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La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce, 31, 1933.

UN CALVINISTA ITALIANO
I L MARCHESE DI VICO GALEAZZO CARACCIOLO

I marchesi di Vico, uno dei molti rami dell'antichissima e numerosissima gente napoletana dei Caracciolo, furono insigniti di
questo titolo nel secolo decimosesto. La loro linea discendeva
da un rude barone, Gualtieri soprannominato Viola, che tenne le
,parti del re Laclislao, della secorida Giovanna e di Renaro d'Angi,
"onde, alla vittoria d i Alfonso d'Aragona, perse potenza e fetidi (1).
Piii tardi, il figlio Colantonio, soprazlnominato l o u Sfregiato , si
accost al re aragonese traendone qualche vantaggio; ma la resti-tuzione della casa cominci veramente col nipote, nato a Colantonio
.dalla seconda moglie Martuscella Piscicelli, Galeazzo. Questi serv
in guerra Ferrante d'Aragona e i suoi successori; nel 1480 ebbe
il comando della flotta napoletana mandata a stringere i turchi i n
.rOtranto e piant pel primo la bandiera sulla liberata citt ( 2 ) ; nel
1495 alla venuta di Carlo VI11 procur di raccogliere forze in di-fesa di Ferrandino, combatt nella lunga campagna pel riacquisto

Si vedano gli alberi della Famiglia Caracciolo, nell'appendice al LITTA.


SUNIMONTE,
Historia di Napoli, ediz. 1675, 111, 500. 11 poeta Chariteo
. diceva i n una canzone : . . . tu ponesti l'alma e sacra insegna Sovra 'l muro
e (Rime,ed.
Ydrontin, quando '1 gran Duca Agl'infedeli die' l'aspra battaglia!
.tPrcopo, canz. IX (11, 105-08; e v. la nota relativa del Prcopo).
(I)

(2)

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del regno, chiamato dal giovane re suo caro comrnilitone n , ed;


ebbe allora, tra comprata e donata, la terra di Vico in Capitanata ( 1 ) .
Risalita la famiglia in fortuna di ricchezze e di onori, il figlia.
di questo primo Galeazzo, il secondo Colantonio, non volle che
pi ne decadesse; e, se altri del baronaggio napoletano, e della.
stessa gente dei Caraccioio, male interrogando l'avvenire e mal"
provvedendo a s stessi, si compromisero nella fazione angioina
ossia francese e andarono alla rovina, all'esilio e alla morte, egli,.
pi sagace intenditore delle ulilit, si tenne sempre unito ai re spagnuali, successori degli aragonesi, e alla loro politica. N si lasci.
sviare, come altri pur fecero allora, da sollecitudine per Napoli e per
le sue libert e le sue autonomie; ma guard sempre direttamente
alla grandezza della propria casa, che era quel che sopravanzava,
nel sempre pi saldo stabilissi della monarcllia assoluta, di spirito?.
individualistico nei baroni napoletani, costretti bens a smettere la
lotta contro i loro sovrani, ma dalla sudditanza stessa traendo frutti
di fasto e di orgoglio e di una potenza, se non politica, sociale..
Cos egli stette a fianco del principe di Orange nel ~ 5 2 8 ,quando.
i'i regno di Napoli fu invaso dai francesi del Lautrec e Napoli assediata; di esempio agli altri nsbili di mantenersi fedeli e raccogliersi nella capitale; e, l'anno dopo, fu tra i luogotenenti del marchese del Vasto nella spedizione di Puglia, nelIa quale si tent, ma*
non si riusci, di snidare i francesi da Vico e da Viesti, dove si sosten-nero fino alla conclusione della pace (2). L'Orange lo prese con s
per opera e consiglio nella spedizione contro Firenze e l o mandiP1
suo qmbasciatone di fiducia, per riferire suIl'andamento della guerra,
all' imperatore Carlo V, il quale, in q~aell'incoctro, si form buon.

( I ) (( Nostro tamen tempore Galeatius Gualterii ex filio nepos, familiae di--gnitatem prope collapsam instauravit; nain ob rei militaris pretium Vicum i n .
Monte Gargario oppidum acquisivit et magnifice equestrem dignitatem tuetur s :ELIO MARCHESE
(che scriveva intorno al 1496), i n BORRELLI,Vindex neapoi. no-bilifatis, p. 42. Re Ferrandino, durante la guerra, bisognoso di danaro, gli ven-dette i1 1 . 0 gennaio 1496 la terra di Vico con parte del lago di Pantano e Varano,essendone il possessore Ettore Bulgarello notorio ribelle s; e gliela vend assai
meno di quel che valesse con solo per la difficolt dei tempi e per trovarsi ancora in territorio nemico, ma anche attentis servitiis quain maxime a suis teneris anilis in utraque fortuna t u m inira quam extra regnum nostrum Siciliaegale ai;^) praestitit tain serenissimo Alphonso regi patri ilostro quarn etiamnobis N : Arch. di Stato di Napoli, Qz~internioni,vol. 39, f. 94 t .
(2) GREGORIO
ROSSO,Gior-nali, p. 29: cfr. U. ROBERT,P1zilibel.t de Clzalo~zs~
prince d'Orange, viceroi d e Naples (Paris, 1902), pp. 251, 259.

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concetto di lui ( 1 ) . Perci, tornata la quiete in Italia e nel Regno, egli


ricev in premio, 1' 8 agosto 1531, il titolo di marchese stilla terra
d i Vico. N fu meno ligio al gran vicer dell'assolutismo, don Pietro
di Toledo, che accompagn a Napoli nell'agosto del ' 3 2 , da Ratisbona, dove si era fermata allora la corte imperiale; e si disse poi
che da quel che il nuovo vicer gli venne ragionando per via delle
c'ose di Napoli, il Caracciolo intese l' aspro e rigoroso governo
che avrebbe inaugurato (2). Al Toledo si congiunse d'intrinsichezza
confidenza, anche per la quotidiana consuetudine di suo compagno nel ~ratteriimentodel gioco s, il q ~ l a l e(dice un contemporaneo),
venuto molto in usanza tra' principi, fatto ancor esso
adito non disprezzabile a qualunque dignit W, e al Caracciolo
spian la via ad entrare nel Consiglio collatesale. II Toledo pot
contare con sicurezza su di lui, cosi nella repressione del primo
tumulto della plebe nel r 533 per le gabelle, come in quello piu
grave di tutto il popolo napoletano contro l'Inquisizione di Spagna nel 1547. Con gran parte deIla guerriera nobilt napoletana,
Colantonio aveva seguito Carlo Q all'impresa di Tunisi nel 1535;
e, avendo l'imperatore, nei mesi che trascorse i n Napoli dopo
quella vittoria, fatto alla sua presenza K coprire 1) alcuni baroni al
modo dei grandi d i Spagna, tra quelli cos favoriti si annover i l
inarchese di Vico ( 4 ) : il quale venne poi anche ascritto all'ordine
di San Giacomo della spada, cavaliere e perpetuo cornmendatore (5).
Non meno risoluto e rapido nell'acciuffare le occasioni - sernpre al fine dell'ingrandimento della sua casa - si dimostr nei
riguardi familiari e patrimoniali, come si era gi visto, con scandalo e ammirazione insieme di tutta Napoli, nel modo in cui si
procacci moglie e dote. E r a inorto nel 1515 ( 6 ) in giovine et il
suo zio materno, Luigi della Lagonessa, signore di Telese, Finocchito, Palazzo, Iano e Vituiano, lasciando unica figliuola, quasi

( I ) Nella Historia della vita d i Ga1ea;;o Caracciolo del BALBANI(1587)~


della quale si parler a suo luogo, e che si cita sulla ristampa fatta del testo
originale da E. Comba (Firenze, tip. Claudiana, 1875), pp. 11-12.
( 2 ) G. Rosso, op. cit., p. 44.
(3) AMMIRATO,
Famiglie tzobili napoletane, I (Firenze, 1j80j, pp. 123-24.
(4) G. Rosso, op. cit., p. 58.
(5) Docum. del 1348 in PADIGLIONE,
L a biblioteca del ,rLlil.seo nagionale d i
S. Martino in Napoli (Napoli, 1876),p. 545.
(6) Questa data, che si trova ncll'albero genealogico citato, mi sembra che
debba essere esatta, perche Luigi della Lagonessa era ancor vivo nel 1 5 1 2 (Qrli12terniolzi, vol. 456, f. 130 t ) , e del r 5 1 7 la nascita d i Galeazzo.

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ancora fanciulla, Giulia, erede di tutto l o stato. Ora, mentre si facevano le esequie e l a vedova Beatrice Carafa se ne stava immessa nel cordoglio a piangere il perduto marito, Colan~onio
piomb nella casa, rapi la ricca cuginetta e, senza aspettare consentimento dei parenti n dispensa del papa, se la spos. P e r questo
ratto di minorenne temendo il castigo delle leggi, dov ritirarsi per
alcun tempo i n luogo sicuro; ma, poich cosa fatta capo ha e il
suo castigo non giovava n alla sposa n alla suocera, il procedimento non and innanzi e a poco a poco gli animi si riconciliarono. Cos Colantonio, tornatosene in Napoli, u incominci a godere
con molta splendidezza - dice l o storico della famiglia --- il frutto
del suo ardimento ( 1 ) .
Gli piacque, tra le altre splendidezze, quella dell'edificase, e, i11
primo luogo, men a termine, con lavori proseguiti per piG decenni, la cappella gentilizia che suo padre aveva appena incominciata (21, e che ancora si vede nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, a sinistra dell'altar maggiore. tutta una grande massa di
bianchi marmi adorni e scolpiti: la pianta rotonda, l'ordine dorico-romano, con otto colonne abbinate congiunte da quattro archi,
sull'altare un bassorilievo del17Adorazione dei magi, a sinisrra il
monumento con la statua di Galeazzo in abito guerriero, con la
spada e col iancione da torneo, e a destra il simile monumerito d i
lui, Colantonio; negli intercolunnii, nicchie con statue di apostoli, oltre i monumenti e le stahue aggiuntivi posteriormente. Vi lavorarono i principali scultori napoletani del tempo, Giovanni da Nola
e gli altri della sua scuola, e gli Ordofio spagnuoli, e forse l'altro
spagnuolo Pedro de Ia Plata. Nel 1541 egli poneva nel monumento
preparato l'iscrizione per s e per la moglie a incomparabile n,
aulia (9.Ma circa lo stesso tempo, nel I 543, nn7altra iscrizione
poneva a un diverso edifizio, che serviva per la vita e non per la
morte, a u n palazzo e a un giardino, che aveva fatti costruire - forse
o
81suo padre - all'estremit orienanche qui c o n i i ~ ~ u a n dl'opera
tale di Napoli, tra gli orti del monastero di S. Pietro ad Aram e
il giardino appartenente al poeta Bernardino Rota (4). Diceva la
ANMIRATO,
1. C.
Galeazzo, n. circa il [&o, mor nel 1 5 1 2 : come risulta dal Xeperfol-io
dei Qztinte-tziorti Ai Terra d i B a r i , tomo I , ff. 84-85.
(3) Per la descrizione e illustrazione storico-artistica d i questa cappella,
A. FILANGIERI
DI CANDIDA
L ,a chiesa e il nzonastel-o d i S a n Giovanni a CarOoita~*a(in A?-clz. s f o r . nap., XLVIII, 1923j: V. pp. 69-78.
(4) h un dipresso nel lucigo dove 6 ora la stazione centrale della ferrovia.
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S!5

Nic. Ant. Caracciolus Vici marchio


tta sulla porta d'ingresso:
saris n latere consiliariz~s,Izas Genio aedes, Gratiis hortos,
his fontes, nemus fiunis, et lotius vcnustatevz Sebefo et Syus dedicavit, ad vitne oblectamentum atqtre secessu~7z et perm amicorum iuctlnditafem . I1 palazzo aveva portici logge e
sale, dipinte dal delicato raffaellesco Andrea da S d e r n o ; il
ino, con viali ombrosi, sparso di statue, di fontane, di sedili,
un boschetto e labirinto e grotte nascoste, era particolarimente
ioso per gli ingegnosissimi e vaghissimi (C giuochi d'acque , e,
gli altri, per un grande albero di gelso bianco con invisibili
aletti che n-ianda\lano dai rami l'acqua a guisa di pioggia e dal
co a guisa d i cascata (1). I1 vicer Soledo e tutta la nobilt natana si recavano a diletto in quel giardino, e i forestieri l o viano come una delle meraviglie di Napoli. Era conosciuto col
che in quel secolo (grecizzando o piuttosto persepgiando, e
do allYEden)si dette a parecchi giardini italiani: (C Paradiso n.
rri ricordi s'incontrano incidentalmente nei cronisti del suo
re sfoggiante, come nel 1543, quando, nel palio che si corse
Napoli nella piazza dell'lncoronata in onore d i Muleassan r e d i
isi, egli, che stava alla stessa finestra del vicer accanto alla
cipessa di Salerno Isabella Villamarino, prese a gettare alla
a manate, csrlini nuovi, con gran divertimento degli astanti (2).
anto non lasciava d i accrescere i suoi possedimenti, e coma I n fertile terra di Montefuscolo e riceveva, nel '47, per eredit,
di Oppido (3). L'ideale, che non perdeva mai di vista, era
: porre larghe f o n d a m e n ~ aalla grandezza della famiglia bae, della quale era capo.
Dalla moglie, che mori nel 1544 (41, aveva avuto tre figlie, Bsa, Diana e Eucrezia, e u n sol rnascl~io,natogli nel 1517, 6"zo, nel quale si raccolsero i suoi sogni ambiziosi e le sue speze. E allorch Carlo V si trattenne, come si detto, in Napoii,
novembre del '3 j e il marzo del ' 3 6 , egli, avvalendosi del
e h: della benevolenza che gli largiva, raccomand all'impe-

r ) Oltre AAIJIIRATO,
1. C,, si veda i11 particolare-l,. DE LAVILLESUR YLLON,
ala;,-o degli spii*Zti (ilella rivista Napoli nobilissiunn, XIII, 1904, pp. 97-10").
2) V. la crollaciletta del DE SPENIS,in Arch. stor. nap., Il, 52.1.
A~IIRATO
1. ,c.; Alberi della F a m i g l i a Caracciolo, cit.
Repei-tor-io d e i f e z ~ d i d i T e r r a di lavoro e del Comitato di ,Wolise,
200-01, dove notata l'investitura che il figlio Galeazzo prese nel 1544
orte della madre.

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ratore questo figliuolo poco pi che diciottenne, affinch l o prendesse nella sua corte. Carlo V l o nomin suo gentiluomo della
bocca (I! o , come anche si diceva, maggiordomo d i settimana, con
l'ufficio di servirlo a mensa e accompagnarlo i n chiesa e nelle
altre cerimonie religiose; ed probabile che lo menasse seco quando
lasci Napoli nel marzo del '36. Certo, Galeazzo stava con quel
grado nella corte imperiale quando Carlo V, nel luglio del '36, con
grande sforzo di armati entr nella Provenza, e nell'agosto pose il
campo intorno ad Aix ( 2 ) : impresa iniziata con audacia, m a riuscita
disastrosa e che fin i n una ritirata dell'esercito ridotto a mal partito dalla fame e dalle malattie.
11 servizio di corte era intermittente e consentiva lunghi soggiorni in Napoli, durante uno dei quali Galeazzo spos, nel 1537,
Vittoria Carafa, figlia di Ottaviano, dei duchi di Nocera, la quale
contribu alla grandezza dei marchesi di Vico conferendo una cospicua dote, poi commutata nella terra di Torrecuso e nei feudi di
Monterone, Torrepalazzo e Finocchio, appartenenti all'eredit di
Giulia della Lagonessa (3). Matrirnonio bene studiato e calcolato,
dal padre di Lui, m a che divenne u n legame di cuori, perch i
due coniugi si amavano teneramente e appassionatamenre; e fu fecondo di figliuoli, quattro maschi, Colantonio, Carlo, Lucio e Lelio, e due fernmine, Giulia e Lucrezia. Galeazzo godeva le gioie
dell'amore e della famiglia, la stabilith della ben fondata economia
paterna e le dovlzie personali venutegli dalla madre, la sicurezza e
felicit del presente e le liete prospettive dell'avvenire, stimato e
ben voluto dall'imperatore e da tutta quella corte per l a seriet
del suo carattere e la sua compitezza di gentiluomo; carezzato e
festeggiato in Napoli come u n o dei belli ornamenti di quella societti ancora piena degli spiriti del Rinascimento e insieme della
cavalleria, ancora elegante e vivace, quale era nei primi tempi della
unione con l a Spagna, tra spsgnuoli che s'italianavano e italiani
che partecipavano alle grandi imprese della nuova potenza mondiale (4).

Cos il EALCANI,
V i t a , P. 13, clie teneva le notizie dallo stesso Caracciolo.
DE LEVA,Storia docz~metttatad i Carlo V in I-e1a;ione all'Ita2ia (Padova, 1875)~111, 168. Che i l Caracciolo assistesse a quell'impresa detto dal
BAI.BANI,
p. 67.
(3) Alberi della Famigli,z Caracciolo, cit.
( 4 ) Si veda quel che ne detro nel mio libro L a Spagtia nella vita italiatla dzrratzte la Rinasceli;a 2 (Bari, Laterza, ~92'>,),
spec. 1x1 cap. VII.
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Ma, appunto perch quella societ non era stata ancora uniformata e mortificata, risentiva l'azione dei nuovi tempi e I'afflato
della Riforma o rinascita religiosa, che si levava da per tutto e
pi forte spirava dalla Germania e in Napoli penetr c infervor e agit gli animi non meno, e forse piti e pih largamente,
che in altri luoghi d'Italia. Q u i s' incontravano e si disposavano
I'umanismo italiano col rnisticismo spagnuolo; e perci vi risonavano con singolare efficacia le parole di forte accento religioso
che provenivano d'oltremonti o si leggevano altres in libri italiani
come il Sommario delle sacre scritture e il Bene$cio di Cristo,
d si coglievano srille labbra di uomini di Germania e di altre
parti, i quali, per ragioni di politica, di affari e di letteratura, visitavano la citti. Come e per quali vie il moto della Riforma giungesse a Napoli stato molte volte narrato, e non giova ripetere il
-giB noto; ma conviene insistere sulla qualit delle persone che prima
lo accolsero, umanisti e cavalieri e dame: cosa che destava la meraviglia di Giambattista Folengo, monaco di Montecassino, al vedere nella sua Campania donne della buona societii, nelle quali 'si
sarebbe aspettato d i trovare piuttosto la vanit mondana che la
seria riflessione, e fieri soldati, presi le une e gli altri dalla con~emplazionedei divini misteri, anelanti alla perfezione della vita
e ascoltava tra essi discorsi piU edificanti di qualsiasi predica (1).
E poich i moti spirituali vanno dall'alto al basso (e non all' inverso,
come altri ai nostri tempi venuto immaginando) accadde che finanche nel popolino di Napoli, nei coiai della Conceria al Mercato
(dice un cronista), si diffondesse questo zelo e si udisse favellare
delle epistole di San Paolo (2).
I Caracciolo di Vico non par che fossero gentiluomini letterati,
come l'altro r a m o della loro famiglia disceso dal primo matrimonio
del loro avolo Colantonio, e che cont un poeta, Gian Francesco
Caracciolo, amico del Pontano e del Sannazaro e lodato in tutta
Italia, e quel Pietro Antonio, che componeva e recitava farse alla
corte aragonese ( 3 ) : y uantuny ue 1' iscrizione che abbiamo riferita,
apposta alla villa del Paradiso, con quella consacrazione alle Grazie,

Cos iii u i i luogo del suo Co~nwre~zto


a i T a l m i (stampato a Basilea nel
e che riferito dallo SCHNIDT,
Petel- Martyr* Verwzigli, Leben z~nd ausg-ewalzlte Schriften (Elberfeld, 18jS\, pp. 19-zo.
(2) A. CASTALDO,
Isteria d i Napoli, ed. Cravier, p. 74.
(3) Si vedano in proposito le mie Ricerche d i antica 1ette1,atz~rameridionale (Napoli, rg31), pp. 59-72.
(I)

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alle Ninfe, ai Fauni e alle Sirene, attesti che l'aura urnanistica


avvolgeva anch'essi ( 1 ) . E letterato o aniante di letteratura non erail giovane Galeazzo, o almeno nessun vestigio si trova nei detti efatti di lui di c o k s t o interessamento e dilettazione; ma in compenso, e che va1 pi, era un animo serio e delicato, bramoso di
sincerith e bisognoso d'interiorit, di raccogliersi in se stessa e Bnterrogarsi nel profondo e comportarsi ~ I I conseguenza. L e ambizioni
paterne erano state accettate da lui, ma alquanto passivamente,.,
compiacendosi nelle fortune cortigiane e politiche, cullandosi nelle
speranze che l'ideale della sua famiglia e della sua sressa educazionee avviamento gli suggeriva e imponeva, m a senza veramente appropriarsele e riviverle con tutto se stesso, come accade nei temperamenti mondani e carnali.
T r a i suoi amici e congiunti gli era particolarmente caro Gian
Francesco Alois, soprannominato il Caserta dal luogo dove aveva
i suoi possedimenti, figlio di ui-i'Ippolita Caracciolo, amico di umanisti e poeti, di Scipione Capece, del Fascitelli, del Giovio, di.
Paolo Manuzio, e scrittore di versi esso stesso, adunante intorno a
s u n circolo di letterati e di uomini rivolti alle cose dello spirito
nella sua ~rillci d i Piedimonte, che Marcantonio Flaminio celebra
in u n carme latino ( 2 ) . Giau Francesco Alois era srato tra i primi
ascoltatori e discepoli di Juan de Valds, che dal 1533 si era fermato in Napoli, e qui tenne scuoIa per circa otto anni, fina alla.
sua morte, ed accese nei suoi amici di Napoli l'ardore per il prin-cipio della giustificazione rnerc della fede e fece sentire Ia necessit di riformare gli abusi e risanare la corruttela della Chiesa,..
L'Alois, nei colloqui nei quali le loro anime si aprivano e si confidavano, disse a Galeazzo le prime parole intorno a un pih altoine della vita che non fossero le fortune alla corte imperiale: e gli
splendori e le feste e i divertimenti della societ aristocratica napoletana. L'effetto non segu immediato: uscire dalla tradizione e
dall'abitudine, svestire il vecchio uomo non facile, anche quando.

( I ) A Colantonio marcliese di Vico la poetessa, o piuttosto la verseggiatrice,


encomiatrice e piaggiatrice, Laura Terracina dedicava alcuni dei suoi volumetti
d i rime (l'edizione del 1550 dei Discorsi ~zelleprinze ottave del E'tli-ioso e leSeste rinze del 15j8).
( 2 ) Intorno a lui e al fratello, G. DE BLASIIS,Gia~;u~baftista
Alois (in Racconti d i storia ~zapoletana, Napoli, 1908, pp. 1-24); e 6. CAPPELLETTI,
Giaw
FT-aizcescoAlois e l'agitaiioize napoletana dell'anizo 1-564 contro la S. Inqz~isi;iojze (Urbino, tip. Arduini, 1913j.

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11 vestito non fa tutt'uno con la persona; ma il seme era gettato


e operava, e venne i1 momento del suo germogliare, quel m o m e n t o
lungamente preparato ma che tuttavia prende aspetto di un c a s o
straordinario o di u n colpo d i fulmine D.
T1 colpo di fulmine per Galeazzo Caracciolo fu una predica, e
anzi una comparazione usata in una predica, dell'agostiniano P i e t r o
Martire Vermigli, che allora, nel 1540 e '41, teneva i cuoi sermoni
nella chiesa di San Pietro ad Aram, proosima alla villa del Paradiso, a i quali si accalcavano gli uditori e, come per un'intesa, aridavano tutti i valdesiani e riformati o filoriformati di Napoli. Galeazzo vi fu condotto dall'Alois, che gli lodava il Vermigli come
uomo di grande dottrina e di santa vita; e in quel sermone, che volgeva intorno a una delle epistole di San Paolo ai Corintii, in un
certo punto il Vermigli, alludendo agli e v a ~ g e l i c iche si vedevano
in Napoli e i n altri luoghi d'Italia, e a l loro cangiato abito di
vita, e al loro contegno e agli atti loro che sembravano stravaganti
e perfino ridicoli agl'ignari del divino soffio che l i animava, disse
che il simile accade a chi, scorgendo di lontano in un campo una
moltitudine d j uomini e donne dimenarsi e gesricoIare nella danza
senza intendere che cosa facciano e senza udire il suono della m u sica, li tiene alla prima per matti; senonch poi, avvicinandosi epercependo la melodia, quell'apparente agitazione incom posta gli
si svela come ian'arrnonia, e ne nasce piacere e desiderio di prendervi parte e d i muoversi con gli altri in cadenza. Questa viva
immagine ebbe tal potere sulla fantasia d i Galeazzo da vincere le
persistenti riluttanze, abbattere gli ultimi impedimenti e farlo entrare con fiducia e desiderio nella compagnia in cui era gi8 1'Alois
e nelle pie conversazioni; cosicch presto anche lui di2 nell'occhio
ai suoi amici della societ aristocratica per il mutato suo contegno
e costume. Piti grave fu l'impressione e 10 sconvolgimento che d i
questo prov suo padre, non solo perch uomo altrettanto devoto
\e bacchettone verso la Chiesa quanto verso i sovrani di Spagna, ma
.anche e principalmente perch vedeva in pericolo t u t ~ o quanto
aveva bramato e idoleggiato per suo figlio, e temeva di peggio
per quella infezione di eresia, contro la quale gi imperatore e
papa prendevano provvedimenti severi anche in Italia: donde rinfacci e rimbrotti e richiami all'obbedienza, parole irose, minacce,
che tormentavano Galeazzo ilella sua reverenza e nel suo affetto
filiale. L,a moglie, donna Vittoria, del pari devotissima alla Cl-iiesa,
inorridiva per l'infamia ch'egli avrebbe apportata con l'apostasia a
si e a tutta la famiglia, e, come donna amante che sentiva che
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quel nuovo pensiero religioso era venuto a dividere ed estraniare


da lei l o sposo, faceva udire i suoi lamenti e rimproveri, e sirniimente l o addolorava senza poterlo far tornare indietro dalla via
nella quale s'era messo, grave e risoluto e pronto ad affrontare
ogni avversa sorte (1).
Opposto sentimento d i giubilo e di consolazione riemp i petti
nei circoli valdesiani per il nuovo ed eletto fratello che entrava
Ira l o r o ; e la notizia ne pervenne a Viterbo tra quelli che si raccoglievano intorno a Vittoria Colonna, la quale, da1 '41, dimorava
col8 nel convento di Santa Caterina (2). F u trasmesso il lieto annuncio della (C vocazione di Galeazzo dall'Alois e da Ferrante
Brancaccio e confermato da una lettera che egli stesso scrisse al
Flaminio, da lui conosciuto tra gli amici del17Alois in Napoli.
H1 Flaminio rispose, il 14 febbraio del '43, con una calda epistola,
nella quale si sente, insieme con la gioia dell'accaduta conversione,
il timore che la situazione sociale del Caracciolo, cosi piena d i allettamenti e d'insidie, l o distogliesse dal ben perseverare. Mi
pare di vedere - gli diceva, dopo aver citato u n testo di san
Paolo - che il Signor Iddio abbia fatto un favor molto parricolare
n Vostra Signoria, volendo ch7Ella sia nel numero di quelli pochissimi nobili che egli orna di una nobilt incomparabile, facendogli,
per la vera e viva fede, suoi figliuoli. E quanto stato piu particolare il favore che Ella ha ricevuto da Dio, tanto la veggo pii1
obbligata a vivere come si conviene ai figliuoli di Dio, guardando
che le spine, cio i piaceri e gl'inganni della ricchezza e I'ambizione, non soffochino il seme del17Evangelo, che stato seminato
nel cor s u o ; bench mi renda conto che il Signore, il quale ha cominciato a gloria sua l'opera buona in voi, la condurr a perfezione
a laude della gloria della grazia sua, la qual creerh in voi un animo
Tanto generoso, che, come per l'addietro ponevate tutto il vostro
studio i n conservare il decoro de' cavalieri del mondo, cosi voi
porrete tutta la vostra diligenza in conservare il decoro de' figliuoli
d i Dio, r' quali conviene imitare con ogni studio la perfezione del
loro celeste Padre, esprimendo e rappresentando in terra quella
vita santa e divina, la quale viveremo in cielo 1). E , dopo altre sim i l i esortazioni e religiose considerazioni, terminava col mandargli
i saluti del cardinal Polo, che, come legato del patrimonio di San
BALBANI,
Vita, pp. 15-17, 24-25.
Si veda sulla Colonna e i suoi compagni d i fede in Viterbo, A. vox
~REUMONT,
T/Zftoi-ia Colonna (traduz. ital., Torino, 1893), spec. a pp. 243-46.
(I;

(2)

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UN CALVINISTA ITALIANO

gr

Pietro, risedeva in Viterbo, e ora !o considerava suo dilettissirno


fglio in Cristo ,e della marchesana di Pescara e degli altri gentiluomini che erano col, i quali, baciandogli la mano, (1 pregavano
con tutto il cuore il nostro Signore Iddio che la faccia diventare,
con la grazia sua, di gran lunga pii1 povera di spirito chYElla non
ricca di castella e di beni temporali, ancorcl-i la povert spirituale la faccia ricchissima de' beni divini e sempiterni s (1).
Galeazzo, in veritg, non aveva bisogno di questi incitamenti e
presidii, perch era quel cl-ie si chiama un uomo intero e sapeva
comportarsi verso la fede, alla quale si era legato, con la stessa lealt,
dirittura e imperterrito coraggio del cavaliere e del soldato verso
il suo dovere militare. E questo suo carattere morale, forse ancor
pi delle dottrine e del raziocinio, gli rese evidente quel che a non
tutti i suoi fratelli di fede appariva con netti contorni: che il yrincigio accettato dall'insegnamento del Valds, la giustificazione per
ia fede, non soffriva accomodamenti con la Chiesa di Roma e che
non si trattava soltanto di abolire gli abusi e riformare il costume
d i questa, m a d i negarla e ripudiarla nella sua stessa idea. Che
cosa, in effetto, importava, tradotta in termini filosofici moderni, la
giustificazione per la fede? N6 piU n meno che l'unica autorit
'della coscienza morale, di questa voce interiore alla quale nessun'altra pu n deve sostituirsi, e che sola regge la volont, sola
approva e riprova, sola redime, sola rende forti. E, di fronte a ci,
crollava il giuridicisrno della Cl-iiesa di Roma, il sistema sacramen.tale, la confessione e l'assoluzione e la penitenza, la decisione del
papa, e tutto il resto. Se egli avesse avuto bisogno di l u m i per
questa conclusione irresistibile, glieli somministravano in copia le
conversazioni che gli accadeva di ascoltare o che ricercavo in Germania, quando v i si recava pel servigio dell'imperatore. Era col
nell'estate del 1543, quando Carlo V si mosse contro il duca di
Clves, che, sebbene vassallo dell'Impero, aveva occupato la Gheldria e s'era alleato coi luterani e coi francesi, e agevolmente l o
dom e costrinse a sottomissione con la presa di Duren nell'agosto
,e con 'l'assedio di Venloo (2). Circa quel tempo, o qualche a r ~ n odopo,

(I) Questa lettera del Flaminio, che dov presto spargersi in copie per 1'Itali-a, fu pubblicata da Paolo Manuzio nelle Lettere volgari d i d i v ~ ~ - nobilissi
simi izz~o~nini
(Venezia, 1544-453, ed stata di recente ristampata in Oyzrscoii e
lettere d i riformafori italiani del cilzquece~to,ed. Paladino (Bari, 1913), I, 80-83.
(2) DE LEVA,OP. cit., 111, 489-91. Ancl-ie la notizia che il Caracciolo assistesse a quesl'iinpresa della Gueldria si ricava da un accenno del Balbani (p. 67).
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UN CALVINISTA ITALIANO

e a ogni modo tra i1 '43 e i1 '47, egli si rec a visitare quell'agostiniano predicatore in Napoli, a cui doveva la sua vocazione, Piet r o Martire Vermigli, il quale tra i primi evangelici aveva lasciato
!'Italia, si era soffermato a Zurigo e a Basilea, e dalla fine del '42
aveva assunto l' insegnamento teologico i n Strasburgo, attorniato dai
suoi vecchi compagni di Lacca (1). L a conversazione col Vermigli
l o rafforzi nei suoi convincimenti e l o aiut a prendere il suo
parrito (2).
11 movimento religioso napoletano era pervenuto al punto nel
quale bisognava risolversi, con quella risolutezza che secerile i forti
dai deboli, i conseguenti dagli inconsegueriti, g17intransigenti d a i
transigenti, i combattenti dagli accornodai~ti.Molti tra quei valdesiani si restringevano a tener cara la dottrina della giustificaziorie
per la fede, accettando insieme alcune opere che non fossero superstiziose e conferendo ad altre un sigi-sificato affatto morale; e volevano la riforma della Chiesa, ma intanto stimavano conveniente di
frequentare i templi, assistere alla messa e partecipare coi cattolici
alle altre cerimonie. Galeazzo, %tornatoa Napoli, prese a discutere
vivamente intorno a ci coi suoi amici e a inculcare loro la necessiti d i non containinarsi pi oiere nelle idolatrie di qualsiasi
sorta e grado. Quelli, nel proseguire mentalmente la via del suo
discorso, scorgevano nel fondo, come conseguenze praticl-re, la persecuzione, la perdita di ogni loro avere, l'abbandono della patria,
della casa, della famiglia, la vita randagia e miserabile. E, d'altra
parte, si persuadevano, o pi o meno volontariamente s' illudevano,
di potere ancora far bene nella loro citth in servizio della pura
fede, senza romperla esteriormente con Ia Chiesa di Roma, rimanendo, pur con rinnovati concetti e sentimenti, nel suo seno. Ma
dal seno d i quella chiesa (e certamente i n parte anche pei loro
sforzi e stimoli) non poteva uscire altro di quel che ilsci, e che f ~ i
la Controriforma: cio, col rinvigorimento teologico del papistno,
una semplice correzione del costume del clero: fa qual cosa, del
resto, per chi conosca nei documenti contemporanei 17ignorai-iza,
la scostumatezza e la delinquenza che nei frati e preti e prelati
imperversavano nella prima met del cinquecento, non f u piccolo
acquisto della civilt e contribu a trasportare, nei secoli seguenti,

SCHMIDT,
OP. cit., pp. 47-57.
Sulla fine del '47 il Vermigli f u chialilato dal Cranmer, su richiesta deE
re Edoardo VI, in Inghilterra: SCHMIDT,
OP. cit., p. 73.
(I)

(2)

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UN CALVINISTA ITALTANO

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la controversia del pensiero moderno con la Chiesa di R o m a in


una sfera pi alta di quella in cui l'avevano dovuta tenere i novellieri e i satirici dal t r e al cinquecento.
Maturava in Galeazzo il proponimento di abbandonare 1' Italia, che era un atto il qiiale, significando rimprovero agli inconseguenti e deboli e sembrando risoluzione eccessiva e violenta ai
cauti e temperati e politici, e scoprendo con quell'atto stesso gli
amici dai quali ci si distaccava ma coi quali si aveva comune
la fede, dava luogo, allora, a obiezioni e djspareri; onde non furono
generalra-lente approvate le fughe del170chino e del Vermigli. Qgest'ultipo, nella lettera con la quale prese commiato dai suoi confratelli di Lucca, disse con sentenziosa brevith: Se fossi rimasto,
mi bisognava a l certo o predicare contro il vero, il che mai non
.avrei fatto, se mille vite vi fi~sseroite; overo saria incappato nelle
mani di persecutori dello Evangelio; et avendomi Dio aperta la
via allo scampo dell'uno e l'altro inconveniente, non I'ho voluto
tentare con i l rimanere tra voi . I1 Vermigli tratt poi anche
dottrinalmente il quesito in una scrittura dal titolo De .filga in
persecutione ( I ) , nella quale venne dimostrando che la fuga non
peccato quando sia intrapresa in onor d i Dio, per servirlo con
cuore puro, per evitare costcirnanze idolatriche, farsi meglio istruire
da pii e dotti uomini, vivere in bene ordinata comunit con criStiani, e fortificarsi in modo da poter edificare allri ; giacch la
vera paura non della morte corporale ma della spirituale, e
quella fuga non fatta per acquisto d i comodi, m a anzi con la
perdita di tutti i comodi, di tutte le cose dilette. Che se alcuno rimane a sfidare i persecutori e a sostenere torinenri e morti per
la propria fede, egli certamente grande e ammirevole; ma non
tutto da tutti. E dissipava i sofisnii che la fuga portasse allo
scioglimento delle comunit.5 evangeliche italiane, le quali, per contrario, si dissolvevano appunto perch troppi dei loro componenti
davano segni di debolezza e di transazioni; e l'altro sofisma che
si potesse adorare Dio anche tra infedeli e in silei~zio,quando il
silenzio non possibile e si costretti a partecipare a pratiche
contrarie alfa propria coscienza.
Chi, pi di Galeazzo Caracciolo, poteva dirsi sicuro che, nel
lasciare la patria, compieva amarissime rinian~ie?~:
egli che non era

(i)

La redazione latina di questa scrittura inserita nei suoi Luci conz-

mz~tzes:SCHMIDT,
op. cit., pp. 55-57.

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UN CALVINISTA ITALIANO

gi un frate insegnante e predicante, sradicato e girovago per istituto, ma profondava larghe e intricate radici nella terra napoletana
con le tradizioni dei suoi antenati, con la sempre da loro osservata devozione al pontefice, con le ragioni sociali, con i feudi e
le ricchezze, e i pregiudizi anche della nobilti e della grandezza,
e sopra tutto con 13 famiglia che si era formata: con quei sei figliuoli e con quella donna che egli amava riamato. (C Questa mia
consorte - gli fa dire, in quei tempestosi giorni nei quali medit il distacco, il suo biografo e amico, al quale narr le dolorose prove della sua vita, - questa mia consorte, la quale cos
amorevolmente mi trattiene, mi accarezza e quietamente riposa
nel mio seno, non sa quali sono i miei pensieri e le mie deliberazioni. Di q u i a poco tempo la lascer, partendomi e privandomi
di lei, e della sua dolce e grata compagnia, non per u n tempo,
come molte altre volte per andare a corte, ma per sempre 1) (1).
Tuttavia egli, pur nello strazio dello strappo, non fu insidiato da
dubbi dentro se stesso, tanto gli si mostrava limpido e ineluttabile il
suo dovere; e, in quegli ultimi giorni delja sua dimora i n patria,
si adoper sopratutto a indurre i suoi anaici e fratelli a partire
con lui, facendo loro presente il rischia a cui si esponevano col rimanere iia Italia, e che era non solo di tradire la loro fede ma di
finire sui palchi e sui roghi dei Santo UfFicio, il quale di giorno in
giorno accresceva rigori e crudelt. Non gli riusc d pzrs~iadere
a ci neppure Gian Francesco Alois, che era stato primo autore
della sua conversione: l'Aluis, che volle restare in Napoli, che
persistette nella sua fede e, alcuni anni dopo, fu decapitato e abbruciato come eretico salla piazza del Mercato di Napoli, quando
gi il fraello di lui, Gianlbattista, era caduto cornbattendo contro
gli spagnuoli, che volevano introdurre in Ndpoli l'inquisizione di
Spagna. Solo alcuni pochi dei suoi amici, scossi dalle sue argoI-iaentazioni ed esortazioni, gli promisero di seguirlo per professare
apertamente la fede dei loro cuori.
Cosl egli, il 2 1 marzo del 1551, parti da Napoli senza che
alcuno della famiglia sospettasse la sua intenzione, prendendo con
s solamente una piccola somma, u n paio di migliaia di ducati
dell'eredita inacerna, e togliendo occasione dal servizio che, secondo
il solito, gli toccava di prestare alla corte imperiale. Prima di parrire, invit quelli che gliene asevarao fatto promessa ad andare con

(I) BALBANI,Vita, p. 29.


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U N CALVINISTA ITALIANO

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lui, e taluni andarono; ma, quando furono alle froritiere d'Italia,


l'animo manc loro e tornarono indietro. Uno solo d i quei riformati, un po' prima o un po'dopo di Galeazzo, ma in ogni modo
circa quel tempo, lasciava, come lui, Napoli, travagliato dalla
stessa sua passione, fermo nello stesso proposito; e fu una donna,
una dama spagnuola, diventata per lunga dimora napoletana, Isabella Brisefia, figlia del conte Cristofaro e moglie di un capirano
spagnuolo, ben noto nelle guerre d'Italia del tempo di Carlo V,
Garzia M a n r i q ~ ~ ecognata
,
di due vescovi c arcivescovi e poi cardinali, uno dei quali, Alfonso Manrique, fu grande inquisitore di
Spagna (1).
Amareggiato dalla diserzione dei suoi amici, Galeazzo varca
le Alpi e si rec presso l'imperatore che si tratleneva ad Augusta
per la dieta, dove infelicemente aveva cercato di far accettare il
figlio Filippo, che aveva chiamato in Germania, a successore nell'Impero. Dopo alcune settimane del suo solito servizio i n corte,
con l'occasione della prossima partenza deil'irnperatore per i Paesi
bassi, egli, il 26 maggio, lasci Augusta, segu altro cammino (4,

(I) Isabella Briseiia celebrata nel 1536 ne Lo specchio d e le bellissime


donne napoleiatte di JACOMO
BELDANDO
(Napoli, 1536), dove, per altro, gi appare
con tratti austeri : (( Ecco la cortesissima Brisegna, D'animo invitto e di giudizio
intero, Ecco con lei sotto reale insegna, Mille altre donne pur d'abito nero 1 ) .
Anche MARIODE LEO nel17Amor- prigioniero (I;$), loda di lei la forza d 7 u i ~
parlar divino umano n, e la dice: (( Diva bellezza natura1 senz'arte, Che la via
d70nestate al inondo insegna, Bella, saggia, cortese, alma Brisegna i ) . l5 rnentovata nel SANSILLO,
Ca,pitoEi, ed. Volpicella, p. 99.Del marito fa cenno il G I ~ V I O
nei libri XII, XXV e XXVI delle Historiae. Nel 1528 era governatore di Gaeta
e fu a capo d i bande contro Lautrec, e coinand due galere nella battaglia navale di Capo d'Orso: v. ROBERT,OP. cit., p. 189. Dopo 17uccisi.onedi Pier Luipi
Farnese, occupata Piacenza da milizie spagnuole, egli vi f u messo governatore
da Ferrante Goilzaga. Loro figlio era Giorgio Manrique, che fu a Milano col governatore marchese di Pescara, e poi a Lepanto con don Giovanni d'Austria.
(2) Ho seguito il racconto del Balbani; ma, poich non risulta che in quei
giorni Carlo V lasciasse o stesse per lasciare Augusta, e risulta invece che proprio negli ultimi giorni del maggio ( s t ~ bexitzrrn M a i i ) il principe Filippo riCotnmenfaria,
part, prendendo pel Tirolo il cammino d'Italia (v. J. SLEIDANI,
Argentorati, 1559, 1. XXII, p. 705; MURATORI,
Annali, ad annurn ~ j ; r ) , e poich
una notizia serbata dal CARDUINI,
R e l a ~ i o n edi Gilzevra (rns. Bibl. Naz. di Napoli, X. F. I , cap. 22, R. 36-37) dice che Galeazzo (( in Germania favoritissiino
da Carlo V imperatore, stava al servigio del principe Filippo, 6gliuolo di Cesare e ; e poich, d7altra parte, un7altra notizia, tratta non saprei donde del GALIFFE, L e refuge italien d e Genr~e(Genve, 1881, p. 77), buole che, prima che
in Ginevra, Galeazzo si soffermasse nella V a l t e l l i n a ~nasce il pensiero che egli

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UN CALVINISTA ITALIANO

e 1'8 giugno, accompagnato da un suo servitore d i nome Antonio ( l ) , arriv a l luogo che aveva prescelto per vivervi secondo il
Vangelo, a Ginevra.

Non si sarebbe potuto facilmente immaginare contrasto piU


grande di quello tra la citt a cui Galeazzo Caracciolo rinunziava e questa in cui veniva ad abitare: tra Napoli, che allora
in Europa era superata per popolazione solo da Parigi (z), che era
piena d i una fastosa nobilt, con palagi magnifici, ampliata nel suo
circuito dai re aragonesi, ampliata ancor pi dal Toledo, godente
la pace che la potenza spagnuola vi aveva stabilita, con la sua
molta Ietreratura e poesia e culto delle arti, tutta spettacoli e feste
e suoni e colori, col tepore dei suoi inverni e il fulgore delle sue
estati, aliate dal venticello marino; e la piccola Ginevra, con poche
migliaia d'abitanti, con xnodeste e povere case, circondata, a distanza
di una lega o di una mezza lega, da territorii di diverso dominio
o addirittura nemici come quelli dei duchi di Savoia, vigile e tesa
.contro attacchi sempre minaccianti ; bella, senza dubbio, anch'essa
per posizione naturale, sulla collina e nel piano, col suo gran fiume
e col prossimo lago pescoso, con le vaghe isolette e col Morite
Bianco in vista, ma tra la brezza gelida d i quei monti e le fredde
.correnti d'aria del Rodano e dell'Arve, che non carezzavano gradevolmente chi era uso al caldo mezzogiorno d'Italia.
Pochi decennii prima, Ginevra, pur nella sua piccolezza, non discordava troppo nella sua vita e nel costume dai paesi del171talia meridionale, cattolica com7era e anzi citt ecclesiastica, con un vescovo
accoinpagnasse il principe Filippo nel ritorno e, staccatosi a un certo punto da
J u i , per la Valtellina volgesse a Ginevra. Si tratta di un particolare di poco rilievo, ma giova qui notare questa circostanza per iscrupolo di esattezza.
( I ) Signor marcl-iese Galeazzo Caracciolo e Antonio suo servitore
sono
segnati, tra gli arrivi del 1531, nel registro contenente i nomi delle famiglie itadiane venute a Ginevra dal I j 5 1 a l 1607, che & nel ms. di Memorie diverse della
chiesa i t a l i a n a , raccolte da VINCENZO
BURLAXACCHI,
esistente nell'Archivio di
Ginevra e i n copia nella Guicciardiniai-ia di Firenze.
(3)
Ducentainillia civium capita pro comperto habetur, qui numerus a
nulla Europae civitate praeter Lutetiam superatur a ; scriveva, circa la met del
.cil~quecento, i l genovese Uinberto Foglietta, nel me lazldibzls zlrbis ATeayolis.
((

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UN CBLVINISTA ITALIANO

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"che ne teneva il governo e che piG volte, nei bei tempi, era stato
veduto alla testa di cavalcate militari, con trentadue canonici che
vi avevano la loro giurisdizione ed erano retti da u n prevosto, con
undici cappellani chiamati i Maccabei dal titolo della loro cappella,
con sette curati e sette parroccl-iie, Santa Croce a San Pietro, Santa
+Mariala nuova, San Gerrnano, la Maddalena, San Gervasio, San Leg e r o e San Vittore; con cinque monasteri, due di francescani, u n o
di domenicani, u n o di agostiniani e uno di cjuniacensi, dalla vita
.allegra e grassa, con una legione di concubine pretesche e frotte dei
loro marmocchi. Vi si adoravano famose relicluie, come u n pezzo del
.cervello di san Pietro e un braccio di sant'Antonio, sul quale era
tremendo e temuto il giuramento. La popolazione era festaiola,
.amava le taverne, dove allegramente si vuotavano i boccali, amava
le stufe o bagni i n cui si deliziavano le membra, accorreva alle
-rappresentazioni di argomento sacro con attori e con attrici e alle
..farse di argomento morale e di carattere comico; i suoi sobborghi
erano ameni e lieti e in aperto e vivace ricambio con la citt. Senon.ch, nel corso di pochi anni, tutto ci era sparito. I sobborghi, per ra.gioni di difesa militare, erano stati tagliari fuori dalla grossa cinta di
baluardi costrutta intorno alla citt; i frati e le monache discacciati e
4 monasteri abbattriti o destinati ad alrri uficii; le immagini sacre
cancellate, le statue spezzate, gli altari in cui si celebrava la messa
-frantumati, e ie loro pietre adoperate a uso assai variamente profano,
e, tra l'altro, per il pubblico soglio delle esecuzioni capitali, dove il
primo giustiziato fu proprio u n prete; le reliquie dei santi, e anzitutto la massa cerebrale di san Pietro e il braccio di sant7Antonio,
"gettate nel Rodano; delle sette chiese restavano, cos dispogliate e
rese nude, solo quattro, San Pietrcj, San Gerrnano e la Maddalena
nella parte alta, e San Gervasio nella bassa, dave non piila scampanii
e suoni d'organo e c a n ~ ifigurati, non p u r a m e n ~ ie candele e lampade accese, niente di quanto nella liturgia cattolica viene (come
dice il poeta)
grato alla vista, all'ascoltar soave : quelle chiese
&ano (C purgatissirne da ogni idolatria (11. Chiuse l e taverne e Ie
stufe; espulse le vergini folli che riempivano una parte della cirth
-presso la porta detta pulcraruin 9linru1n; proihitc le rappresenta:aioni; proibiti i giuochi di fortuna; proibiti alle donne i lisci e le
altre munditiae; ristretti i giorni festivi alla domenica, che era rutta
( I ) Parole del170chino ilella descrizione che fa di Ginevra in una delle pred i c h e q u i tenute al suo arrivo nel 1542: S . Ti-edicize di BERNARDINO
OCHIKO,
da
Sicna, parte prima, pred. io.
2
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UN CALVINISTA ITAEIINO

severamente corssacrata al Signore; Ba popolazione dei sobburgki.


si era i n gran parte agglomerata nella cit:& e nelle sue anguste
case. Da un decennio prima dell'arrivo del Caracciolo, l7in1rnigra-zione di forestieri, francesi e italiani e spagnuoli e fiamminghi e
di altri paesi rendeva pih penosa quell'angustia e cangiava l'antica
fisionomia della popolazione; onde nuovi accenti e nuove lingue si
udivano risuonare tra quelle mura (1).
Politicamente, la citt si era fatta indipendente cosi dal vescovo,
coine dal duca di Savoia, che, pcir contrastando tra foro, se ne dividevano prima il dominio; ed era diventata una repubblica con le
sue tre assemblee o consigli, dei dugento, dei sessarita e dei venti,e coi suoi sindaci. Ma accanto a questo potere civile era un potere
ecclesiastico, affatto autonomo rispetto al politico e rappresentato
dai pastori, esaminati ed eletti dai ministri, e col suo organo nel Concistoro, che i pastori formavano insieme con dodici anziani, duetiel Consiglio stretro, quattro dei sessanta e sei dei dugento ( 2 ) . Potere civile e potere ecclesiastico procedevano d'accordo, con qualche alternaia prevalenza dell7:ln.o o dell'altro, e allora con prevalenza di quello ecclesias;ico, che aveva a suo direttore la potente
valontk di Calvino. Sulle porre della citt era stata messa la sigla
de! nonne di Gesu Cristo (3); e molte volte, e giS, In quegli stessi
tempi, tale sua cosrituzione teocratica ha fatto ripensare a ci6 che
aveva avuto in menre Eirolarmo Savonarola, q u a n d o volle signoredi Firenze Gesi'i, e che non aveva potuto atcuare, percb Firenze
era Firenze ed egli non era Giovatini Calvino. I! quale era statoscacciato una prima volta per insofferenza di gran parte della po-polazione ginevrir~a,era tornato, si era imposto, aveva tenuto a
freno la parte dei tradizionalisti che f u chiamata dei libertirai ,
e ora le dava 1'uItXma e vittoriosa battaglia, seguita dalla piena,

( i ) Una vivacissima e gustosissima descrizione dello spretamento e sfratamento della citt nei racconto del contemporaneo e partecipe ANTHOINE
FROX-IWENT, L e s acfes, et gestes rnerveillezrx de In Cite' de Genve ~zozivellerne~zl
convel-fie 6 Z'Evn~zgile, ed. Revilliod (Genve, 1854); particolarinente capp.
XXXII-VII, e EXIV. Ii-ioltre: Les Clzr-oniques de Geileve par MICHELROSET,ecl.
Fazy (Genve, 1894); la i?ela;ione d i &;inevrn del CARDOINO,
ms. cit.; e anche
il terzo voluine dell'opera del DOU~XERGUE,
J e a ~ z Calvi12 (Lausanne, rgoj), che
descrive la citt al tempo di Calvino. Si confronti, per la Ginevra prima di
Calvino, 3. B. G. GALIFFE,Gerzvc Izisiol-ique et nrchologiqzse (Genve, 1869)..
(2) Si veda per tutti E. CAOISY,La t1zoci"~iLtiea Genve azi tentps de
Calvin (Genve, Eggimann, S. a., ma 1896).
(3) ROSET,Chron. cit., l. IV, C. 61.

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U N CALVINISTA ITALIANO

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sconfitta e disscluzione d i quegli affezionati ai vecchi cosrumi, ailelanti a u11 respiro siiy uanto libero d i vita Terrena. E aveva castigato
senza piet gli eterodossi di ogni s o r t a ; e l'anno prima deI17arrivo
del CaraccioIo, e r a stata, sul parere dei ministri, ordinata Ia visita
annuale d i tutte l e case private per interrogare uomini e d o n n e
circa la fede e sceverare gli ortodossi cos dai recalci;ranti come
dagl' ignoruiiti ( 1 ) .
Tale il profilo esterno di Ginevra a quel t e m p o ; e, guardando
dall'esterno, qlaanto inc:oi^nmensurabilmel7tc pi splendida e ricca
appariva la citch che Galeazzo CaraccioIo aveva abbandonata! Ma,
dall'esterno penetrando nell'interno, i n quella pics-013, agitata e compressa ciet si sarebbe osservato u n rigog!io interiore, u n irripeto d i
profondo rinnovamento, attuoso rie! presente e ancora piii ferace
per l'avvenire, u n a ricchezza spirituale, cl2c scopriva al paragone Ia
povert riascosta nelle sem biarrze spleraden ti del l'altra ci:th, e segnava
il divario tra ILPreall e la parvenza, tra la vitalit; genuina e 1);
tnaschera della vitalit.
Quella citta si era rivendicata a indipendenza, compici-do con
ritardo quanto gi5 i cornuni italiani avevano adempirito nel medio
evo contro feudatarii e imperatori. Senonch l'assorgert a indipendenza delle citt italiane frn beris u n moto anch'esso spirituale, di
cultura, d i operosit economica e cli congiunte garai-izic e istituii
politici, ~ a n d del tlzlto privo di bisogni religiosi, c o m e cdimostrano le varie eresie e il n;iovimento frailcescano; ma negli effetti non si discost dalla religione tradizionale e, sebbene preparasse, con qilello stesso pensare e fare, una nuova concezione bella
vita, e pertanto una nuova fede, non la elabor i n lotta con I'antica e, insomma, con una diretta riforma religiosa. In Ginevra, invece, il m o t o per la itidipendehza politica si conibirib con quello
della integrale riforma religiosa; onde le d u e indipendenze si s o stennero e alimentarono a vicenda. Ginevra non poteva tornare
sotto i l dominio dei duchi d i Savoia, perch citt riformata; e t a n t o
piY voleva mantenersi citi riformata, perche non voleva ricadere
sotto quel dominio. Si difese dunque tenacemente, eroicamente, p e r
ariili ed anni, sventando insidie, sof3reucio devastazioni bel suo t e r ritorio, opponendo le a r m i alle a r m i , fino a l suo ,gran trionfo, che
insieme impresse UII marchio vergognoso sul duca di Savoia, i11
quella notte di d e c e n ~ b r ede! 1602 in cui i suoi cittadini rovescia-

(I)

ROSET,op. cit,, V, 27.

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I 00

UN CALVINISTA ITzILIANO

rono le scale delle genti duchesche, che, i n piena pace, cercavano


d'introdursi tra Ie sue mura come ladroni, assistite da confessori
jiesuiii, i quali le esortavano alla degna impresa e le assicurava no
tiella gloria celeste.
2\4a la congiunzione della indipendenza poli:ica e della riforma
religiosa and oltre le sorti particolari de!la piccola citt; perch
rese possibile la formazione nel mezzo cii Europa di un asilo di
Romolo, d i un recinro nel quale potcssero rifugiarsi e trovare sicurezza i perseguitati per ragioni religiose di ogni paese, di u n
centro di disciplina e d'istruzione, di propaganda c d i apostolato:
di u n a Roma, come fu chiamata, del Vai-igelo, a fronte e contro la
Roma dei papi. E se si domanda percl-i ci avvenisse i n Ginevra,
e 13011 gi o non nella stessa misura i n altre cirt riformate e indipendenti, bisogna scarrare !e risposte, che non sono risposte, tratte
dalla geografia o dalla lingua o d a altre cose esterne, e dire, secondo
~ ~ e r j t hche
, questo avvenne in Ginevra percl-i Ginevra, allora, era
Calvino, e il rifugio di Ginevra Fu la sede della dottrina e della
disciplii~ada Calvino istituita.
Q ~ ~ e s tdottrina
n
e discipliria sembra, a prima vista, la sostituz j ~ m edi una chiesa con una chiesa, di un papa con un altro papa,
c!i un sistema d i donami con un a l ~ r osistema; perch, in luogo del
pensiero che indaga obbedendo unicamente alla propria logica e che
non ammette presupposti non c r c a ~ ida lui stesso, poceva un libro,
ja Bibbia, e la Bibbia interpretata i n un determinato modo, nei
modo i n cui Calvino 1' interpretava. Egli fu inesorabile contro coloro
che psopugnavano un;[ libera critica e che, come Sebastiuno Castellione, si avvedevano, per escmpio, e dicevano, che il Cantico dei cajzrici una raccolta di canti erotici; e inesorabile contro i propugnatori di dornrni diversi dai suoi. Ma era queslo un necessario
momento conservatore dopo c o r n p i u ~ auna cosi grossa rivoluzione
come 17abbatrirncnto dell'autori th papale e la rottura dell'uni th ecclesiastica del[' Europa, e nell' insorgente pericolo dell'anarchia delle
opinioni, che faceva temere la perdita di quanto si era acquistato,
ii dissolvimento della riforma stessa e una reazione che avrebbe
ricondotto a piii pesante idolarsia. l[ scguaci di Calvino perasrivano con terrore (come a proposito del Casteliione scrive un contemporaneo e ginevrino) a quel che avrebbe tenuto dicrro alla l i bera critica: (C l'incertitude de toute la parole de Dieu (11. fl rogo

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UN CALVINISTA ITALIANO

l[CI

del Servet (bisogna riconoscere ci come un f2tto) riscosse 17appnovazione dei maggiori uomini della Riforma, di quanti avevano il
sentimento della responsabilit. Con quella restrizione o soppressione della libertk Calvino salvava allora la vita stessa della liberti
e il suo avvenire; giacch la Bibbia, messa 3 1 posto del papa e
della Chiesa, non era pi il papa con la sua Chiesa, ma sempre u n
libro da interpretare, e i1 Calvino uno dei suoi interpreti, autorevolissims per allora, dell'autoritk quasi assoluta che hanno presso
li scolari, per tempo piia o meno lungo, gli uomini di scienza e
filosofi, ma transeunte, come ogni aitro pens2tore, e che sarebbe
tato seguito da nuovi inrerpreti, sempre meno legati alia rradizioni:
infine, dai liberi critici. E perch n-iui il supplizio del Servet ofilde il nostro sentimento umano d i gran Iuriga pi che i tanti
oghi che il S a n t ' U E c i o innalzava in Roma e negli altri paesi
attolici? S e ben si considera, appunto perche: noi sentiamo e ginichiarno il comportamer-ito della chiesa di R o m a come del rutto
onforme al suo istituto, e quello del Calvino sentiamo e giudihiamo invece col criterio della liberi5 e della tolleranza, che erano
pliciee nel moto della riforma e del calvinisrno e che si svolsero
i assodar0110 nei secoli seguenti. Cosi f~lcendo,senza dubbio,
ornrnettiarno un indebito tr,~sferimento di giudizio e pecchiamo
ontro l'oggettivit storica, tr:iscurando d i considerare che la liberr
la tollera!iza sorsero da quella pianta della quale il Calvino preerv i l tronco e le radici appunto cofi provvedi~~-sentirigorosi sia quelli presi contro il Servet. Del pari, pecca d9ingenuitA il
r o irriflesso parteggiare pei sociniani e pei tollerantisti di allora,
i rivoltaruna contro le condanne a morte degli eerodussi e al
ro tempo non trovarono ascolio e seguaci nelh'opiniorae generale
non furono in grado di ottenere e d'imporre u n a diversa IC pii1
ite legislazioue. Poich noi ora fi saIutiamo precursori, con quetesso riconosciamo che essi furono allora anacronistici ; e non
ito, col crirerio di ci che allora era itiattuabile e non fu a t o, giudicare q u e l che allora si pot e si d ~ v attuare.
Simile a qiiella de!h chiesa di R o m a era l'oppressione che il
inismo escscit in Ginevra con la vigilanza e censr:ra d i o g ~ ~ i
e della vita dei cittadini, con la durezza delle proibizioni, con
a regolamen~azione rninuziosu: simile, e a n c h e p i ~ grave, perch
fanatica nell'ispirazio~le,piu modellata sul Veccliio Testamento
Il'atteggiarnento dei profeti, pi coerente nell'estcuzione, in u n
ito pi. ristretto nel quale niente sfuggiva all'occhio dei pas~ori,
oreccl-iio dei delatori. Ma la grande differeilza stava in questo
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che !'oppressione della chiesa di Roma, nei paesi in cui direttamente o indirettamente gravi, col suo peso, e pel tempo i n cui ci6
le ftm possibile, era rivolta a serbare immobile fl passato, e perci
mortificava le menti e gli animi, adusava al servilismo e alle transazioni, non creava forze nuove per l'avvenire; laddove quella calvinistica cre u n nuovo abito morale, tempr i caratteri, spron
all'operosith come all'adernpimento della missione, assegnata da Dio
a ciascun uomo nella sua particolare professione, fece scorgere un
se*gno della grazia divina nella prosperit del proprio lavoro, ed
e@e nel m o i ~ d omoderno un'effiaacia pedagogica che oggi critici e
storici riconoscotlo, investigandola nei suoi svariati processi e nelle
sue molteplici ramificazioni. Quel nuovo abito morale contribu
all'indipendenza dell'Olanda, alla libert dell'Irighilterra, alla vita
delle colonie ainericrtne che diventarono gli Stati uniti, e promosse
dappertutto la cultura, l'industria, i commerci, gl'istjtuti politici.
Ginevra pag per qualche tempo le spese di questa mirabile creazione, penando sotto la ccnsura del su^ concistoro; ma poi anch'essa,
Pibesa dalle fasce e dalle dande, cresciuta e irrobustita, prcse il SUO
slancio e fior nella libert. I suoi vecchi rc libertini I), come i socjniani , avevano la loro parte di ragione, ma, per il ricsnoscimen:~
di questa ragione, bisognava passare attraverso il rigore calviniano;
e perci anch'essi furono anacronistici e condannati per allora a
soggiacere e ad aspeirare.
Arcaica sembrava sopra tutto la teologia del Calvino, con la
sua ferma asserzione e difesa della T r i n i ~ idivina, contro la quale
cos luminose paiono le confiltaziorii degli anlitrinilarii, precursori
del razionalismo e deli'intellettualismo. Ma non ci voleva grande
sforzo (ebbe a usservare una volta Hegel) a siffatta confatazione,
quando si si appigliava all'aritmetica, e si contava uno, due e tre,
e si concludeva, naturalmente, che u n o non pu essere due e tre (1).
I1 pensiero della trinith o rriade una delle pi antiche intuizioni
del genere umano, e si ritrova nelle pii varie religioni e concezioni; e, i11 forma initologica o sernimirologica, contiene l'esigenza
del concetto spect~lativo,che non n l'unit astratta n l'astratta
moltepliciti, ma l'uno che 6 molteplice e il molteplice che une,
e di sana logica adeguata, non piu intellettualistica e statica, ma
dialettica e dinamica. La Chiesa cattoiica aveva trasmesso l'alto

( I ) V O ~ ~ ~ S ZIiber
I ? Zdie
~ CPI~iIo~oyIlie
IZ
d e r Religion? ed. Mahreir~ecke(Berl i ~ 1840)~
~ ,
117 237.

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.concetto della trinit divina, e il C a l v i t ~ o ebbe il merito d i ser"Darlo anche fuori di quella chiesa ; e ci l o arinod:~indirettamente
alla filosofia moderna, laddove dai Servet e dai Socini no11 nac+que per questa parte niente di speculativamente profondo, salvo
forse per via negativa, in quanto stimolo a difendere e ad elaborare
il concetto e la logica della trinitii.
Anche pi arcaica, e di feroce arcaismo, si presenta la dortrina calvinistica della preclestinazione, della elezione e riprovazione,
-che Dio I ab aeterlzo e perch cos vuoIe, dividendo gli uomini
in eletti e reprobi; e anche qui la fctcile simpatia odierna si rivolge,
se non ai teologi postridenini e g e s ~ i t i c ie al loro eclettisrno, agli
antipredestinatarii, che sostenevano contro la dottrina della elezione
divina dei singoli o della grazia singolare, l'altra della grazia generale, estesa a tutti gli uomini. Ma quella mitologia ciella predestinazione per arbitrio di un Dio racchiudeva anch'essa in germe un
,gran pensiero, che n pi n meno che l'idea stessa (Sella storia,
la quale, nel suo corso, condanna e distrugge individui e generazioni e popoli e da217ecatombe fa sorgere, rnerc i grandi uomini
lo gli eletti, i valori ideali, di pensiero, di bellezza, di dignith morale, che vivono eterni; e, dunque, non si svolge per la salvazione
Q la felicit degl'individui, ma, come appunto il Calvino diceva, ad
maior-em Dei e;'oriam. Bisognava bens purificare questo pensiero
dalle sue scorie mitologiche e teologiche per ridurlo a forma di
verith, e questa fu l'opera della filosofia posteriore e della sua idea
,della storia, con la quale l'elezione e la riprovazione, la vittoria e
Ja sconfitta, non erano piu l'arbitrio di u n Dio trascendente, ma
,l'opera stessa immanente dello spirito nel suo a t ~ u a r s i .Gli antipredestinatasii, a ben guardare, precorsero la storiografia illuministica col criterio che le fu proprio della ragione raziocir1:inte e, in
politica, la democrazia con le sue tendenze, egualitarie e livellatrici:
cose, seriza dubbio, iniportanti e storicamente feconde, sebbene unilaterali e semplicisticl1e. &?[ala dottrina della predestinazione precorre qualcosa di pi importante e di piu cornprensiso, che il
principio della libera gara per l'elezione e la prevalenza del migliore,
.e perci del17eguaglianza innanzi alla legge, ma non dell'eguaglianza
materiale dei singoli, la quale condurrebbe alla stasi e all'arrest-o
della storia uinana.
calvinismo e al suo concetto della predestinazione si deve quanto di austero trapassato nel liberalisnio,
quanto esso ritiene di nemico al volgo e di aristocratico, di dolososo e di fiducioso insieme, di umile e di ardito.
Per tutte queste ragioni, che abbiamo qui dovuto esporre as 2007 per ledizione digitale: CSI Biblioteca di Filosofia. Universit di Roma La Sapienza
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= o4

UN CALVINISTA ITALIANO

sai soiilmariarnente e tralasciando punti piU particolari, Giovanni,


Calvii~o,nonostante le sue angustie e l e sue durezze, meritava d i
avere allora, come ebbe, fedeli e devoti, p r o ~ t iad ogni sacrificio.
per la difesa e il trionfo della sua riforma. E di costoro fu il getltiluomo napoletano che, nel giugno del. I 55 I , batteva alle porte d i
Ginevra.
co~ztifzua.

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UN CALVINISTA ITALIANO
I L MARCHESE DI VICO GALEAZZO CARACCI[OLO
(Confin. : v. facc. preced., pp. 81-104)

Non sapeva i l Calvino, non sapevano i riformati di Ginevra,


quale acquisto stavano per fare con quello sconcsciuto che veniva
senza lettere d i presentazione e raccomandazione per i loro magistrati
.e non aveva in Ginevra alcuno che potesse dire chi egli fosse e
q~laleil suo passato. Galeazzo discese alla hotellerie d e l a Tete
,noire , posta nella citt bussa, nella via anche oggi chiamata della
u C r o i s d'or , e che (secondo un'attestazione del teliipo) era la
meilleurc e t la plus honneste q u e p o u r I'l-iors o n estimajt h Genve n (1). E subito, aI!'arrivo d i quel misterioso straniero, un'ombra
si diffuse d i sospetto, e per mezzo di u n signor Vanclel fii rnandato avviso a Claudio Roset, il quale era allora sindaco, che i n
quella locanda a log ung marquis italien, q u i vietlr devers
I'etnpereur (2).
I1 figlio del Roset, Micl-iele, che fu poi tra i migliori amici del
Caracciolo e scrisse le cronacl-ie della sua citth, spiega che cosa ci
fosse sotto I'acceni-io che l'italiano veniva
dal lato dell'impera( I ) Sull'albergo della T i t e noire, DOUXERGUE,
OP. cit., 111, 223-24: cfr. ancit., p. 259.
che GAI.IFFE, Gencve historiqtle et ai~cheologiqz~e,
(2) I1 docurncnto, tratto dai Registri del Consiglio del 1 2 giugno IjSt,
stato stampato i n nota al GAUTIER,Hisfoii-e de G e n c ~ c ,III (GenAve, 1898)~
3p. 422. Per le citazioni che andr) facendo dei Registri del Consiglio, mi valgo
non solo di quanto ne stato g i i messo n stampa da vari eruditi, ma anche
degli estratti che sono nel manoscritto citato del Burlamaccl-ii, e pi ancora d i
quelli, assai copiosi, che si trovano nella Biblioteca di Ginevra? Ms. suppl. 820 (44).

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I 62

UN CALVINISTA ITALIANO

t o r e ,dicendo che a quell'arrivo quclques malveillans avoient fair


advertissernent p o u r faire soubsonner mal de luy, c o m m e s'il estoir
envoy pour praeiquer (11, ossia per spiare e tessere trame. Quaiche
giorno dopo, il 1 5 giugno, d o p o avergli fatto ammoriimento de
vivre e n toute subjection c o m m e les aultres , e aver disposto che
fosse veill q u i faictz n , vigilato in quel che faceva, Gaieazzo,
nei pomeriggio, fu ainrnesso a prestare giurantenlo (2). C', nel rac-conto del Roset, la traccia del sosperto al quale avevano partecipato anche gli uomini del governo, e che del resto trova conferma
nelle parole usa te nell'amrnissione al giuramento ; e C' , insieme,
la rcsipiscenza che si manifesta nel modo i11 cui il racconto pro-segue: mais sa conversation continuelle jusqnes aujourd7!iuy a
servi Li I'di fication de plusieurs coi11 m e exem plc singulier devraye foy D.
Q u a n d o i I Calvino, che Galeazzo scelse suo direriore e padre,
e coloro che stavano i i ~ t o r n oal Calvino e dirige~ranole cose eccle-siastiche di Ginevra, conobbero quale u o m o s'era unito a loro e
appresero la storia della sua anima e della sua vita, il011 solo provar o n o quel sentimento di edificazione per la sua cincerir e fervore,
e non solo a m m i r a r o n o l'altezza del suo carattere morale, e tennero
in gran conto la sua prudenza e il suo ratto e la conoscenza che
aveva delle cose del mondo, ma sorse in loro u n a sorta d i orgogli@
per un t a n t o t e s ~ i m o n eche potevano ora additare della l o r o religione..
Si pensi : u n gran barone napolet3no, urlo che era stato a fianco deli7in1peratore e caro al17imperatore, uil nipote d i quel terribile per-secutore cli eretici, sernpre presente c o m e una rniriaccia nrile irnrnagiriazioni degli evangelici, che si chiamava i l cardincilc: Giarnpietro
Carafa (31, un signore di feudi e di grandi ricchezze, u n giovanemarito di giovane moglie diletta, attorniato da fiorente famiglia, clietutro aveva abbandonato, a l u t t o aveva rinunziato, per seguire la
vocazione del Signore, per praticare l a vera religione. E r a questo$
u n o straordinario esempio d i fcrza d ' a n i r ~ oe uri'insigne prova della-

ROSET,OP. cit., V, 33.


Regisiri del Consiglio, 15 giugno '31.
(3) Ei.a veramente pronipote, perch non gi sua madre (che fu, come si
detto, Giulia della Lagonessa), Ina la sua nonna materna, Beatrice Carafa, era:
sorella del futuro Paolo IV. L'errore, che si ripete da quasi tutti gli storici, e
i n ultiino, dal D O U ~ ~ E ~ op.
G Ucit.,
E , 111, 633-42, deriva da una svista del BALBANI:,
che d a Galea.7~0per niadre una Carafa (p. I?), pur ben chiarendo pi oltre
(p. 47) che Paolo !V era (( fratello de!la sua a r a materna r .
(I)

(2)

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U N CALVINISTA ITALIANO

I 63

grazia divinz; e presto fu anche esempio non meno raro d'ii-icrollabile costanza.
'h riformati d'Italia, quando riseppero il pc,sso compiuto d a l
Caracciolo, e l'zltro pari di Isabella Brisefia, di questi due personaggi tra i pih cospicui nelle loro schiere, furono variamente tna vivamente cominossi, e pil d'uno si senr j n t e r i o i r ~ ~ ~ c nsollecitato
te
ad
imitarli, c altri vi si dispose e poi se ne ritenne, e airri ripeterono
le solite obiezioni, che erano scuse a se stessi. Pietro Carnesecchi
giudico che quella
loro risoluzione cti andare i n luogo dove purcssino vivere secon~lola reiigione che si avevano cletra per n e gliorc ,crtf tieli pih lodevole del comportamento cli coloro cile, tenendo la sressa fede,
per non 1r;scI:ire la pstria e !e altre comrnodith loro, volevzno piti presto vivere con mala c ~ n s c i e n z i aed
offei-idere ogni giorno Dio con fa idolatria ed aIrre empieti, c!audicando, c o m e si dice, da tutte clue ic parti D; e,
mosso dalle
persuasioni e dall'csempio del signore Gdleazzo Car3cciolo I ) , sarebbe andato a Ginevra, se noil se ne fosse poi distolto, anche
perch Giulitl Gorizaga, da Ini ttltamenrc venerata, non approvava
questo passo estremo (11. Anch'esso, come 17AZois, era destinato 31
palco e a l rogo, non come quegli silila piazza dcl. Mercato di Napoli, m:i sui ponte di Sont'Aragelo in Roma.
Diversi e piU teinpesrosi aEetti agitarono l2 f'trniglia d i Galeazzo i n Napoli, e innanzi :l .rutti il padre, Colantonio, che, vecchio, p i ~che sessantcicii~yucnne, vedeva, per quell' impensata risoluzione, aprirglisi a i piedi u n baratro: il figlio condailnato quale:
eretico, privato, come diserrore dal Regno, di tutti i feudi, i figli
d i lui caclrrti in poveri5 per questa confisca e cpogIiati di titoli ed
onori, la sua casa disrrri::a. I cornpor-ieiiti della famiglia si r i u n i rono per avvisare, e finalmente si risois!: d i spedire a Gi~levsa,per
parlargli e persuaderlo, un cugino, che era per lui (scrive il biografo d i Galeazzo) una sorta di fratello, essendo stati alIesati i n sieme e legatisi tra loro di amicizia stretta. Q~lantunque il biografo
taccia il nome di questo cugino, si pu identificarlo sicrirarnentc in
Ferrante Caracciolo, figlio del fratello di Colantonio, Marcello
conte di Biccari, e non solo uomo c-i9armi che tenne comandi in
ierra e in mare, m a anche letterato e scrittore di cose storiche, il
quale godeva stilila in Napoli e alla corte dell'imperatore (2). Fer((

( I ) Estr-ntlo del processo d i Pieir-o CLzl-~esecclzi,edito da G. h4anzoni


(Torino, 1870)~pp. 13o-4!, 162.
(2) Si veda intorno a lui T~ricnr,
S c i - i f f o r ittapo!etani, t. III, parte 111, pp. 50-j3.

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U N CALVINISTA ITALIANO

rante trov Galeazzo, il frate! suo, i n una assai semplice casetta


che aveva acquistata i n Ginevra e con d u e soli servitori, lui che
solevri avere a Napoli un popolo di staffieri. P4assarono alcune ore
a guardarsi l ' u n l'altro con gli occhi pieni di lacrime senza aver
forza di dirsi nulla. Finalmente, il cugino, che apporlava lettere e
commissioni, cominci a parlargli, mettendogli innanzi agli occhi
l'irreparabile rovina della sua casa, la disperazione in cui gettava
s u o padre e sua moglie, e l'infiilito dispiacere che recava ai parenti, agli amici e all'intera nobilt napoletana. Galeazzo rispose
che a tutto qiiesto aveva pensato, che tutti questi dolori li aveva
senxiti, m a che tutto a17cleva affrontato e tutto avrebbe ancora sostenuro pel s u o dovere di coscienza. 11 cugino l o conosceva, l o sapeva
sennato, prudente e risoluto, e perci non replic, non insist, e
si dispose a ripartire senz'altro. Prese, dunque, congedo da Galeazzo,
e si dissero addio con nuovo e molto pianto, sapendo tutti e due
che i n q u e l momento si rompeva per sempre l'anrico loro nodo
di affetto e di fan~iliariti(1).
Ht falliil-iento della niissione d i Ferrante Caracciolo accrebbe la
desolazione di tutta 13 famiglia. 11 passo compiuto da Galeazzo apparteneva ormai si fatti pubblici e notorii, e gi si cominciava a
parlare cii confisca, per lesa inaests. divina, dei belli che gli appartenevano per eredit m,iterna, e di decadenza per lui e per i suoi
figliuoli (2,. Intanto Colantonio, il devotissimo alla corona di Spagna, era stato colpite da un9altrs e tremenda sciagura. S u o ger;er.o,
il marito della figlia Lucrezia, Antonio Grisone, uonao astuto,
zrrisclaiato, buon parlatore, di gran pareiatlido, di molti amici e di
gran credito nella cosa pubblica e a m a t o cla tutti i n Napoli , corrispondeva col ribelle e profugo principe di Salerno e cospirava
con l u i per sollecitare il rc di Frailcia a muovere l'esercito alla riconquista del regno di Napoli; onde, sorpresa una s u a lettera, fci irnprigionato e, fattogli il processo nell'agosto del ' 5 2 , decapitato (3). Un
genero reo di Srato e un figlio eretico! H1 vecchio, affranto, non
vide altra via di salvezza che andarsi a gettare ai piedi dell'imperatore, che egli aveva lungamenre servito con zelo e che gli si
era sempre dimostrato benevolo.

B . A L ~ A NVIi t, a , pp. 40 43.


Op. cit., p. 43.
( 3 ) S. M~ccro, V i t a d i D. Pietr-o d i Toledo, i n Arcl~iviostoi-. ital., prima
serie, IX, SO; e T. COSTO,Aggizlizte al Colle?zztccio, Compendio della stoi-ia
del I-egno d i Napoli (ed. Gravier, Napoli, 1771), 111, 32.
(I)

(2)

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U N CXLVINISTA I T A L ~ A S O

I 65

Ma, prima tdi presentarsi all'imperatore, che si tratteneva allora


i n Bruxelles, volle fare esso stesso, persor-iaImente, un rinnovato tentativo presso il figlio, e gli m a n d un s u o cortigiano, e per mezzo
di questo u n s~llvacondotl-oche per lui si era prQcurato dcr.lla Piepubblica di Venezia, affirich l o aspettasse al suo passaggio i n
quaiche citt dello Stato veneziano. Galeazzo, pur c o n ~ p r e n d e n d o
che i1 risultato del loro colloquio avrebbe esacerbc-ito ancor piU i l
padre, obbed e, partendo dti Ginevra il 29 aprile del '53, andAaad
aspettar10 in Verona. Dopo alcuni giorni, giunse il padre, addoloraito ina affettuoso, che insist sul grari danno che egli, con l'arto
suo, tirava sui cuoi propri figli. Ma non pot scuotere la fermezza d i
Galeazzo, c l ~ rera gi j. passato attraverso tutte queste considerazioni
e soiFerto gli affanni che l e accompagnavano, e, sopra le une e gli
alcri, si era risoluto: cosicch il padre fin col chiedergli solameilte
che, fin quando egli non avrebbe veduto l'imperatore, non tornasse
in terra di eretici, m-a se ne stesse in Italia. C i Galeazzo promise
ed artenne, restando in Verona 61-10 all'agosro, q u a c d o ebbe notizia
che 1' imperatore aveva concesso al pacire la grazia domnndara, cio
che titolo e feudi, saltando il i?gliuolo eretico, prlssassero ai nipoti.
In queli'indugio, in Verona, egli fu esposto a molte prer:>ure da
pii1 parti, e, tra l'altro, da parte di Girolamo Fracastoro, illustre
uomo, filosofo, medico e poeta, che l o esort a non isconrciitare
suo padre, tanto pil che quella nl_iova ~ e l i g i o n e ,diceva, era u n
inganno (e voleva forse intendere, conforme a u n concetro a i colto dz molti ir-i Italia, nient7altro che l' ii-ivenzione e l' i rribrogl io
di aicuni villanzoni di fratacci, la cui ainbizione non era stata altrimenti appagata da Roma). G ~ l e a z z og!i rispose con la serriplicit-h
della parola di Dio, m a con tanta vivacith c ! ~ equegli rest confilso
e fini col dornandnrgli perdono se gli fosse parso che avesse usato
con lui irnporrunitti C prosunzionir (1:.
T o r n a t o GaIeazzo a Ginevra, tranclrmilio e n t r o di s per essersi
condotto bene verso la propria fede e vcrso COI LI^ al quale lo lepavano doveri che intendeva rispettare, e contenro anche che fosse
ormai tolta d i inezzo Iu minacciata rovina dei figli e della casa tutta
e con ci6 si fosse mitigatx l'angoscia, a l u i stesso angosciosa, del
padre, atrese c o l i alla vita evangelica. Ma gli assalti alla sua costanza si ripeterono, quando, nel r j j g , fu eletto papa proprio quel
suo prozio materno, il cardinal Carafa? Paolo TV, un papa che, colne

(I)

EALEANI,Vita, pp. 4 ~ 4 . 5 .

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166

UN CALVIN~STAITALIANO

era da usye~tarsi, accrebbe s u b i ~ opersecuzioni, rigori e supplizii


contro gli eretici. Colantonio cerc d'avvalersi dell'avvento al papato
di questo loro parente per dare altro avviamento alla sua nonr
ciismessa spzranza di riacquistare il figlio, attuando un n u o v o disegno, ctie f ~ di i venirle rimuovendo dal sue! rigido atteggiarner~to
e persuaderlo per intanto a tornare irr Italia, dove sarebbe staro
masso in condizioni non ripugnanti alla sua !ibcrt3 di coscienza,
m.1 favorevoli agli approcci dei suoi. Scrisse perci a Galeazzo che
cicc;iderava rivederlo e gli rncind un appuntdmento a Mantova e
u n a l t r o salvticondotto. Anche questa volta Galeazzo obbed e, part e n d o il I 5 giugno del '5 j, s' inconi-r in Mrintova col padre. 11
quale fu pii1 carezzevole e cordiale della volta precedente, e gli
disse che i l p,ipa, p e r coriso1;rre !a sua vecchiezza, concedeva ampio
privilegio clie Galerrzzo si scegliesse la citt i n cui meglio gli piaceva d i m o r a r e deilo staro di Venezia, liberamcr:te, senza essere rnai
mo1es1-ato n ricercato per conto di religione e di coscienza; e aggiunse tutte le esortazioni c le preghiere percl-i accettasse, e tutte
le a r g o r n e n t a z i o ~ ~che
i
dimostravano ottima quella profferta. Egli
aveva ancora sost2inze ed entrate d a vivere secondo il suo grado e
avrebbe riavu;o con s i figli e la moglie, ctie consentiva ad andare ad abitare con lui. La tentazione fu forte, e G d e a z z o era solo,
senza alcuno che poresse s o c ~ . o r r c r l odi consiglio, e si vedeva inilailzi i l padre cosi ardente di quella speranza che sarebbe caduto
i n ismanie e furore a1 suo rifiuto. Ma riflett che n o n gli conveniva per niun CORI-oaccettare favori da parte del papa, il quale
e r a no11 g i i il capo ma il nemico della vera religione, 1'Antjcristo
contro Cristo, contro la Chiesa e il Vangelo, e che s a r e b l ~ estato
u n comportarsi quzsi da rinnegato il ritrarsi dalla compagnia di
uomini puri e osservanti della parola divina per andare a vivere
t r a idolatri, e che t r o p p o scandalo avrebbc gettato tra i riformai?
Pascjar-ido pensare che avea rinunziato, per ie carnali soddisfazioni,
alla benedizione celcste. Comprese arache l'intenzione riposta che
guidava cos il papa corne suo padre nell'insidiosa afferra, che tendeva rid a m m ~ l l i r l ocon le grandezze, le comodith, le conversazioni
mondane e l e delizie, e a raffreddare e spegnere il suo ardore di fedele. N,nel dire Ir ragioni del suo rifiuto, omise d i f a r osservare
al padre che egli, per t r o p p o affetto, 10 metteva a pericolo di sicura perdizione, essendo nota la massima dei persecutori che non
si dovesse osservare la parola data agii eretici. I1 padre senti che
dall'insistere non avrebbe ricavato nulla, e tristemente riprese il
n-ilorno a Napoli, per la via d i oioma, dove voleva comunicare al
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UN ChLVlWISTA ITAL1 A N O

167

papa che la sua grazia non era valsa a rimuovere i l figlio dali'ostinazione. Galeazzo l o accompagn per u n tratto del viaggio; m a
poi, giunto in grossin-~ith di Fcrrixra, si rec a !?re rivcrer-iza alla
di~chessa Renuts d i Francia per eseguire la missione affidatagli d a l
Calvjno di consegnarle una Icttera, nella quale il x-r~aestrole somministrava esoriazioni e incoraggiamenti e le dava consigli nei travagli che ella soffriva ([). FU introdotto c o l i da! dotto umanista
Francesco Porto, cile negli a n n i appresso insegn9 ~lell'accademiad i
Ginevra; e la ducl3essa volle intendere da lui i l racconto delle sue
avveriture e gli rivolse molte domande sul Calvino c sullrt chirsn
italiana di Ginevra e intorno a punti di ftie. L o fece poi riconiurre col suo coccilio fino 3 Francolise, donde, attraversaio i! Po,
Galeazzo sccse a Venezia, pass per La Val:ellina e per CI-iiavenna
nei Grigioni, visitando i fratelli delle chiese sparse suila sua strada,
il 14 otic~brerientr a Ginevra ( 2 ) .
In quali termini si svolgesse i l colloquio tra il reduce CoIan:onio e Paolo l[V Don s a p p i a m o ; ma sappiamo da un ambasciatore
veneto, Bernardo Nnvagero, che, nel170trobre del 'j7, q i ~ e lpapa gli
xirl riel n o d o pih violento contro i l Priuli, il cardinnl Polo, il
iefunto Tdarcantonio Flaminio: del clu;zle iiltimo disse di non essere
irrivato i n t e m p o per mandar10 aI fuoco d e l rogo, ma che, i n cambio,
iveva fatto ardere nella pitizza della Mincrva i1 fratello cii l u i , Ce-

'53, firina:a Charles d'Esperville, che si pu8


eggere, oltre che iella raccolta degli Opera, nelle L e t l r e ~ ,ed. Bonnet (Paris,
8j4), 11, 53-60. C'est bien l'office de Dieu - le dicev:? t r a l'altro - d e ilous
nener comme pauvrcs aveugles, cluai~cinous soirimes au bout de notre sens, e t
roilver des lnoyens q u e nous ~'eussions jitmais attenilu, nous faisant surinonter.
ous empecheinens, sai-is q u e nous ;r. voyons goutte. C'est ausci notre office de le
jrier qu' i l ,le l u y plaise ilous ouvrir 1c.s yeux, afin qile si tost q u 7 il nous a
loiin quelque signe, nous le suivioi~s.Ne vous espargnez point donc essayer
le jour en jour ious les inoyei-is qu' il vous sera possible de vous avmcer a u
iroit cfieiniri. Faisant ainsy, cornbien q u e vous snyez encore loin d1.1 but, tonte'ois ce ne sera pas en vain q u e vous y tendrez, car. notre cause est certaine,
rioyennani q u e nous suivions tousjours, encore q u e ce soit foiblemei~t:, e t telle
er~itude110~1sdoit fortifier pour surmonter toutes tentations. .. Toutefois, Malame, que cecy ile s o i ~point pour vous endormir, q u e vous regretticz tousjours
a misrabie servitude o vous estes, cornme d e fait c'esr le moyen pour estre
Ilivrez de Dieu, quand nous seiltons cornbieil nostre prisoii est durc. Au conraire, celui q u i se plait en son mal, Cerme quasi la porte Dieu ce q u ' i l
i'ait point piti de l u y N.
(2) S u questa visita del Caracciolo, oltre il Halbani, v. B. FONTANA,
Renata
li Fraizcia clz~chessadi 7 e l - r a 1 - a I1
~ (Roma, i893), pp. 4 1 j - I ' j .
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( I ) li li! lettera del i o giugiio

...

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U N CALViNISTA ITALIANO

sare. E qui, sii1 ricordo che Cesare F l a m i n i o soleva essere conimensale di Galeazzo Caracciolo, disfogb l'animo amareggiato intorno a
questo nostro parente, figliuolo di una figliuola di nostra sorella,
che n o n abbiamo se non quella e che fu q u i l'anno passato, ed h s
a n c o u n a nostra nepote per moglie
il quale, lasciando moglie,,
figliuoli e ricche entrate, se n'& andato a Ginevra a vivere col7
quelli tristi ed a perder l'anima e il corpo .Ma subito tronc0 questcb
sfogo, riaifermando sui mondani affetti di parentela la sua risoluta
volont di capo della Chiesa: Magnifico ambasciatore, non se neparli i n questa rnaieria ; perch, se nostro padre fusse ereticc, noi 1i4
portassimo le fascine per abruciarlo! 1) (1).
Questa p r i m a serie di tentazioni, da Galeazzo sostenute con
fermezza e calin:~, si chiuse con u n alto encoinio del C,alvino; il
quale, nel I 556, ristampava il suo c o m m e n t o sulla prima epistola.
ai Corii-itii, giB dedicato a Jacques de Bourgogne, signore di Falais.
e di Bredan, che per causa di religione aveva lasciato il Brabante
perdendo per confisca tutti i suoi beni e s i era ritirato a Ginevra,
m a poi aveva q u i parteggiato per il Bolsec contro il Calvino, onde
Ja l o r o amicizia f u rotta. fl Calvino, dunque, non poteva ripetere le
parole affettuose con le quati aveva indirizzato a cosrui il suo libro, e
dedic Ia nuova edizione a un amico che non gli avrebbe dato delusioni, e che anzi gli e r a stato a fianco in quel contrasto (z), al Caracciolo (3' : generoso viro v i r t ~ t u m q t z epraestanria rnagis quam.
genere illustri n, a lui (soggiungeva) rnarchionis Vici unico fi!iol
et legitinlo besedi .E i n solenne latino gli rendeva questa testimonianza, che fu letta con ammirazione i n t a t t o il m o n d o riform a t o : Etsi neque t u plausurn theatri appetis, uno tesre Deo conrentus, neque mihi propositum esC laudes tuas narrare, quod tamen
cogniti.1 utile est a c fructuosurn n o n prorsus celandi s u n t 1ec;ores:
h o m i n e m primaria fcirnilia natum, honore et opibus florentem, nobilissima e t castissima uxore, numerosa sobole, domcsiica quiete et
j),

( I ) B. Navagero al Senato, da Roma, 23 ottobre 1557 (Archivio di Stato di


Venezia, Dispacci S e t ~ a t o Ronza : vol. IX : r j maggio-30 novembre r5 j7). Un
cenno n e fece gik, d i s u una traduzioize inglese, il PASTOR,Gesch. d. Pcipster
VI (Freiburg i, B., I g r g ) , p. 53;.
( 2 ) Il Caracciolo figura tra i testimoni del processo contro i l Bolsec.
(3) Utinaixi - gli dice accennando al mutamento elle aveva dovuto fare q u o priinurn tempore in lucem prodiit hic comrnentarius, ve1 mihi ignotus, veb
saltem probe notus fuisset ille cuius noinen huic pagii~ae hactenus inscriptum
nunc delere cogor ... .

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UN CALVINISTA I T A L I A N O

coilc~rdia,totoque vitae stalu beatum, ultro u t in Christi castra migraret p ~ t r j acessisse; ditionem fertilem et amoenam, lauturn p a ~ r i inoniurn, cornrnodam non minus quam voluptuosnm habitationern
neglexisse ; evuisse splendorern domesticum, patre, coniuge, Iiberis,
cognatis, affinibms se privasse; postquam autem tot mundi illecebris
valeciixit, nostra tenuitate contentum frugalem ac popularcnn v i v e n d i
rationern non secus colere atque unumquemlibet ex nohis (1). Circa
lo stesso tempo, nel i 558, Celio Secondo Ciirione dedicava alla sorella
i n Cristo di Galeazzo, alla nobile Isabella a , alla B r i s e ~ akIanrique, consicleratii italiana, le relicluie letterarie che avanzavano di
Oliinpia Fulvia Morata perch le riponesse nel luogo pih santo
della sua casa: hdc ratione quam Italia genuit, Germania sepelit,
suae quodanrnodo restituitur Italiae ( 2 ) .

MEDACLTA
CONIATA

I N ONORE DEL

CARACCIOLO
NEL 1556

Riproduzione a circa dne terzi dell'originale

TI? queIlo stesso anno, ma non sappiamo dove e per opera di quali
persone, fu battuta una medaglia in suo onore: una medaglia rarissima (ne noto u n unico esemplare), e preziosa, perch; nel
retto ci conserva l'unica e s g i e che si abbia di Galeazzo, con berretto e toga, contornata dal rioine: Galent. Caraciolus Mal-chionis Vici
&il., e con sotto di essa la data, r556, e la firma abbreviata dell'artista (H. Cre.). Nel rovescio l'epigrafe suona: Elegi sedere ad
limen in domo Dei rnei porius quarrz Jzabital-e in tabernaculis inzpietntis (3). La Ginevra del Calvino, con questa medaglia d'onore, pres:~perstinto ~ ~ z n i XVL
n , (Brunschv., i877), pp. 11-14.
Dedica alla prima edizione di Basilea, 1 5 j 8 : v. J. BONNET,Olympin Morata (4.a ediz., Paris, 18b4), pp. 207-08.
(3) L'unico esemplare della inedaglia (che ha 6; inillirn. d i diametro) si
trova nel Museo provinciale di Hannover, ed stato descritto e pubblicato d a i
( I ) CALVINI
Opet-a qrrae

(2)

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sentava agli occhi del mondo, il nobile campione che era venuto
a servirla e che con tanta costanza aveva rnanlenilito la propria fede.
P u r e jn Galeazzo vivcva cocente u n desiderio di a m o r e e quasi
u n rimorso per quella sua consorre abbandonata, incensurabile, affettuosissima, che Ges, apportando non pace ma guerra tra gli UOmini, aveva divisa da l u i , ina che Ges poteva a l u i riunire, e bisognava chc egli si adoperasse con ogni sforzo e industria a questo
intento senza vio!eittare la coscier~zadella buona creatura ma persuadendola a srnre al s ~ l otiarico, a convivere con l ~ i i ad
, accettarlo
c o m e aitcor-a l o aveva accettato nei primi a n n i della sua conversione r vira religiosa, trascorsi in Napoli. Ella gli s c r i v e ~ ase
o gli mandava ambasciate, e, d o p o il padre, fu le3 che, sulla
del '57 O ai p r i m i del '55, chiese d i rivederlo e parlargli in qua
luogo dello Stato veneziano, il piu vicino al regno di Nap
Venne concordato il ritrovo nell'jsola di Lesina, appartenente a
Dalmazia e che era quasi di fronte ai castello di Vico, feudo
Caracciolo. Grleazzo cl-iiese e ottenne licenza dai magistrati d i
nevra di assurnere per I'ocsacione la cittaclir-~anzadi Coira, con
quale sarebbe andato con maggior sicurezza nelle Terre venezi
p c u r essaycr d'attirer la famille (1); e d i persona si r e c t
Grjgicni a sollecitare le praticl-ie relative, che vennero a b
fine ( 2 ) . E, fornito di quella borghesia, egli prese il rnure e si tro
a Lesina nel ternp3 stabilito. Ma, quale che iie fosse la cagione,
moglie non volle o n o n pot recarvisi; e g17invi invece d u e
figli, il maggiore, Colaritonio, e Carlo, che gli fu grato rivede
13a cile egli, d o p o essersi ccn loro intratrenuro, rimand, ripiglian
deluso il ctnrnrnino del ritorno.
Noil appena tornato indietro h), nuove lettere di Vittoria
riproposero il convegno i n Lesina; e ci gli fu :issai gravoso,
L

DEMOLE,
,Mkdaill~ i l ~ e d i t cde Gar'eas Cal-accklo (in Pievue sziisse de ntimisnznriql'c, E. XXI!? pp. 85-88), il quale pensa per essa allo stile dei rned~igliatori
olanciesi.
2 2 febbraio '58.
A queste pratiche e alle difficolt clie s'ii-icontrarono e si superarono si
riferiscoilo parccciiie lettere del Bullingci., del Fabricius, del Salis e di altri,
Kol+t-espondei2; n2it den G ~ - a z ~ b : i i z d ehg.
~ - ~ ~v., T.
pubblicate i11 BULLINGER'S
Schiess (Basel, 1904)~11, Gj-7r. I1 7 aprile i1 Caracciolo era ancora iil Tirano.
(3) Veramente, secondo il racconto del L~ALBANI,
Vitcz, pp. 51-52, egli sarebbe tornato a Ginevra e di l ripartito per la iluova chia~nata,fornendosi della
cittadinanza di Coira. &/la dev'esserci quaiche conf~isione:dei docutnenti noil risulta questa duplice partenza da Ginevra per Lesina, n si vede come il Cnrac-

( I ) Registri del Consig!io,


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UN C.4LVINISTA

ITALIANO

171

o la cosa gli premeva perch non si dovesse risolvere a rirsi senz'altro in viaggio. L o pungeva anche qualche rirnorso
non essersi alrl~eno provato, quando lasci N ~ p o l i ,di persuala consorte ad accon7pagnarJ0, procurando d'11lurninarla a
o a poco sulla vera dottrina. I suoi amici, che seguivano le vie di quel tentato incontro e collocluic con la moglie, pensavana
si avvicii~ava i l momento per l u i piti pericoloso, nel qurzle la
costanza sarebbe stata messa alla pi terribile prova, e alcuni
evano che rion avrebbe resistito alla vista e alla parola della
a amata. Li fratelli che sorr q u i - scriveva da Venezia il
escccl-ii a Giulia Gonzaga -- restano di questo fatto non poco
ndalizzati, tna Carnesecchi sia saldo in sperar bene, acce~tai-ido
to in buor~aparte e prega:-ido Dio che l'inspiri a f a r q ~ l e l l oche
per ridondare in maggior gloria sua ( 1 ) ; e alcuni n-iesi dopo,
dendo a djcerie che davano per accaduta l a sua sconfitta: Di
eazzo Carzicciolo V. S. pu tenere per certo che sia burla tutto
Ilo che slaic~detto; che sia per esser prima ogni irnpossibil
a, che d i qi;eslo io so che non m' inganno ( 2 ) . I1 Calvino scri1 Caracciolo stesso: J'espre que la prsente vous pourra
trer 3 Venise, faisant mon compre que, devant 1a fin de juing,
drne vostre fernme sera arrivke 9 Lesena et n e s 7 yV O I I ~ Tpas
~
si lorigternps d u prernier coup. E t de faict, si elle est e n bor2
OS, j'ayrne ri~ieuxqu'clle s'en retourne de bonne heure appreson cas, afin d'viter soupson q u i empescheroi~sa liberte. C'esc
i l'un de n-ies plus gr;?nds dsiss pour le jour d'huy, d e scavoir
lle est son affection. Toures fois j'espre, encorcs qu'elle ne se
lust rengcr, q u e ce voiage sesvira d'un 13011 prparaarif. Dieil,
r sa bontk infini, veuille tout conduirc tellement q u e nous aions
uoi bnir son nom. Je suis persuad q u e , de vostre part, vous
q u ' i l Z.uy plaira vous envoier d'un cortarr p:risible, sat q u ' i l n'y ); rien rneilleur que de vous confnrrner h Luy. C a r
s estes clesjh de longten-ips accoustum prfrer sa volont B
tiffcctions, quc!lss que bonnes qu'elles soient (3). Ma znche il

o potesse andarvi la prima volta sei-~za:tlciii~ sa!vacoilc!oto: c ~ i d eIn duplice


O
o da altro
parrebbe d a porre piuttosto tra l'aprile e il ~ I U ~ I~ ~i aVenezia
(I)

Lettera del 28 gennaio 'j5 nc1l7Estr.ntto del yrocesso Cn~.itc.~ecrhicit.,

Letrera del 18 giugno 7j8, op. ci:., p. 99.


(3) 1,et:era ctel i9 luglio '38: i11 Lettl-es, ed. cit.? 11, 206-18.

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I 72

U N CALVINJSTA ITI\LIANO

Calvino non era senza inquietudine, non veramente per Is vittoria


che la seduzione rnuliehre potesse riportc~rcsu Galeazzo (11, quanto
perch questi gli aveva manifestare l'intenzione che, se per la seconda volta noil riusciva a veder la rnoslie a Lesina, sarebbe andato
a cercarla sulla terra napolerana, nel castello di Qico. Vero che
pareva chi= avesse rinunziato al t r o p p o ardito pensiero; onde il
Calvino gli scriveva: J'uy est delivr Far voz dernires lettres
d e grandc perplexit a i a i ~ tsceu q u e le voiage qu'riviez entrepsis
Vico estait rornpu: car vous avjez m i s tous en grand' peine et sollisirude auparavarit. Et de fciict, si j'eusse est6 prs de voils, je
n'eussv pas ecpargn d e rornpse vostre robbe pour rn7e80rcer 4
vous setenir si j'eusse peu. IvIais Dieu s'est nionstr prochain, eik
vous destocirnant d ' u n te1 conseil (21.
Senonch, a Lesina neppure questa volta Vittoria l o ra,g' 1unsel
adducendo a c q i o n e o a pretesto Ia mancata promessa d i un nobile veneziano che dovesra trasportare lei e i figli nella propria gul e a , ma, i n effetti, come apparve poi evidente, perch era stara consigliata dai preti a non ritrovarsi sola cori solo, su quel17isola, col
n:arito. Ella stava l, a poca distanza, nel castello di Vico, e con
lei c7er:ino il marchese padre, i! figliuoli, il cugino che l'aveva visitalo a Ginevra. Galeazzo fece allora quello che gi gli era veniito in
mente e clie poi zveva scartato come troppo rischioso a segno da
rassicurare, come s' visto, jI. Calvino, accertando10 del s u o mutato
proposito. Varc il breve tratto di mare, e rimise i3 piede s u l vietato
suoio napolerano, dando avviso a l padre della sua venuta. Subito
a l casa, ,e
i l povero vecchio gli mand incontro i figli e i servitori 6'
fu tnuna grcinile esultanza, i n tutti, massimameiite in donna Vittoria,
alla quale pareva di avere recuperato il marito. Ma Gaieazzo, in
mezzo a! giubilo che Lo avvolgeva, non era lieto, presentendo che
non sarebbe riuscito in q u e l che lo aveva condotto coli>. I primi
siorili priss~irono i n carezze e dirr;ostraziorii di affetto. Poi si venne al
( I ) 11 giorno dopo, i n una lettera alia duchessa d i Ferrara ( 2 3 luclio 'j8)
diceva: Le b o : ~seigceur duquel je scais q u e vous serez bien aise avoir nouvelles, estoit pasw la iner la fin de rnay et devoit m y jciing a r a i r proinesses
d 7 a r o i r quelques galres pour li: conduire cte sa femrne, car le passano n'est pds
long, et i1 avoit trouv ceste favcur vers le capitaine qrie luy peult gratificr en
cela sans peine ni coust. Toutes foys j e pense qu' il sera bien tost de retour, si
Dieu ne change iiliraculruseriient le ccecir de sa fernrne, laquclle l'ayine pour
l'attirer si elle porivoit ii perciition. Tant y a q u e ce Iuy sera assrz <le s7estre
m i s en devoir pour estrc escus devant Dieu et les hommes J) (ed. cit., 11, 2x5-19).
( 2 ) Nella lettera citata del rg l u ~ l i o .

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UN CALVINISTA ITALIANO

'73

nodo, e il padre comprese che Galeazzo non sarebbe rimasto con


loro, ed egli che non avrebbe condotro cori s la moglie. I discorsi
a cuore aperto con Zei, Ja promessa di farla vivere a suo modo, rispettando le sue credenze, ricevevano ia risposta che ella non vtrione 1-0vrebbe mai in altro luogo che dove si professasse la relik'
mana, e non dimorerebbe e Don converserebbe con lui se non abbandonava le opinioni dannate dalla Chiesa. E si sottrasse agli abbracci
del marito, perch il confessore le aveva fatto di ci; speciale divieto,
minaccianclola di scomunica perpetua se avesse avuto rapporti con
un eretico. Allora egli le dichiar che, se non voleva seguirlo e Trartarlo da marito, avrebbe promosso un'azione di divorzio; e con
ci la trafisse di acuto dolore al pensiero che l'uomo amato ricorresse a sipatte parole per intimorirla, m a non la indusse ti credere
sul serio che avrebbe mai effettuato quel che diceva. Chiaritosi
vano q u e l che dall'una e dall'altra parre si era procurato di ottenere, Galeazzo cominci a parlare della sua partenza e ne fiss il
;iorno. In quella dimora in Vico un timore, che egli non diceva,
lo teneva sempre in sospetto: che potessero rinchiuderlo in qualche
[orre d e l castello, usandogli ogni rispetto ma facendolo strettamente vigilare, in modo da privarlo di ogni conversazione, di ogni
iettura e d'ogni consolazione, e ridurlo a menare vira miserabile.
Yia i suoi erano cavalieri e gentiluomini e non pensavano a siffatto
:radimento, che non sarebbe ripugnato a plebea gente cli chiesa:
mche il loro nurne, l'imperatore Carlo V, nonostante le istigazioni
1i-i contrario, aveva, corn7 noto, maiitenuto la sua parola a Lutero
in Worms, non volendo arrossire con Sigismondo . Galeazzo
jentiva di avere speciale bisogno dell'assistenza divina in questo
;i10 nuovo distacco, non impedito dalla forza, ma assiepato dal!a
:enerezza della sua famiglia. F u ventura che il padre, aliorch'egli
;i present per togliere congeclo, entrasse in al furore da quasi
maledirlo: il che, invece di abbatterlo, lo cinse d i austera fortezza
quando, qualche istante dopo, nella sala, donna Vittoria, circondata
ja tutti i figli, dal cugino, dai familiari, gli si cett a l collo, e i figli
o supplicarono in ginocchio e gli astanti assistevano commossi e
~osternati. L'ultima delle figlie, che aveva dodici anni, gli aveva a b ~racciatoi piedi e li teneva stretti, piangerido e gridando in modo
:he egli dur fatica a svincolarsi. Fu uno srrazio da morirne; finchk
si strapp di Ih, scese alla r i m , risali sulla sua barca e veleggi verso
Lesina. Da Lesina, coli vento f;ivorevo!e, ritorn a Venezia, dove rejtitui la calma ai suoi fratelli di fede, che avevano tremato alla noiiia dl suo sbarco nel regno di Napoli. Rivide anche questa volta a l
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74

G N CALVINISTA ITALIANO

passaggio le cl-iicse della ValteIliria e dei C r i ~ i o n i ;e il 4 ottobrc d i


quell'rinno '58 t o r n in Ginevra, dando iin definitivo addio al!' Italia;
dove non aveva pi nulla da fare (1).
Nrilla da fare, ma p u r sempre un legarne della. scua carr
del suo cuore coi1 q ~ i c l l adonna amata, che gli sfuggiv2. Cili
osare d i entrare nel segreto (lei suoi u m a n i tormenti, clellc sue
sriilgie, delle sue brarne, dei pringen ti ricordi per 1' i m rnagine ch
assillava nella sua povera e deserta casetta ti Ginevra ? E chi pu o
d ttpprovare o condannare ICP deli!>erazioi-ie che esli prese d i p
una pietra sepolcra!e sul passato C formarsi u n nuovo legame e c
ce!l~tre q3e)l'irnrnagiile lontai3a e p u r vicina con 11i rtalth di un
tr:i figura rnuliebre, che gli stesse accanto ainoi-evole? E p p u r e ,
chi ha osato; e LZIIO storico, d o p o avcre descritto cori ~irnrnirazi
commista d'orrore la feroce virr;G ci,I GaIeazzo nel dividersi d
consorte e dalla famiglia, i1 suo straordinario e r a i s : : ~ ~ i'iname
,
sacrificio che seppe compiere, soggiunge: I1 e u t le tort de ne pa
I'accepter tout e n ~ i e re t d e faiblir sous l e fardeau sur.l-iun7rii1-iq
s'itait in:pos (2)* Cotisti storici moralisti sono odiosi col 1
t r a r t a r e gli U O R I ~ I I ~~ O I Ic o m e creature di nervi c di sangue,
c o m e esecutori dei nlodelli eroici dal l o r o a n i m o intrnnsigentc es
gitati e irqlleggiatti e ai q u a l i q u e l l i non riescono mai pari a
d a rner:tare 19 pienezza d e l l o r o elogio: frigidi ~edcinti,che r i
vcrerebbero Cricru i n croce per aver m o r m o r a t o : Sitio!
G'ileazzo si confid col suo maestro e consigliere, con l'uo
t7enerao, col Calvino, e gli aperse l'anirno suo e i motivi
i o spingetrano a chiedere il divorzio. I1 Calvino si vide posto
nanzi a u n problema gravissimo; perci16 u n divorzio, e u n divor
per C ~ U Sdi~ religione, era cosa nuova e scopriva il fianco alle
fese degli avversari, i quali r,on avrebbero mancato di tacciar
chies:i riformata di compiacenza verso un uon.io di alto grado
ciule o :iddiritrura d i screditarla come istituro sornoJo per co
,:?le cerctivtti-io sfogo a l l i loro passioni o ai l o r o capricci amoros
Certo, alta cl~iesariformata, i n quel suo p r i m o tempo, conveni
per considerazioni politiche, la rigidezza anche in questa parte,

BALBANI,
V i t a , pp. ja-60.
JULESBONSET,Le nzai-qzrs de Vico, psode de la Ke@i-~ze en Ita
nel Billlefi~zlzistoriqz~ee t li:f~*nire
d e In Societe d e l'lzistoil-e d u Pro
tisnze JCI-nrzcais, XVII, 1869, pp. 173-92: ristamp. nei Nozivenrtx rcits
;inze siecle dello stesso autore (Paris, 1870): v. in questa raccolta, p. 200.
(3) BALS-~NI,
<;Tb)ifa)
p. 60.
(i)

(L)

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UN CALVINISTA ITALIANO

= 75

h. crudele nei casi particoIari. Ma il Calvino ctrnava C stia Galeazzo, e sapeva q u a n t o avesse sofferto e soffrisse, e non
va rifiurare l'aiuto che o r a egli domandava, egli che tr;nto aveLr;i
o per l'onore della chiesa di Dio. Senza dubbio, per quelche gli porse, per non avergli opposto iirz reciso di17iego,
l'accusa, che egli antivedeva, di colpevole condiscenderiza per l'arnico,
per il nobile personaggio, che era decoro ciella chiesr; g i n e v r i n a ,
fii scag1i;rta allora contro di l z i ed ancor oggi ripetuta. h1;-1: anche
qui, chi osa entrare nella coscienza del Calvino c pretendere di sorprenderne gl'inrimi r;-ioti, e, i n fitccencla cos delicata, pesare, g i ~ dicare c biasimare? T'a,nto pi difficile ragliare i n questo caso la
parte del diritto e d e l torco, i n q u a n t o in esso si ponevi1 i l problema dello sciog1irn~:iitodel vincola conirrgaie per profondo dissidio di spiriti circa !a fede religiosa ossia circa il concetto stesso
della vita, ri1-i tlissidio che impediva la cooperazior-iz e convivei-rz~
nella societh matrimoniale e familiare.
Comunque, il Calvino, non respingendo prelirnincii-mente la
domanda bel CaraccioIo, volle che intorno a essa fosse d ~ t opiirere
dal Vermigli e dai maggiori teologi che erar:o allora xleIfa Svizzera ( I ) , e propriamente sul p u n t o se il testo di san P'ioIo nella
prima lettera a i Corintii: Si discedit infit-Ielic, discedar etc. n , e
il caso che vi si considera dell'abbandono del conir-age fedele d a
parte dell'i nfsdele, stabilisse un n ~ o t i v odi divorzio da aggirrrn;gea.si
a quello gi amrnesso p e r l'aclillterio. Il Caracciolo d o v e ~ t eandare
di persona ad assistere Ia propria causa, p e r h nella primavera
del '59 era i n g i r o per la Svizzera, pass per Surigo dove rivide
[sabella Briselia che col dimorava (z), e nei giugno arrlvaroiio i n sieme a Ci-iiavcnna, nella quale c i t t i la Briseiia si ferm ad aspettarvi la sua g e n t e di servizio e rimase poi stabilmente, ~.ifiutai>do
il ricovero offertole da1 principe Massimiliano d'Aus:ria i s Vjenna
jove una sua figliuola era, maritafa a un grr-iti!uoino della corre (31,

) EALBANI,
Vit'ai, pp. 60-67.
Abitava a Zurigo allo Kirchgasse presso una s i ~ i l o r aVoi1 Schonaii, con
o cameriere e un cuoco, e aveva nella stessa citt suo figlio: v. MEYER,
che Ge~?eim-ie;ILLocaf-120 (Zuricl-i, r12:35), 11, r j 1-52, e apperid.
in CHURCH,
Italia11 Ref01-MZEI-S,
p. 30.5.
ra d i Federico voi1 Salis al Rullii~gerda Chiavcnna 2 0 giugno '59,
~ i ~ u n z il'arrivo
a
del marchesr C della Briseiia, a l u i raccomanER'S Korrespo?za'en;, 11, 143. Si veda anche l'Estratto del pi-oecclzi, p. 213 (lettera del178 Iuglio '59). Suli'ii-ivito fitto alla

2)

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I 76

U N C A L V ~ N I S T A ITALIANO

I! p a x r e dei teologi del concistoro di Zurigo fu d a t o in senso favorevole il 18 maggio di quell'anno, sottoscritto dal Bullinger, ministro di quella chiesa, dal Vermigli che insegnava teologia in
q ~ l e i i ac i t t j , e dal170chjno, ministro della chiesa di Salorno, e vi
aderirono poi c o n l e l o r o firme Filippo Gallivo, predicatore a
C o i r a , Paolo Goclio, ministro della chiesa d i Teglio, Giovan Fabrizio Montano, ministro a Coira, Agostino Mainardi, ministro a
C h i a v e n n a , e Giulio da Milano, ministro i n Poschiavo (1).
Intanto, la procedura era stata iniziata e portata innanzi al
Concistoro di Ginevra, nel quale i l 6 aprile fu proposto l'affare, e
s'invit il Caracciolo a prociiirre i suoi testimoni, incaricando i l
Viret e il Bionde1 d i conferire in proposito col Calvil-io. I1 1 3 fur o n o uditi nove testimoni. che dissero del g r a c d e affetto che era
-stato sempre tra i clue coniugi, della meraviglia avutasi a Napoli
per i l distacco di Galeazzo nonostante Je lagrime della moglie, delle
freqcenti lettere scambiate tra loro, dei viaggi falli dal marchese
per sttrarfa all'evangelo, e via dicendo; e fu accettato il parerc
del Calvino che il marcliese dovesse ancora una volta insinuare alla
moglie di venire a stare con lui. I1 17 la causa f ~ mafidat~i
i
innanzi
al Piccolo Consiglio, e il 2 0 t o r n a l Concistoro, e il 24 al Consiglio, d o v e il Caracciolo fece notare che gli era assai difficile trasmertere una regolare intimazione a Napoli, onde si decise che si
sarebbe inviata una lettera personale, l a cui redazio!-ie f u commessa
al Calvino. Questi la scrisse con la dara del 1.' maggio, i n nome
del Sindaco e del Concistoro della chiesa di Ginevra, nobili c t
generosae doniinae Victoriae Carrafae , e in termini assai deferenti, d a n d o d u e mesi rii t e m p o per l a risposta ( 2 ) . Trascorsi i termini, il I O agosto il Caracciolo comur-iic al Concistoro che egli
avev,a fatto recapitare la lettera alla moglie e present la risposta

Brisehri (!al principe Massirniliano, v. ANABILE,12 S a ~ t oOficio dell'lnqu


i n ,rv'apoli, I , I 50. Giulia Goi-izaga le rnaridava un sussidio a Zurigo
Chiavenna. Poich la seconda edizione, curata dal Curione, delle opcre de
rata, nel I 362, dedicata alla regina Elisabetta d'Inghilterra, parrebbe
Briseiia niorissc prima di clueil'anno.
( I ) Il Co~~silillnz
Co~zcistoriiTigtirini in C I ? Z I S ~diserfionis 05 1-eligion
sta a p. 7 del trattate110 dello ZANCHI,De divortio deqrre novis post divoi-t
ntlptiis libri dtlo, in appendice al vol. VI11 di HYERON.
ZANCHI,
Opel-. theo
(Geiievae, i6 [Q).
( 2 ) Vi si diceva: t( Rliniine obscurum est euni domi et iil patria v
%quiasuperstitionibus quas semet religavit se iteruin irnplicet, quod est Deu
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U N CALVINISTA ITALIANO

'77

negativa ricevuta; dopo la quale il Concjstoro lo rimand al Concon la dichiarazione che poteva essere messo in libert d i
mogliarsi. I1 14 il Piccolo Consiglio deliber in questo senso,
do per il nuovo matrimonio il termine d i tre mesi, oltre le
dovute proc1:tmazioiii e la notificazione della sentenza alla marches sa Vittoria (1).
Questo primo caso di divorzio per diserzione del coniuge i~ifedal coniuge fedele, ossia fedele alla vera religione (z), fece gran
more nelle chiese riformate, e si pu dire che il niodo in cui fu
-ragionato e risoluto fornisse l'intera teoria i n questa materia al
Tractatzrs de I-epzdiis et divo?-liis di Teocloro Beza (3). In questo
.si ritrovano tutte le questioni che allora si agitarono cos di errneneutica del testo paolino come d i carattere giuridico e morale e
altres politico, tra le quali l'obiezione che dal consentire ciffatto
divorzio sarehbe per venire scredito a1I7Evangelo. A quibus,
-obsecro? - rispondeva troppo vivamente i l Beza, - nam infideles
-infidelem conversurn ad fidern damnabunt ornnimodo propter conversionem, ac proincle vitari illum offendiculum non potest, nec
..curari etiam rnagnopere dehet . D a n n a t i per ogni conto dai papisti (egli diceva), nori bisognava d a r s i pensiero di questa Ioro
-riprovazioi-ie sopra un punto particolare (4).
-

et pietatis doctrinain U I I ~c!.lm spc salutis reiicere. Quod e r j o de reditii agitis


nul lum rationis coloreni hizbet, quia perinde ac si i11 manifestu tn vitae discrirneil
traheretur si adigere vos i11 s u a m religionem vellet, speciosa forte esset vestra
excusatio; nunc c u m paratus sit i11 locuin aiiquem liberum et mediuin concedere ubi uterque s u o more e t pro conscieiltia sua vivat, conditi0 haec iiullo
praetextu recusari a vobis potest, quanilo nulla patitur ratio ve1 equitas uxorein
capiti suo tninus concedere q u a m ipsa cibi arroget, ipse autein iure suo cedeiis
quam humaniter vobis se accomiiloilet diligenter expendere vos decet e.
( I ) Lo spoglio di tutti gli atti del Concistoso e del Corisiglio relativi al
divorzio del Caracciolo in TH. HEYER,ATotes sllr Galea;;o Ca7-acciolo lues
la Socite' d'histoil-e et d'al-che'olog. de Geiiet~e(Gcnve, 1834), pp. 6-9 dell'estratto.
(2) (( Novum divortii prob'iti et super;nductae uxoris, non sine protestantium
invidia, exempiuili i ) , lo chiama il Tuano 1x1 libro LXXXIV delle s u e Storie.
(3) TI-actatzls d e repzldiis e t divo,-tiis i n qua pleraeqzle de cazisis matri-

monialibzis (qzlas vocaizt) ilzcidentes co1ttroz~ei-sine e x verbo Dei drcidzlnlzlt-.


Additur Iuris civilis Romanoruin et veterum h i s d e rebus canonum examen ad
eiusdein Verbi Dei et a e q u i t a ~ i snormairi. Ex TH. REZAISVczelii praelectionibus
in priinani Corinthios epistolain (Genevae, apud haeredes Eustat1.1. Vignon, 1.591).
Ne posseggo la ristampa d i Deventriae, typis J . Columbii, 1651: v. pp. 184-zog.
(4) Il citato trattate110 dello Zanchi, De divo1 f i o etc., ebbe motivo da u n
caso affatto simile a quello del Caracciolo, di Andrea Pizzardo da Pallanza, pro2

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UN CALVINISTA ITALIANO

A ogni modo, Ia decisione presa pel caso del Caracciolo formn


massitna ( I ) , e non detto che non desse luogo talcra a inconvenienti e ad abusi. Ma i libellisti cattolici, che, pur di diffamare, la
chiesa evangelica, le attribuivano di concedere la libert dellah
carne , quando, tra coloro che, secondo essi, se n'erario andati a
Ginevra, cacl-iant, sous ce motif apparent d'un changement de seligion, un besoin d'mancipation conjugale q u ' i l Ieur tait impossible de satisfaire dans leur patrie ,annoveravano Galeazzo Caracciolo, certamente mentivano contro la chiara verit dei fatti !2).

continua.

fugo ne1 '52 per causa di religione, e che invano cerc di far venire presso di s
la moglie: onde tenne procedura sirnile a quella tenuta per il Caracciolo, e inr
proposito fu nel 1565 chiesto parere allo Zanchi: il Pizzardo si riammogli nel
luglio di quell'anno. Una lunga lettera di Gilles Gaultier al Beza, da Caen, 13
luglio I j - j r , che tratta, ii-i riferimento a nuovi casi, qucsio problema dei divorzio
per religione, e che si richiama ancti'essa al caso tipico del Caracciolo, si trova
nella corrispondenza di Beza, copie di I-lyppolite hubert de la Rue, appartenenti alla Socit du Musc historique de la Rformation, presso la Biblioteca.
di Ginevra.
( I ) Nei registri del Consiglio, sotto 1' r r giugno I j76, m i accaduto di
leggere di un oscuro personaggio, cli LILI artigiano, Antonio Fiiocamo, falegname,
calabrese, che (I a est6 renvoi au Consistoire pour avoir libert (i(: se remaricr
ayant esgard ce que sa feinme ne l'a voulu suyvre des douze ans en p, encor
qu7i l 17ayt somrne par Iettres, ayant responciu sus'icelles qu'elle ne le voriloit
suyvre, mais bien que s'il alloit par clela il serait le bien venu, poi-irveu qu'il
ne vescut & la religion des huguenotz, ainsi qu7 il est aparu de cela par suffisans
tesmoignages. A est arrest qu'on Iciy oultroie lettres de proclaination suyvant
1es ordonnances, aprks les~quelles, si e!le ne comparoit, il sera xnis en libert )I..
D'altra parte, non infreque~tif~ironoi casi di condanna 3. morte e di esecuzione,
quando sifftte circostanze non concorrevano e il nuovo inatrimonio era giudicato bigamia.
(3) Coine fa il cattolico autore di una Histoil-c de l'fnblisse~~zeizf
de la:
R q o r m e Gejzve (Paris, rY44), cit. dal DOUXERGUE,
Jean Calvin, 111, 641.

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UN CALVINISTA ITALIANO
IL MARCHESE DI V1CQ GALEASZO CARAGCIOLO
(Contin. : v. fasc. preced., pp. 161-178)
p

IV.

Allorch Galeazzo venne a Ginevra, esiguo ancora era col il


numero degl' italiani rifugiati per religione e, sebbene nel I 542
Bernardirio Ochino vi avesse predicato in italiano nella cappella del
cardinal d'Ostia in San Pietro ( I ) , una chiesa italiana non si era
raccolta e ordinata. Due giorni do60 il suo arrivo (z), egli s'incontro con una sua antica conoscenza del circolo valdesiano di Napii, col senese kattanzio Ragnoni, che, riopo varie yeregrinazioni nei
paesi riformati, si era risoluto per la dottrina di Calvino(3).Al Ragnoni
e agli altri italiani che i n Ginevra via via ritrov e conobbe. Galeazzo,
il quale, coine si detto, non era u n dotto n un teologo, non
un controversista o un oratore, ma un fedele praticamente operoso,
fece sentire l'opportunit di stabilire quella chiesa italiana che ancora mancava, e intorno a ci ebbe discorsi ed intese col Calvino.
Questi, nel novembre del '51, espose al Gensiglio che plusieurs
italiens qui sont icy desireroyent que la doctrine de Dieu leur fusse
annonce en leur lungue, Oont il espre que entre eulx il y en peut
avoir quelcung suffisant ; e il Consiglio consent che potessero

BURLAMACCHI,
ms. cit., sotto i1 23 ottobre 1542.
BALBANI,
Vita, p. 34.
(3) Estratto del processo Cat-nesecclzi, pp. 366-67. L'AIXABILE,OP. cit., T,
140, iilfor~nadelle dispute che il Ragnoni aveva col Flaminio, nelle quali egli
si professava <( sacramentario s, ossia avverso alla presenza reale d i Cristo nelI'Eucarestia.
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UN CALVINISTA ITALIANO

252

avere un predicatore a loro spese, da sottoporre prima all'esnrne dei


ministri in presenza della Signoria, assegnando per la predica italiana la chiesa della Maddalena ( 1 ) nell'ora seguente al serrnone ordinario. Poi entr il. marchese Car:icciolo, a capo di un gruppo di
italiani, ripet la supplica e ricev la risposta. che gi la cosa era
stata deliberata e che prendessero accordi col Calvino (2).
Bisognava cercare u n ministro per quella chiesa, e il Caracciolo,
andato nel I j j 2 i n compagnia del Calvino e del Farel a Berna e a
Basiiea per affari politici, ossia per un9arnbiisciata da inviare da ptirte
dei cantoni evangelici alla corte di Francia a 6 n di mitigare gli
editti riguardanti i rifornisti h), trov in Basilea l'uomo adatto,
E r a don Celso, gjii canonico lateraneilse, famoso p r e d i c ~ o r e ,collaboratore in Zucca del Vermigli, ridottosi poi a Milano e costretta
infine a fuggire (li): ossia, per chiamarlo col suo proprio nome, il
conte Massirniiiano Martinengo di Brescia. E sebbene il Marrinengo
stesse sulle mosse di partire per 1' Inghilterra a raggiungervi il Vermigli, riusc agevole persuaderlo a unirsi invece a loro in Ginevra e provvedere alla nuova istituzione per gl'iialinni; sicch nel
marzo del '52, esaminato ed approvato dalla Compagnia dei pastori,
egli rivesti l'ufficio di ministro. L a chiesa italiana, costituita dapprima
con l'assistenza di due o tre deputati, prese, qualche anno dopo,
forma regolare e defiriitiva con quattro seniori laici e con quattro
diaconi per la cura dei poveri, che tutti insieme formarono il cc collegio n ossia il governo. Si adun nella sala dell'antico collegio
della Rive, nella Maddalena, in San G e r r n u n s e, infine, i n quella che
era sfata gi ia chiesa di Santa Maria la Nuova; e cosi come il Caracciolo l'ebbe ordinata, dur un paio di secoli, e la sua borsa D, cio
la cassa di soccorso per gl'indigenti della nazione, fino al 1870 (5).
La colonia italiana si accrebbe rapidamente e grandemente nel
decennio seguente, di uornini d'ogni parie d'Italia, m a sopra tutto
del Piemonte, per effetto della sua contlguir e dei molti rapporti
p

Per la chiesa della Maddalena v. DOUMERGUE,


OP. cit., 111, 240-43.
Registro del Consiglio, 25 novembre '51.
( 3 ) Per questo punto, v. CHURCX,
Tlze Italialz Refo:-~?ze?-s,
pp. 175, 199.
(q) Sul Xlartinengo, D. GERDES,Specimel~l t n l i n e refornzatae (Leida, r765),,
pp. I 10-1 I . Erronearncnte ii BALEANI,V i f a , p. 43, scrive che era (( uscito aIiora dai fango cielle superstizioni I), essendo stato invece il Martinengo uno dei
primi riformati ci71talia. Altre notizie reca d i lui O. GROSHEINTZ,
L'glise itaZielzne a Geneve azl tenzps de Cnlvin (Lausanne, 1904). pp. 46-48.
(5) GALIFFE,L e refz~geitulie~z,pp. 36-37, e GROSEIEINTZ,
OP. cit.: cfr. anche
ROSET,OP. cit., V, p. 34.
(I)

(2)

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UN CALVINISTA ITALIANO

253

col paese di Ginevra e per l'esistenza col di moltissimi Valdesi ;


ina altresi del Veneto, dove il moto della riforma era penetrato
largamente; di Lucca, per la fecondir dell'apostolato esercitatovi
dal Vermigli; di Napoli, per quello del Valds, e della Calabria,
dove le popolazioni valdesi erano trattate con ferro e fuoco da1 governo spagnuolo e quanti poterono scampare alle stragi si rifugiarono in Ginevra. Molti, in questa coloriia ginevrina, i gentiluomi e
patrizi, i dotti e letterati, gli abili industriali e mercatanti; e vi dominava generalmente l o sckrietto spirito religioso, che era stato I'uilico
motivo che aveva spinto i suoi coinponenti a lasciare la patria iraliaria; onde, pronti ad aiutare col danaro e a difendere col sangue
la loro nuova patria, si tennero lonrani dalle fazioni politiche che
dividevano la citth, n ambirono agli uffici nel governo (1). Fecero
da s, provvedendo a tutto con le forze proprie, aIl'isrruzione religiosa, ai sussidi pei poveri, alle cure pei malati, e persino all'invio d i missionari in Italia, e spesso aiutavano le chiese delle altre nazioni. T r z i meridionali, si notavano come particolarmente ragguardevoli i1 nobile c letterato niessinese Giulio Cesare Pascale, il filosofo caiabrece Valentino Gentili, Scipione e Giovann7Antonio Lentulo di Lecce, Pietro Agosto di Caserta, Matteo ed Alessandro Cardoini, gi colonnello il primo e c a p i ~ a n ol'altro negli eserciti di Filippo 11. Verso la fine del cinquecento i calcoli piii modesti portavano il numero degl'italiani d i Ginevra-t-ra i quattro e i cinquemila (2). Ginevra, a quel moltiplicarsi di rifugiati in tanto numero,
e di cos alta qualith, francesi e italiani in prima linea e con irnmigr.azione duratura, e inglesi e fiamminghi, che vi rimasero solo
negli anni delIe persecuzioni, al vigore che prendeva da quelli la
citt e alle industrie che vi cominciavano a fiorire, si sentiva, fra
i pericoli che la minacciavano e le insidie, benedetta da Dio (3).
L o svolgimento della colonia di2 pi intenso lavoro al c d l e g i o
che reggeva la chiesa italiana. Ne1 '55 si avvertiva il bisogno di un
terzo predicatore, e si procur di avere il Vermigli, che, lasciata
l'Inghilterra a causa della reazione di Maria T u d o r , insegnava ora
teologia in Zurigo. I1 Calviilo, nell'unire all' invito che gli fu rivoito le sue preghiere personali, parlava di questo gregge vera( I ) Per questo carattere della colonia italiana, v. GALIFFE,Le refilg-e ifalien,
cit., spec. a pp. 17-34,
( 2 ) GALIFFE,OP. cit., p. 93.
(3) ROSET,OP. cit., Vi, 29: (( Telle estoit eA1 ces dangers la beneciiction de
Dieu sur la ville, laquelle n7attendoit de ce ternps secours d'aucuns que de luy n.

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254

UN CALVINISTA ITALIANO

mente eletto, dove si vede il fiore d'Italia .Ma i zlirighesi non


lasciarono andar via il Vermigli (11. I1 Martinengo fu a capo della
chiesa sino aila sua morte, ne1 '57; e allora gli successe come ministro ii Ragnoni, che mor due anni dopo. Seguirono due anni di,
esperiinento e d i provvisorio, finch nel'6r il posto di ministro fu
coperto da Niccsl Bslbani .di Lucca, che aveva studiato a Bologna
e a Padova e si era laureato in diritto ci Ferrara, venuto da Lione
a Ginevra quattro anni innanzi, con altri della stessa famiglia, e
che tenne quell'ufficio per oltre ventisei anni coli zelo grandissin~o:
predicatore del quale sono a stampa alcuni dei molti sermoni che
compose (2); polemista, tra l'altro, contro il Possevino che aveva
difeso la perversa cerimonia della messa, la quale annulla
affatto il sacrificio del nostro Signor Ges Cristo e corrompe il
sacramento della Santa Cena s (31. Catechisti furono il Ragnoni,
Sirnone Fiorello di Caserta, Giovan Bernardo Basso, ed altri. Vi
predic per qualche tempo lo Zancl-ii e di passaggio, nel '62, Fausto
Soccini. Quelia chiesa forn pastori alla Francia e ad altri paesi,
e anche alle comunit valdesi d'Italia, dove spesso incontrarono il
i saluzzese Giovan Luigi Pascale, e dell'altro
martirio: come f ~ del
piemontese Giacomo Bonrllo, catechista, e del Joso com-agno Mari
chetto, che nel '59 andarono in missione in Calabria, bruciato il
primo i n Roma, il secondo giustiziato in Messina e il terzo torturato e morto di poi senza che si sapesse ben come (4).
Galeazzo Caracciolo era semplicemente, come si derto, uno
dei quattro seniori nel collegio; ma la sua presenza si sente dappertutto nella chiesa e nella colonia italiana. Se si percorre il registro dei battesimi, s'incontra di frequente in qualit di compare n il u signor marchese n : per esempio, nel '55 per una figlia
'

SCHITIDT,
op. cit., p. 182.
Dzle serinoni f a t t i nel tempo clze si celebra la S a n t a Cella del Signore. P1 primo sopra ' 1 decimo capo dell' Epistola agli Hebrei comilzciando
dal versetto zrndecimo infilzo al vigesitnoqziarto. I l secoizdo sopra ' l quarto
capo dell' Epistola agli Efesi, coiniizciaizdo dal versetto zllzdecimo iizJ;ino at
deciinosetfinzo (appresso Oliviero Fordrino, I 564).
(3) Cos nel Trattato primo dzlle 1-isposte fatte a d Z L I Z libt-etto d i messer
Atztonio Possevi~zodella messa. Nel quale si mostra clze il saci.i$cio della
inessa e Z L I Z L Z iizi~ei~tionedegli lztionzini et zina lzoi-renda idolatria (appresscl.
Oliviero Fordrino, 1564). Una vita i11 francese del Balbani, con notizie sugli altri
(I)

(2)

deila sua faiiliglia, nella Biblioteca di Ginevra, Mss. suppl., 817.


( 4 ) A. LONEARD,
Jean L O Z L Pasclzale
~S
et Ies nzartyl-s de Cala51-e (Genve
et Bale, 1881).
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UN CALVINISTA ITAZIANO

"5 5

del conte Martinengo, nel '61 e ne1 '65 per quelle di Niccol Balbani, ne1'66 per u n figlio di Scipione Lentulo, nel '67 per una
figlia di Pietro Agosto, nel'71 per un figlio di Francesco Siciliano,
che era il (C musico della chiesa italiana; e cos per altri di n o m e
pi oscuro ( 1 ) ; se si guarda tra gli atti dei notai, la sua firma s'incontra in molti atti solenni, come nel contratto di matrimonio del
Basso con Bartolomea Rocca ( I 582), nel testamento del nobile Giovann'antonio Pellizzari ( I 58 I ) e in quello del conte Giulio Tiene d i
Qicenza (1 583) ( 2 ) . I1 C( signor marchese n, - come l o chiamavano p e r
antoilomasia i n Ginevra, nonostante che egli protestasse che il titolo non gli spettava essendone stato privato dall'imperatore (31, era ricercato da tutti, i n tutte le compagnie e le solennit, e collocato
nei posti d'onore. Giovan Luigi Pascale, nel partire per l a sua missione e i l suo martirio, gli affidava il nipote minorenne Carlo, a l
, quale scriveva: (C Ti ho lasciato monsignore il n-iarchese di V i c o
per padre, non perch io diffidassi della franchezza e sincerit di
tuo padre, ma per il gran desiderio che ho che ru sia coneinuamente istruito nel timor di Dio (4); e d i quel giovane, che poi
ne and a Cuneo ed apostat e servi i duchi di Savoia, e poi
cora dichiar di voler tornare alla religione riformata e informa
Signoria di Ginevra di un colpo che si preparava conlro la loro
c~tt,e fu, infine, diplomatico dei re Enrico I11 ed Enrico 1V di
ancia, il Caracciolo tenne per pi anni scrupolosamente la tua, e amministr il legato lasciatogli dallo zio (3). Alessandro Rialdi di Cremona faceva, nel 1567, esecutore lui, insieme col Balani, del suo testamento, col quale aveva escluso gli eredi riarali, se essi ne se retireront pas en l'glise rforme, s'assujeissans aux censures ecclesiastiques au moins I-iuit ans n , sostituendo, nel caso di questo inadempimento, i poveri della chiesa

( I ) Copia del registro dei battesimi, 1554-75, nella Biblioteca di Ginevra,

suppl. 810 (35).


Si vedano estratti da rogiti notarili concernenti la colonia italiana nella
iblioteca d i Ginevra, Mss. suppl. 816 (41).
(3) BALBANI,Vita, p. 66.
(4) Lettera riferita dal LOMBARD,
OP. cit., p. 53.
(5) Su Carlo Pascale, LOMBARD,
OP. cit., pp. 53-55. D o c ~ n ~ e n intorno
ti
a lui
la tutela che d i lui ebbe il Caracciolo nei Mss. suppl. 821 (45) della Bibliodi Ginevra. Una lettera di Margherita di Francia da Torino, 1 2 novembre
, che lo raccomanda ai sindaci di Ginevra, stampata in ddnzoires et doents pztbl. p a r la SociN d'lzistoil-e et d'ar~clzeologie de Getzve, t. XV
S.

(2)

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UN CALVINISTA ITALIANO

italiana(1). Al Caracciolo s'indirizzavano spesso coloro che dall'Italia venivano o si proponevono di venire a Ginevra; cos nel
1 5 j 2 Pietro Paolo Vergerio, pastore allora i n Vicosoprano nei Griinagnus quidam
gioni, annunciando al Bullinger di Zurigo che
vir brevi Genevam petit propter Evangeliurna n, avvisava di avere
presso d i s due casse o valige di questo innominato da trasmettere e consegnare al marchese Caracciolo ( 2 ) . Se alcuni italiani che
domandavano la borghesia ossia la cittadinanza quantunque no11
avessero dimorato un anno in Ginevra, adducevano (C la bonne cognoissance de monsieur le A4arquis D, si deliberava senz'altro che
la loro domanda fosse accolta(?). Se c'era luogo a l pi piccolo
sospetto, egli scrupolosamente esponeva le particolarir del caso
prima che si deliberasse; come quando un gentiluomo napoletano
gli si present, nel giugno del'61, e gli parl familiarmente diceridogli di esser venuto per vivere secondo la santa riforma, e,
dopo qualche tempo, gli disse ancora che partiva per cercare la
moglie e la famiglia, e i l ~7aracciolo,avendo saputo che era nata
qualche difideilza sul personaggio, volle avvertire che non lo coI-iosceva altrimenti e desiderava sapere come dovesse regolarsi verso
di lui (4). L'avvjso e la prudenza dei
signor marchese
erano
p
-

Registri del Consiglio, 12 e 21 novembre 156;.


Le vicende di questi cr duo vascula a occupano varie lettere del Verserio al Bullinger dal settembre del '52 al gennaio del '53, che sono pubblicate
Rorresponden,c mit delz GI-azrbil~zde~n
cit., I , 265-79. Ma che non
in BULLINGERS
appartenessero al Caracciolo, sibbene all'ignoto ospite che si aspettava, risulta
da due inedite lettere di Galeazzo al Bullinger, che si serbano nello Staatsarchiv
del Cantone di Zurigo, delle quali (poich noi1 si conoscono altre lettere del CaClarissime v i ~ ,etc. hccepi tuas literas una cum vascuracciolo) recherb una:
lis, quae huc transvehenda, ut ipse poctularam, diligenter curasti. Ea quanquarn
ad meminime pertiiient (sunt e n i ~ namici cuiusdam ex nostratibus, viri sane pii,
qui nunc quidem in Italia degit, sed brevi, ut spero, ad nos venturus, pro quo
ego in custodiam recipio), tamen perinde ~ i i i h igraturn fuit in ea re studium
t u u m , ac si ad me re ipsa pertinuissent, nihiloque tibi minores gratias et ago
et habeo. Erain paratus persolvere t u m pro vectura, tuin pro vectigali quicquicl
opus fuisset ad o b o l ~ i m ~ i s q u e ;oerum quoniam t u nihil omnino a me solvi
oportere significasti, sed esse a Vergrrio exigendain universarr, precii solutionenl,
ego ita feci, u t t u monuisti, facturus tamen aliter quoties t u aliter monueris.
PII-ira quae nunc ad te scribarn, mi Bullingere, non habeo : unuiil tibi persuadeas
velim, me, si quid possim, vel-iementer cupere tibi in re aliqua gratificari. Benevale in Domino, cui me ut tuis precibus pro tua pietate coinmendes, te etiam
atque etiam rogo. Gcnevae, X hprilis MDLIII. T ~ i u sin Domino uti filius GALEA~ r u CARACIOLUS
s
D. - Debbo la copia di queste lettere allamico d.r Piero Pizzo.
(3) Registri del Consiglio, 5 decembre '55.
(4) Ivi, 2 e 3 marzo I ~ G s .
(I)

(2)

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U N CALTINISTA ITALIANO

.continuamente richiesti, perch, a quel tempo, molti agenti segreti


.di Spagna, di Savoia, del papa s'introducevano ~-ielIacittj, e spionavano e intrigavano e tessevano insidie (1). I1 Calvino lo teneva
i~lformatoe lo consultava anche nelle cose pill propriamente poli-aiche ( 2 ) . 1 due nomi, del resto, del capo della chiesa ginevrina e
del marchese napoletano, si trovano assai spesso congiunti nelle
parole dei !oro corrispondenti. Cos nell'aprile del '54 Lelio Soccini
-scriveva al Bullinger di rimettere un certo libro italiano circa la
messa ad D. Caivinurn vel D. Marchionem (3); e similmente,
ne1 '63, il greco-iraliano Francesco Lismenino inviava una lettera da
-consegnare o a Fsal-icesco Pontano (de la Planche) o a l Marchese
.o al Calvino 11, e altra volta mandava riverenti saluti a l Caracciolo
percl-i rnostrzsse le cose che egli scriveva al Calvino e poi a l
))

.Pantano (4).
Altresi ai consigli della Signoria i1 Caracciolo fu assunto, do~poch nel novembre del '55 ebbe chiesta la borghesia, che gli fa
<concessa gratuitamente,
attendu qu'il est hornme honorable e t
renomm, et prince et excellenx en Italie, qui est venu ici pour
l'vangiie n (5). Fece parle, dunque, sin d a i '59 del Coiisiglio dei
"ugento, e poi anche di quello del Sessanta, sempre conferrnato e,
.qual delegato da essi, del Concistoro. Altri ha gi ustctrnente osservato
( I ) Tra costoro fu quel siciliano Scipione (le Castro, addetto gi alla corte
- d i Ferrante Gonzaga e verso Ia fine del '54 a Loi~dracon Filippo I I ed Emariueie
Filiberto, il q ~ a l e ,nel17estate del '357 si aggirava per la Svizzera, come narra il
-suo recente biografo (C. GIARDINA,
L a vita e le opere d i Scipiotze de Castro,
Palermo, 1931,p. 22 sgg,); e che cosa vi facesse e quel che g11 accadde col pu
rapprendersi dalle Chroniqzres de Ceizeve del ROSET,i. VI, C. 2, e, sui doc~irnenti
del processo, da A. ROCET,Nistoire du petlple de Gelzei~ed e p ~ i sl a !l(6fol-nze
.izisqzi' I'Escalade, t. IV (Genve, r877), pp. 2-5-97: cfr. la Critica, XXXI
('933), PP. 46-47.
( 2 ) Cos ncIla sua Iettera del rg luglio '58, quando il Caracciolo era in Ita-lial cominciava col dirgli:
Quant ?
17tat
i commun de la ville, i1 n7est rien
-adveilu clepuis vostre partement, digne de vous estre mand si noil que nos voi.sins (i Bernesi) aians quelque nouvelle occasion de nous fascher, y travaillent
leur coustume tant qu'ils peulvent. Cependant nous ne pouvons avoir jiistice par
les subtcrfuges qu7ils inventent, comrne que j'espre qu'entre ces et vostre venue
Dieu aura pourveu de quelqcie bon expdient N (Lettres fi-an?aises, ed. Bonnet,
11, 206-18).
(3) Tra le lettere pubbl. dal TRECHSEL,
Die protestn~ztisclzen A~ztitl-ilti-tarier lior Fazistzis Soci11 (Heidelberg, 1844)~11, 417.
(4) WOLFSCKE,
Der BI-iefweclzsel del- Sclzwei,ce~*172it di312 Polen (I,eipzi3,
r~go8),pp. 178, 190.
(5) Registri del Consiglio, t I novembre '55.
9

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UN CALVINISTA ITALIANO

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che, a compenso dei titoli ed onori perduri a Napoli e alla C


imperiale, il Caracciolo ricev tutte le inaggiori onori
l'austera Ginevra calvit~isticaallora offrisse: L Z I ~posto ris
chiesa di San Pietro e l'invito a i banchetti ufficiali i ~ Del
).
l a sua qutilith d i eretico non gl'impediva l a visita e la
zione di personaggi 3-ppartenenti alla religione cattolica,
vano per Ginevra, come Ottavio Farncse duca di P'irrr-ia e
e don Francesco e don Alfonso d'!&te, zii del secondo Alfons
d i Ferrara, l'uno capitarmo generale dei cavalleggeri di C a r
l'altro della cavalleria italiana del re d i Francia, e insigni nelle g
di quei tempi, dai quali ebbe ogni dimostrazione di benevolen
d'onore, non altrimenti che avrebbono fatto se fosse stato
sua prima e solira grandezza i n Napoli o alla cortc dello imper
dore ( 2 1 T~ a n t o pjh naturale che lo visitasse il principe di Saler
Ferrante Sariseverino (31, ribelle a l re d i Spagna ed esule in Fra
il quale, se propriamente non si convert, come ne corse voc
calvinismo, certo ebbe relazio~iie simpatie con gli eretici. E
probabilmene gli accadde d i intrattenersi con l'altro Caracciol
ctai nome insieme col s u o appartiene al17eti epica del rinriovarn
religioso, Antonio Caracciolo, figlio ancli'esso cii u n
del principe di Melfi, e che, sesccvo di Troyes, proc~n.0di attu
nella sua diocesi i concetri della riforma. Dopo aver visitato
maggio del '57 a Zurigo i! Bullinger, il quale, scrivendo a l Calvin
lo giudic i-ioriao non alienus a nostra religione D, nel giugno
vescovo di Troyes arriv a Ginevra, and difilato ad ascoltare,
i n abito da prelato, urla lezioile del Calvino, ed ebbe cori lui
lungo colloquio senza che riuscissero a intendersi e ad accordar
perch quanto il Calvino era reciso e d u r o tznto il vescovo e poe
era morbido e sinucso, e credeva alla virih dell'eclettico tentaii
che faceva nella sua chiesa, di cui l'altro scorgeva il lalo debole
prevedeva il fallimento, che poi i n effetto accadde (41.
A Galeazzo, devoto al Calvino e dal Calvino prediletto, il m
siriese Giulio Cesare Pascale, g i i di sopra ricordato, lemperarnen

HEYER,nelle ~ V o t e scit.
BALBANI,
V i t a , p. 66. Su Francesco e Alfonso d7Este, v. la R e l q i o
d i Fei-1-ai-a del MANOLESSO
(157j), in ALBERI, 'i{ela;ioni degli anzbasciato
veneti, s. 11, t. 11, p. 426.
(3) BALBANI,
1. C.
(4) J. ROSEROT
DE MELIN,Antolzio Ca?-acciolo, e'vqiie de T r o y e s (Par
Letouzay, 1923)~pp. 275-77.
(i)

(2)

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UN CALVINISTA ITALIANO

25 9

irrequieto e avventato ma anima fervida di spiriti religiosi, dedicava nel '58 la traduzione italiana della fondarne12tale Ipzstirutio
keligiorzis chrisiianie del loro maestro (1). I1 Passale soddisfaceva
con quella fatica il desiderio che cii quel libro si aveva dai (C pii
e saggi )I uomini d'Italia, pi ancora che degli altri cornponimenri
cristiani, C( per vedere il Regno di Giesii Christo nell'ftalia nostra,
avanzare e quello dell'Antic1iristo gire a l basso et a ruina n . Ed egli,
che il Caracciolo si degnava d i amare e tenere nel numero dei
suoi
p i ~domestici e famigliari n, volle che la sua traduzione
(C uscisse e discorresse per I:
mani de fedeli sotto quei nome C amato
e riverito )I, per (C cos aciori~arlodel titolo di quel signore, il ciii
gran rifiuto d i tutte quelle cose che pii1 care sono e pi pregiate
appresso al mondo, per seguire Giesl Christo, si dar sempre a
tanto onore e gloria dell'Evangelica ~ i m i l t he bassezza quanto egli
ha tutti i signori e principi cIell7Iralia con tutti i loro popoli di
meravigiia ripieni e d i stupore, che non stato poco, e Ia cui memorabile e christianri renunziu cari sen-ipre un efficace esempio di
tanto grande consolazione e arnrnaestrarnento a ciascun pio, di quanto
infinito dolore e confusione ella stata et tuttavia cagione a i pila
empii adoratori dell'abozninevole Romana bestia )I ( 2 ) . Al Caracciolo
venne dedicata altres la traduzione francese dell7Atzatonzia della
i~zessadel Mainardi, che a stimolo di lui esegu il gentiluomo francese, il quale f u uno dei segretari di Calvino, Charles de Joinvilliers(3): dedica che era non solo segno di gratitudine per le prove
di affetto ricevute, ina voleva far sapere a tutti quelli che legge-

( I ) Del Pascale manca una biografia, della quale io m i sono industriato a


tracciare alcune Iinee, valendomi di documenti dell'archivio ginevrino: si veda
il mio scritto in Critica, XXX, 387-97.
(", Institzitione della religion christiana di messer GIOVANNI
CALVINO,
In
volgare italiano tradotta per GIULIO CESAREP. (In Genova, appresso Jacopo
Burgese, Antonio Davodeo, et Francesco Jacch, compagni): S. a., ma la dedica
ha la data del 4 agosto 1558. Per la storia esterna del libro fondamentale del
Calvino v. A. ANTIN, L'Institzlfion clzr-tienne de Calvin (Paris, Soc. franc. d'd.,
1929). Pi tardi fu compilato i11 italiano, e non saprei dire per opera di q u a l e
dei rifugiati, Il Cateclzismo di messer Giovalz. C d v i n o con zrna breve dichinr a ~ i o n edelle autorit della S a n t a Sci-iftzo-a, e con z ~ nbreve sonzmnrio d i
+zlelln dottrina clze si ci-ede sotto il Papato, Della stampa di Giovan. Eattista
Pinerolio, 1jG6: che ha innanzi una epistola: t i A fedeli d'Italia salute nel Signore ,con la dsta di Ginevra, i agosto 1566.
(3) stampata a Genve, par J e a i ~ hlartin, 1562; e si veda intorno a essa
DOUXERGUE,
OP. cit., 111, 613.

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rebbero il libro en quelle execratian n il Caraccioio avesse ceste messe , e quanto la stimasse abominable devant Dieu
Al Calvino, che, costante da sua parte nella stima e nell'arnicizia,
ripose sempre in lui grande fiducia, i l Caracciolo di$ l'opera sua nelle
aspre loitv che quegli dov ancora affrontare nell'uitimo decennio
della sua vita, e delle quali urla delle pi aspre e gravi s i combatt
proprio nel seno della chiesa italiana. I1 Calvino aveva trionfato sui
liberrins , sui jeunes dbaulchcz n, come li chiamavano ( I ) , sui
bramosi di vita allegra, - a uno dei quali, che fu loro capo, si attribuiva, tra l'altro, di voler, nientemeno, mettre le bordeau es quatre
coings de la ville, s'il venoit e n crdit ,- ma che erano poi nient'alt r o che i vieux genevois , insofferenti del regime claustrale che
pesava sulla loro citth. Pii pericoloso perch andava a ferire la dottrina stessa, e, attraverso la dottrina, 1u compagine socisle, si dimostrava il moto degli antitrinitarii e degli anabattisti, due sette
che furono comprese nella medesima avversione e quasi tra loro
identificate, e, in verit, s e l t i u ~ n d o ,come s' accennato, il radicalismo intellettualistico e l'egucilitarismo, tendevano a distruggere tutti
i dogmi religiosi e, nelle loro conseguenze pratiche, menavano
all'estremo democratismo e a! comrinismo. I1 Calvino, che: aveva
severamente ributtati e repressi gli uoi e gli altri fin dal tempo
della sua prima venuea in Ginevra, e che nel '53 mandava a1 rogo
Michele Servet, se li vide qualche anno dopo risorgere innanzi tra
gl'italiani e nella nuova chiesa italiana ginevrina.
I1 prorompere dei bisogni e degIi sforzi di riforma religiosa i n
Napoli aveva avuto la sua destra i n quei seguaci della giustificazione
della fede che non escludevano in modo assoluto le opere s che pensavano di poter rimanere nella Chiesa cattolica e contribuire a purificarla e ravvivarla; aveva avuto i l suo centro di schietti evangelici, che stavano tra i l luteranisrno e il calvinisrno; ma, insieme, anche
una sinistra, e anzi un'estrema sinistra, che non rifuggiva dalle negazioni p i ~distruttive del cristianesimo stesso. Molti, tra quei critici e arditi ingegni, non paghi di rifiutare il papa, il purgatorio,
i digiuni. i santi, la Vergine, il libero arbitrio, la confessione, l'idolatria della messa, tenevano che Ges Cristo non fosse figlio di Dio,
che Maria non fosse vergine, che nell'eucarestia non fosse il corpo
di Cristo ma solo un segno, e, andando anche piL1 oltre, che Ges
non fosse il vero Messia, i1 quale doveva ancora venire, ma u n
)).

(i)

ROSET,VII,

11.

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26 1

U N CALVINISTA ITBLIANO

profeta non diverso dagli altri se anche pi divinamente ispirato;


che l'anima muoia col corpo, ma che Dio risusciti i suoi eletti; che
le scritture del vecchio e nuovo Testamento siaiio fallaci, perch
piene di contraddizioni, e via. Di ci6 si discorreva non solo tra
, frati e preti e vescovi con adesione
laici, ma anche, e forse p i ~ tra
e con compiacimento o con interessamento, e talora con cauto e
malizioso incoraggiamento, colne si vede nella figura, ritratta a l
vivo in u n o dci processi allora istruiti, del vescovo di Pozzuoli, il
quale (diceva uri reo conf'esso delle sopradette opinioni)
mi domandava d i queste opinioni luterane e forse ariche anabattistiche,
et io gli rispondeva, e li diceva quello ch'io teneva, et egli alle
volte si stava zitto et alle volte se ne rideva, et io per me non saprei far giudizio se egli le accettasse e gli consentisse o no, perch
quesra una persona che seimpre porla ridendo e motreggiando in
modo cile l'uomo non pu colligere quello ch'egli senta nell'anirno (I!.
Propuisore delle d o t ~ r i n epi6 audaci e anabattistiche non era stato
direttamente il Valds, spirito fine e molro riservato ( 2 ) ; m a , dopo
la sua morte, taluni spagt~uoli,suoi amici, avevano cominciato a
propagare quelle opinioni radicali, un Wi!lafranca e un don Pietro
Castilia, governatore del convento di San Francesco delle Monache
in Napoli (t;), dove s'era ritirara Giulia Gonzaga; e tutto ci, e anche il caso del Servet, fanno pensare :il contributo che portarono
al17antitrinirarisino e razionalismo gli spagnuoli, per gi' influssi giudaici e nlzorz7;ettani esercitati ira lunghi secoli sulle loro menti e
sul loro costume, onde in tali, nella prima met dei cinquecento,
erano socpettcti miscredenti e, come detto i n una delle satire dellYAriosto,accusati del (C pecadillo di no11 credere aria Trinith (4).
Certo, da qilesti fatti venne presso i calvinisti diffidenza e sospetto
verso la memoria stessa e il libro del VaIds, e, se il Calvino giudicava severamente Ie Cento e dieci diviue considerayioni, Teodoro
Beza le ritrovava i11 molti luoghi Infette di spirito anabattis~icoe
((

( I ) Si veda l'iinportantissimo processo fatto in Venezia al frate olivetano


Lorenzo Tizzano da Napoli, edito d2l BERTI,Di Gioitantti Valds e d i falutii
suoi discepoli (Roma, 1878; estr. dagli A t t i della R. Accademia dei Lincei).
( 2 ) S i veda anche intorno a lui il giudizio del CHURCH,
OP. cit., pp. 50-54.
(3) Processo citato del frate Tizzano.
(:t) Su questa fama di miscredenza, attaccata agli spagnuoii in Italia nella
prima met del Cinquecento, si veda quanto ne raccolro e ragionato nel mio
libro: L a Spagna nella vita i t a l i ~ i z a dur-atzte la Rinascen;az (Bari, ~ 9 2 2 ) ,
pp. 212-17. A blending of Ztalian logic (not scholasticisin) and Spanish mysticisin s definisce la riforma italiana il CURCH,OP. cit., pp. 3-4.
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262

U N CALVIBISTA I T A L I A N O

le avrebbe volute distruggere, e, nei circoli calvinistici, si solevx


riportare a qcluell7lr,segnamen~ovrildesiano l'origine delle posteriori
deviazioni deil'Ochino ( 1 ) .
Non meno impetuose e d i larga diffusione furono Ie correnti
ura~ibat~isticl-ie
nel Veneto, dove nel settembre del r 549 si adun, in
Venezia, u n sinodo di quei credenti, al quale parteciparono una
sessantina d i delegati, parecchi frati e molti artigiani, che stabilir o n o alcurii punti della dottrina, particolarrnentc contro il battesimo
dei fanciulli, contro i sacramenti, contro la divinit di Gesi da tenere
semplice uorno sebbene ripieno di tutte l e virtri di Dio, contro il
diavolo che non era altro che la prudenza u m a n a , sullri morte del
corpo e dell'anin~a degli empii, e simili; i quali punti furono accettati da tcitte le chiese del Veneto: salvo che d a quella di Cittadella (21.
Galeazzo Caracciolo narrava di essersi trovato in Napoli circuito da molti ariabartisti e arriani D, che erano nella cittk e nel
Regno, i quali imaginandosi che in lui, come non pienamente
istrutto di tutti i dogmi del!a vera dottrina e dell'jntelligenza di
t u t t i i luogl-ii delle Scrittcire, potesse agevolmente entrare la loro
falsa dottrina, con ogni arre e diligenza cercarono d ' i n d u r l o ad
abbracciare le loro eresie e diabolicl-ie opinioni , e che egli, sebbene fosse giovane e non avesse fatto professione di lettere ));e
quelli fossero invece dotii e teologi, si salv, con la sola sempliciti
della veritk di Dio e col giudizio deilo spirito che Dio d ai
suoi (31. ],e testimonianze dei processi confermano, infatti, clae egli
si tenne al centro, ossia all'jncirca alla dottrina luterana (4); e in
questa dottriila media f u confermato merc l e ~ e l a z i o n ie i colloquii col Vermigli, noto per la sua moderaizione e per il suo spirito di conciliazione tra Lutero e Calvino, al quale u l t i m o propendeva e dov contribuire a far p r o p e ~ l d e r e j i i ultimo il suo discepolo (5). : probabile che anche questi, per l'esperienza che aveva

( I ) Si veda l'appendice del BOEHNER


alla sua edizione delle Cento e dieci
vine considera;ioni (Halle in Sassonia, 1860), pp. 555-8;; e dello stesso B ~ E H M E
(cl-ie non accoglie quelle interprerazioni e quei giudizi e non trova nel
tracce di antitrjiiitarisrno n d i anabattismo), unr nota in Rivista CI-istz'
Firenze, VI1 ( 1 8 7 9 ) ~
pp. 249-jo.
(2) Si vedano i documenti ristampati dal Comba in Rivista CI-istinna
XIII (1S8j), pp. 21-24, 83-87.
(3) BAI~BAXI,
Trita, p. 26.

( 4 ) Si veda la testiinonianza del frate Tizzano, 1.

C,,

p.

13.

(5) SCHBIIDT,
Op. cit., p. 65.
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U N CALVINISTA ITALIANO

263

"fatta degli spagnuoli e d i altri prossimi scolari del Valds, fnisse


col diffidare e spargere dllPidenza circa le Cento dieci Jivine consi.deratioiii, se Galeazzo cla riccnoscere, come pare indubitabile, tr,i
quelle persone competenti che al Beza attestavano i l gran malc
operato dal libro del Valds nella nascente chiesa napoletana (1).
Anche nelle proteste e polemiche levatesi pel supplizio del
Seraet ebbero parte riformati italiani, e 11 Cririone e forse anche
Lelio Soccini collaborarono a1 libro HBe haefaefz'cis niz sint perse.quendi, pubblicato nei '54 da Sebastiano Casteilione (21, le cui spese
%distampa furono pagate dal napoletatlo Giovan Bcrardino Boxiifa4 0 , marchese d'Oria, che si trovava allora i11 Basilea. Gl'italiani
radicali davano assai da fare ai puri evangelici, e Scipione i e n t u i o ,
-in una sua lettera del 'SE dalla Valtellina, dov'era andato pastore,
scriveva: Quasi ogni giorno devo combattere con italiani e, benct-i
'{taliano io stesso, non m i dorrt di dire che ad essi nessuna reli:gione piace dacch cominci a spiacere la papis~ica (3). M:: il conTrasto in Ginevra del Calvino con gl' italiani dissidenti si svoise i n
modo assai caldo durante il '55, nel conflitto accaduto tra lui e i1 giui~istaMatteo Gribaldi di Chieri, che fu espulso dalla citt; e ne1 '57,
sella disputa tra il Calvino e il medico Giorgio Blanbrata di Saluzzo, che fugg da Ginevra; e nella professione d i fede che, nel '58,
egli stim necessario richiedere e far sottoscrivere agli oppositori
iscritti alla chiesa italiana, il piemontese Giarnpaolo Alciati di Savigliano, Silvestro Tellio di Foligno, Francesco di Padova, il medico Filippo imparentato a i Cattani, Ippolito da Carignano, il gio-vane *Nicola Gallo sardo e il calabrese Vaientino Gentili. Dopo
.lunga resistenza e sotto la minaccia dell'espulsione, sei di essi firmarorio; ma l'AIciati, come avevano fatto i suoi amici Gribaldi e
bBlandrata, abbandon Ginevra. Senonch il Gentili e i l Gallo serhavano nel cuore i loro convincimenti e imprudenternenr-e l i malnifestarono a chi non manc di deriunciarli, e, imprigionati tutti e
-due, se il Gallo ritratt i suoi detti, il Gentili fii assai vivace e

( I ) (I Scimus ex idoneorum horninurn testiinonio quantum nascenti Neapoqitanae ecclesiae liber ille detriinentu~nattulerit 1 1 , cit. dal B ~ E I - ~ S I(nella
E R detta
.appendice, p. j5j n ) , il quale non dubita dell'allusione al Caracciolo, che anche
.a ine par certa.
( 2 ) Si veda la ristampa della redazione francese di esso: Trair des Izr.diqzle snvoil- si otz les doit perskczltei., etc., a cura dell'O1ivet e con prefz.zione dello Choisy (Genve, Jullien, 1913).
(3) Riferita ~ ~ I I ' A ~ I A B I L E ,I l Snnz'o Oficio dell'Inqzlisi,-ione cit., I, 224-25.

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UN CALVINISTA ITALIANO

tenace nella resistenza; e, di conseguenza, nell'agosto una commis-sione di giuristi giudic che avesse meritato la condanna a l rogo.
e, per rnitigazione, il taglio della testa, pur p r o p o r i e ~ ~ ddi
o indugiare per vedere se si pentisse. I1 Gentili, ammalatosi nella sua.
dura prigione, si pieg alfine e dov sottoporsi il 2 sertembre alla
pubblica ritrattazione in camicia, a piedi nudi e testa scoperta, con!
la torcia e in ginocchioni, e a dare fuoco con le sue stesse mani
ai suoi scritti infami, rimanendo, dopo questa cerimonia umiliante,.
prigioniero nella citt: dalla quale prigionia sottrattosi con la fuga,
continu a sostenere e propagare le sue opinioni nei paesi dove
and errando, e, i n ultimo, a Berna, dove, di nuovo processato, fu
condannato e decapitato (1).
Sfortunatamente, proprio in quei niesi cos difficili per il Calvixicb.
e per fa chiesa italiana, i l Caracciolo viaggiava in Italia per incontrarsi con la moglie e procacciare d i condurla con s; e i l Calvino4
l o informava per lettera cIi quanto avveniva: u E n vostre nation.
- gli diceva - vostre abse~ace a p o r ~ egrand dommage, pource.
que vous eussiez estk propre B obvier i beacicoup de troubles qui,
sont survenus les uns aprs lea aultres, er continuent encore
prsent s. E gli narrava Cella fuga del Blandrara e poi dell'hlcia~i,.
e dell'imprigiot-iainento del Gentili, double et desloial , che
aveva tenu comme eschole e n cachette pour semer ses erreurs,.
qui sont eil ce goint aussy dtestables que ceux $e Serve:, comme
de faict s'est quasy tout un 1) ; concludendo: , Si est-ce que je d-sire bien, pour aultres maladies secrtes de I'EgIise, que vous soyez.
hien tost de retous; car je veoy de jour en jour q u e les ilns s'envenirnene contre les aultres. Q u a n d vous seriez icy, j'espre que.
par vostre aide Dieu y donnerait meilleure issue. Si vous iardez,
j'essayeray tout ce qu'il m e sera possible h tout apaiser (2). E+
quando egli torn, la calma era ristabilita e il Ceglili g l i fuggito;:
ma. ancora nell'anno seguente I'Alcia~i e il Tellio, fuggito a sua,
volta, si erano fermati poco lontano da Ginevra, a Farges, e avevano segreti colloqui coi loro amici della citt al ponte d'Arve:
onde furono privati della borghesia e banditi dalla citt e da! territorio sotto Fena di morte, insieme con una donna, Carmina Copa,
che aveva manifestato il suo sentimento che Michele Servet fosse vera
))

( I ) Si vedano, per questi fatti, GROSHEINTS,


OP. cit., pp. 71-114, e F. RUFFINI,.
Il giul-eco~zszlltochierese Matteo Gribaldi Mofa e Calviizo (Roma, 1928).
(2) Lettera del 19 luglio 1558: in Letti-es fi-a~zcaises,ed. Bonnet, 11, 206-18..
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UN CALVINISTA ITALI.%NO

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martire di Ges (1). L'antitrinitarismo e le tendenze ad esso affini


dovevano ancora a lungo turbare il Calvino e tratto il mondo riformato.
Tuttavia, come s' gih osservato, la lotta tra le due opposte
dottrine non da considerare un semplice urto tra vecchio e nuovo,
giacch l'una e l'altra contenevsrno motivi ed elementi di verita, e
quella, che pareva pi vecchia, ne maturava altresl di nuovi e vitali di fronte all'altra che pareva pi nuova. stato giudicato che
quella lotta d i calvinismo e antitrinitarjsmo o socinianismo rappresenta una contrapposizione netta, sul terreno de' gi profondi
dogmi cristiani, tra il pensiero giuridico-razionalisrico italiano e
quello teologico-mistico dei riformatori nordici: ... la particolare
forma nzentis di nostra gente c la sua incoercibile propensione p e r
il diritto, al disopra di ogni altra attivit speculativa, filosofica e
teologica n (2). Ora, pur se bisogna circondare di cautele queste qualificazioni nazionali degli atteggiamenti ii~teilettuali e morali, le
quali sono disputabili nel loro stesso fondamento, certamente
bene osservato che l'intimo contrasto volgeva tra il razionalismo,
o piuttosto l'intellettualismo, e la speculazione, tra il praticisrno e
la filosofia. Cos definito e inteso, agevole vedere da quale parte,
forrnalrnenie parlando, stesse la ragione superiore: il nuovo arianesirno , come gi l'aniico, minacciava di disperdere semi preziosi
del cristianesimo, che la nuova speculazione, i rivece, rnetfeva in
salvo. Ma questa superiorit della speculazione e dei lilosofare consiste per l'appunto nell'accoglierc in s ed elaborare anche le esinze che si esprimono attraverso l'intellettualismo e il praticismo:
che importa che quei contrasto fu fruttuoso allora e poi, e anzi,
almente considerato, opera in perpetuo e in perpetuo produce i

contiizua.

(I)
(2)

GROSHEINTZ,
OP. cit.) pp. 115-16.
KUFFINI,OP. cit., p. 6.

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UN CALVINISTA ITALIANO
IL MARCHESE D% WICO GAEEAZZB CARACCIOLO
(Contin. e fine: v. fasc. precerl., pp. 251-265)

LA NUOVA

GALEAZZO
~ARACCIOLO
LONTANA.

VITA DO?,lESTICA E SOCIALE DI

E L'ANTICA

FAMIGLIA

ochi mesi dopo pronunziato il divorzio, il I j gennaio del 1;6o,


azzo Caracciolo aveva stretto il nuovo vincolo matrimoniale,
ndo Arrna Framry, nella chiesa d i San Pietro, al sermol-ie
ore cinque, tninistro hlicheie Cop, l'amico, il compagno d ' i n a e di collegio del Cctlvino ( 1 ) . La Framry era una norrnanna
ouen, rifugiata di recente per religione: vedova sulla quaran( 2 ) , i p a r e n ~ iche le rimanevano - una sorella del lato materno,
a de la Mare, un nipote Giovanni de la Mare, figlio della desorella maggiore Colette, e alcuni altri nipoti maschi e fem- erano dapprima passati tutti alla religione riformata, ma
ori v i avevano perseverato; onde essa aveva rivolto da loro il
ailirno e, al pari del marito e per le medesime ragioni, si sene-iza l'antica famiglia, sola (3.Possedeva un modesto peculio,
pport come dote, d i 3740 lire tornesi; e poich Galeazzo,
aramente ciopo quei dispendiosi viaggi in Italia, era ridotto in
ie economiche, regolarono secondo questa necessita il loro
di vita. Nel 1561 (4) Galeazzo fece acquisto di una piccola

HEYER,N o f e s cit., p. 9.
RALBANI,V i t a , p. 63; e cfr. ivi, nota a p. 64.
Notizie che si ricavano dal s u o testamento del 50 agosto I jS6, citato
Registri del Consiglio, 14 e 31 gennaio I ~ G I .
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casa sulla piazza d i San Pietro, accanto a quella della Sign


non !cingi dalle abitiizioni dei Calvino, del C o p e degli altri
pali della chiesa ginevrina, che erano situate nella Rue des
l-ioines (ora R u c 3ea1-8 Calvin ), la q:lzle casa corrispondcv
samente al luogo dove o r a il Casino d e Saint PIerre (nella
<le i 7 E v ~ c i i)
( 2 ) . E, per economia, liceiizi i d u e servitori che
fin allora avuti, e si tenne corrtento a d u e dornesticl-ie francesi
moglie (3): vestiva con gr'inde sernplicir, andava solo per 1
ossia senza l'accompagnamento di servitori clac i signori
mavano; spesso faceva persolialmente gli zcquisti nelli: botte
l o si vedeva chiudere i n un fazzoletto frutta e altre simili
portarle cial nlercaro a casa (4).
T r a i !oro amici e quotidiani frequentatori erano, i11
luogo, i Balbani, ossia la famiglia del ministro Niccol, il
venuto a Ginevra vedovo con 13 figlia Filippina, riiaritata po
Pecoraro di Crernona, si era riarnr-i~ogliato,nel '57, con Vittor
glia del conte Giulio di Tiene, c n e aveva avuro d u e Sglie, d
bJici nomi d i Giudiet:~ e S a r a ; ebbe ancora rma t c i t a mogli
gela Cennami. Ciuditta e Stira furono pdrticc?larmenre care a
racciolo e ad Anna F r a m r y : ia p r i m a pih t:~rdi andO s
conte Ulisse Marti~lengo,la seconda a P o m p e o Diodati e i n
nozze a u n capitano francese Pascal. Anche tra i l o r o piu
erano Paolo, figlio d i Antonio Pinelii, e Giuseppe Fossa
moria, e i! figlio Giovanni. che Galeazzo avev' tenuto n barres
ia giovane i n ~ g l i e$i c ~ s t u Susanfili
i
(3). Del resro, intorno a 6.3
stava tuita I'ii1c;r societh ginevrir-ia, ~ c c l c s i a c t i c ~e politica;
niva a Ginevra forestiere d i qualche riguardo che non desi
vederlo, udirlo e ciiscorrerc con lui. E r a assai piaceirolz

...

( t ) ((
situe eil ceste cit d e Gerikve U la place dicte dc. Saitlt
laquelle confroilte jouste la maison d e Llaude Tabuys de lcvant, la mai
noz mapnifques et trs hoili~orez seigneurs de Genve d e coucl-iailt, 1
des l-ioirs fe~aPierrc Pia11choi1, L I I I ~ rueile entre cleui, d e bise, et l a dict
d e Saint Pierre et rue teildant vers l a Madeleine de veilt (dall'atto
pera di ciii pii1 oltre: v. estratti citati d i rogiti notarili).
(2) Hcuen, op. cit., p. r;:
(( elle occupnit
u11e portion cie la
rna,iiltei-innt le Casino, i cOt d e la rnlisotl Beaumoilt, q u i apparte
1' Etat, et q u i servail logcr des pnsteurs n.
(3) Nel testamento della qciale, fatto nel '60, solio noinillate una M
dicr, una J.icquelii1e T h e i o u l t e una Seanne T7igueur, che la servivano.
(4) BALBXNI,V i f a , pp. 64-65.
( j j Notizie tratte dai testamenti (esrratti dai rositi notarili citati).

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UN CALVINISTA ITALIANO

323

re, d.otato di buon giudizio, di molta espcrieitza e di pronta


oria, e aveva conosciuto molto del mondo e del gran mondo,
sistito a importanti avvenimenti politici negli a n n i che aveva
ati alla corte imperiale: sicch si godeva ad asccltare dalla sua
a ricordi, racconti e aneddoti (1).
Con Anna Framry, costante e ardesile come Iui nella fede pse-,
, gli fri possibile vivere in piena unione di pensieri e di voL e sue giornate erano spese nell'assidua lettura della Sacra
ttura, nell'ascoltare attentamente i sermoni, nel visitare e cone gli ammalati, soccorrere i poveri, attendere al suo ufficio di
ore nel Collegio e vigilare sui costumi e la tranquillit della
esa italiana ( 2 ) . Ma, conlponente dei Consigli e del Concistoro,
torevole e stimato per perizia e prudenza, d i frequente dovetre
parsi delle cose ?ubblicIie, anche dopo la morte del Calvino, succeche fu nella direzione della chiesa ginevrina Teodoro Beza. Cosi
io del '68, insieme col primo siildaco Roset e con un segretario,
carico di recarsi a Nyon per indagini intorno a un'impresa che
uca di Savoia meditava. contro la citt (3); e, nel gennaio '70, il
e lui si presentavano al Consiglio per far presente da parte
o ~ c i s t o r oia necessiti di estendere anche ad esco quel che si
va per ogni altra pubblica associazione, cio 1o censura deziani (4). Nel Consiglio dei Dcrgei~totenne il primo posto (3).
do nell'estate del '68, a causa della pesle che aveva visitato la
casa di citt, si ritir in carnprtgna al Petit-Sacconnex, dove
a acquistato una bicocca (61, il Consiglio incaric due suoi comnti d i fargli visita, del quale onore egli fu assai grato e corno, (C rernecciant Messieurs arixquels i! verit derneurer humble
teur tousjours (7).
enoncl-i qualcosa dov t~irbare,in un certo momento, l'animo
leazzo nei suoi rapporti con le autorith ginevrine, e pih pro-

) B A L ~ A NVita,
I,
p. 67.
Op. cit., pp. 67-69.
Registri del Consiglio, 23 luglio '68.
Registri del Coilsiglio, 30 genilaio '70.
Registri del Consiglio, c, geiltlaio '79.
. . . assavoir une maison tout ainsy qu>clIese coinpose amcq la cour3 t ez: le courtil derriere icelle, le tout situi Sacconnsiy le Pett, jouxte
i11 ptiblicq tendant clu bout de Viei-ir-ietz et centiers vcnalits de Genkve
ay le Crand )) (dal!'atto di rivendita del 29 decembre '73, Afizzries de
ILZ Xzle, ~zotnil-e,vol. VJIj.
egistri del Consiglio, g agosto '68.
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C N CALVINiSTA ITALIANO

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priamente con quelle ecclesiastiche. Infatei, nei gennaio dei


ralto egli si fece a chiedere d i essere dispenssto dal suo u
Coricistoro, e solo alle p r e m u r e viviscime del Consiglio e del
daco Roset, che Io pregarono di contirluare ad appartenervi i
venendo alle riunioni q u a n d o e come poteva, condiscese a desi
dalla domanda (1). Ma con ci non era veramente rimossa la rag
del suo disagio. Neil'aprile, Ga!eazzo present al Piccolo Consi
addirittura d o m a n d a d i essere dispensato da! suo giuramenlo di
ghese, percb (diceva) l o stato dei suoi affari l o co5tringe;~a ud
dLire ad abitare altrove, e appoggi la domanda con una let
di raccomaridazione di un gran personaggio del calvinisrno, l'
iniraglio Coligny, scritta da C112tjllon il I O marzo, perch si a
gasse quel suo desiderio; di Gaspare di Coligny, che, di l a
che rnese, dovcva perire nella strage di Sar, Bartolotneo. I
il Consiglio, i l quaie stimava d i g r a n pregiudizio alla c i t t i
partenza per la gioia maligna che tte avrebbero provato i II
e per le altre partenze che sarebbero seguite a quell'esempio
alleviare il G ~ r a c c i o l od i tutte l e sue cariche pubbliche; il-iva
offerse ui~'abi;azione nel luogo che avrebbe scelto nel rer
della Repubblica; i n v a n o gli promise d i non lasciarlo m
de rien q u e ce soyt . 11 Roset e il consigliere d e Franc,
manilolo i n disparte, misero a sua disposizione Se l o r o case di
pagnri. Egli ringrazi, ma stette f e r m o nella richiesra, cile
dov alfine consentire, p u r deliberando di serbargli la borg
a f i i ~ c h se ne valesse q u a n d o gli fosse piaciuto di Tornare
nevra !2i. La medesirila licenza chiese il 5 maggio alla C o i n p
dei pastori, accompagnandola con le proreste della sua gratit
e riverenza, e cl-i'egli sarebbe tousjours brebis d e cette Egl
quelque liera qu' il soyt N ; e soltanto alla domanda dei suoi
s b j , se essi gli avessero data alcuna cagione d i lasciare il
rispose che, quantunque il signor T r e m b l a y fosse stato brusc
l u i i n certo rapporto che gli fece dalla parte della Compagn
q u a n t u n q u e gli fosse parso che il signor Pitrroi parlasse
cc molto formalmente i n u n a certa predica, la sua partenza n
cagionata d a ci, e che egli non portava con s alcun risentirne
S'intravvede, dunque, che qualcosa era accaduto onde egli

Registri del Consiglio, r r gennaio ' 7 2 .


Registri del Consiglio, 2; aprile ' 7 2 .
(3) HEPER,Notes cit., pp. I 1-12.
(I)

(2)

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GN CALVINISTA ITALIANO

325

veniente alla sua pace e alla s ~ i adignit di allontanarsi d a Gira, e che la necessitA economica era messa innanzi ad evitare
ttiti e scandali, come motivazione ufficiale; giacch altrimenti
. .
SI spiegherebbe perch rnai egli volle uscire addirittura dal
itorio della Repubblica. D'altroride, il fatto del. silenzio che su
o suo allontanamento da Ginevra osserva il suo amico e bioBalbarii, ministro della chiesa italiana, sembra confermare,
tale difficoltk a raccontare o ritrosia di ricordare, l'interpretane che qiiaiche cosa era accaduta sulla quale si volle stendere un
Galeazzo, venduta la casa di Ginevra e la casetta del Petit-Sacnex, si trasfer, dunque, nel r 572, fuori del territorio ginevrino,
orando ora a Nyon ora a Eosanna, sebbene non lasciasse d i fare
Ita gite a Ginevra, dove era sempre accolto con riverenza (1). L'alanarnerieo dur cinque anni; ed probabile che in questi cinque
reccllie pratiche officiose si tentassero per indurlo a desistere
proposito, offrendogli di rimuovere le reali cagioni di quelanamento. Cominci a venirsi a capo de!la cosa solo tra Ia fine
dei'75 e i primi del '76 quando si pari6 nella Compagnia dei pai (nella quale prob2bile fosse sorto il dissidio) delta determione che egli aveva presa di tornare; e poich c'erano quelques
ulrs s , ossia evicielitemente il Caraccioto metteva le s ~ i econni, finalmente si riusc a risolverle: le torit (dice il verbale
Consiglio) a est ~ellernentvid par devanr quelques uns des
Messieurs et d e nostre Compagnie, qu' il est dernecir paisible e t 3sr de la bonne affection qu'on lui porte et la paix i?). 111egli aveva spedito procura a l nobile Evangelists Offredo aftrattasse con Filippo de Pas, signore di Feynires, e con la
ie d i lui, Francesca d'avanscrn, per la ricornpera della casa
veva fora venduta, e la riebbe nel decembre dei '75, pagandola
ila fiorir-ii, cio pi di quanto l'aveva venduta (3). Nel marzo
i5 chiedera perci e otteneva. una diminuzione dei diritti di
sto, che gli f u subito acccirdara (4).
1 13 marzo del '77 il CtlraccioIu si present ~ ~ E c i a l m c n ral
e
lo Cot~siglio,e tenne un discorso, nel quale disse che, i i l conHEYER,i. C.
Docrimento riferito ~ ~ ~ ~ ' H Ep.T 15.
ER,
Contratto d i compera del I O decembre '75 (Exi'rnit des ~tti!trrfes~ i e
izon, ?zotni?-e,1573-76).
Registri del Consiglio, 26 marzo '76.
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.32 6

U N CALVINISTX ITALIANO

forrnith del congedo accordatog!i dalla Signoria circa cinqri


innanzi, era dimorato o r a a Nyon ora a Losanna, dove s7era r
per risparmiare q u e l che gli rimaneva dei suoi beni di foriu
che, non rrovandovi il conforto che sperava, p e r i h ~ si vedeva
cl questa cirth e privo dei suoi amici, aveva risoluto di torn
abitar:: d i i-iuovo qui con tanto maggior piacere in quanto
p o r i era piaciuto d i conservargli 1a borghesia, nonostante 1
partenza ; della qual cosa li ringraziava nlol t o umilmente
anche di avergli ridotro il diritto per !a ricompera del!
casa, e cl-ie egli aveva 17inrenzione d i continuare a onorare
vire la Signoria confdrtne al suo dovere. 11 Consiglio deliber
sesrargli 13 gioia che si aveva del felice suo ritorno e di dirg
l'dvrebbe fkivorito q u a n t o pi si porrebbe; stabili inoltre d i ri
il posto che occupava nella cl-iiesa di S a n Pietro presso i l s
e di esentarlo dal gz~etordinario. I1 rnarci-icce ringrazi della
~ u z i o n edel posto nella cliies'r, m a ricus l'esenzione dal gzler
non aggravare T
i popolo; e tuttavia f u deliberato di non farg
richiedere ciall'esai~ore0).
Riprese in Ginevra In solita vita tra i soliri amici e r
anche 3 occuparsi delle cose della cl-iiesa e della colonia i
che cra nel suo maggiore sviluppo e, per virt p;irticolartne
lucchesj, fiorisa !-iel17ind11stria della seta, per la quale era
cosiituita la societ che si chiam l a gran boetcga . S a l u
gure sono m p p r e s e n t a ~ i v edi questo aspetto dell' inlmigrazion
Jiana a G i n e v r a : come cluel!a d i Cesare Balbani, che vi Tenne n
tiglio di T u r c o Enlbani che era fratello d e l pastore Nicola,
p r i m a si allogO presso Orazio Micheli, suo cugino gcrman
aveva u n fiorente i ~ e g o z i odi drappi sotto la direzione e il i10
P ~ i o l oAr~lolfini,e poi assunse esso ia direzione de1l';tzicnda C
firma Ces:ire Balbani e compagni. Il s7toiti-etirk de Lucq
dicono certe n ~ c m o r i edella sua f ~ r n i g l i a( 2 ) - avec ~ r peu
s
de
n'en ayan: depuis rien pu avoir d e ce qu' il y avoit 1:aissk d
m o i n e ; mais, quoiqu' il n' y apposta comrne rien Genve,
1'y accompagna tellenlent d e sa benediction qu' il laissa en m
d'assez belles facults: il semble clu' i l y avoit autant clu'ori
rechercl-ier, approchant ttrente ini!lc escus. C'tojt u n Ilom
g r a n d e piet et charit, d'une singulire douceur et gravit,

(I)
(2)

Registri del Consiglio, 13 marzo '77.


& i I ~ . tra le carte cit. della Chiesa italiana nella Bibl. di Giilevra.

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U N C.kL7JIfIISTA ITALIANO

3 27

age couduite e t d'me vertue trs sevrc. I1 avoit un granil


r faire gagner la vie beaucoup de petit peuple. 11 e n toit
fort airn gnralerncnt, et sa n~tlaoire a kt longtems corip x r n i e u s en bilbiclion, sous le n o m nlal pronoric d e
sl-e, parce que, comrnlinernenl, Ics Itaiiens i'appeloiri~t ~342sesm-e (1). N solo alla prosperith economico, ina alla difesa
tare della citt, isei frequenti assalti che ebbe allora a sostenere,
aliani coilcorsero con l'opera del l o r o braccio e versando i l
T u t ~ a v i a ,spenti in Iraiia i vari focolari della Riforma e mortia la vita del17int-elletro e d e l l ' a ~ ~ i msotto
a
il governo dei preti
gli spagnuoli, il flutto rnigr2torio si faceva sernpre piu esiguo,
h si esaur quasi affutto, e l'et eroica dei17jmmigraziorie pot
iderarsi conclusa. Nel I j8 r vi capiiarorio, fra gli altri, tre italiani,
d i Napoii e u n o di U r b i i ~ o ,che afirmarono di volervi ;iDirare
reiigionc, q u a n t u n q u e ils n e soient instruictz et n7ayant c o ssance 1) ; e bisogn dire loro che se n c andassero a cercare alcro
o (2). Qualche a n n o i n n a n z i , nel '79, vi e r a arrivato ern u o m o
n aitra statura, ma che n e p p u r Icii era mosso da fede e a m o r e
dottrina ca1vinic;ica: F i l i p p o ossia Giordano Bruno. I1 Bruno
raceonr pil tardi che, giunto a Ginevra e andato ad allogall7osreriC~,
poco dopo gli si present il marchese di Qico
etanrir, cl1c era srata avvisato del nuovo ai-rivo di un italiaiso,
donlai~cichi egli e;.a c sc veniva q u i per profess3se la relidella cier. Egii di conto di s i e delle carne che l o avevano
uscire dalla Chiesa r o m a n a , ma soggicinse che no11 poreva proe 1u religione di Ginevra, perch? non la conosceva, e che deva, p i ~che altro, d i dimorare libero i n quella c i t t i e starvi
. Si lasci persuadere, rioiidimzno, a togliersi l'abito che portava
ndere quello del paese e si forn di calze e alrre robe, e dal
se di Vico e da altri italiani ebbe spadrr, cappt-]!o, cappa e
to altro gli occorreva, e per mezzo di essi si procur u n poi correttore i n uiia stamperia, dove rimase un pzio d i mesi.
teva a volte ai sermoni francesi e italiani, e di frequente a
i del B ~ l b u r i iche spiegava le e p i s ~ o l e paoline e predicava gli
eli. Ma infine (scifipre secondo il suo racconto), essendogli

F u sua nioglie Renata Burlamacchi, una delle donne pi insigni per ina , bont8 e operosit nella colonia italiana.
Registri del Consiglio, 26 luglio 'j8.
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328

UN CALVINISTA

ITALIANO

starci detto che non poteva contirluare 2 restar l i se non si ri


veva ad accettare la religione riformata, e che altrimenti gli sar
stato tolto ogni sussidio della borsa italiat~a,se ne parti. Fatr
che il Bruno, checch pensasse dentro d i s, dovette ascriversi
chiesa italiana, e la sua partenza, nell'agosto del '79, fii dererrn
da un atto di pubbiica scusa e sottomissione al q ~ a l eera stat
stretto per aver censurato u n professore d i filosofia di quell'ac
mia, che insegnava sciocchezze (1). - Galeazzo Caracciolo e Gior
Bruno: questi due napoletani, scarnpato il prirno al Santo Uflicio
carceri e al rogo, e l'altro che, dopo un vario peregrinare, sa
tornato in Italia, andando come aRascinaro a quella fine pr::
non sapevano, nel loro iricontro persor-iale iri Ginevra, cii ess
rappresentanti e i simboli di due grandi correnti spirituzli,
Riforma e del Ririasci~nento,che per quaIcl.ie tempo avevano
scolato l e loro acque e che clovevano pi tardi riprendere a
fluire, ma non sulla terra italiana, dove gli effetti dell'opera
si fecero risentire ss!o a l risvegliarsi delio spirito italiano d
lunga desidia.
Mentre Galeazzo si avviava alla vecchiezza cor la sua
compagnu, che non gli aveva dato nuova prole, quali furo
sorti della sua prima famiglia, che rimaneva nella lontana Nap
Il padre CoIantonio, che nel suo zelo cattolico faceva donazion
reatini, a questi grandi dei~utlziarorie persecutori degli ereti
117ori nel 1562 a setiantasei anni, e furono solenni le esequie ci
che uno scrittore contemporaneo dice (C persona molto farn
segnalqta, conosciuta per tutta Europa , essendo slatci per 1'
sione dal nipote, marchese d i Vico, convocata nella chiesa di
Giovanni a Carboi~ara tutta lci nobilt Ai Napoli, con tut
ufficiali ancorcfa supremi, dei quali la n-iaggior parte cornp
ad oiaorare quesre esequie vestiti a lu-ito, e presso cento ser-c
del rnarcl-iese similmente vesriti 1). I1 corpo dell'estinto era
perto con un panno di tela d'oro con le sue insegne, di prez
cir-iquecento scudi; e, finito l'ufficio di quei frati, furono distii

( I ) S i veda per tutti SP~YMPANATO,


Vita di Giordano Brzliio (Messina
pp. 278-301, e il testo della dicl-iiarazione del Grullo circa il suo soggioiri
vrino, ivi, pp. 499-700. Nei Registri del Consiglio, I O agosto '79, appzre,
sloto, col nome di (( Philippe Bruriet, i.talien I ) .
(3) Si vedano per una sua donazione alla chiesa dei SS. Apostoli le
Teatini indicate dal PADIGLIONE,
La biblioteca del Afz~seodi San
cit., p. j43.

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UN CALVINISTA ITALf ANO

329

so quattrocento torci grandi di cera bianca a quei cavalieri e


ciali, senza molti altri pih piccoli distribuiti agli altri di mi-.

E1 nipote, il nuovo marchese di Vico, primogenito di Galeazzo,,


veniva celebrato cc cavaliere magnanimo e molto splendido n ; e
Scipione Ammirato, che l o conobbe da vicino, scrive di non a v e r
veduto mai signore alcuno n e l nostro reame, dopo la morte del-.
l'avolo, con maggior favore e sguito di costui , ricordando cheando andava a palazzo, ossia dal vicer, era accompagnato da
ltituditle grande di cavalieri, i n casa corteggiato da mattina fili;,
era, non che da tutta la nobi!t5 di Capuana (dei sedile nobile
ui la sua famiglia apparteneva), ma quasi da tutta Napoli; n
favore della sua patria mancava quello dei i.nii~ictridel re, es-..
do per fa sua larghezza, e perch era molto atto dalla natura
rsi degli amici, grato a ciascuno ; R aggiunge che u si faceva;
ire non a guisa di signore ma di principe (ossi2 di sovrano),,
endo al servizio suo persone di conro D ; tanroch a lui, Amrni, proferse dugento ~ i u c a t il'anno oltre la tavola perch lo ser-e da segretario, obbligandosi a tenergli. cancelliere e facendogli,.
ni largo partito n (2). Aveva in moglie donna Maria Gesualdo dei
incipi di Venosa. Degli altri figli di Galeazzo, Lelio, che ebbe il
lo di marchese di Torrecuso per questo Peudo materno, si di6
professione deiIe armi e combatt a Eepttnto; C a d o fiz abate e
edera u n beneficio nella diocesi di San NIcirco i n Calabria: del
arto, Lucio, non si sa nulla, e forse dov morire giovinetto. Delle
figiie, Giulia spos un Caraceiolo di Brienza e L~icreziaun di
cco. Anche i l cugino, Ferrante conte di Biccari and all'irnpresil
Lepanto; di, nell'iriizio di quella battaglia, un salutare avviso
Barbarigo; fu da d o s Giovanni d'Austria segnalato al re cc c o m e
de los que h a n assisrido en essa jornada mas particularinerl~e (31,
lla battaglia e delle al:re operazioni militari che la seguirono
isse la storia i n u n bel libro, cile Scipione Ammirato cur di
blicare nel I 581 (4).
( I ) COLAWIELLO
PACCA,sotto il 16 febbraio '62, nelle aggitrnte al COLLENUC-.Conzpendio, ed. cit., 111, 216.
(2) h n r b n n ~ ~ oFfftlz.
,
nob. n f f p . , cit., I, 124-25.
(3) DE PIETRI,Cf-olzologia della famiglia Cat-acciolo,pp. 103-4..
(4)1 cotnnzc.lzr"ariidelle guerre fatte co' Tuschi da D.Giovanni d'drrsfrz'n,
tti da 'FERRAXTE
C..ZRACCIOLO
conte di Biccari (in Firenze, ~ j S i , appresso.

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3 3O

U N CALVINISTA ITALIANO
I

Ma bisogna dire, 3d onore del giovane Colantonio, che egli n


rcm6 d i roniinuari: le relazioni col padre Ioniar-to, col quale sca
biav:a lettere e dal qusle riceveva ri7essaggieri e Forniva loro soccor
e non rifugg da contatti con uomini eretici, e generosamentu
colse un Giovanni Micro di Napoli, u n notaio Barbato U n g a r o
T F o r s e c ~ ~ sun
o , Antonio Mercogliano di Caste1 Poti e alcuni alt '
coltiv6 amicizia cori l'amico d i gjovenru di silo padri, Gianfrance
Alois. giustiziato poi c o m e eretico, e procizi di salvare un al
a ~ c u s r ? t odi eresia, Giovanni Verdone d i S o r r e c u s o , che ricett-6
sua casa e sovvcnne q u a n d o fu 112esso i n carcere. U n a volta
si i_icI dire che, clurintlo ne avrebbe comodit, 11011 avrebbe m
cclto d i cornplire e fare quello che ci deve fase t r a figliuoli e
d r c , e di mandarli d a ~ ~ a)I.r iI! S a n t o Uflicio dell'Inquisizione d'
piovviso gli fece una visita e perquisizione in casa, dove fu sorp
a brirciare letierc deli'Alois, cosa che suscit g ~ a n d isospetti.
cluecti moiivi, per noi1 aver Jenuriciuto e fatto arrestare quegli
lici, p e r altri segni che gli si aitribuia~ariod i poca riverenzn alla
Chiesa, come di avere nelle sue terre ribbatt~zto alcc~ne cappe
d i aver messo i11 carcere taluni preti e di alrere esclamato che
suoi feucrti era a i c i v e s c o v ~ ,cardinale e papa , l'Inquisizione
m a n a , nel 15G-i~l o cit a i-ioiaia e i l vicer d i Napoli ve lo
condurre n e l novci-i~brc,e s:ette chiuso, sottoposto a piocesso
q ~ z ! l e carceri, finch il 16 marzo del '66 fl-i pronunziata la
tenz:~ che g l f i m p o s e la purgazionc: cniionicr?. La quale adempi i
marzo con quattro fitieiussosi di provata fede e virtu come C
purgatori a , l'arcivescovo di Conza, Alfanso Gesualdo, suo C
il vescovo d i Muro Flavio O ~ s i n j l,' a r ~ i v e s c o v o d i Sorsento
Panesio Quinziano, e un padre Cirillo, rnriggiordorno del pa
MI)in quel t e m p o che stette a 12orl1a, nelle carceri di Castel
r'Arigelo - n;iir:e !'Ammira:o, -- parve piii tosto signor
ch:: prigioniero, perch, non rifinar-ido mai di donare, avev
sranetirnentc gran numero cii povere g e n t i a t t o r n o che con su
e11e a l c t ~ n acosa l'addirrtandasrario, a' quali o poco o assai sempre
alcuna cosa donava: i carcerieri ubbidivano a 7 s u o i cenni 130
' ~ r i r n e n t iche a quelli de' magistrati, onde parea strana cosa a
((

( I ) Gli atti del processo furono pubblicati d a l BENRATII,


nella Rivis
stinlza cli Fireilze, VI1 (1879), pp. 398-503. Ho corretto Verdone di Ferra
i n (I Verdoile di Sorrecuso .Come appare clalle sentenze di altri processi,
dallo stesso Benratl-i, i l hlicro, 1' Ungaro, il Rilcrcogliano furono nel '64 C
nati a varie pene, dalla galera n terripo al carcere perpetuo.

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UN CALVINISTA ITALIANO

33

'

rare che egli fosse prigione d i loro (1). In altri e a o n meno


colosi conjlitti etltr) poi col vicer duca d7Alcal, che gli a p r
cecsura ccnrro, lo tenne ir, carcere, l o mand a confino; onde
si fece comporre d a l 1 7 ~ 2 m m i r a ~l'impresa
o
di un larice con le
Si fracius illabatur orbis ; ed essendo u elole di Orazio:
entissimo nel parlare D, non dubitava di dir palesemente a
cuno i torti che gli erano farti; e ci pi tosto con minacce
con lamenrazioni, gravando jl vjcer con ogni sorra di biasimo n .
incontr miglior fortuna presso i successori dell'Alcal; cosizch6
risolse a 1:isciar Napoli e trasportarsi a Trenczia, dove visse semda gran signore e tenuto i n gran pregio e onore dalla nobilti
eziana ( 2 ) . Negli anni seguenti a r m navi e a n d in corso conturcl-ii e barbareschi, che era ti~tt'insierne occupazione cristiana,
riera e lucrativa ( 3 ) ; m a , nel mezzo d i questa sua nuova attimor non ancora quarantenne, ne1 '77, in Palermo, vivente
ora il padre. Da lui e dalle sue profusio~lif u scossa non poco
osperit economica delia casa (4); e, goich egli ebbe u n unico
, che milit con lode i n Fiandra, e questi lasci u r i i c r prolc
~inciullomorto i n piccola e[&, l d linea dei nlarcl~esiQ i Vico
inse, passandone il tirolo per via di donna negli Spinslli,
di Acquara (5); ed allora cominci anche l'rtbbaridono e la
enza della magtsifica villa del Paradiso, via via dispogliata
le statue e delie altre bellezze e, forse pel ricordo delle persone
tiche che v i avevano dimorato, ricinta di pauross fama, conle
go d i strane o diaboliche apparjzioni, coine il palazzo degli
riti (6). Rimase, invece, la cappella gentilizia in San G i o v a n n i
arbonara, che i discendenti degli altri rarni della famiglia riie1-r.ono di tombe e seatue guerriere, perch quei Caracciolo apparnero alla assai guerriera nobilt napolerana deil'etj vicereale.
1 figlio d i Galeazzo. kelio, nacque Gar17Andrea Caracciolo, rnar(I) A ~ T ~ I R A T1. OC.,
(2) A ~ I I R A T O
l . , C.
(3) AMABILE,OP. cit., 125-27.
(4) Nel rj;q eriino messe all'asta le sue terre d i Telese, Surropaca (Soloa?) e San Martino (Arch. d i Stato di Napoli, Xeperfol-io d i 7'el-?-n d i L n e del Contado di ilYolise, t . I , f. 201).
3) FERRANTE
DELLA MARRA,Rz~inn di case ~ i ~ p o l e f a nms.
e , della Biblioella SocietA riapole~ana di storia patria, XXLI. I?. 33: sulla e s t i n z i o ~ ed i
dei Caracciolo d i V ~ c o ,pp. 32-33.
) Si veda la storia d i questa decadenza della villa del Paradiso r ~ e l l o
citato del DE LA VILLE.
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33"

UN GALVINISTA ITALIANO

chese d i T o r r e c ~ s o ,capitano generale negli eserciti spagnuoli, coni


sigliere del Colla~erale, comporiente ciel Consiglio di guerra in
Iqpagna, guerreggiante nel Brasile, in Francia, i n Germania, nel
Piemonte, venuro in fama segnaiamente nelle guerre della Catalogna, del quale le storie narrano i tratti arditi, e narrano anche che
di altrettali ne fece compiere ai figlio priinogenito, il quale da un
suo morto incilatore fu spinto a farsi ammazzare, quasi innanzi
agli occhi paterni, sotto le mura del Monjuicl-i (1).
In t:tcta varieti3 di eventi, fra tanti uomini dal costume pompo
e dal gesto smisurato che chiamano a s l'attenzione, l'occhio c
ne1f'otr-ibr;l i u cui si era ritratta Vittoria Carafa, la donna della g
v e n t ~e dell'arnore di Galeazzo, vittima incoly>evole di un contra
storico 3 cui a t t i i ~ ied effetti nessuna buona volont d i singolo pot
contenere. Ella visse ancora venticinque anni dopo l'intimatole
vorzio; c visse nel ricordo e nel rimpianto, e nella soilecitudin
salvare l'anima di colui che sempre era suo, per un vincolo che
sun decreto di concistoro ginevrino valeva ad infrangere. E fu suo
siero lenrare un'ultima prova e sforzo per ricondttrlo aX1a fede
tolicn, con l'inviargli a Ginevra, con letrere sue f: del figliuolo C
un ecclesiastico teatino (z!, u nipote di Galeazzo (scrive il bio
(li questo), figliuolo d'una sua sorella natura1e r) (3). P a r s
::rrclr~e qui l' identificazione, perch Lucrezia Caracciolo, sorel
Galeazzo e moglie di qaef Grisone decapitato nel '52 per cos
zione contro l' i m perarore, - Lucrezia lodata da1l'A.m mirato (4)
donila d i santa e innocentissir:~a vita , -ebbe appunto un
Antonio, che, ne1 '75, si axrisse in Napoli all'orditiz dei Teatin
Non erano inconsueti in Ginevra questi spettacoli di ecclesi
ca~tolici,che si recavano a far prova di convertire jllzstri calvi
e celebre rimase la visita di Francesco di Sales a Teodoro
Ma il teatino n ~ ~ p o l e t a n11017
o
possedeva l a leiratura richiesta
parlare dtgnameritc a i1r1 Galeazzo Caraceiolo, tanto che, come
gomento sostanziale per indurlo a lasciare Ginevra, gli disse
--

( I ) Si vedano la biografia d i l u i nel FILAMDNDO,


L
I g e ~ z i obellicoso d
poli (Napoli, r694), pp. 145-53; e q ~ ~ e l del
i a figlio, pp. 164-71.
( 2 ) (( Della setta de' Chiettiiii e , scrive i l B - ~ L B A X"IJ, i t n , p. 73.
( 3 ) Op. cit., p. 72.
(4) F a m i g l i e lzobili napoletane, I, 134.
(j} Ho ritrovato i l suo nome nel Catnlogzrs clevicol-tlrn ?-eg?rla~-iz~
r.eligionis Centz~riap ~ * i i n a Biblioteca
:
Nazionale di Napoli, mss. d i San
n. 675. Si veda a p. 67: K D. hntonius Grisonus, Neap. in saec. Scipio,
tons. aetatis anni 26, filius Antoilii, ingress. Neap. Sancti Pauli r;;j,
IO

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UN CALVINISTA ITALIANO

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1 suo' persistere nell'eresia e quella dimora i n paese eretico dangiavano il figliuolo Carlo nella sua carriera ecclesiastica e gli
pedivano di ascendere alla dignit di vescovo e di cardinale;
che Galeazzo rispose come si pu ben imniaginare, gettando
e1 fuoco le lettere che il nipote gli aveva recate (1). Piu sgrato fu costui negli altri suoi argomenti e mezzi d i persuasione,
endo osato offrirgli, cia parte della famiglia, lettere di cambio s u i
canti di Lione per una grossa somma di danaro, che gli sarebbe
ta servire per rrattenersi onorevolmente nel luogo d'Italia al
ale gli piacesse ridursi, e pil d e ~ e r n ~ i n a t a r n e ~ini t eTorino, per Ia
e citth si avevano protnessc che egli potesse dimorarvi con sizza. E, poich Galeazzo gli replic quel che era del caso, i l
atino prese ad oltraggiarlo con veementi parole ingiuriose. Galeazzo
travagliava gih nelle sofferenze del lento male di cui doveva more, un catarro cronico accompagnato da a s m a ; onde i magistrati
Ginevra, saputo deila tortiira morale che gli s'infliggeva: provero a liberarnelo, scacciando dalla citt8 quel fastidioso e i m p u nte con ingiunzione di non pi tornarvi. Ancora dopo la sua
rte capit a Ginevra persona che, credendolo i n vita, veniva a
entare la grande opera della sua conversione; e fu un frate, a l della sua parentela e famiglia, un predicatore famoso in
a, il quale, gonfio di fratesca presunzione per la sua tonante
toria, si teneva sicuro di vincere il punto. hla, a qiiel tempo, la
lente Vittoria Carafa gi non era pii1 al mondo, avendo chiuso
occhi i11 Napoli il 18 settembre del 1584.
Galeazzo n-ioriva di li a non molto, e nel testan-ienlo preparato
du1777(2), dopo avere restituito alla seconda mogIie la dote reagli con aggiunti assegni e legati, dispensava quant'altro egli
edeva all'ospedale, al collegio, alla borsa italiana dei poveri,
siderando suoi eredi, per i beni lasciati nel regno di Napoli, i
figli Colantonio, Carlo e Lelio, e, per la legittima, le figlie Giu-

Vita, pp. 72-73.


Si trova tra gli estratti delle minute del notaio Jovenon, con la data del
ttlaggio 1577, nel citato mc. delIa Biblioteca d i Ginevra, Suppl. 820. - Un
re che si ripete d a parecchi, e anche dal DOUBIERGUE,
1. c., che il Caraclo, nell'anno della sua morte, assistesse pi di inille persone ilella citt e
tottanta nella sua casa, e distribuisse 2680 misure di biada, ecc. Proviene da
data lettura delle parole del GAUTIER,
Histoi~.e de Genve, V, 4 5 1 , il quale,
' naturale, parla per tanta opera, non di un privato, iila del17H6pital
( I ) Il Balbani svolge a lungo la risposta data da Galeazzo:
(2)

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3 34

U N CALVINISTA ITALIANO

lia e Lucrezia. I suoi malanni crescevano di frequenza ed acer


e la moglie e j medici appena riuscivano ad alleviare quelle fis
sofferenze, nelle quali i l maggior conforto gli veniva dalle visite
ainici e dalle coirisolazioni religiose. Cos si spense quietament
maggio de11' '86 nell'eth di sessantanove anni e quattro mesi (1); e
sepolto, in modo assai diverso dalla pompa che gli sarebbe toc
in Napoli e che tocc a suo padre, en terre au cymetire com
de ceste cit (come aveva richiesto nel suo testamento), s
la pollice d'icelle, en esperance de la resurrection generale, ari
jour il sera revestu d'immortalit pour vivre eternell,~ m e n t
Jisus Christ par le moyeil et grace d'icelluy, qui s'est constitue
rercesseur et ranqon pour noz pechez )I.
Lo segui, l'anno dopo, il 28 aprile, Anna Framry, la q u a
dopo la morte del marito, rifacendo u n suo vecchio testamen
diseredava le sorelle e i nipoti e le nipori che avevano diser
la religione riformata, istituiva eredi universali l'ospedale e i
leci e i poveri della nazione francese c italiana, raccoimcinava
si avesse particolare riguardo a quelli della sua Normandia, e
stribuiva legati e ricordi a tutte le amiche e 919 amici suoi
Galeazzo, a tutte le persone che aveva avute hrniliarj, non di
ticando la donies~icafrancese che aveva assistito feu monsieur
mari en sa derriire maladie (2).
Un poeta francese di Bar le Duc, Jean .Taquemot, che a p
teneva a l rnondo ugcnotto c ginevrino e i n Ginevra di6 alla
alcuni voluini di sue liriche latine (31, compose nell'occasion
quelle due morti d u e epirag-ritratti, per 11 rnarcl-iese di Vi
per la electissima matrona, Anna Fremeria n. 11 primo com
diava i n questi distici la vita del Caracciolo, che sopra ogni
trasto interno ed esterno aveva fatto rrionfare la sua fede religi
((

( I ) BALCAXI,Vit'~,pp. 74-75. I registri rriortriari segnano: (i Galeas C


ciolo Carafe, gentilho:nine, bourgeois, tnarquis de Vico, est mort d7uile
iiitrierirz avec dflgxioii de cerveau, ?g d'enviroil 70 ans, ce 7 inay 1586,
place de St. Pierre n.
(2) Questo teslamento del 30 agosto I 585 e l'altro precedente dei 6 set
bre 1560, sono i n copia nel ms. cit.
(5) 30 2 ~ x 1 sJACOXOTI
Lyr-icae (Geilcvae, S ~ o e r ,15c)r); J4nsse Izeocoin
(ivi, i3crjon, 1jg7). C c r i s s ~anche poeiiii e tragedie pei riformali e contro i
persectttori, e, per la respinta famosa scalata del duca d i Savoia, un carin
libet-atanz a per-$diosi.ssiri:a scelesiisstt~zor*~irit
Iat1-otzlrt7z coniul-a f ione
vanz B (ivi, 1603).

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UN CATdTTINISTA ITALIANO

Italiam liqui patriam, clai-osque Penates


et laetam antjqua nobilitate domurn;
Caesareaque n-iai-iu pori-ectos fortis honores
contemsi et ixagnas, marchio, divitias;
u t te, Christe, duceln sequerer, contentus et exul
et pauper, varia pressus ubique ciuce;
nam nobis coeli veros largiris honores,
et patriam e t censuc annuos atque domos.
Excepit profugum vicina Geneva Lemanilo,
meque suo civem fovit amica sinu.
Hic lice1 exigua n u n c sirn cornpoctus in urria,
nec claros cineres alta septilcra premant,
me, decus Ausoniae gentis, m e vera superbis
maiorum pietas regibus esce facit.

E il secondo lodava la c o m p a g n a devota, che, aEranra d a l d o lore, non iildugi a lunga sulla t e r r a d o p o che il consorte se n'era
dipartito :
Vix vix undecies repararai cornua Pl-ioehe,
coi~spiciturtristi funus in urbe novuin.
Anna suum coniux lacrymis venerata n ~ a r i t u m ,
indon-iito ~ a n d e r nvicta dolore cadit ...

I g i n e v r i i ~ in o n vedevano piir, ora, passare p e r Ie vie della loro


citt? r i v e r i t o e affabile, il signor marchese ; e vuota rimaneva
la piccola casa d i piazza Sen Pietro, ilella quale aveva vissuto quella
coppia e s e m p l a r e ( 1 ) .

( i ) La casa del Caracciolo era in vendita nel maggio del13 '67, e si fece prapostc: che l~acquistassela Signoria, potendo servire per alcuni dei pastori ( R e s i stri del Consiglio, 26 maggio 1387). Ma nelle r-iotizie mss. gi citale sulla falliiglia Balbani si legge che Enrico Balbani (che era venuto a Ginevra con 1s moglie
ncll'ottobrc dell' '839 (( y acquit la inaison q u i avait 1S d u nlarquis Caracciolo
ct le jardin la porte c'ie Rive, q u e possda depuis Csar Balbani, son pnrent N .
Di Galeazzo, come di altri cospicui personaggi ditlla chiesa giiievrina, noil si
serba alcun ritratto, dice il L)OU.?~ERGUE(OP. cit., 111, 407): al quale sfuggita la
iilcdaglia del 15j6, che di sopra abbiamo riprodotta.

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U N CALVINiSTb ITALIANO

APPENDICE.
Alla m o r t e d i Galeazzo Caracciolo nella coil-iunit g i n e v r i a a si
i l b i s o g ~ i odi f e r m a r e 1'imrnagine d i t a n t o u o m o p e r n ~ a n ~ e n viva,
er
meglio si poteva, l'efficacia de1l7esen2pio c h e egli aveva d a t o e del1
r i t i c h e aveva a p p o r t a t a alla l o r o chiesa. I1 s u o a m i c o Niccol B
si accinse s e n z a i n d u g i o a c o m p o r r e u n a biografia d i lui i n ital
prese accordi c o n Francesco H o t m a n , c h e l'avrebbe t r a d o t t a i n la
c o l pastore S i m o n Goulart, c h e l'avrebbe messa i11 fralicese: d o p o
chiese a l Consiglio il permesso d i stamparla, l a q u a l cosa f'u acc
i n conseguenza d i u n e s a m e f a t t o n e d a l s i g n o r Cl-ivalier ( i ) . L'ope
Balbani v e n n e f u o r i i n u n volumetto, sul cui titolo si legge quel1
n o m i n a z i o n e d i (C s i g n o r Marchese I), c o n la quale Galeazzo e r a
l a r m e n t e cotiosciuto i n Ginevra:
Historin della vita d i Gnleng
ri~cciolochinvznto ii signore i w ~ r c h e s e ,~zellnquale si c o n t i e ~ ez l
e singolilre csen~piodi cosiangn e persevern~z~~z.
izclln piei5 e ~zellil
religione. S t a m p a t a i n Geneva MDLXXXVZf ( 2 ) . L ' i n t e n t o d i es
c l i i a r a m e n t e di edificazione, c o m e si vede n o n solo dalla dedica C(
lettori I), m a spiccatamente dall'erifasi e dall'atiiplificazione o n d e
t r a t t a t i t u t t i i motivi, c h e v i s'intrecciano, religiosi e morali. L a
z i o n e l a t i n a dello Motriian f u c o m p i u t a , e poi stanipata a n c h e , n e l 1 5
l a ~ r a c i c z i o n efrancese del G o u l a r t n o n p a r e cl-ie fosse eseguita o, al
n o n f u rnessa a s t a m p a (4). I - u n o r t e del Balbani, a v ~ e n u t ai
stesso ( 2 agosto J ; S ~ ) , d o v a m e v o l i r e l o zelo dei s u o i colla
essere c a g i o n e altres della dispersione e s o m m a r a r i t dello
italiano. T u t t a v i a , n e l 1635, se n e e b b e u n a t r a d u z i o n e i n g l e
sl-iam, r i s t a m p a t a ne1 '33 (5); e dalla vita del Balbani il T u a n o
((

.- -

-.-.

-.-

Registri del Consiglio, 28 marzo rj87.


I1 nome del17autore Nicolao Balbani i) appare i n fondo alla pre
che l ~ ala data del primo d'aprile 1587. Di questa edizione non sono noti
sappia, se 11011 uil esei-nplare che apparteneva in Ginevra al prof. Gallieu
altro ilella biblioteca di Berlino, del quale ultimo una copia 111s. nella
ciardiniana di Firenze. 11 Mazzuchelli e altri nostri bibliografi ne reca
la data ( ( 1 1581 n, invece di 1587 a).
(3) Della prima edizione non m i riuscito di veder copia; la r
Gnlencii Cal-accioli, V i r i ?7za7-clzionis, Vita, qua consfaiztiae v e ]
stianae exen-Zar 1-nl-zm pl-oponittw, 6 nel Mztseum helveticum (Tigu
1- 11, PP. 5'9-74(4) Non ha potuto scovarla neppure l'autore della speciale mono
torno a l u i : L. CI-IESTERJONES,Simon Gozila~-t,sa vie et soiz czzlvre
9916), V . p. 49.
(5) Se ne veda piii oltre il titolo: delle edizz. di IJoncion, More
(I)

(2)

((

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U N CALVINISTA ITIiEIANO

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ere la notizia che dei casi del Caracciolo di6 nelle sue Historiae ( 1 ) .
rea Cardoini, riconvertito al cattolicesimo, nella sua Xelnqione di GiLZ (r620) lo ricorda. soggiungendo che
reputato dai ginevrini uomo
ntimonia singolare a. Forse nella lunga e tenace ortodossia calvinidegli italiani-ginevrini, che si afferm, tra l'altro, nel sinodo di Dort (1-618-19)e nel loro propugnare la dottrina della grazia particocio della predesrinazione, contro quella della grazia generale (2),
ava lo spirito intransigente di Galeazzo Caracciolo, fedelissiino alinaria dottrina calvinistica.
poi l'immagine di lui e la storia della sua vita svanirono dalla
dizione, e ci volle il famoso invito del cardinale Spinola ai lucvi-ini di tornare nella loro antica patria, perch a u n o d i queincenzo Minutoli, venisse il pensiero di rinsaldare i suoi connazionella fermezza in quell'occasione dimostrata col ricordare l'esempio del
ciolo merc la traduzione dei libro quasi perduto del Balbani ( M un
qu'il m'a falIu deterrer )I), fatta in francese, affinch fosse di g i o ~ a a tutte le chiese riformate (3). Genve - egli diceva, - n o ~ r csemre, toit, messieurs, s peu instruite d'un vnement si rare et si
qu' il se soit presque tout pass chez elle, qu' il toit desormais
erilps qu'on le luy fit connoftre pour (en luy apprenant non seulecornrne quoy une glise italienne s'est forme dans son enceinte, mais
de quelles vertus ont brill les fid8les des diverses nations et Iangues
Dieu conduisit icy les premiers, ds la Reforrnation tabl&) l7 induire B
mettre dans cette pretxire fervcur de pie16 qui servit autrefois d'atn t d'hoiln6tes gens qui s'y refugrent n. E nondimeno - agil Minutoli - il Caracciolo, cos dimenticato, era tale uomo
oro Beza non aveva dubitato di dargli il soprannome di seoyse . Per una curiosa coincidenza, nello stesso anno, in Olanda,
tra traduzione francese se ne faceva, m a d i sulla traduzione latina
man, dal Teissier d e Lestan, che apportava ripruve a conferquella era u n a storia e non gi un romanzo, e nella prefazione
ava sulla questione del divorzio del Caracciolo e del biasimo
n e era venuto ai riformati (4).
((

edica a lord Edmmdo Sheflield, v i ha copia iiella GuicciarNel libro LXXXIV, che nella prima edizione completa di quell'opera

Si veda su questo argomento F. RUFFINI,L a (( Cnbale italiqzie e nella


ra del Seicento (nella Czlltrira, a. X, 1931, fasc. io).
3) L a vie dlr rnarq;fis Galace Caracciolo, mort Genve le sicle
Hisioire des p h s czrl-ietrses (Genve, J. L. Du Four, 1681).
4) La vie de Galeas Carncciol (sic) mal-qziis de Vico el I'hisfoir*e de la
giqzie de Fj-attcois Spiel-a, mises en Francois par le sieur de LESTAR
(A
terdam, chez Daniel Elzevir, MDCI,XXXI).
2

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U N CALVINISTA ITALIANO

Riebbe cos la biografia del Balhani qualche voga nel mondo


testante; tantoche, nel 1677, se ne ristampava ancora una volta la t
zione inglese del Crashatn, appostovi il titolo fragoroso: T h e R
convert: news frorn J t a l y of n secorzd MOSES:or tlze life o f G a l ~ a c
$'nracciolus, ~ l z eNoble Mnrqwis o f Vico. Corztniazing tlze S t o r y of
Admirnble Conversion f r o m Popery, and forsnking qf a ~ i c hML~rqu
dorn ,far tlze Gospels snke. illtistrnted willt severnl R g t t r e s . W r i t i e n j t
in Ifnlinrz, thence translaled ilz L a t f n h y Rrvere:zd B e y n ; nnd .far t
benejt of OLI? people ptlt irzto English. Alzd now publisl7ed b y W. C. (
Secondo Mos , perch? Perch (scriveva il Crasham) Mos fu figli
adottivo della figlia di u n re e Galeazzo figlio d i un marcliese; l'uno
alla corte d i Faraone, l'altro di Carlo V ; l'u110 per adozione divenne
a una regina, l'altro era affine a un papa; e via parallelizzando. P
riose sono le figure; a sinistra del frontespizio, i1 secondo Mos , u
gentiluomo i n abiio di m a g i s t r a ~ o con ermellino e berrettone, che dorrebbe essere il Caracciolo; e, in quelle inframesse nel corpo del volu
Marcantonio Flarninio che gli porge la sua lettera gratulatoria; il pad
la moglie e alcuni cavalieri, che lo supplicano d i restar con loro;
vino che gli manda un'epistola di alto encomio; Caleazzo che d 1'1-11
addio alla famiglia desola~a;e, infine, ii gesuita (il teatino stato co
vertito in gesuita), il~viatoglidai suoi amici d'Italia per ricondurlo
patria con 190fTerta di gran quantit di danaro: Galeazzo e il gesuita
sono a faccia a faccia, e intorno ;I quest'ultirno si trovano su2 pavime
parecchi s a c c h e ~ t idi monete i n fila!
i n Italia, dove non circol il Iibro del Balbaai n ncll'originale
nella ~raduzione,e la sua discendenza diretto si era estinta, di Galeaz
Caracciolo si perse ogni n ~ e n ~ o r i aPietro
.
Giannone apprese il nome d
calvinista napoletano quando nel 1736 dimor in Ginevra, ovc! cono
il teologo Alfonso Turrettiuo e suo fratello Marco (depositario poi
suoi manoscritti), ~ i t r o v i ricordi tleila emig-azione lucchese e riapolet
e, per quest'ultima, i discendenti dei Cardoini baroni d Parete, venut
n1 tempo stesso del Caracciolo, ed ebbe rapporti editori;!li con un P
lizzari, anche di una famiglia venuta nell'et eroica (a). E poich
traduzione francese del Minutoli della vita del Balbani era a sua
d i v e n ~ a t ararissima e a inolti ignota (dell'originale non si parla), e
tiscima ai napoletani, il Ciannone, a din~ostrazionedi quanto nei p
rimani possa la forza delia religione ,ric'ivb da quella un ragguaglio de
casi di Galeazzo e lo inser tra le aggiunte gi da lui preparate in vie^
))

-- -

(I)

Lo~iidon,Priilted for Abel Roper at the Sign of the Suii in Fleetstre

against St. D ~ r i s t a nLliurc'n, 1677.


( 2 ) P. GIANNONE,
V i f a scritta d a Zzli vnedesinzo, ed. NicoIini (Napo
q o 3 ) , pp. 362-63; F. NICOLTCU'I,
Gli scritti E In f o r t : ~ n a d i Pietro Ginnn
(Bari,

I-)I~),

pp. 18-19.

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UN CALVINISTA ITALIANO

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e in Venezia alla Istorin civile del Regno d i Napoli, aggiunte che videro
la luce in francese nel 1742, e i11 italiano nel 1753 ( I ) .
Tralasciando i ricordi del Caracciolo, tutti di seconda mano, che si
leggono nello Specinzen Italiae reformatae del Gerdes ( 2 ) e in molti altri libri vecchi e nuovi, giova notare che nel 1854 fu ristampata a cura
della Socit des intrets protestants la traduzione del Minutoli (31, e ne1
1575, finalmente, a cura del Comba, il testo originale del Balbani di SUIl'esemplare di Berlino (4): ambedue pubblicazioni d i propaganda, delle
quali, per altro, la seconda si avvantaggia no11 solo del testo al quale risale, ma anche delle ricerche archivis~iche che in quel mezzo 1'Heyer
aveva compiute intorno al Caracciolo nei docuinetiti ginevrini (5). Queste ricerche sono state da me ripetute i n modo piu completo in due
gite fatte a Ginevra, e, iiltegratele coi doc~imeiltinapoletani, le ho, insieme col racconto del Balbani, poste a fondamento della ricostruziane
storica che ho qui tentata.

Si veda ilella riedizione italiana del 1733, vol. IV, pp. 108-1;.
Batavorum, 1765, a pp. 104-13 e , d i ncovo, 205-07.
(3) Genve, Cherbuiiez, 1834.
(4) Historia di Galea;;o Caracciolo ciziarnato il signor Marclzese, nella
quale si contiene urz raro e singolar-e esenzpio d i cosfanqa e d i perseveranqa
~zella piet2 e ~zella ?era rel-ione, scritta da N r c o ~ n o BALBANI,stampata la
prima volta a Ginevra nel 1587, or ripubblicata con prefazione e note di Emilio
Comba, professore di storia ecclesiastica in Firenze (Firenze, tipogr. Claudiana,
1873). Debbo al prof. Eduardo Taglialatela il dono di un esemplare di questa
edizione, anch'essa assai orinai quasi introvabile.
(5) Nelle Notes pi volte citare.
(I)

(2) Lugduni

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