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CESARE

Cassio Dione, XLI 38, 1-2


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Poich correva voce che molte persone possedevano molto denaro e lo tenevano nascosto, ordin
che nessuno potesse possedere pi di 60.000 sesterzi in argento o in oro. Diceva di non introdurre
questa legge, ma solo di ripristinare una legge che gi prima esisteva, affinch da una parte i
debitori pagassero i debiti ai creditori e i creditori facessero i prestiti a chi ne avesse bisogno, e
dallaltra i ricchi venissero allo scoperto e nessuno si tenesse il denaro nascosto (e ci per evitare
che durante la sua assenza a Roma scoppiassero dei tumulti).
Suetonio, Caesar, 41, 3 42, 2
Recensum populi nec more nec loco solito, sed uicatim per dominos insularum egit atque ex uiginti
trecentisque milibus accipientium frumentum e publico ad centum quinquaginta retraxit; ac ne qui
noui coetus recensionis causa moueri quandoque possent, instituit, quotannis in demortuorum
locum ex iis, qui recensi non essent, subsortitio a praetore fieret. octoginta autem ciuium milibus in
transmarinas colonias distributis, ut exhaustae quoque urbis frequentia suppeteret, sanxit, ne quis
ciuis maior annis uiginti minorue decem, qui sacramento non teneretur, plus triennio continuo
Italia abesset, neu qui senatoris filius nisi contubernalis aut comes magistratus peregre
proficisceretur; neue ii, qui pecuariam facerent, minus tertia parte puberum ingenuorum inter
pastores haberent. omnisque medicinam Romae professos et liberalium artium doctores, quo
libentius et ipsi urbem in colerent et ceteri adpeterent, ciuitate donauit. de pecuniis mutuis disiecta
nouarum tabularum expectatione, quae crebro mouebatur, decreuit tandem, ut debitores
creditoribus satis facerent per aestimationem possessionum, quanti quasque ante ciuile bellum
comparassent, deducto summae aeris alieni, si quid usurae nomine numeratum aut perscriptum
fuisset; qua condicione quarta pars fere crediti deperibat.
Registr il popolo non alla solita maniera n al posto solito, ma per quartieri e per tramite dei
proprietari di case; cos il numero dei beneficiari delle distribuzioni pubbliche di grano fu ridotto da
trecentoventimila a centocinquantamila; e per evitare che in futuro la compilazione di queste liste
divenisse motivo di nuovi disordini, stabil che ogni anno il pretore rimpiazzasse i beneficiari morti
nel frattempo, sorteggiando tra coloro che non erano registrarti. Invi ottantamila cittadini nelle
colonie oltremare e, per rimediare al conseguente calo di popolazione nellUrbe, stabil che nessun
cittadino tra i venti e i <sessanta> anni stesse fuori dallItalia per pi di tre anni di seguito, ad
eccezione di chi serviva nellesercito, che nessun figlio di senatore intraprendesse viaggi allestero,
se non al seguito di un magistrato (come suo ufficiale o funzionario), che gli allevatori di bestiame
impiegassero tra i propri pastori almeno un terzo di adulti di condizione libera. Diede la cittadinanza
a tutti coloro che esercitavano la medicina e insegnavano le arti liberali a Roma, in modo che un
tale favore rendesse loro pi gradito il soggiorno nellUrbe e ne attirasse altri. Quanto ai debiti,
invece di abolirli come si continuava a richiedere, stabil che i debitori soddisfacessero i creditori in
base alla stima dei propri beni e al valore che questi beni avevano prima della guerra civile; e che
dal totale dovuto si deducessero tutti gli eventuali interessi gi versati o in contanti o con documenti
scritti: questo provvedimento ridusse i debiti di circa un quarto.

Tabula Heracleensis (= RS I, nr. 24), ll. 142-151


quae municipia coloniae praefecturae c(iuium) R(omanorum) in Italia sunt erunt, quei in eis
municipieis colon<i>eis praefectureis maximum mag(istratum) maxim<a>mue potestatem ibei
habebit tum, cum censor aliusue quis mag(istratus) Romae populi censum aget, is diebus
(sexaginta) proxumeis, quibus sciet Romae c<e>nsum populi agi, omnium municip{i}um
colonorum suorum queique eius praefecturae erunt, q(uei) c(iues) R(omanei) erunt, censum
ag<i>to; eorumque nomina praenomina patres aut patronos tribus cognomina et quot annos
quisque eorum habe<bi>t et rationem pecuniae ex formula census, quae Romae ab eo, qui tum
censum populi acturus erit, proposita erit, a<b> ieis iurateis accipito; eaque omnia in tabulas
publicas sui municipi referunda curato; eosque libros per legatos, quos maior pars decurionum
conscriptorum ad eam rem legarei mittei censuerint tum cum ea{s} res consul{er}etur, ad eos
quei Romae c<e>nsum agent mittito.
Colui che ha la carica suprema o la massima autorit nei municipi nelle colonie e nelle prefetture di
cittadini romani esistenti in Italia nel momento in cui a Roma il censore o un altro magistrato svolge
il censimento del popolo, costui deve svolgere il censimento dei cittadini romani presenti in tutti
quei suddetti municipi, colonie o prefetture, entro sessanta giorni dacch sa che a Roma si svolge il
censimento. Deve raccogliere da loro la dichirazione giurata di prenome, gentilizio, genitori o
patroni, trib, cognome, et e patrimonio secondo la formula del censimento indetta da colui che
svolge il censimento a Roma. Deve far registrare tutti questi dati nellarchivio della propria
comunit. Deve inviare i registri a coloro che svolgono il censimento a Roma per mezzo di
funzionari appositamente scelti dalla maggioranza dei decurioni locali con una delibera
specifica.

AUGUSTO
Tacito, Historiae, I 1
Initium mihi operis Servius Galba iterum Titus Vinius consules erunt. post conditam urbem
octingentos et viginti prioris aevi annos multi auctores rettulerunt, dum res populi Romani
memorabantur pari eloquentia ac libertate: postquam bellatum apud Actium atque omnem
potentiam ad unum conferri pacis interfuit, magna illa ingenia cessere.
Inizier la mia opera dallanno in cui erano consoli Servio Galba, per la seconda volta, e Tito Vinio.
Molti autori hanno narrato i precedenti ottocentoventi anni intercorsi dalla fondazione della citt,
quando le vicende del popolo romano venivano ricordate con eloquenza pari alla libert: dopo la
battaglia di Azio, fu invece necessario, per il bene della pace, attribuire tutto il potere a un uomo
solo, allora vennero meno anche i grandi talenti letterari (cfr. Antologia delle fonti, II.2 T4).
Augusto, Res gestae, 34
In consulatu sexto et septimo, postquam bella civilia exstinxeram, per consensum universorum
potens rerum omnium, rem publicam ex mea potestate in senatus populique Romani arbitrium
transtuli. Quo pro merito meo senatus consulto Augustus appellatus sum et laureis postes aedium
mearum vestiti publice coronaque civica super ianuam meam fixa est et clupeus aureus in curia
Iulia positus, quem mihi senatum populumque Romanum dare virtutis clementiaeque et iustitiae et
pietatis caussa testatum est per eius clupei inscriptionem. Post id tempus auctoritate omnibus
praestiti, potestatis autem nihilo amplius habui quam ceteri qui mihi quoque in magistratu conlegae
fuerunt.
Durante il mio sesto e settimo consolato [= 28-27 a.C.], dopo aver posto termine alle guerre civili,
avendo tutto il potere nelle mie mani per consenso universale, rimisi la repubblica dalla mia potest
al controllo del senato e del popolo romano. Per questo mio merito, fui chiamato Augusto dietro
parere del senato e, per pubblica decisione, lo stipite della mia casa fu ornato di alloro e sopra la
mia porta fu appesa una corona civica; nella curia Giulia fu posto uno scudo doro, la cui iscrizione
attestava che il senato e il popolo di Roma me lo concedevano in riconoscimento del mio valore,
della mia clemenza, della mia giustizia e della mia devozione. Da quel momento fui superiore a tutti
per autorevolezza, ma non ebbi maggior potere degli altri che mi furono colleghi in ogni
magistratura (cfr. Antologia delle fonti, II.1 T4).
Strabone, Geographia, XVII 3, 25
Le province [] sono state divise in epoche diverse e in modo diverso, ma ora sono come le
ha organizzate Cesare Augusto. Infatti, quando la patria gli affid il governo dellimpero ed egli
ebbe a vita il potere in guerra e in pace, divise tutto il territorio in due parti e assegn una parte a se
stesso, laltra al popolo: a se stesso quella parte che ha bisogno di un presidio militare, cio la parte
barbara e vicina a popolazioni non ancora domate oppure quella povera e difficile da coltivare, che
oppone resistenza e non obbedisce a causa della penuria di tutto il resto tranne che di luoghi
fortificati; al popolo laltra parte, cio quella pacificata e facile da governare senza armi. Divise poi
luna e laltra in numerose province, delle quali le une sono dette di Cesare, le altre del popolo [
]. Alle province di Cesare, Cesare invia comandanti e
amministratori, dividendo le zone ora in un modo ora in un altro, a quelle del popolo il popolo invia
pretori o consoli [ ,
,
]. (cfr. Antologia delle fonti, II.1 T18).

Cassio Dione, Historia Romana, LIII 12-13


[Augusto] restitu al senato le [province] pi deboli, in quanto pacificate e prive di guerre, tenne
invece le pi forti poich erano insicure, pericolose e minacciate da nemici ai confini oppure a
rischio di rivolte. A parole sosteneva che cos facendo il senato avrebbe tratto con facilit profitto
dalla parte migliore dellimpero, mentre a lui sarebbero toccate le fatiche e i pericoli, in realt, con
questa scusa, i senatori erano disarmati e impossibilitati a combattere, mentre egli era lunico ad
avere armi e soldati. [...] In un primo tempo introdusse la prassi che gli stessi senatori governassero
entrambi i tipi di province, tranne quella dEgitto (l, per le ragioni che ho detto, mand lequestre
sopra citato); poi ordin che gli uni fossero annuali e scelti a sorte []: questi erano inviati su
decisione comune del senato, senza portare la spada n indossare larmatura ed erano chiamati
proconsoli [] (non solo i due che avevano ricoperto il consolato, ma anche gli altri che
erano stati pretori o che erano stati immessi in senato in qualit di ex pretori). [] Stabil che gli
altri fossero scelti da lui stesso e fossero chiamati legati Augusti pro praetore [
], anche qualora fossero ex consoli. Di questi due titoli che erano a lungo esistiti
durante la repubblica, egli diede il titolo di pretore (nella forma di propretore) agli inviati scelti da
lui, in ragione del fatto che questa carica nei tempi pi antichi era associata alla guerra; diede il
titolo di console (nella forma di proconsole) agli altri, poich i loro compiti erano pacifici (cfr.
Antologia delle fonti, II.1 T19 e T20).
Cassio Dione, Historia Romana, LIII 16, 1
In linea di massima, furono queste le misure adottate a quel tempo. Di fatto, Cesare [Augusto] si
accingeva ad assumere il controllo di tutto lo stato senza limiti temporali, poich non solo gestiva
tutto il denaro (formalmente aveva separato lerario del popolo dal suo patrimonio personale, ma in
realt attingeva da entrambe le casse a sua discrezione [
, ]), ma comandava anche
lesercito.

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