NOTE AD ESCLUSIVO USO PRIVATO PONTIFICIO ISTITUTO LITURGICO 2006 - 2007 INTRODUZIONE Qualcuno arrivato ad affermare che la storia non esiste, ma che esistono soltanto gli storici. Esagerazione e paradosso certamente, che contiene per un qualche insegnamento. Infatti la storia non mai un dato nudo e preciso; necessita sempre di una interpretazione; lo storico parla sempre in un determinato luogo e in un determinato contesto. Lo storico un essere umano situato in coordinate !en precise, e sta!ilisce quindi un particolare circolo ermeneutico con i dati e avvenimenti storici, con le fonti che, in modo consapevole o inconsapevole, raccoglie, sottolinea, esclude o enfatizza. In ogni modo, il vero storico, come ogni uomo di cultura, dev"essere posseduto da un desiderio di verit#. $e, come alcuni affermano, non esiste una verit# storica, in ogni caso lo storico deve adoperarsi per costruire un storia vera. %on questo spirito noi intendiamo parlare di storia della liturgia. La storia della liturgia riveste una grande importanza, costituisce, tra l"altro, il quadro di riferimento per la conoscenza e l"interpretazione adeguata delle strutture cele!rative della liturgia attuale. La %ostituzione sulla liturgica del &aticano II afferma che la liturgia va insegnata sotto l"aspetto sia teologico e storico sia spirituale, pastorale e giuridico '$% ()*. Lo stesso documento, tra le norme generali per attuare la riforma della liturgia, sta!ilisce quanto segue+ ,er conservare la sana tradizione e aprire per la via ad un legittimo progresso, la revisione delle singole parti della liturgia deve essere sempre preceduta da un"accurata ricerca teologica, storica e pastorale- '$% ./*. La storia della liturgia ci aiuta quindi anche alla valutazione della recente riforma liturgica, con i suoi pregi e i suoi punti de!oli. 0entre sui principi della riforma ci si trova facilmente d"accordo, si possono sempre sollevare o!iezioni su come tali principi siano stati rispettati e applicati nella concreta realizzazione dei diversi nuovi li!ri o Ordines. %os1, ad esempio, in questo contesto sono state sollevate alcune critiche al 0essale di ,aolo &I. 2uttavia gli storici non possono ignorare il fatto che $% 34 ha decretato una profonda riforma del 0essale di ,io &. Il di!attito al riguardo dimostra talvolta una certa ignoranza della storia. %ome !ene ha affermato san 5irolamo+ 0olti cadono in errore perch6 non conoscono la storia 'In Matthaeum I,.,..+ %%L 74,(7*. La liturgia della %hiesa si esprime attraverso un complesso di forme che andato soggetto ad un divenire lungo il corso dei secoli. In esso esiste, come afferma ancora la %ostituzione liturgica, certamente una parte immuta!ile, perch6 di istituzione divina; per vi troviamo anche parti suscetti!ili di cam!iamento, che nel corso dei tempi possono o anche devono variare, qualora in esse si fossero insinuati elementi meno rispondenti all"intima natura della stessa liturgia, o si fossero resi meno opportuni '$% .(*. La %ostituzione 5$, al n. 38, dichiara che la %hiesa 9-: si servita delle differenti culture, per diffondere e spiegare il messaggio cristiano nella sua predicazione a tutte le genti, per studiarlo ed approfondirlo, per meglio esprimerlo nella vita liturgica e nella vita della multiforme comunit# dei fedeli. Ecco quindi che esiste un rapporto stretto tra cultura e liturgia+ ogni epoca cele!ra in coerenza con la sua visione della realt# glo!ale, in cui la civilizzazione influisce in modo determinante. ;el linguaggio attuale, i termini culto e liturgia sono frequentemente utilizzati come termini equivalenti. $ono parole per che hanno le proprie radici e risonanze semantiche. <icordiamole !revemente. La parola liturgia deriva dal greco leitourgia 'composta da laos e ergon = azione del popolo o per il popolo*; il termine pi> adoperato oggi e riconosciuto dal diritto e dal magistero ecclesiali. La sua dimensione popolare 'da laos = popolo* stata usata talvolta per giustificare, partendo dalla propria semantica, la partecipazione del popolo alla liturgia. Il termine culto, invece, deriva dal latino colere che pu significare aver cura 'dei campi* o venerare 'la . divinit#* e, possedendo la stessa radice semiologia, ci conduce al concetto di cultura. ,roprio il rapporto culto ? cultura intende essere uno dei fili conduttori della storia della liturgia cos1 come noi vogliamo studiarla. @a qui l"interesse e la necessit# di collocare ogni fase storica della liturgia, non solo nella cornice della vita della %hiesa, ma anche nel rapporto dialettico con gli avvenimenti e trasformazioni politico ? culturali che ogni epoca ha vissuto. 2eologia, liturgia e cultura camminano assieme. @a sempre la fede si mostra strettamente legata alle comunit# che la vivono, ai tempi e ai luoghi che la segnano. $econdo la nota formula di A. ;eunheuser, questa griglia pu essere indicata come storia della liturgia attraverso le epoche culturali, ossia il culto visto nel succedersi delle civilizzazioni. ,er l"evoluzione storica delle singole cele!razioni, rimandiamo ai rispettivi trattati, sia dei sacramenti sia delle altri parti della liturgia. In questa sede, a noi interessa una visione d"insieme. &ogliamo quindi illustrare le grandi linee dell"evoluzione storica della liturgia e lo spirito che ha presieduto ciascuna delle tappe fondamentali di questo sviluppo. La veduta panoramica che proponiamo intende evidenziare le pi> importanti fasi di sviluppo della liturgia cristiana. @al I& secolo in poi, ci limitiamo per all"am!ito della liturgia romana con qualche cenno alle altre liturgie occidentali. Il metodo storico richiede una particolare attenzione alle fonti che documentano i diversi passaggi storici. ,er noi sono particolarmente importanti le $acre $critture, gli scritti dei ,adri, i li!ri liturgici nonch6 i documenti del 0agistero pi> altri documenti che man mano indicheremo. ,er quanto concerne il periodo del ;uovo 2estamento, notiamo che l"apostolo ,aolo si riferisce alla tradizione orale sia per la predicazione '(%or (3,/; .2s /,)* sia a proposito degli usi liturgici, come quando egli, parlando dell"eucaristia, dice+ Io, infatti, ho ricevuto dal $ignore quello che a mia volta vi ho trasmesso- '(%or ((,./*. Ecco quindi che, in questo contesto, si pu considerare anche fonte storica l"uso primitivo eBo costante della %hiesa. / VITA CULTO E RITUALITA NEL NUOVO TESTAMENTO Il ;uovo 2estamento offre a!!ondanti dati sull"argomento. $i tratta per di dati frammentari, per lo pi> occasionali, segnati dalle differenti tradizioni. %i soffermeremo su alcuni passi fondamentali e illuminanti 'appartenenti a tradizioni differenti*, passi che sono come grandi finestre che ci permettono di scoprire con pi> chiarezza l"essenziale. (. Lambie!e "!#$i%#& @al punto di vista cultuale, l"am!iente nel quale le primitive comunit# cristiane si trovavano a vivere presentava un quadro complesso e in movimento. Il culto pu!!lico degli dei tradizionali greci era ancora molto vivo nei tempi apostolici 'cf. Ct (D,8E(8; (F,./ED(; (%or (4,(DE..*+ culto che ,aolo '<m (* e Luca 'Ct (7* condannano senza attenuanti. 0a c"era anche un ampio movimento ? filosofico e religioso ? di spiritualizzazione del culto, specialmente del sacrificio. E" nota la critica filosofica alla religione popolare+ il sacrificio vero e ragionevole 'logiks* l"offerta di s6, il retto vivere+ culto degno dell"uomo ragionevole e di @io la vita morale. Cnche le religioni misteriche ritenevano i sacrifici materiali indegni della divinit#+ il vero culto interiore, della persona+ la preghiera o, meglio ancora, l"esperienza mistica, l"immersione in @io senza parole, l"unione a @io nel silenzio, da spirito a spirito, il pensiero inespresso. In epoca apostolica il tempio di 5erusalemme con il suo rituale si ergeva ancora con tutto il suo splendore. 0a anche la sinagoga aveva un ruolo centrale, sia in ,alestina che nella diaspora+ elementi costanti del culto sinagogale erano la preghiera, la lettura della $crittura e l"omelia. Clmeno in linea di principio per la sinagoga non costituiva un"alternativa al culto del tempio+ la fede trova ancora espressione, al livello della coscienza nazionale e nel suo aspetto ufficiale, nei sacrifici e nel tempio, unico centro del giudaismo mondiale. ;aturalmente il culto israelitico era !en diverso dal culto pagano. Il paganesimo fondamentalmente naturalistico, Israele cele!ra invece eventi storici+ il suo culto perci caratterizzato dalla memoria, afferma il primato della ,arola che proclama la signoria divina sulla storia e su tutto l"am!ito della vita ' dunque ascolto, conversione e missione*, e vi , infine, una tensione verso un futuro intervento salvifico. %i nonostante era facile anche per gli israeliti cadere in quella specie di ipocrisia cultuale, che ingigantisce i riti a scapito della vita+ di qui le invettive dei profeti, talvolta cos1 violente che qualcuno ha creduto scorgervi ? ma a torto ? una condanna del culto in s6 'cf. Cm 3,.(ss; Is (,(4ss; 5er 7,(ss*. In epoca apostolica varie correnti si affiancavano l"una all"altra, e le tendenze alla spiritualizzazione del culto erano diffuse, sia in ,alestina che nella diaspora+ queste tendenze riformiste e pietiste non eliminavano per ? almeno in linea di principio ? la validit# del tempio e dei suoi sacrifici. La comunit# di Qumran, ad esempio, praticava un culto spirituale+ non rifiutava per principio i sacrifici del tempio 'al contrario, li sognava restaurati e purificati nel tempo dal rinnovamento*, ma riteneva che il culto praticato al tempio fosse ritualmente invalido, e perci non vi partecipava. E il giudeo alessandrino Gilone '.4 a.%. ? 34 d.%.* si spingeva molto pi> in l#+ @ue sono i santuari di @io+ il primo l"universo visi!ile, in cui il 5rande $acerdote il ,rimogenito di @io, il Logos divino; l"altro e l"anima razionale, il cui sacerdote l"uomo volto alla verit 'De Somniis I, .(3+ Les Oevres de Philon dAlexandrie (F, @u %erf, ,aris (F)., ((3*. D .. D'e (a!i )ee$a*i& In questo quadro complesso e in movimento si inserisce il ;uovo 2estamento. %" un primo dato importante e vistoso+ le comunit# cristiane evitano rigorosamente di usare termini cultuali ? gi# in uso nel greco dei LHH ? per designare luoghi di culto, tempi, riti, cose e persone; in compenso usano a!!ondantemente e ripetutamente termini cultuali per designare am!ienti e cose che nell"opinione comune sono profani, quindi non cultuali. Evidentemente ci non pu essere interpretato come un puro e semplice capriccio linguistico. In senso rituale il voca!olario riservato al culto giudaico e pagano; quando applicato a realt# cristiane designa l"esistenza cristiana 'in particolare la vita di carit# e l"apostolato* o l"opera del %risto, mai il culto liturgico, mai l"eucaristia. %os1 i termini culto e cele!rare il culto '<m (.,(; Gm /,/; E! (.,.8*. %os1 ancora liturgia, compiere un servizio liturgico+ applicati agli israeliti indicano il culto, applicati a %risto indicano la sua esistenza e il suo sacrificio 'E! 8,); F,((ss; (4,(F*, applicati ai cristiani non indicano mai il servizio liturgico, eccetto in Ct /,.. Lo stesso si deve dire del voca!olo sacrificio o vittima, e di altre espressioni cultuali, come offerta, versare in li!agione, offerta di soave odore, ecc. 0a accanto a questo dato, do!!iamo fare una seconda constatazione+ nel ;uovo 2estamento sono innega!ilmente presenti tratti che possiamo chiamare liturgici e rituali, cele!rativi. La liturgia della vita non annulla, ma postula il culto rituale. I cristiani non hanno luoghi di culto fissi, per si raccolgono nelle case 'Ct .,.); 3,D.; <m (),(3.(F; %ol D,(3; (%or (),(F; Gm .*. E qui svolgono una loro assemlea, che comprende diversi elementi+ la cena fraterna e la frazione del pane, esortazioni e insegnamenti, canti, inni, dossologie, confessioni di fede. @ecisiva era la convinzione della presenza dello $pirito e della presenza del $ignore risorto+ di qui la gioia. $an ,aolo parla della cena del $ignore '(%or ((* e, forse separata o forse congiunta, di un"assem!lea che si centrava sulla ,arola+ insegnamento, salmi, rivelazione, il parlare in lingue e la sua interpretazione '(%or (D*. In (2m D,(/ si parla di lettura, predicazione e insegnamento. %i che caratterizza le prime comunit# cristiane il loro ardore a riunirsi '0t (8,.4; (%or ((,(7..4.//E/D; (D,./..); Ct D,/(; .4,7E8; E! (4,.3; 5c .,.; ecc.*. Il riunirsi o il convenire insieme dei fedeli nel medesimo luogo l"elemento significativo del servizio liturgico cristiano. 5li Ctti ci dicono che la comunit# si riuniva ogni giorno '.,D)*, ma pi> tardi altri testi ci fanno capire che prese rilievo il primo giorno della settimana o giorno del $ignore, cio del $ignore risorto o domenica 'Ct .4,7; (%or (),.; Cp (,(4*. %i sono anche tracce di formule ed esclamazioni in qualche modo fisse+ amen '(%or (D,(); Cp 3,(D; 7,(.; (F,D; ecc.*, alleluia 'Cp (F,(E)*, osanna '0t .(,F; 0c ((,FE(4*, maranatha e la formula nei secoli dei secoli '<m (),.7; 5al (,3; Gil D,.4; (2m (,(7; ecc.*. @el resto, noto che molte parti del ;uovo 2estamento trovano il loro I$itz im Le!en" nell"am!iente liturgico, e diversi ricordi del $ignore furono conservati per il !isogno del culto, ricevendone l"impronta. Interessanti sono, in proposito, le epistole paoline, ricche di richiami liturgici, soprattutto nei pream!oli e nelle conclusioni, e questo dovuto al fatto che ,aolo, scrivendo le sue lettere, aveva davanti agli occhi l"assem!lea riunita per il culto e sapeva che le sue lettere vi venivano lette. In epoca neotestamentaria, la liturgia non si configura come realt# a s6 stante, come fatto capace di vita e significato autonomi. Essa si colloca all"interno di un evento glo!ale che ha gi# fatto nascere la comunit# di fede. La liturgia si presenta quindi come momento caratterizzante una vita di fede comunitaria e non come parentesi sacra in un contesto di vita quotidianamente profana. 3 +& Le $a(i%i eb$ai%,e e *a!!e))iame!# (i Ge"-& Le ricerche attuali sottolineano fortemente la connessione genetica del culto cristiano con il mondo giudaico, sia !i!lico che eJtra!i!lico. &iene quindi ridimensionata l"opinione di coloro che, alcun decenni fa, magnificavano le analogie del culto cristiano con le religioni misteriche greche. @a quanto a!!iamo detto sopra si pu gi# intuire che il rapporto tra ritualit# cristiana e ritualit# e!raica nel periodo apostolico caratterizzato al tempo stesso di continuit# con la tradizione e!raica, da un lato, e di novit# cristiana dall"altro. Questo spirito di continuit# e di novit# spiega l"atteggiamento di 5es> verso il culto del suo popolo, un atteggiamento di fedelt# alle tradizioni e!raiche in accordo, per, con lo spirito critico proprio di un riformatore+ ;on pensate che io sia venuto ad a!olire la Legge e i ,rofeti; non sono venuto per a!olire, ma per dare compimento '0t 3,(7*. 5es> rispetta le pratiche sacrificali del suo popolo. ;on rifiuta i sacrifici nel tempio, ma insegna ai suoi seguaci che tali sacrifici dovre!!ero includere la riconciliazione e la comunione col proprio fratello e sorella '0t 3,./E.D*. Egli considera il tempio di 5erusalemme come la casa di @io, come la casa di preghiera '0t .(,(/; 0c ((,(7*. La sua violenta reazione contro coloro i quali profanavano la santit# del tempio ne costituisce la prova '0c ((,(3*. %ome ogni fedele e!reo, 5es> osserva il sa!ato. 0a nelle sue argomentazioni con i farisei egli afferma che il sa!ato stato fatto per l"uomo e non l"uomo per il sa!ato '0c .,.7*. Infine, 5es> partecipa alle grandi feste del suo popolo. $i reca a 5erusalemme per cele!rare la ,asqua e!raica '0t .),(7E(F*, osserva il giorno di ,entecoste '5v 3,(*, la festa delle %apanne '5v 7,(4* e la @edicazione del tempio '5v (4,..E./*. 2uttavia egli annuncia che sare!!e giunto il momento in cui il popolo non avre!!e pi> reso culto a @io in 5erusalemme '5v D,.4E.(*, che il tempio sare!!e stato distrutto '0t .(,(E/* e che i veri adoratori avre!!ero adorato il ,adre in spirito e verit# '5v D,./E.D*. La riforma del culto e!raico non consiste solo nella critica e nella epurazione di alcune delle sue componenti. Essa coinvolge qualcosa di pi> profondo. 5es> reinterpreta elementi della religione del suo popolo nel contesto della sua propria dottrina e missione. ,erci la cena pasquale da considerarsi in sua memoria, il !attesimo deve amministrarsi nel nome del ,adre del Giglio e dello $pirito $anto, e le $critture sono da leggersi alla luce della sua persona. 5es> non elimina questi elementi, n6 cam!ia le loro caratteristiche, ma d# loro un significato radicalmente nuovo. Kperando cos1, possiamo !en dire che 5es> istituisce una nuova religione e una nuova forma di culto, !ench6 saldamente fondate sulle tradizioni e!raiche. In questo senso si parla di continuit# e novit#. .& C#%*'"i#e Ln giudizio glo!ale sulla liturgia delle comunit# apostoliche potre!!e essere il seguente+ la prassi cultuale appare come una sintesi armonica fatta da li!ert# e disciplina. Lo scopo primario sempre quello della edificazione della comunit# cristiana come corpo del <isorto nel mondo. Questa oikodom! '(%or (D,/.3.(..(7 e .)* giustifica sia la ricchezza e li!ert# creatrice, sia il controllo e discernimento quando si manifestano gli a!usi. $ullo sfondo della tradizione e!raica, in questo periodo degli inizi quattro fattori sono essenziali per la formazione e lo sviluppo del complesso liturgico cristiano+ il messaggio e l"attivit# di 5es>; il mistero della sua morte e risurrezione; la consapevolezza della presenza del $ignore in mezzo ai suoi; l"azione dello $pirito $anto. ) LA LITURGIA IN TEMPI DI RELATIVA CLANDESTINITA /"e%#*i II-III0 Le comunit# cristiane di quest"epoca si erano sta!ilite soprattutto nelle citt# attorno al 0editerraneo, nell"area del impero romano. L"impero non era ancora diviso amministrativamente in impero d"Kccidente e impero d"Kriente, e formava un"unica entit# rafforzata ancora di pi> dall"uso di una stessa lingua, il greco comune o koin!, il cui uso si pu dire che si estende dalle conquiste di Clessandro 0agno nel secolo I& a. %. fino al regno di 5iustiniano nel secolo &I dopo %risto. Le comunit# cristiane vivevano in una certa clandestinit#, dato che la loro religione non era riconosciuta pu!!licamente. Esse furono oggetto di accuse e di calunnie e su!irono anche numerose ondate di persecuzioni, prima che l"editto di tolleranza del /(/ riconoscesse loro la li!ert# di culto. ,er l"organizzazione interna, le comunit# cristiane si sono sviluppate con una certa autonomia. ,ilotate, certo, dalle tradizioni comuni ricevute dagli apostoli e mosse dallo $pirito $anto, esse si sono date, in ogni citt#, diverse istituzioni necessarie al loro funzionamento; le tendenze centralizzatrici si manifesteranno soltanto in un"epoca successiva, dopo la !ufera delle persecuzioni. La messa in opera delle istituzioni stata fatta progressivamente e non senza fatica, talvolta a tentoni. Aisognava infatti trovare vie autenticamente cristiane in mezzo ai metodi dei gruppi gnostici e di altri gruppi simili. Lo si constata soprattutto nella progressiva costituzione del %anone delle $critture e nell"istituzione dei ministeri. 2utto questo condizionava il modo di tenere le assem!lee e la maniera di cele!rare. 1& Le 2#!i& @alla compenetrazione reciproca e dall"unione dei vari elementi che si riscontrano negli scritti del ;uovo 2estamento e nel suo am!iente sono s!occiate, nel corso dei secoli II e III, le prime forme di liturgia cristiana. Le fonti che in questo periodo ci offrono notizie sulla liturgia cristiana sono, in primo luogo, i ,adri apostolici+ la Didach", %lemente <omano, Ignazio di Cntiochia, ,olicarpo di $mirne. 2ra i ,adri apologisti, importante la testimonianza del filosofo e martire 5iustino, a cui do!!iamo la prima descrizione della cele!razione eucaristica 'I Apologia )7*. Il pi> antico di questi documenti, la Didach", composto all"inizio del secolo II in greco, un manuale che tratta della morale cristiana e delle istituzioni ecclesiastiche. Cccanto alla morale cristiana, presentata sotto forma di due vie, cio la via della vita e la via della morte, lo scritto contiene istruzioni sul !attesimo, sul digiuno, sulla preghiera, sull"eucaristia. Esso raccoglie inoltre le prime prescrizioni giuridiche per i mem!ri della comunit# cristiana e le raccomandazioni di aspettare vigilanti la seconda venuta di 5es> %risto. ,er prima volta troviamo, poi, dei testi liturgici nell"ordinamento ecclesiastico che, giunto a noi in cattivo stato 'l"originale greco si perso, ma era stato tradotto a diverse lingue*, alcuni storici, intorno al (F(4, hanno creduto di poter chiamare #radi$ione Apostolica, attri!uendola a Ippolito di <oma 'secondo studi recenti, una raccolta di materiali provenienti da diverse fonti e da epoche diverse; nel suo insieme, non rappresentere!!e la prassi di nessuna comunit# cristiana particolare*. Il titolo 2radizione Cpostolica stato letto sul !asamento di una statua, ritrovata e restaurata nel <inascimento '(33(*, statua che si pensava raffigurasse Ippolito, ma che un"ipotesi recente, pi> credi!ile, interpreta come una personificazione della filosofia. L"analisi del documento lo fa collocare nella prima met# del secolo III, in $iria o Clessandria. <icordiamo anche che stato integrato in numerose altre raccolte di norme ecclesiastiche e anche rimaneggiato in documenti 7 derivati. Il contenuto del nostro documento mostra che in questa fase della tradizione orale si ritenuto opportuno raccogliere alcune normative per certe istituzioni liturgiche, dato che tratta successivamente delle ordinazioni, del !attesimo, delle assem!lee e della preghiera. In pieno secolo III, e in continuit# con i dati offerti dalla #radi$ione Apostolica, soprattutto per quanto riguarda il !attesimo, l"eucaristia e il conferimento del ministero ecclesiale, sono importanti nel nord d"Cfrica gli scritti di 2ertulliano e %ipriano, che rappresentano gli inizi della letteratura cristiana in lingua latina, prima ancora che a <oma. Ln altro ordinamento ecclesiastico, meno importante che il precedente per quanto riguarda la liturgia, la Didascalia degli Apostoli+ redatto in greco, a noi pervenuto in traduzioni, in particolare in siriaco e in latino; lo si data alla prima met# del III secolo, e la sua patria sem!ra essere stata la regione di Cntiochia in $iria. %ontiene soprattutto delle esortazioni pastorali indirizzate ai vescovi per l"esercizio del loro ministero. $i parla dell"organizzazione delle assem!lee, dell"accoglienza degli stranieri, delle cele!razioni pasquali, del calendario e dei digiuni della preparazione pasquale; ha un grande spazio la riconciliazione dei penitenti. La Didascalia la fonte principale dei sei li!ri delle %ostitu$ioni Apostoliche. 2& Le i"!i!'3i#i *i!'$)i%,e& Le prime generazioni cristiane dovettero reagire all"accusa di essere atei e senza religione. Cl pagano %elso che diceva+ I vostri occhi non possono sopportare n6 templi, n6 altari, n6 immagini di divinit#, il cristiano 0inucio Gelice alla fine del II secolo riconosce che i cristiani non hanno n6 templi n6 altari. Le comunit# cristiane cele!ravano una liturgia semplice ed essenziale; vi suppliva la ricchezza dei contenuti e il fervore dei fedeli, senza confronto con le religioni antiche e neppure con quella giudaica. ,ur ammettendo delle differenze locali, questa ritualit# riconosci!ile come un patrimonio fondamentalmente comune alle varie %hiese. L"invito a partecipare alle assem!lee una costante nei documenti di questo periodo. <icordiamo soltanto uno dei testi pi> noti, quello della Didascalia degli Apostoli 'cf. testo in 0. 0etzger, Storia della liturgia& Le grandi tappe, $an ,aolo, %inisello Aalsamo (FF), 37E38*. $ui *#%a*i 4e$ i* $a('# (e**a""emb*ea i dati archeologici sono rari. Questi locali erano case private pi> o meno ristrutturate, e hanno ricevuto il nome di domus ecclesiae. E" nota la domus ecclesiae 'costruita nel ./4 circa, e distrutta dai persiani nel .3)* ritrovata sotto la sa!!ia del deserto, a est della $iria, a @ouraEEuropos, antica colonia militare romana sull"Eufrate, una citt# che non pi> stata ricostruita. @i questo complesso sono stati ricuperati la sala liturgica e il !attistero, il cui soffitto decorato con stelle. ;elle mura troviamo anche rappresentazioni di scene !i!liche, simili a quelle che si trovano nelle catacom!e romane. Lo storico Euse!io di %esarea '.)3E//F*, per designare i locali utilizzati per le assem!lee cristiane, adopera l"espressione case delle preghiere, ma applica loro anche il termine chiesa, che designa anzitutto l"assem!lea in quanto popolo convocato da @io. Il locale delle sinassi cristiane non la dimora della divinit#, come nei templi pagani, ma la casa dell"assem!lea, come erano le sinagoghe. %ome dicevamo sopra, la pi> antica descrizione della %e*eb$a3i#e e'%a$i"!i%a si trova nella I Apologia di 5iustino 'del (3. circa*. In questo scritto destinato a dei pagani, l"autore vuole contro!attere le calunnie sparse contro le riunioni dei cristiani ed esporre, con un linguaggio accessi!ile, lo svolgimento di queste assem!lee, descrivendo le cele!razioni eucaristiche che vi erano cele!rate 'cf. cap. )3, (E3; )7, /E)*. La #radi$ione Apostolica, al cap. D, raccoglie il testo di una preghiera eucaristica nel contesto del rito dell"ordinazione episcopale. $i tratta di una composizione unitaria, mentre il formulario eucaristico della Didach! costituito da una successione di !enedizioni. Ganno allusione al ba!!e"im# diversi scrittori del II e III secolo come 2ertulliano, che ha scritto un !reve trattato in merito, senza tuttavia dirci molto sul cerimoniale. 8 Lgualmente 5iustino prima di lui. 0a la #radi$ione Apostolica, nei cap. (3E.(, che ci informa meglio sull"istituto !attesimale. E" nota l"affermazione di 2ertulliano cristiani non si nasce, si diventa ''iunt( non nascuntur christiani+ Apologeticum (8,D*. ,er diventare cristiani sorta l"istituzione del catecumenato, una delle realizzazioni pi> riuscite della %hiesa dei secoli II ? III. ,er meglio capire la struttura dell"istituzione catecumenale e il suo significato, gli storici fanno riferimento alle religioni misteriche. Le religioni misteriche sono varie forme religiose !en definite, che appartengono ad una precisa epoca storica, quella classica, e che hanno il loro massimo sviluppo nel periodo ellenistico? romano. 2ali forme, che raggiungono la loro massima espressione presso i 5reci, hanno, in effetti, origini anche diverse da quelle elleniche, presentandosi nelle culture frigia, tracia, egiziana, persiana, ecc. e rifluendo da tali culture nel sincretismo ellenistico. $i sa che nei primi secoli dell"era volgare le vere religioni del mondo romano non erano quelle dell"imperatore o della triade capitolina, ma quelle misteriche, fra cui spiccavano+ il culto di 0itra, dio persiano della luce; il culto, originario dell"Csia 0inore, della grande madre %i!ele, dea della fecondit#; quello della magna dea Iside, proveniente dall"Egitto, e, circoscritto al mondo greco; il culto dei misteri eleusini. L"accesso a queste religioni avveniva attraverso un"iniziazione che comprendeva elementi rituali ed ideologici. Clcuni studiosi pongono l"accento pi> sul carattere rituale?operativo dei culti misterici, che sugli elementi ideologici che sono i presupposti dell"aspetto operativo. In ogni modo, tutte e due le dimensioni sono da tenere presenti+ i misteri si presentano come atti rituali, di tipo iniziatico, presupponenti, in ogni caso, uno schema mitologico e un"ideologia. Kdo %asel ha tentato di darne una definizione, che dice cos1+ Il mistero un"azione sacra di carattere cultuale nella quale un fatto salvifico compiuto da un dio, sotto forma di rito diventa attualit#; per il fatto che la comunit# cultuale compie questo rito essa prende parte al fatto salvifico e conquista in tal modo la salvezza 'K. %asel, Il mistero del culto cristiano, <oma (F83, pp. F3EF)*. ,ur riconoscendo l"assoluta trascendenza della rivelazione e del culto cristiani, il %asel ritiene di poter individuare un comune Itipo" misterico, che, provvidenzialmente anticipato nei misteri pagani, trova nel cristianesimo la sua compiuta ed effettiva realizzazione. Infatti tra il cristianesimo e certe forme religiose dell"antichit#, le religioni misteriche appunto, ci sono dei punti in comune. $i tratta nei due casi di un"esperienza nella quale !isogna entrare senza poterlo fare in nome della tradizione familiare e sociale, come supponevano le religioni della citt#. In secondo luogo, nelle religioni misteriche come nel cristianesimo, viene annunciata una salvezza nella quale si introdotti simultaneamente per mezzo di riti e di una illuminazione appartenente all"ordine della conoscenza rivelata o riservata a chi pu riceverla. Infine l"aspetto istituzionale delle cele!razioni e della solidariet# tra i concele!ranti ha da una parte e dall"altra dei tratti caratteristici. La %hiesa antica, soprattutto quella greca, ha ritenuto dunque di poter parlare di iniziazione a proposito del cristianesimo. $i cercato di adoperare il linguaggio dei non cristiani per poter esprimere, nel loro linguaggio, la realt# del cristianesimo. Cl tempo di 5iustino il !attesimo venne chiamato photismos '= illuminazione*. I riti misterici infatti erano essenzialmente un processo di illuminazione. Esisteva un lessico per l"iniziazione comune ai cristiani e ai pagani. %"erano anche rassomiglianze nei componenti dei riti di iniziazione, come gli scrutini, lo studio di formule sacre, il digiuno, la spogliazione, il lavacro, la veste !ianca e il pasto di iniziazione. Cltre analogie sono la cosiddetta disciplina dell"arcano che riguarda gli elementi dei riti di iniziazione e la conseguente pratica della mistagogia dopo l"iniziazione per spiegare all"iniziato ci che avvenuto durante il rito. E" superfluo rilevare che pagani e cristiani, pur condividendo la stessa o simile terminologia e riti, conferivano ad essi significati radicalmente diversi. F ;ei secoli IIEIII il tempo dei cristiani scandito dalla (#mei%a, giorno del $ignore e cele!razione settimanale della risurrezione. La sola festa annuale di cui si trova notizia, nella seconda parte del secolo II, quella della Pa"5'a. La maggioranza delle %hiese la cele!rava la domenica che seguiva il plenilunio di primavera. 0a secondo una tradizione dell"Csia 0inore fondata sull"apostolo 5iovanni, alcune comunit# la cele!ravano il (D ;isan 'quattordicesimo giorno dal plenilunio di primavera* indipendentemente dal giorno della settimana. Queste differenze diedero luogo a gravi conflitti, soprattutto con il papa &ittore verso il (F3. Cppartengono a questo periodo storico le prime notizie sulla Li!'$)ia (e**e #$e '2ertulliano e %ipriano* e sulla mem#$ia (ei ma$!i$i nel loro dies natalis, con una cele!razione dell"eucaristia sulla loro tom!a 'nel (3) a!!iamo notizia del martirio di san ,olicarpo, vescovo di $mirne e della memoria che di questa martirio fa la %hiesa locale*. Il fenomeno dello )#"!i%i"m#, particolarmente vivo nei secoli IIEIII sia nel giudaismo che nel cristianesimo, ha avuto profonde ripercussioni nell"am!ito teologico e in quello rituale. Clla luce di questa crisi si spiegano certi sviluppi liturgici che hanno origine in questo tempo anche se si manifestano in seguito. Le caratteristiche dello gnosticismo sono il dualismo 'di derivazione mandea* e l"intellettualismo estremisti, che implicano il disprezzo di ci che corporeo. Clle concezioni grossolane e materialiste della religione pagana, la %hiesa aveva reagito dapprima nel sottolineare il culto spirituale, che non ha !isogno di luoghi n6 di tempi sacri, n6 di vistose manifestazioni esterne, ma si compie anzitutto nella vita morale del credente. Kra invece gli autori cristiani vanno in senso opposto difendendo l"aspetto segnico del culto. 2ale cam!iamento, avvenuto a!!astanza rapidamente, si avverte soprattutto in Ireneo di Lione 'fine secolo II*+ in linea con gli apologisti, mentre riconosce l"importanza dell"offerta interiore, difende il realismo della cele!razione cristiana. $e prima non si faceva menzione degli elementi eucaristici e si metteva l"accento sull"azione di grazie, ora l"attenzione va al sim!olismo della cele!razione. ;on quindi casuale il cam!iamento del voca!olario+ se in antecedenza si usava il termine eucharistia, ora si parla di olatio e sacri)icium, un"accentuazione che in Kccidente prender# sempre pi> consistenza. Clcuni am!ienti gnostici, contrari all"uso del vino nella vita ordinaria, tendevano a cele!rare l"eucaristia solo con acqua e pane. $an %ipriano rifiuta questa pratica e, fondandosi su testimonianze dell"Cntico e del ;uovo 2estamento, giustifica l"uso del vino nell"eucaristia. Cl tempo stesso, mette in evidenza il senso sim!olico della mescolanza dell"acqua e del vino, per significare l"unione tra %risto e il suo popolo 'cfr. %ipriano, *pist& )/*. +& C#%*'"i#i& ;ei secoli IIEIII siamo di fronte al passaggio del vangelo di %risto dal mondo e!raicoEaramaico al mondo ellenistico tramite la lingua siriaca e soprattutto greca 'koin!* e latina. ,ossiamo !en affermare che le principali istituzioni liturgiche sono ormai saldamente impiantate, anche se sotto forme ancora a!!astanza elementari. In campo liturgico, come in altri settori della vita della %hiesa, siamo in un periodo di improvvisazione e di creativit#. Cnche se ci pu sem!rare paradossale, la liturgia primitiva, fedelissima alla 2radizione, fu in un certo modo universale proprio perch6 era inconcepi!ile che la tradizione apostolica potesse essere definitivamente e inaltera!ilmente formulata. L"improvvisazione di cui parliamo presupponeva l"osservanza di certi canoni o principi tradizionali, cio punti fermi trasmessi da una generazione all"altra. (4 LA LITURGIA DOPO LA PACE COSTANTINIANA /"e%#*i IV-VII0 Il cosiddetto editto di 0ilano del /(/, voluto dagli imperatori Licinio e %ostantino era un editto imperiale di tolleranza, che consentiva non solo ai cristiani ma a tutti di praticare li!eramente la propria religione, sopprimendo in particolare le precedenti disposizioni persecutorie anticristiane e ordinando che ai cristiani fossero restituiti i !eni loro sequestrati. Lungi dall"attri!uire al cristianesimo un ruolo preminente, l"editto sem!rava promanare dalla volont# di acquistare all"impero il favore della divinit# in tutte le forme in cui essa si manifestava 'tutto ci che di divino vi nella sede celeste*, compresa quella venerata dai cristiani+ un intento sincretistico confermato dal fatto che ancora per qualche anno %ostantino continu a identificare %risto e il $ole invitto, ravvisando nel cristianesimo il principale sostegno dell"impero solo dopo la rottura con Licinio. L"editto di 0ilano, che ci pervenuto nella forma di una lettera circolare emanata dall"imperatore Licinio al suo ingresso a ;icomedia e !asata sulle decisioni congiuntamente prese a 0ilano da lui e da %ostantino dopo la !attaglia di ,onte 0ilvio; costitu1 un momento significativo della nuova politica di pacificazione religiosa perseguita dagli imperatori romani. La decisione imperiale diede la pace alla %hiesa, ma apr1 anche la comunit# ecclesiale al mondo circostante e all"impero romano, provocando non solo facili conversioni, soprattutto nelle citt#, ma anche un inevita!ile contatto con certi elementi culturali, che fino a quel momento erano restati pi> o meno esclusi dall"am!ito cristiano. %i e!!e delle conseguenze anche in campo liturgico. %ome vedremo in seguito, si apre un"epoca di pieno sviluppo delle forme liturgiche. La fondazione di nuove comunit# e la facilit# di comunicazione concesse dall"amministrazione imperiale portarono le %hiese a perfezionare la loro organizzazione territoriale. Ci vescovi delle citt# pi> importanti venne riconosciuto un primato. %os1 il concilio di ;icea, del /.3, legittim i diritti dei vescovi di <oma, Clessandria e Cntiochia, e gli onori dovuti a 5erusalemme. $uccessivamente i concili di %ostantinopoli '/8(* e di %alcedonia 'D3(* ricono!!ero alla nuova capitale dell"impero, %ostantinopoli, un primato d"onore dopo <oma. Cttorno a queste cinque citt# si costituiranno i cinque grandi patriarcati. Questa organizzazione avr# delle conseguenze anche in campo liturgico dando vita in seguito alle diverse famiglie o tradizioni liturgiche. ;otiamo infine che con la caduta dell"impero <omano 'Kdoacro depone <omolo Cugustolo nel D7)*, la %hiesa chiamata ad esercitare un ruolo molto attivo nella configurazione e dinamica di una societ# in cui dominava l"anarchia e la crudelt# dei costumi !ar!ari. In questo modo nasce la cristianit, sistema politicoEreligioso che caratterizzer# per molti secoli Europa occidentale. 1& Le 2#!i& ,er la conoscenza della struttura e della prassi liturgica del tempo, risulta decisiva la testimonianza dei ,adri, i quali fanno costante riferimento alla cele!razione nella predicazione e, soprattutto nelle catechesi mistagogiche indirizzate ai neofiti e agli altri !attezzati. I ,adri si soffermano a descrivere la cele!razione liturgica, approfondendone il significato sim!olico mediante la spiegazione dei riti, dei gesti e dei testi che la compongono. 2ra i regolamenti di quest"epoca, il pi> importante porta un titolo che ci pu sem!rare anacronistico+ %ostitu$ioni apostoliche. $i tratta di una compilazione del /84 circa, in lingua greca, divisa in sei li!ri, che ha raggruppato, rimaneggiandoli, tre documenti che a!!iamo gi# incontrato nel capitolo precedente+ la Didach", la Didascalia, e la #radi$ione apostolica. (( 2& Le i"!i!'3i#i *i!'$)i%,e& Le istituzioni liturgiche di quest"epoca sono !en conosciute grazie all"a!!ondante documentazione di cui disponiamo. @iamo un rapido sguardo ad alcune di queste istituzioni. La ba"i*i%a. I cristiani e!!ero li!ert# di culto individuale e pu!!lico con il diritto di possedere i luoghi destinati ad esso. Le cele!razioni, specialmente nelle grandi citt#, possono ormai svolgersi in splendide !asiliche costruite soprattutto con l"aiuto dell"imperatore e dei mem!ri della sua famiglia. La !asilica, di origine persiana, era la sala delle udienze del re o asileous, formata da un"ampia aula a pi> navate, sostenute da pilastri, dove trovava sistemazione il popolo, e che convergeva verso un"a!side, dove era collocato il trono del re. ;el mondo romano, la !asilica diventa il luogo in cui si svolgono i processi e altre riunioni a carattere popolare. ,oche modifiche nella pianta dell"edificio furono sufficienti per rendere idonea la !asilica forense al culto cristiano. Infatti, l"a!side conveniva perfettamente come sede per la cattedra del vescovo e come spazio pres!iterale. In questo spazio furono variamente collocati l"am!one, all"inizio della navata principale o come in $iria e nella 0esopotamia al centro della navata, mentre l"altare 'all"inizio mo!ile, poi fisso* posto generalmente nell"a!side. @alle case private 'domus ecclesiae* si passato ad un vero tempio e il tempio vuole l"altare. L"idea quindi della mensa che al momento voluto si dispone sul posto per la cele!razione, passa in secondo piano, e anzi assume sempre pi> la linea esterna di altare fisso sul posto, richiamata da una visione mai del tutto tramontata e di cui anche l"Cntico 2estamento pieno. Cccanto alle chiese principali si costruisce il !attistero. Cll"inizio, i luoghi dedicati al !attesimo erano le stesse terme private, come nel caso del !attistero del Laterano a <oma; in seguito sono luoghi costruiti appositamente, la cui struttura pi> ripetuta quella rotonda o anche ottogonale+ la rotonda, di origine funerario, ricorda che il !attesimo la morte e risurrezione in %risto; l"ottogonale evoca l" ottavo giorno, il giorno nuovo senza tramonto dell"eternit#, dato che il !attesimo nascita alla vita eterna. <ecentemente si discusso molto sull"orientamento delle antiche !asiliche e conseguentemente sull"orientamento dell"assem!lea orante. E" noto il recente studio di LMe 0ichael Lang '+ivolti al Signore& Lorientamento della preghiera liturgica, %antagalli, $iena .44)*. $i sa che nelle culture antiche, la disposizione delle case ma pi> ancora degli edifici di culto sempre stata specificamente studiata in rapporto al sole, fonte della luce. ;el cristianesimo una tradizione molto diffusa imponeva l"orientamento dell"edificio, ossia con l"a!side ad est. $an Aasilio afferma+ ;oi guardiamo a Kriente quando preghiamo- $iamo alla ricerca dell"antica patria, questo paradiso che @io piant nell"Eden, verso Kriente- 'Sullo Spirito Santo .7,))*. Le ricerche archeologiche hanno dimostrato che questa tradizione stata osservata in larga misura in ogni regione dell"impero ma anche che non era una tradizione assoluta. %os1, a <oma, le pi> antiche !asiliche sono rivolte in diverse direzioni e molte, come il Laterano e $an ,ietro in &aticano, hanno l"a!side decisamente rivolta ad ovest. $appiamo inoltre che in tutte le !asiliche nordEafricane del & e &I secolo, l"altare era situato in mezzo alla navata+ dopo la liturgia della ,arola, cele!rata a partire dall"a!side e dalla cattedra del vescovo, il presidente dell"assem!lea e gli altri ministri scendevano gli scalini e avanzavano verso il piccolo altare. I fedeli accompagnavano lo spostamento disponendosi tutti intorno 'cf. G. @e!uNst, Laltare opera darte o mistero di presen$a,, in 5. Aorselli, ed., Laltare mistero di presen$a( opera dellarte, QiqaOon, Aose .443, /(*. F#$m'*a$i *i!'$)i%i "%$i!!i. Il periodo che va dalla met# del I& secolo alla fine del &II il tempo di maggiore creativit# di testi liturgici. %on la crescita delle comunit# cristiane, si sente la necessit# di un certo controllo nelle cele!razioni liturgiche. %os1, ad esempio, alla fine del I& secolo, Cgostino lamenta che alcuni vescovi usano delle preghiere composte da autori incompetenti e addirittura eretici 'De aptismo contra Donatistas ),.3*. $i percepisce quindi la necessit# di una particolare vigilanza e di una pi> stretta disciplina in questo settore; perci diversi concili africani proi!iscono l"uso di formulari liturgici che non siano stati approvati da qualche sinodo o da persone (. competenti. Le testimonianze pi> antiche del canone romano sono curiosamente esterne alla %itt# Eterna; sant"Cm!rogio nella sua opera De sacramentis cita alcuni passaggi che risultano molto simili alla parte centrale del canone della messa romana. ;on do!!iamo dimenticare che durante pi> di tre secoli, la liturgia a <oma stata cele!rata in greco. La latinizzazione della %hiesa di <oma si realizzata progressivamente, passando attraverso un"epoca di !ilinguismo. Il passaggio dal greco al latino nella liturgia romana, concretamente nel canone o anafora eucaristica, avre!!e avuto luogo nel tempo di papa @amaso '/))E/8D*. $econdo tutti gli indizi, il passaggio dal greco al latino non stato realizzato mediante la traduzione dei testi greci al latino, ma attraverso la creazione eJ novo di nuovi formulari scritti direttamente in lingua latina. M'"i%a e %a!#& ;ei secoli I&E& c" una ricca documentazione sul canto nel culto cristiano. $i tratta soprattutto di testi dei ,adri. Aasta citare qui sant"Cgostino, il quale parla pi> volte dell"eccellenza del canto nella liturgia. %os1, ad esempio, nella lettera 33, /DE/3 in cui risponde a 5ennaro su alcune questioni che riguardano i riti cristiani, afferma+ Quando i fratelli si radunano nell"assem!lea ecclesiale, le lodi sacre non devono cantarsi solo quando si fa la lettura e l"omelia relativa, oppure quando il vescovo recita preghiere ad alta voce o viene indetta la preghiera dell"assem!lea della viva voce del diacono. ;egli altri intervalli di tempo non vedo assolutamente che cosa di meglio o di pi> utile, di pi> santo possa farsi dai cristiani riuniti nell"assem!lea ecclesiale. I* %a!e%'mea!#. Clla crescita numerica dei cristiani non corrisponde adeguatamente l"incremento qualitativo nella maturazione degli atteggiamenti cristiani. ;on di rado anzi, sopravvivono nei neofiti vecchie usanze e si manifesta anche in alcuni di essi un preoccupante attaccamento a forme superstiziose. @i ci si lamentano i ,adri, che richiamano i catecumeni all"autenticit# della loro conversione. L"organizzazione del catecumenato raggiunge un livello di massimo splendore nei secoli I&E&, per entrare su!ito dopo in una fase di decadenza, prima di scomparire del tutto. 0olti catecumeni ritardavano la tappa decisiva, come nel caso di Cgostino stesso. %os1 ogni anno i predicatori lanciavano loro dei pressanti appelli, prima di Quaresima, per richiamare quelli che erano gi# da tempo catecumeni e invitarli a chiedere il !attesimo, che veniva cele!rato principalmente nella notte di ,asqua ',entecoste e, in Kriente, Epifania erano parimenti giorni !attesimali, secondo tradizioni locali*. @i essi 5iovanni %risostomo afferma+ cele!rano tutti gli anni la Quaresima e mai cele!rano la ,asqua 'Adversus -udaeos /,3+ ,5 D8,8)8*. Li"!i!'3i#e 4ei!e3ia*e stata organizzata in modo sta!ile dopo le persecuzioni. $i possono discernere tre tappe+ lingresso in peniten$a 'a <oma, il mercoled1 delle ceneri, inizio della Quaresima, diventa il giorno tradizionale di questo ingresso in penitenza*; la pratica della peniten$a, che doveva comportare una profonda conversione di tutto l"essere; la riconcilia$ione con l"imposizione delle mani accompagnata da una preghiera 'a <oma veniva cele!rata il 5ioved1 santo, per poter associare i riconciliati all"eucaristia e alla gioia pasquale*. ;otiamo per che un sistema penitenziale rigoroso ed esigente, necessario e accetta!ile nel fervore delle prime generazioni e nella prova del tempo delle persecuzioni, non rispondeva ormai alla situazione della %hiesa dopo il /(/. L"istituzione penitenziale entra quindi in crisi+ il secolo &I costituisce sicuramente la tappa pi> critica nella disciplina penitenziale dell"Kccidente+ il perdono dei peccati, la riconciliazione con @io e con la %hiesa sono praticamente inaccessi!ili alla maggior parte dei cristiani. I 4a$ame!i "a%$i. %on il riconoscimento pu!!lico della %hiesa, i vescovi sono insigniti anche della dignit# e dei diritti propri dell"autorit# statale. Ci vescovi, e in forma minore anche ai pres!iteri e ai diaconi, sono assegnati titoli, insegne e diritti onorifici, che, perdendo col tempo l"originario significato pagano e il loro carattere religioso aEcristiano o antiEcristiano, sono attri!uiti (/ alla gerarchia ecclesiastica, la quale se ne serve in particolare nelle azioni liturgiche. $ono introdotti nel rito liturgico l"incenso, le candele, le prostrazioni, le processioni. I vescovi, come i principi, sono insigniti della mitra 'copricapo, corona*, del pastorale 'scettro*, dell"anello, della tunica.toga, del pallio, che inizialmente indossavano sia nella vita civile sia nel servizio liturgico. Ci pastori della %hiesa, inoltre, spettano alcuni diritti onorifici, quali l"essere salutati al loro ingresso nella chiesa 'canto d"ingresso*, l"essere accompagnati da ceri e incenso 'processione* e ricevere il saluto con il !aciamano, con l"inchino e le prostrazioni. ;el corso della cele!razione poi, essi siedono su di un tronoEcattedra, un posto di riguardo e di distinzione. Queste forme, provenienti dall"uso civile, nel momento in cui sono assunte dalla %hiesa e introdotte nella liturgia, tenderanno a sta!ilizzarsi e a fissarsi, con un significato sim!olico sacrale, anche quando dopo il secolo & l"antico costume maschile romano 'tunica e toga* cede il posto al vestiario gallicoEgermanico con la sua forma corta 'calzoni e giacca corta* e quindi esse non saranno pi> in uso nella societ# civile. La# *i!'$)i%#. La cele!razione della domenica si impone anche come giorno di riposo dopo la legge dello stato del / marzo /.(. Clla fine del I& secolo, poi, l"anno liturgico presenta ormai una organizzazione assai completa. ,er 5erusalemme, a!!iamo, alla fine del I& secolo, la testimonianza dell"Itinerarium *geriae, che ci fornisce numerose informazioni sul cerimoniale dei diversi cicli di festivit#. @a 5erusalemme, questi cicli di feste sono stati importati dai pellegrini in tutte le %hiese d"Kriente e d"Kccidente. %on la fine delle persecuzioni dopo la svolta costantiniana, i ma$!i$i della fede diventano oggetto di particolare attenzione e venerazione. C!!iamo incontrato per gli inizi di questo culto gi# prima soprattutto in Kriente, dove, ad esempio, verso la met# del secolo II la comunit# di $mirne in Csia 0inore cele!ra la memoria annuale del suo vescovo e martire ,olicarpo 'P (33 o (3)*. In questo contesto, appare la chiesa cimiteriale o memoria, costruita sopra o accanto alla tom!a dei martiri. La Li!'$)ia (e**e #$e. La nascita e la diffusione del monachesimo favorirono lo sviluppo della Liturgia delle ore, nata in origine come liturgia di cattedrale per tutta la comunit# cristiana, cele!rata al mattino e alla sera nonch6 nelle veglie domenicali e festive insieme col proprio vescovo. La cele!razione della Liturgia delle ore comporta una teologia del tempo cosmico, umano e anche salvifico. La Ai!!ia e, in particolare i salmi, non ostante il loro carattere precristiano, costituiscono l"ingrediente essenziale di questa preghiera. Le %#!$#6e$"ie %$i"!#*#)i%,e& @al secolo I& in poi, le controversie cristologiche, che hanno segnato cos1 profondamente la vita della %hiesa, soprattutto in Kriente, hanno avuto anche un influsso concreto nell"insieme della preghiera liturgica, modificandone talvolta la struttura. %os1, ad esempio, l"arianesimo, che sosteneva che il Giglio era inferiore al ,adre, indusse per reazione contraria ad utilizzare nella liturgia, non la formula tradizionale /loria Patri per 'ilium in Spiritu Sancto, che poteva interpretarsi in modo am!iguo, ma quell"altra+ /loria Patri et 'ilio et Spiritui Sancto, che affermava la perfetta uguaglianza delle tre ,ersone divine. E" della prima met# del secolo & l"anafora greca di 5regorio ;azianzeno, adoperata tuttora oggi nei giorni festivi della %hiesa copta d"Egitto. E" un"anafora che dall"inizio alla fine indirizzata a %risto. %ertamente non stato solo l"arianesimo ad indurre a rivolgere le preghiere direttamente a %risto, soprattutto in Kriente, ma non c" du!!io che esso ha avuto un ruolo importante in questa svolta. E" anche in rapporto in qualche modo con la reazione antiEariana la diminuzione della pratica della comunione, soprattutto in Kriente '5iovanni %risostomo si lamenta pi> volte di questo fatto*. Il linguaggio utilizzato 'mensa terri!ile, tremendo e terri!ile sacrificio, ecc* mette in rilievo, non gli aspetti (D umani e pi> vicini della personalit# di %risto, ma quegli altri che evidenziano la distanza e sottolineano la sua maest# divina. I* "#$)e$e e *a22e$ma$"i (e**e 72ami)*ie *i!'$)i%,e8& @ata la vastit# geografica e la variet# antropologica dell"impero romano, e a causa anche delle conseguenti forze centrifughe all"interno della sua compagine, nacquero nelle varie regioni diverse famiglie liturgiche, sia in Kriente che in Kccidente, attorno ai vescovi metropoliti, punto di riferimento culturale, cultuale e disciplinare nelle varie provincie. In Kriente, partendo da due sole aree matrici, quella antiochena e quella alessandrina, nei secoli &E&I fiorirono vari gruppi liturgici+ E dalla )amiglia antiochena trae origine il rito siro.orientale o caldeo, di lingua siriaca, che si estende dalla 0esopotamia all"India, e include i ;estoriani, i %aldei 'cattolici* e i 0ala!aresi 'cattolici*; il rito siro.occidentale, di lingua greca che comprende i $iri giaco!ini 'monofisiti*, i $iri antiocheni, i 0alanQaresi 'cattolici*; due varianti di questo rito sono il rito armeno, presente soprattutto in Crmenia e il rito maronita formato dalle comunit# cristiane del Li!ano, uniti a <oma e organizzatisi in %hiesa autonoma intorno al monastero di san 0arone; e il rito i$antino, che si origina dal rito siroEoccidentale e a!!raccia greci, ara!i, al!anesi, georgiani, rumeni, russi, ucraini, ser!i e altri ancora. E la )amiglia alessandrina si sviluppa in Egitto e in Etiopia, dando origine rispettivamente al rito copto e a quello etiopico, che comprendono entram!i cattolici e monofisiti. 2ra i riti orientali, il pi> esteso di tutti quello i$antino. C differenza dei riti di Cntiochia e Clessandria, la liturgia di Aisanzio sorse pi> tardi. Essa proviene dalla %appadocia con elementi importati da Cntiochia; assimila ulteriori apporti della liturgia di 5erusalemme, ma li sviluppa in forma originale. @iversamente dagli altri riti che si fanno custodi gelosi delle proprie peculiarit#, quello !izantino raccoglie i migliori apporti di tutto l"Kriente, traducendoli nel proprio stile. ,er questo, tra le liturgie dell"Kriente cristiano il rito pi> evoluto, anche se, per la caduta di %ostantinopoli sotto i turchi '(D3/*, rimasto fermo al periodo patristico e costantinopolitano. $otto l"influenza del protocollo imperiale, che aveva a sua volta imitato il raffinato cerimoniale persiano, la liturgia !izantina si esprime con magnificenza, ispirandosi ? per influsso dello ,seudoE@ionigi ? anche alla liturgia dell"Cpocalisse. ,er lo splendore e la ricchezza delle forme le deriva la qualifica caratteristica di liturgia imperiale. In Kccidente, diviso in diversi regni dopo la caduta dell"impero romano, si differenziano e si consolidano varie liturgie+ romana, testimoniata in quest"epoca dai $acramentari 0eronese, /elasiano, /regoriano; a)ricana, passata dalla lingua greca a quella latina prima della stessa liturgia romana 'a <oma, fino al tempo di papa @amaso 9P /8D: si faceva uso del greco, mentre in Cfrica gi# %ipriano 9P .38: usava il latino*; amrosiana, riferita alla personalit# di Cm!rogio, sempre in vigore fino ad oggi; gallicana, praticata nelle 5allie senza un centro unificatore e a!olita da %arlo 0agno; ispanico.mo$araica, fiorita dal &I secolo fino alla soppressione da parte di 5regorio &II '(47/E(483*. La pi> antica tradizione della liturgia romana, con gran parte dei testi che ancora usiamo, risale ai papi Leone 0agno 'DD4ED)(*, 5elasio I 'DF.EDF)* e &igilio '3/7E333*. La liturgia romana si caratterizza per la precisione, so!riet#, semplicit#, !revit#, sia nei riti, sia nei formulari. @a ricordare che la preghiera sempre indirizzata al ,adre, per %risto, nello $pirito $anto; le infatti estranea la formula trinitaria al ,adre e al Giglio e allo $pirito $anto. ,apa 5regorio 0agno '3F4E)4D*, grande riformatore, si adoper anche nel campo della liturgia, ordinando, semplificando e completando le varie cele!razioni, offrendo cos1 la liturgia (3 romana come modello a tutte le altre %hiese. In ogni modo, non facile determinare in concreto quali riforme liturgiche si devono a 5regorio e cosa stato posteriormente amplificato dalla leggenda+ come le messe gregoriane, il canto gregoriano, l"acqua gregoriana, ecc. $ulla li!ert# di adattamento e la finalit# pastorale della liturgia, papa 5regorio ha un testo antologico indirizzato ad Cgostino, da lui inviato ad evangelizzare Inghilterra; questi per lettera comunica al papa le diversit# di usi che ha trovato in campo liturgico nei luoghi diversi attraversati, 5regorio risponde+ 2u a!!i sempre presente la consuetudine della %hiesa romana nella quale sei stato nutrito e amala sempre. 0a a me piace che se trovi nella %hiesa romana, in quelle della 5allia o in qualsiasi altra, qualcosa che possa maggiormente piacere a @io onnipotente, tu l"a!!ia a raccogliere e l"a!!ia a immettere nella %hiesa degli Inglesi, ancora tanto giovane, assieme a tutto quanto hai potuto raccogliere dalle altre %hiese. Infatti non le cose per i luoghi, ma i luoghi per le !uone cose sono da amarsi. ,ertanto cogli dalle singole %hiese tutto ci che pio, religioso e retto e fattone come un mazzo deponilo come consuetudine nelle menti degli Inglesi '05R, *pistolae /regori I, vol. II, //.s*. +& C#%*'"i#i& Il periodo studiato viene giustamente considerato dagli storici l"et# dell"oro della liturgia. Il materiale che riguarda la prassi liturgica si fa pi> a!!ondante. Le vicende di questo periodo ci insegnano poi che la liturgia cristiana, pur non cessando mai di essere culto spirituale, non per sfuggita alla presa delle situazioni concrete dell"am!iente storico, sociale e culturale, nel quale era inserita. Il fatto che in questa maniera il culto cristiano acquisti le caratteristiche proprie, ossia il genio di un determinato popolo, da giudicare in senso altamente positivo. @"altra parte, questa valutazione fondamentalmente positiva non deve impedirci di analizzare anche criticamente il fenomeno. In questo contesto, possiamo ricordare le critiche che alcuni ,adri dei secoli I&E& hanno rivolto al lusso del culto contrapponendolo a la non curanza della diakonia dei poveri 'cfr. i testi riportati da H. Aasurco, 1istoria de la liturgia, (34E(3(*. () DALLEPOCA CAROLINGIA A GREGORIO VII /"e%#*i VIII-9I0 %ome a!!iamo gi# illustrato nel capitolo precedente, l"Kccidente, dal secolo &, dopo la caduta dell"impero romano, fu devastato da invasioni successive e non ritrov una certa sta!ilit# che sotto l"impero carolingio di %arlo 0agno. %aduto l"impero carolingio su!entr quello romano germanico degli Kttoni. Iniziamo dando una sintesi delle vicende politiche di questi secoli per meglio capirne le implicazioni ecclesiali e liturgiche. 1& D'e im4e$i %$i"!iai me(i#e6a*i& C causa delle invasioni, i territori dell"antico impero d"Kccidente si erano frammentati in una moltitudine di regni, a capo dei quali si erano posti i capi !ar!arici+ ostrogoti, visigoti, !urgundi, vandali, alemanni, franchi, ecc. La cultura ur!ana ne aveva grandemente sofferto, in seguito ai saccheggi delle citt#, e l"economia era divenuta prevalentemente rurale, concentrata in grandi aree, dove poi furono costituite le parrocchie rurali. @opo il crollo delle istituzioni civili dell"impero, sono le istituzioni religiose, vescovadi e monasteri che hanno salvaguardato l"eredit# culturale antica, ormai cristianizzata. ;el secolo &III, per, le istituzioni politiche contano di nuovo grazie alla rinascita carolingia. @opo la disgregazione dei regni merovingi, i successori di %arlo 0artello, ,ipino il Areve '7D(E7)8* e %arlo 0agno '7)8E8(D*, riorganizzarono tutto il territorio che era sotto la loro dominazione+ giunse a comprendere i territori in seguito occupati da Grancia, $vizzera, Custria, 5ermania Kccidentale, Italia settentrionale e %atalogna. I nuovi signori d"Kccidente avevano sotto gli occhi un modello molto concreto, dal quale volevano affrancarsi pur copiandolo+ era l"impero !izantino, impero cristiano, dove il potere politico si riteneva competente anche nella sfera religiosa. ,ipino il Areve e poi %arlo 0agno divennero i protettori della <oma cristiana, esposta a nuove invasione longo!arde, contro le quali per l"impero !izantino non aveva potuto intervenire. La %hiesa di <oma prese allora le distanze da %ostantinopoli e si mise sotto la tutela di capi politici occidentali, riconoscendo la loro legittimit# con l"incoronazione regale e la consacrazione imperiale di %arlo 0agno nel ;atale dell"anno 844. C partire da questo momento i legami tra le due %hiese d"Kriente e d"Kccidente, si sono allentati sempre di pi>. $otto i successori di %arlo 0agno, morto nel 8(D, pur mantenendosi l"unicit# del titolo imperiale, da un lato le spartizioni tra i rami della famiglia e alcune differenze etniche diedero vita a diversi regni+ occidentale, centrale e orientale, dall"altro i funzionari locali e i grandi latifondisti poterono sfruttare l"inde!olimento del potere centrale per attuare i propri progetti di rafforzamento signorile 'feudalesimo*. Esponenti della famiglia carolingia mantennero, non continuativamente, il controllo dei diversi regni. I diversi rami imperiali per si estinguono definitivamente tra la fine dell"844 e la prima parte del F44. $i consolida allora il regno della 5ermania, che con l"incoronazione in <oma di Kttone I fatta da 5iovanni HII nel fe!!raio del F)., diventa il $acro <omano Impero 5ermanico, che differiva dall"impero carolingio non solo per la nazionalit# dell"imperatore e per la diversit# del territorio, ma anche e soprattutto per i diversi rapporti tra %hiesa e Impero. La %hiesa era ora di fatto dipendente dalla volont# dell"imperatore. 2& La *i!'$)ia (a R#ma a**a Ga**ia e (a**a Ga**ia a R#ma. ;ei secoli &IIE&III, la liturgia romana ha raggiunto un livello tale di sta!ilit# e di coesione interna, che pu proporsi ormai come modello alle altre %hiese occidentali. E" soprattutto la %hiesa della 5allia, che attraversa un periodo critico, a guardare con simpatia e speranza la %hiesa di <oma. ;el tentativo di ridare sta!ilit# e coesione all"impero francoEgermanico, che in decadenza, e alla liturgia del luogo, che vive in una (7 situazione di anarchia, %arlo 0agno decide l"adozione della liturgia romana e chiede al papa Cdriano I un sacramentario romano. $uperate le iniziali perplessit#, il ,apa acconsente alla richiesta e invia nella 5allia il Sacramentario /regoriano. I li!ri liturgici romani fanno cos1 il loro ingresso ufficiale nel mondo francoEgermanico. In realt# per, non si tratta di una novit# assoluta. L"adozione del sacramentario del papa completa, infatti, quel processo di lenta assimilazione della liturgia romana da parte della 5allia, auspicata da molti pastori, tra cui si distinsero il vescovo anglossassone Aonifacio 'P 733*, apostolo della 5ermania, e il suo amico %rodegango 'P 7))*, vescovo di 0etz, e che aveva gi# portato, sotto ,ipino il Areve, all"introduzione del canto romano a 0etz e, soprattutto, alla compilazione in terra della 5allia del Sacramentario /elasiano del secolo &III, le cui fonti ispiratrici sono il /elasiano Antico e il /regoriano. 0a poich6 questo sacramentario miJtum non soddisfaceva, %arlo 0agno chiese al papa, come a!!iamo gi# detto, un sacramentario puro e gli fu inviato il /regoriano chiamato Adrianeo. Il Sacramentario /regoriano inviato alla corte imperiale di Cquisgrana, indicato quale li!ro autentico e offerto come modello da ricopiare e adottare nelle singole comunit# dell"impero. Questa sacramentario per si rivel non pienamente rispondente alle esigenze delle %hiese francoE germaniche; perci l"imperatore ne ordin un adattamento conveniente. &enne quindi composto da Aenedetto di Cniane 'non da Clcuino, come si riteneva fino ad alcuni anni fa* il $upplemento 1ucus2ue '= fin qui, dalle prime parole del documento*. Questo $upplemento era necessario perch6 il sacramentario inviato da papa Cdriano era limitato alle cele!razioni stazionali del papa. ;el supplemento troviamo le preghiere per i giorni mancanti nel /regoriano, la 3enedictio cerei, molte messe votive e per i defunti, !enedizioni, ecc. Il sacramentario con il suo supplemento saranno utilizzati, in seguito, nella redazione del Ponti)icale romano.germanico, composto nel monastero di sant"Cl!ano di 0agonza nel F34 circa. In questo li!ro, frutto dell"unione di diversi li!ri liturgici precedenti+ sacramentari, comes e ordines, sono raccolti i testi !i!lici ed ecologici della cele!razione e anche le indicazioni ru!ricali che regolano lo svolgimento delle azioni cultuali. $i tratta quindi di un li!ro liturgico miJtum, risultato finale, del passaggio dei li!ri romani ai territori francoEgermanici e insieme punto di partenza per il futuro. Il Ponti)icale romano. germanico giunge a <oma nel F)., in occasione dell"incoronazione imperiale di Kttone I di 5ermania. Quali sono le caratteristiche di questa liturgia mista, frutto dei diversi passaggi !revemente illustrati, liturgia che dominer# dall"inizio del secondo millennioS ,ossiamo distinguervi gli elementi culturali, quelli propriamente rituali e quelli teologici+ *lementi culturali+ ricchezza di fantasia, concessioni al sentimento, linguaggio e pathos che cercano di commuovere, sensi!ilit# vitalista e pi> emotiva, calore affettivo 'come lo richiede il pregare dei popoli giovani che hanno !isogno di gridare, piangere, acclamare-*, espressione lirica prolissa e ripetitiva, arricchimento del voca!olario e del sim!olismo, drammatizzazione che mira a sceneggiare e alla spettacolarit#+ la mancata comprensione della lingua porter# a drammatizzare e allegorizzare i riti per renderli pi> parlanti. *lementi rituali+ moltiplicazione delle preghiere private del sacerdote durante la cele!razione 'apologie*, un"anticipazione dell"individualismo devozionale+ durante queste preghiere non si sta in piedi e non si tengono le !raccia elevate ? gli atteggiamenti classici dell"orante ?, ma in ginocchio a mani giunte, un gesto tipico del feudalesimo, con il quale il vassallo esprimeva devozione e affidamento al suo signore, mentre riceveva l"investitura. Cltri elementi rituali sono+ sensi!ilit# affettiva per il mistero dell"incarnazione e l"umanit# del $alvatore ispiratrice di preghiere rivolte a %risto; orazioni rivolte alla 2rinit#; responsori, tropi, sequenze, inni, ossia lo sviluppo di elementi poetici e di canto nella messa e nell"ufficio. *lementi teologici+ coscienza profonda del peccato e forte senso della colpa, uniti al timore del tremendo giudizio di @io, un"accentuazione che accompagna tutto il 0edioevo e che produce la ricerca dell"aiuto degli angeli, dei santi, dei sacerdoti 'che offrono per la messa per i fedeli vivi e (8 defunti*, dei monaci. ,ossiamo affermare in qualche modo che da storia della salvezza, il cristianesimo si riduce a soteriologia. La piet# si orienta verso la persona di 5es>; il ,adre e lo $pirito $anto trovano sempre meno posto. ,erso il senso del mistero pasquale, l"anno liturgico diventa descrittivo, aneddotico, con la enfatizzazione di episodi della vita di %risto, di 0aria e dei santi. L"ecclesiologia su!isce un"involuzione profonda ? la teologia del ministero viene sostituita da quella della dignitas e della potestas ?, con un"impostazione sempre pi> giuridicoEpolitica, mutuata dalla societ# civile. +& U !e!a!i6# /# $i'"%i!#0 (i i%'*!'$a3i#e (e**a *i!'$)ia $#maa& La storia del papato della seconda met# del secolo IH risente chiaramente della impietosa fine dell"impero carolingio; non sorprende quindi la de!olezza dei papi di quell"epoca nel trattare un pro!lema che, se fosse stato gestito !ene, avre!!e potuto avere degli effetti importanti e positivi nella vita liturgia della %hiesa. In pieno secolo IH, troviamo i fratelli e santi %irillo 'di nome %ostantino*, monaco 'P 8)F*, e 0etodio 'di nome 0ichele*, vescovo 'P 883*, nel (F84 proclamati da 5iovanni ,aolo II compatroni di Europa insieme a san Aenedetto a!ate. I due fratelli, nati a 2essalonica, conoscevano lo slavo che in quel tempo si parlava in 0acedonia, e ricevettero un"ottima istruzione a %ostantinopoli, dove %ostantino fu ordinato pres!itero e insegn filosofia; mentre il fratello maggiore dopo aver governato una provincia !izantina slava, si fece monaco in Aitinia e assunse il nome di 0etodio. ;ell"8)/, 0etodio e %ostantino sono inviati ad evangelizzare la regione della 0oravia, dove si distinsero dai missionari latini 'cio !avaresi*, presenti nel paese, per l"adattamento ai popoli evangelizzati, che si concretizz nella creazione dell"alfa!eto slavo 'i caratteri furono perci detti cirillici* e nella traduzione in questa lingua della !i!!ia e della liturgia. L"approvazione di tale metodo missionario di completo adattamento avvenne nella visita a <oma dove si recarono per giustificarsi delle accuse davanti al papa Cdriano II '8)7E87.*, che li invit a cele!rare in slavo la divina liturgia nella %itt# eterna 'dove portarono le reliquie di san %lemente*. Qui mor1 %ostantino il (D fe!!raio 8)F, dopo aver fatto la professione monastica e avere assunto il nome di %irillo, e fu sepolto nella chiesa di san %lemente. 0etodio fu ordinato vescovo della ,annonia e 0oravia e contemporaneamente fu nominato legato apostolico presso gli slavi. 0a le vicissitudini politiche della cos1 detta 5rande 0oravia e la rivalit# dell"arcivescovo di $alis!urgo contro i pr1ncipi slavi crearono gravi difficolt# al suo apostolato. Il papa 5iovanni &III '87.E88.* lo difese, ma proi!1 per un tempo l"uso dello slavo nella liturgia 'che pur aveva approvato nell"884* e restrinse la giurisdizione di 0etodio. ,oi l"uso della lingua slava nella liturgia cono!!e vicende alterne durante il pontificato di $tefano & '883E8F(*, sin quando si sta!il1 definitivamente, ma soltanto perch6 fu considerato un diritto acquisito da quelle popolazioni. %ausa di quelle alternative spiacevoli furono i missionari !avaresi, fermi all"idea carolingia del latino come lingua degli atti civili e religiosi, a segno dell"unione dei due poteri e a garanzia quindi di competenza politica. C !en guardare, dal punto di vista della disciplina liturgica, !avaresi e romani ne uscirono sconfitti; tuttavia l"azione tedesca dimostr volont#, quella romana de!olezza, non per la concessione della lingua volgare, ma per l"incapacit# di affermare autorevolmente le giuste ragioni missionarie 'diremo noi oggi+ di inculturazione* di tale favore elargito. E" un fatto che rientra pienamente nel periodo della decadenza romana e del crescente influsso germanico che si concretizzer# poi nel secolo H con il $acro <omano Impero 5ermanico degli Kttoni. ;ella lunga discussione che suscit l"introduzione della lingua parlata affior una strana ragione in difesa del latino e contro l"uso di qualsiasi lingua volgare. Cppoggiandosi alla notizia data dall"evangelista 5iovanni, ossia che l"iscrizione collocata sulla croce di %risto era in e!raico, in latino e in greco, si dedusse la sola legittimit# di quelle tre lingue per la cele!razione liturgica. (F 5i# in un sinodo locale, quello di Grancoforte dell"anno 7FD, si era rifiutata tale deduzione, tuttavia essa fu ripresa a Aisanzio dagli avversari di %irillo e 0etodio. La disputa affior sovente per tutto il 0edioevo e giunse fino al concilio di 2rento. .& Ua '#6a %#m4$e"i#e (e**E'%a$i"!ia& Ln fenomeno che mette in evidenza la distanza che si sta creando tra culto e comunit# cristiana l"apparizione della messa privata, chiamata anche messa solitaria, cele!rata dal solo sacerdote, senza relazione diretta con un"assem!lea presente. Questa pratica della messa privata appare gi# nei secoli &IE&II e diventa generale nel secolo &IIIEIH. E" una pratica che sem!ra nata nei monasteri, dove si moltiplicano i monaci sacerdoti, che hanno la cele!razione della messa come esercizio individuale di piet#. L"eucaristia, da espressione fondamentale dell"intera comunit# cristiana passa ad essere patrimonio esclusivo del sacerdote 'monaco o meno*, ed esercizio di piet# individuale. E" il risultato di una profonda trasformazione teologica ed ecclesiale. C partire dal secolo &II, la sensi!ilit# religiosa francoEgermanica accentua l"importanza della persona privata a scapito del valore comunitario in tutti gli am!iti dell"attivit# umana. @"altra parte, il timore per la propria salvezza, frutto soprattutto nel sud delle 5allie dalla controversia antipelagiana, provoca come reazione la ricerca angosciata di una grazia ogni volta pi> presente e a!!ondante. In questo contesto, il culto diventa una serie di riti destinati a raggiungere la salvezza dell"individuo. La messa soprattutto viene considerata come il mezzo pi> adeguato a tale scopo. La logica conseguenza il moltiplicarsi delle messe votive per persone e necessit# individuali o anche per sostituire opere di espiazione 'messe penitenziali*. Essere pres!itero non significa gi# essere al servizio di una comunit#, ma avere la possi!ilit# di santificarsi attraverso la cele!razione della messa giornaliera ,ur restando saldo quanto detto, possiamo affermare che tra il secolo IH e HII si ha ancora, almeno idealmente, una visione unitaria dell"eucaristia, il cui centro considerato la cele!razione della messa con la comunione di tutti i partecipanti in essa. 2roviamo per gi# in questo periodo dei segnali o indizi di un lento disgregarsi e di un progressivo frazionarsi della realt# eucaristica. La pratica eucaristica si avvia verso una grave decadenza e la riflessione teologica al riguardo in fase di transizione. La teologia eucaristica nel secolo IH non si preoccupa della cele!razione eucaristica in quanto tale, ma piuttosto della presenza di %risto nel sacramento del pane e del vino, e si sforza di approfondire la realt# e natura di questa presenza. Il sim!olismo caratteristico della dottrina patristica che poneva l"azione eucaristica in rapporto memoriale o anamnetico con l"evento storicoE salvifico, cede ora il passo alla nuova corrente del realismo cosificante, tipica del pensiero germanico, che si concentra nella realt# concreta e visi!ile, in ci che afferra!ile e disponi!ile ai nostri sensi. $i tende a contemplare l"evento sacramentale in s6, dimenticando talvolta di metterlo in rapporto con l"avvenimento della storia della salvezza di cui il sacramento segno salvifico efficace. %i che ormai chiama l"attenzione dei teologi il corpo e il sangue di %risto. Ecco perch6 la teologia eucaristica si riduce perlopi> alla teologia della presenza reale; il memoriale non viene capito perch6 non si comprende la teologia dell"immagine. L"evento cele!rativo visto semplicemente come un processo rituale ordinato a produrre o a causare la presenza eucaristica. %erchiamo di illustrare meglio questo cam!io de mentalit#. %ontemplando la medesima eucaristia, la mentalit# grecoEcristiana 'del tempo dei ,adri* la vedeva come l"immagineBmemoria dell"azione salvifica di 5es> %risto; la mentalit# germanicoEcristiana 'dal secolo IH in poi* la vede e la vedr# come il mistero, nel senso del nascondimento del corpo di %risto. Ecco quindi che la mentalit# grecoEcristiana vedeva l"eucaristia sulla linea del tempo, come se l"eucaristia avesse catturato in s6 l"evento storico dell"azione salvifica di 5es> %risto, e catturato propriamente nella sua efficacia salvifica. ;el linguaggio dei ,adri si coniugano insieme, senza contraddizioni, .4 realismo e sim!olismo+ il pane e il vino sono immagine 'eikon*, sim!olo 's4molon*, figura 'omoioma*, copia 't4pos* del corpo e sangue del $ignore. Questo tipo di linguaggio intende affermare che la realt# del corpo e del sangue di %risto accessi!ile a noi nel pane e nel vino; con la consapevolezza al tempo stesso, che si tratta di una realt# partecipata e finalizzata, intrinsecamente connessa con l"evento passato della morteErisurrezione di 5es>. La nuova mentalit# invece ? dal secolo IH in poi ? vede l"eucaristia a partire dal pane e dal vino, che sono come il velo che copre e nasconde; sotto il velo c" il corpo di %risto. La teoria ilemorfica della materia e forma applicata ai sacramenti far# il resto+ la teologia e la piet# eucaristica si concentreranno sul pane e sul vino, sul corpo e sul sangue di %risto, sulla sua presenza nel pane e nel vino; l"evento salvifico non sar# oggetto di attenzione particolare. @opo quanto detto, possiamo affermare che la comprensione patristica dell"eucaristia si evidenzia nella cele!razione dell"eucaristia, mentre non appare fuori della cele!razione. La cele!razione dell"eucaristia infatti la memoriaBanamnesi dell"azione salvifica di 5es> %risto, che stringe intorno a s6, lega a s6 la comunit# ecclesiale, raccoltaBredentaBsalvata precisamente dall"azione salvifica di 5es> %risto. Guori della cele!razione invece non appare niente di tutto questo. Invece la comprensione scolastica dell"eucaristia si concentra soprattutto nel risultato della cele!razione, e cio nella presenza di %risto nel pane e nel vino. Questa situazione dura sostanzialmente inalterata fino alle soglie del concilio &aticano II. 3& Li!'$)ia e a$!e& ,er quanto riguarda l"arte nel suo rapporto con la liturgia durante il periodo che stiamo studiando, si pu leggere con frutto quanto afferma A. ;eunheuser 'Storia della liturgia attraverso le epoche culturali, pp. 7FE8D*. ). C#%*'"i#i& @opo l"adozione dei li!ri romani, le %hiese dell"impero carolingio hanno amalgamato certe tradizioni proprie con quelle derivate dalla %hiesa di <oma. Questo ha fatto nascere dei rituali i!ridi, romanoEfranchi. Questi stessi rituali, successivamente, sono arrivati alla %hiesa della citt# di <oma a met# secolo H con l"influsso degli Kttoni. %os1 il cerchio si chiuso. $uccessivamente, la liturgia della %hiesa romana non conoscer# grandi cam!iamenti+ si praticamente sta!ilizzata nelle sue forme principali. L"evoluzione invece far# ancora della strada per quanto riguarda il modo di comprendere la liturgia e di cele!rarla. .( DA GREGORIO VII AL CONCILIO DI TRENTO /"e%#*i 9I-9VI0 @ato il fissismo rituale e l"involuzione delle cele!razioni cristiane, il tempo che va dal secolo HI a quello del movimento liturgico a cavallo tra il HIH e HH secolo, viene omesso, o ridotto al minimo, da alcune trattazioni della storia della liturgia. %os1, ad esempio, fa 0arcel 0etzger nella sua Storia della liturgia& /randi tappe, il quale afferma che questa lunga epoca non di grande interesse per la storia delle istituzioni liturgiche fondamentali. $e si desidera studiare la struttura delle cele!razioni ecclesiastiche e la loro evoluzione in questo periodo non si trovano che sviluppi secondari, come la moltiplicazione delle preghiere private del sacerdote durante la messa, l"inserimento di genuflessioni, i segni di croce, gli spostamenti all"altare ecc. Questi secoli interessano di pi> la storia della piet#, della spiritualit# e del sentimento religioso, oppure, nella storia della liturgia, la storia dei riti di una %hiesa locale o di un ordine religioso particolare 'p. ()/*. Cnche se ci vero, credo che lo studio della storia della liturgia nel contesto del sentimento religioso del secolo millennio di grande interesse per capire anche la recente riforma promossa dal &aticano II. 1& G$e)#$i# VII /107+-10:;0 e *a *i!'$)ia& La politica di 5regorio &II, postulando la dipendenza stretta del clero dal pontefice e la fine del potere laico sulla %hiesa, scuote le fondamenta stesse di quello che era allora il vivere civile, ponendo la premessa del lungo conflitto tra papato e impero, passato alla storia sotto il nome di lotta delle investiture. %on papa 5regorio &II si inizia a <oma una fase di consolidamento non solo della vita ecclesiastica nel suo insieme, ma anche della liturgia. La riforma attuata de 5regorio &II ha sullo sfondo la volont# di morali$$are il clero. In questo contesto si spiega il particolare interesse del pontefice per la liturgia, letto per come luogo specifico e quasi esclusivo del ministero sacerdotale. La liturgia, infatti, esige a chi la deve presiedere dignit#, santit# e coerenza di vita. In tal modo, si cerca di restituire al clero una immagine di dignit# che aveva perduto. La riforma gregoriana anche caratterizzata da una forte presa di coscienza dell"autorit# papale, a cui fa seguito un processo di centrali$$a$ione, al fine di garantire una sostanziale unit# di tutte le %hiese attorno alla sede romana. Ginora la sede romana non aveva imposto normative liturgiche valevoli per tutto l"Kccidente; quello che era stato fatto era iniziativa dell"imperatore. Il cam!iamento di politica connesso con l"azione centralizzatrice del papato. In questo contesto, va collocata l"a!olizione della liturgia ispanoEvisigotica, la decisione che le feste dei papi santi siano cele!rate universalmente, l"introduzione del giuramento di fedelt# al papa nel rito di ordinazione episcopale, ecc. Cltro criterio che guida la riforma gregoriana nella riforma dei li!ri liturgici il ritorno allantico. @i fatto per, non conoscendo la reale situazione storica dei li!ri liturgici, tale criterio si ridusse alla sistemazione e definitiva accoglienza della struttura fondamentale della liturgia romanoEfrancoE germanica. 5regorio &II, e gi# i %arolingi prima, rompono con una ecclesiologia di comunione, con una %hiesa popolo di @io, una e multipla nei suoi carismi, per favorire quell"immagine di %hiesa piramidale con al vertice non solo il carisma della ministerialit# gerarchica, ma col carisma dell"assolutismo del vescovo di <oma e della sua curia. Il retroterra ecclesiologico della riforma gregoriana quindi di tipo gerarchico e insieme giuridico. I fedeli si erano poco a poco allontanato dalla liturgia, che era fortemente clericalizzata. 5regorio &II non si propone di diminuire la prevalenza clericale della liturgia n6 di facilitare la sua comprensione. Le mete alle quali mira sono+ fomentare la stima per il sacerdozio; coltivare il senso del mistero di fronte all"azione liturgica e dare spazio alle devozioni sia pure in veste liturgica 'lo sviluppo delle messe votive e delle varie .. !enedizioni di cose ne sono una conseguenza*. ;otiamo che dal tempo della riforma carolingia si accentu e fu ritenuta utile all"ordinamento religioso e politico una prevalenza clericale nella liturgia che provoc, come conseguenza, una retrocessione graduale dei fedeli sino quasi ad accettare da essi un"assistenza prevalentemente passiva alla cele!razione del culto. La liturgia considerata come un"attivit# dei chierici per il !eneficio dei fedeli laici, piuttosto che come un"azione alla quale essi partecipano. $econdo 5regorio &II, un fatto provvidenziale che le letture !i!liche non siano intese da chi non preparato a capire il testo sacro+ ci impedisce di svilire la parola di @io 'citato da $tefano <osso, 5n popolo di sacerdoti& Saggio di liturgia )ondamentale, Las, <oma (FFF, .4(*. I chierici sono addetti alle cose di chiesa, i laici agli uffici secolari; ne deriva che mentre i preti cele!rano la liturgia, il popolo dovr# occuparsi di s6. Il clero deve separarsi dai laici anche in chiesa+ la muraglia dello -u! o lectorium testimonia questo distacco+ lo -u! divide lo spazio cultuale in una chiesa del clero e in una del popolo, rompendo anche architettonicamente l"unit# della comunit# cristiana. Queste costruzioni sono rimaste presso gli anglicani 'cattedrali di Testminster, %anter!urN, UorQ, ecc.*. 2& I#%e3# III /11<:-12160 e *a *i!'$)ia& 2rascorso pi> di un secolo dal pontificato di 5regorio &II, il processo di purificazione degli a!usi e di unificazione della liturgia in Kccidente sar# il risultato di varie concause, tra le quali primeggiano l"azione della %uria romana e quella dell"Krdine francescano. Infatti, l"opera di Innocenzo III non sare!!e stata efficace senza la cooperazione dei francescani. Innocenzo III riprese e perfezion il programma dei riformatori del secolo HI e soprattutto di 5regorio &II. Cl tempo di Innocenzo III i cappellani del papa fanno vita comune nel palazzo papale del Laterano e cele!rano insieme gli uffici in una propria cappella, quella di s. Lorenzo. @ati, poi, i frequenti spostamenti della corte papale, i riti vengono ridotti e semplificati notevolmente e si accorpano i vari li!ri liturgici in testi completi e autosufficienti. <isultato finale di questo processo sar# il 0essale plenario, strumento molto utile per le messe private, che nel frattempo sono diventate di uso comune. Il pi> importante il cosiddetto Missale secundum consuetudinem romanae curiae del secolo HIII, che cono!!e una grande diffusione perch6 accettato dai Grati minori, che lo portavano in tutte le loro peregrinazioni missionarie. Lo stesso processo che conduce alla nascita del messale, si verificato per il li!ro della preghiera ecclesiale. ,er comodit#, e per la recita privata, si mette insieme in un unico li!ro, generalmente di formato molto ristretto, tutto quando occorre per la recita dell"ufficio divino, chiamato poi Areviario. Il pi> noto il 3reviarium secundum consuetudinem romanae curiae, diffuso ad opera dei Grati minori, che lo adottarono ufficialmente nel (../. C partire dalla fine del secolo HII e soprattutto nel HIII, si avverte una crescente vigilanza dei vescovi affinch6 la cele!razione della liturgia nelle parrocchie si svolga in modo adeguato. 0a la liturgia considerata sempre e anzitutto come un"attivit# dei chierici a !eneficio dei fedeli laici. +& E%*i""i (e**a *i!'$)ia e $ea3i#e (e**a 4ie!= 4#4#*a$e& Il secolo HI& stato disastroso per la %hiesa e, in modo particolare, per la liturgia, a causa anche dell"esilio del papa ad Cvignone, in ,rovenza '(/4DE(/77*, e dello scisma occidentale. 0a il popolo cristiano ha saputo reagire, e poich6 la liturgia era incomprensi!ile e fortemente clericalizzata, si rivolta, nei secoli HI& e H&, a nuove forme di religiosit#. &erso la met# del secolo HI& si delinea una progressiva stanchezza spirituale. La spinta delle riforme !enedettine e dei nuovi movimenti evangelicoEpauperisti si va lentamente ma inesora!ilmente spegnendo. Il movimento di riforma si concretizza nella preoccupazione di ./ catechizzare e moralizzare la vita cristiana. $u questa linea viene privilegiata una lettura della Ai!!ia non diretta a sostenere la fede, ma a migliorare la condotta morale. ,roprio l1 dove si fa strada il !isogno della riforma di una cristianit# in fermento, nasce e cresce la devotio moderna, che domina la religiosit# dei secoli HI& e H&. Questo movimento spirituale prende le mosse dai ,aesi Aassi con 5erardo 5roote 'P (/8D*. In una societ# cristiana percorsa da fenomeni di adulterio, di fornicazione, di cattiva vita sacerdotale e monastica, dove pullulano falsi mistici pi> o meno panteizzanti, la devotio moderna si presenta come una grande corrente di riforma che si preoccupa di proporre stili di vita cristiana alternativi a quelli in uso nella comunit# che non aveva saputo creare coscienze mature. Il movimento della devotio moderna convinto di portare qualche cosa di nuovo; alcuni storici vedono in esso una voce che percorreva la <iforma protestante. Il moderno, cio il nuovo, si trova soprattutto in due aspetti. Il primo dato da un certo realismo psicologico, da una sfiducia ragionata per tutto ci che supera la misura comune; nessun entusiasmo, ma la proposta della discrezione+ austerit# moderate, tempi lunghi della vita spirituale, predilezione per uno stile discreto di interiorit#. Il secondo aspetto dato dalla preoccupazione di ridurre le forme esteriori di preghiera per privilegiare gli esercizi della vita interiore e della meditazione. In questo clima culturale l"Lfficio viene recitato con cura, ma senza fasto; i fratelli assistono ogni giorno in silenzio alla messa, cercano di spiritualizzare con l"applicazione interiore le cele!razioni liturgiche. ,reoccupazione costante sono il silenzio, la contemplazione, la meditazione, la preghiera personale a convinzione della vanit# del mondo, del nulla delle cose che passano in confronto con il giudizio divino e l"amore di %risto. Clla contemplazione si preferiscono le vere virt>+ l"umilt#, la rinuncia, l"o!!edienza, la lettura spirituale. La preferenza della devotio moderna per la seriet#, la saggezza, la moderazione prudente, la diffidenza verso ci che !rilla, il gusto del solido che dura, l"attenzione ai metodi approvati. 5rande importanza rivestono la meditazione e la mistica cristocentrica. 0erita la nostra attenzione Limita$ione di %risto di 2ommaso RemerQen da Vempis '(/7FB(/84E(D7(*. ,er la verit# quest"opera, quando apparve, e!!e accoglienze contrapposte. Gu guardata con sospetto da 5erardo 5roote e accolta con favore da Erasmo e da Lutero. Essa, ad ogni modo, rappresent una immissione di linfa nuova nella %hiesa occidentale, un vero rinnovamento spirituale. @opo gli eccessi della speculazione, propose il ritorno al primato della carit#, alla semplice conformit# a %risto, alla pratica delle virt> dell"umilt# e del distacco, alla sfiducia nelle sottigliezze ver!ali e a una visione pi> realistica della vita cristiana. La $colastica sem!rava infatti portare a una saturazione di intellettualismo, con la possi!ile separazione della teologiaEscienza dalla teologiaEvita dell"anima. L"accento assoluto dell"Imita$ione posto sull"eucaristiaE sacramento, ci!o necessario alla vita dell"anima per vivere santamente. Intorno al sacramento si intesse tutta una devozione. Il sacramento permette a %risto di farsi ci!o, di nascondere il fulgore della sua maest#, di farsi possedere. E all"anima permette di gustare, attraverso i segni sacramentali, colui che gli angeli adorano in cielo. I sacramenti sono il segno del limite del tempo. 0a il desiderio dell"anima andare oltre, superare il sacramento per giungere a contemplare in eterno %ristoE@io. Il sacramento il massimo che quaggi> sia concesso all"anima, ma resta sempre un limite aperto all" avvento della tua gloria. 0odello di questa devozione adorante sono i santi che vissero con fede, pazienza e speranza nell"attesa di poter contemplare %risto in eterno. ;el frattempo, in questa vita terrena, resta come unico rimedio e come rifugio, il tuo %orpo santissimo. Cll"interno di questa lettura sacramentale prende rilievo l"ufficio dei sacerdoti. 2utto il li!ro I& dell"Imita$ione di %risto dedicato all"eucaristiaEsacramento, e in particolare alla santa comunione, che costituiva il modo pi> comune di vivere il mistero eucaristico. Insieme, sempre nell"ottica sacramentale, dedicato a quell"ufficio sacerdotale che proposto come .D impegno di santit#. $iamo nel cuore di una esperienza spirituale che mette al centro il contatto con @io, l"intimit# con lui. L"Cutore dell" opera muove alla ricerca di tutto quello che serve a questo scopo+ %hiesa, sacramenti, ufficio, preghiera, meditazione, ma il tutto vissuto necessariamente in un clima affettivo e devozionale. ,redomina la funzionalit#, la centralit# dell"uomo e della sua salvezza, l"etica sul dogma, l"ascesi sulla contemplazione, l"imitazione di %risto sull"indagine teologica. 0entre la $colastica aveva aperto al mondo occidentale la strada seducente dell"intelligentia )idei, l"itinerario della devotio moderna mira ora a condurre al contatto con @io, privilegiato da una cultura spirituale che vedeva interessati i !enedettini, i francescani, i domenicani, i carmelitani, i serviti, i cistercensi, i certosini, ecc. L"influsso di questa convinzione alla !ase di una diffusa cultura liturgica. L"invenzione della stampa, nel (D34, facilita la diffusione dei Areviari, del ,ontificale <omano, ma anche di li!ri di preghiera per i fedeli 'l"ufficio della 0adonna, le litanie minori e cos1 via*. ,urtroppo furono pu!!licati anche li!ri devozionali con formule di preghiere che sapevano di superstizione o ignoranza grossolana. Il clima generale predisposto ad apprezzare tutto ci che genera meraviglia. Cnche l"arte classica indulge a questo stile+ !asta ricorda la Disputa del sacramento e la Messa di 3olsena del <affaello. Il canto e la musica per la liturgia non sono dissimili da quelli eseguiti nelle corti principesche. Le vesti liturgiche si arricchiscono di ricami e coloro sgargianti. Questa am!ivalenza, fatta di intimit# contemplativa da una parte e di superficialit# esteriorizzata dall"altra, far# s1 che la spiritualit# liturgica di questo periodo diventi una specie di miscuglio indecifra!ile tra un mondo silenzioso che non trasmette messaggi e un mondo esteriore che invade sempre pi> anche le istituzioni ecclesiastiche. 0eritere!!e pi> attenzione il complesso fenomeno del devozionalismo nei suoi rapporti con la liturgia. <imandiamo allo schema tracciato da $. <osso '5n popolo di sacerdoti, ..4*, in cui sono chiaramente indicati gli elementi che distinguono liturgia e devozioni. .& C#%*'"i#e& Il secolo che sta fra due concili ecumenici, quello di &ienne in Grancia '(/((E(/(.* e l"altro di %ostanza '(D(DE(D(8*, segna la manifestazione progressiva di una forte decadenza della vita e della spiritualit# liturgica. Cvviene uno stacco, da alcuni considerato provvidenziale, fra gerarchia e fedeli laici+ la prima tesa ad una vita mondana, i secondi rifugiati in un"ardente piet# popolare. $i sa, ad esempio, che il lusso della %orte pontificia ad Cvignone non aveva nulla da invidiare a quello delle pi> fastose corti principesche dell"epoca- Il carattere della piet# in generale durante quest"epoca rivela una particolare intensit# di sentimento, un crescenti intimismo, un massimo di pathos. %" la tendenza a voler vedere concretamente, l"ostia santa per esempio, e a sperimentare in modo sensi!ile. $i accentua la dimensione soggettiva a scapito, talvolta, dei valori oggettivi. %" una certa compiacenza nell"accumulare, ripetere 'ad esempio, le messe*, complicare le forme nell"arte, nella liturgia e nella piet# popolare. $i manifesta un nuovo tipo di piet# verso %risto $ignore+ una piet# pi> realistica, pi> attenta ai dettagli storici della vita di 5es>, pi> umana, di tono pi> intimistico. Lo stesso avviene nel campo della piet# mariana e, pi> in generale, nel culto dei santi. Ln giudizio sintetico sulla liturgia nell"ultimo 0edioevo pu essere espresso affermando che c" una parziale eclissi dell"importanza della cele!razione liturgica nell"esperienza cristiana. La cele!razione si riduce talvolta al ruolo di cornice, dentro cui si invitati ad attivit# devote. C!!iamo parlato lungamente della devotio moderna, con le sue luci ma anche con le sue om!re. La devotio moderna prende le distanze sia dalla liturgia sia dalle forme devozionali del culto .3 e propugna una profonda vita interiore- Qui trover# fecondo terreno Lutero riducendo l"am!ito dei sacramenti ed esaltando la meditazione della parola di @io. .) LA RIFORMA E IL CONCILIO DI TRENTO /1;.;-1;6+0 In una situazione di crisi ecclesiale, di cui la liturgia parte essenziale, si rafforza all"inizio del secolo H&I l"aspirazione ad una riforma della %hiesa nel capo e nelle mem!ra. La chiusura del %oncilio Lateranense & '() marzo (3(7* avre!!e dovuto segnare l"inizio della riforma cattolica, ed invece coincise con il principiare della riforma luterana. 1& La 4#"i3i#e (ei Ri2#$ma!#$i& In una situazione di crisi ecclesiale, di cui la liturgia parte essenziale, si rafforza all"inizio del secolo H&I l"aspirazione ad una riforma della %hiesa in capite et in memris. In questo contesto, i <iformatori protestanti poterono collegare le loro pesanti accuse con la richiesta di cam!iamenti fondamentali e in tal modo incontrare ampia disponi!ilit# e consenso. La reazione di Lutero '(D8/E(3D)* alla %hiesa cattolica, in materia liturgica e ? in particolare ? eucaristica, purtroppo aveva anche le sue ragioni, pur essendo esagerata e radicale. Cll"epoca e da tempo, la predicazione sulla messa presentava certe esagerazioni, che davano adito talora a malintesi e a vere superstizioni. $i diceva, ad esempio, che dopo la messa, si evita la morte improvvisa; nel purgatorio, le anime durante la messa offerta per loro, non soffrono pi>; il ci!o fa meglio, se preso dopo la messa. Cnche l"a!uso delle messe gregoriane creava una mentalit# quasi automatica di salvezza; c"erano poi le messe, ripetute tre o quattro volte fino all"offertorio, cio nella liturgia della ,arola, e poi continuate con un"unica liturgia eucaristica. 0esse chiamate poi trifaciate o quadrifaciate, per le quali si chiedevano anche diverse offerte. L"a!uso del denaro, in occasione delle cele!razioni, fu un argomento facile da parte dei <iformatori per la loro reazione. Cltri aspetti contestati dai luterani erano+ il proliferare delle indulgenze, l"invadenza del culto dei santi, la grande diffusione dei pellegrinaggi, la pomposit# dei riti e degli edifici sacri. I primi scritti di Lutero manifestano una forte preoccupazione pastorale per gli a!usi nella prassi liturgica del suo tempo, per mantengano la linea della tradizione. ,i> avanti l"atteggiamento di Lutero cam!ia ed esprime il proprio dissenso contro la messa, come opera !uona, come sacrificio per i vivi e per i defunti. L"uomo, egli dice, pu solo ricevere i !enefici divini, non tentare di appropriarsene. ;el li!ro De captivitate a4lonica del (3.4, Lutero manifesta la propria contrariet# a tre elementi dottrinale dell"eucaristia+ la comunione sotto una specie; la transustanziazione; l"eucaristia come opera !uona e sacrificio. Egli per la consustanziazione+ dopo la consacrazione, con il %orpo e $angue di %risto, rimangono il pane e il vino. <iduce la liturgia eucaristica all"offertorio, al prefazio, al racconto dell"ultima %ena, seguito dal $anto. @opo colloca il ,adrenostro c" la comunione. $uccessivamente Lutero realizzer# altre riforme liturgiche. ;el (3.. pu!!lica il li!ro De aroganda Missa privata sententia. %ome dice il titolo, intende a!olire le messe chiamate private, che in realt# erano quasi tutte quelle che si cele!ravano, dato che si comunicava solo il sacerdote e non il popolo. Lutero le considera un inganno dei preti per appropriarsi del denaro degli offerenti. La critica del riformatore e!!e una presa enorme sul popolo. ,er quanto riguarda la struttura della messa, Lutero toglie l"offertorio e il canone e introduce la lingua volgare. ;ella Deutsche Messe '(3.3E(3.)*, si inizia con un canto spirituale o un salmo in tedesco, al quale segue il triplice 64rie eleison e l"orazione colletta; dopo l"epistola e il vangelo si canta il %redo in tedesco, dopodich ha luogo la predicazione sul vangelo del giorno; in seguito si passa alla liturgia eucaristica, con una parafrasi del ,adrenostro e con una esortazione a coloro che intendono avvicinarsi al sacramento, cui seguono il racconto dell"istituzione e la comunione sotto le due specie in questo modo+ dopo le .7 parole sul pane, la comunione con l"ostia santa, e dopo le parole sul calice, la comunione col sangue di %risto; si conclude con i canti, l"orazione dopo la comunione e la !enedizione al popolo. C!!iamo visto che il canone soppresso; la messa considerata essenzialmente %ena del $ignore. C Lutero, considerato il pi> cattolico dei protestanti, fanno seguito gli altri <iformatori, che si manifestano molto pi> radicali nelle loro riforme; anch"essi non accettano il concetto di sacrificio riferito alla messa. ,i> in particolare, per WMingli, l"elemento essenziale della %ena la fede. ,er questa fede, il pane e il vino sono i sim!oli della salvezza, che %risto ci comunica. ,er %alvino, la %ena una promessa. Il pane e il vino eucaristici ci rendono partecipi della promessa divina, ma il pane resta pane, ed il vino resta vino. %alvino ammette una certa presenza di %risto nell"eucaristia, soprattutto della sua virt> salvifica. Cnch"egli intraprende alcune riforme liturgiche+ toglie dalla cele!razione il canone, lascia il racconto dell"ultima %ena, tratto dalla (%or (( e accompagnato da alcune esortazioni. ,er WMingli e %alvino non si tratta tanto di riformare la messa, ma semplicemente di a!olirla. L"istanza legittima ed esatta dei <iformatori, oltre quella di eliminare gli a!usi, era quella di ricuperare il significato conviviale dell"eucaristia, facendone cio un sacramento di comunione. Ecco allora, ad esempio, la richiesta della comunione sotto le due specie e quella della messa a voce alta e nella lingua della gente. In verit#, alcune forme del rinnovamento luterano coincidevano con quanto veniva sollecitato dai riformatori cattolici ? come Erasmo da <otterdam '(D)7E(3/)* ? che proponevano messe !revi, comprensi!ili, cele!rate in lingua volgare, capaci di coinvolgere i fedeli e diventare sorgente di autentica preghiera e di impegno cristiano. 0a essi andarono troppo oltre nelle loro iniziative, eliminando, come gi# detto, dalla messa il concetto di sacrificio 'sul quale, ad esempio, Erasmo non e!!e mai du!!i*, rifiutando la fede nella presenza reale eucaristica, oltre la cele!razione della messa, e quindi rifiutando anche il culto eucaristico fuori della messa. La pressione protestante andava quindi !en oltre il pro!lema cele!rativo+ intaccava la sostanza costitutiva dei sacramenti e il significato stesso della liturgia. 2& La $i"4#"!a (i T$e!# /1;.;-1;6+> %# *'),e i!e$$'3i#i0& Il %oncilio di 2rento dedica tre $essioni 'HIII a E((.(4.(33(E, HHI a E().47.(3).E, HHII a E(7.4F.(3).E* al tema dell"eucaristia. In ogni sessione, la parte pi> propositiva della dottrina presentata nei %apitoli, la parte pi> dispositiva o disciplinare esposta nei %anoni. Il %oncilio in linea con le soluzioni teologiche gi# ela!orate da san 2ommaso d"Cquino. ;on presenta una teologia sistematica sull"eucaristia, ma reagisce contro le teorie dei ,rotestanti. ,er quanto riguarda le disposizioni disciplinari, 2rento com!atte gli a!usi e i mali pi> evidenti. Kltre alla condanna di ogni atteggiamento irrispettoso o che comunque potesse distur!are, proi!isce nelle chiese ogni genere di musica e di canti che avesse in s6 qualche cosa di lascivo o di frivolo; pone termine all"ar!itrio dei sacerdoti nell"uso delle preghiere e di riti della messa; condanna ogni osservanza di serie numeriche di messe, la quale avesse sapore superstizioso. Infine sta!ilisce che su tutto lo svolgimento della liturgia siano i vescovi a vigilare soprattutto per quanto riguarda gli a!usi nella scottante materia delle elemosine delle messe. La riforma dei li!ri liturgici stata lasciata al ,apa. Il %oncilio ha indicato solo i criteri da seguire. La riforma non avre!!e dovuto essere particolare, limitata soltanto a qualche li!ro liturgico, ma universale, estendersi cio a tutto il campo della liturgia. La riforma, poi, doveva essere imposta a tutto l"Kccidente+ questo criterio corrispondeva al desiderio espresso dagli $tati italiani, dalla $pagna e dal ,ortogallo; altri $tati, come l"Inghilterra e specialmente la Grancia, avre!!ero invece preferito darsi i propri regolamenti interni. $i doveva tornare alla forma genuina della liturgia, togliendo le aggiunte tardive, di carattere troppo privato o spurie. $i doveva, insomma, procedere in .8 continuit# con la tradizione. $i doveva infine porre rimedio allo stato caotico, in cui si era venuta a trovare la liturgia, in seguito alle innovazioni e critiche dei <iformatori. Il primato nell"ufficio e nella messa andava restituito al temporale, mediante la diminuzione delle feste dei santi e la restrizione delle messe votive. E ancora, si doveva fissare l"ordinario della messa e sta!ilire ru!riche generali o!!ligatorie. 0erita un"attenzione particolare la posizione di 2rento sulla lingua da usare nella liturgia. ;ella $essione HHII a nei canoni sul sacrificio della messa, al canone F leggiamo+ $e qualcuno dir# che il rito della chiesa romana, secondo il quale parte del canone e le parole della consacrazione si profferiscono a !assa voce, da condannarsi; o che la messa deve essere cele!rata solo nella lingua del popolo; o che nell"offrire il calice l"acqua non deve essere mischiata col vino, perch6 ci sare!!e contro l"istituzione di %risto+ a.s. Cl tempo stesso per il %oncilio dimostra una sensi!ilit# pastorale quando afferma nella stessa sessione del capitolo &III+ Cnche se la messa contiene a!!ondante materia per l"istruzione del popolo cristiano, tuttavia non sem!rato opportuno ai padri che fosse cele!rata ovunque nella lingua del popolo. %os1, pur conservando dappertutto l"antico rito di ogni chiesa, approvato dalla santa chiesa romana, madre e maestra di tutte le chiese, il santo concilio, per evitare che le pecore di %risto muoiano di fame e i fanciulli chiedano il pane senza che vi sia chi lo spezzi loro, comanda ai pastori e a tutti quelli che hanno cura d"anime di spiegare spesso personalmente o di far spiegare da altri, durante la cele!razione delle messe, qualche cosa di quello che ivi si legge e, tra l"altro, qualche cosa del mistero di questo santissimo sacrificio, specie nelle domeniche e nei giorni di festa. 2ra il (38) e il (3F/ Aellarmino ridimensioner# questa preoccupazione pastorale di 2rento+ - questa la ragione per cui essi 9gli eretici: usano la lingua volgare mentre noi, nei sacramenti, usiamo la lingua latina+ essi infatti vogliono istruire il popolo che non capisce la lingua latina; noi invochiamo @io perch6 santifichi la materia+ @io infatti capisce tutte le lingue 'cf. C. Crtuso, Liturgia e spiritualit-, F.*. Lna questione di una certa importanza la comunione al calice da parte dei laici. %ome !ene spieg 2ommaso d"Cquino con la legge della concomitanza, totus %hristus presente in ognuna delle due specie '$2h III,, q.7), a..*. $em!ra che la comunione al calice non era del tutto dimenticata n6 a!!andonata quando a partire dal secolo HI& e nel H&, il calice dei laici fu assunto come una rivendicazione da alcuni gruppi dissidenti, che facevano capo a X. Ticlef '(/.4E (/8D* e X. Russ '(/7.E(D(3*, i quali propugnavano il ritorno della %hiesa alla povert# e alla semplicit# evangeliche. Cnche gli Krientali criticavano l"uso occidentale di comunicare sotto la sola specie del pane. Questo conflitto religioso 'ma anche politico* provoc alcune reazioni del magistero ecclesiastico giustificando la comunione sotto una sola specie+ nel (D(3 il %oncilio di %ostanza proi!isce ai sacerdoti, sotto la pena di scomunica, di dare ai fedeli la comunione sotto le due specie. In questo modo, una questione in principio disciplinare divent in qualche modo questione dogmatica. La rivendicazione del calice dei laici divent un distintivo della ri!ellione, una !andiera della <iforma protestante. %ome a!!iamo gi# spiegato, nel (3.4 quando Lutero scrive la sua opera De captivitate a4lonica, adopera termini pi> che duri per detestare la triplice cattivit# all"interno del sacramento dell"eucaristia, la prima di esse proprio la negazione ai laici della comunione al calice. 2rento, dopo diverse discussioni, indica alcuni punti essenziali '$essione HHII a *+ chiaro che il $ignore istitu1 il sacramento e lo diede agli apostoli sotto la specie del pane e del vino; !isogna riconoscere anche che dall"inizio del cristianesimo non stato infrequente l"uso di comunicarsi sotto le due specie; in ogni modo, la %hiesa, mossa da gravi e giuste cause, cam!i quell"uso e introdusse la comunione sotto la sola specie del pane. C livello pratico, il concilio lascia ogni ulteriore decisione al giudizio del ,apa. %os1, nel (3)D, ,io I& concesse a modo di prova, ai paesi tedeschi la comunione al calice per un periodo di venti anni. C petizione di Cl!erto &, il permesso fu anulato per la Aaviera nel (37(, e non fu rinnovato dopo i venti anni. $i pensava che .F questa concessione offriva dei pretesti di rivalsa ai <iformatori, creava confusione e inde!oliva l"unit# cattolica. ,ochi anni dopo la chiusura del %oncilio, sono stati pu!!licati i nuovi li!ri liturgici+ il 3reviarium +omanum viene promulgato nel (3)8; il Missale +omanum nel (374; il Mart4rologium +omanum del (38D; il Ponti)icale +omanum nel (3F3E(3F); il %aerimoniale *piscoporum nel ()44; finalmente il +ituale +omanum pu!!licato nel ()(D. Inoltre $isto & istituisce nel (388 la %ongregatio sacrorum +ituum, con il compito di vigilare sulla fedele osservanza delle norme liturgiche. ;onostante la !uona volont# espressa dai ,api fautori della riforma liturgica, con i soli mezzi disponi!ili a quel tempo questa non ha fatto altro che purgare e restaurare il rito romano 'E francoEgermanico* medioevale, pi> o meno secondo la forma ad esso data da 5regorio &II. L"opera riformatrice di 2rento tuttavia da apprezzare perch6 ha salvato la liturgia della crisi del %inquecento. @"altra parte, per, un"opera limitata+ mentre ha fissato la liturgia per superare la situazione caotica dell"epoca, l"ha allontanata dalla vita reale, l"ha resa quasi una forma congelata, costringendo la piet# dei fedeli ad a!!everarsi alle forme di piet# popolare e devozionale, e dando cos1 origine inconsapevolmente alla cultura religiosa del Aarocco. Cffermando, poi, la legittimit# di un minimo, per esempio la comunione sotto la sola specie del pane, si incoraggiava unicamente la ricerca della validit# senza nessun tentativo di rivalutare i segni sacramentali.
/4 DA TRENTO AL VATICANO II /1;6+-1<620 I tre lunghi secoli che vanno dalla creazione della %ongrega$ione dei +iti, istituita da $isto & nel (387, fino all"avvento di ,io H '(F4/* sono stati caratterizzati come periodo della ru!ricistica, cio di fissismo ru!ricale in cui prendono un posto sempre pi> preponderante il giuridismo e la casistica nella pratica del culto e nell"insegnamento della liturgia. ;ella %hiesa non cessarono comunque di manifestarsi altre correnti che illustreremo in seguito. 1& La *i!'$)ia e**e4#%a ba$#%%a /"e%#*# 9VII0& Il !arocco un indirizzo stilistico affermatosi in Italia e in Europa nel corso del H&II secolo. $i tratta di uno stile tendente a effetti !izzarri, inconsueti, declamatori, teatrali, illusionisticamente scenografici. Il termine !arocco derivere!!e dal portoghese arroco 'perla irregolare, non perfettamente sferica* o dal nome di un sillogismo fallace usato dalla filosofia scolastica. Il gusto !arocco si manifesta dappertutto+ nell"arte '!aldacchino di Aernini nella Aasilica di $. ,ietro; o l"estasi di $anta 2eresa, dello stesso autore*, nella letteratura 'ampio uso delle metafore*; nella musica 'C. &ivaldi, 5. G. RYndel*. L"epoca !arocca cresciuta nello spirito del cattolicesimo rinnovato dal %oncilio di 2rento e dai suoi fedeli esecutori, i grandi papi e vescovi del tempo. $i era consapevoli di aver salvato la fede e l"unit# della %hiesa %attolica, di stare nella verit#; di qui l"entusiasmo della vittoria e del trionfo. La cultura !arocca fondamentalmente festiva. E" l"ultima cultura cattolica. Il !arocco, sostenuto ancora da una tradizione religiosa fortissima, vive in tutto il popolo, una cultura di popolo. In questo contesto culturale, la liturgia cele!rata e vissuta con uno stile e una sensi!ilit# particolari. Il senso !arocco della vita porta a cele!rare la liturgia con pompa sempre maggiore, con l"uso della polifonia prima e della musica orchestrale dopo. La cele!razione della messa viene sentita come un !anchetto per gli occhi e per le orecchie. La liturgia viene concepita come uno spettacolo sacro a cui i fedeli assistono come spettatori. E" lo spettacolo della corte del 5ran <e. L"altare diventa un trono per l"ostensorio contenente l"ostia consacrata e l"interno della %hiesa la si concepisce come la sala del trono. Questa veste sfarzosa appare soprattutto nelle processioni del %orpus Domini, la festa per eccellenza del Aarocco, nelle numerose rogazioni e pellegrinaggi e nelle sacre rappresentazioni 'in $pagna, i noti autos sacramentales di %alderZn*. 2utto ci si accompagna ad una sovra!!ondanza di orazioni, devozioni, confraternite, ecc. Le forme di piet# si orientano soprattutto verso %risto, specialmente il %risto presente nell"eucaristia 'frequenti esposizioni*; verso la 0adonna 'novene, santuari*; verso i santi 'tridui, novene*. La cele!razione della messa seguita e vissuta a livello devozionale, quale occasione propizia per meditare sui misteri della vita di %risto. In un momento in cui la proposta protestante aveva tolto alla messa il suo valore sacrificale, non si seppe opporre altro che la devozione alla passione di %risto. $ignificativi risultano al riguardo i suggerimenti che all"inizio del H&II secolo san Grancesco di $ales 'P ()..* d# alla devota Gilotea per una fruttuosa assistenza alla messa 'vedi il testo in L. C<2L$K, Liturgia e spiritualit& Pro)ilo storico, 0essaggero, ,adova .44., F7EFF*. La piet# !arocca aveva uno stile proprio, decisamente controriformistica, sia nella determinazione delle devozioni sia nella loro manifestazione; una rigorosa ritualit# doveva unirsi a una cele!razione enfatica nella forma, affinch6 la liturgia fosse insieme pura e puntuale, ma soprattutto antiprotestante. Essa sem!rava avere un forte accento liturgico, ma si trattava di una accentuazione che quasi faceva scomparire il valore cele!rativo della liturgia per renderla un mezzo privilegiato di catechesi cattolica contro gli errori protestanti. $i divulg l"idea che la messa doveva /( apparire ai fedeli soprattutto un mistero, particolarmente nella sua parte centrale, il canone. Il tentativo del sacerdote francese 5iuseppe @e &oisin di mettere alla portata del popolo i testi della messa, tradotti nella lingua del paese, venne condannato nel modo pi> severo con un Areve di Clessandro &II '(..4(.())(* come profanazione del santuario 'sacrorum m4steriorum dignitatem vulgo exponere7*. ;on va dimenticato che proprio in questo periodo viene emanato un provvedimento che lascer# segni profondi nella spiritualit# liturgica+ la proi!izione di stampare e detenere Ai!!ie in volgare senza il permesso del $anto Lffizio. Il divieto dur dal (33F al (737 ed e!!e effetti deleteri+ la Ai!!ia divenne un li!ro sconosciuto e i salmi dell"ufficio un campo privilegiato per cultori del latino, ma una realt# piuttosto misteriosa per i fedeli 'cf. 5. G<C5;I2K, La 3iia al rogo& La censura ecclesiastica e i volgari$$amenti della Scrittura 9(D7(E()43:, Il 0ulino, Aologna (FF7*. Cnche se molti a!usi sono stati eliminati, la liturgia resta, anche dopo 2rento, quella che era+ un culto esterno e un fatto clericale, da cui il popolo mantenuto distante. %" una tendenza a slittare nel periferico, che si manifesta in tutta la vita liturgica del !arocco+ si moltiplicano e privilegiano gli altari laterali; le pale collocate sopra non rappresentano pi> i misteri di %risto, ma pi> spesso i santi, visti a se stanti. 5li a!iti liturgici si trasformano in rigidi paramenti con un"esposizione decorativa di immagini e allegorie. Lna situazione di miseria liturgica che non ha impedito per che in questo periodo la vita cristiana riprendesse e fiorissero grandi santi. %ome dato positivo dell"epoca !arocca da registrare lo sviluppo della scienza liturgica. Clcuni studiosi si avvicinano alle fonti liturgiche. %os1 il teatino cardinale 5iuseppe 0aria 2omasi '()3FE(7(/*, che pu!!lic diverse fonti liturgiche. 2roviamo poi, in chiave antiprotestante, numerosi trattati per la difesa delle cerimonie. Cnche presso i rappresentanti della grande spiritualit# francese del $eicento si trovano preziosi elementi di ispirazione liturgica. %os1, ad esempio, nella spiritualit# di ,ierre @e A6rulle 'P ().F*, che si era dedicato allo studio di Cgostino e degli altri ,adri della %hiesa, troviamo un forte teocentrismo e una solida devozione verso il &er!o Incarnato. Clla fine del secolo H&II, percepi!ile una sorta di crisi nella coscienza europea che apre le porte all"Illuminismo. .& La *i!'$)ia e**e4#%a (e**I**'mii"m# /"e%#*# 9VIII0& L"Illuminismo una corrente filosofico ? culturale di dimensione europea, ma diffusa soprattutto in Inghilterra, Grancia, 5ermania e Italia, erede dell"Lmanesimo e della <iforma luterana. Cfferma la totale autonomia della ragione, affrancata da ogni autorit# civile e religiosa. $i propone di com!attere l"ignoranza, il pregiudizio, la superstizione, applicando l"analisi razionale a tutti i possi!ili campi dell"esperienza umana. L"Illuminismo e!!e chiare tendenze irreligiose, scettiche e materialistiche; tuttavia l"aver richiamato con forza i valori della ragione nei confronti di un tradizionalismo passivo giov al progresso delle scienze, anche storiche. ,ur con notevoli meriti, in ordine alla scienza, alla filosofia e allo sviluppo del pensiero, l"Illuminismo non riesce a lacerare una radicale immanenza, che lo inchioda ai limiti stessi della realt# che esplora, descrive e analizza. $otto l"influsso di questa corrente culturale, la liturgia vista pi> nettamente sotto l"aspetto dell"utilit# per la pastorale+ si accentua il carattere comunitario della liturgia e si cerca di raggiungere una maggiore semplicit# e razionalit# nella sua cele!razione. In lotta con gli eccessi della cultura !arocca, ora si intende trovare la via verso l"essenza logica della liturgia. In contrasto con una falsa ed esagerata stima dell"opus operatum, ora si pretende di mettere in luce il vero valore dell"opus operantis di %risto e della %hiesa. $i consapevoli che il dono di @io richiede una risposta, una disponi!ilit#. /. ;on c" da meravigliarsi se in questo contesto nascono tentativi di riforma liturgica. %onstatando le insufficienze dei li!ri romani e appellandosi alle disposizioni tridentine, parecchi vescovi francesi tornarono alla liturgia gallicana, rinnovata nello spirito del concilio di 2rento. Le liturgia neogallicane non ottenero l"assenso della $anta $ede+ apparivano come una rivendicazione di autonomia, un dissenso e un attentato all"unit# della %hiesa. 2ra i tentativi di riforma liturgica pi> famosi in quest"epoca, merita la nostra attenzione il $inodo di ,istoia del (78), voluto dal vescovo di ,istoia e di ,rato 0ons. $cipione <icci. Le deli!erazioni del $inodo furono oggetto di condanne disciplinari e dottrinali da parte di ,io &I 'con la %ostituzione apostolica Auctorem )idei, del .8 agosto (7FD, sono condannate 83 proposizioni del $inodo*. Le decisioni di ,istoia per non sono tutte da !uttare. $i tratta di riforme all"insegna della semplificazione, del carattere comunitario e della comprensione della liturgia+ un solo altare in ogni chiesa, rilievo alla comunit# parrocchiale contro ogni frazionamento 'limitazione delle messe private*, a!olizione dello stipendio delle messe, partecipazione attiva dei fedeli, comunione al calice e con ostie consacrate nella stessa messa, riduzione di processioni e novene, a!olizione delle forme devozionali contrarie alla liturgia, musica pi> semplice e severa a servizio dei testi, promozione del canto popolare nella liturgia, decorazioni che non offendono il senso religioso e non distraggono, riforma del messale e del !reviario 'riduzione del santorale, veracit# delle letture agiografiche, lettura di tutta la $crittura nel corso dell"anno*, introduzione delle lingue parlate accanto al latino, valorizzazione della predicazione, ecc. 'cf. per pi> dettagli L. Crtuso, Liturgia e spiritualit-, (48E ((4*. L"affermazione centrale del $inodo di ,istoia+ La liturgia azione comune del sacerdote e del popolo, al di l# delle preoccupazioni populiste e democratiche, conteneva la grande novit# che solo pi> tardi sare!!e stata proposta riguardo alla liturgia. In ogni modo, il contesto culturale e religioso del tempo, inficiato per lo pi> da idee gianseniste e im!evuto di illuminismo, come certi modi intempestivi e irriverenti verso l"autorit# di <oma e la poca attenzione alla sensi!ilit# del popolo, non adeguatamente preparato ad accogliere le novit# e ancora troppo legato alle forme tradizionali di culto che il $inodo voleva cam!iare, sono altrettante cause che hanno compromesso il !uon esito dell"impresa per quanto lodevole e degna di attenzione. Inseriti in un groviglio di concezioni dottrinali discuti!ili e propugnati da movimenti isolati 'come i giansenisti*, gli sforzi di rinnovamento di quest"epoca non riuscirono a portare avanti le giuste istanze. %i furono per numerosi teologi che fecero proprie le aspirazioni a una sana riforma della liturgia e in parte le trasmisero al secolo HIH. $i pu quindi affermare che l"epoca dell"illuminismo fu il periodo di incu!azione del movimento liturgico. La scienza liturgica conosce un nuovo impulso grazie ad alcuni illustri studiosi, come i !enedettini Xean 0a!illon 'P (747* e Edmond 0artne 'P (7/F*, l"oratoriano ,ierre Le Arun 'P (7.F* e il sacerdote Ludovico Cntonio 0uratori 'P (734*, ai quali si deve, tra l"altro, la pu!!licazione di codici della liturgia romana antica. /& La *i!'$)ia e**e4#%a (e* R#ma!i%i"m# /"e%#*# 9I90& ;ei primi decenni del secolo HIH all"opposto dell"Illuminismo, come in un"oscillazione pendolare, si trova il <omanticismo. $i tratta di un movimento ideologicoEartistico che si sviluppa nella prima met# del HIH secolo dopo lo sprofondamento dell"impero napoleonico, e conseguente apparizione dei nazionalismi in Europa, in reazione contro il razionalismo del H&III secolo. E" il periodo delle grandi rivoluzioni+ la <ivoluzione industriale '(7D4E(7)4*, la <ivoluzione americana '(77)E(78F*, la rivoluzione francese '(78FE(7FF*. Inizia a delinearsi la volont# di autonomia politica, e pure una aspirazione di // autonomia religiosa che si esprime nel chiudersi della %hiesa in se stessa quasi a difendersi dalla cultura mondana, dal laicismo li!erale e socialista che non vuole privilegi per nessuno. $i crea a poco a poco quella cultura dell"industrializzazione e dell"ur!anesimo che avre!!e minato alle radici i presupposti della cultura agricolaEparrocchiale con le sue scadenze cronologiche e religiose. Il laico acquista coscienza di autonomia. Ed appunto questa nuova coscienza che fa nascere una spiritualit# nuova+ la conquista soggettiva della verit# e dell"etica. Il <omanticismo si colloca in tempi differenti e con caratteristiche variate nei diversi paesi di Europa. L"ideologia romantica d# speciale importanza all"esperienza. %onsidera poi che ogni tappa della storia ha le sue caratteristiche proprie e intrasferi!ili. La realt# del momento non si pu comprendere se non integrata in un processo in cui il passato ha tanta importanza come il futuro. ,er il <omanticismo la comprensione di un fenomeno consiste nel conoscerne le origini e porre in evidenza il perdurare del passato determinandone il suo senso. Ecco perch6 il movimento romantico rivaluta la tradizione, propugna una nuova visione del mondo e un tipo di sensi!ilit# !asati sul culto delle tradizioni e della storia, sull"individualismo animato dalla fantasia e dal sentimento. ;ei migliori dei casi il <omanticismo considera la liturgia come un dato storico o come qualcosa che piace esteticamente, ma l"essenza della liturgia totalmente estranea ad esso. Il <omanticismo inoltre non un movimento specificamente cattolico e non dev"essere equiparato alla restaurazione cattolica successiva, anche se alcuni romantici pi> tardi si uniranno alla restaurazione cattolica, e in questa si trovano occasionalmente elementi romantici. ,ossiamo affermare che il cattolicesimo del sec. HIH ancora prevalentemente di cultura !arocca. Cl concilio &aticano I i fermenti liturgici non e!!ero nessuna eco. La cultura anticlericale e gli errori del sec. H&III provocarono in am!iente cattolico un atteggiamento di reazione. %on la restaura$ione postnapoleonica, si vuole ricostruire quanto era stato distrutto dall"ondata rivoluzionaria disgregatrice e anticristiana della rivoluzione francese. In opposizione all"Illuminismo, nei primi decenni del secolo, si fa strada il primo romanticismo pi> o meno anticlassico e filomedioevale, con accentuazione del sentimento e in senso soggettivista. La religiosit# romantica non si interessa di liturgia; nel migliore dei casi la ritiene un dato storico di valore estetico, qualcosa di meramente ufficiale. 5radualmente, la stima per la tradizione cristiana ? una tendenza che si iscrive negli ideali del secondo romanticismo ? si riflette anche nella cele!razione liturgica. ;ella seconda met# del secolo emerge il gusto per le composizioni del messale e degli antichi riti e l"apprezzamento per il gregoriano. C poco a poco la situazione verr# migliorando+ vescovi, ordini religiosi e clero si impegnano in un"azione di rinnovamento spirituale, tendente a formare e ad educare il popolo. Cnche se la catechesi si !asa ancora su una teologia estenuata, si riesce ad elevare la qualit# della piet#. $otto varie sollecitazioni, anche esterne, si fa strada un atteggiamento pi> esigente verso le forme religiose. Ln noto personaggio di quest"epoca l"a!ate ,rosper 5u6ranger '(843E(873*, fondatore di $olesmes. La sua figura e la sua opera si collocano pienamente nel contesto della restaurazione postnapoleonica e si collegano con il <omanticismo. @opo le devastazioni della rivoluzione francese, il 5u6ranger si adopera per la rinascita dell"ordine !enedettino, orientandolo decisamente verso la liturgia, la quale riacquista il posto centrale nell"ascesi del monaco e nella vita del monastero. Cvversario delle liturgie neogallicane, contro le quale lotta con successo, il 5u6ranger un vero ultramontano e conservatore, con una venerazione entusiasta per la pura tradizione liturgica romana, che egli scam!ia per con le sue forme medioevali che vuole restaurare nella sua integrit#. E" autore di Les institutions liturgi2ues ? in cui si manifesta storicista e polemico ? e della pi> importante opera LAnn!e liturgi2ue 'nove volumi apparsi dal (8D( al (8))*, in cui esalta la /D liturgia come preghiera della %hiesa, modello della preghiera cristiana, al di l# di tutte le scuole e metodi particolari. ,er il 5u6ranger la liturgia l"ufficio divino e l"anno liturgico, ossia il mistero della salvezza in relazione al tempo; i sacramento esulano da quest"ottica. Egli poi non sostiene la partecipazione attiva+ il culto deve restare velato di mistero. Esso contemplazione. ;e Les institutions liturgi2ues 'III, ,aris (83(, pp. 7( e ()8*, 5u6ranger sostiene che la liturgia secondo la sua natura riservata al clero pi> della $acra $crittura e che i li!ri liturgici sono destinati ai sacerdoti, mentre i fedeli non possono in alcun modo lamentarsi se si nega a essi ci che non fu scritto per loro. ,er le contraddizioni e la parzialit# del suo pensiero, la prospettiva liturgica di @om 5u6ranger oggi viene discussa. La sua visione della liturgia considerata riduttiva+ secondo la sensi!ilit# dell"epoca, nell"approccio alla liturgia il 5u6ranger si pone pi> sul piano di una certa spiritualit# liturgica che della teologia. Egli scam!ia l"una con l"altra. E" un"epoca in cui la piet# comincia a sentire !isogno di una !ase teologica, ma la liturgia ancora vissuta a livello psicologico. L"amore alla liturgia risponde a uno stile e a una tendenza di un certo tradizionalismo sentimentale e nostalgico proprio del <omanticismo. Lna delle critiche a $olesmes l"accusa di estetismo e di aulicit# archeologizzante, che produce una liturgia riservata a una 6lite colta e raffinata. In ogni modo, le sue sono intuizioni germinali del precursore. In sostanza, si pu affermare che del 5u6ranger pi> importante il movimento a cui ha dato inizio che il suo pensiero. Il movimento di cui stato iniziatore si diffonder# nei grandi monasteri !enedettini sorti in quest"epoca nella 0itteleuropea per opera di suoi discepoli 'a Aeuron, 0ariaELaach, 0aredsous, 0ontE%6sar, Vlosterneu!urg*, divenuti delle centrali del movimento liturgico degli inizi del HH secolo. In Italia, tra gli antesignani del movimento liturgico, emerge nel secolo HIH la figura di Cntonio <osmini '(7F7E(833*. $orretto da un grande amore per la %hiesa, convinto assertore del rapporto ecclesiologia e liturgia, il <osmini insorto contro la visione di una %hiesa gerarchica e l"impostazione clericale della liturgia. La %hiesa, per <osmini, significata e attuata, nel suo essere e nel suo agire, dalla realt# sacramentale a cui ogni fedele partecipa in virt> del suo carattere sacerdotale. Egli pone cos1 il principio teologico del sacerdozio comune dei fedeli a sostegno del diritto del popolo alla partecipazione attiva alle azioni liturgiche. ;ella sua opera Le cin2ue piaghe della %hiesa, il <osmini afferma che per dare splendore alla %hiesa !isogna li!erarla dalle piaghe che l"affliggono. La prima piaga, quella della mano sinistra della %hiesa, la divisione del popolo dal clero nel culto pu!!lico. Le cause di questa divisione sono, secondo il <osmini+ la carente formazione del popolo, l"insufficiente educazione del clero 'che costituisce la seconda piaga della %hiesa* e anche il fissismo della liturgia, che continua ad esprimersi esclusivamente in latino. Importante per il rinnovamento liturgico posteriore in quest"epoca della restaurazione l"attivit# scientifica che ha per oggetto soprattutto la storia della liturgia. $orgono poi ampie edizioni delle fonti, in particolare degli scritti dei ,adri+ il 0igne, a met# secolo HIH, inizia e pu!!lica velocemente i numerosi volumi della ,atrologia sia latina che greca. In questo modo vengono poste le premesse per una considerazione pi> critica della liturgia medioevale ? tridentina, spesso elogiata unilateralmente nell"epoca della restaurazione. 2ra altre iniziative, da segnalare anche l"importante pu!!licazione in vari volumi, all"inizio del secolo HH, del monumentale Dictionnaire darch!ologie chr!tienne et de liturgie, opera che in alcuni punti rimane sempre attuale come contri!uto alla storia della liturgia. Il <omanticismo del HIH secolo un universo pieno di nostalgie religiose, preoccupato di restaurazione come se l"universo fosse condensato nel mondo agricolo. Il mondo cattolico parve unirsi in questo ideale proposto dal magistero; anche se non mancarono gruppi aperti e sensi!ili alle novit# culturali e politiche. I santi del HIH secolo sono sintesi di eroicit#, di ortodossia, di vita /3 interiore e di immolazioneEservizio; si distinsero pi> sul piano dell"operosit# che della cultura, pi> sul piano della promozione umana e del servizio che su quello della ricerca. .& I* M#6ime!# *i!'$)i%# (e* "e%#*# 99& $e, come fanno alcuni Cutori, si pu parlare di movimento liturgico del secolo HIH, si tratta in ogni caso di un movimento autonomo, pi> controllato che aiutato dalla gerarchia della %hiesa. ;on cos1 il movimento liturgico del HH secolo. In esso possiamo distinguere sia l"opera dei papi che l"azione dei teologi e pastori. Il 0otu proprio tra le sollecitudini di ,io H '...((.(F4/*, esprime la preoccupazione per una partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera pu!!lica e solenne della %hiesa. $i pu dire che questa affermazione pone idealmente il fondamento per l"inizio della vera fase pastorale del movimento liturgico. Qualche anno dopo, il !enedettino !elga Lam!ert Aeauduin '(87/E(F3/* dell"a!!azia di 0ontE%6sar ne fece il moto del proprio lavoro liturgico ? pastorale. Il suo intervento nel %ongresso nazionale delle opere cattoliche di 0alines '(F4F* considerato il momento nel quale il movimento liturgico si apre ad orizzonti pi> ampi di quelli monastici 'tipici dell"azione del 5u6ranger*. In questo congresso il Aeauduin proclam che la liturgia costituisce la catechesi fondamentale della dottrina cristiana e il mezzo pi> efficace per stimolare e nutrire la vita spirituale+ $econdo me, una, se non addirittura la maggiore, delle cause dell"ignoranza religiosa l"ignoranza liturgica- <endere ai fedeli l"intelligenza e quindi l"amore dei misteri che si cele!rano all"altare; rimettere nelle loro mani il messale, che stato sostituito da tanti li!ri volgari e mediocri+ ecco la maniera migliore d"insegnare la religione, di tenere uniti alla %hiesa coloro che ancora vi entrano, e di riportarvi quelli che l"hanno a!!andonata. $u!ito dopo, nascer# la rivista 0ie liturgi2ue, che gi# nel (F(4 si trasformer# nella nota e ancora oggi apprezzata rivista Les 8uestions liturgi2ues 9et paroissiales:. @om Aeauduin e!!e il merito di tracciare la via giusta, rivolgendo anzitutto la sua azione principalmente al clero, per il quale nel (F(D scrisse un noto li!ro+ La pi!t! de l*glise, in cui affermava che intendeva operare un movimento di piet# essenzialmente teologica, fondata sulla vitalit# dei misteri cristiani in ciascun credente. ,rendendo come programma la partecipazione attiva di ,io H, egli definisce la liturgia come culto della %hiesa. Cnche se il Aeauduin era un ingegno pratico, il suo influsso si manifestato sia nel settore teologico che in quello propriamente pastorale. @opo la prima guerra mondiale, il movimento si diffuse in 5ermania. Gu soprattutto l"a!!azia di 0aria Laach a promuovere la comprensione e la partecipazione alla liturgia+ sotto la guida dell"C!ate Ildefonso RerMegen si cre un movimento scientifico con diverse pu!!licazioni di alto livello; emerge in particolare Kdo %asel '(88)E(FD8*, il quale con le sue conoscenze filologiche, i suoi studi patristici e della scienza delle religioni arriva alla convinzione che il cristianesimo una religione misterica, fondata sulla rivelazione del mistero di @io nel mistero del &er!o incarnato. La liturgia, poi, la cele!razione dei misteri, nella quale il mistero primordiale, 5es> %risto, diviene presente con la sua opera salvifica come portatore di salvezza.. 2ra le sue opere, ricordiamo Il mistero del culto cristiano, la cui prima edizione in tedesco risale al (F/.. In quanto mistero cultuale, la liturgia tutta su un piano di sacramentalit#, ossia fondata sul fatto di una presenza di %risto, che per essere il VNrios, ossia il $ignore vittorioso della morte e quindi della temporalit# caduca, di cui la morte insieme il segno e punto conclusivo, supera necessariamente tutti i tempi e vive e agisce in un eterno presente. C partire da questi dati, il culto cristiano comprende quali suoi elementi essenziali+ l"evento salvifico primordiale, il mistero di %risto morto e risorto; il rito liturgico, m4sterion.sacramentum, che ripresenta e attualizza l"avvenimento di %risto; la vita dell"uomo, della comunit# cristiana, che comunica con il mistero di %risto mediante la partecipazione attiva al rito. Le teorie del %asel provocarono reazioni contrastanti anche polemiche vivaci tra gli studiosi. $i pu per affermare che la sostanza della /) dottrina caseliana stata recepita dalla teologia del &aticano II ed oggi comune patrimonio della teologia liturgica. 0entre i monaci di 0aria Laach si rivolgevano soprattutto ai teologi, un altro grande personaggio, anche lui eminente teologo, <omano 5uardini '(883E(F)8* portava lo spirito della liturgia tra le fila dei giovani universitari. 2ra le sue opere, ricordiamo Lo spirito della liturgia 'Der /eist der Liturgie, pu!!licato nel (F(8* e I santi segni '0on heiligen ;eichen, pu!!licato nel (F..*, opere che nulla hanno perduto a tutt"oggi della loro forza di penetrazione e del loro vigore di sintesi. <ichiamando l"antico detto, che nella lex orandi contenuta anche la lex credendi, 5uardini mentre sostiene che nella liturgia deve dispiegarsi l"integrale verit# della fede, riconosce nel contempo che in questo la liturgia maestra. Essa introduce l"intera ampiezza della verit# nella preghiera; anzi essa null"altro che il dogma pregato, la verit# rivissuta pregando 'Lo spirito della liturgia, cap. (*. @al carattere memoriale della liturgia e dalla sua natura ecclesiale, scaturisce quale conseguenza pastorale l"impegno nell"attivit# e devota partecipazione di tutti alla cele!razione 'ivi, cap. .*. ,i> direttamente impegnato nell"azione pastorale, ,ius ,arsch '(88DE(F3D*, canonico regolare, diede vita ad un centro di apostolato liturgico, fiorito attorno al monastero di Vlosterneu!urg in Custria. Grutto del suo impegno liturgicoEpastorale sono tra l"altro+ Das <ahr des 1eils, la rivista 3iel und Liturgie e i fascicoli domenicali+ Lee mit der 6irche, in cui traduce per il popolo in un linguaggio semplice e immediato le acquisizioni teologicoEliturgiche nell"intento di ridare voce all"assem!lea, mettendola nella condizione di partecipare alla cele!razione. In Italia, un evento importante l"apparizione nel (F(D della +ivista Liturgica dei monaci !enedettini di Ginalpia, affidata alla direzione di @om Emmanuele %aronti. Ln altro nome da ricordare l"a!ate Ilde!rando $chuster, arcivescovo di 0ilano, che pu!!lic negli anni (F(FE(F.8 la usa opera monumentale Lier Sacramentorum& @opo la seconda guerra mondiale, sorgono un po" ovunque Istituti di pastorale liturgica e riviste, quali La Maison.Dieu in Grancia '(FD3* e Liturgisches <ahruch in 5ermania '(F3(*. $i potre!!ero citare, poi, una serie di personaggi, pi> vicini a noi, che hanno dato un prezioso contri!uto al movimento liturgico nella sua ultima fase, quella che precede immediatamente la cele!razione del concilio &aticano II. <icordiamo Xosef Cndreas Xungmann '(88FE(F73*, $alvatore 0arsili '(F(4E(F8/* e %ipriano &agaggini '(F.4E(FFF*. Il !uon andamento del movimento liturgico non rimasto senza opposizioni e sospetti, che hanno provocato talvolta delle vivaci discussioni. Lna voce autorevole in questo di!attito stata quella di ,io HII, che pu!!lic nel (FD/ l"enciclica M4stici %orporis in cui sono poste le !asi ecclesiologiche della teologia liturgica, e nel (FD7 l"enciclica Mediator Dei, documento decisivo per la causa liturgica in cui vengono precisati alcuni concetti e riconosciuti gli sforzi compiuti dal movimento liturgico. Questa enciclica per rimane legata all"impostazione classica del culto della %hiesa. La liturgia, inoltre, si presenta ancora clericalizzata; essa, infatti, esercitata principalmente dai sacerdoti in nome della %hiesa. Cncor prima della pu!!licazione di queste encicliche, ,io HII istitu1 nel seno della %ongregazione dei <iti una commissione incaricata di preparare una riforma generale della liturgia. Lo stesso papa port a termine alcune riforme parziali della liturgia, che prosegu1 poi 5iovanni HHIII. Era cos1 spianata la via che attraverso numerosi congressi internazionali di studiosi ed esperti di liturgia 'gi# a partire dal (F3(* avre!!e portato al concilio &aticano II. In questo contesto, acquista particolare importanza il primo %ongresso interna$ionale di liturgia pastorale, svoltosi ad Cssisi tra il (8 e il .. settem!re del (F3), con la partecipazione di oltre mille e cinquecento persone, tra cui circa settanta tra cardinali e vescovi. L"assise, che era stata convocata per festeggiare gli ottant"anni di ,io HII, and oltre il suo mandato /7 e affront decisamente i temi pi> scottanti della pastorale liturgica, quali la partecipazione e l"adattamento liturgico. ;el suo saluto ai congressisti, il papa e!!e parole di elogio per il movimento liturgico e per il lavoro svolto nel campo della pastorale liturgica. /8