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UNIVERSITA DI ROMA LA SAPIENZA

INIZIATIVE SOCIALI E CULTURALI PROPOSTE


DAGLI STUDENTI

Alessandro Roccati, Giuseppe Barbera,


Luca Vasta.

LALCHIMIA
STORIA DI UNA SCIENZA

a cura di Giuseppe Barbera

ATTI DEL CONVEGNO LALCHIMIA, STORIA DI UNA


SCIENZA, ROMA 13 GENNAIO 2007 (MMDCCLX ab U.C.)
Associazione Tradizionale Pietas - www.apietas.org

UNIVERSITA DI ROMA LA SAPIENZA


INIZIATIVE SOCIALI E CULTURALI PROPOSTE
DAGLI STUDENTI

Alessandro Roccati, Giuseppe Barbera, Luca Vasta.

LALCHIMIA
STORIA DI UNA SCIENZA
a cura di Giuseppe Barbera

ATTI DEL CONVEGNO LALCHIMIA, STORIA DI UNA


SCIENZA, ROMA 13 GENNAIO 2007 (MMDCCLX ab U.C.)
Associazione Tradizionale Pietas - www.apietas.org

Introduzione
dott. Giuseppe Maria Domenico Barbera

Il convegno lalchimia, storia di una scienza, ha avuto luogo a


Roma, nelledificio del rettorato dallUniversit di Roma La
Sapienza, patrocinato e organizzato dalla stessa, stato
realizzato con il contributo culturale dallAssociazione
Tradizionale Pietas. Suddetta associazione trae lorigine della
sua vita proprio in questa universit: qui infatti che giovani
studenti, ora laureati, hanno deciso di operare per la
rivalorizzazione e la riscoperta dei temi culturali pi profondi e
propri della tradizione italica, dalle sue origini sino ad oggi.
Mano a mano quel piccolo gruppetto di futuri archeologi
cresciuto raccogliendo adesioni di studenti e lavoratori di ogni
genere da tutta Italia e dalla fraterna Grecia, madre patria di
alcuni dei pi grandi filosofi1 e scrittori che lItalia abbia mai
avuto, cos adesso lAssociazione Tradizionale Pietas2
propone, attraverso attivit culturali accessibili a tutti, la
possibilit di conoscere, riscoprire e approfondire quei temi che
hanno formato la cultura passata di generazione in generazione
in tutta la penisola nostra e trasmessa al mondo intero, dalle
Ande allestremo oriente3.
Lalchimia una scienza che ha ricevuto importanti apporti
dallambiente
italico,
particolarmente
nel
periodo
rinascimentale. Lorigine semantica del termine pare venire
dallarabo Al-Kimiya, ossia la sostanza, intendendosi come
1

Il nome di Pitagora, nato a Samo e vissuto in Magna Grecia, basta per


tutti.
2
Maggiori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale
dellAssociazione: www.apietas.org
3
Persino in Giappone esistono programmi televisivi dove i principi della
matematica pitagorica e della fisica archimedea vengono insegnate ai
giovani e agli adulti tramiti giochi ed esperimenti semplici.

tale la c.d. pietra filosofale4, la stessa di cui parla molto


Aristotele nel suo trattato delle meteore, a sua volta utilizzato
da San Tommaso dAquino come testo di teoria5
nellapplicazione della pragmatica alchemica.
difficile dire dove nasca questa scienza, ma certo pi facile
definire i contorni geografici dello sviluppo del suo pensiero,
difatti essa risulta presente nelle pi grandi civilt della storia
umana, dalla Cina allEgitto e a Roma antica6. Zosimo di
Panopolis racconta che sia stato un angelo ad insegnare
alluomo le arti per trasmutare i metalli7, ancor prima gli
egiziani attribuivano a Thot8 (poi identificato dai Tolomei con
Ermete, da cui nacque successivamente la figura di Ermete
Trismegisto9) tali insegnamenti, nel corso dei secoli ogni
popolo ha tendenzialmente assegnato a esseri di nascita divina
e celeste lorigine di tale scienza. Nel tempo lalchimia si
definir come una scienza dalle diverse vie:
1. spirituale, in quanto destinata a trasformare i metalli
presenti nel corpo umano in oro, perch questi possa
realizzare la sua essenza divina;
2. terapeutica, tramite lalchimia spagirica, consistente
nelluso di minerali e vegetali per ottenere medicamenti
atti a curare i diversi mali10;
3. prettamente fisica, derivante dalla spagiria, seguita dai
c.d. archimisti, ossia persone che si sono dedicate
4

Roberto Tresoldi, I segreti dellalchimia, Milano 2000. pag. 8.


Tommaso dAquino, Trattato della pietra filosofale.
6
Roberto Tresoldi, I segreti dellalchimia, Milano 2000. pag. 8.
7
Roberto Tresoldi, I segreti dellalchimia, Milano 2000. pag. 9.
8
Dio egizio delle arti e della magia.
9
Thot, Ermete, si present a Phile, isola del Nilo ove si conserva un tempio
a lui dedicato, l insegn agli umani le arti magiche e lermetismo, filosofia
connessa a ci che poi sar noto come alchimia.
10
Lalchimia spagirica perci la scienza antenata della nostra
farmaceutica.
5

essenzialmente alla pratica di laboratorio con finalit


chimiche11.
Da ununica scienza nasceranno quindi tre scienze:
1. teologica e spirituale, tra cui emergono personaggi
come Tommaso dAquino, Santo e dottore della chiesa,
Lullo12 e Rupescissa, alchimisti che praticarono sotto
ordini religiosi;
2. farmaceutica ed omiopatia;
3. la chimica odierna.
Dallorigine della storia fino ad oggi, lalchimia ha segnato le
societ umane, nonostante il suo studio sia sempre stato elitario
e non accessibile a tutti, a causa anche della sua forma ermetica
e misterica, trasmessa nel tempo tramite simboli, il cui
significato non sempre di facile interpretazione.

11

Roberto Tresoldi, I segreti dellalchimia, Milano 2000. pag. 15.


Lullo, 1235-1313, prese gli ordini religiosi dopo una vita avventurosa,
Rupescissa era un francescano del XIV sec. che fu poi imprigionato da papa
Innocenzo VI.
12

Lalchimia, scienza divina


dott. Giuseppe Maria Domenico Barbera

E nota presso di noi lalchimia come forma antenata della


chimica, ma in realt il sapere della nostra scienza moderna
non ci permette di definire quale delle due materie sia pi
evoluta o meno, certo il sistema attuale concede di precisare
oggettivamente i risultati materiali, cosa che lalchimia non
sempre pu fare, in particolar modo nel suo contesto spirituale,
essendo lesperienza del caso legata al soggetto, anche quando
questa uguale per tutti, la si vive comunque nellintimit
individuale. Effettivamente dAquino stesso spiega che
esistono diversi tipi di pietre, ed ognuno pu produrne alcune,
pi o meno volgari13.

Il serpente in alto lo spirito


del mondo, che a tutto dona
la vita, tutto uccide, e in se
reca tutte le forme naturali.
Isomma esso tutto e
nulla Il serpente in basso
detto Ouroboros. In lingua
copta Ouro significa re,
mentre ob in ebraico
significa serpente. Abram
Eleazar, Donum Dei, Erfurt,
1735.

Il disegno in alto bene spiega ci: luomo un microcosmo in


cui esiste lo spirito del mondo con tutte le sue essenze,
incastrate allo stesso modo in cui la figura della stella a sei
punte si intreccia, ed ogni uomo tende interiormente pi o
13

Tommaso dAquino, LAlchimia, Roma 1996.

meno ad un diverso metallo. Ma che significa tendere ad un


metallo? Significa avere un carattere pi o meno aureo, pi o
meno stagnoso, pi o meno ramoso. In che senso? Questa idea
del carattere legato al metallo benissimo si esprime nella
tradizione greca e romana, difatti ogni metallo conserva un
carattere divino, stessa cosa facciamo anche noi, e la mitologia
rappresenta gli dei con caratteri umani per permettere di
definire al meglio come riconoscere quale carattere divino
abbia il sopravvento nel momento della vita di un uomo.
Dunque la donna fedele al marito ha un carattere argento,
essendo questo il metallo della Luna, a sua volta pianeta14di
Giunone, dea moglie di Giove garante del matrimonio e della
fedelt coniugale. Il lavoro alchemico serve a raggiungere la
realizzazione delloro, ossia uno stato di beatitudine che
legato al Sole, astro che illumina il mondo e porta la vita
ovunque arrivi la sua luce, sin nelle profondit dei mari.
La porta ermetica addossata in un angolo dei
giardini di Piazza Vittorio a Roma, qui in
una incisione tratta dalla Sapienza dei Magi,
di Giuliano Kremmerz; questo un raro
esempio
di
monumento
alchemico,
riportante nella sua simbologia lopera per la
realizzazione dellindividuo.

14

Nonostante la Luna sia un satellite continuiamo a chiamarlo pianeta


quando vogliamo rivolgerci al significato che le davano gli antichi:
influenze siderali sulla vita degli uomini e sugli eventi del mondo, astro
legato ad una essenza divina.

A Roma si conserva un monumento alchemico dessenziale


interesse: la porta ermetica. In essa possiamo leggere
limportanza di ordinare i diversi elementi e le differenti
essenze che compongono luomo, in maniera tale di uscire dal
Caos primordiale e realizzare lordine divino in noi: attuato ci
sar possibile attraversare la porta della sapienza e della
conoscenza e rispondere a quelle domande cui luomo
sinterroga sin dallorigine dei tempi.

Ma tale sapienza non deve essere svelata poich una


conquista che pu intendere solo chi raggiunge e non esistono
parole per trasmetterla, ecco perch il libro alchemico pi
veritiero il mutus liber, un testo fatto solo dimmagini, dove
lintelligenza dellindividuo per comprendere supera la
dimensione della parola, penetrando quel mondo delle idee che
tanto ha voluto far conoscere Platone tramite la filosofia
socratica, da lui riportata; cos anche il Mercurio, che al
centro della nostra prima immagine, invita il praticante al
silenzio e reca nella sua mano sinistra il fuoco dei sette pianeti.
Ed proprio tramite il mercurio che bisogna compiere lopera
alchemica, Mercurio che deve astrarsi dalle acque delle
10

passioni per donare alluomo lantimonium, la soluzione


necessaria alla nostra divinizzazione.
Il Mercurio, appellato dal Sole come
Filius Noster, reca in mano
lantimonio, estratto dallacqua di
Mercurio.

La Luna, che governa tutte le cose


umide, partorisce il re immacolato
dallabito purpureo, ossia la tintura
rossa, la tintura universale che
guarisce tutte le imperfezioni. S.
Trismosin, splendor solis, Londra
XVI sec.

11

In alchimia ogni cosa ne genera altre e la madre di tutto la


natura, esterna ed interna alluomo, generazione che pu essere
riprodotta dalluomo in laboratorio e cos la Luna ben gestita
pu generare il re immacolato dallabito purpureo, salvatore
dellumanit per le sue qualit terapeutiche.
I filosofi attribuiscono alla materia
fredda e umida il carattere
femminile (Luna) e a quella calda e
secca il carattere maschile (Sole).
Landrogino,
dunque
incorporerebbe in se tutti e quattro
gli elementi Michael Maier,
Atalanta fugiens, Ottenheim, 1618.

Tutta questa serie di generazioni deve portare alla


realizzazione finale, ad una completezza che viene spesso
rappresentata nel c.d. androgino ermetico, un essere che vince
listinto e il bisogno, poich completo in se. Michael Maier lo
pensa incorporante tutti e quattro gli elementi15. Ma a quali
elementi si riferisce? Secondo la filosofia pitagorica luomo
composto di quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco. Gli
alchimisti vedono in ognuno di questi la preponderanza di
quattro metalli basilari: piombo, argento, mercurio, oro.
Luomo vitruviano inscritto in un cerchio, figura che per
Pitagora rappresenta il Caos, ossia la sostanza che contiene in
se, in maniera disordinata, i quattro elementi costituenti
luniverso16; da qui nasce il dilemma della setta pitagorica: la
quadratura del cerchio. Credendo difatti i

15
16

Michael Maier, Atalanta fugiens, Ottenheim 1618.


Giuseppe Barbera, Il Pitagorismo in Italia ieri e oggi, Roma 2005.

12

pitagorici che luniverso una realt ordinata e misurabile, cos


come le leggi che lo regolano, cercavano una formula
matematica che permettesse alluomo di riordinare i suoi
elementi per raggiungere la sua realizzazione. Dunque la
formula 2pr corrisponde ad una pratica alchemica capace di
delineare i quattro corpi delluomo:
1. fisico
2. anima
3. intelligenza
4. spirito;
corrispondenti ai quattro elementi ed ai relativi metalli.
La serie di attivit che avvengono nelloperazione trovata da
Pitagora porta a conoscere i sette metalli nelle loro
manifestazioni, cos rappresentate nel seguente disegno:

13

Ad ogni metallo corrisponde un evento: al saturnio piombo un


corvo che si posa su uno teschio sepolto, al gioviano stagno la
trasformazione del cranio in una colomba che viene estratta dal
corvo da sottoterra, sicch le bianche colombe segnano sotto
marte luccisione del corvo per innalzare una corona sotto il
segno del Sole, poi in venere nascer una pianta ed in
mercurio lunicorno preannuncer la venuta della sacra
Vergine. Sette passaggi, identici per tutti, definiti dai pitagorici
in una semplice formula. Gli alchimisti celarono questo
insieme di attivit sotto lutilizzo del c.d. Vitriolo, Vitriol che
significa: Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies
Occultam Lapidem. Laddove i pitagorici usarono una formula,
gli alchimisti applicarono un acido. Che lAlchimia abbia
elementi in comune con la filosofia pitagorica lo si vede in
diversi concetti acquisiti. il caso della figura seguente, dove
il cosmo rappresentato in unarmonia musicale.

14

Il monocordo il principio interiore


che dal centro delluniverso
realizza larmonia di tutta la vita
del cosmo. Robert Fludd,
Utriusque
Cosmi,
vol.I,
Oppenheim, 1617.

Difatti lidea che i pianeti esprimessero dei suoni nel loro


moto17 prettamente pitagorica, cos le sette note vengono
definite dalla scuola crotoniate per riferire il moto dei pianeti
esterni (macrocosmo) e di quelli interni (microcosmo), note
che sensibilizzano diversi metalli, ovvero diversi caratteri
umani, sicch ancora oggi usiamo per diverse occasioni della
nostra vita, musiche con tonalit differenti.
Il linguaggio matematico verr usato fortemente in alchimia, la
massima espressione di ci la definizione completa dellopera
che si d nella Turba philosophorum18:
Voi parlate assai oscuramente e troppo. Ma io voglio indicare
completamente la Materia, senza tanti discorsi oscuri. Io ve lo
ordino, o figli della dottrina: congelate largento vivo. Di pi
cose fatene due, tre e di tre una. Una con tre quattro. 4,3,2,1;
da 4 a 3 vi 1; da 3 a 4 vi 1, dunque 1 e 1, 3 e 4. Da 3 a 1 vi
17

A riguardo questa teoria si veda il Somnium Scipionis di Cicerone, libro


conclusivo del De Republica.
18
Sec. XIII

15

2, da 2 a 3 vi 1; da 3 a 2 vi 1. 1, 2 e 3 e 1, 2 di 2 e 1, 1. Da
1 a 2 vi 1; dunque 1. Vi ho detto tutto.
In conclusione possiamo definire lalchimia come una scienza
universale, le cui logiche trovano riscontro nella
sperimentazione scientifica e per analogie applicate allessere
umano, tanto che Tommaso dAquino ci spiega che tutta
larte alchemica elesse la propria sede nellintelletto e nella
dimostrazione
dellesperienza19.

19

Tommaso dAquino, LAlchimia, Roma 1996.

16

Alcune considerazioni sullalchimia nellEgitto Antico


prof. Alessandro Roccati

Anche se attualmente si dubita che il nome stesso dellEgitto


(Kemet) abbia dato origine alla designazione dellalchimia e
della chimica, le conoscenze della civilt faraonica in questi
campi furono certamente ampie e multiformi. Il fatto che esse
rimanessero ad un livello sperimentale e non fossero sostenute
da una visione teorica unitaria ha fatto rifiutare a questo antico
mondo il possesso di una scienza, cos come la padronanza
di tecniche complesse non consente di parlare di una
tecnologia egizia. Il modo egizio del conoscere rimane fino
alla fine fondato su osservazioni analitiche e su una operativit
concreta, un saper fare, rinunciando ad una visione astratta.
Tale assenza di speculazione non per totale e, mentre
non impedisce il formarsi di una perizia senza confronti basta
pensare alla costruzione della Grande Piramide intorno al
mezzo del III millennio a.C.! essa ammette gradualmente
tendenze verso una visione complessa e sistematica. Occorre
non dimenticare la straordinaria antichit della civilt
faraonica, che si trasforma attraverso tappe progressive, le
quali costituiscono altrettanti momenti rivoluzionari nella storia
dellUomo con particolare riferimento allEgitto. Da quella che
si potrebbe definire rivoluzione architettonica intorno al
2600 a.C., con la improvvisa apertura di una et delle
piramidi, alla rivoluzione testuale prodottasi agli albori del
II millennio a.C., che fa della scrittura il testimone del pensiero
e delle conoscenze. Anche in campo teologico le tendenze
speculative si accentuano durante il secondo millennio in
conseguenza di essa e si arriva ad una vera e propria
rivoluzione religiosa con lEt di Amarna (XIV sec. a.C.)
quando si gettano per la prima volta le fondamenta di una
dottrina coerente e circoscritta. Tutte queste trasformazioni
fanno da sfondo ed intervengono sicuramente nel processo di
17

maturazione del pensiero scientifico, di cui si ravvisa nella


documentazione medica pervenuta la punta di diamante.
La scrittura stessa un eccellente esempio della
funzionalit anteposta alla razionalit. Le osservazioni, i
collegamenti si moltiplicano, si trovano le soluzioni pi
appropriate alle esigenze che si profilano nel corso di millenni,
ma raramente ci si avvicina ad un sistema. Tale metodo si
applica indubbiamente anche nel campo dei numeri, su cui
avvennero speculazioni da tempi remoti, ben prima
dellinvenzione della scrittura.
Le conoscenze chimiche degli egizi furono
multiformi e spaziarono tanto nel campo dellorganico quanto
dellinorganico. Quello che ha loro conferito una fama
inattaccabile il procedimento della mummificazione, teso alla
conservazione dei corpi, con luso di sostanze essiccanti ed
ammorbidenti. La nostra ricostruzione frammentaria delle
antiche abilit dovuta altres al doversi fondare su
osservazioni tratte dalla documentazione concreta. La
trasmissione delle conoscenze avveniva infatti allinsegna della
segretezza e raramente pervengono ricette scritte, e queste
redatte per lo pi in modo ermetico (soprattutto nelle iscrizioni
dei templi tardi): anche nel senso letterale del termine, perch
la scienza era affidata al patronato del dio Thot, il greco
Ermete. Tuttavia percepiamo una penetrante capacit di
osservazione in ogni campo, che era trasmessa attraverso
loralit e la manualit. Essa riflettuta da un lessico che
raduna assai numerosi vocaboli relativi a droghe ed essenze, la
cui identificazione spesso incerta, ma che attestano unampia
classificazione di materiali e prodotti e delle loro propriet,
accanto alla capacit di ricercare e scoprire risorse naturali su
un vastissimo territorio.
Noto da et preistorica lindurimento dellargilla
mediante la cottura, fu successivamente praticata tanto
18

lossidazione quanto la riduzione dei metalli, particolarmente


delloro (il cui nome in egizio potrebbe significare il
fondente) e del rame, con la composizione di leghe: elettro
(oro e argento), bronzo (rame e stagno). I processi di
vetrificazione, con mescolanza di sostanze colorate, anche se
ebbero probabilmente altrove la loro origine, furono
ampiamente apprezzati ed applicati in Egitto. Egualmente si
conosceva la fabbricazione del gesso e della calce.
Accanto alla chimica inorganica si attuavano processi di
chimica organica ad esempio nella preparazione di belletti o
sostanze coloranti tratti da piante. La fermentazione era attuata
nella bevanda comune assimilabile alla birra, ottenuta
dallorzo; ma si producevano pure il vino, con la spremitura
delluva, ed altre bevande alcoliche ottenute dai datteri o dal
miele. La confezione di pomate e rimedi avveniva talora
mediante la mescolanza e la cottura di svariati ingredienti.
In alcune tombe di alti dignitari sono rappresentate
queste attivit, che trovano anche riflesso in opere letterarie
come la cosiddetta satira dei mestieri. Esse occupavano in
genere artigiani di bassa estrazione sociale, ma il sapere pi
riservato era in possesso dei sacerdoti e custodito dentro le
mura dei templi, particolarmente nellultimo periodo della
storia faraonica20. L si preparavano unguenti e profumi
nellambito di celebrazioni rituali, come i misteri osiriaci, che
interrogando i segreti della natura operavano effettivi
esperimenti chimici. Il tempio aveva infatti molteplici funzioni:
centro di insegnamento, laboratorio, ambulatorio ospedaliero,
tribunale e anche servizio di amministrazione e banca. Nel
tempio si redigevano e riproducevano i manoscritti relativi ad
un sapere enciclopedico, che era tenuto gelosamente riservato.
Nel campo della chimica e dellalchimia la tradizione ha
20

Ph. Derchain, Latelier des orfvres Dendera et les origines de


lalchimie: Chronique dEgypte 65 (1990) 219-242

19

conservato memoria di due figure di spicco: Bolos di Mendes,


vissuto nel II sec. A.C., e Zosimo di Panopoli, attivo nel III/IV
sec. d.C. Panopoli, ossia Akhmim, fu una citt dove
particolarmente a lungo si mantenne la cultura dellEgitto
faraonico. La preparazione dei sacerdoti, anche dopo la
chiusura dei templi con la vittoria del cristianesimo, pot
sviluppare attivit settoriali in nuove cerchie iniziatiche e
trasmettere lantico patrimonio di conoscenze, accumulatosi
attraverso migliaia di anni.

20

Alchimia: limmagine di una scienza


prof. Luca Pietro Vasta

"L'inconscio ha mille strade per mettere fine con sorprendente rapidit a


un'esistenza priva di senso"
C. G. Jung.

Fig. 1, Alchimia, incisione di Leonard Thurneusser, 1574

Il mio intervento a questo convegno, dal titolo abbastanza


pretenzioso: Alchimia, storia di una scienza, si suddivider in
due parti. Nella prima tratter del rapporto tra lalchimia,
appunto, e alcune opere di grandi artisti del passato. Nella
seconda parte, dimostrer come le figure dei Tarocchi (dei soli
Arcani Maggiori), altro non sono che un testo per immagini
archetipiche, la cui interpretazione pu anche essere applicata
al cammino alchemico. Abbiamo visto, dagli interventi
precedenti, come nelle cattedrali, ad esempio, molto spesso, il
primo aspetto (quello della rappresentazione) si mescoli al
21

secondo (la lettura codificata del percorso ermetico


alchimistico), cos da creare una sorta di rebus per immagini.
Certamente qualcuno, pensando alle astruse formule presenti
nei testi di alchimia, storcer il naso sentendo parlare di
cultura, ma non dimentichiamo, a garanzia di un percorso serio,
che uno psicologo come Carl Gustav Jung abbia dedicato pi di
un sesto della sua opera proprio allo studio di questa disciplina.
Che fra i tantissimi testi alchemici ve ne siano parecchi pregni
di ciarlataneria, un dato assodato. C da dire che il vero
alchimista una persona ricca di spiritualit. Egli portatore di
una fortissima tensione verso il "Divino", ed talmente
impegnato nella conoscenza di se stesso, da dedicare l'intera
propria vita alla ricerca del Vero. Perch si usato un
linguaggio particolare? Sicuramente, in primo luogo, per paura
dei roghi (non dimentichiamo che lalchimia era considerata e
dunque perseguita come eresia), ma anche perch alcune
esperienze frutto della ricerca e delloperare, potevano essere
rese pi facilmente con linguaggio simbolico (piuttosto che con
linguaggio concettuale. C' per un altro curioso motivo che ha
spinto tanti ricercatori ad esprimersi in quel modo: creando un
atmosfera di ricerca del tesoro, avrebbero, da una parte
meglio invogliato le poche persone serie a cui rivolgevano i
loro insegnamenti, e dall'altra avrebbero preso in giro i falsi
ricercatori, imbottendo le loro pagine di formule "folli". Le
persone serie avrebbero cercato le poche perle nascoste fra
tanto pattume messo l deliberatamente, mentre i cosiddetti
"soffiatori" (come venivano chiamati fin dal medioevo i
ciarlatani) si sarebbero persi in mille operazioni chimiche che
nulla avevano a che vedere con la ricerca della Verit. In un
certo senso potremmo considerare l'alchimia come un'immensa
cronaca di esperienze "mistiche" raccontate dai vari autori in
centomila linguaggi diversi.

22

Ad un attento lettore di testi alchemici per non potr sfuggire


il fatto che ogni autore parla per esperienza diretta, e che quel
che racconta sa di vero.
Le migliaia di simboli usati possono produrre un doppio
effetto. Su chi non ha mai neanche tentato di esplorare se
stesso: confusione - su chi invece ha avuto qualche esperienza
mistica (uso il termine in senso molto lato) o, viceversa,
conferme e suggerimenti. Per sottolineare la natura "mistica"
dell'alchimista, riporteremo innanzitutto un brano del Pernety
che, nel suo trattato dell' Opera Ermetica dice: "Adorate solo
Dio, amate Lui con tutto il vostro cuore, ed il vostro prossimo
come voi stesso. Proponetevi sempre la gloria di Dio quale
scopo di tutte le vostre azioni; invocatelo ed Egli vi esaudir,
glorificatelo ed egli vi esalter" . Basilio Valentino, ne Le
dodici chiavi de la Filosofia aggiunge: "Se il Creatore ha
voluto dispensare la vera scienza e la sua non comune
conoscenza, , se non altro, per alcuni che condannano la
menzogna, amano la verit, la cercano, designati per l'arte,
con un cuore sensibile e che, innanzitutto, amano Dio senza
ipocrisia e perci lo pregano". Infine, Nicolas Flamel
conclude il suo Il Libro delle figure geroglifiche con le
seguenti parole: "Tutto questo avviene grazie all'aiuto del
Signore, Unico Dispensatore di tutti i tesori e di tutte le grazie;
Egli che Uno e Trino, e che regna nei secoli dei secoli. Cos
sia". Di brani come questi, nei testi alchemici ve ne sono
tantissimi. Non dimentichiamo che fino a pochi secoli fa la
cultura era esclusivo appannaggio del clero e della nobilt, per
cui molti alchimisti erano monaci: un esempio per tutti Alberto
Magno, maestro di San Tommaso d'Aquino.
A parere di molti studiosi, l'alchimia consiste in un processo
"psico-spirituale". Quindi si potranno leggere gli scritti
alchemici come metafore.

23

La strasmutazione interiore deve procedere di pari passo con


quella esteriore, e che l'una la prova dell'altra. Il processo
alchemico rappresenta un percorso di crescita individuale e
intimo, fino ad arrivare al processo di individualizzazione,
allunione di tutti gli opposti che caratterizzano lessere umano
(integrazione del s) rappresentato alchemicamente dalla figura
del Rebis.

Fig. 2, LAndrogino alchimistico,


miniatura del trattato Aurora Consurgens

Ogni processo di crescita interiore (sia esso di stampo


filosofico, religioso, esoterico, psicologico) alla fine porta
proprio a questo. Si procede a piccoli passi, attraversando uno
ad uno tutti gli archetipi che ci permetteranno, tramite la loro
comprensione e introiezione, di passare al livello successivo.
***

24

Iniziamo, dunque, ad entrare nello specifico del mio intervento


e a parlare del rapporto intrinseco tra arte e alchimia facendo
un paio di considerazioni preliminari. In primo luogo, ogni
scuola di pensiero ha per forza di cose, una propria immagine
di riferimento che di mostri le sue propriet fondamentali.
Che la mente umana sia eidetica (che funzioni per
visualizzazioni, dunque per immagini) un fatto ormai
assodato. Provate a leggere la parola CANE e, ognuno di voi si
far automaticamente una propria raffigurazione mentale del
cane (razza, taglia, ecc.) a cui assocer emozioni, sensazioni,
ecc.
In secondo luogo, bisogna chiarire, una volta per tutte, onde
evitare confusioni, la differenza tra segno, segnale e simbolo.
Per segno indichiamo un qualsiasi atto grafico (nel nostro caso)
a cui, per il momento, non associamo nessun significato
particolare. Nel momento in cui a quel segno diamo una sola
prerogativa di comprensione, un solo significato, esso si
trasforma in segnale (basti pensare ai segnali stradali).
Quando lo stesso segno si arricchisce di pi significati (rimane
aperto a miriadi di interpretazioni) esso diviene simbolo. I
simboli, dunque, per dirla con le parole di Wirth: Sono una
finestra aperta sullinfinito. []. Quando si riesce a farli
parlare, superano in eloquenza qualunque discorso, poich
permettono di ritrovare la Parola perduta, cio leterno pensiero
vivente del quale sono lespressione enigmatica.
Per cui anche nellambito dellalchimia sarebbe pi corretto
parlare di segnali alchemici piuttosto che di simboli alchemici
(riducendo il tutto ad un alfabetico privato e personale, criptico
ed ermetico, chiuso alla sola scuola di riferimento). Facciamo
subito un esempio, nelle figure 4 e 9 (A. Drer, San Gerolamo
nel suo studio, 1514, e Domenico Fetti, Melanconia, 1620)
compare un cane addormentato. Se ci rifacessimo alla sola
lettura alchemica, essa segnale dello Zolfo, delloro. Ma se ci
25

appoggiamo ad una lettura di stampo psicologico, esso


rappresenta listinto (in questo caso assopito) o la passione o la
fedelt e cos via dicendo.
Detto ci non rimane che chiarire in che modo si proceder
nella lettura di un percorso che abbia come punti binari
lalchimia e larte figurativa. Si potrebbe, ad esempio partire
dallutilizzo di termini comuni come lArte, la creazione o
rifarsi allutilizzo, in entrambi i casi, di colori per indicare degli
stadi (danimo per larte figurativa, di progresso nel percorso
alchemico) soprattutto ponendo lattenzione al nero, al bianco,
al rosso, che alchemicamente rappresentano i tre stadi
dellOpera.
Un esempio fondamentale, a cui il cammino alchemico stato
paragonato, quello dellImitatio Christi. Limitazione, cio,
della vita del Cristo, ci porter secondo alcune dottrine ben
precise ad essere come lui e di ritrovare il nostro Dio Interiore.
Liscrizione
VITRIOLVM
(Visita
Interiora
Terrae
Rectificando Invenies Occultam Lapidem Ultimam materia) ci
dice, infatti, che se indaghiamo noi stessi alla fine scopriremo
la nostra pietra filosofale (o il nous, il Daimon, ecc.). Ma
chi ce lha messa? In realt, si scoprir che sempre stata l,
ma che noi, distratti dalle faccende del mondo quotidiano, non
labbiamo mai vista. Solo con lisolamento, lo studio, la
concentrazione, possiamo riscoprirla. Un esempio di Imitatio
Christi lo ritroviamo nellAutoritratto di Drer, datato 1500, in
cui lArtista il Creatore (non dimentichiamo che in entrambi i
casi si pu parlare di creazione).

26

Fig. 3 A. Drer, Autoritratto, 1500

Drer, non dimentichiamolo, nacque nel 1471 e mor nel 1528.


Fu dunque contemporaneo di Erasmo, di Lutero e di Agrippa.
Dopo il secondo viaggio in Italia (1505 1507) il suo stile
mut, poich aveva assorbito la teoria dellarte italiana basata
sullarmonia tra macrocosmo e microcosmo, intesa in termini
rigorosamente geometrici, e sulle proporzioni del corpo umano
correlate alle leggi che governano il cosmo, secondo il progetto
dellArchitetto dellUniverso. Drer divenne cos il principale
esponente nordico di questa teoria, secondo la quale la
proporzione matematica costituisce un legame tra luomo e
luniverso verificabile sia nellarchitettura, secondo la
sistemazione di Vitruvio, sia in tutte le arti.
Proseguiamo di gran passo il nostro cammino e ci imbattiamo
in un passo del De Alchimia, in cui Alberto Magno d al suo
allievo prediletto Tommaso dAquino istruzioni ben precise su
come deve essere lalchimista e che trovano forma nel San
Gerolamo nello studio, sempre di Drer (datato 1514). Dice
Alberto Magno: lalchimista sar discreto e silenzioso; non
27

riveler a nessuno il risultato delle sue operazioni. Egli abiter


lontano dagli uomini, in una casa particolare, composta da due
o tre stanze esclusivamente destinate alle sue operazioni.
Sceglier con cura il tempo e le ore del suo lavoro. Sar
paziente, assiduo e perseverante. Eseguir, secondo le regole
dellArte, la triturazione, la sublimazione, la fissazione, la
calcinazione, la soluzione, la distillazione e la coagulazione. Si
servir solo di vasi di vetro o di stoviglie verniciate, onde
evitare contaminazioni dagli acidi. Sar abbastanza ricco per
sostenere le spese che esigono queste operazioni. Eviter
soprattutto di avere rapporti con principi e signori. Il tutto
rappresenta evidentemente una ricca base di meditazione.
Osserviamo questa immagine e notiamo come tutti questi
precetti rientrino immancabilmente in essa. Il santo seduto
assorto in una meditazione e contemplazione del Testo. Sembra
non accorgersi del nostro sguardo. Non nemmeno avvisato
dagli animali della nostra presenza. Tutto rimanda ad un
silenzio interiore, ad una pace e tranquillit. Il mondo lasciato
allesterno della stanza, oltre la finestra che illumina la scena
(fig.4).
Divenuto noto per avere tradotto dallebraico lAntico
Testamento e per averci lasciato numerosi scritti, San
Gerolamo viene rappresentato come un uomo isolato,
concentrato nello studio, diventando larchetipo dello studioso.
Gli animali (simboli delle pulsioni basse) sono messe a riposo e
tenute a bada (alchemicamente sono elementi fissi). Un teschio
ci ricorda non solo la fugacit della vita, ma anche il concetto
della trasformazione necessaria e ineluttabile di chi ha
intrapreso il percorso alchemico (in questo caso).
La Melancolia I di Drer (di cui parleremo tra poco)
rappresent il primo livello della serie di Agrippa, lispirata
melanconia artistica. Vi era pure uno stadio relativo
allispirazione profetica, ed uno in cui lintelletto ispirato si
28

sollevava alla comprensione delle cose divine. Dello stesso


anno della Melencolia I, lincisione di San Gerolamo nello
studio e Panofsky ipotizza che lartista debba aver concepito il
San Gerolamo come una specie di complemento alla
Melencolia I, dal momento che aveva labitudine di dare
insieme queste due incisioni agli amici. Se, infatti, si fissano
con attenzione le due incisioni luna di fianco allaltra, come
proponeva Drer, chiaro che vi un voluto parallelismo fra
esse.

Fig. 4, A. Drer, San Gerolamo nel suo studio, 1514

29

Fig. 5, rapporto tra il San Gerolamo e la Melencolia I, di Drer

Tutto in questa stanza soggetto a un principio matematico.


San Gerolamo si potrebbe benissimo trovare al terzo livello
della classificazione della melanconia ispirata di Agrippa,
ovvero quello in cui la mens apprende i segreti delle cose
divine, come ad esempio la legge di Dio, la gerarchia angelica
e ci che si riferisce alla conoscenza delle realt eterne. Cos
possiamo attribuire tranquillamente a questa incisione il titolo
di Melencolia III.
A qualche anno di distanza, vediamo come larchetipo dello
studio dellalchimista si va trasformando in quello del
laboratorio del chimico, come ad esempio nello studiolo di
Francesco I, a Palazzo Vecchio di Firenze (datato 1580 c.a.),
dove Giovanni Stradano rappresenta una confusione di gente
intenta a maneggiare alambicchi, forni, tenaglie e quantaltro.

30

Fig. 6, G. Stradano, Il Laboratorio dellalchimista, 1580 c.a.

Un ultimo paragone, concedetemelo, lo si pu fare con il San


Gerolamo di Antonello da Messina e notare come le immagini
di Drer e di Stradano siano lontanissime dalla
rappresentazione che ne fa lartista siciliano nel 1474.

31

Fig. 7, A. Da Messina,San Gerolamo nello studio, 1474

Fig. 8, A. Da Messina, San Gerolamo nello studio, 1474, part.

32

Nellopera di Antonello, il santo viene posto quasi su un


palcoscenico. Anche se gli elementi possono essere simili, si
deve concordare con una raffinatezza estrema di questi ultimi.
Si pu notare come gli elementi che rappresentano le pulsioni
siano ancora pi caratterizzati (cos come il pavone dalla coda
chiusa, rappresenta lassenza di vanit, il gufo la notte e cos
via).
Il percorso alchemico conduce, ad un certo punto,
immancabilmente alla nigredo Soffermiamoci, cos, ancora su
Drer e sullaltra incisione (forse la pi famosa e conosciuta)
sempre del 1514: la Melencolia I.

Fig. 9, A. Drer, Melencolia I, 1514

33

Questa incisione di Drer, sempre del 1514, ricchissima di


simboli (e di segnali). Lo stato melanconico, descritto
egregiamente da Saxl, Panofsky e Klibansky nel loro testo
Saturn and Melancholy, e il suo riferimento allo stato
saturnino, viene qui caratterizzato da alcuni indizi sparsi.
Iniziando dalla borsa e dalle chiavi appese alla cintura alle ali
semichiuse dellangelo, fino al quadrato magico dietro ad esso,
la cui somma d 34. Inoltre si prester attenzione al cane, che
di per s era un tema proprio delle rappresentazioni tipiche dei
dotti. La sua inclusione qui e il rovesciamento del suo
significato, per cui diviene un compagno di sofferenza della
Melencolia. Il cane non solo ricordato in parecchie fonti
astrologiche come un tipico animale di Saturno, ma in Orapollo
(lintroduzione ai Misteri dellalfabeto egizio per la quale gli
umanisti avevano un culto quasi idolatrico) esso associato
alla disposizione dei melanconici in genere e dei dotti e dei
profeti in particolare. Secondo Agrippa di Nettesheim la sua
caratteristica essenziale la vigilantia; secondo il Ficino un
esempio su cui riflettere degli effetti rovinosi e distruttivi dello
studio notturno.
La sfera materiale posta in basso e langelo ha la classica
posizione con la testa appoggiata ad una mano. Ancora, sempre
nel testo di Panofsky, Saxl e Klibansky, si legge che: Il
melanconico era scuro di carnagione, nero di capelli e nel
volto: la facies nigra o colorito livido causato dallatrabile
della carnagione dei melanconici. La sua tipica posizione
fisica, espressiva di tristezza e depressione, era lappoggiare la
testa sulla mano. Anche i suoi doni, o attivit caratteristiche,
non erano attraenti: riusciva bene nella misurazione, nel
calcolo e nel conto e nel misurare la terra e nel contare il
denaro ma come erano basse e terrene queste occupazioni in
confronto alle splendide qualit delluomo sanguigno di Giove,
o alla grazia e allavvenenza dei nati sotto Venere.
34

Gli elementi qui tratteggiati velocemente diventeranno


atteggiamento archetipico per ulteriori raffigurazioni, come ad
esempio quella che ne fa Domenico Fetti nel 1620 e De Chirico
nel 1912.

Fig. 10, Domenico Fetti, Melanconia,


1620

Fig. 11, G. De Chirico,


Solitudine Melanconia, 1912

Ma in questi due ultimi casi, lo stato melanconico si traduce nel


primo come incapacit dellartista a creare e nel secondo come
senso di solitudine, di angoscia, ben lontani dalla moltitudine
di significati e riferimenti specifici che, invece, ritroviamo in
Drer.
Mi viene spesso posta la domanda se nellarte contemporanea
si possa o meno parlare di simboli. Purtroppo, oggi, larte
decaduta ad un valore prettamente estetico, per cui la
simbologia se c, ridotta a mero segno estetico, senza alcuna
valenza di appartenenza filosofica, religiosa, o altro. Capita
spesso di vedere simboli mescolati in una sorta di calderone,
che portano ad una confusione di significati, ma che
nelleconomia estetica dellimmagine appaiono funzionali.
35

raro che larte contemporanea si occupi di valori duraturi, di


percorsi che richiedono tempo, sacrificio. Si sacrifica il
significato in nome della tecnica, riducendo il tutto alleffetto
visivo del momento. Naturalmente considero ci solo come un
lungo momento di transizione e non una caduta definitiva del
senso.
***
Uno dei pochi testi per immagini che resiste al trascorrere del
tempo, alle mode dei tempi, ed inoltre accessibile a chiunque
voglia intraprendere questo cammino, sono i Tarocchi. Il
collegamento tra le immagini dei Tarocchi e lalchimia (dei
soli arcani Maggiori) non poi cos lontano da credere. In
alcuni mazzi di Tarocchi, lAlchimia viene identificata con la
Temperanza (Arcano numero 14) come nel caso dei Tarocchi
di Crowley, dove essa assume il nome di Arte.

Fig. 12, Arcani Maggiori, Tarocchi di Crowley, XIV LArte.

36

Fig. 13, Arcani Maggiori,


Tarocchi di Marsiglia, XIV
La temperanza

La Temperanza ha in mano due brocche, mescola i due opposti


in una comunicazione fluida e armoniosa, in piena armonia con
gli elementi naturali che la circondano.
I Tarocchi rappresentano un percorso iniziatico che va dal
Matto (lo 0/22) fino al Mondo (21) per poi passare nuovamente
ad un livello superiore ricominciando dalla carta del Matto.
Rappresentando figure archetipiche in esso troviamo pi di un
solo significato (o qualit) di riferimento.

Fig. 14, Arcani Maggiori, Tarocchi di Marsiglia.

37

La prima carta dei Tarocchi, Il Matto (0/22) si pu considerare


una carta fuori sequenza. Ci sono molte informazioni celate in
questa carta. Abbiamo un personaggio che cammina senza
meta, non c, infatti, alcun sentiero; si appoggia a un bastone,
(simbolicamente ha qualcosa a cui appoggiarsi).

Fig. 15, Arcani Maggiori, Tarocchi di Marsiglia, Il Matto.

Ma linformazione pi importante di tutte il suo andare


erratico, costretto da una belva, da un cane (o una lince
secondo altre interpretazioni) che gli morde il sedere. Questa,
praticamente, la condizione normale della persona che non ha
proprio un cammino ben delineato, che spinta, agita
dallesterno, piuttosto che decisa ad agire. Da questo Tarocco
inizia il vero cammino, non si sa ancora dove ci condurr.
Quando Il Matto, improvvisamente, prende coscienza di se
stesso e di quello che in lui, diventa Il Mago (1).
Cos il Mago sar il primo passo delliniziazione, il prendere
coscienza del percorso che si vuole intraprendere. Se osservate
la carta del Mago, si vede un piccolo banco con tre simboli che
38

sono lacqua la coppa -, i denari la terra -, la spada laria ; in mano ha la bacchetta che il simbolo del fuoco.
Compaiono quindi, improvvisamente, i quattro elementi i quali
sono modi di essere: rappresentano i mattoni del divenire.
Allora Il Mago incomincia a pensare alla via della conoscenza
di se stesso (basti osservare il piccolo albero che spunta in
mezzo alle sue gambe, che psicologicamente interpretabile
come linizio dellindividuazione del S).

Fig. 16, Arcani Maggiori, Tarocchi di Marsiglia, I Il Bagatto.

Il Matto (0/22) che vagava nel caos, dopo una serie di


iniziazioni diventa LEremita (9), che ha una lampada e
quindi ha una luce e comincia a vedere qualche riferimento su
cui contare, su cui orientarsi (e divenendo al contempo egli
stesso faro illuminante). Da sottolineare come la parola
LHERMITE, scritta in basso, sia assonante con
ERMETISMO, ERMETICO, ERMES (un caso?)

39

Fig. 17, Arcani Maggiori, Tarocchi di Marsiglia, IX Leremita

Con queste prime nove carte finisce il cammino, quello


decisionale interiore.
Le altre nove carte che seguono sono di natura completamente
diversa perch lessere attivo, rappresentato dalle varie forme
del Mago, qualcosa che svanisce.
La trasformazione vera e propria avviene con la carta numero
13, La Morte, in cui ci si spoglia completamente del proprio
passato per rinascere a nuova vita.

40

Fig. 18, Arcani Maggiori, Tarocchi di Marsiglia, XIII La Morte

Cosa significa La Morte? Vediamo che La Morte ha tagliato la


testa al re e alla regina. In altre parole non basta appendersi
(come nellarcano 12, LImpiccato), ma per proseguire nella
strada della vera conoscenza esistenziale se dobbiamo
necessariamente
abbandonare
lindividualit,
che

rappresentata simbolicamente dal re e dalla regina, che sono


delle teste che vengono tagliate; in altre parole, si propone che
vengano superati non solo la volont dazione ma anche lIo.
In questo Arcano, inoltre, le due teste mozzate (il re e la regina
alchemici) ci ricordano che il nostro pensare passato non pi
attuale, cos come le mani indicano le azioni e i piedi le
direzioni verso cui ci eravamo incamminati.
La rinascita totale avviene nellArcano numero 20.
La carta mostra un angelo che suona la tromba e un essere
fuoriuscire da una specie di tomba, visto di spalle; in altre
parole sembrerebbe proprio che questa azione generi un nuovo
nato, che non n uomo n donna, ma qualcosa di nuovo. Si
presenta subito lanalogia con langelo della sesta carta
41

(LInnamorato); l la freccia, ispirata dallangelo, rappresenta


la volont mirata, qui invece si tratta di un suono (risonanza).
In altre parole, noi per poter proseguire nelle strade dellessere
non possiamo essere lettera morta ma dobbiamo risuonare con
gli eventi esterni.

Fig. 19, Arcani Maggiori, Tarocchi di Marsiglia, XX Il Giudizio

Fino a giungere, nel nostro cammino, allOpera completa,


rappresentata dal Mondo (Arcano numero 21).

42

Fig. 20, Arcani Maggiori, Tarocchi di Marsiglia, XXI Il Mondo

In essa si pu osservare una cosa molto interessante: c un


ermafrodita che non n un uomo n una donna che allinterno
di una ghirlanda cammina con grande leggerezza; intorno ci
sono i quattro elementi, che non sono pi spade, bastoni, coppe
e denari, ma hanno subito una metamorfosi, sono divenuti i
quattro evangelisti.
A questo punto si pu affermare con certezza di avere
raggiunto la conclusione del viaggio? Assolutamente no!
***
Per ovvi motivi di spazio mi sono limitato a mostrare solo
alcuni esempi di rapporto tra arte e alchimia. Il campo di studio
evidentemente ampio e strutturalmente pi complesso. Il mio
intento stato quello di produrre in voi la curiosit necessaria
per intraprendere questo percorso, partendo dai punti pi
disparati.
Come abbiamo visto, lalchimia, in quanto filosofia di vita e
pensiero non pu prescindere da una sua rappresentazione
visiva ben definita. Bisogna solo prestare maggiore attenzione
e riflettere prima di addebitare una cos profonda conoscenza
ad una immagine che potrebbe avere o non avere a che fare con
essa. Comunque si proceda, bisogna ricordare che ogni
43

filosofia, o credo, altro non serve se non alla conoscenza di se


stessi, e cos, come nel San Gerolamo, dobbiamo essere
disposti a chiuderci e iniziare ad esplorarci con la massima
onest

44

Indice
Introduzione
dott. Giuseppe M. D. Barbera

pag. 5

Lalchimia, scienza divina


dott. Giuseppe M. D. Barbera

pag. 8

Alcune considerazioni sui numeri nell Egitto Antico


prof. Alessandro Roccati

pag. 17

Alchimia, limmagine di una scienza


prof. Luca Pietro Vasta

pag. 21

Indice
pag. 45

45

Universitas Studiorum Urbis


Roma, P.le Aldo Moro, 1.
www.uniroma1.it

Associazione Tradizionale Pietas


www.apietas.org
info@apietas.org

Stamperia Lampo Roma 2007

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LAlchimia, storia di una scienza.


Tre saggi per definire la scienza pi antica del mondo:
lAlchimia. Dallantico Egitto allepoca moderna un
complesso sistema sapienziale si trasmesso sotto
forma di immagini, idee e misteri, il tutto per celare
che quanto pu trovarsi nelle profondit dellanimo
umano sta sia in cielo che in terra, nel cosmo e nella
Natura tutta, somma guida e divinit dellalchimista.

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