione disarticolata La Chiesa deve riscaldare i cuori. Voglio pastori, non funzionari o chierici di Stato Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cio vengono dopo. La prima riforma deve essere quella dellatteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato. Ci vuole audacia e coraggio. Trovare strade nuove per chi se ne andato. Invece di essere solo una Chiesa che accoglie e che riceve tenendo le porte aperte, cerchiamo pure di essere una Chiesa che trova nuove strade, che capace di uscire da se stessa e andare verso chi non la frequenta, chi se n andato o indifferente. Chi se n andato, a volte lo ha fatto per ragioni che, se ben comprese e valutate, possono portare a un ritorno. Ma ci vuole audacia, coraggio. Coppie omosessuali? A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono feriti sociali perch mi dicono che di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. Lannuncio di tipo missionario si concentra sullessenziale, sul necessario, che anche ci che appassiona e attira di pi, ci che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche ledificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta evangelica deve essere pi semplice, profonda, irradiante. da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali.

La Curia non deve diventare un organismo di censura I dicasteri romani sono al servizio del Papa e dei Vescovi: devono aiutare sia le Chiese particolari sia le Conferenze episcopali. Sono meccanismi di aiuto. In alcuni casi, quando non sono bene intesi, invece, corrono il rischio di diventare organismi di censura. impressionante vedere le denunce di mancanza di ortodossia che arrivano a Roma. Credo che i casi debbano essere studiati dalle Conferenze episcopali locali, alle quali pu arrivare un valido aiuto da Roma. I casi, infatti, si trattano meglio sul posto. I dicasteri romani sono mediatori, non intermediari o

Ariaporu n 11

* Ottobre 2013
Rileggo i Promessi sposi Le passioni letterarie: Dostojevski, Holderlin, Cervantes, Borges, Manzoni. Ho letto il libro I Promessi Sposi tre volte e ce lho adesso sul tavolo per rileggerlo. Manzoni mi ha dato tanto. Mia nonna, quandero bambino, mi ha insegnato a memoria linizio di questo libro: Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti. La musica Mozart mi riempie: non posso pensarlo, devo sentirlo. Beethoven mi piace ascoltarlo, ma prometeicamente. E linterprete pi prometeico per me Furtwngler. E poi le Passioni di Bach. Il brano di Bach che amo tanto lErbarme Dich, il pianto di Pietro della Passione secondo Matteo. Sublime. Poi, a un livello diverso, non intimo allo stesso modo, amo Wagner. Mi piace ascoltarlo, ma non sempre. Il cinema La strada di Fellini il film che forse ho amato di pi. Mi identifico con quel film, nel quale c un implicito riferimento a san Francesco. Credo poi di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi quando avevo tra i 10 e 12 anni. Un altro film che ho molto amato Roma citt aperta. Devo la mia cultura cinematografica soprattutto ai miei genitori che ci portavano spesso al cinema. Bisogna stare in frontiera, non in laboratorio Pensiamo alle suore che vivono negli ospedali: loro vivono nelle frontiere. Io sono vivo grazie a una di loro. Quando ho avuto il problema al polmone in ospedale, il medico mi diede penicillina e strectomicina in certe dosi. La suora che stava in corsia le triplic perch aveva fiuto, sapeva cosa fare, perch stava con i malati tutto il giorno. Il medico, che era davvero bravo, viveva nel suo laboratorio, la suora viveva nella frontiera e dialogava con la frontiera tutti i giorni. Addomesticare le frontiere significa limitarsi a parlare da una posizione distante, chiudersi nei laboratori. Sono cose utili, ma la riflessione per noi deve sempre partire dallesperienza. La Chiesa deve essere creativa e geniale. Un gesuita deve essere creativo. Il pensiero della Chiesa deve recuperare genialit e capire sempre meglio come luomo si comprende oggi per sviluppare e approfondire il proprio insegnamento.

gestori. E tempo di cambiare il Sinodo Si deve camminare insieme: la gente, i Vescovi e il Papa. La sinodalit va vissuta a vari livelli. Forse il tempo di mutare la metodologia del Sinodo, perch quella attuale mi sembra statica. Questo potr anche avere valore ecumenico, specialmente con i nostri fratelli Ortodossi. Da loro si pu imparare di pi sul senso della collegialit episcopale e sulla tradizione della sinodalit. La donna nella Chiesa? necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile pi incisiva nella Chiesa. Temo la soluzione del machismo in gonnella, perch in realt la donna ha una struttura differente dalluomo. E invece i discorsi che sento sul ruolo della donna sono spesso ispirati proprio da una ideologia machista. Il genio femminile necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio l dove si esercita lautorit nei vari ambiti della Chiesa. Dio lo si incontra nel quotidiano Il Dio concreto, diciamo cos, oggi. Per questo le lamentele mai ci aiutano a trovare Dio. Le lamentele di oggi su come va il mondo barbaro finiscono a volte per far nascere dentro la Chiesa desideri di ordine inteso come pura conservazione, difesa. No: Dio va incontrato nelloggi. Dunque, Dio lo si incontra camminando, nel cammino. I tradizionalisti sono statici e involuti Se il cristiano restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla sicurezza dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Ecco prosegue Papa Francesco , la speranza cristiana non un fantasma e non inganna. una virt teologale e dunque, in definitiva, un regalo di Dio che non si pu ridurre allottimismo, che solamente umano.

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* Ottobre 2013

Benestare Festeggiato il Santo Patrono S. Michele Arcangelo


Di Francesco Squillaci Giorno 29 Settembre 2013 il popolo Benestarese ha concluso i festeggiamenti in onore di San Michele Arcangelo Santo Patrono di Benestare, il triduo in preparazione alla festa celebrata Domenica 30 Settembresi svolto allinterno della Novena alla beata Vergine del S.S. Rosario, nei giorni 27 28 e 29 la sacra effige stata esposta alla venerazione dei fedeli, mentre Domenica 30 alle ore 18,00 si svolta la solenne celebrazione Eucaristica in onore di San Michele. Anche questanno come ormai antica tradizione Lamministrazione Comunale nella Persona del Sindaco Prof. Rosario Rocca e dellintera Giunta Municipale, ha offerto il cero votivo ed il Sindaco dopo aver pregato per il popolo Benestarese chiedendo la protezione del Santo, ha rivolto il Saluto al Parroco Don Rigobert ed al Celebrante Don Leo della Parrocchia di Belloro e Bosco S. Ippolito, accompagnato da Suor Carolina e Suor Francesca della comunit Don Puglisi di Bosco SantIppolito, e da tutti i fedeli di Belloro che anche questanno sono stati presenti numerosi ad animare la liturgia Eucaristica. Il Sindaco a rivolto i ringraziamenti al Parroco per quanto sta facendo nella comunit, al fine di creare un clima di unit e pace, ha rimarcato limportanza della presenza dei fedeli di Belloro che pur nello stesso Comune appartengono ad unaltra Parrocchia. La Chiesa era gremita la comunit Benestarese tutta unit ha partecipato con grande attenzione e profonda partecipazione alla celebrazione eucaristica che presieduta dal Parroco di Belloro Don Leo animata dalla comunit di Belloro e dalla comunit di Benestare ha vissuto momenti toccanti. Le due comunit hanno animato la liturgia preparando le preghiere dei fedeli e loffertorio con grande attenzione, chiedendoal Buon Ges la Pace nella nostra comunit e nel mondo, hanno poi pregato per la nostra amministrazione comunale e per tutti i governanti, per le nostre Famiglie, per il nostro oratorio e per tutti i defunti, poi nelloffertorio la comunit di Belloro ha voluto donare tra laltro numerosi cesti della carit, che dopo la celebrazione saranno messi a disposizione della Caritas Parrocchiale per i pi bisognosi, ed un omaggio floreale a San Michele,altro momento molto emozionante stata la vestizione a Chierichetto del Piccolo Vincenzo Macri, che stato presentato alla comunit dal responsabile dei Chierichetti Matteo Trimboli e subito dopo ha indossato labito liturgico del chierichetto ed ha partecipato alla Santa Messa. Al termine della Solenne Celebrazione Eucaristica si svolta la Processione per le vie del Paese con la Sacra effige di San Michele, guidata dai due parroci Don rigobert e Don Leo ed animata sempre dalle due comunit con la recita del Santo Rosario, ed accompagnata dalla Banda Musicale, e dai giovani Tamburinari. Anche questanno abbiamo vissuto un momento bellissimo di aggregazione tra le due comunit,

Ariaporu n 11

* Ottobre 2013

abbiamo pregato insieme San Michele Principe delle Milizie Celesti, e tra noi nato il desiderio di collaborare in futuro insieme, Don rigo nella sua omelia ci ha esortato a vivere la fede non chiusi in noi stessi ma aperti allaltro, ci ha esortato a vivere nel sociale da veri Cristiani, non possiamo essere ferventi fedeli solo in chiesa ed dimenticare tutto quando ci troviamo nella vita sociale e comunitaria. Lesperienza vissuta ci ha donato viva forza nellintraprendere un nuovo cammino di evangelizzazione, Cristo ci chiede di uscire dal guscio dellegoismo e della pigrizia per aprire il nostro cuore a Lui vivo e vero. Un esperienza di fede davvero forte anche per me collaborare con i fratelli di Belloro, veramente molto attenti nel preparare la liturgia, e nellimpegnarsi affinch tutto riuscisse per il meglio, le Suore, Pasquale, Maria Porzia, Bruno, Giuseppe e tutti gli altri, ne potrei citare altrettanti mi hanno manifestato la gioia di vivere questo momento di preghiera, co gioia vera che lasciavano trasparire dai loro volti felici e raggianti. Al termine tanti abbracci e ringraziamenti per tutti ed un impegno la nostra collaborazione non finisce qui oggi, ma anzi inizia per un meraviglioso futuro insieme alla scuola di Cristo sotto la Protezione di San Michele e della Beata Vergine del Santo Rosario. Buona Festa a Tutti Viva Ges, Viva San Michele e Viva Maria.

Ariaporu n 11

* Ottobre 2013
di Maria Grazia Pascale

Alla madre di Dio riservato dalla Chiesa un culto speciale


Alla madre di Dio riservato dalla Chiesa un culto speciale, in quanto Maria ha partecipato direttamente ai misteri di Cristo, con il suo stato di grazia stata esaltata al di sopra degli angeli e di ogni uomo, ma non del Figlio Ges. La santit e la pienezza della grazia, fanno di Maria una creatura la pi vicina a Dio ed anche la pi vicina alluomo. Il Concilio Vaticano II, poi pone laccento sulla Regalit di Maria subordinata alla Regalit di Cristo. La Vergine Maria stata incoronata Regina nostra da Dio Padre, per Cristo, nello Spirito, nel momento in cui la Madre di Dio al termine della sua vita terrena viene assunta in corpo e anima al cielo. Professare questo culto unespressione di fede del popolo di Dio. Il suo ambiente la comunit ecclesiale che crede e ama. Con la celebrazione di questo rito, noi popolo di Dio, facciamo una rigorosa professione di fede nella maternit regale di Maria. La via della regalit percorsa da Cristo e da Maria lamore e il servizio la stessa che il vero devoto della Vergine chiamato a percorrere. Lincoronazione di Maria ci orienta dunque a sperimentare la presenza amica e materna della Madre del Signore. Vivente nella gloria Maria non ha deposto la sua materna sollecitudine per lumanit: innalzata accanto a Cristo al di sopra degli angeli, ella regna gloriosa e intercede per tutti gli uomini come avvocata di grazia e regina di misericordia. La superiorit del culto mariano sul culto dei santi giustificato dal ruolo e dalla persona della Madonna in quanto : Madre di Cristo e della Chiesa. Per salvarci dal peccato originale Cristo venuto a noi come uomo;ha voluto una madre, si voluto incarnare mediante il mistero vitale di una donna. La Donna Maria, gi da Dio benedetta

fra tutte le donne e preservata dal peccato originale. Ecco perch Maria grande ed ecco perch a Lei dobbiamo riservare un culto particolare, perch la tutta Santa, tutta Pura, lImmacolata, la Madre del nostro Dio, ed solo con Lei e per mezzo di Lei che ogni uomo pu amare, pu incontrare Dio. Maria la nostra guida, il nostro modello da imitare. A Benestare il culto a Maria cos radicato perch il popolo ha trovato in Lei un aiuto efficace nella propria vita spirituale e nelle difficolt dellesperienza quotidiana. Il presentare la Madonna in modo popolare, mi spiego: con processioni, con lincoronazione, con i tre giri festanti che Maria compie sul sacrato della chiesa, con il vedersi i fuochi per strada, con la cunfrunta, etc.; perch il popolo vede Maria come la protagonista di salvezza, Colei che comunica i beni spirituali e materiali, converte i cuori, interviene nelle vicende umane, Maria soffre ma pure gioisce con il suo popolo. Per questo noi tinvochiamo, Madre nostra, resta sempre in mezzo a noi e prendendoci per mano intona il Magnificat nel nostro cuore, perch possiamo ripeterlo in ogni casa, in ogni ambiente e in ogni situazione.

Ariaporu n 11

* Ottobre 2013

Un tuffo nellorigine del paese Benestare

di Katia Brizzi

Le fonti storiche, insufficienti non aiutano a fare piena luce sullorigine del nome Benestare e nemmeno sullanno della sua fondazione. Secondo racconti del passato che si sono tramandati di generazione in generazione la nascita del nome di questo paese si perde nella notte dei tempi e si riconduce alla storia popolare. Si racconta che quando i primi abitanti di questo luogo andavano intorno all anno 1450 dal duca di Bovalino per omaggiarlo, alla domanda del signore su come stessero le bestie essi rispondevano: Bene! Da noi tutto un benestare. Cos il duca, prendendo le parole alla lettera, quando si trattava di spiegare la localit lo faceva con quellepiteto. Altre fonti, invece, sostengono che il nome stia a indicare la gradevole posizione. Il paese, dopo essere stato dei duchi di Bovalino, pass al marchese di Fuscaldo e, infine, ai duchi di Benestare. Si narra che tra il 1600 e il 1700 nacque il primo nucleo fondato da contadini che vi si stabilirono per coltivare le terre. Il territorio era allora racchiuso nella baronia di Bianco, essente di propriet dei Carafa di Roccella, e ne segu poi la storia. Precedentemente fu sotto il dominio dei Caracciolo di Morano e in seguito sotto quello dei Pescara Diano tra il 1716 e il 1806. I catastrofici terremoti che, a intervalli, si sono verificati nel corso dei secoli, hanno contribuito alla distruzione d documenti e

testimonianze. Ma il pi forte fu il terremoto che colp il paese nel 1783 lo danneggi considerevolmente, causando perdite molto gravi. Il paese per riprendersi volle un po di anni. Negli anni che seguirono lordinamento amministrativo dei francesi, nel 1806, lo consider luogo decretandolo al governo di Ardore. La ulteriore disposizione del 1811, per la quale venivano istituiti i Comuni, lo identificava tale con pertinenza sui villaggi di Careri e di Cirella. In quel tempo storico Benestare era dotato di molte terre che poi vennero assimilate dai Comuni confinanti. Pi tardi un decreto del 1836 lo priv del paese di Careri e nel 1875 del paese di Cirella. La storia di Benestare ha conosciuto due momenti di speciale importanza. Nel 1906 gli abitanti si ribellarono al malgoverno dellAmministrazione locale condotta dai Guidace. Durante i giorni della sommossa un uomo perse la vita e molti rimasero feriti. Un altro avvenimento successe nel 1934, quando nella sede del Fascio in paese venne dato fuoco al gagliardetto. Un gesto simbolico con un chiaro senso politico che port allapertura di uninchiesta. Il fatto, per, non venne mai chiarito. Molte fonti sono andate perdute unica notizia certa, riportata nel volume delle Refute dei regi quinterniani, che Benestare, gi nel 1559, era un Casale della terra di Mottabobalina, lodierna Bovalino Superiore,

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Benestare E poi ci sono le chiese: Come in molti altri centri in Calabria le opere darte sono concentrate quasi esclusivamente nelle chiese. La chiesa Matrice, e la chiesa di San Giuseppe e SantAntonio La chiesa matrice risale al 1500, ma fu elevata a parrocchia nel 1609 da monsignore Mattei. Nel 1817 larciprete De Romeis aggiunse altre due navate. Allinterno si conserva ancora un altare notevole dedicato allAddolorata, pare eretto su ordinazione della duchessa di Benestare, donna Lucrezia Reggio, con lonere di una messa settimanale. Molte le statue, tra queste quella del patrono San Michele e quella della Madonna del

allora sotto la supremazia del Conte Tommaso. Altre notizie vengono riportate nel Dizionario geografico del Regno di Napoli, nel tomo secondo. Vi si legge : Benestare , Casale delta terra di Bovalino in Calabria ulteriore in diocesi di Gerace, da cui ne dista 15 miglia. Situato in una collinetta vi si respira unaria molto buona. Forse a cagione della amenit del luogo ebbe a sortire il suo nome. Si lascia in eredit, a proposito del nome, che sia stato proprio il feudatario dellepoca a chiamare Benestare quel piccolo Casale abitato da poche famiglie di pastori ed coltivatori i quali, ripetevamo sempre , con lottimismo dei poveri, a ohi chiedeva loro come stessero, le solite parole- Bene, bene! Un luogo cos - - si dice che abbia esclamato un giorno il conte - non pu che chiamarsi Benestare. Oggi Benestare il tipico centro collinare della Locride con piccole casette sparse su vari livelli che, nella loro collocazione, ricordano quasi la forma di un ferro di cavallo. Di particolare rilievo sono le case del centro storico del paese interamente costruite in gesso dalle antiche carcamuse, ovvero le fornaci dove si lavorava il gesso. Bella la natura di cui circondato dal rione Garreffa nel centro abitato si pu raggiungere, a piedi o in automobile, il promontorio Varraro che dista circa 5 km dal paese. Da questa localit si gode una stupenda vista e la flora ricca. Vi sono castagneti, noci, querce secolari e, nei periodi adatti, funghi porcini. una zona attrezzata di area pic-nic: barbecue, dondoli, tavolini e fontane. Poi c, Localit Perrone che partendo dal centro abitato, a piedi o in auto, si segue la Provinciale Benestare-San Nicola. In localit Vitina c la diramazione per Perrone a 2,5 km dal paese. Il punto molto panoramico.

Rosario. In fondo, labside con il soffitto a volta. La facciata esterna molto sobria. Tre sono gli ingressi e, sulla destra, c il campanile. In questa

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chiesa aveva sede la confraternita del Venerabile. Nel 1753 vi fu istituita la confraternita del SS. Rosario riconosciuta col decreto regio del 1777. Si ipotizza che sul promontorio Varraro un tempo sorgesse un convento, retto da monaci Basiliani, dedicato a Santa Maria del Ges. Una volta soppresso (1810), in seguito allinvasione dellesercito francese, i suoi tesori artistici sarebbero stati ceduti dal marchese di Fuscaldo alla chiesa matrice. Anche le campane. Ma quando il convento fu ripristinato i religiosi esigerono la restituzione di queste ultime e si apr una causa presso il Tribunale di Catanzaro che fu persa dai religiosi. Il ritrovamento di alcuni ruderi sul monte Varraro convaliderebbe lipotesi.

La chiesa nuova A Benestare, negli anni Trenta, venne costruita quella che nelle intenzioni sarebbe dovuta diventare una chiesa. Ma, a parte le mura esterne, non fu mai terminata poich la ditta che eseguiva i lavori fall e in seguito mor anche il proprietario. La chiesa nuova, cos la chiamano in paese, ovviamente non mai stata consacrata. Limponente costruzione troneggia proprio allingresso di Benestare, con tanto di campanile a base quadrata e croce in alto. Oggi di propriet di per usucapione al Comune ed adibita a sala polifunzionale.

La chiesa S. Giuseppe e S. Antonio, situata nel rione Croce, fu edificata in tempi remoti e distrutta interamente dal terremoto del 1783. Fu poi ricostruita grazie al duca di Benestare, don Giovanni Pescara. Con il sisma del 1908 riport altri danni poi riparati. In questa chiesa installata lomonima confraternita. La facciata esterna rivestita a mattoncini.

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SantAntoniu miu benignu


Culto universale e pratiche devozionali al Santo padovano di alcune comunit calabresi nel nuovo libro dello scrittore Antonio Jannicelli. di Franco Blefari Con SantAntoniu miu benignu ( Ed. Coscile; prendo in profondit le nostre radici religiose. Si Castrovillari 2013; 13.00 ) Antonio Jannicelli, scopre cos che i nostri contadini considerano di cattivo auspicio la caduta delle piogge il 13 giugno, giorno della sua festa, per potere avere un buon raccolto per quanto riguarda lolio, il vino ed il grano. Nel Vibonese, addirittura, il periodo nefasto della pioggia ( e della rugiada ) era legato a tutta la tredicina che si faceva al santo, dal 31 maggio in poi: Pi tutta a tridicina, no acqua e no acquazzina. Non mancavano, specie una volta, anche le raccomandazioni a SantAntoni di lu focu , di vegliare sulla possibilit di un incendio, che avrebbe potuto impedire un buon raccolto. E come protettore delle reclute, anche i soldati lo veneravano, portando sulla divisa una spilla con la sua immagine. La devozione popolare al santo tuttoggi molto diffusa, se si tiene anche conto delle edicole votive, nicchie ed altarini che sono

scrittore e saggista catanzarese, laureato in Giurisprudenza, riscopre e diffonde, grazie alla sua particolare conoscenza del folklore religioso, il culto al santo pi venerato al mondo. E stato grazie ad una copia di questo nostro giornalino Ariaporu, capitata per caso nelle sue mani, se mi sono accostato, qualche anno fa, a questo innamorato sessantenne del santo di cui porta il nome, e di cui ho letto con grande interesse Paesi di Calabria (1991), Magia, Religiosit popolare e Terapia empirica nella cultura subalterna in Calabria, insieme ad altri suoi libri finora pubblicati. Ma con questa sua ultima pubblicazione dedicata al santo nato in Portogallo nel 1195, patrono di tanti paesi e citt in tutte le regioni dItalia, che lo scrittore di Castrovillari, impiegato nelle Ferro- presenti in tanti centri e piccoli paesi , fin nelle vie dello Stato, ha letteralmente amplificato i toni contrade pi sperdute non solo della nostra redel suo interesse per le tradizioni popolari, risco- gione. Infatti, ancora consuetudine, durante la

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legate alla religiosit popolare al santo in Calabria erano la lampada votiva; i tredici lumini; la questua ( tipica dei frati cappuccini ); la pignatta dei monaci del convento ( dove i contadini mettevano da parte le frittole immerse nello strutto in occasione delluccisione del maiale ) e qualche altra meno nota dalle nostre parti del Reggino. La parte finale del libro un susseguirsi pittoresco di versi popolari, che esprime tutta lanima antica e semplice del- la nostra gente contadina calabrese, con preghiere, invocazioni e canti religiosi, dove torna ancora sotto i riflettori dellautore il nostro paese di Benestare. E come si fa a non cogliere il profumo della nostra tradizione, sentendo un canto come questo che dice: SantAntonio ( con laccento sulla A ) di Padova tu sei / E li bisogni mei ca tu li sai / E non mi movu di li pedi toi / Si non mi fai la grazia chi cercai . E per finire: SantAntonio glorioso / Tu che sei miracoloso, con tutto il resto che segue, che potete scoprire voi stessi ( si vi ccattti u libru ). Da aggiungere che una volta, quando le ragazze non aspiravano a diventare veline e non vedevano lora di sposarsi, specie se in casa cerano molte figlie femmine da sistemare, si raccomandavano al Santo affinch procurasse loro un bel marito con uninvocazione che diceva: SantAntoniu miu benignu / Tu lu sai pecch cc vegnu / Eu cc vegnu pammi taduru / Trovammgliu ncorchi dunu. E per finire, cera anche qualcuno che, avendo gi superato ormai let di sposarsi e volendo accasarsi al pi presto come dice testualmente lautore pretendeva dal Santo una risposta immediata. E allora, anche se bonariamente ricattandolo, lo implorava dicendo: SantAntoniu miu benignu / Protettori di stu regnu / Si la grazia on mi faciti / Tridicina on ndi viditi . Insomma, SantAntonio era considerato dalla religiosit popolare anche un valido procuratore di matrimoni.

novena, distribuire in chiesa il pane benedetto di SantAntonio, mentre una volta lo stesso pane veniva distribuito, per grazia ricevuta, nei conventi, negli ospizi e negli orfanotrofi. Molto diffusa, anche se ancora non del tutto scomparsa, la tradizione di vestire i bambini, o un malato bisognoso di raccomandazioni celesti, con labitino o il saio di santAntonio, il giorno della festa o per tutto il periodo della novena. Anche le verginelle ( e verginelli ), che una volta venivano mandati al santo per grazia ricevuta, o da ricevere, erano la testimonianza di questa profonda venerazione. Alle pagine 67 e 68 del libro viene anche descritta lusanza, tutta benestarese, di questa tradizione. Si legge infatti, nel capitolo delle Pratiche tradizionali e devozione popolare, in un paragrafo dedicato ai verginelli: << Fino a qualche anno fa, a Benestare, nel Reggino, per sciogliere un voto fatto al santo, il fedele o la devota sceglievano con molta cura tredici ragazzi del paese che venivano utilizzati da tramite per limplorazione della grazia al Santo di Padova o per assolvere al voto fatto. I tredici giovanetti, maschi e femmine, venivano scelti allinterno della comunit, facendo attenzione alla loro condotta moraleLa canzone che li accompagnava durante il percorso diceva per lappunto: E nui jamu a SantAntoni / Cu na randi divuzioni / E cu tridici virginegli / Chi facvunu adurazioni. Giunti nei pressi della chiesa, i verginelli cantavano una nuova strofa: Oh SantAntoni laprtindi ssi porti / Ca stannarrivandu li virginegli vostri./ Stannarrivandu di tantu luntanu / oh SantAntoni porgtindi la manu. Il paragrafo prosegue con il ritorno a casa della devota che aveva mandato i verginelli e la conclusione della tradizione religiosa, che giusto non riportare per intero per non togliere nulla allemozione di leggere un libro che parla della storia del proprio paese. Altre usanze

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La festa di S. Ilarione Abate, patrono di Caulonia


Ho collaborato gi altre volte con Ariaporu e sono contento di farlo; spesso da Caulonia, il mio paese, vengo proprio a Benestare, nella vostra comunit, e forse molti di voi mi conosceranno; questa volta in questo mio articolo voglio condividere con gli altri e far conoscere agli altri la festa di S. Ilarione Abate, che il protettore del mio paese: Caulonia, perch credo che sia bello e utile conoscere le tradizioni e le feste dei paesi della nostra Calabria. Le feste patronali tutte assumono, in Calabria principalmente, un ruolo molto importante per una intera comunit, poich esse rappresentano quasi un fulcro attorno al quale ruota la vita economica (un tempo maggiormente, ora di meno!), sociale, religiosa e spirituale. La festa di S. Ilarione Abate, patrono di Caulonia, rispecchia in pieno questi requisiti che ho or ora elencato, naturalmente laspetto puramente economico non ha pi grande rilevanza poich non c pi la necessit (e nemmeno forse la possibilit!) di allestire fiere di bestiame o quantaltro, giacch ormai ai nostri giorni nessuno sarebbe interessato a commerciare. Il culto di S. Ilarione ha origini molto antiche, possiamo far risalire la nascita del culto per il Santo al 1629, con il Decreto del Vescovo Carlo Pinto che lo proclama Protettore della citt di Castelvetere (lantico nome di Caulonia fino al 1863). Molto probabilmente per la venerazione

di: Giovanni Di Landro

del popolo di caulonia per il Santo ha origini ancor pi remote. Come spesso accade in molti paesi per quanto riguarda il Santo Patrono le feste sono due: Una (la pi importante se vogliamo!) si celebra solitamente il 21 ottobre se domenica, o la domenica pi vicina al 21 ottobre, ed seguita poi, la domenica successiva, dalla processione dellottava; laltra si celebra solitamente il 14 maggio se domenica, o la domenica pi vicina al 14 maggio. La festa si svolge in questo modo: La mattina di sabato, dopo la Messa nella Chiesa Matrice che si svolge allincirca alle ore 8:00, partono in processione la Statua di S. Ilarione Abate seguita dalla reliquia, che un osso dellavambraccio del Santo custodito in un braccio dargento (come questa reliquia sia giunta a Caulonia non lo sappiamo, ma anche questa Fede!), ed insieme al parroco e ai fedeli arrivano al Calvario, un piccolo santuario dedicato al Santo, situato a poco pi di un chilometro dal centro abitato di Caulonia. Qui la Statua del Santo si ferma e rimarr fino a circa mezzogiorno di domenica (passando dunque anche la notte); i fedeli ed il sacerdote con la reliquia invece proseguono la processione a piedi, pregando e cantando lodi al Santo, per arrivare al Convento di S. Ilarione, che si trova nella frazione San Nicola di Caulonia a circa dieci chilometri dal centro storico; appena la processione con la reliquia giunge al convento (a mezzogiorno circa!) viene celebrata la Messa. Nel pomeriggio,

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ricordare Ilario Roccisano, storico custode del cimitero di Caulonia, che amava farsi chiamare Ilarione proprio per la sua grande devozione ed ammirazione verso il proprio protettore, o Vincenzo Murdocco (detto Baffone); questultimo io lo ricordo personalmente e mio padre mi disse pi volte che egli era uno degli ormai leggendari pistunari, ossia cauloniesi che accompagnavano in processione la Statua di S. Ilarione con una sorta di fucile (u pistuni appunto) per sparare, in punti stabiliti, forti colpi a mo di fuochi dartificio; la tradizione dei pistunari a Caulonia praticamente scomparsa da molti anni, si decise infatti di abolirla da quando un pistonaro si fer in modo grave. La domenica successiva, dunque, si celebra la processione dellottava di S. Ilarione; il giorno prima per (sabato), nel pomeriggio, viene trasportata nella frazione Marina di Caulonia la reliquia e qui viene celebrata la Messa. La domenica dellottava la Messa viene celebrata nella Chiesa Matrice in serata (alle 18:00 solitamente) e alla fine della celebrazione la Statua esce in processione per tutto il paese arrivando persino fin sotto il Municipio, ai margini del paese. Un tempo per la processione dellottava non si svolgeva e negli anni sessanta si pens di portare la Statua di S. Ilarione nella frazione Marina di Caulonia passando per la frazione Foc. La statua veniva caricata nel primissimo pomeriggio (14:00) su di un camion e trasportata dapprima a Foc, dove veniva celebrata la Messa, poi a Caulonia Marina dove veniva celebrata unaltra Messa ed infine faceva ritorno in serata a Caulonia, seguita da molta gente in automobile che aveva partecipato a tutto il rito. Mia madre mi parla sempre con grande emozione di questo rito che lei ricorda personalmente, e mi ricorda spesso come erano emozionanti, per lei bambina, i fuochi dartificio che chiudevano la giornata ricca di celebrazioni. Ma il rito venne ben presto abbandonato poich si rischiava di danneggiare irreparabilmente la Statua. La processione dellottava si svolge solo ad ottobre e non a maggio.

solitamente, la reliquia di S. Ilarione viene portata nella Chiesa di San Nicola dove vi ladorazione e nuovamente la celebrazione eucaristica, poi la sera il prezioso braccio fa ritorno a Caulonia. Fino a qualche decennio fa la reliquia non ritornava sera di sabato a Caulonia ma la si lasciava tutta la notte al convento ed i fedeli rimanevano in adorazione tutta la notte (facevano la cosiddetta nottata), la domenica mattina sarebbe tornata poi a Caulonia (trasportata in auto e non a piedi) per la Messa delle 11:00; ora invece questo rito non si svolge pi ed il braccio del Santo ritorna, in tarda sera del sabato, al Calvario dove rimane tutta la notte insieme alla Statua e la nottata si svolge dunque al Calvario. La mattina seguente la reliquia viene posta sullaltare nella Chiesa Matrice e viene celebrata la Messa alle 11:00 circa in una Chiesa stracolma di gente. Alla fine della celebrazione il sacerdote prende la reliquia e si incammina, seguito dai fedeli, verso il fosso, o meglio Porta Pusterla, dove, a mezzogiorno circa, avverr lincontro tra il sacerdote e la Statua del Santo Patrono che arriva dal Calvario accompagnata dai fedeli che cantano linno Evviva Ilarione e dal Complesso Bandistico Citt di Caulonia che alterna marce festose. Molti cauloniesi giungono dalle tante frazioni, non attirati certo dalle fiere o dai giochi di un tempo che ormai non si svolgono pi, bens dalla grande devozione verso il Santo. Molta la gente che bacia con ossequiosa fede lurna contenente la reliquia, forse per chiedere qualche grazia al Santo, forse per ringraziarlo di averne ricevuta una, ma tutti devotamente rispettosi sentono di essere veramente protetti da S. Ilarione. La processione giunge fino a piazza baglio dove avviene lo spettacolo pirotecnico, dopodich la Statua arriva nella Chiesa Matrice attraversando piazza Mese nella quale ancora si pu vedere qualche bancarella di dolci o di giocattoli, molto pi raramente di scarpe o indumenti. Nei racconti dei miei nonni e di mio padre spesso ritornano ricordi legati a cauloniesi molto devoti al Santo ormai scomparsi, come non

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meno cristiani e pi pagani si sono persi negli anni, lasciando spazio alla religione vera e semplice, alla vera Fede. Finendo non posso non citare, con grande affetto, la festa di S. Ilarione che si svolge ad Adelaide in Australia. una festa molto importante poich in questa citt la comunit cauloniese ampia e ben radicata e S. Ilarione viene festeggiato persino con pi fervore e partecipazione che a Caulonia. forse un modo questo per far sentire questa gente pi vicina al paese nato, nel quale sono cresciuti loro, i loro padri, i loro nonni ed anche i loro bisnonni tutti al suono di Evviva Ilarione!. Concludo dicendo che molti cauloniesi avrebbero tante storie da raccontare che sono legate pi o meno direttamente al Santo, ma purtroppo questa festa spesso rimane nel silenzio, quasi nessun giornale e nessuna televisione locale ne parlano, forse proprio perch la fede, quella vera, non attrae i mass-media quanto una grossa fiera, o un mercato, o una sagra, ecc. ecc. Ma la fede a Caulonia la cosa pi importante, e i cauloniesi, grazie a Dio (e grazie anche a S. Ilarione!) si preoccupano di questo.

Lemozione che provo nello scrivere queste cose forse non la si pu capire se non si cauloniesi, perch la gente di Caulonia sente veramente la festa e la sente nel modo pi cristiano possibile; molti sono gli anziani e gli ammalati che escono di casa solo per la festa del Santo Patrono, per la loro devozione al Santo; gente che non riuscirebbe neanche ad andare dal proprio medico con le proprie gambe vuole per essere presente a salutare S. Ilarione nel giorno della sua festa, come una sorta di rispetto, come una sorta di venerazione, come, in unultima analisi, un gesto di Fede spontaneo e semplice che accomuna tutti i cauloniesi pur nelle difficolt fisiche e nelle avversit, come se il Santo Patrono fosse lamico fraterno a cui rivolgersi sempre, in ogni occasione, in ogni difficolt. vero, negli ultimi anni limportanza della festa andata via via diminuendo, ma solo perch non si fanno pi le fiere e le sagre questa pu essere definita una festa minore? Non credo proprio. Si assiste in molti paesi della Calabria a feste patronali dove il commercio vince su tutto, dove prima viene la fiera e poi il Santo, alcune volte non si sa nemmeno quale Santo si sta venerando; a Caulonia per non cos, a Caulonia non ha mai vinto il commercio, anzi proprio gli aspetti

www.parrocchiabenestare.com

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Gente di quel paese di gesso ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

ROSA D A MADONNA
Era unicona della nostra chiesa Maria SS.ma della Misericordia di Benestare, Rosa d a Madonna, detta anche Rosa a rssina. Donna semplice e incolta, nubile, non sapeva nemmeno leggere e scrivere. Umile e particolarmente legata alla Madonna del Santo Rosario, dalla quale prendeva il soprannome, abitava in Via San Michele, ( dietro la chiesa ) in una casetta attigua, muru cu muru a quella del popolare fuochista del paese Cicciu u pacciu. Il ricordo che ho di lei ( sono costretto a parlare spesso in prima persona in quanto testimone di ogni storia che racconto ) la configura come una statua di gesso perennemente in attesa davanti alla chiesa, in attesa di qualcuno che andasse ad aprire la porta. La vedevo da casa mia, cu muccaturi (fazzoletto) in testa e col rosario tra le mani. Cercavo spesso di evitarla, perch, quasi sempre, mi chiedeva dello stato di salute di tutta la mia famiglia, elencando tutti nome per nome. Dinverno e destate, col vento e con la pioggia, con la neve o col solleone, Rosa da Madonna era sempre l, quando la porta della chiesa era ancora chiusa, che aspettava di entrare nella sua casa dellanima, dove aveva messo radici profonde, non solo con una presenza continua negli anni, ma con la preghiera le cui parole spesso storpiava, non potendole leggere e suscitando la bonaria ilarit di chi lascoltava. E allora succedeva che durante la preghiera, invece di dire il Signore con te, dicesse Signori a coc e invece di dire Sia lodato ogni momento, dicesse Scialadatu ogni mumentu. Sorrideva divertito, Don Brunu, parroco di quegli anni, quando Rosa era una delle quattro voci soliste,

di Franco Blefari

con quelle di Milia, donna Bettina e Tumasinu; luna completava laltra, dove non arrivava una, arrivava laltra e dove si fermava una si fermava laltra. La chiesa si sempre caratterizzata per la presenza attiva e costante di queste persone che vivevano in chiesa e per la chiesa, provvedendo ( chi poteva farlo ) anche finanziariamente ai suoi bisogni pi immediati, sia con dazioni in denaro, che comprando anche delle statue o altri oggetti indispensabili, il cui acquisto era sempre rimandato per mancanza di fondi. E allora Rosa da Madonna non era una presenza isolata, anche se unica nel suo genere per originalit e personalit, quindi irripetibile, ma la reincarnazione nel tempo di persone vissute prima di lei, che non solo pregavano, ma, quel che pi conta, vivevano alla luce del vangelo. Ogni sera, Rosa, puntualmente per tutta la vita, andava ad accendere la lampada a olio (a lampa ) della Madonna del Rosario, ed entrava in chiesa orientandosi al buio, non avendo nessuna dimestichezza neppure con i semplici interruttori della luce, essendo stata sempre abituata, a casa sua, alla luce della lumera ( lucerna ad olio ) prima e al lume a petrolio dopo, se non alla pi semplice candela o al chiaro di luna che entrava dalla finestra. Rosa, che sapeva pregare ( e pensare ) solo in dialetto benestarese, era molto legata a donna Bettina, donna nobile s, ma di cuore e di carit. Basti pensare che le poche volte che Rosa fu costretta a restare a letto per una lunga malattia, donna Bettina le mandava a casa con la sua domestica il pranzo e la cena, andando spesso anche a casa sua per accertarsi personalmente della sua salute. Rosa da Madonna, come tutte le persone

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stanze dislocate su due piani, che comunicavano con una scala di legno. Al piano terra, il letto con un gabinetto rustico e senza doccia, al secondo un focolare ad angolo dove cucinava e mangiava in mezzo al fumo che, tentando di uscire dal cernaru ( tegola scorrevole ), nei giorni di ventu i susu ( che soffiava dal nord ) anneriva i muri e le tegole sottostanti. In uno di quei giorni dinverno di un anno, che quasi tutti hanno cancellato dalla memoria, Rosa era sola e a letto ammalata e aveva la lampada a olio spenta, non avendo pi olio con cui alimentarla, che abitualmente teneva davanti ad un quadro con limmagine della Madonna del Rosario. Improvvisamente raccont qualche donna alla quale Rosa si era segretamente confidata -, le apparve LeiIl tempo di una commossa preghiera, da parte di Rosa, sorpresa di quanto le stava succedendo, e la sua immagine svan nel nulla. Ma a Rosa, immediatamente, non sfugg il fatto che la lampada, che prima era spenta, ora era accesa unaltra volta. Il tutto in unatmosfera tipicamente contadina, a conferma del fatto che

che sono gi appagati dal loro legame col Padre Celeste, il bene supremo, non conosceva il valore dei soldi, e, per vivere, andava a raccogliere olive a giornata presso le famiglie del paese, che la ripagavano in natura con qualche bottiglia dolio, che poi consumava per accendere la lampada alla

Madonna del Rosario. Anche quando andava al fiume, o in casa, a fare il bucato ca lissa ( con la cenere), o semplicemente a casa della gente a lavare i panni, Rosa si accontentava di qualche regalo in natura, come ortaggi, pasta, caff, zucchero o altro, solo quanto le poteva bastare per vivere. La mattina si alzava quando cantava il gallo e la sera andava a letto quando suonava lAngelus. Si pettinava guardandosi in uno specchietto fissato al muro davanti alla porta dingresso della sua casa; scioglieva le sue lunghe chiome, che poi intrecciava ( si faca i trizzi ), cingendosi la nuca a coroncina, e cantava le sue lodi mattutine alla Madonna Incominciava il suo lavoro giornaliero tagliando strisce di stoffa di ogni colore, che le portavano amici e conoscenti, e servivano loro per tessere al telaio le cosiddette pezzare, che potevano essere tagliate per coperte o tappeti. Nel corso di questi lavori cantava sempre: Maria lavava / Giuseppe stendeva; / il figlio piangeva / dal freddo che aveva, raccontano qualche vicina, in quella sua minuscola casetta di gesso a due

le grandi visioni celesti sono sempre accadute a persone umili e povere di spirito. Zia dellindimenticabile Cuncia a rssina, in quanto sorella di suo padre Micu, Rosa cantava, anche quando si riuniva davanti alla porta di casa sua con le donne del vicinato Giusa a bovalinota, Ntona a guerra e Ntona i Cundajanni, moglie del suo vicino di

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casa gi citato Cicciu u pacciu. In quel paese di gesso, Rosa, il giorno, quando non pregava, cantava sempre e costringeva le altre donne a cantare le canzoni dedicate alla Madonna del Rosario. Quelle stesse donne che, come tante altre in paese ( chesapevano ), hanno aspettato invano che un bel giorno comparisse sulla sua porta di casa una bella fanciulla dai capelli biondi * e, svelando un segreto per tanti anni nascosto, le buttasse le braccia al collo e la chiamasse mamma.

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Benestare: un paese sotto attacco, il sindaco si dimette


Benestare: Che alla visita di alti esponenti istituzionali possa seguire la realizzazione di un impianto di videosorveglianza volto al definitivo ripristino del vivere sereno a Benestare quanto, a seguito dellennesimo rogo, la popolazione sta chiedendo sempre pi a gran voce agli enti

di Gianfranco Elia

posteggiati il furgoncino con cassone per i lavori di manutenzione comunale e la macchina di rappresentanza istituzionale che, dopo essere stati ricoperti di liquido infiammabile, non per stato dato loro fuoco. Un attacco di simili proporzioni ha portato il primo cittadino alla presentazione di irrevocabili dimissioni al Quirinale, la Camera e la Prefettura unitamente al Consiglio comunale. Verosimilmente il componente incendiario utilizzato potrebbe essere quello sottratto, la stessa notte, dal serbatoio del compattatore mobile della nettezza urbana, parcheggiato presso la cava di gesso da tempo in disuso, poco fuori paese. A distanza di qualche ora dallaccaduto, neanche lalba che, alla ricerca di indizi, le forze dellordine hanno perquisito pi abitazioni in Benestare centro. Al vaglio degli inquirenti se, visto le articolate dinamiche delinquenziali, la chiave interpretativa di quanto accaduto possa superiori. Da poco scoccata la mezzanotte, al circoscriversi allintimidazione del primo passaggio da settembre ad ottobre, che dalla via Marconi si era elevata una fitta coltre di fumo. Parcheggiata in prossimit dellabitazione, sulla strada retrostante il municipio, il fuoco aveva in pochissimo tempo avvolto lauto del sindaco Rosario Rocca rendendo vano ogni celere tentativo di domare le fiamme che lhanno poi rapidamente distrutta. Al contempo sulla parallela, corso Unit dItalia, lo scasso che ha permesso ad ignoti di introdursi nella rimessa comunale sottostante la postazione operante guardia medica. Ivi

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i messaggi di solidariet al primo cittadino anche quello di Giovanni Rocca, segretario del circolo di Benestare del Partito Democratico e, di ritorno da Roma, anche dal capogruppo dopposizione Enzo Rocca che ha esortato il sindaco a proseguire il suo mandato istituzionale.

rappresentante municipale a cui stato distrutto computo anche lauto della sorella del sindaco. Fra un bene di esclusivo possesso. In unottica di lettura complessiva delle mosse criminali, poste in essere in ununica notte, lintento potrebbe anche essere un ulteriore avvertimento allintero ente comunale, gi colpito nel mese di luglio con il rogo del porter per la raccolta dei rifiuti. Sempre a Benestare centro, in giugno stessa sorte era toccata al piccolo fuoristrada di un operaio forestale ed a maggio stata la volta dellutilitaria del titolare della parrocchia che aveva pi volte redarguito pubblicamente il compiersi di gravissimi gesti delinquenziali come il furto in abitazioni e lincendio di beni. Inclusa in questo disdicevole

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LA CONFRATERNITA DEL S.ROSARIO


di Veronica e Luana Pelle La confraternita del S. Rosario di Benestare una delle pi antiche e numerose congreghe dellintera diocesi di Locri-Gerage. La sua costituzione risale probabilmente agli stessi anni in cui sorse il casale, nel corso del 1500. Al momento dellelevazione della parrocchia, infatti, la confraternita era gi esistente da diversi anni. Per anche se era gi presente nel XVI secolo, la sua ufficiale costituzione risale a due secoli e mezzo pi tardi e precisamente allanno 1753, ma per incuria dei fondatori non fu richiesta la reale approvazione, per cui alcuni anni dopo la confraternita non pot congregarsi. Chiesta allora la dovuta autorizzazione, fu riconosciuta con decreto da Ferdinando IV, il 2 aprile 1777. La petizione per il rilascio del reale beneplacido per lapprovazione dellatto costitutivo della confraternita venne redatta in data 26 febbraio 1777. Completata la petizione essa venne notificata e presentata a Ferdinando IV per il rilascio del regio decreto, con il quale la confraternita sorta sotto il titolo di S.Maria del Rosario, nella chiesa parrocchiale del casale di Benestare, venne ufficialmente eretta. Nel XVII secolo le condizione economiche del popolo benestarese, da buone incominciano a deteriorarsi, ci dovuto alle continue invasioni dei saraceni, ma anche a causa delle continue epidemie e carestie. Questa situazione di degrado morale venne arginata dallimpegno costante della confraternita, che d il meglio di s, proponendosi come sicuro sostegno alle necessit temporali e religiose della comunit. Limpegno dei congregati si distingue: nellassistenza agli ammalati che curano con amore e dedizione, venendo in soccorso ai poveri e raccogliendo offerte e viveri in loro favore. Nelle opere di piet: offrendo messe in suffragio dei defunti ed accompagnando con devozione i fratelli deceduti allultima dimora. Nellesercizio delle proprie funzioni, la confraternita doveva indossare labito. Secondo il primo capitolo dello statuto settecentesco ogni confratello doveva vestirsi col sacco, col cappuccio di lino bianco con la mozzetta ( mantella) di color nero e con leffige della Beata Vergine del Rosario nella parte destra della mozzetta. Nelle confraternite labito era distintivo di un servizio di carit. Infatti il fratello indossava il cappuccio che copre il volto per assicurare lanonimato delle buone opere, lannullamento della distanza delle classi, unendo il ricco e il povero, il colto e il non colto. Con esso non si conosciuti. Nessuno perci sa chi deve ringraziare per il bene ricevuto ed assicurata la fedelt allesortazione di Ges: non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra. Labito cos linsegna del buon samaritano. Attualmente questo rito della vestizione, desta grande interesse soprattutto nei giovani. Si riscopre il suo profondo significato. Labito il segno di appartenenza ad una confraternita che pubblica associazione nella chiesa e riceve da essa la personalit giuridica. I confratelli e le consorelle indossano labito con la consapevolezza di chi vede in esso quasi lespressione di quella veste battesimale e lufficio che la chiesa gli riconosce nellesercizio liturgico. Indossando labito essi ricordano che, battezzati in Cristo, si sono rivestiti di Cristo e che, appartenendo a Cristo tutto il loro essere divenuto un canto di lode della sua gloria, sintonizzando il canto interiore del loro spirito e della loro vita agli armoniosi canti della loro piet. La confraternita essendo unassociazione gode di una serie di regole raccolte nello statuto. Esse rappresentano la pi antica fonte storica scritta, da cui attingere le notizie relative ai primi momenti di vita documentati della confraternita. Lo statuto settecentesco era diviso in 13 capitoli. Il primo descriveva in modo dettagliato il vestiario, il secondo e terzo erano dedicati alle preghiere in onore della Beata Vergine del Rosario, dal quarto al nono erano comprese tutte le regole

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di disciplina, con le relative sanzioni. Il decimo, che uno dei pi importanti, descriveva le cariche e gli obblighi degli ufficiali, lundicesimo era dedicato alle norme di elezioni degli ufficiali, il dodicesimo si occupava delle esequie spettanti ai confratelli defunti e infine il tredicesimo, era dedicato al confezionamento dellabito da farsi a spese del confratello. Attualmente invece lo statuto diviso in 7 capitoli e 65 articoli. Il primo dedicato alla natura e fini della confraternita, il secondo prevede la formazione del consiglio di amministrazione o procura. Il terzo dedicato alle elezioni, il quarto allammissione dei nuovi confratelli, il quinto ai confratelli onorari, il sesto alle adunanze e il settimo ai doveri della procura. A questi fanno seguito le consuetudini divise in 4 capitoli: il primo relativo al vestiario, il secondo agli impegni annuali, il terzo alle raccolte di offerte e il quarto alle esequie dei confratelli. Gli statuti sono quindi uno strumento prezioso per un servizio maturo allinterno della comunit cristiana. Perci la loro approvazione ha messo in rilievo il metodo saggio che sta accompagnando le scelte pastorali mai senza laltro, cio un camminare insieme, uno stato di partecipazione fraterna per costruire una vera comunione fondata sulla parola di Dio.

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Priori e procuratori delle feste religiose del mio paese di gesso


E in occasione della festa del SS. Rosario che molti di noi di una certa et si soffermano spesso con nostalgia sul pianerottolo della memoria. Proprio nellimminenza di questa festa, cara al cuore dei benestaresi, spesso torniamo indietro nel tempo a rivisitare tanti volti del nostro vissuto. Alcuni di questi volti sono quelli immancabili dei priori delle confraternite che, una volta, negli anni 50/70, erano alla testa della congrega per organizzare questa festa, che quella pi rinomata del mio paese. La mente corre lontana nel tempo al primo priore del 20 secolo, a Dante Pascale o Donna Ranti, come lo salutava il popolo, che pi amichevolmente lo chiamava anche gnuri. Geometra e uomo di spicco della Benestare-che-conta, ma uomo dai forti connotati religiosi, nel 1932 progett la Chiesa Nuova e si distinse anche come priore della nostra confraternita del Rosario. Anche Francesco Galletta lasci la sua impronta allinterno della confraternita, facendo risaltare la sua attitudine al comando e il suo attaccamento alla Madonna. Anche Mastru Peppinu Cristarella ( Giuseppe Cristarella ) fu priore in due diverse confraternite, ma per brevi periodi. Nessuno come

di Franco Blefari

lui seppe, da artista del legno qual era, costruire presepi di con cos intensa ispirazione poetica. Tutti quelli che si cimentarono dopo di lui, portano ancora i segni della sua arte nellimmaginare il grande racconto divino della Nativit. Ma anche Giuseppe Macr ( u professori Macr ), a cui si deve, in veste di priore, la ristrutturazione del soffitto e del pavimento della chiesa, fu sempre pronto a soddisfare economicamente qualsiasi esigenza dei parroci di quei tempi. I fratelli Mario e Rosario Rocca ( Mariu u guardia e Giacche ferru ), lasciarono il segno della loro abilit nellorganizzare feste di grande spessore artistico. E giusto ricordare anche Vincenzo Porcara, Pep Marta, Ugo e Attilio Giurato, che non furono da meno dei loro predecessori. Questi priori si distinsero alla guida della confraternita per attaccamento alla Madonna e fiuto nel perpetrare nel tempo la tradizione di una festa che stata sempre considerata, per quanto riguarda i spari, lUniversit dei fuochi pirotecnici. Come non ricordare il priore Attilio Giurato, cio don Tit, quando leggeva con orgoglio, nelloratorio, alla presenza di tutto il paese, il contratto appena stilato coi fuochisti:

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paese e nei giochi popolari, di cui ricordo il tiro alle pignatte ( e bumbulegli ), della pastasciutta e del soldo nella bagnarola piena dacqua, che doveva essere staccato coi denti. San Rocco era una festa che si svolgeva con irregolare puntualit, nel senso che difficilmente veniva celebrata tutti gli anni. Poi cera la festa di San Paolo, il cui nome legato a Pasqualina Gatto prima e a Mariu u ncula ( Mario Pascale ) dopo, che consisteva solo nelle funzioni liturgiche e la processione che si svolgevano il 25 gennaio, giorno della sua festa. La statua del santo convertitosi alla cristianit, si fermava alla celebrazione della messa e lo svolgimento della processione per le vie del paese. Santa Rita aveva come procuratrice della festa donna Bettina DUva Galletta, nobildonna di grande umilt e osservatrice delle leggi divine, che abitava sulla stessa piazza Matrice dove sorge la chiesa del Rosario ed era fondatrice dello scomparso Terzo Ordine Francescano. In occasione di questa festa, celebrata sempre il 22 maggio, maggio, tutte le iscritte a questordine religioso sfilavano per le vie del paese con la fascia della congregazione. Ma di S. Anna, il cui procuratore era Vicenzinu u pinna ( Vincenzo Zito ), si ricordano solo qualche messa, perch Vicenzinu si era visto affidare questo incarico da un lontano parente che nemmeno conosceva, e, pertanto, non sentiva alcun trasporto per quella santa arrivata come un fulmine a ciel sereno nella sua vita. Poi cera la festa di santa Lucia, il cui nome legato a quello della sua procuratrice Rosa Musolino ( Rosa a scrupa ). Donna molto popolare in paese, Rosa, che pretendeva di non fornire a nessuno i movimenti in entrata ed uscita della contabilit legata ai festeggiamenti della santa, era collaboratrice domestica della nobildonna Donna Lucrezia, consorte col pallino dellarte e dello spettacolo di variet dellex podest di Benestare negli anni 40. Ma accanto a questi santi doveroso spendere qualche parola in pi per san Michele, la cui festa cade ogni anno 29 settembre. Intanto va detto che, dopo quella della Madonna del Rosario, la statua del santo patrono di Benestare, la pi bella, ma anche quella che le conferisce una

<< Trenta bombe alla barese, quattrocento colpi di cassa infernale, detta anche batteria>>, oltre ai corpa scuri con scritto anche il diametro del mortaio Ma accanto alla festa del Rosario, cerano anche le altre feste minori dei santi che una volta, quando non cera la crisi economica, ma pi pitittu (fame) , venivano festeggiati, secondo il richiamo popolare che avevano in paese. Tra queste feste , se si esclude quella di SantAntonio, che al secondo posto come importanza di spesa per i festeggiamenti, ma fa parte di unaltra chiesa, cerano tante altre che avevano tutte un procuratore, che, spesso, si faceva aiutare da qualcuno per organizzare tutti i preparativi che la festa richiedeva. Ccome dimenticare, vedendo esposto San Rocco, che il primo santo a sinistra entrando in chiesa dalla prima porta secondaria, accanto allacquasantiera, il volto di Tumasi Dama, il macellaio di Bovalino Superiore, originario di Benestare, che tornava nel suo paese tutti gli anni il 16 agosto per rinverdire la tradizione che lo ha consegnato alla storia religiosa e popolare del nostro paese? I festeggiamenti civili di questa festa, in quegli anni, - consistevano soltanto nellesibizione di qualche fanfara per le strade del

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dia municipale Vincenzo Musolino, personaggio daltri tempi, che per tutta la vita ha fischiettato sempre la stessa canzone. Tutte feste che erano come le nostre campagne, morivano col padrone, cio il procuratore. Nessuno, dopo di loro, manifest mai il desiderio di rinverdire il culto verso un santo ormai caduto nel dimenticatoio. E, per finire, la festa del Corpus Domini, sempre caratteristica per via del Santissimo Sacramento che veniva portato in processione sotto lombrella sorretta dal sindaco al suono della banda musicale, che era quasi sempre quella di Guardavalle. Ne era procuratore, che ricordo tutti gli anni con un vestito bianco portato dallAmerica, su cui spiccava una vistosa cravatta rossa ( ma cosa state pensando?), mio padre

plasticit impressionante per la dovizia dei particolari e gli effetti pittorici dellopera, che alcuni fa stata ristrutturata dallo scultore indigeno Raffaele Guidace. Va detto che quella di san Michele lopera che maggiormente impressiona i bambini, perch lArcangelo tiene sotto i suoi piedi il diavolo, nero, con un serpente in mano e con le corna, legato dal collo ad una catena che tiene in mano il nostro santo protettore, oltre ad una bilancia ed una spada, chiari simboli di onest e legalit a difesa dei deboli. Ne era procuratore Giacch e ferru ( Giovanni Rocca ), famoso per aver chiamato, un anno, ad esibirsi per le strade del paese e sul palco, la tanto rinomata, a quei tempi, Banda degli Orfanelli. La Madonna della Misericordia, una volta chiamata Madonna di hjuri, a cui Don Bruno Scopelliti dedicava sempre il Mese mariano con prediche di grande richiamo popolare, leffige da cui la nostra parrocchia prende il nome e aveva come procuratore Giuseppe Rocca, meglio conosciuto come U guardia Rocca, negli anni 40/ 50, dove oltre alle funzioni religiose e la banda, faceva capolino anche qualche attrazione sul palco, che, a quei tempi veniva costruito in piazza Matrice, davanti alla chiesa della Madonna del Rosario, con travi e tavole doccasione e rivestito tuttintorno di oleandri. La festa del Sacro Cuore di Ges, che chiudeva il mese di giugno, ci riporta al nome dellindimenticata guar-

[Un grazie a Franco Pascale ( Cicciu i Maragrazia ) per il cortese contributo fornitoci ]

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Il calcio a Benestare riparte dallAmatoriale


Come spesso accade la prima volta (2011/2012) la formazione esordiente non riesce ad esprimere le sue potenzialit. Cos, dopo un anno sabatico, lAmatoriale calcio Benestare solcher nuovamente il terreno del Comunale di Perrone a met novembre. Per lufficialit si attende solamente il comunicato del Comitato Regionale che dovrebbe essere emanato a fine ottobre. Si dunque costituto un nuovo organigramma in vista dellimminente scadenza delliscrizione. Il ruolo societario cardine di presidente stato attribuito a

Scritto dalla redazione

Giuseppe Caminiti (in foto). A guidare gli undici in campo saranno rispettivamente Maurizio Macr ed Antonio Doddo in seconda. Quasi raggiunto il numero massimo di calciatori a costituire la rosa, fino adesso composta esclusivamente da benestaresi. Veramente singolari alcune norme regolamentari; ad esempio previsto che, nellarco dei consueti novanta minuti di gioco, le sostituzioni possono essere ben sette a fronte dei tradizionali tre cambi in competizioni ufficiali e cinque nelle amichevoli. A compensare il divieto assoluto di svincolo o calciomercato, la campagna tesseramenti che si protrarr fino a tutto marzo. Lambito territoriale del rispettivo girone sar circoscritto alla Locride e tutte le squadre si incontreranno rispettivamente in una partita dandata ed una di ritorno, in e fuori casa. Assai curioso che, di volta in volta, larbitro non verr retribuito dalla federazione ma saranno le rispettive quote discrizione delle squadre a garantirne il compenso.

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di Rosella Garreffa

Esplosione di PACE
Centinaia di persone sono giunte nel piccolo centro collinare per dare vita alla fiaccolata di solidariet dopo l incendio doloso ai danni del primo cittadino di Benestare Rosario Rocca. Tantissimi giovani, a capo del nutrito corteo hanno voluto esporre cartelloni e striscioni Rosario Rocca non sei solo, la Benestare onesta con te, Lo Stato latita con i latitanti, e adesso bruciateci tutti. Presenti in piazza municipio, i sindaci di: Afri-

rio Congiusta e Deborah Cartisano. Questultima ha ribadito: La legalit dobbiamo testimoniarla tutti i giorni combattendo la mentalit mafiosa. Anche il parroco Don Rigobert ha dato un segno tangibile con la presenza della Chiesa: A Benestare serve conversione, cambiare strada e vivere da cristiani, passare dalla cultura del male alla civilt del bene. Dal momento in cui ignoti hanno dato fuoco alla mia automobile, non ho voluto lasciare nessuna dichiarazione pubblica, lo faccio adesso come dimostrazione di solidarieta e di vicinanza alla comunita benestarese. Prendo la parola in qualita di guida spirituale, continua il Sacerdote africano, sono a Benestare per scelta e amo questo paese. Spero che al piu presto si possa tornare a parlare di unione e di pace. Il vicesindaco, Domenico Mantegna, ha comunicato che assieme ai consiglieri di maggioranza ha deciso di non dimettersi e di non rassegnarsi allantistato non ci piegheremo a dei vigliacchi che agiscono con arroganza, ha puntualizzato difronte alle telecamere e ai giornalisti giunti in paese da tutta la Regione. Non getteremo la spugna ma rimarremo accanto al nostro popolo e al nostro Sindaco.

co, Bianco, Bovalino, Lamezia, Locri, Caulonia, Roccella, Canolo, Brancaleone, Santagata, Gioiosa. Incisive le presenze di Giorgio Imperituta, Presidente Assemblea dei sindaci della locride e del Presidente Comitato dei sindaci della locride, Giuseppe Strangio. Dopo l intervento del vicesindaco Domenico Mantegna, ha preso la parola il Sindaco di Lamezia Terme, Giovanni Speranza Questa fiaccolata un gesto di grande bellezza per la vostra comunit, chiediamo a gran voce che lo Stato nelle sue varie articolazioni dia le dovute risposte e che Benestare tutta, possa avere pi tutela. Hanno dato il contributo con la loro presenza anche Stefania grasso, Ma-

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In ultimo ha parlato Rosario Rocca Ringrazio sa di Guardia Medica in servizio. Consegnatevi chi in questi cinque anni mi stato vicino, la no- alla giustizia per vivere da persone libere. Essere uomini, continua il Primo Cittadino, significa svegliarsi al mattino e vivere onestamente preoccupandoci del bene dell altro. Un ringraziamento particolare Rosario Rocca lha rivolto a Laura Boldrini, Presidente della Camera: si detta preoccupata per la nostra gente ha dichiarato il sindaco dimissionario, e mi ha suggerito un ivello pi alto di protezione. Mi ha chiesto, inoltre, quali fosssero le mie esigenze. Ho risposto che a Benestare serve un maestro elementare in pi, se si pensa che i bambini di quinta e seconda elementare condividono la stessa aula. La ndrangheta e il malaffare si sconfiggono con la formazione.Ci tengo a ribadire che cio che successo , per noi amministratori e per il nostro popolo, rappresenta un punto di ripartenza.

stra politica figlia di una scelta collettiva. Da due giorni non sono pi il sindaco di Benestre e sono felice di sentirmi societ civille per combattere e denunciare assieme a voi unassenza inaccettabile dello Stato, inteso come politica che decide la sorte dei territori. Ho fatto il sindaco onorando in ogni attimo la fascia tricolore ma non mi sento pi nelle condizioni di dare le risposte basilari alla mia gente, dobbiamo smettere di essere serbatoio di voti ma seguire un progetto comune. Non dovra piu esistere il compare di turno che di porta in porta andra a chiedere i voti ma dovremo essere uniti verso un unico intento progettuale. I ragazzi che hanno deciso di incendiare la mia macchina, continua Rosario Rocca tra gli applausi scroscianti di una Piazza gremita, si sono sentiti forti non rendendosi conto di essere degli sciocchi in grado di bruciare la loro giovinezza: leggete un libro, innamoratevi della vita, andate a scuola, riacquistate la vostra dignit di uomini. Si sarebbe potuta sfiorare un tragedia, se si pensa che nel garage dove si e cercato di appiccare fuoco anche ai mezzi comunali, cra una bombola del gas e al piano superiore , la dottores-

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A Festa du Rosariu
di Franco Blefari

E vena pur a festa d u Rosariu, e a chjsia si vesta e tanti culuri; mama scriva sup o calendariu chi cucinava pa li pparaturi. Certi piatta di past a carbunara! e carni cu cuntornu di scalora; rrotulvan a pasta nta cucchjara, e a mmama la chjamavanu signora. Stacnu ccitte tutti cu rispettu, ognun a brocci o piatte nu bicchjeri; e no c u stess ajeri pa sarbettu, comu c a bumbuleglia e o nzalatri. Er a ditt e Gioiusa, Montagnesi, nominata di tutti chera bona, chi di festi faca nta chigli chjsi, i cchj megghjapparati di la zona. P a festa d u Rosariu, u cottu ncera, e chiglia genti, chi vena di fora, dica ca nu tenimu la bandera pa fari frittulegli e scirfalra. Ptrima faca o cottu, e a tarda ura venvuni client i Bovalinu; i primalivi rutti nta sarmura, mama pigghjava, cu nu fiasch i vinu Cercvanu sarzizze costategli, e pur u prezzu, nommi sunnu cari; si mangiavanu friddi frittulegli, e patrima goda ca faci affari. Je staca nta putiarraggijtu, ca vola e nesciu, pammi vaju fora; e ognannu vinda, nta stu triatu, bibiti frischi nta na bagnalora. Ntantu vida passaravant i mia,

quander a sira d a Ncurunazioni, genti dogni paise dogni via, vestut e novu e cu li scarpi boni. Na lingu e genti tutta ncarcagnata, sup a piazza, spettava gli mumentu: a Madonna pammesti ncurunata i llangialegli di lu firmamentu. Ddu corpa scuri, a genti era filici, cummari Mlia si pistav o pettu c a Madonna, sapa, c a benidici, si ssi mmostrava tuttu lu so affettu. E rrivav a dominica d a festa, ndi vestvum i tubu, gli jornata, ogni figghjola fimmina, nta testa, ndava na nnocch e sita culurata. Mamera mped e cincu d a matina, chi torca, chi fusigli maccarruna; rrag cu carn i pecuro vaccina. Sonava, u matutinu, na canzuna... Quand a missa nesca, sonav a banda, e verzu menzijorni grancasciari, jenu casa pa case a ccocchj vanda si mentna mbivired a mangiari. E quantu belli prsiti, sonandu, ntogni casa ndava a portaperta! cu nu bicchjer i vinu, e temp i tandu, bastava puru na castagna nzerta. Ptrima faca o cottu, e a tarda ura venvuni client i Bovalinu; i primalivi rutti nta sarmura, mama pigghjava, cu nu fiasch i vinu. Cercvanu sarzizze costategli, e pur u prezzu, nommi sunnu cari;

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E rrivav a dominica d a festa, ndi vestvum i tubu, gli jornata, ogni figghjola fimmina, nta testa, ndava na nnocch e sita culurata. Mamera mped e cincu d a matina, chi torca, chi fusigli maccarruna; rrag cu carn i pecuro vaccina. Sonava, u matutinu, na canzuna... Quand a missa nesca, sonav a banda, e verzu menzijorni grancasciari, jenu casa pa case a ccocchj vanda si mentna mbivired a mangiari. E quantu belli prsiti, sonandu, ntogni casa ndava a portaperta! cu nu bicchjer i vinu, e temp i tandu, bastava puru na castagna nzerta. ( Da Un paese di gesso ( Luglio 2008; Arti Grafiche ) di Franco Blefari

si mangiavanu friddi frittulegli, e patrima goda ca faci affari. Je staca nta putiarraggijtu, ca vola e nesciu, pammi vaju fora; e ognannu vinda, nta stu triatu, bibiti frischi nta na bagnalora. Ntantu vida passaravant i mia, quander a sira d a Ncurunazioni, genti dogni paise dogni via, vestut e novu e cu li scarpi boni. Na lingu e genti tutta ncarcagnata, sup a piazza, spettava gli mumentu: a Madonna pammesti ncurunata i llangialegli di lu firmamentu. Ddu corpa scuri, a genti era filici, cummari Mlia si pistav o pettu c a Madonna, sapa, c a benidici, si ssi mmostrava tuttu lu so affettu.

Non uso la punteggiatura


Non uso la punteggiatura la poesia deve fluire espandere sono stelle nella notte le parole ammiccano conservano lincanto la memoria distillano il divino la poesia sacra diamantina

di Renata Ceravolo

la poesia bianca la purezza il volo la sostanza la poesia la luce dei tramonti conduce in un altrove infinito indefinito come i sogni

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di Bruno Palamara

Larte di Rocco, u barberi


Bruno Palamara ci racconta la millenaria e straordinaria storia di uno dei mestieri tradizionali pi amati dalla nostra gente. Larte di Rocco, u barberi Una legge, la n. 174 del 17 agosto 2005, resa inevitabile dal corso della modernit, ha di fatto cancellato il mestiere di barbiere, che, come era inteso per secoli e secoli, rimane ormai praticato nel nostro territorio solo in pochissimi casi. Si sopprime cos questa antica e nobile figura, per farlo, di fatto, diventare un acconciatore. Noi, che abbiamo avuto la fortuna di vivere quellepoca meravigliosa degli anni sessanta, quella in cui la professione del barbiere era unarte, dove gli unici strumenti da lavoro erano pettine, forbici e rasoio, vogliamo ripercorrere la storia di questo mestiere che, per la verit, ci ha sempre incuriosito e che per tanti sar nuova e interessante. In effetti, quello del barbiere un mestiere che ha avuto una lunga e variegata storia, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, come dimostra il ritrovamento, in Egitto, di rasoi di bronzo risalenti a pi di cinquemila anni fa, ben tremila anni a. C., oggi ben conservati al Museo del Louvre di Parigi. Furono, infatti, per primi gli Egizi a creare il rasoio, che allepoca aveva la forma di coltellino con la punta leggermente ricurva, perfezionato in seguito con un modello pi pratico, piegabile nel manico, da Alessandro Magno che, peraltro, nel 333 a.C. per ragioni militari impose a tutti i suoi soldati di radersi ogni giorno onde evitare di essere presi per la barba lunga dai nemici e resi inoffensivi. Presso gli Egizi la figura del barbiere ebbe grande importanza. La sua valenza non era tanto e solo utilitaristica, quanto simbolica e, persino, sacrale: si riteneva, infatti, che i capelli fossero uno dei canali mediante i quali demoni e spiriti potevano entrare nel corpo degli esseri umani e che tenerli corti poteva aiutare ad arrestare tale

orribile evento. Anche per i Greci e per i Romani loperazione rimase un appuntamento rilevante e per un adolescente la tonsura, o prima rasatura, rappresentava un evento capitale, un vero e proprio rito (chiamato depositio barbae) di iniziazione del passaggio dalladolescenza alla giovinezza. Il giovane romano si tagliava per la prima volta la barba davanti ai propri familiari e poi, dopo averla riposta in un contenitore pi o meno prezioso a seconda della sua posizione sociale, la offriva agli dei durante una solenne cerimonia religiosa. A Roma lapertura della prima bottega di barbiere avvenne nel 300 a.C. con il precipuo compito di curare o radere le barbe che i romani erano soliti portare lunghe sullonda delluso importato dai greci. Bisogna evidenziare che nellUrbe la professione del tonsor, il barbiere dei romani, fu sempre molto rispettata. Oltre che interessarsi di barba e di capelli, i barbieri praticavano massaggi nella testa e per i clienti pi facoltosi facevano anche alcuni servizi di manicure e di pedicure. Col tempo e con lespansione della professione i loro guadagni crebbero vertiginosamente e diversi tonsores (barbieri), come i letterati Marziale e Giovenale, si arricchirono tanto che divennero rispettabili cavalieri o proprietari terrieri. Nel periodo medioevale le mansioni del barbiere aumentarono, tanto che gli vennero affidati lattivit di chirurgia, salassi e applicazioni di sanguisughe e, perfino, lestrazione dei denti! Si scopre cos che stato proprio il barbiere il precursore del dentista. Unincisione del XVI secolo raffigurante un barbiere. Con il passare del tempo si arriv, addirittura, a riconoscere pubblicamente la figura del barbie-

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La clientela del barbiere era composta da persone appartenenti a tutte le categorie, giovani, impiegati, studenti, lavoratori. Non cerano orari per frequentare il suo salone, si andava durante tutto il giorno, spesso senza alcuna motivazione. Si entrava, si salutava e ci si sedeva. Si parlava di politica, di calcio, di musica, ma si poteva anche rimanere silenziosi, solo per ascoltare. Il salone del barbiere era il luogo del riposo, della pausa, dove facile regnava lironia, lo scherzo, dove si inventavano soprannomi e si passava a setaccio tutto il paese, nei suoi avvenimenti buoni e cattivi: chi moriva, chi si sposava, chi attendeva la risposta aduna richiesta di fidanzamento e, inoltre, circolavano pettegolezzi dogni genere. Insomma, una sorta di agenzia di stampa paesana.

Unincisione del XVI secolo raffigurante un barbiere. re come qualificata a svolgere tali operazioni, per cui venne denominato perfino barbiere-chirurgo. In alcuni Stati, come in Inghilterra, il barbiere riceveva paghe simili a quelle dei chirurghi effettivi, suscitando lira e le proteste di tutta classe medica, reazioni che nel 1745 spinsero re Giorgio II di Gran Bretagna ad assegnare al barbiere solo i compiti di cura dei capelli, vietando qualsiasi altra attivit. Anche in Francia venne presa tale decisione dal re Luigi XIV, causando un calo e una perdita del grande prestigio che questo mestiere aveva fin qui conseguito. Anche in Italia questo antico mestiere segu il corso avuto negli altri Stati, tanto vero che nel secolo scorso, e siamo nel Novecento, in unepoca a noi pi vicina, il mestiere del barbiere nel piccolo paese era considerato un lavoro di tutto rispetto e molti lo collocavano in uno scalino intermedio tra le varie professioni esercitate allora. Ai nostri tempi il salone del barbiere non era solo il luogo dove si tagliavano i capelli e si facevano le barbe, ma rappresentava un luogo dincontro, di lettura e di conversazione. In sostanza, era un ritrovo tra amici che parlavano di tutto, di sport, di politica, di donne, ricoprendo, in sostanza, anche una funzione sociale non indifferente, se pensiamo che siamo in unepoca in cui opzioni di divertimento non cerano e la televisione per tutti era ancora di l da venire.

Il Salone del barbiere nella seconda met del 900 Qualche giorno fa, nel passare in rassegna carte e fotografie lasciate nel dimenticatoio del cassetto della nostra scrivania, ci comparso tra le mani un qualcosa che ci ha prima sorpreso, poi ci ha incuriosito, riportandoci al tempo della beata adolescenza. Era un vecchio e sgualcito calendario tascabile, quello che negli anni sessanta, nel periodo natalizio, ogni barbiere era solito regalare ai propri clienti. Aveva le dimensioni di un normale biglietto da visita, tale da poter stare nel portafoglio ed era custodito in una bustina, dalla quale fuoriuscivano un cordoncino completo di fiocco e un profumo dolce e accattivante. Trat-

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hit parade radiofonica settimanale?)! Un sorta di circolo culturale, i cui soci erano i clienti che, spesso la sera, andavano a frequentarlo, anche se non cerano capelli e barba da tagliare. Si chiacchierava di tutto, di politica, di calcio, del tempo e, anche, di filosofia della vita. Inutile dire che Rocco rappresentava, e gli piaceva farlo, il mastro da ballo, dava i tempi e finiva sempre con una scorta inesauribile di barzellette e di racconti di vita vissuta. Rocco amava il taglio pieno, a riga, senza ondulature, in un periodo in cui andavano di moda il taglio allumberta, cos chiamato perch portato dal giovane Re Umberto II, che usava farsi i capelli col taglio corto e pettinato tutto allindietro, e quello a spazzola, tutti con sfumature. E, allora, come non ricordare ancora, tanto da immaginare di sentirlo, quel profumo di dopobarba leggero e dolce che ci accoglieva appena entravamo in quel salone di memoria antica? Oggi, anche per i pochi capelli che, per fortuna, ci ritroviamo in testa, andiamo ancora, sempre a cadenza mensile, dal barbiere, per legge chiamato ora acconciatore. Da Enzo o da Tot, acconciatori, troviamo tutti i comfort possibili, inimmaginabili ai tempi nostri, a cominciare da igiene, lustro e sanit, per non parlare del lusso che vi si respira, ma vuoi tu mettere tutto questo a confronto con latmosfera, il clima, il calore, la calda umanit che trovavi al Salone di Rocco, u barberi?

tava argomenti di lirica, di cinema e di canzoni, ma soprattutto conteneva immagini, che tanto destavano lattenzione di adulti e di adolescenti, dal momento che accanto agli auguri di buon Natale e di felice Anno Nuovo scorrevano illustrazioni che, mese dopo mese, evidenziavano la grazia e lesuberanza femminile. Stampato in bella evidenza cera scritto: Roccu u barberi. In un attimo abbiamo ripercorso quel periodo indimenticabile della nostra adolescenza, caratterizzata anche dalle tappe che, quasi mensilmente, facevamo per andare dal barbiere. A quellepoca il nostro tonsor abituale era Rocco, da tutti conosciuto come Rocco, u barberi, appellativo che, come succede con tutti i soprannomi, lo caratterizza anche oggi che quel mestiere non fa pi. Come tutti i principianti, si era avvicinato, accompagnato a 12 anni dal padre al salone di mastro Pasqualino, dove comincia ad imparare il mestiere e ad eseguire gli ordini perentori del maestro che, allepoca, prima di ogni altra cosa imponevano all apprendista massima educazione e gentilezza nei confronti della clientela. Allet di 15 anni anche contro la volont del padre, che avrebbe voluto per il figlio un futuro da posto fisso, meglio se impiegato alle Poste o alla scuola, Rocco parte alla volta di Novara per seguire il maestro e anche per cominciare a guadagnare qualcosina. Vi rimane svariati anni, imparando, da par suo, questo mestiere in continua evoluzione. Torna al paese circondato da una nomea di barbiere moderno e apre un salone finalmente suo. Rocco si dimostra attivo, dinamico, puntuale. E innovatore, in unepoca in cui mancavano i confort pi elementari. Per accontentare i bambini introduce il cavalluccio, per i giovani dota il salone di una chitarra, lui che un appassionato di musica (era il tempo dei Beatles e dei Rolling Stones!) e nei ritagli di tempo la suona. Mette, inoltre, a disposizione dei clienti il giornale, mentre una bella radio nuova fiammante tiene compagnia per tutta la giornata: quanti frequentavano il salone anche e solo per conoscere le ultime novit musicali (chi non ricorda la famosa e seguitissima

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di Elisabetta, Mariagrazia Scopacasa e Antonella Rocca

il discorso del papa alle confraternite

Cari fratelli e sorelle, siete stati coraggiosi a ve- condotto al fulcro essenziale della vita cristiana e nire con questa pioggia Il Signore vi benedica confraternale, lincontro con Cristo, e per questo i crocifissi hanno fatto bella mostra sotto la tanto! pioggia, perch Nostro Signore voleva sottolineE passato un po di tempo dal grande pellegri- are, come poi ha sottolineato il Papa, che tutto rinaggio delle confraternite a Roma, la confrater- conduce a Lui crocifisso e Risorto. E poi linvito nita del SS Rosario vi ha partecipato insieme alle allevangelizzazione, a coinvolgere le famiglie, due Confraternite di Gerace. E stata unocca- ad andare in pellegrinaggio nei santuari mariani, sione per trascorrere due giorni con i confratelli perch sono in questi momenti di aggregazione sia di Benestare che di Gerace, abbiamo condivi- davanti a Maria e a Dio Padre che aiutano a creso dei momenti indimenticabili , il viaggio fatto scere nella fede le confraternite . A questo punto di preghiera e divertimento , loro ci hanno fat- del tempo non importava pi a nessuno, perch la to ascoltare i loro canti le loro preghiere e noi i Luce che ha illuminato tutto stata lomelia del nostri, abbiamo condiviso problemi e prospetti- Santo Padre. A tutti quelli che affollavano la piazve per il futuro scambiandoci pareri e conside- za e ai tanti che sono rimasti a casa resta una linea razioni anche sulla vita delle confraternite e il (quella dettata dal Papa) da perseguire con forza ruolo che devono avere allinterno della chiesa. e determinazione, non esitando, semmai ce ne Il primo giorno stato dedicato alla visita dei fosse bisogno, ad andare controcorrente. Non principali luoghi turistici di Roma e alla parteci- esitiamo nel parteggiare per chi necessit pazione agli incotri di preghiera che per le nostre delle nostre attenzioni, (soprattutto nei tempi anconfraternite si svolto nella Basilica di S. Maria tichi le confraternite hanno svolto un ruolo moldegli Angeli. Il secondo giorno stato dedicato to importante anche per le opere che portavano alla Messa del Santo Padre in S. Pietro; pecca- avanti a favore dei fratelli, dei poveri, dei malati, to che sia finita sotto la pioggia e subito dopo dei carcerati, dei defunti, degli orfani, delle nesia rispuntato un bel sole. La messa partecipata cessit della societ del tempo) siamo vigili sui dalle confraternite si caratterizzata per i colori bisogni della nostra comunit, non limitiamoci a dei propri paramenti liturgici. E innegabile che ripetere i diversi momenti dellanno liturgico, ma tutti noi avremmo voluto mostrare al Papa, e al integriamo(e incentiviamo) la preghiera con il mondo, i nostri bei abiti liturgici , le nostre maz- servizio. Mettiamo in pratica quello che il Santo ze, i nostri stendardi,ma, la cosa che ci ha colpiti Padre ci ha richiesto e veniamo incontro ai dettadi pi quel giorno stata lomelia proposta dal mi del Concilio Vaticano II per il quale stato inSanto Padre. Papa Francesco ha fatto unapertura detto questo Anno della Fede nel 50 anniversario nei confronti delle confraternite che andata al di dellapertura. l delle pi rosee aspettative e che da tempo non sentivamo pi. Papa Francesco ha indicato la via da seguire, invitandoci a non essere cristiani mediocri e ad integrarci sempre pi nella vita delle parrocchie coinvolgendo le persone pi semplici (i bambini e la povera gente). Il Papa ci ha ri-

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su questo tema, per i problemi che erano nati dopo che il Vangelo era stato annunciato ai pagani, ai non ebrei. Quella fu un'occasione provvidenziale per capire meglio che cosa essenziale, cio credere in Ges Cristo morto e risorto per i nostri peccati, e amarsi come Lui ci ha amati. Ma notate come le difficolt furono superate non al di fuori, ma nella Chiesa. E qui c un secondo elemento che vorrei richiamarvi, come fece Benedetto XVI, e cio lecclesialit. La piet popolare una strada che porta allessenziale se vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa vi vuole bene! Siate una presenza attiva nella comunit come cellule vive, pietre viventi. I Vescovi latinomericani hanno scritto che la piet popolare di cui siete espressione una modalit legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa (Documento di Aparecida, 264). E bello questo! Una modalit legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa. Amate la Chiesa! Lasciatevi guidare da essa! Nelle parrocchie, nelle diocesi, siate un vero polmone di fede e di vita cristiana, un'aria fresca!. In questa Piazza vedo una grande variet prima di ombrelli e adesso di colori e di segni. Cos la Chiesa: una grande ricchezza e variet di espressioni in cui tutto ricondotto allunit; la variet ricondotta all'unit lincontro con Cristo. Chiediamo al Signore che orienti sempre la nostra mente e il nostro cuore verso di Lui, come pietre vive della Chiesa, perch ogni nostra attivit, tutta la nostra vita cristiana sia una testimonianza luminosa della sua misericordia e del suo amore. E cos cammineremo verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno, verso quel santuario tanto bello, la Gerusalemme del Cielo. L non c pi alcun tempio: Dio stesso e lAgnello sono il suo tempio; e la luce del sole e della luna cedono il posto alla gloria dellAltissimo. Cos sia.

Nel cammino dell'Anno della fede, sono contento di celebrare questa Eucaristia dedicata in modo speciale alle Confraternite: una realt tradizionale nella Chiesa, che ha conosciuto in tempi recenti un rinnovamento e una riscoperta. Vi saluto tutti con affetto, in particolare le Confraternite venute da varie parti del mondo! Grazie per la vostra presenza e la vostra testimonianza! 1. Nel Vangelo abbiamo ascoltato un brano dei discorsi di addio di Ges, riportati dall'evangelista Giovanni nel contesto dell'ultima Cena. Ges confida agli Apostoli i suoi ultimi pensieri, come un testamento spirituale, prima di lasciarli. Il testo di oggi insiste sul fatto che la fede cristiana tutta incentrata sul rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Chi ama il Signore Ges accoglie in s Lui e il Padre e grazie allo Spirito Santo accoglie nel proprio cuore e nella propria vita il Vangelo. Qui ci indicato il centro da cui tutto deve partire e a cui tutto deve condurre: amare Dio, essere discepoli di Cristo vivendo il Vangelo. Benedetto XVI rivolgendosi a voi, ha usato questa parola: evangelicit. Care Confraternite, la piet popolare, di cui voi siete unimportante manifestazione un tesoro che ha la Chiesa e che i Vescovi latinoamericani hanno definito, in modo significativo, come una spiritualit, una mistica, che uno spazio di incontro con Ges Cristo. Attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede, curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la liturgia. Nei secoli le Confraternite sono state fucine di santit di tanta gente che ha vissuto con semplicit un rapporto intenso con il Signore. Camminate con decisione verso la santit; non accontentatevi di una vita cristiana mediocre, ma la vostra appartenenza sia di stimolo, anzitutto per voi, ad amare di pi Ges Cristo. 2. Anche il brano degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato ci parla di ci che essenziale. Nella Chiesa nascente ci fu subito bisogno di discernere ci che era essenziale per essere cristiani, per seguire Cristo, e che cosa non lo era. Gli Apostoli e gli altri anziani fecero una riunione importante a Gerusalemme, un primo "concilio",

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LETTERA DEL PARROCO PER LINIZIO DELLANNO SCOLASTICO 2013-2014 ALLE COMUNITA Di BENESTARE E BOVALINO SUPERIORE
-Auguro ai bambini della prima elementare di vivere con gioia questa novit che li porter a saper scrivere il proprio nome e a imparare a leggere. Ai ragazzi di seconda,di terza e di quarta che, oltre alle tante conoscenze scolastiche apprenderanno nella loro Comunit la bellezza della fede cristiana e si prepareranno alla prima Confessione e alla prima Comunione, dico: mettetevi con gioia e generosit alla scuola di Ges e del Suo Vangelo, ascoltando i vostri maestri . -A voi ragazzi delle medie mi rivolgo per incitarvi a vivere il grande cambiamento che sta avvenendo in voi come qualcosa di veramente bello e grande. Come fate a capire se siete veramente importanti per gli altri ora che vi vedete cos cambiati? Vi insegno una formula semplice s : siete importanti per chi vi rispetta come persone e non vi cerca come cose. Non chiudete il vostro animo a quella voglia di vivere che proviene dallimpegno con voi stessi e per gli altri, non escludetevi dalla ricerca di Dio, che il vero autore e regista della vita meravigliosa che state sognando di vivere da protagonisti.

Carissimi Pace e Gioia nel Signore, Rivolgo un saluto augurale allintera comunit scolastica della nostra parrocchia , allapertura delle Scuole di ogni ordine e grado che impegna gli insegnanti, gli alunni, il personale e ovviamente le famiglie.

In questo tempo in cui lemergenza educativa sotto gli occhi di tutti doveroso che le persone che animano le istituzioni di ogni ordine e grado e le varie agenzie educative si dispongano a progettare i loro percorsi e la stessa didattica tenendo presente che questa situazione di crisi si pu efficacemente affrontare con la ferma determinazione a finalizzare linsegnamento a risposte di verit e di senso, per il bene di tutti, -A voi, ragazzi delle superiori, auguro di visoprattutto dei bambini e dei ragazzi che ripren- vere a pieno questa vostra stagione di vita, un deranno il cammino scolastico. tempo meraviglioso in cui lorizzonte delle prospettive culturali, sociali, spirituali e relaA voi Studenti zionali si apre a trecentosessanta gradi. Quan1.Invoco la protezione dei Santi Angeli del Si- te speranze albergano nel vostro cuore! Certo gnore sui piccoli della Scuola dellinfanzia, figli siete consapevoli delle difficolt, della crisi benedetti delle famiglie della nostra Benestare in cui versa il nostro mondo. Avete coscienza . delle difficolt, non solo economiche, presenA voi tutti alunni della Scuola Elementare giun- ti negli ambienti familiari. Vorreste pi giustiga la mia benevolenza e particolare benedizione zia. Andate alla pace. Siete attratti da questo o quel modello di vita o di societ. State elabodel Signore. rando i vostri criteri valutativi delle persone,

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oggi pi che mai si fa sentire, importante la ricerca, da parte di tutti gli operatori culturali, di modalit interdisciplinari che facilitino concrete collaborazioni attive anche tra docenti e discenti, per uneducazione che interessi ogni ambito della formazione delle persone che sono inserite nel progetto scolastico, percorso insostituibile per la crescita di ogni persona e per il suo inserimento attivo nel tessuto della societ civile. Testimoniate della vostra Fede nella comunit educativa. Non solo il compito dellinsegnante di religione, ma di tutti voi insegnanti cattolici . Vi penso nella mia preghiera perch anchio ho fatto lesperienza dello studente e dellinsegnante A voi genitori che seguite i vostri figli con attenzione e amorosa preoccupazione e avete con loro e per loro individuato un percorso scolastico per la loro crescita umana, spirituale e civile, chiedo di trovare il tempo per una fattiva collaborazione con la scuola, gli ambienti religiosi, quelli sportivi e ricreativi, perch i vostri figli possano sentire la loro famiglia coinvolta nella progettualit della loro crescita. Occupatevi della buona educazione a trecentosessanta gradi per i vostri figli: accanto alla dimensione culturale, sociale, sportiva preoccupatevi di quella etica e di quella spirituale, tanto importanti per il presente e il futuro. A tutti i genitori chiedo come vostro umile pastore di non trascurare mai alcuno dei doveri verso i figli.

dellamore, della societ, della comunit civile, della comunit internazionale, della religione. Siate pensosi e generosi! Amate la vita vostra e altrui. Non chiudete il cuore a Dio e a chi impoverito. Sappiate dare tempo a voi stessi per gli studi, le relazioni, lesperienza religiosa e il volontariato. Sappiate essere critici e umili insieme. Vi aspetta la vita da adulti. Preparatevi sapendo che senza valori soffrirete e farete soffrire. Avete gi fatto la Cresima , ma non il camino della crescita spirituale, la Parrocchia ha bisogno di voi e vi propone un camino nuovo. In una societ senza Dio, luomo a rischio in tutti gli aspetti della sua vita. Guardate in alto. Non abbiate paura di Dio. Lui il criterio dei nostri criteri.

- A voi ragazzi delluniversit, invoco su di voi la benedizione di Dio Uno e Trino ,affinch la ricerca della verit nelle diverse Materie non vi fa dimenticare la Ricerca dellUnica verit che Ges Cristo. Cercate di dare un tempo per la Tutti vi affido alla protezione di Maria, Vergine preghiera, vi aiuter ad affrontare la Vita uni- prudentissima e potente nellintercedere, Madre versitaria con serenit della divina grazia, Sede della Sapienza: possa A voi Insegnanti che accompagnate i nostri questo nuovo anno scolastico 2013- 2014 esragazzi alla scoperta dei tesori del nostro patri- sere per ciascuno di voi un tempo di crescita in monio letterario, storico, matematico, scientifi- sapienza, et e grazia davanti a Dio e agli uomico, geografico, filosofico, artistico, linguistico, ni (Lc 2,52).Tutti vi porto nel cuore e in nome pedagogico, religioso ed etico, auguro che le di Dio Padre e di Cristo Ges Signore nostro vi vostre competenze e fatiche possano essere ben benedico. ripagate da un soddisfacente profitto, non solo Don Rigobert Elangui scolastico. Di fronte alla crisi educativa che

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