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UN CALVINISTA ITALIANO
I L MARCHESE DI VICO GALEAZZO CARACCIOLO
I marchesi di Vico, uno dei molti rami dell'antichissima e numerosissima gente napoletana dei Caracciolo, furono insigniti di
questo titolo nel secolo decimosesto. La loro linea discendeva
da un rude barone, Gualtieri soprannominato Viola, che tenne le
,parti del re Laclislao, della secorida Giovanna e di Renaro d'Angi,
"onde, alla vittoria d i Alfonso d'Aragona, perse potenza e fetidi (1).
Piii tardi, il figlio Colantonio, soprazlnominato l o u Sfregiato , si
accost al re aragonese traendone qualche vantaggio; ma la resti-tuzione della casa cominci veramente col nipote, nato a Colantonio
.dalla seconda moglie Martuscella Piscicelli, Galeazzo. Questi serv
in guerra Ferrante d'Aragona e i suoi successori; nel 1480 ebbe
il comando della flotta napoletana mandata a stringere i turchi i n
.rOtranto e piant pel primo la bandiera sulla liberata citt ( 2 ) ; nel
1495 alla venuta di Carlo VI11 procur di raccogliere forze in di-fesa di Ferrandino, combatt nella lunga campagna pel riacquisto
(2)
...
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( I ) (( Nostro tamen tempore Galeatius Gualterii ex filio nepos, familiae di--gnitatem prope collapsam instauravit; nain ob rei militaris pretium Vicum i n .
Monte Gargario oppidum acquisivit et magnifice equestrem dignitatem tuetur s :ELIO MARCHESE
(che scriveva intorno al 1496), i n BORRELLI,Vindex neapoi. no-bilifatis, p. 42. Re Ferrandino, durante la guerra, bisognoso di danaro, gli ven-dette i1 1 . 0 gennaio 1496 la terra di Vico con parte del lago di Pantano e Varano,essendone il possessore Ettore Bulgarello notorio ribelle s; e gliela vend assai
meno di quel che valesse con solo per la difficolt dei tempi e per trovarsi ancora in territorio nemico, ma anche attentis servitiis quain maxime a suis teneris anilis in utraque fortuna t u m inira quam extra regnum nostrum Siciliaegale ai;^) praestitit tain serenissimo Alphonso regi patri ilostro quarn etiamnobis N : Arch. di Stato di Napoli, Qz~internioni,vol. 39, f. 94 t .
(2) GREGORIO
ROSSO,Gior-nali, p. 29: cfr. U. ROBERT,P1zilibel.t de Clzalo~zs~
prince d'Orange, viceroi d e Naples (Paris, 1902), pp. 251, 259.
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ancora fanciulla, Giulia, erede di tutto l o stato. Ora, mentre si facevano le esequie e l a vedova Beatrice Carafa se ne stava immessa nel cordoglio a piangere il perduto marito, Colan~onio
piomb nella casa, rapi la ricca cuginetta e, senza aspettare consentimento dei parenti n dispensa del papa, se la spos. P e r questo
ratto di minorenne temendo il castigo delle leggi, dov ritirarsi per
alcun tempo i n luogo sicuro; ma, poich cosa fatta capo ha e il
suo castigo non giovava n alla sposa n alla suocera, il procedimento non and innanzi e a poco a poco gli animi si riconciliarono. Cos Colantonio, tornatosene in Napoli, u incominci a godere
con molta splendidezza - dice l o storico della famiglia --- il frutto
del suo ardimento ( 1 ) .
Gli piacque, tra le altre splendidezze, quella dell'edificase, e, i11
primo luogo, men a termine, con lavori proseguiti per piG decenni, la cappella gentilizia che suo padre aveva appena incominciata (21, e che ancora si vede nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, a sinistra dell'altar maggiore. tutta una grande massa di
bianchi marmi adorni e scolpiti: la pianta rotonda, l'ordine dorico-romano, con otto colonne abbinate congiunte da quattro archi,
sull'altare un bassorilievo del17Adorazione dei magi, a sinisrra il
monumento con la statua di Galeazzo in abito guerriero, con la
spada e col iancione da torneo, e a destra il simile monumerito d i
lui, Colantonio; negli intercolunnii, nicchie con statue di apostoli, oltre i monumenti e le stahue aggiuntivi posteriormente. Vi lavorarono i principali scultori napoletani del tempo, Giovanni da Nola
e gli altri della sua scuola, e gli Ordofio spagnuoli, e forse l'altro
spagnuolo Pedro de Ia Plata. Nel 1541 egli poneva nel monumento
preparato l'iscrizione per s e per la moglie a incomparabile n,
aulia (9.Ma circa lo stesso tempo, nel I 543, nn7altra iscrizione
poneva a un diverso edifizio, che serviva per la vita e non per la
morte, a u n palazzo e a un giardino, che aveva fatti costruire - forse
o
81suo padre - all'estremit orienanche qui c o n i i ~ ~ u a n dl'opera
tale di Napoli, tra gli orti del monastero di S. Pietro ad Aram e
il giardino appartenente al poeta Bernardino Rota (4). Diceva la
ANMIRATO,
1. C.
Galeazzo, n. circa il [&o, mor nel 1 5 1 2 : come risulta dal Xeperfol-io
dei Qztinte-tziorti Ai Terra d i B a r i , tomo I , ff. 84-85.
(3) Per la descrizione e illustrazione storico-artistica d i questa cappella,
A. FILANGIERI
DI CANDIDA
L ,a chiesa e il nzonastel-o d i S a n Giovanni a CarOoita~*a(in A?-clz. s f o r . nap., XLVIII, 1923j: V. pp. 69-78.
(4) h un dipresso nel lucigo dove 6 ora la stazione centrale della ferrovia.
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S!5
r ) Oltre AAIJIIRATO,
1. C,, si veda i11 particolare-l,. DE LAVILLESUR YLLON,
ala;,-o degli spii*Zti (ilella rivista Napoli nobilissiunn, XIII, 1904, pp. 97-10").
2) V. la crollaciletta del DE SPENIS,in Arch. stor. nap., Il, 52.1.
A~IIRATO
1. ,c.; Alberi della F a m i g l i a Caracciolo, cit.
Repei-tor-io d e i f e z ~ d i d i T e r r a di lavoro e del Comitato di ,Wolise,
200-01, dove notata l'investitura che il figlio Galeazzo prese nel 1544
orte della madre.
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ratore questo figliuolo poco pi che diciottenne, affinch l o prendesse nella sua corte. Carlo V l o nomin suo gentiluomo della
bocca (I! o , come anche si diceva, maggiordomo d i settimana, con
l'ufficio di servirlo a mensa e accompagnarlo i n chiesa e nelle
altre cerimonie religiose; ed probabile che lo menasse seco quando
lasci Napoli nel marzo del '36. Certo, Galeazzo stava con quel
grado nella corte imperiale quando Carlo V, nel luglio del '36, con
grande sforzo di armati entr nella Provenza, e nell'agosto pose il
campo intorno ad Aix ( 2 ) : impresa iniziata con audacia, m a riuscita
disastrosa e che fin i n una ritirata dell'esercito ridotto a mal partito dalla fame e dalle malattie.
11 servizio di corte era intermittente e consentiva lunghi soggiorni in Napoli, durante uno dei quali Galeazzo spos, nel 1537,
Vittoria Carafa, figlia di Ottaviano, dei duchi di Nocera, la quale
contribu alla grandezza dei marchesi di Vico conferendo una cospicua dote, poi commutata nella terra di Torrecuso e nei feudi di
Monterone, Torrepalazzo e Finocchio, appartenenti all'eredit di
Giulia della Lagonessa (3). Matrirnonio bene studiato e calcolato,
dal padre di Lui, m a che divenne u n legame di cuori, perch i
due coniugi si amavano teneramente e appassionatamenre; e fu fecondo di figliuoli, quattro maschi, Colantonio, Carlo, Lucio e Lelio, e due fernmine, Giulia e Lucrezia. Galeazzo godeva le gioie
dell'amore e della famiglia, la stabilith della ben fondata economia
paterna e le dovlzie personali venutegli dalla madre, la sicurezza e
felicit del presente e le liete prospettive dell'avvenire, stimato e
ben voluto dall'imperatore e da tutta quella corte per l a seriet
del suo carattere e la sua compitezza di gentiluomo; carezzato e
festeggiato in Napoli come u n o dei belli ornamenti di quella societti ancora piena degli spiriti del Rinascimento e insieme della
cavalleria, ancora elegante e vivace, quale era nei primi tempi della
unione con l a Spagna, tra spsgnuoli che s'italianavano e italiani
che partecipavano alle grandi imprese della nuova potenza mondiale (4).
Cos il EALCANI,
V i t a , P. 13, clie teneva le notizie dallo stesso Caracciolo.
DE LEVA,Storia docz~metttatad i Carlo V in I-e1a;ione all'Ita2ia (Padova, 1875)~111, 168. Che i l Caracciolo assistesse a quell'impresa detto dal
BAI.BANI,
p. 67.
(3) Alberi della Famigli,z Caracciolo, cit.
( 4 ) Si veda quel che ne detro nel mio libro L a Spagtia nella vita italiatla dzrratzte la Rinasceli;a 2 (Bari, Laterza, ~92'>,),
spec. 1x1 cap. VII.
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Ma, appunto perch quella societ non era stata ancora uniformata e mortificata, risentiva l'azione dei nuovi tempi e I'afflato
della Riforma o rinascita religiosa, che si levava da per tutto e
pi forte spirava dalla Germania e in Napoli penetr c infervor e agit gli animi non meno, e forse piti e pih largamente,
che in altri luoghi d'Italia. Q u i s' incontravano e si disposavano
I'umanismo italiano col rnisticismo spagnuolo; e perci vi risonavano con singolare efficacia le parole di forte accento religioso
che provenivano d'oltremonti o si leggevano altres in libri italiani
come il Sommario delle sacre scritture e il Bene$cio di Cristo,
d si coglievano srille labbra di uomini di Germania e di altre
parti, i quali, per ragioni di politica, di affari e di letteratura, visitavano la citti. Come e per quali vie il moto della Riforma giungesse a Napoli stato molte volte narrato, e non giova ripetere il
-giB noto; ma conviene insistere sulla qualit delle persone che prima
lo accolsero, umanisti e cavalieri e dame: cosa che destava la meraviglia di Giambattista Folengo, monaco di Montecassino, al vedere nella sua Campania donne della buona societii, nelle quali 'si
sarebbe aspettato d i trovare piuttosto la vanit mondana che la
seria riflessione, e fieri soldati, presi le une e gli altri dalla con~emplazionedei divini misteri, anelanti alla perfezione della vita
e ascoltava tra essi discorsi piU edificanti di qualsiasi predica (1).
E poich i moti spirituali vanno dall'alto al basso (e non all' inverso,
come altri ai nostri tempi venuto immaginando) accadde che finanche nel popolino di Napoli, nei coiai della Conceria al Mercato
(dice un cronista), si diffondesse questo zelo e si udisse favellare
delle epistole di San Paolo (2).
I Caracciolo di Vico non par che fossero gentiluomini letterati,
come l'altro r a m o della loro famiglia disceso dal primo matrimonio
del loro avolo Colantonio, e che cont un poeta, Gian Francesco
Caracciolo, amico del Pontano e del Sannazaro e lodato in tutta
Italia, e quel Pietro Antonio, che componeva e recitava farse alla
corte aragonese ( 3 ) : y uantuny ue 1' iscrizione che abbiamo riferita,
apposta alla villa del Paradiso, con quella consacrazione alle Grazie,
I 543)
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gr
(I) Questa lettera del Flaminio, che dov presto spargersi in copie per 1'Itali-a, fu pubblicata da Paolo Manuzio nelle Lettere volgari d i d i v ~ ~ - nobilissi
simi izz~o~nini
(Venezia, 1544-453, ed stata di recente ristampata in Oyzrscoii e
lettere d i riformafori italiani del cilzquece~to,ed. Paladino (Bari, 1913), I, 80-83.
(2) DE LEVA,OP. cit., 111, 489-91. Ancl-ie la notizia che il Caracciolo assistesse a quesl'iinpresa della Gueldria si ricava da un accenno del Balbani (p. 67).
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e a ogni modo tra i1 '43 e i1 '47, egli si rec a visitare quell'agostiniano predicatore in Napoli, a cui doveva la sua vocazione, Piet r o Martire Vermigli, il quale tra i primi evangelici aveva lasciato
!'Italia, si era soffermato a Zurigo e a Basilea, e dalla fine del '42
aveva assunto l' insegnamento teologico i n Strasburgo, attorniato dai
suoi vecchi compagni di Lacca (1). L a conversazione col Vermigli
l o rafforzi nei suoi convincimenti e l o aiut a prendere il suo
parrito (2).
11 movimento religioso napoletano era pervenuto al punto nel
quale bisognava risolversi, con quella risolutezza che secerile i forti
dai deboli, i conseguenti dagli inconsegueriti, g17intransigenti d a i
transigenti, i combattenti dagli accornodai~ti.Molti tra quei valdesiani si restringevano a tener cara la dottrina della giustificaziorie
per la fede, accettando insieme alcune opere che non fossero superstiziose e conferendo ad altre un sigi-sificato affatto morale; e volevano la riforma della Chiesa, ma intanto stimavano conveniente di
frequentare i templi, assistere alla messa e partecipare coi cattolici
alle altre cerimonie. Galeazzo, %tornatoa Napoli, prese a discutere
vivamente intorno a ci coi suoi amici e a inculcare loro la necessiti d i non containinarsi pi oiere nelle idolatrie di qualsiasi
sorta e grado. Quelli, nel proseguire mentalmente la via del suo
discorso, scorgevano nel fondo, come conseguenze praticl-re, la persecuzione, la perdita di ogni loro avere, l'abbandono della patria,
della casa, della famiglia, la vita randagia e miserabile. E, d'altra
parte, si persuadevano, o pi o meno volontariamente s' illudevano,
di potere ancora far bene nella loro citth in servizio della pura
fede, senza romperla esteriormente con Ia Chiesa di Roma, rimanendo, pur con rinnovati concetti e sentimenti, nel suo seno. Ma
dal seno d i quella chiesa (e certamente i n parte anche pei loro
sforzi e stimoli) non poteva uscire altro di quel che ilsci, e che f ~ i
la Controriforma: cio, col rinvigorimento teologico del papistno,
una semplice correzione del costume del clero: fa qual cosa, del
resto, per chi conosca nei documenti contemporanei 17ignorai-iza,
la scostumatezza e la delinquenza che nei frati e preti e prelati
imperversavano nella prima met del cinquecento, non f u piccolo
acquisto della civilt e contribu a trasportare, nei secoli seguenti,
SCHMIDT,
OP. cit., pp. 47-57.
Sulla fine del '47 il Vermigli f u chialilato dal Cranmer, su richiesta deE
re Edoardo VI, in Inghilterra: SCHMIDT,
OP. cit., p. 73.
(I)
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(i)
mz~tzes:SCHMIDT,
op. cit., pp. 55-57.
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gi un frate insegnante e predicante, sradicato e girovago per istituto, ma profondava larghe e intricate radici nella terra napoletana
con le tradizioni dei suoi antenati, con la sempre da loro osservata devozione al pontefice, con le ragioni sociali, con i feudi e
le ricchezze, e i pregiudizi anche della nobilti e della grandezza,
e sopra tutto con 13 famiglia che si era formata: con quei sei figliuoli e con quella donna che egli amava riamato. (C Questa mia
consorte - gli fa dire, in quei tempestosi giorni nei quali medit il distacco, il suo biografo e amico, al quale narr le dolorose prove della sua vita, - questa mia consorte, la quale cos
amorevolmente mi trattiene, mi accarezza e quietamente riposa
nel mio seno, non sa quali sono i miei pensieri e le mie deliberazioni. Di q u i a poco tempo la lascer, partendomi e privandomi
di lei, e della sua dolce e grata compagnia, non per u n tempo,
come molte altre volte per andare a corte, ma per sempre 1) (1).
Tuttavia egli, pur nello strazio dello strappo, non fu insidiato da
dubbi dentro se stesso, tanto gli si mostrava limpido e ineluttabile il
suo dovere; e, in quegli ultimi giorni delja sua dimora i n patria,
si adoper sopratutto a indurre i suoi anaici e fratelli a partire
con lui, facendo loro presente il rischia a cui si esponevano col rimanere iia Italia, e che era non solo di tradire la loro fede ma di
finire sui palchi e sui roghi dei Santo UfFicio, il quale di giorno in
giorno accresceva rigori e crudelt. Non gli riusc d pzrs~iadere
a ci neppure Gian Francesco Alois, che era stato primo autore
della sua conversione: l'Aluis, che volle restare in Napoli, che
persistette nella sua fede e, alcuni anni dopo, fu decapitato e abbruciato come eretico salla piazza del Mercato di Napoli, quando
gi il fraello di lui, Gianlbattista, era caduto cornbattendo contro
gli spagnuoli, che volevano introdurre in Ndpoli l'inquisizione di
Spagna. Solo alcuni pochi dei suoi amici, scossi dalle sue argoI-iaentazioni ed esortazioni, gli promisero di seguirlo per professare
apertamente la fede dei loro cuori.
Cosl egli, il 2 1 marzo del 1551, parti da Napoli senza che
alcuno della famiglia sospettasse la sua intenzione, prendendo con
s solamente una piccola somma, u n paio di migliaia di ducati
dell'eredita inacerna, e togliendo occasione dal servizio che, secondo
il solito, gli toccava di prestare alla corte imperiale. Prima di parrire, invit quelli che gliene asevarao fatto promessa ad andare con
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UN CALVINISTA ITALIANO
e 1'8 giugno, accompagnato da un suo servitore d i nome Antonio ( l ) , arriv a l luogo che aveva prescelto per vivervi secondo il
Vangelo, a Ginevra.
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"che ne teneva il governo e che piG volte, nei bei tempi, era stato
veduto alla testa di cavalcate militari, con trentadue canonici che
vi avevano la loro giurisdizione ed erano retti da u n prevosto, con
undici cappellani chiamati i Maccabei dal titolo della loro cappella,
con sette curati e sette parroccl-iie, Santa Croce a San Pietro, Santa
+Mariala nuova, San Gerrnano, la Maddalena, San Gervasio, San Leg e r o e San Vittore; con cinque monasteri, due di francescani, u n o
di domenicani, u n o di agostiniani e uno di cjuniacensi, dalla vita
.allegra e grassa, con una legione di concubine pretesche e frotte dei
loro marmocchi. Vi si adoravano famose relicluie, come u n pezzo del
.cervello di san Pietro e un braccio di sant'Antonio, sul quale era
tremendo e temuto il giuramento. La popolazione era festaiola,
.amava le taverne, dove allegramente si vuotavano i boccali, amava
le stufe o bagni i n cui si deliziavano le membra, accorreva alle
-rappresentazioni di argomento sacro con attori e con attrici e alle
..farse di argomento morale e di carattere comico; i suoi sobborghi
erano ameni e lieti e in aperto e vivace ricambio con la citt. Senon.ch, nel corso di pochi anni, tutto ci era sparito. I sobborghi, per ra.gioni di difesa militare, erano stati tagliari fuori dalla grossa cinta di
baluardi costrutta intorno alla citt; i frati e le monache discacciati e
4 monasteri abbattriti o destinati ad alrri uficii; le immagini sacre
cancellate, le statue spezzate, gli altari in cui si celebrava la messa
-frantumati, e ie loro pietre adoperate a uso assai variamente profano,
e, tra l'altro, per il pubblico soglio delle esecuzioni capitali, dove il
primo giustiziato fu proprio u n prete; le reliquie dei santi, e anzitutto la massa cerebrale di san Pietro e il braccio di sant7Antonio,
"gettate nel Rodano; delle sette chiese restavano, cos dispogliate e
rese nude, solo quattro, San Pietrcj, San Gerrnano e la Maddalena
nella parte alta, e San Gervasio nella bassa, dave non piila scampanii
e suoni d'organo e c a n ~ ifigurati, non p u r a m e n ~ ie candele e lampade accese, niente di quanto nella liturgia cattolica viene (come
dice il poeta)
grato alla vista, all'ascoltar soave : quelle chiese
&ano (C purgatissirne da ogni idolatria (11. Chiuse l e taverne e Ie
stufe; espulse le vergini folli che riempivano una parte della cirth
-presso la porta detta pulcraruin 9linru1n; proihitc le rappresenta:aioni; proibiti i giuochi di fortuna; proibiti alle donne i lisci e le
altre munditiae; ristretti i giorni festivi alla domenica, che era rutta
( I ) Parole del170chino ilella descrizione che fa di Ginevra in una delle pred i c h e q u i tenute al suo arrivo nel 1542: S . Ti-edicize di BERNARDINO
OCHIKO,
da
Sicna, parte prima, pred. io.
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UN CALVINISTA ITAEIINO
( i ) Una vivacissima e gustosissima descrizione dello spretamento e sfratamento della citt nei racconto del contemporaneo e partecipe ANTHOINE
FROX-IWENT, L e s acfes, et gestes rnerveillezrx de In Cite' de Genve ~zozivellerne~zl
convel-fie 6 Z'Evn~zgile, ed. Revilliod (Genve, 1854); particolarinente capp.
XXXII-VII, e EXIV. Ii-ioltre: Les Clzr-oniques de Geileve par MICHELROSET,ecl.
Fazy (Genve, 1894); la i?ela;ione d i &;inevrn del CARDOINO,
ms. cit.; e anche
il terzo voluine dell'opera del DOU~XERGUE,
J e a ~ z Calvi12 (Lausanne, rgoj), che
descrive la citt al tempo di Calvino. Si confronti, per la Ginevra prima di
Calvino, 3. B. G. GALIFFE,Gerzvc Izisiol-ique et nrchologiqzse (Genve, 1869)..
(2) Si veda per tutti E. CAOISY,La t1zoci"~iLtiea Genve azi tentps de
Calvin (Genve, Eggimann, S. a., ma 1896).
(3) ROSET,Chron. cit., l. IV, C. 61.
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sconfitta e disscluzione d i quegli affezionati ai vecchi cosrumi, ailelanti a u11 respiro siiy uanto libero d i vita Terrena. E aveva castigato
senza piet gli eterodossi di ogni s o r t a ; e l'anno prima deI17arrivo
del CaraccioIo, e r a stata, sul parere dei ministri, ordinata Ia visita
annuale d i tutte l e case private per interrogare uomini e d o n n e
circa la fede e sceverare gli ortodossi cos dai recalci;ranti come
dagl' ignoruiiti ( 1 ) .
Tale il profilo esterno di Ginevra a quel t e m p o ; e, guardando
dall'esterno, qlaanto inc:oi^nmensurabilmel7tc pi splendida e ricca
appariva la citch che Galeazzo CaraccioIo aveva abbandonata! Ma,
dall'esterno penetrando nell'interno, i n quella pics-013, agitata e compressa ciet si sarebbe osservato u n rigog!io interiore, u n irripeto d i
profondo rinnovamento, attuoso rie! presente e ancora piii ferace
per l'avvenire, u n a ricchezza spirituale, cl2c scopriva al paragone Ia
povert riascosta nelle sem biarrze spleraden ti del l'altra ci:th, e segnava
il divario tra ILPreall e la parvenza, tra la vitalit; genuina e 1);
tnaschera della vitalit.
Quella citta si era rivendicata a indipendenza, compici-do con
ritardo quanto gi5 i cornuni italiani avevano adempirito nel medio
evo contro feudatarii e imperatori. Senonch l'assorgert a indipendenza delle citt italiane frn beris u n moto anch'esso spirituale, di
cultura, d i operosit economica e cli congiunte garai-izic e istituii
politici, ~ a n d del tlzlto privo di bisogni religiosi, c o m e cdimostrano le varie eresie e il n;iovimento frailcescano; ma negli effetti non si discost dalla religione tradizionale e, sebbene preparasse, con qilello stesso pensare e fare, una nuova concezione bella
vita, e pertanto una nuova fede, non la elabor i n lotta con I'antica e, insomma, con una diretta riforma religiosa. In Ginevra, invece, il m o t o per la itidipendehza politica si conibirib con quello
della integrale riforma religiosa; onde le d u e indipendenze si s o stennero e alimentarono a vicenda. Ginevra non poteva tornare
sotto i l dominio dei duchi d i Savoia, perch citt riformata; e t a n t o
piY voleva mantenersi citi riformata, perche non voleva ricadere
sotto quel dominio. Si difese dunque tenacemente, eroicamente, p e r
ariili ed anni, sventando insidie, sof3reucio devastazioni bel suo t e r ritorio, opponendo le a r m i alle a r m i , fino a l suo ,gran trionfo, che
insieme impresse UII marchio vergognoso sul duca di Savoia, i11
quella notte di d e c e n ~ b r ede! 1602 in cui i suoi cittadini rovescia-
(I)
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UN CALVINISTA ITALIANO
l[CI
del Servet (bisogna riconoscere ci come un f2tto) riscosse 17appnovazione dei maggiori uomini della Riforma, di quanti avevano il
sentimento della responsabilit. Con quella restrizione o soppressione della libertk Calvino salvava allora la vita stessa della liberti
e il suo avvenire; giacch la Bibbia, messa 3 1 posto del papa e
della Chiesa, non era pi il papa con la sua Chiesa, ma sempre u n
libro da interpretare, e i1 Calvino uno dei suoi interpreti, autorevolissims per allora, dell'autoritk quasi assoluta che hanno presso
li scolari, per tempo piia o meno lungo, gli uomini di scienza e
filosofi, ma transeunte, come ogni aitro pens2tore, e che sarebbe
tato seguito da nuovi inrerpreti, sempre meno legati alia rradizioni:
infine, dai liberi critici. E perch n-iui il supplizio del Servet ofilde il nostro sentimento umano d i gran Iuriga pi che i tanti
oghi che il S a n t ' U E c i o innalzava in Roma e negli altri paesi
attolici? S e ben si considera, appunto perche: noi sentiamo e ginichiarno il comportamer-ito della chiesa di R o m a come del rutto
onforme al suo istituto, e quello del Calvino sentiamo e giudihiamo invece col criterio della liberi5 e della tolleranza, che erano
pliciee nel moto della riforma e del calvinisrno e che si svolsero
i assodar0110 nei secoli seguenti. Cosi f~lcendo,senza dubbio,
ornrnettiarno un indebito tr,~sferimento di giudizio e pecchiamo
ontro l'oggettivit storica, tr:iscurando d i considerare che la liberr
la tollera!iza sorsero da quella pianta della quale il Calvino preerv i l tronco e le radici appunto cofi provvedi~~-sentirigorosi sia quelli presi contro il Servet. Del pari, pecca d9ingenuitA il
r o irriflesso parteggiare pei sociniani e pei tollerantisti di allora,
i rivoltaruna contro le condanne a morte degli eerodussi e al
ro tempo non trovarono ascolio e seguaci nelh'opiniorae generale
non furono in grado di ottenere e d'imporre u n a diversa IC pii1
ite legislazioue. Poich noi ora fi saIutiamo precursori, con quetesso riconosciamo che essi furono allora anacronistici ; e non
ito, col crirerio di ci che allora era itiattuabile e non fu a t o, giudicare q u e l che allora si pot e si d ~ v attuare.
Simile a qiiella de!h chiesa di R o m a era l'oppressione che il
inismo escscit in Ginevra con la vigilanza e censr:ra d i o g ~ ~ i
e della vita dei cittadini, con la durezza delle proibizioni, con
a regolamen~azione rninuziosu: simile, e a n c h e p i ~ grave, perch
fanatica nell'ispirazio~le,piu modellata sul Veccliio Testamento
Il'atteggiarnento dei profeti, pi coerente nell'estcuzione, in u n
ito pi. ristretto nel quale niente sfuggiva all'occhio dei pas~ori,
oreccl-iio dei delatori. Ma la grande differeilza stava in questo
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che !'oppressione della chiesa di Roma, nei paesi in cui direttamente o indirettamente gravi, col suo peso, e pel tempo i n cui ci6
le ftm possibile, era rivolta a serbare immobile fl passato, e perci
mortificava le menti e gli animi, adusava al servilismo e alle transazioni, non creava forze nuove per l'avvenire; laddove quella calvinistica cre u n nuovo abito morale, tempr i caratteri, spron
all'operosith come all'adernpimento della missione, assegnata da Dio
a ciascun uomo nella sua particolare professione, fece scorgere un
se*gno della grazia divina nella prosperit del proprio lavoro, ed
e@e nel m o i ~ d omoderno un'effiaacia pedagogica che oggi critici e
storici riconoscotlo, investigandola nei suoi svariati processi e nelle
sue molteplici ramificazioni. Quel nuovo abito morale contribu
all'indipendenza dell'Olanda, alla libert dell'Irighilterra, alla vita
delle colonie ainericrtne che diventarono gli Stati uniti, e promosse
dappertutto la cultura, l'industria, i commerci, gl'istjtuti politici.
Ginevra pag per qualche tempo le spese di questa mirabile creazione, penando sotto la ccnsura del su^ concistoro; ma poi anch'essa,
Pibesa dalle fasce e dalle dande, cresciuta e irrobustita, prcse il SUO
slancio e fior nella libert. I suoi vecchi rc libertini I), come i socjniani , avevano la loro parte di ragione, ma, per il ricsnoscimen:~
di questa ragione, bisognava passare attraverso il rigore calviniano;
e perci anch'essi furono anacronistici e condannati per allora a
soggiacere e ad aspeirare.
Arcaica sembrava sopra tutto la teologia del Calvino, con la
sua ferma asserzione e difesa della T r i n i ~ idivina, contro la quale
cos luminose paiono le confiltaziorii degli anlitrinilarii, precursori
del razionalismo e deli'intellettualismo. Ma non ci voleva grande
sforzo (ebbe a usservare una volta Hegel) a siffatta confatazione,
quando si si appigliava all'aritmetica, e si contava uno, due e tre,
e si concludeva, naturalmente, che u n o non pu essere due e tre (1).
I1 pensiero della trinith o rriade una delle pi antiche intuizioni
del genere umano, e si ritrova nelle pii varie religioni e concezioni; e, i11 forma initologica o sernimirologica, contiene l'esigenza
del concetto spect~lativo,che non n l'unit astratta n l'astratta
moltepliciti, ma l'uno che 6 molteplice e il molteplice che une,
e di sana logica adeguata, non piu intellettualistica e statica, ma
dialettica e dinamica. La Chiesa cattoiica aveva trasmesso l'alto
( I ) V O ~ ~ ~ S ZIiber
I ? Zdie
~ CPI~iIo~oyIlie
IZ
d e r Religion? ed. Mahreir~ecke(Berl i ~ 1840)~
~ ,
117 237.
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.concetto della trinit divina, e il C a l v i t ~ o ebbe il merito d i ser"Darlo anche fuori di quella chiesa ; e ci l o arinod:~indirettamente
alla filosofia moderna, laddove dai Servet e dai Socini no11 nac+que per questa parte niente di speculativamente profondo, salvo
forse per via negativa, in quanto stimolo a difendere e ad elaborare
il concetto e la logica della trinitii.
Anche pi arcaica, e di feroce arcaismo, si presenta la dortrina calvinistica della preclestinazione, della elezione e riprovazione,
-che Dio I ab aeterlzo e perch cos vuoIe, dividendo gli uomini
in eletti e reprobi; e anche qui la fctcile simpatia odierna si rivolge,
se non ai teologi postridenini e g e s ~ i t i c ie al loro eclettisrno, agli
antipredestinatarii, che sostenevano contro la dottrina della elezione
divina dei singoli o della grazia singolare, l'altra della grazia generale, estesa a tutti gli uomini. Ma quella mitologia ciella predestinazione per arbitrio di un Dio racchiudeva anch'essa in germe un
,gran pensiero, che n pi n meno che l'idea stessa (Sella storia,
la quale, nel suo corso, condanna e distrugge individui e generazioni e popoli e da217ecatombe fa sorgere, rnerc i grandi uomini
lo gli eletti, i valori ideali, di pensiero, di bellezza, di dignith morale, che vivono eterni; e, dunque, non si svolge per la salvazione
Q la felicit degl'individui, ma, come appunto il Calvino diceva, ad
maior-em Dei e;'oriam. Bisognava bens purificare questo pensiero
dalle sue scorie mitologiche e teologiche per ridurlo a forma di
verith, e questa fu l'opera della filosofia posteriore e della sua idea
,della storia, con la quale l'elezione e la riprovazione, la vittoria e
Ja sconfitta, non erano piu l'arbitrio di u n Dio trascendente, ma
,l'opera stessa immanente dello spirito nel suo a t ~ u a r s i .Gli antipredestinatasii, a ben guardare, precorsero la storiografia illuministica col criterio che le fu proprio della ragione raziocir1:inte e, in
politica, la democrazia con le sue tendenze, egualitarie e livellatrici:
cose, seriza dubbio, iniportanti e storicamente feconde, sebbene unilaterali e semplicisticl1e. &?[ala dottrina della predestinazione precorre qualcosa di pi importante e di piu cornprensiso, che il
principio della libera gara per l'elezione e la prevalenza del migliore,
.e perci del17eguaglianza innanzi alla legge, ma non dell'eguaglianza
materiale dei singoli, la quale condurrebbe alla stasi e all'arrest-o
della storia uinana.
calvinismo e al suo concetto della predestinazione si deve quanto di austero trapassato nel liberalisnio,
quanto esso ritiene di nemico al volgo e di aristocratico, di dolososo e di fiducioso insieme, di umile e di ardito.
Per tutte queste ragioni, che abbiamo qui dovuto esporre as 2007 per ledizione digitale: CSI Biblioteca di Filosofia. Universit di Roma La Sapienza
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= o4
UN CALVINISTA ITALIANO
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UN CALVINISTA ITALIANO
I L MARCHESE DI VICO GALEAZZO CARACCI[OLO
(Confin. : v. facc. preced., pp. 81-104)
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I 62
UN CALVINISTA ITALIANO
(2)
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U N CALVINISTA ITALIANO
I 63
grazia divinz; e presto fu anche esempio non meno raro d'ii-icrollabile costanza.
'h riformati d'Italia, quando riseppero il pc,sso compiuto d a l
Caracciolo, e l'zltro pari di Isabella Brisefia, di questi due personaggi tra i pih cospicui nelle loro schiere, furono variamente tna vivamente cominossi, e pil d'uno si senr j n t e r i o i r ~ ~ ~ c nsollecitato
te
ad
imitarli, c altri vi si dispose e poi se ne ritenne, e airri ripeterono
le solite obiezioni, che erano scuse a se stessi. Pietro Carnesecchi
giudico che quella
loro risoluzione cti andare i n luogo dove purcssino vivere secon~lola reiigione che si avevano cletra per n e gliorc ,crtf tieli pih lodevole del comportamento cli coloro cile, tenendo la sressa fede,
per non 1r;scI:ire la pstria e !e altre comrnodith loro, volevzno piti presto vivere con mala c ~ n s c i e n z i aed
offei-idere ogni giorno Dio con fa idolatria ed aIrre empieti, c!audicando, c o m e si dice, da tutte clue ic parti D; e,
mosso dalle
persuasioni e dall'csempio del signore Gdleazzo Car3cciolo I ) , sarebbe andato a Ginevra, se noil se ne fosse poi distolto, anche
perch Giulitl Gorizaga, da Ini ttltamenrc venerata, non approvava
questo passo estremo (11. Anch'esso, come 17AZois, era destinato 31
palco e a l rogo, non come quegli silila piazza dcl. Mercato di Napoli, m:i sui ponte di Sont'Aragelo in Roma.
Diversi e piU teinpesrosi aEetti agitarono l2 f'trniglia d i Galeazzo i n Napoli, e innanzi :l .rutti il padre, Colantonio, che, vecchio, p i ~che sessantcicii~yucnne, vedeva, per quell' impensata risoluzione, aprirglisi a i piedi u n baratro: il figlio condailnato quale:
eretico, privato, come diserrore dal Regno, di tutti i feudi, i figli
d i lui caclrrti in poveri5 per questa confisca e cpogIiati di titoli ed
onori, la sua casa disrrri::a. I cornpor-ieiiti della famiglia si r i u n i rono per avvisare, e finalmente si risois!: d i spedire a Gi~levsa,per
parlargli e persuaderlo, un cugino, che era per lui (scrive il biografo d i Galeazzo) una sorta di fratello, essendo stati alIesati i n sieme e legatisi tra loro di amicizia stretta. Q~lantunque il biografo
taccia il nome di questo cugino, si pu identificarlo sicrirarnentc in
Ferrante Caracciolo, figlio del fratello di Colantonio, Marcello
conte di Biccari, e non solo uomo c-i9armi che tenne comandi in
ierra e in mare, m a anche letterato e scrittore di cose storiche, il
quale godeva stilila in Napoli e alla corte dell'imperatore (2). Fer((
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U N CALVINISTA ITALIANO
(2)
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U N CXLVINISTA I T A L ~ A S O
I 65
(I)
EALEANI,Vita, pp. 4 ~ 4 . 5 .
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166
UN CALVIN~STAITALIANO
UN ChLVlWISTA ITAL1 A N O
167
papa che la sua grazia non era valsa a rimuovere i l figlio dali'ostinazione. Galeazzo l o accompagn per u n tratto del viaggio; m a
poi, giunto in grossin-~ith di Fcrrixra, si rec a !?re rivcrer-iza alla
di~chessa Renuts d i Francia per eseguire la missione affidatagli d a l
Calvjno di consegnarle una Icttera, nella quale il x-r~aestrole somministrava esoriazioni e incoraggiamenti e le dava consigli nei travagli che ella soffriva ([). FU introdotto c o l i da! dotto umanista
Francesco Porto, cile negli a n n i appresso insegn9 ~lell'accademiad i
Ginevra; e la ducl3essa volle intendere da lui i l racconto delle sue
avveriture e gli rivolse molte domande sul Calvino c sullrt chirsn
italiana di Ginevra e intorno a punti di ftie. L o fece poi riconiurre col suo coccilio fino 3 Francolise, donde, attraversaio i! Po,
Galeazzo sccse a Venezia, pass per La Val:ellina e per CI-iiavenna
nei Grigioni, visitando i fratelli delle chiese sparse suila sua strada,
il 14 otic~brerientr a Ginevra ( 2 ) .
In quali termini si svolgesse i l colloquio tra il reduce CoIan:onio e Paolo l[V Don s a p p i a m o ; ma sappiamo da un ambasciatore
veneto, Bernardo Nnvagero, che, nel170trobre del 'j7, q i ~ e lpapa gli
xirl riel n o d o pih violento contro i l Priuli, il cardinnl Polo, il
iefunto Tdarcantonio Flaminio: del clu;zle iiltimo disse di non essere
irrivato i n t e m p o per mandar10 aI fuoco d e l rogo, ma che, i n cambio,
iveva fatto ardere nella pitizza della Mincrva i1 fratello cii l u i , Ce-
...
U N CALViNISTA ITALIANO
sare. E qui, sii1 ricordo che Cesare F l a m i n i o soleva essere conimensale di Galeazzo Caracciolo, disfogb l'animo amareggiato intorno a
questo nostro parente, figliuolo di una figliuola di nostra sorella,
che n o n abbiamo se non quella e che fu q u i l'anno passato, ed h s
a n c o u n a nostra nepote per moglie
il quale, lasciando moglie,,
figliuoli e ricche entrate, se n'& andato a Ginevra a vivere col7
quelli tristi ed a perder l'anima e il corpo .Ma subito tronc0 questcb
sfogo, riaifermando sui mondani affetti di parentela la sua risoluta
volont di capo della Chiesa: Magnifico ambasciatore, non se neparli i n questa rnaieria ; perch, se nostro padre fusse ereticc, noi 1i4
portassimo le fascine per abruciarlo! 1) (1).
Questa p r i m a serie di tentazioni, da Galeazzo sostenute con
fermezza e calin:~, si chiuse con u n alto encoinio del C,alvino; il
quale, nel I 556, ristampava il suo c o m m e n t o sulla prima epistola.
ai Corii-itii, giB dedicato a Jacques de Bourgogne, signore di Falais.
e di Bredan, che per causa di religione aveva lasciato il Brabante
perdendo per confisca tutti i suoi beni e s i era ritirato a Ginevra,
m a poi aveva q u i parteggiato per il Bolsec contro il Calvino, onde
Ja l o r o amicizia f u rotta. fl Calvino, dunque, non poteva ripetere le
parole affettuose con le quati aveva indirizzato a cosrui il suo libro, e
dedic Ia nuova edizione a un amico che non gli avrebbe dato delusioni, e che anzi gli e r a stato a fianco in quel contrasto (z), al Caracciolo (3' : generoso viro v i r t ~ t u m q t z epraestanria rnagis quam.
genere illustri n, a lui (soggiungeva) rnarchionis Vici unico fi!iol
et legitinlo besedi .E i n solenne latino gli rendeva questa testimonianza, che fu letta con ammirazione i n t a t t o il m o n d o riform a t o : Etsi neque t u plausurn theatri appetis, uno tesre Deo conrentus, neque mihi propositum esC laudes tuas narrare, quod tamen
cogniti.1 utile est a c fructuosurn n o n prorsus celandi s u n t 1ec;ores:
h o m i n e m primaria fcirnilia natum, honore et opibus florentem, nobilissima e t castissima uxore, numerosa sobole, domcsiica quiete et
j),
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UN CALVINISTA I T A L I A N O
coilc~rdia,totoque vitae stalu beatum, ultro u t in Christi castra migraret p ~ t r j acessisse; ditionem fertilem et amoenam, lauturn p a ~ r i inoniurn, cornrnodam non minus quam voluptuosnm habitationern
neglexisse ; evuisse splendorern domesticum, patre, coniuge, Iiberis,
cognatis, affinibms se privasse; postquam autem tot mundi illecebris
valeciixit, nostra tenuitate contentum frugalem ac popularcnn v i v e n d i
rationern non secus colere atque unumquemlibet ex nohis (1). Circa
lo stesso tempo, nel i 558, Celio Secondo Ciirione dedicava alla sorella
i n Cristo di Galeazzo, alla nobile Isabella a , alla B r i s e ~ akIanrique, consicleratii italiana, le relicluie letterarie che avanzavano di
Oliinpia Fulvia Morata perch le riponesse nel luogo pih santo
della sua casa: hdc ratione quam Italia genuit, Germania sepelit,
suae quodanrnodo restituitur Italiae ( 2 ) .
MEDACLTA
CONIATA
I N ONORE DEL
CARACCIOLO
NEL 1556
TI? queIlo stesso anno, ma non sappiamo dove e per opera di quali
persone, fu battuta una medaglia in suo onore: una medaglia rarissima (ne noto u n unico esemplare), e preziosa, perch; nel
retto ci conserva l'unica e s g i e che si abbia di Galeazzo, con berretto e toga, contornata dal rioine: Galent. Caraciolus Mal-chionis Vici
&il., e con sotto di essa la data, r556, e la firma abbreviata dell'artista (H. Cre.). Nel rovescio l'epigrafe suona: Elegi sedere ad
limen in domo Dei rnei porius quarrz Jzabital-e in tabernaculis inzpietntis (3). La Ginevra del Calvino, con questa medaglia d'onore, pres:~perstinto ~ ~ z n i XVL
n , (Brunschv., i877), pp. 11-14.
Dedica alla prima edizione di Basilea, 1 5 j 8 : v. J. BONNET,Olympin Morata (4.a ediz., Paris, 18b4), pp. 207-08.
(3) L'unico esemplare della inedaglia (che ha 6; inillirn. d i diametro) si
trova nel Museo provinciale di Hannover, ed stato descritto e pubblicato d a i
( I ) CALVINI
Opet-a qrrae
(2)
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sentava agli occhi del mondo, il nobile campione che era venuto
a servirla e che con tanta costanza aveva rnanlenilito la propria fede.
P u r e jn Galeazzo vivcva cocente u n desiderio di a m o r e e quasi
u n rimorso per quella sua consorre abbandonata, incensurabile, affettuosissima, che Ges, apportando non pace ma guerra tra gli UOmini, aveva divisa da l u i , ina che Ges poteva a l u i riunire, e bisognava chc egli si adoperasse con ogni sforzo e industria a questo
intento senza vio!eittare la coscier~zadella buona creatura ma persuadendola a srnre al s ~ l otiarico, a convivere con l ~ i i ad
, accettarlo
c o m e aitcor-a l o aveva accettato nei primi a n n i della sua conversione r vira religiosa, trascorsi in Napoli. Ella gli s c r i v e ~ ase
o gli mandava ambasciate, e, d o p o il padre, fu le3 che, sulla
del '57 O ai p r i m i del '55, chiese d i rivederlo e parlargli in qua
luogo dello Stato veneziano, il piu vicino al regno di Nap
Venne concordato il ritrovo nell'jsola di Lesina, appartenente a
Dalmazia e che era quasi di fronte ai castello di Vico, feudo
Caracciolo. Grleazzo cl-iiese e ottenne licenza dai magistrati d i
nevra di assurnere per I'ocsacione la cittaclir-~anzadi Coira, con
quale sarebbe andato con maggior sicurezza nelle Terre venezi
p c u r essaycr d'attirer la famille (1); e d i persona si r e c t
Grjgicni a sollecitare le praticl-ie relative, che vennero a b
fine ( 2 ) . E, fornito di quella borghesia, egli prese il rnure e si tro
a Lesina nel ternp3 stabilito. Ma, quale che iie fosse la cagione,
moglie non volle o n o n pot recarvisi; e g17invi invece d u e
figli, il maggiore, Colaritonio, e Carlo, che gli fu grato rivede
13a cile egli, d o p o essersi ccn loro intratrenuro, rimand, ripiglian
deluso il ctnrnrnino del ritorno.
Noil appena tornato indietro h), nuove lettere di Vittoria
riproposero il convegno i n Lesina; e ci gli fu :issai gravoso,
L
DEMOLE,
,Mkdaill~ i l ~ e d i t cde Gar'eas Cal-accklo (in Pievue sziisse de ntimisnznriql'c, E. XXI!? pp. 85-88), il quale pensa per essa allo stile dei rned~igliatori
olanciesi.
2 2 febbraio '58.
A queste pratiche e alle difficolt clie s'ii-icontrarono e si superarono si
riferiscoilo parccciiie lettere del Bullingci., del Fabricius, del Salis e di altri,
Kol+t-espondei2; n2it den G ~ - a z ~ b : i i z d ehg.
~ - ~ ~v., T.
pubblicate i11 BULLINGER'S
Schiess (Basel, 1904)~11, Gj-7r. I1 7 aprile i1 Caracciolo era ancora iil Tirano.
(3) Veramente, secondo il racconto del L~ALBANI,
Vitcz, pp. 51-52, egli sarebbe tornato a Ginevra e di l ripartito per la iluova chia~nata,fornendosi della
cittadinanza di Coira. &/la dev'esserci quaiche conf~isione:dei docutnenti noil risulta questa duplice partenza da Ginevra per Lesina, n si vede come il Cnrac-
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UN C.4LVINISTA
ITALIANO
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o la cosa gli premeva perch non si dovesse risolvere a rirsi senz'altro in viaggio. L o pungeva anche qualche rirnorso
non essersi alrl~eno provato, quando lasci N ~ p o l i ,di persuala consorte ad accon7pagnarJ0, procurando d'11lurninarla a
o a poco sulla vera dottrina. I suoi amici, che seguivano le vie di quel tentato incontro e collocluic con la moglie, pensavana
si avvicii~ava i l momento per l u i piti pericoloso, nel qurzle la
costanza sarebbe stata messa alla pi terribile prova, e alcuni
evano che rion avrebbe resistito alla vista e alla parola della
a amata. Li fratelli che sorr q u i - scriveva da Venezia il
escccl-ii a Giulia Gonzaga -- restano di questo fatto non poco
ndalizzati, tna Carnesecchi sia saldo in sperar bene, acce~tai-ido
to in buor~aparte e prega:-ido Dio che l'inspiri a f a r q ~ l e l l oche
per ridondare in maggior gloria sua ( 1 ) ; e alcuni n-iesi dopo,
dendo a djcerie che davano per accaduta l a sua sconfitta: Di
eazzo Carzicciolo V. S. pu tenere per certo che sia burla tutto
Ilo che slaic~detto; che sia per esser prima ogni irnpossibil
a, che d i qi;eslo io so che non m' inganno ( 2 ) . I1 Calvino scri1 Caracciolo stesso: J'espre que la prsente vous pourra
trer 3 Venise, faisant mon compre que, devant 1a fin de juing,
drne vostre fernme sera arrivke 9 Lesena et n e s 7 yV O I I ~ Tpas
~
si lorigternps d u prernier coup. E t de faict, si elle est e n bor2
OS, j'ayrne ri~ieuxqu'clle s'en retourne de bonne heure appreson cas, afin d'viter soupson q u i empescheroi~sa liberte. C'esc
i l'un de n-ies plus gr;?nds dsiss pour le jour d'huy, d e scavoir
lle est son affection. Toures fois j'espre, encorcs qu'elle ne se
lust rengcr, q u e ce voiage sesvira d'un 13011 prparaarif. Dieil,
r sa bontk infini, veuille tout conduirc tellement q u e nous aions
uoi bnir son nom. Je suis persuad q u e , de vostre part, vous
q u ' i l Z.uy plaira vous envoier d'un cortarr p:risible, sat q u ' i l n'y ); rien rneilleur que de vous confnrrner h Luy. C a r
s estes clesjh de longten-ips accoustum prfrer sa volont B
tiffcctions, quc!lss que bonnes qu'elles soient (3). Ma znche il
(2)
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I 72
U N CALVINJSTA ITI\LIANO
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UN CALVINISTA ITALIANO
'73
74
G N CALVINISTA ITALIANO
BALBANI,
V i t a , pp. ja-60.
JULESBONSET,Le nzai-qzrs de Vico, psode de la Ke@i-~ze en Ita
nel Billlefi~zlzistoriqz~ee t li:f~*nire
d e In Societe d e l'lzistoil-e d u Pro
tisnze JCI-nrzcais, XVII, 1869, pp. 173-92: ristamp. nei Nozivenrtx rcits
;inze siecle dello stesso autore (Paris, 1870): v. in questa raccolta, p. 200.
(3) BALS-~NI,
<;Tb)ifa)
p. 60.
(i)
(L)
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UN CALVINISTA ITALIANO
= 75
h. crudele nei casi particoIari. Ma il Calvino ctrnava C stia Galeazzo, e sapeva q u a n t o avesse sofferto e soffrisse, e non
va rifiurare l'aiuto che o r a egli domandava, egli che tr;nto aveLr;i
o per l'onore della chiesa di Dio. Senza dubbio, per quelche gli porse, per non avergli opposto iirz reciso di17iego,
l'accusa, che egli antivedeva, di colpevole condiscenderiza per l'arnico,
per il nobile personaggio, che era decoro ciella chiesr; g i n e v r i n a ,
fii scag1i;rta allora contro di l z i ed ancor oggi ripetuta. h1;-1: anche
qui, chi osa entrare nella coscienza del Calvino c pretendere di sorprenderne gl'inrimi r;-ioti, e, i n fitccencla cos delicata, pesare, g i ~ dicare c biasimare? T'a,nto pi difficile ragliare i n questo caso la
parte del diritto e d e l torco, i n q u a n t o in esso si ponevi1 i l problema dello sciog1irn~:iitodel vincola conirrgaie per profondo dissidio di spiriti circa !a fede religiosa ossia circa il concetto stesso
della vita, ri1-i tlissidio che impediva la cooperazior-iz e convivei-rz~
nella societh matrimoniale e familiare.
Comunque, il Calvino, non respingendo prelirnincii-mente la
domanda bel CaraccioIo, volle che intorno a essa fosse d ~ t opiirere
dal Vermigli e dai maggiori teologi che erar:o allora xleIfa Svizzera ( I ) , e propriamente sul p u n t o se il testo di san P'ioIo nella
prima lettera a i Corintii: Si discedit infit-Ielic, discedar etc. n , e
il caso che vi si considera dell'abbandono del conir-age fedele d a
parte dell'i nfsdele, stabilisse un n ~ o t i v odi divorzio da aggirrrn;gea.si
a quello gi amrnesso p e r l'aclillterio. Il Caracciolo d o v e ~ t eandare
di persona ad assistere Ia propria causa, p e r h nella primavera
del '59 era i n g i r o per la Svizzera, pass per Surigo dove rivide
[sabella Briselia che col dimorava (z), e nei giugno arrlvaroiio i n sieme a Ci-iiavcnna, nella quale c i t t i la Briseiia si ferm ad aspettarvi la sua g e n t e di servizio e rimase poi stabilmente, ~.ifiutai>do
il ricovero offertole da1 principe Massimiliano d'Aus:ria i s Vjenna
jove una sua figliuola era, maritafa a un grr-iti!uoino della corre (31,
) EALBANI,
Vit'ai, pp. 60-67.
Abitava a Zurigo allo Kirchgasse presso una s i ~ i l o r aVoi1 Schonaii, con
o cameriere e un cuoco, e aveva nella stessa citt suo figlio: v. MEYER,
che Ge~?eim-ie;ILLocaf-120 (Zuricl-i, r12:35), 11, r j 1-52, e apperid.
in CHURCH,
Italia11 Ref01-MZEI-S,
p. 30.5.
ra d i Federico voi1 Salis al Rullii~gerda Chiavcnna 2 0 giugno '59,
~ i ~ u n z il'arrivo
a
del marchesr C della Briseiia, a l u i raccomanER'S Korrespo?za'en;, 11, 143. Si veda anche l'Estratto del pi-oecclzi, p. 213 (lettera del178 Iuglio '59). Suli'ii-ivito fitto alla
2)
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I 76
U N C A L V ~ N I S T A ITALIANO
I! p a x r e dei teologi del concistoro di Zurigo fu d a t o in senso favorevole il 18 maggio di quell'anno, sottoscritto dal Bullinger, ministro di quella chiesa, dal Vermigli che insegnava teologia in
q ~ l e i i ac i t t j , e dal170chjno, ministro della chiesa di Salorno, e vi
aderirono poi c o n l e l o r o firme Filippo Gallivo, predicatore a
C o i r a , Paolo Goclio, ministro della chiesa d i Teglio, Giovan Fabrizio Montano, ministro a Coira, Agostino Mainardi, ministro a
C h i a v e n n a , e Giulio da Milano, ministro i n Poschiavo (1).
Intanto, la procedura era stata iniziata e portata innanzi al
Concistoro di Ginevra, nel quale i l 6 aprile fu proposto l'affare, e
s'invit il Caracciolo a prociiirre i suoi testimoni, incaricando i l
Viret e il Bionde1 d i conferire in proposito col Calvil-io. I1 1 3 fur o n o uditi nove testimoni. che dissero del g r a c d e affetto che era
-stato sempre tra i clue coniugi, della meraviglia avutasi a Napoli
per i l distacco di Galeazzo nonostante Je lagrime della moglie, delle
freqcenti lettere scambiate tra loro, dei viaggi falli dal marchese
per sttrarfa all'evangelo, e via dicendo; e fu accettato il parerc
del Calvino che il marcliese dovesse ancora una volta insinuare alla
moglie di venire a stare con lui. I1 17 la causa f ~ mafidat~i
i
innanzi
al Piccolo Consiglio, e il 2 0 t o r n a l Concistoro, e il 24 al Consiglio, d o v e il Caracciolo fece notare che gli era assai difficile trasmertere una regolare intimazione a Napoli, onde si decise che si
sarebbe inviata una lettera personale, l a cui redazio!-ie f u commessa
al Calvino. Questi la scrisse con la dara del 1.' maggio, i n nome
del Sindaco e del Concistoro della chiesa di Ginevra, nobili c t
generosae doniinae Victoriae Carrafae , e in termini assai deferenti, d a n d o d u e mesi rii t e m p o per l a risposta ( 2 ) . Trascorsi i termini, il I O agosto il Caracciolo comur-iic al Concistoro che egli
avev,a fatto recapitare la lettera alla moglie e present la risposta
U N CALVINISTA ITALIANO
'77
negativa ricevuta; dopo la quale il Concjstoro lo rimand al Concon la dichiarazione che poteva essere messo in libert d i
mogliarsi. I1 14 il Piccolo Consiglio deliber in questo senso,
do per il nuovo matrimonio il termine d i tre mesi, oltre le
dovute proc1:tmazioiii e la notificazione della sentenza alla marches sa Vittoria (1).
Questo primo caso di divorzio per diserzione del coniuge i~ifedal coniuge fedele, ossia fedele alla vera religione (z), fece gran
more nelle chiese riformate, e si pu dire che il niodo in cui fu
-ragionato e risoluto fornisse l'intera teoria i n questa materia al
Tractatzrs de I-epzdiis et divo?-liis di Teocloro Beza (3). In questo
.si ritrovano tutte le questioni che allora si agitarono cos di errneneutica del testo paolino come d i carattere giuridico e morale e
altres politico, tra le quali l'obiezione che dal consentire ciffatto
divorzio sarehbe per venire scredito a1I7Evangelo. A quibus,
-obsecro? - rispondeva troppo vivamente i l Beza, - nam infideles
-infidelem conversurn ad fidern damnabunt ornnimodo propter conversionem, ac proincle vitari illum offendiculum non potest, nec
..curari etiam rnagnopere dehet . D a n n a t i per ogni conto dai papisti (egli diceva), nori bisognava d a r s i pensiero di questa Ioro
-riprovazioi-ie sopra un punto particolare (4).
-
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7%
UN CALVINISTA ITALIANO
continua.
fugo ne1 '52 per causa di religione, e che invano cerc di far venire presso di s
la moglie: onde tenne procedura sirnile a quella tenuta per il Caracciolo, e inr
proposito fu nel 1565 chiesto parere allo Zanchi: il Pizzardo si riammogli nel
luglio di quell'anno. Una lunga lettera di Gilles Gaultier al Beza, da Caen, 13
luglio I j - j r , che tratta, ii-i riferimento a nuovi casi, qucsio problema dei divorzio
per religione, e che si richiama ancti'essa al caso tipico del Caracciolo, si trova
nella corrispondenza di Beza, copie di I-lyppolite hubert de la Rue, appartenenti alla Socit du Musc historique de la Rformation, presso la Biblioteca.
di Ginevra.
( I ) Nei registri del Consiglio, sotto 1' r r giugno I j76, m i accaduto di
leggere di un oscuro personaggio, cli LILI artigiano, Antonio Fiiocamo, falegname,
calabrese, che (I a est6 renvoi au Consistoire pour avoir libert (i(: se remaricr
ayant esgard ce que sa feinme ne l'a voulu suyvre des douze ans en p, encor
qu7i l 17ayt somrne par Iettres, ayant responciu sus'icelles qu'elle ne le voriloit
suyvre, mais bien que s'il alloit par clela il serait le bien venu, poi-irveu qu'il
ne vescut & la religion des huguenotz, ainsi qu7 il est aparu de cela par suffisans
tesmoignages. A est arrest qu'on Iciy oultroie lettres de proclaination suyvant
1es ordonnances, aprks les~quelles, si e!le ne comparoit, il sera xnis en libert )I..
D'altra parte, non infreque~tif~ironoi casi di condanna 3. morte e di esecuzione,
quando sifftte circostanze non concorrevano e il nuovo inatrimonio era giudicato bigamia.
(3) Coine fa il cattolico autore di una Histoil-c de l'fnblisse~~zeizf
de la:
R q o r m e Gejzve (Paris, rY44), cit. dal DOUXERGUE,
Jean Calvin, 111, 641.
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UN CALVINISTA ITALIANO
IL MARCHESE DI V1CQ GALEASZO CARAGCIOLO
(Contin. : v. fasc. preced., pp. 161-178)
p
IV.
BURLAMACCHI,
ms. cit., sotto i1 23 ottobre 1542.
BALBANI,
Vita, p. 34.
(3) Estratto del processo Cat-nesecclzi, pp. 366-67. L'AIXABILE,OP. cit., T,
140, iilfor~nadelle dispute che il Ragnoni aveva col Flaminio, nelle quali egli
si professava <( sacramentario s, ossia avverso alla presenza reale d i Cristo nelI'Eucarestia.
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UN CALVINISTA ITALIANO
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UN CALVINISTA ITALIANO
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UN CALVINISTA ITALIANO
SCHITIDT,
op. cit., p. 182.
Dzle serinoni f a t t i nel tempo clze si celebra la S a n t a Cella del Signore. P1 primo sopra ' 1 decimo capo dell' Epistola agli Hebrei comilzciando
dal versetto zrndecimo infilzo al vigesitnoqziarto. I l secoizdo sopra ' l quarto
capo dell' Epistola agli Efesi, coiniizciaizdo dal versetto zllzdecimo iizJ;ino at
deciinosetfinzo (appresso Oliviero Fordrino, I 564).
(3) Cos nel Trattato primo dzlle 1-isposte fatte a d Z L I Z libt-etto d i messer
Atztonio Possevi~zodella messa. Nel quale si mostra clze il saci.i$cio della
inessa e Z L I Z L Z iizi~ei~tionedegli lztionzini et zina lzoi-renda idolatria (appresscl.
Oliviero Fordrino, 1564). Una vita i11 francese del Balbani, con notizie sugli altri
(I)
(2)
UN CALVINISTA ITAZIANO
"5 5
del conte Martinengo, nel '61 e ne1 '65 per quelle di Niccol Balbani, ne1'66 per u n figlio di Scipione Lentulo, nel '67 per una
figlia di Pietro Agosto, nel'71 per un figlio di Francesco Siciliano,
che era il (C musico della chiesa italiana; e cos per altri di n o m e
pi oscuro ( 1 ) ; se si guarda tra gli atti dei notai, la sua firma s'incontra in molti atti solenni, come nel contratto di matrimonio del
Basso con Bartolomea Rocca ( I 582), nel testamento del nobile Giovann'antonio Pellizzari ( I 58 I ) e in quello del conte Giulio Tiene d i
Qicenza (1 583) ( 2 ) . I1 C( signor marchese n, - come l o chiamavano p e r
antoilomasia i n Ginevra, nonostante che egli protestasse che il titolo non gli spettava essendone stato privato dall'imperatore (31, era ricercato da tutti, i n tutte le compagnie e le solennit, e collocato
nei posti d'onore. Giovan Luigi Pascale, nel partire per l a sua missione e i l suo martirio, gli affidava il nipote minorenne Carlo, a l
, quale scriveva: (C Ti ho lasciato monsignore il n-iarchese di V i c o
per padre, non perch io diffidassi della franchezza e sincerit di
tuo padre, ma per il gran desiderio che ho che ru sia coneinuamente istruito nel timor di Dio (4); e d i quel giovane, che poi
ne and a Cuneo ed apostat e servi i duchi di Savoia, e poi
cora dichiar di voler tornare alla religione riformata e informa
Signoria di Ginevra di un colpo che si preparava conlro la loro
c~tt,e fu, infine, diplomatico dei re Enrico I11 ed Enrico 1V di
ancia, il Caracciolo tenne per pi anni scrupolosamente la tua, e amministr il legato lasciatogli dallo zio (3). Alessandro Rialdi di Cremona faceva, nel 1567, esecutore lui, insieme col Balani, del suo testamento, col quale aveva escluso gli eredi riarali, se essi ne se retireront pas en l'glise rforme, s'assujeissans aux censures ecclesiastiques au moins I-iuit ans n , sostituendo, nel caso di questo inadempimento, i poveri della chiesa
(2)
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UN CALVINISTA ITALIANO
italiana(1). Al Caracciolo s'indirizzavano spesso coloro che dall'Italia venivano o si proponevono di venire a Ginevra; cos nel
1 5 j 2 Pietro Paolo Vergerio, pastore allora i n Vicosoprano nei Griinagnus quidam
gioni, annunciando al Bullinger di Zurigo che
vir brevi Genevam petit propter Evangeliurna n, avvisava di avere
presso d i s due casse o valige di questo innominato da trasmettere e consegnare al marchese Caracciolo ( 2 ) . Se alcuni italiani che
domandavano la borghesia ossia la cittadinanza quantunque no11
avessero dimorato un anno in Ginevra, adducevano (C la bonne cognoissance de monsieur le A4arquis D, si deliberava senz'altro che
la loro domanda fosse accolta(?). Se c'era luogo a l pi piccolo
sospetto, egli scrupolosamente esponeva le particolarir del caso
prima che si deliberasse; come quando un gentiluomo napoletano
gli si present, nel giugno del'61, e gli parl familiarmente diceridogli di esser venuto per vivere secondo la santa riforma, e,
dopo qualche tempo, gli disse ancora che partiva per cercare la
moglie e la famiglia, e i l ~7aracciolo,avendo saputo che era nata
qualche difideilza sul personaggio, volle avvertire che non lo coI-iosceva altrimenti e desiderava sapere come dovesse regolarsi verso
di lui (4). L'avvjso e la prudenza dei
signor marchese
erano
p
-
(2)
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U N CALTINISTA ITALIANO
.Pantano (4).
Altresi ai consigli della Signoria i1 Caracciolo fu assunto, do~poch nel novembre del '55 ebbe chiesta la borghesia, che gli fa
<concessa gratuitamente,
attendu qu'il est hornme honorable e t
renomm, et prince et excellenx en Italie, qui est venu ici pour
l'vangiie n (5). Fece parle, dunque, sin d a i '59 del Coiisiglio dei
"ugento, e poi anche di quello del Sessanta, sempre conferrnato e,
.qual delegato da essi, del Concistoro. Altri ha gi ustctrnente osservato
( I ) Tra costoro fu quel siciliano Scipione (le Castro, addetto gi alla corte
- d i Ferrante Gonzaga e verso Ia fine del '54 a Loi~dracon Filippo I I ed Emariueie
Filiberto, il q ~ a l e ,nel17estate del '357 si aggirava per la Svizzera, come narra il
-suo recente biografo (C. GIARDINA,
L a vita e le opere d i Scipiotze de Castro,
Palermo, 1931,p. 22 sgg,); e che cosa vi facesse e quel che g11 accadde col pu
rapprendersi dalle Chroniqzres de Ceizeve del ROSET,i. VI, C. 2, e, sui doc~irnenti
del processo, da A. ROCET,Nistoire du petlple de Gelzei~ed e p ~ i sl a !l(6fol-nze
.izisqzi' I'Escalade, t. IV (Genve, r877), pp. 2-5-97: cfr. la Critica, XXXI
('933), PP. 46-47.
( 2 ) Cos ncIla sua Iettera del rg luglio '58, quando il Caracciolo era in Ita-lial cominciava col dirgli:
Quant ?
17tat
i commun de la ville, i1 n7est rien
-adveilu clepuis vostre partement, digne de vous estre mand si noil que nos voi.sins (i Bernesi) aians quelque nouvelle occasion de nous fascher, y travaillent
leur coustume tant qu'ils peulvent. Cependant nous ne pouvons avoir jiistice par
les subtcrfuges qu7ils inventent, comrne que j'espre qu'entre ces et vostre venue
Dieu aura pourveu de quelqcie bon expdient N (Lettres fi-an?aises, ed. Bonnet,
11, 206-18).
(3) Tra le lettere pubbl. dal TRECHSEL,
Die protestn~ztisclzen A~ztitl-ilti-tarier lior Fazistzis Soci11 (Heidelberg, 1844)~11, 417.
(4) WOLFSCKE,
Der BI-iefweclzsel del- Sclzwei,ce~*172it di312 Polen (I,eipzi3,
r~go8),pp. 178, 190.
(5) Registri del Consiglio, t I novembre '55.
9
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UN CALVINISTA ITALIANO
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HEYER,nelle ~ V o t e scit.
BALBANI,
V i t a , p. 66. Su Francesco e Alfonso d7Este, v. la R e l q i o
d i Fei-1-ai-a del MANOLESSO
(157j), in ALBERI, 'i{ela;ioni degli anzbasciato
veneti, s. 11, t. 11, p. 426.
(3) BALBANI,
1. C.
(4) J. ROSEROT
DE MELIN,Antolzio Ca?-acciolo, e'vqiie de T r o y e s (Par
Letouzay, 1923)~pp. 275-77.
(i)
(2)
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UN CALVINISTA ITALIANO
25 9
irrequieto e avventato ma anima fervida di spiriti religiosi, dedicava nel '58 la traduzione italiana della fondarne12tale Ipzstirutio
keligiorzis chrisiianie del loro maestro (1). I1 Passale soddisfaceva
con quella fatica il desiderio che cii quel libro si aveva dai (C pii
e saggi )I uomini d'Italia, pi ancora che degli altri cornponimenri
cristiani, C( per vedere il Regno di Giesii Christo nell'ftalia nostra,
avanzare e quello dell'Antic1iristo gire a l basso et a ruina n . Ed egli,
che il Caracciolo si degnava d i amare e tenere nel numero dei
suoi
p i ~domestici e famigliari n, volle che la sua traduzione
(C uscisse e discorresse per I:
mani de fedeli sotto quei nome C amato
e riverito )I, per (C cos aciori~arlodel titolo di quel signore, il ciii
gran rifiuto d i tutte quelle cose che pii1 care sono e pi pregiate
appresso al mondo, per seguire Giesl Christo, si dar sempre a
tanto onore e gloria dell'Evangelica ~ i m i l t he bassezza quanto egli
ha tutti i signori e principi cIell7Iralia con tutti i loro popoli di
meravigiia ripieni e d i stupore, che non stato poco, e Ia cui memorabile e christianri renunziu cari sen-ipre un efficace esempio di
tanto grande consolazione e arnrnaestrarnento a ciascun pio, di quanto
infinito dolore e confusione ella stata et tuttavia cagione a i pila
empii adoratori dell'abozninevole Romana bestia )I ( 2 ) . Al Caracciolo
venne dedicata altres la traduzione francese dell7Atzatonzia della
i~zessadel Mainardi, che a stimolo di lui esegu il gentiluomo francese, il quale f u uno dei segretari di Calvino, Charles de Joinvilliers(3): dedica che era non solo segno di gratitudine per le prove
di affetto ricevute, ina voleva far sapere a tutti quelli che legge-
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rebbero il libro en quelle execratian n il Caraccioio avesse ceste messe , e quanto la stimasse abominable devant Dieu
Al Calvino, che, costante da sua parte nella stima e nell'arnicizia,
ripose sempre in lui grande fiducia, i l Caracciolo di$ l'opera sua nelle
aspre loitv che quegli dov ancora affrontare nell'uitimo decennio
della sua vita, e delle quali urla delle pi aspre e gravi s i combatt
proprio nel seno della chiesa italiana. I1 Calvino aveva trionfato sui
liberrins , sui jeunes dbaulchcz n, come li chiamavano ( I ) , sui
bramosi di vita allegra, - a uno dei quali, che fu loro capo, si attribuiva, tra l'altro, di voler, nientemeno, mettre le bordeau es quatre
coings de la ville, s'il venoit e n crdit ,- ma che erano poi nient'alt r o che i vieux genevois , insofferenti del regime claustrale che
pesava sulla loro citth. Pii pericoloso perch andava a ferire la dottrina stessa, e, attraverso la dottrina, 1u compagine socisle, si dimostrava il moto degli antitrinitarii e degli anabattisti, due sette
che furono comprese nella medesima avversione e quasi tra loro
identificate, e, in verit, s e l t i u ~ n d o ,come s' accennato, il radicalismo intellettualistico e l'egucilitarismo, tendevano a distruggere tutti
i dogmi religiosi e, nelle loro conseguenze pratiche, menavano
all'estremo democratismo e a! comrinismo. I1 Calvino, che: aveva
severamente ributtati e repressi gli uoi e gli altri fin dal tempo
della sua prima venuea in Ginevra, e che nel '53 mandava a1 rogo
Michele Servet, se li vide qualche anno dopo risorgere innanzi tra
gl'italiani e nella nuova chiesa italiana ginevrina.
I1 prorompere dei bisogni e degIi sforzi di riforma religiosa i n
Napoli aveva avuto la sua destra i n quei seguaci della giustificazione
della fede che non escludevano in modo assoluto le opere s che pensavano di poter rimanere nella Chiesa cattolica e contribuire a purificarla e ravvivarla; aveva avuto i l suo centro di schietti evangelici, che stavano tra i l luteranisrno e il calvinisrno; ma, insieme, anche
una sinistra, e anzi un'estrema sinistra, che non rifuggiva dalle negazioni p i ~distruttive del cristianesimo stesso. Molti, tra quei critici e arditi ingegni, non paghi di rifiutare il papa, il purgatorio,
i digiuni. i santi, la Vergine, il libero arbitrio, la confessione, l'idolatria della messa, tenevano che Ges Cristo non fosse figlio di Dio,
che Maria non fosse vergine, che nell'eucarestia non fosse il corpo
di Cristo ma solo un segno, e, andando anche piL1 oltre, che Ges
non fosse il vero Messia, i1 quale doveva ancora venire, ma u n
)).
(i)
ROSET,VII,
11.
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26 1
U N CALVINISTA ITBLIANO
262
U N CALVIBISTA I T A L I A N O
C,,
p.
13.
(5) SCHBIIDT,
Op. cit., p. 65.
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U N CALVINISTA ITALIANO
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( I ) (I Scimus ex idoneorum horninurn testiinonio quantum nascenti Neapoqitanae ecclesiae liber ille detriinentu~nattulerit 1 1 , cit. dal B ~ E I - ~ S I(nella
E R detta
.appendice, p. j5j n ) , il quale non dubita dell'allusione al Caracciolo, che anche
.a ine par certa.
( 2 ) Si veda la ristampa della redazione francese di esso: Trair des Izr.diqzle snvoil- si otz les doit perskczltei., etc., a cura dell'O1ivet e con prefz.zione dello Choisy (Genve, Jullien, 1913).
(3) Riferita ~ ~ I I ' A ~ I A B I L E ,I l Snnz'o Oficio dell'Inqzlisi,-ione cit., I, 224-25.
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UN CALVINISTA ITALIANO
tenace nella resistenza; e, di conseguenza, nell'agosto una commis-sione di giuristi giudic che avesse meritato la condanna a l rogo.
e, per rnitigazione, il taglio della testa, pur p r o p o r i e ~ ~ ddi
o indugiare per vedere se si pentisse. I1 Gentili, ammalatosi nella sua.
dura prigione, si pieg alfine e dov sottoporsi il 2 sertembre alla
pubblica ritrattazione in camicia, a piedi nudi e testa scoperta, con!
la torcia e in ginocchioni, e a dare fuoco con le sue stesse mani
ai suoi scritti infami, rimanendo, dopo questa cerimonia umiliante,.
prigioniero nella citt: dalla quale prigionia sottrattosi con la fuga,
continu a sostenere e propagare le sue opinioni nei paesi dove
and errando, e, i n ultimo, a Berna, dove, di nuovo processato, fu
condannato e decapitato (1).
Sfortunatamente, proprio in quei niesi cos difficili per il Calvixicb.
e per fa chiesa italiana, i l Caracciolo viaggiava in Italia per incontrarsi con la moglie e procacciare d i condurla con s; e i l Calvino4
l o informava per lettera cIi quanto avveniva: u E n vostre nation.
- gli diceva - vostre abse~ace a p o r ~ egrand dommage, pource.
que vous eussiez estk propre B obvier i beacicoup de troubles qui,
sont survenus les uns aprs lea aultres, er continuent encore
prsent s. E gli narrava Cella fuga del Blandrara e poi dell'hlcia~i,.
e dell'imprigiot-iainento del Gentili, double et desloial , che
aveva tenu comme eschole e n cachette pour semer ses erreurs,.
qui sont eil ce goint aussy dtestables que ceux $e Serve:, comme
de faict s'est quasy tout un 1) ; concludendo: , Si est-ce que je d-sire bien, pour aultres maladies secrtes de I'EgIise, que vous soyez.
hien tost de retous; car je veoy de jour en jour q u e les ilns s'envenirnene contre les aultres. Q u a n d vous seriez icy, j'espre que.
par vostre aide Dieu y donnerait meilleure issue. Si vous iardez,
j'essayeray tout ce qu'il m e sera possible h tout apaiser (2). E+
quando egli torn, la calma era ristabilita e il Ceglili g l i fuggito;:
ma. ancora nell'anno seguente I'Alcia~i e il Tellio, fuggito a sua,
volta, si erano fermati poco lontano da Ginevra, a Farges, e avevano segreti colloqui coi loro amici della citt al ponte d'Arve:
onde furono privati della borghesia e banditi dalla citt e da! territorio sotto Fena di morte, insieme con una donna, Carmina Copa,
che aveva manifestato il suo sentimento che Michele Servet fosse vera
))
UN CALVINISTA ITALI.%NO
265
contiizua.
(I)
(2)
GROSHEINTZ,
OP. cit.) pp. 115-16.
KUFFINI,OP. cit., p. 6.
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UN CALVINISTA ITALIANO
IL MARCHESE D% WICO GAEEAZZB CARACCIOLO
(Contin. e fine: v. fasc. precerl., pp. 251-265)
LA NUOVA
GALEAZZO
~ARACCIOLO
LONTANA.
E L'ANTICA
FAMIGLIA
HEYER,N o f e s cit., p. 9.
RALBANI,V i t a , p. 63; e cfr. ivi, nota a p. 64.
Notizie che si ricavano dal s u o testamento del 50 agosto I jS6, citato
Registri del Consiglio, 14 e 31 gennaio I ~ G I .
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...
( t ) ((
situe eil ceste cit d e Gerikve U la place dicte dc. Saitlt
laquelle confroilte jouste la maison d e Llaude Tabuys de lcvant, la mai
noz mapnifques et trs hoili~orez seigneurs de Genve d e coucl-iailt, 1
des l-ioirs fe~aPierrc Pia11choi1, L I I I ~ rueile entre cleui, d e bise, et l a dict
d e Saint Pierre et rue teildant vers l a Madeleine de veilt (dall'atto
pera di ciii pii1 oltre: v. estratti citati d i rogiti notarili).
(2) Hcuen, op. cit., p. r;:
(( elle occupnit
u11e portion cie la
rna,iiltei-innt le Casino, i cOt d e la rnlisotl Beaumoilt, q u i apparte
1' Etat, et q u i servail logcr des pnsteurs n.
(3) Nel testamento della qciale, fatto nel '60, solio noinillate una M
dicr, una J.icquelii1e T h e i o u l t e una Seanne T7igueur, che la servivano.
(4) BALBXNI,V i f a , pp. 64-65.
( j j Notizie tratte dai testamenti (esrratti dai rositi notarili citati).
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) B A L ~ A NVita,
I,
p. 67.
Op. cit., pp. 67-69.
Registri del Consiglio, 23 luglio '68.
Registri del Coilsiglio, 30 genilaio '70.
Registri del Consiglio, c, geiltlaio '79.
. . . assavoir une maison tout ainsy qu>clIese coinpose amcq la cour3 t ez: le courtil derriere icelle, le tout situi Sacconnsiy le Pett, jouxte
i11 ptiblicq tendant clu bout de Viei-ir-ietz et centiers vcnalits de Genkve
ay le Crand )) (dal!'atto di rivendita del 29 decembre '73, Afizzries de
ILZ Xzle, ~zotnil-e,vol. VJIj.
egistri del Consiglio, g agosto '68.
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veniente alla sua pace e alla s ~ i adignit di allontanarsi d a Gira, e che la necessitA economica era messa innanzi ad evitare
ttiti e scandali, come motivazione ufficiale; giacch altrimenti
. .
SI spiegherebbe perch rnai egli volle uscire addirittura dal
itorio della Repubblica. D'altroride, il fatto del. silenzio che su
o suo allontanamento da Ginevra osserva il suo amico e bioBalbarii, ministro della chiesa italiana, sembra confermare,
tale difficoltk a raccontare o ritrosia di ricordare, l'interpretane che qiiaiche cosa era accaduta sulla quale si volle stendere un
Galeazzo, venduta la casa di Ginevra e la casetta del Petit-Sacnex, si trasfer, dunque, nel r 572, fuori del territorio ginevrino,
orando ora a Nyon ora a Eosanna, sebbene non lasciasse d i fare
Ita gite a Ginevra, dove era sempre accolto con riverenza (1). L'alanarnerieo dur cinque anni; ed probabile che in questi cinque
reccllie pratiche officiose si tentassero per indurlo a desistere
proposito, offrendogli di rimuovere le reali cagioni di quelanamento. Cominci a venirsi a capo de!la cosa solo tra Ia fine
dei'75 e i primi del '76 quando si pari6 nella Compagnia dei pai (nella quale prob2bile fosse sorto il dissidio) delta determione che egli aveva presa di tornare; e poich c'erano quelques
ulrs s , ossia evicielitemente il Caraccioto metteva le s ~ i econni, finalmente si riusc a risolverle: le torit (dice il verbale
Consiglio) a est ~ellernentvid par devanr quelques uns des
Messieurs et d e nostre Compagnie, qu' il est dernecir paisible e t 3sr de la bonne affection qu'on lui porte et la paix i?). 111egli aveva spedito procura a l nobile Evangelists Offredo aftrattasse con Filippo de Pas, signore di Feynires, e con la
ie d i lui, Francesca d'avanscrn, per la ricornpera della casa
veva fora venduta, e la riebbe nel decembre dei '75, pagandola
ila fiorir-ii, cio pi di quanto l'aveva venduta (3). Nel marzo
i5 chiedera perci e otteneva. una diminuzione dei diritti di
sto, che gli f u subito acccirdara (4).
1 13 marzo del '77 il CtlraccioIu si present ~ ~ E c i a l m c n ral
e
lo Cot~siglio,e tenne un discorso, nel quale disse che, i i l conHEYER,i. C.
Docrimento riferito ~ ~ ~ ~ ' H Ep.T 15.
ER,
Contratto d i compera del I O decembre '75 (Exi'rnit des ~tti!trrfes~ i e
izon, ?zotni?-e,1573-76).
Registri del Consiglio, 26 marzo '76.
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F u sua nioglie Renata Burlamacchi, una delle donne pi insigni per ina , bont8 e operosit nella colonia italiana.
Registri del Consiglio, 26 luglio 'j8.
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1 suo' persistere nell'eresia e quella dimora i n paese eretico dangiavano il figliuolo Carlo nella sua carriera ecclesiastica e gli
pedivano di ascendere alla dignit di vescovo e di cardinale;
che Galeazzo rispose come si pu ben imniaginare, gettando
e1 fuoco le lettere che il nipote gli aveva recate (1). Piu sgrato fu costui negli altri suoi argomenti e mezzi d i persuasione,
endo osato offrirgli, cia parte della famiglia, lettere di cambio s u i
canti di Lione per una grossa somma di danaro, che gli sarebbe
ta servire per rrattenersi onorevolmente nel luogo d'Italia al
ale gli piacesse ridursi, e pil d e ~ e r n ~ i n a t a r n e ~ini t eTorino, per Ia
e citth si avevano protnessc che egli potesse dimorarvi con sizza. E, poich Galeazzo gli replic quel che era del caso, i l
atino prese ad oltraggiarlo con veementi parole ingiuriose. Galeazzo
travagliava gih nelle sofferenze del lento male di cui doveva more, un catarro cronico accompagnato da a s m a ; onde i magistrati
Ginevra, saputo deila tortiira morale che gli s'infliggeva: provero a liberarnelo, scacciando dalla citt8 quel fastidioso e i m p u nte con ingiunzione di non pi tornarvi. Ancora dopo la sua
rte capit a Ginevra persona che, credendolo i n vita, veniva a
entare la grande opera della sua conversione; e fu un frate, a l della sua parentela e famiglia, un predicatore famoso in
a, il quale, gonfio di fratesca presunzione per la sua tonante
toria, si teneva sicuro di vincere il punto. hla, a qiiel tempo, la
lente Vittoria Carafa gi non era pii1 al mondo, avendo chiuso
occhi i11 Napoli il 18 settembre del 1584.
Galeazzo n-ioriva di li a non molto, e nel testan-ienlo preparato
du1777(2), dopo avere restituito alla seconda mogIie la dote reagli con aggiunti assegni e legati, dispensava quant'altro egli
edeva all'ospedale, al collegio, alla borsa italiana dei poveri,
siderando suoi eredi, per i beni lasciati nel regno di Napoli, i
figli Colantonio, Carlo e Lelio, e, per la legittima, le figlie Giu-
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E il secondo lodava la c o m p a g n a devota, che, aEranra d a l d o lore, non iildugi a lunga sulla t e r r a d o p o che il consorte se n'era
dipartito :
Vix vix undecies repararai cornua Pl-ioehe,
coi~spiciturtristi funus in urbe novuin.
Anna suum coniux lacrymis venerata n ~ a r i t u m ,
indon-iito ~ a n d e r nvicta dolore cadit ...
( i ) La casa del Caracciolo era in vendita nel maggio del13 '67, e si fece prapostc: che l~acquistassela Signoria, potendo servire per alcuni dei pastori ( R e s i stri del Consiglio, 26 maggio 1387). Ma nelle r-iotizie mss. gi citale sulla falliiglia Balbani si legge che Enrico Balbani (che era venuto a Ginevra con 1s moglie
ncll'ottobrc dell' '839 (( y acquit la inaison q u i avait 1S d u nlarquis Caracciolo
ct le jardin la porte c'ie Rive, q u e possda depuis Csar Balbani, son pnrent N .
Di Galeazzo, come di altri cospicui personaggi ditlla chiesa giiievrina, noil si
serba alcun ritratto, dice il L)OU.?~ERGUE(OP. cit., 111, 407): al quale sfuggita la
iilcdaglia del 15j6, che di sopra abbiamo riprodotta.
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APPENDICE.
Alla m o r t e d i Galeazzo Caracciolo nella coil-iunit g i n e v r i a a si
i l b i s o g ~ i odi f e r m a r e 1'imrnagine d i t a n t o u o m o p e r n ~ a n ~ e n viva,
er
meglio si poteva, l'efficacia de1l7esen2pio c h e egli aveva d a t o e del1
r i t i c h e aveva a p p o r t a t a alla l o r o chiesa. I1 s u o a m i c o Niccol B
si accinse s e n z a i n d u g i o a c o m p o r r e u n a biografia d i lui i n ital
prese accordi c o n Francesco H o t m a n , c h e l'avrebbe t r a d o t t a i n la
c o l pastore S i m o n Goulart, c h e l'avrebbe messa i11 fralicese: d o p o
chiese a l Consiglio il permesso d i stamparla, l a q u a l cosa f'u acc
i n conseguenza d i u n e s a m e f a t t o n e d a l s i g n o r Cl-ivalier ( i ) . L'ope
Balbani v e n n e f u o r i i n u n volumetto, sul cui titolo si legge quel1
n o m i n a z i o n e d i (C s i g n o r Marchese I), c o n la quale Galeazzo e r a
l a r m e n t e cotiosciuto i n Ginevra:
Historin della vita d i Gnleng
ri~cciolochinvznto ii signore i w ~ r c h e s e ,~zellnquale si c o n t i e ~ ez l
e singolilre csen~piodi cosiangn e persevern~z~~z.
izclln piei5 e ~zellil
religione. S t a m p a t a i n Geneva MDLXXXVZf ( 2 ) . L ' i n t e n t o d i es
c l i i a r a m e n t e di edificazione, c o m e si vede n o n solo dalla dedica C(
lettori I), m a spiccatamente dall'erifasi e dall'atiiplificazione o n d e
t r a t t a t i t u t t i i motivi, c h e v i s'intrecciano, religiosi e morali. L a
z i o n e l a t i n a dello Motriian f u c o m p i u t a , e poi stanipata a n c h e , n e l 1 5
l a ~ r a c i c z i o n efrancese del G o u l a r t n o n p a r e cl-ie fosse eseguita o, al
n o n f u rnessa a s t a m p a (4). I - u n o r t e del Balbani, a v ~ e n u t ai
stesso ( 2 agosto J ; S ~ ) , d o v a m e v o l i r e l o zelo dei s u o i colla
essere c a g i o n e altres della dispersione e s o m m a r a r i t dello
italiano. T u t t a v i a , n e l 1635, se n e e b b e u n a t r a d u z i o n e i n g l e
sl-iam, r i s t a m p a t a ne1 '33 (5); e dalla vita del Balbani il T u a n o
((
.- -
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(2)
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ere la notizia che dei casi del Caracciolo di6 nelle sue Historiae ( 1 ) .
rea Cardoini, riconvertito al cattolicesimo, nella sua Xelnqione di GiLZ (r620) lo ricorda. soggiungendo che
reputato dai ginevrini uomo
ntimonia singolare a. Forse nella lunga e tenace ortodossia calvinidegli italiani-ginevrini, che si afferm, tra l'altro, nel sinodo di Dort (1-618-19)e nel loro propugnare la dottrina della grazia particocio della predesrinazione, contro quella della grazia generale (2),
ava lo spirito intransigente di Galeazzo Caracciolo, fedelissiino alinaria dottrina calvinistica.
poi l'immagine di lui e la storia della sua vita svanirono dalla
dizione, e ci volle il famoso invito del cardinale Spinola ai lucvi-ini di tornare nella loro antica patria, perch a u n o d i queincenzo Minutoli, venisse il pensiero di rinsaldare i suoi connazionella fermezza in quell'occasione dimostrata col ricordare l'esempio del
ciolo merc la traduzione dei libro quasi perduto del Balbani ( M un
qu'il m'a falIu deterrer )I), fatta in francese, affinch fosse di g i o ~ a a tutte le chiese riformate (3). Genve - egli diceva, - n o ~ r csemre, toit, messieurs, s peu instruite d'un vnement si rare et si
qu' il se soit presque tout pass chez elle, qu' il toit desormais
erilps qu'on le luy fit connoftre pour (en luy apprenant non seulecornrne quoy une glise italienne s'est forme dans son enceinte, mais
de quelles vertus ont brill les fid8les des diverses nations et Iangues
Dieu conduisit icy les premiers, ds la Reforrnation tabl&) l7 induire B
mettre dans cette pretxire fervcur de pie16 qui servit autrefois d'atn t d'hoiln6tes gens qui s'y refugrent n. E nondimeno - agil Minutoli - il Caracciolo, cos dimenticato, era tale uomo
oro Beza non aveva dubitato di dargli il soprannome di seoyse . Per una curiosa coincidenza, nello stesso anno, in Olanda,
tra traduzione francese se ne faceva, m a d i sulla traduzione latina
man, dal Teissier d e Lestan, che apportava ripruve a conferquella era u n a storia e non gi un romanzo, e nella prefazione
ava sulla questione del divorzio del Caracciolo e del biasimo
n e era venuto ai riformati (4).
((
edica a lord Edmmdo Sheflield, v i ha copia iiella GuicciarNel libro LXXXIV, che nella prima edizione completa di quell'opera
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(I)
I-)I~),
pp. 18-19.
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e in Venezia alla Istorin civile del Regno d i Napoli, aggiunte che videro
la luce in francese nel 1742, e i11 italiano nel 1753 ( I ) .
Tralasciando i ricordi del Caracciolo, tutti di seconda mano, che si
leggono nello Specinzen Italiae reformatae del Gerdes ( 2 ) e in molti altri libri vecchi e nuovi, giova notare che nel 1854 fu ristampata a cura
della Socit des intrets protestants la traduzione del Minutoli (31, e ne1
1575, finalmente, a cura del Comba, il testo originale del Balbani di SUIl'esemplare di Berlino (4): ambedue pubblicazioni d i propaganda, delle
quali, per altro, la seconda si avvantaggia no11 solo del testo al quale risale, ma anche delle ricerche archivis~iche che in quel mezzo 1'Heyer
aveva compiute intorno al Caracciolo nei docuinetiti ginevrini (5). Queste ricerche sono state da me ripetute i n modo piu completo in due
gite fatte a Ginevra, e, iiltegratele coi doc~imeiltinapoletani, le ho, insieme col racconto del Balbani, poste a fondamento della ricostruziane
storica che ho qui tentata.
Si veda ilella riedizione italiana del 1733, vol. IV, pp. 108-1;.
Batavorum, 1765, a pp. 104-13 e , d i ncovo, 205-07.
(3) Genve, Cherbuiiez, 1834.
(4) Historia di Galea;;o Caracciolo ciziarnato il signor Marclzese, nella
quale si contiene urz raro e singolar-e esenzpio d i cosfanqa e d i perseveranqa
~zella piet2 e ~zella ?era rel-ione, scritta da N r c o ~ n o BALBANI,stampata la
prima volta a Ginevra nel 1587, or ripubblicata con prefazione e note di Emilio
Comba, professore di storia ecclesiastica in Firenze (Firenze, tipogr. Claudiana,
1873). Debbo al prof. Eduardo Taglialatela il dono di un esemplare di questa
edizione, anch'essa assai orinai quasi introvabile.
(5) Nelle Notes pi volte citare.
(I)
(2) Lugduni
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