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Facolt di Teologia
Prof.DanielePinton AnnoAccademico20082009
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Sacramentaria Generale
INTRODUZIONE GENERALE
Lo studio della sacramentaria sta attraversando una forte crisi, poich le celebrazioni perdono autenticit e questo influisce sulla comprensione di ci che si celebra. Ora, mancando la comprensione di ci che si celebra viene a mancare anche un autentico rapporto con la vita quotidiana delluomo moderno. La mentalit diffusa porta a vivere il sacramento come qualcosa di episodico, che non ha legami con la vita quotidiana, ma che serve a preparare la vita eterna. Questa idea viene inoltre avvallata da celebrazioni che sono unaccozzaglia di fantasie del celebrante, piuttosto che liturgie ordinate e rispettose delle regole. necessario comprendere, allora, che le norme liturgiche vanno rispettate, non per rubricismo, ma per rendere intellegibile lazione cultuale e in questo modo farla scendere nella vita quotidiana, suo luogo naturale. Consapevole di queste difficolt la sacramentaria odierna si interroga su come superare la crisi e la staticit, alla luce del Concilio Vaticano II. Lo scopo della Scientia Sacramentaria dunque quello di fornire una riflessione adeguata, organica e sistematica sui sacramenti e sul loro rapporto con la vita. Prima del concilio esistevano i trattati De Sacramentis in genere e De Sacramentis in specie, questa divisione entrata poi in crisi perch nella sacramentaria generale si cercava una strada di categorizzazione dei sacramenti specifici, che finivano per essere limitati dalla sacramentaria stessa. Si finiva poi per ripiegarsi allo studio della sacramentaria specifica, senza la necessaria attenzione alla sacramentaria generale. Inoltre la prospettiva del passato era molto legata al dogma, senza per scendere nella prassi liturgica.
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Il rinnovamento liturgico dei primi del 900 fece comprendere che i sacramenti sono nati per essere celebrati e non studiati. Si chiarifica allora la concezione teologica della liturgia, che il luogo dove si realizza e si fa presente la realt salvifica di Dio. Luogo naturale della nascita, comprensione e sviluppo dei sacramenti. BOROBIO nel 1985 scrisse Liturgia e Sacramentologia, in cui affrontava la riflessione teologica a partire dalla dimensione celebrativa.
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CAP.1
La problematica della pratica sacramentale oggi. Il problema non sta nellordine della pratica, ma nellesatta collocazione dei sacramenti in una societ tecnologica come la nostra; per cui la vera difficolt, oggi, nel contesto culturale (ben diverso da quello, per es., medievale, in cui i segni e i simboli erano importanti). C poi il problema del livello di autenticit delle celebrazioni da parte dei fedeli: lautenticit sul piano della fede. Ed ancora il livello di comprensione dei sacramenti stessi, spesso molti simboli, oggi, non sono colti nella loro pregnanza (per es. per un popolo nomadico, lacqua era un riferimento simbolico fortissimo, oppure il pane o il sale; beni preziosi, oggi non visti pi cos). Poi ancora un problema il rapporto con la vita: in passato la pratica sacramentale era una necessit in ordine alla costruzione del proprio essere credente; oggi, invece, i sacramenti per molti cristiani sono qualcosa depisodico, distaccato dalla vita. Leconomia sacramentale, dunque, altro non se non un disegno di auto comunicazione divina, che si realizza rispettando le mediazioni attraverso segni di natura storico - corporea. Occorre forse un ripensamento teologico che cerchi di rispondere in modo pi aderente alloggi, alle frequenti domande sui sacramenti: Cosa sono? Perch ci sono? Perch sono importanti? Quale il loro contenuto, il loro scopo? Quale il loro modo di funzionare? La differenza tra segno e simbolo? Quale il rapporto tra fede e vita?
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1.1
In questo paragrafo cercheremo di approfondire la struttura sacramentale dellagire divino per fondare lintero edificio della sacramentaria, soprattutto per mostrare come il discorso dei sette sacramenti la punta di iceberg di un modo sacramentale, con cui Dio opera nella storia, forse non ancora evidenziato pienamente. Stiamo cercando di individuare alcune costanti, alcune leggi proprie dellagire divino, a partire dalla rivelazione. Il fondamento ultimo del perch Dio ha voluto i sacramenti, lo si trova nellagire stesso di Dio, cos come si manifestato nella sua libera rivelazione. Per TOMMASO la sapienza divina provvede a ciascun essere secondo la sua natura. Osservando come normalmente Dio agisce nella storia, troviamo delle caratteristiche costanti del suo agire: il fine, il modo, il motivo.
1.1.1 IL FINE
Il fine dellagire divino la salvezza. Questo rappresenta il punto centrale della fede ebraico - cristiana. Israele prende consapevolezza di Dio come Salvatore nellevento dellesodo. NellA.T. il contenuto della salvezza si estendeva a beni spirituali e terreni; ma dopo lesilio babilonese lidea di salvezza si congiunge con la speranza messianica: Ges la salvezza integrale. Nel N.T. la salvezza ha il volto di Cristo, che la salvezza definitiva. Rm 8, 24: Nella speranza noi siamo stati salvati, la salvezza di Cristo si gi realizzata nella storia, ma non ancora compiuta questa la speranza.
1.1.2 IL MODO
La seconda costante riguarda il modo sacramentale dellagire di Dio. Tra i tanti modi con cui dio pu compiere la sua salvezza per gli uomini, egli privilegia quello sacramentale, valorizzando le mediazioni. M. D. Chenu afferma che Dio rispetta la comunicazione tra gli
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uomini. Questo pensiero stato espressamente richiamato da San Tommaso nella Summa Theologiae: La sapienza divina provvede a ciascun essere secondo la sua natura 1 . Il modo sacramentale dellagire divino va quindi cercato nella condiscendenza per cui Dio si adatta al modo di comunicare delle sue creature, come se la pedagogia di Dio compisse a favore delluomo. Il tema presente nei padri attraverso il concetto di synkatbasis (condiscendenza), il principio che sta alla base dellintera economia sacramentaria. Dio si adegua a noi servendosi del nostro linguaggio. Ricordiamo la citazione che Crisostomo fa commentando il Vangelo di Matteo: Se tu non avessi il corpo, Dio ti concederebbe doni puramente incorporei, ma poich lanima congiunta al corpo, Dio ti comunica le realt spirituali sotto le specie di cose sensibili 2 . Questa la sua condiscendenza che ci ha portati a meditare il fine, il modo ma anche il motivo (cfr. cap. 1.1.3) dellagire sacramentale di Dio, che poi il motivo onnicomprensivo di tutta la storia della salvezza, cio il Suo Amore. Dio si adegua alluomo, perch lo ama. Lamore la legge onnicomprensiva della storia della Sua Salvezza. Oltre ad essere il motivo, lAmore anche lo scopo dei sacramenti, la loro modalit di funzionamento ed il loro effetto. Il sacramentale modo del suo agire, consiste nel fatto che Dio agisce rispettando le mediazioni storiche, si serve dei segni delluomo. Dio ha seguito fin dallinizio della storia della salvezza la logica dellincarnazione e la modalit sacramentale. Il fulcro teologico lincarnazione di Cristo, salvezza di Dio che si comunica attraverso modalit umane. Cristo il grande sacramento di Dio, per il fatto che il suo ministero salvifico si comunica agli uomini attraverso lumanit. Per San Tommaso lumanit di Cristo lo strumento congiunto di cui la divinit si serve per salvare lumanit. Se il Verbo non fosse uomo, non sarebbe salvezza per noi. I segni liturgici quindi non sono qualcosa di estraneo alla logica di Dio e al suo sistema comunicativo. Essi, compresi nella logica sacramentale, comunicano la grazia invisibile
S.T. IIIa, 60, 4. Divina sapientia unicuique rei providet secundum suum modum, et propter hoc dicitur (Sap 8) quod
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attraverso segni corporei visibili. I sacramenti offrono il dono e lesperienza della trascendenza, ma attraverso segni corporei, concreti, storici. A partire sempre dalla rivelazione e in rapporto al discorso sui sette sacramenti, vediamo che Dio si servito di tutta la ricchezza del linguaggio umano, ma con degli elementi primari che sono gli eventi, la parola e i riti.
a) Gli eventi Posto primario hanno gli eventi, gli avvenimenti nel tempo e nello spazio. Avvenimenti che possiamo registrare anche attraverso la storia e che uno storico qualsiasi non legger attraverso un ottica di fede, come un uomo di Dio, ma soltanto come avvenimenti storici. Una caratteristica della storia della salvezza inquadrare gli incontri di salvezza di Dio allinterno del tempo e della storia. Sono gli interventi concreti di Dio nella storia umana, vie umane di cui Dio si serve per comunicare la sua salvezza agli uomini. Per la Bibbia la salvezza non giunge attraverso racconti mitici, che sono fuori dalla storia, come poteva essere per la religiosit greca. La salvezza non viene solamente attraverso la gnosi, (conoscenza, dottrina), ma attraverso, avvenimenti episodi registrati dalla storia. Allinterno della storia un momento irrinunciabile la memoria di questi mirabilia Dei. Avvenimenti di salvezza compiuti da Dio nella storia, registrati dalla scrittura: la vicenda di Abbramo, lesodo, il sinai, lesilio, ecc. Gli eventi di Dio restano presenti in tutte le tre dimensioni del tempo. I mirabilia Dei ci impegnano: 1. Per il passato (al ricordo). 2. Per il presente (a sprigionare i loro effetti nellattualit). 3. Per il futuro (a proiettarci verso una visione escatologica, come anticipo delle realizzazioni future). Nel N.T. al centro di questa storia salvifica sta Cristo con i suoi avvenimenti di morte e risurrezione. I sacramenti quindi sono lattualizzazione rituale nell'oggi, in forma celebrativa, degli eventi mirabili della storia della salvezza. Un aspetto cosi importante da farci inserire nel Credo unaffermazione meramente storica: Pat sotto Ponzio Pilato.
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b) La parola Un altro posto chiave, che caratterizza il tipico movimento discendente di Dio verso gli uomini, e occupato dalla parola. La parola pure una forma dincarnazione, perch Dio fa udire la sua parola attraverso un linguaggio umano, lasciando che i suoi pensieri e le sue parole passino attraverso il vocabolario degli uomini. Lo riconosce il Concilio nella Dei Verbum al n.13, dove applica il concetto di synkatbasis proprio all'avvenimento della parola: Nella sacra Scrittura dunque, pur restando sempre intatta la verit e la santit di Dio, si manifesta l'ammirabile condiscendenza delleterna Sapienza. Affinch comprendessimo lineffabile benignit di Dio e quanto egli, sollecito e provvido nei riguardi della nostra natura, abbia adattato il suo parlare. Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini. Come gi il Verbo delleterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile agli uomini. Anche la parola esprime quindi un incontro di tipo sacramentale. La parola corrisponde non solo al modo, ma anche al fine, che la salvezza. La parola non e semplice comunicazione di nozioni, nella teologia biblica, infatti, non viene ristretta ad una dimensione noetica, ma e actio Dei. Dabar la parola che crea, parola che guarisce, la parola copre tutte le due dimensioni, creazionale e redentiva: SI 32,6 Il suo potere e tale che dalla parola del Signore furono creati i cieli (con la parola Dio crea); SI107,19-20 Mand la sua parola e li fece guarire, li salvo dalla distruzione (con la parola Dio guarisce). Cristo fu profeta potente in parole e in opere (eventi) egli comunicava parole di vita eterna (Gv 6,68) - concetto dinamico di parola; diede inizio alla comunit del Regno, ammaestrando i suoi discepoli (Mt 5,1). L'originalit di Cristo talmente centrata sulla parola, da costituire per Gv 1,1 la parola incarnata: E il Verbo si fatto carne. Come si pone la parola in rapporto agli eventi? La parola ha una relazione intensa di reciprocit. Le opere manifestano il contenuto della parola e la parola svolge un servizio nei confronti delle opere, perch quest'ultime possano rimanere oscure, incomprensibili, per es.: la morte di Ges (opera-avvenimento), che i discepoli di Emmaus lessero come sconfitta
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(credevamo, pensavamo). Le parole di Ges danno invece una lettura giusta di quellavvenimento. Le opere si manifestano, le opere spiegano, interpretano... quindi servizio di reciprocit. Dei Verbum 3: Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cf. Gv 1,3), offre agli uomini una perenne testimonianza di s nelle cose create (cf. Rm 1,19-20). Inoltre, volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifest se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li risollev nella speranza della salvezza (cf. Gn 3,15) ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza perseverando nelle opere di bene (cf. Rm 2,6-7). A suo tempo chiam Abramo, per fare di lui un popolo numeroso (cf. Gn 12,2-3); dopo i patriarchi ammaestr questo popolo per mezzo di Mos dei profeti, affinch lo riconoscesse come il solo Dio vivo e vero, Padre provvido e giusto giudice, e stesse in attesa del salvatore promesso. In tal modo prepar lungo i secoli la via al Vangelo. La parola rispetto ai sacramenti svolge ugualmente un servizio (dedicheremo un paragrafo fra i rapporti tra sacramento e parola).
c)
I riti
Una terza mediazione che caratterizza il modo umano dell'intervento salvifico di Dio sono i riti. Ci riguarda particolarmente perch i sette sacramenti sono fondamentalmente dei riti. Cosa un rito? La sua definizione etimologica, per alcuni autori, viene dal sanscrito rita, cio ci che conforme all'ordine. Il termine rito contiene al suo interno un aspetto chiave che la sua fissit, perch il rito, per sua definizione, deve avere una stabilita. Se un rito deve cambiare, lo si fa con molta lentezza, altrimenti perde la sua caratteristica. Il rito si compone di diversi elementi (parole, simboli, cose, gesti, posizioni del corpo...). Si comprende anche come il termine rito ha una sua dimensione spregiativa, perch si ama la novit, il cambiamento, vedendo cosi nel rito un qualcosa di stereotipato, impersonale. Per nel rito colpisce la sua universalit antropologica. Perch luomo ha bisogno di riti? Perch li inventa? L'uomo non solo homo sapiens, homo faber, ma anche homo religiosus, che ha una dimensione trascendente, e homo ritualis. Il rito vuole essere questa mediazione di questo mondo del mistero. Oggi si tenta di rivalorizzare
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lattivit rituale. Scrive Gegaert: Il rito religioso nasce fondamentalmente dalla consapevolezza che lesistenza dell'uomo non si esaurisce in beni di consumo (scienza, tecnica, politica, ...), ma viene confrontata con un'altra realt nella quale tutta lesistenza immersa e senza la quale non possibile conferirgli un significato. Dio si serve anche dei riti, che sono una mediazione umana, per comunicare la salvezza. Non solo gli avvenimenti della storia, non solo la parola, ma anche i riti appartengono all'ordine salvifico di Dio. facile dimostrarlo nellAT, mentre nel NT Ges ha una posizione profetica contro i riti, una posizione critica (Mc 7,19 la distruzione del tempio). Al tempo stesso, dobbiamo riconoscere che Ges non venuto per abolire la dimensione rituale, anche se subisce una critica perch alla samaritana Ges dice adorerete il Padre n su questo monte n a Gerusalemme (due dimensioni rituali, espressione dell'incontro con Dio), ma nel dono dello Spirito Santo. Ges ha una percezione diversa del rapporto fra Dio e luomo; uno degli aspetti pi originali del suo messaggio la relativit del mondo rituale nel rapporto con Dio. Ci non significa l'abolizione del mondo rituale da parte di Ges, per il fatto che egli si manifesta come un uomo orante, che va al tempio (Mc 13,1). Ai suoi discepoli, dopo la resurrezione, dice andate e battezzate, quindi comunicare la salvezza non solo attraverso l'annuncio, ma anche attraverso un rito, il battesimo. E quando spezza il pane e versa il vino, dice: fate questo in memoria di me. Invita quindi i suoi discepoli a conservare un rito particolare. L'assunzione dell'elemento rituale non viene sconfessato nell'economia cristiana, anzi essa il luogo in cui Dio si comunica, ed e uno dei compiti della Chiesa inviata.
1.1.3 IL MOTIVO
Il tema della condiscendenza ci permette di giungere al motivo ultimo dei sacramenti e della condiscendenza stessa. Dio si adatta alluomo e istituisce i sacramenti perch ama. Il motivo ultimo dei sacramenti dunque lamore di Dio per luomo.
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I sacramenti trovano nellamore il loro funzionamento, il loro scopo, la loro motivazione e, infine, il loro risultato.
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Misteri pagani. Come si e passati dal mistero al sacramento cultuale? Nella religiosit pagana il mistero era legato ad una ritualit cultuale (misteri eleusini). Il termine mysterion (myo + stein: chiudo la bocca) ha un'accezione di segreto, di misteriosit, di nascosto, di oscuro, di arcano. Sacramentum deriva da SACRARE + STRUMENTUM SACRARE = Dedicare, votare, render sacro, render inviolabile, eternare. STRUMENTUM = Strumento (-mentum la classica terminazione dei nomi verbali). Per i Romani la parola Sacramentum indicava due cose comunque legate da un rito: 1. Giuramento di fedelt del soldato verso il suo padrone o la Patria, oppure consacrazione della persona. 2. Somma di denaro che due contendenti in una disputa civile depositavano nel tempio.
TERMINE BIBLICO. Il termine sacramento non si trova nella S. Scrittura; ma ovviamente ci non significa che non esista la realt corrispondente. Il termine biblico quello di mysterion; per i primi cristiani era pi importante la vita che una "teoria sacramentale". L'accezione di segreto, contenuta nel termine greco si capisce nella Scrittura non nel senso di assoluta incomprensibilit, bens come segreto divino di un progetto salvifico da attuarsi nella storia dell'uomo. Accesso al mistero si ha soltanto attraverso la fede. Questa concezione di mistero (segreto divino che si sviluppa) si trova sin dai primordi della salvezza (Abramo) e poi raggiunge il suo fulcro in Ges Cristo (Mc 4, 11: Il mistero del regno di Dio). Il regno di Dio l'azione salvifica di Dio che passa e si attua in Ges Cristo. Di conseguenza nel N.T. il mistero si identifica con Ges. Per S. Paolo il mistero identificato con Ges Cristo (Col 1, 26; 2, 2; 1Cor 2, 1; Ef 3,3ss.; 1Tim 3, 16)
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Come avviene il passaggio da mistero a sacramento? 3 Le prime versioni latine della Bibbia greca tradussero mysterion con sacramentum; nella Chiesa primitiva c'era la convinzione che la realt intesa col termine mysterion confluiva nel termine sacramentum. Nella Vulgata, Girolamo introduce fortemente questa nuova terminologia, anche se in latino biblico esiste la parola mysterium. Il primo grande Padre che getta le basi della teologia sacramentaria TERTULLIANO che utilizzava il termine sacramento con il significato di "giuramento" in rapporto al battesimo4 . Il termine viene utilizzato anche riguardo allEucarestia. I sacramenti legano a Cristo, come un giuramento. L'uso dei termini mysterion e sacramentum collegato ad una vasta estensione del concetto; indicano infatti tutto ci che comunicazione di salvezza; ad esempio IGNAZIO 5 dice che tre sono i misteri: la verginit di Maria e il suo parto, la croce e il servizio eucaristico. GIUSTINO segue Ignazio e chiama misterion tutti gli eventi salvifici. IRENEO dice che mistero tutto ci che comunica la salvezza, quindi anche elementi sensibili o storici (per esempio acqua e pane). Per GIOVANNI CRISOSTOMO il battesimo sacramento e rende pura lanima. per necessaria la fede. AGOSTINO il primo a darci una definizione di sacramento: usa il termine segno (quella cosa che oltre all'immagine visibile ai sensi, mi fa venire in mente un'altra cosa...per esempio la bandiera mi rimanda alla patria); i sacramenti sono dei segni sacri, ossia un rito in cui ci che viene compiuto strutturato in modo da significare un'altra realt che si deve ricevere santamente. Agostino estende la realt di sacramento anche ad altri segni (per esempio alla circoncisione degli Ebrei). Cos il mistero, che originariamente indicava una realizzazione storica del piano di salvezza di Dio, pian piano assume una connotazione liturgica, e questo passaggio non arbitrario, ma in linea, in continuit. Da unoriginaria identificazione tra misterion e sacramentum si passa in seguito ad una diversificazione dei significati tra MISTERO e SACRAMENTO.
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Vedi R. LODI, Mysterion e sacramentum, EDB, Bologna 1986. TERTULLIANO, De baptismo, Contro Marcionem 4,4. IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Lettera agli Efesini (19,1).
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