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V'14 LUGLIO 2014 | PERIODICO RELIGIOSO- SOCIO -CULTURALE- SPORTIVO | CONTRIBUTO € 2,50 Benedetto colui che viene nel nome del Signore Here 2 Ss = = ui DOMENICA 18 M KLE DL Dow ay ys M689, Carissimi_ parroc- chiani di Benesta- re Bovalino, Bivie- ra € pozz0, Con queste parole del salmista la no- stra_zona_pastorale ‘vuole dare il benve- nuto a sua eccelle: za monsignore Ol iva Francesco, nuovo ‘Vescovo della nostra Chiesa diocesana. Nei suoi primi messaggi e gest don Franco come vuole essere chiamato, ha gia dato in qualche modo le linee del suo impegno pastorale, che vuole realizzare nellumilta e nella semplicita, escludendo ogni fatalismo ¢ pessimismo in una ter- ra che tutti definiscono difficile. Monsignore Oliva come il papa Francesco, vuole una Chiesa in uscita, una Chiesa aperta cioé una Chiesa che abbraccia tut- ta la realt umana juna Chiesa che sta con la gente. Si capisce quindi che il nuovo vescovo vuole una chiesa missionaria , che fa scendere il vangelo dal pulpito delle chiese alle strade del mondo, perché esp rienza della Fede @ una gioia a condividere con tu ,soprattutto con le persone malate e ferite, i poveri , i disperanti, i delusi , jigranti e non creden- te, i detenuti.. .Nella veglia di preghiera del 19 luglio 2014, riprendendo Ie parole del vescovo di Roma sDon Francesco afferma: “Preferisco una chiesa ac- cidentata, ferita e sporca per essere uscita per le stra- de, piuttosto che una chiesa malata per la chiusura e la comodita di aggrapparsi alle proprie sicurezze>>. Con queste parole il vescovo ci invita a superare il conservatissimo pastorale per potere evangelizzare il nostro ambiente sociale, religioso, morale e politico. Una Chiesa in uscita @ anche una Chiesa che sa ac- cogliere lalero, che coltiva il senso della comuniti: ¢ della comunione. La gioia di accogliere il nuovo vescovo ci fa rivivere, la gioia dell esperienza pastorale che abbiamo vissu- to insieme questanno . In effetti da settembre 2014 quando mi stato affidato anche la guida pastorale della parrocchia S, Caterina, abbiamo cercato di fare Fesperienza dell unita pastorale,, rispettando Videnti- <> ta’ eilcammino spirituale delle singole comunitir che costituiscono le nostre realité parrocchiali . L'uni- ta: carissimi, non ¢ l'uniformité . Nella Chiesa non dobbiamo avere paura della diversita, cio’ dell’essere diverso, 8 proprio nella diversité dei carissimi che la Chiesa di Gesit Cristo trova la forza della sua missio- ne evangelizzatrice Al termine di quest anno ,voglio consegnarvi_qual- che riflessione personale sull’esperienza pastorale fatta insieme . Sono “pensieri ad alta voce’, niente di ordinato. f il tentativo di aprirvi il mio cuore e di condividere la rilettura che sto facendo del cammino pastorale che il Signore ci ha donato di percorrere . ‘Questa rilettura non pud e non deve essere solo del parroco. & la comunita che deve rileggere la pro- pria storia, il proprio cammino per cogliere i segni dell'azione dello Spirito (e ringraziarne il Signore) ¢ per valutare le resistenze a questa azione. Questo discer- nimento comunitario & “azione di chiesa’, di una co- munita chesi sta educandoa “diventare quello che ¢”, cio’ popolo di Dio, organicamente composto, con carismi, ministeri e responsabilita diverse, mosso dallo Spirito a navigere le strade de! mondo per ren- dereil servizio dell’evangelizzazione. Prima, per®, voglio rinnovare il mio ringraziamento a ciascuno di voi. Un ringraziamento vero, che parte dal profondo. -Ai membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale e del Consiglio parrocchiale per gli affari econo- mici (di Benestare): dird di seguito e pit diffusamente il avoro fattoda/con loro;perora mi limitoadiregrazie per il loro servizio per il bene della comunita. Cercheremo Ianno prossimo a formare questi organi di comunione ecclesiale nella Parrocchia Santa Cate- rina, rispettando la vita dei singoli realita( pozz0-Bi- viere-Bovalino sup) .1I CP e il CPAE sono importan- tissimi mezzi per realizzare la coesione pastorale. -Ai catechisti:a tutti i catechisti, di qualunque am- bito (iniziazione cristiana, giovani e adult! lavo1oé preziosissimo . Vorrei essere capace di darvi en- tusiasmo per questa azione di chiesa che é la cate- chesi e la formazione :tutto ha bisogno di catechesi edi formazione. Posso solo dirvi che il vostro lavoro non andra mai perso. Siete i primi collaboratori del parroco nella missione dell'annuncio della parola. -Agli animatori litugici anche a wi grazie, chiedo an- che a voi tenacia ed entusiasmo; v che questo servizio, di scita della comunita; con voi ringrazio tutti coloro che in qualunque modo rendono servizio alla litur- gia (animazione delle Messe, preghiere comunita- rie): inostri adorabili cori parrocchiali cherendonole nostre celebrazioni belie attive, i ministranti, i lettori ,sagrestani , fioriste , quelli che puliscono le nostre Chiesa... -Alla Caritas ¢ ai ministri straordinari della co- munione: grazie perché vi sento vivaci e stimolanti; stiamo rivitalizzando la Caritas parrocchiale nei suoi vari settori; il settore dellassistenza é da valorizzare insieme quello della salute e della consolazione con la disponibilita ¢ 'impegno dei nostre tre ministri straordinarie dell'Eucaristia che sono @ dono subl me per i nostri malati e anziani che ricevano spesso Gest nell’Eucaristia. Quello dellanimazione si é vera- mente impegnato in varie iniziative: Tavvento e la quare- sima della carita . Agli animatori della pastorale familiare : Grazie voi per Pimpegno, Anche quest’anno abbiamo fatto grazie voi un cammino annuale di preparazione al matrimonio dei giovani della nostra zona pastorale, @ stata un'esperienza bellissima . Abbiamo organiz- zato la giornata del ritiro di tutti i fidarzanti con la ‘messa di conclusione del cammino fatto. Alforatorio parrocchiale: Graziedal profondo del mio cuore agli animatori, edu- catori ¢ igenitori . Come lo sapete, da due anni con difficolta esperanza stiamo provandoa Benestare di fare un cammiino oratoriale_, per potere dare ai nostri ragazzi tuno spazio di divertimento, educazione e preghiera, abbiamo riuscito grazie all'impegno dei genitori ¢ degli animatori realizzare questo progetto che é ancora un cantierea perfezionare. Abbiamo voluto pure condivicere questa bella esperienza conlecomunita del pozz0 ¢ Bovalino Superiore .Checon la graviadli Dio hanno aderito estanno facenclo un bello cam- mino Un espressione di gratitudine ai nostri giovani ani matori che aldila degli impegni, riesconoa dare del tempo per gli altri. E? un impegno comunitario che dobbiamo prendere a cuore. Ci manca ancora del- le struttura adattate, ma andiamo avanti lo stesso Abbiamo organizzato e vissuto insieme i momenti forti come la Festa di Don Bosco, la giornata dioce- sana della pace ¢ la bellissima esperienza dell’estate Grest 2014 ) che stiamo vivendo insieme con piit di n6 bambini e ragazzi Ai gruppi, associazioni e movimenti impegna- ti in parrocchia:a tutti dico grazieper il bene che fate all’interno dei vostri gruppi e per quello che fate a servizio delle nostre parrocchie e del territorio; la centralita della parrocchia di cui vi parlo da quando sono in mezza voi non deve penalizzarvi , maanzi deve esaltare la vostra presenza come indispensabile per una parrocchia costruita come “co- munione” (o per una “pastorale integrata delle varie ministerialita e dei doni dello Spirito . -Achiunque ¢ in qualunque maniera svolge un servizio, in parrocchia: spesso la comunita va avanti per il servizio concreto di tanta gente a cui nemmeno il parroco si ricorda di dire grazie; mapenso anchea quellesercito Dianziani ed ammalati che ci rende il grande serv zio di accompagnarci con la preghiera econ lofferta della loro sofferenza, A tutti, ma veramente a tutti, di cuore, la mia grat: tudine Come ho labitudine didirvi,, non pud esistere una par~ rocchia fondata sul parroco. II ministero del parroco @ quello di rendere presente il ministero del vescovo, cio’ il servizio della sintesi, della comunione e delleccle- sialta . Senza la vostra presenza, lavostra disponibilita, la vostra faticosa ricerca della volonta di Dio, la vostra ‘generosita di servizio al Vangelo, non avrebbe motivo il mio ministero di comunione € di coordinamento. Cosi come sono convinto che anullavarrebbero presen- za, disponibilta, ricerca e generosita vissute al di fuori dell'ecclesialita di cui il mio ministero vuole essere garanzia. Le porte delle nostre chiese sono aperte a tutti , tutti abbiamo un posto . Concludendo dicendo che arriva Vestate e ab- biamo la possibilita di fare delle vacanze ma non dobbiamo dimenticare che la nostra fede non deve andare mai in ferie, Scopriremo la bellezza di camminare come comu- nit&eci accorgeremo cheé meglio relazionarci con gli altri e magari aprirci anche alla solidarieta e al dono. Laugurio é che tutti possano concedersi del tempo per se stessi e per gli altri, CHI E MONSIGNORE FRANCESCO OLIVA Don Franco come piace di essere chiamato, & nato nella frazione di Avena, nel comune di Papaside- ro, in provincia di Cosenza e diocesi di San Marco Argentano-Scalea, il 14 gennaio 1951. Formazione e ministero sacerdotale | Dopo la maturita classica, conseguita presso il Liceo “Campanella” di Reggio Calabria, frequenta gli studi teologici al pontificio seminario regionale “papa Pio X" di Catanzaro. E ordinato presbitero il 5 gennaio 1976 per la diocesi di Cassano all'lonio. Trasferitosi a Roma per perfe- zionare la sua preparazione, nel 1976 consegue il diploma di archivista presso larchivio segreto vati- cano mentre nel 1981 ottiene il dottorato in utroque iure allaPontificia Universita Lateranense. Conse- gue, inoltre, nel 199 il diploma di avvocato rotale presso il tribunale della Rota Romana e la laurea in pedagogia presso la Libera Universita Maria Santis- sima Assunta. Ricopre i seguenti incarichi: vieario parrocchiale di Santa Gemma Galgani a Roma (1977-1978); + vieario parrocchiale a Santa Maria del Piano a Verbicaro (1978-1980); * canonico del capitolo della cattedrale di Cassa~ no all'Ionio (1980-2014): « difensore del vincolo presso il tribunale eccle- siastico regionale calabro (1982-1992); ‘+ pro-rettore del seminario diocesano (1983- 1984); ‘+ padre spirituale del seminario diocesano (1984- 1985); ‘+ presidente dell'istituto diocesano sostentamen- to clero (1985-1995); + parroco di san Girolamo a Castrovillari (1985, 2014); + giudice ecclesiastico del tribunale regionale calabro (1992-2014); © docente di di 10 canonico all'istituto teolo, calabro di Catanzaro (1992-2014); + docente invitato all’ Universita degli Studi “Ma- gna Gracia” di Catanzaro (2001-2005); + docente invitato all'istituto “Pastor Bonus” di Dipodi (Lamezia Terme); + vicario giudiziale della diacesi di Cassano all'lo- nio (2005-2007); + vicario foraneo di Castrovillari (2006-2012); + vicario generale di Cassano all’lonio (2008- 2on, 2012-2014); + amministratore diocesano di Cassano all'Tonio (20n-2012). Dal 22 agosto 2008 & prelato d’onore di Sua Santita. Ministero episcopale Il 5 maggio 2014 papa Francesco lo nomina ve- scovo di Locri-Gerace succede a Giuseppe Fiorini Morosini, divenuto arcivescovo di Reggio Calabria- Bova. Ha recevuto la consacrazione episcopale il 20 luglio 2014 nella concattedrale di Gerace per lim- posizione delle mani del vescovo Nunzio Galantino, consacranti gli arcivescovi Giuseppe Fiorini Morosi- nie Salvatore Nunnari. MONS. OLIVA :“NON HO ALTRO INTERESSE CHE SPENDERMI PER QUESTA CHIESA” Sono veramente con- tento di essere qui con voi. ‘Cera in me tanta trepidazio- neal momentodellanomina a vostro vescovo. Ora, guar- dando i vostri volti, la vostra partecipazione e la gioia di condividere questo momen- to, il mio stato d’animo é di- verso. Comincio ad avvertire che il Signore mi ha affidato ‘un popolo che amaiil suo ve- scovo, Lo ama perché da lui si aspetta di essere amato. Ed é proprio cosi. Ringrazio tutti, sacerdoti, diaconi, religio- sie religiose, fedeli laici, per questa accoglienza e per le espressioni di affetto che mi avete rivolte. Un grazie di cuore all’Amministratore diocesano, mons. Femia, che ha saputo guidare con sapien- za e amore la nostra chiesa in questi mesi di sede vacante. Assieme a lui ringrazio il Comitato orga- nizzatore, il coro diocesano e quanti in un modo coin un altro sono stati pid attivamente impegnati nellorganizzazione dell’evento che stiamo viven- do, specie per quanto riguarda l'azione liturgica. Consentitemi di rivolgere il saluto a tutte le Autorita qui presenti, Le ringrazio per le parole di accoglienza e le sollecitazioni, ma soprattutto per ogni gesto di coraggio che sanno compierea difesa del nostro territorio, sapendo cogliere il bene co- mune e mettendo da parte ogni particolarismo ed interesse personale. E’ questa un’attesa fortemen- te condivisa. Si, solo il coraggio, il sapere osare, non arrendersi alla rassegnazione aprono nuove prospettive di sviluppo e di crescita. Carissimi, da parte mia cé un grande deside- rio: Camminare con voi, condividere con voi la mia esperienza di fede. Sono qui pronto a spendere le energie che il Signore mi tiserva, Non ho altro in- teresse che spendermi per questa Chiesa. Cammi- nare con voi, sapendo che le difficolta si superano, se si affrontano come “in cordata’, In una corda- ta la guida @ importante e necessaria, non meno dellssere legati Tun Valtro. Mi piace richiamare Vinsegnamento di sant'Agostino: “La cosa piti te- mibile nell esercizio di questo incarico, ¢ il pericolo di preferire Vonore proprio alla salvezza altrui. E se da una parte mi spaventa cid che io sono per voi, dallaltra mi consola il fatto che sono con voi. Per voi io sono vescovo, con voi sono cristiano....Aiuta- teci con la vostra preghiera e la vostra obbedienza, perché troviamo la nostra gioia non tanto nell’esse- re vostri capi, quanto nellesservi utili servitori” Come vescovo desidero inserirmi in modo discreto e rispettoso in una tradizione religiosa nella quale hanno avuto parte quanti mi hanno preceduto. Questo mi consente di avvalermi di un percorso spirituale che ci garantiscela fedel- taa Cristo c al Vangelo. Attraverso la Successione apostolica la nostra Chiesa attinge la certezza che, sotto la guida dello Spirito Santo, quanto insegna ¢ fa oggi corrisponde a quanto Gesit ha insegnato e fatto duemila anni fa. Permetietemi, in questo primo i qualche considerazione. La prima riguarda il rapporto tra il vescovo e la chiesa particolare. In forza dell’ordinazione episcopale, si instaura un rapporto a pit livelli. Anzitutto unrapporto tra il vescovo ed i presbiteri, che si esprime a livello sa- cramentale nella Celebrazione eucaristica. E’ un rapporto sacramentale che va sempre alimenta- to e sostenuto. A tutti i sacerdoti, sia diocesani che religiosi,desidero manifestare la mia stima e riconoscenza, come anche la gratitudine per il ser- vizio di amore svolto a favore della nostra chiesa. Siete in prima linea, tra la gente, condividendo- ne gioie e dolori, anche quando il vostro servizio si svolge nel silenzio e non trova gratificazione da parte di alcuno. Non arrendetevi quando in- contrate ostacoli, ineappate in errori ed in espe- rienze fallimentari o siete esposti a dure critiche ead incomprensioni,Sappiate che non siete soli. Proprio perché la nostra azione non é esercizio di una libera professione, ma una missione che ci @ stata affidata. Come sacerdoti siamo operai a tem- po pieno, h. 24, nella vigna del Signore. Lungi da noi l'assimilazione a funzionari o a professionisti del sacro part-time, per di pitt con una remune- razione assicurata. Papa Francesco richiama tutti nella chiesa, sacerdoti e vescovi insieme, ad essere operatori instancabili del Vangelo. Sono a lui cari pitt coloro che lavorano e faticano, anche se tal- volta danno segni evidenti di stanchezza rispetto a quantisi lasciano pesantemente cadere in forme di accidia pastorale. Lo dice con chiarezza: “Pre- ferisco una chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una chiesa malata per la chiusura e la comodité di aggrappar- sialle proprie sicurezze” (EG 49). Ricordiamocene. La nostra missione di presbiteri @ quella di esse- re instaneabili operai del Vangelo. E’ bello - dopo una intensa e faticosa giornata di lavoro o alla fine dellanno pastorale ~ sentirsi dire da Gesu: “Ve- nite a me voi tutti, che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerd”, Per me voi sacerdoti siete primi necessari cooperatori. Con voi desidero vivere una fraternita sacerdotale. Sono con voi, seppure con diversa responsabilita, per testimoniare amore di Dio in questa nostra terra cosi trascurata. Inten- do camminare con voi, condividendo entusiasmo, collaborazione, passione per Cristo ed il Vangelo. Vedo per noi aprirsi orizzonti nuovi se ci lasciamo affascinare dalla gioia di essere preti e dalla bellez~ za della fraternita. La gioia di un sacerdote é sape- re di essere stati chiamati dal Signore a seguirlo pitt da vicino, a stare con Lui per andare incontro ai fratelli, portando loro lasua parolaed il suo per- dono. Quanto é importante poi la fraternita sacer- dotale. Sono innumerevoli i frutti pastorali che da essa promanano. Spesso fatichiamo inutilmente, perché ci isoliamo. E’ una grave tentazione pensa- tedi poter fare da soli, come dei navigatori solitari, come se tutto dipendesse dalla propria intelligen- za, dal proprio saper fare, dalla propria intrapren- denza. La tentazione dell’individualismo e del soggettivi- smo é virus pericoloso, che non giova alla nostra bella chiesa diocesana.II nostro obiettivo é “essere preti insieme’, “seguire Gesit non da soli, non ad unoad uno, ma insieme, pur nella grande varietd dei donie delle personalit’’, E’ questa la fraternita sacerdotale dadesiderare e costruire , da non la sciare al caso ed alle circostanze. Lasciamoci so- stenere dallo Spirito Santo, avendo il coraggio di dire no ad ogni comportamento che ci ruba la fra- ternita sacerdotale. Mi perdonerete, carissimi fedeli, se mi sono riyolto pitt direttamente ai confiatelli sacerdoti. Con questo non intendevo.pensare ad una chiesa dlericale. Voi fedeli laici siete la maggioranza del popolo di Dio, ‘pietre vive’ e non semplici esecu- tori di ordini. La Chiesa ha bisogno della vostra presenza in tutte le realta temporali. Desidero condividere con voila bellezza dell’esperienza cri- stiana. Qualche giorno fa, porgendomi il saluto della comunita, un confiatello molto anziano mi ricordava le parole di Papa Francesco: il vescovo “a volte si porré davanti per indicare la strada ¢ sostenere la speranza del popolo, altre volie staré semplicemente in mezzo a tutti con ta sua vicinan- za semplice e misericordiosa, ein alcune circostan- ze dovra camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro e - soprattutto ~ erché il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade” (EG n. 31). E’ quanto mi propong, sostenuto dalla vostra preghiera. Mi metto sin da ora in cammino con voi. Un cammino in cui vedocoinvolti i movimenti, le associazioni cattoliche, i gruppi di volontariato. Siete in tanti qui presenti questa sera. Il saluto che mi é stato rivolto a nome di tutti e’ un significativo gesto di accoglienza. Non certo e solo alla mia persona, ma a cid che sono chiamato a rappresentare. Ci tengo a sottolineare che con la vostra testimonianza cri- stiana, quella data per strada, nel lavoro, nella pro- fessione, contribuite alla crescita del Regnodi Dio. Dai movimenti e dalle associazioni cattoliche mi attendo un rapporto costruttivo con le parrocchie ed un pieno inserimento nella pastorale organica della chiesa diocesana. Sono convinto che i mov menti sono “una ricchezza”. Ma lo sono ancora di pit, quando esprimono “un nuovo fervore evange- lizzatore e una capacita di dialogo con il mondo” (EN 29). Molto mi attendo in questa direrione dalle tante Confraternite presenti sul territorio diocesano. In esse sono associati fedeli chiamati a vivere un cammino di fede e di partecipazione alla vita della chiesa. Da essi mi attendo condivisione del cam- mino pastorale della diocesi. Non mi si dica: “ab- biamo fatto sempre cosi” “Non c bisogno di cam- biare’, Voglio dirvi con tutta franchezza: la guida ed anima della Chiesa @ lo Spirito del Risorto. Lo Spirito é novita, é creativita, é dinamismo, é cam- biamento interiore, é slancio di vita; non gode dei terili, che non dicono piti niente, del protagonismo finea se stesso. F’ negazionedel- lo Spirito del Risorto non creare unita tra la vita di ogni giorno c la fede che crediamo. E' eretico dire: Ia fede é una cosa, la vita di ogni giorno é tutt'altra cosa. La frattura tra fede e vitapud portare a giu- stificare comportamenti delittuosi in nome della fede. E questo é un peccato grave Religiosi e religiose. Vedo presenti tanti religiosi e religiose. Vi saluto e vi ringrazio per il contributo alla vita spirituale della nostra diocesi. So quanto & preziosa la vostra presenza. Mostrate a tutti la gioiosa testimonianza della consacrazio- ne religiosa e del carisma del vostro Fondatore. Ne abbiamo tanto bisogno. Da questo dipende molto Ia fecondita del vostro carisma. Carissimi fratelli e sorelle, Desidero esprimervi una mia grande attesa. Vedete: molti ci guardano e prestano atten ne al nostro modo di essere e di porci nelle realta sociali. Non dimentichiamo che la nostra fede tanto pitt vera quanto pitt riesce ad incarnarsi nel- Ja problematiche quotidiane della vita. Non pos- siamo né dobbiamo ripiegare verso una religiosita devozionale ed autoreferenziale. Tradiremmo le sollecitazioni di Papa Francesco,che auspica una chiesa estroversa, “in uscita’. Dobbiamo avere oc- chi aperti sul mondo, divenendo modelli di coe- renza, di rettitudine morale e di legalit’. Nessuna collusione con organizzazioni che nulla hanno a che vedere con il vangelo e la carita. Diciamo no alla corruzione - non solo a parole ma nei fatti. Non ¢ possibile ne’ tollerabile che dei cristiani possano essere collusi col malaffare, lillegalita ¢ Ja corruzione. Ringraziamo papa Francesco per la franchezzacon cui ce lo ha ricordato nella celebra- zione della Piana di Sibari. I! papa diceva che non si pué essere cristiani vivendo di malaffare, estor- cendo tangenti ed operando ingiusti guadagni con comportamenti usurai.Questo stile € contrario al Vangelo. II vero credente é *colui che cammina nel- la giustizia e parla con lealta, che rifiuta un guada- gno frutto di oppressione, scuote le mani per non prendere doni di corruzione, si tura le orecchie per non ascoltare proposte sanguinarie e chiude gli oc- chi per non essere attratto dal male” (Is 33, 15-16). E’ questo il cammino che porta alriscatto sociale, alla rinascita ed al rinnovamento morale e spiri- tuale della nostra terra. Permettetemi oradi rivolgere il mio salutoai tanti giovani presenti. A voi giovani dico: Sentitevi parte importante della nostra chiesadiocesana. Da mi aspetto tanto entusiasmo, Ma non lasciate- Vi risucchiare in uno stile di vita facile e comoda. Non aspettatevi che siano gli altri a risolvere i vo- stri problemi. Contate sulle vostre risorse che sono tante, Non pensate di assicurarvi il futuro, ricor- rendo alle raccomandazioni, £” da combattere la tentazionedi voler raggiungere risultati importan- ti senza coinvolgimento personale. Dite No al fa- talismo eal conformismo, al disfattismo e alla ras- segnazione. Lasciatevi sedurreda ideali alti e belli: quelli che coinvolgono in progetti di solidariet’, altruismo e volontariato, Solo donandosi ci si rea- lizza, Sappiate valorizzare le belle opportunita che Ja nostra terra vi offre. Coglietene le specificita tipicita. E soprattutto, “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!"(Giovanni Paolo I). Se si ha fiducia in Lui, nulla potra mettere a rischio la vostra vita. Desidero da subito chiedervi scusa se nelle nostre chiese non sempre trovano accoglienzale vostre inquietudini, necesita, atie- see problematiche Desidero infine ringraziaree salutare quanti hanno inviato messaggi di augurio, anche attra- verso fb. Molti, salutando il vescovo, espongo- no le proprie difficolta, spesso anche chiedendo raccomandazioni. Capiscoi tanti bisogni. Il mo- mento é difficile. Ma la via della raccomanda- zione nasconde tante insidie. E, diciamocelo su- bito: non é morale. Si aiuta uno per escluderne altri, spesso anche piit meritevoli. E poisi apre la via ad inaccettabili scambi di favori. Aborriamo decisamente una via del genere Mi affido, carissimi, alla vostra compren- sione. Provengo da una lunga esperienza pastorale in parrocchia. Stavo imparando ad essere parroco, quando Papa Francesco mi ha chiamato a questa missione, Non era nelle mie attese. Ora devo im- parare ad essere vescovo. Non sara facile. Vichiedo di avere pazienza con me e di pregare senza stan- carvi perla nostra chiesa Grazie per essere accorsi numerosi a que- sto momento di preghiera in attesa del dono che il Signore mi fara domani sera, concedendomi la pienezza dellordine sacro. Sard ordinato vesco- vo in questa chiesa per essere a servizio di questa chiesa. So che sono tante le attese e speranze del nostro popolo. Ma so anche che il Signore non ci abbandona e ci sostiene con il suo paterno amore. Non so se domani vi sara possibile partecipare alla mia ordinazione. Si pud anche seguire la celebra- zione attraverso la reteTelemia, che ringrazio per Jacollaborazione. Ringrazio altresi tutti gli opera- tori della comunicazione, giornalisti e tecnici, che consentono di dare piit ampia risonanza a quanto stiamo vivendo, Chiedo a tutti di unirvi a me come gli apostoli e Maria nel cenacolo. E alla Vergine Madre, tanto venerata nella nostra chiesa, af- fido il mio ministero, “confidando nella fedel- 13 del Signore ora e sempre’.Amen “SONO QUI PER MANIFESTARVI LA VICINANZA DEL SIGNORE” OMELIA ALLISTITUTO PENITENZIARIO DI Desidero iniziare il miocammino pastoralein que- sta diocesi insieme a voi. So che siamo in un luogo in cui si espiano delle pene. E quindi un luogo da cui si spera di andare via appena scontata la pena, Sono qui per manifestarvi la vicinanza del Signo- re edirvi che nonostante tutto é possibile rialzarsi dopo essere caduti e prendere il cammino Lasciamoci accompa- gnare nella Riflessione dalle letture del giorno. Mi soffermo solo sul- la parabola del grano della zizzania. E’ una parabola che infonde speranza, che ci rivela un Dio che le prova tut- te sino a far convivere il buon grano con lazizza- nia, Lo spazio di riferimen- to @ un campo, che sta a significare la societa, Ia famiglia, la chiesa, il nostro stesso cuore, tutti spazi di convivenza del buon grano e della zizza- nia. In noi cé il bene ed il male nello stesso tem- po. Nessuno é tutto male ¢ nessuno é solo bene. Dio non distrugge il peccatare per non far danno al giusto. I! bene convive con il male, Anche in noi ce bene e c’é male. La lotta tra il bene ed il male awviene ogni giorno in noi e alfesterno di noi. II bene esalta l'uome, il male lo distrugge. Tra il bene ed il male c& perd contrasto, non sono la stessa cosa. II bene fa crescere, crea situazioni di vita bel- le, il male ostacola il progresso. Occorre ricono- scere il bene che é in noi, ma anche il male fatto. Non si vivesenza questo riconoscimento interiore, © peggio conservando in sé odio, spirito di vendet- ta. La redenzione personale & possibile, ma pre- suppone questo riconoscimento del male fatto, il pentimento, il proposito di non farlo pitt. Bisogna riconoscere che il male fatio ha causato sofferenza edolorea tanti, spargimento di sangue e morte in taluni casi. Di tutto cid occorre pentirsi. I tempo che voi trascorrete in questo luogo é tem- po di ripresa, E’ un tempo di una certa durata, importante & pero alla vita sociale. I tem- pi di recupero, non sempr brevi, sono tempi di silenz’ ed isolamento talora, per fare che parla i tempo necessario per il vo- stro reinserimento nella so- cieta. Vi porto la parola di speran- za di Gesit, che ci é stata tra- smessa da papa Francesco. “C® bisogno di un percorso, di un cammino, sia allesterno, nel carcere, nella societa, sia al proprio interno, nella coscienza e nel cuore. Fare il cammino di reinserimento, che tut- ti dobbiamo fare. Tutti. Tutti facciamo sbagli nella vita, E tutti dobbiamo chiedere perdono di questi sbagli e fare un cammino di reinserimento, per non {farne pit. Alcuni fanno questa strada a casa pro- pria, nel proprio mestiere; altri, come voi, in una casa circondariale. Ma tutti, tutti... Chi dice che non ha bisogno di fare un cammino di reinseri- mento é un bugiardo! Tutti sbagliamo nella vita ¢ anche, tutti, siamo peccatori, E quando andiamo a chiedere perdono al Signore dei nostri peccati, dei nostri sbagli, Lui ci perdona sempre, non si stanca mai di perdonare. Ci dice: “Torna indietro da questa strada, perché non ti fart bene andare su questa” E ci aiuta, E questo é il reinserimento, il cammino che tutti dobbiamo fare’? La Chiesa invita tutti a riconoscere che ¢@ in noi il buon grano ¢ la zizzania, il bene ed il male. Ci chiededi lottare sino in fondo, per vincereil male, di non perdere mai la speranza di poterlo vincere. E’ possibile la conversione, uscire fuori dalle pro- prie negativita, dissociarsi, desistere dalla condot- ta perversa. E possibile la conversione ed il perdo- no, “Hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento”. E’ possibile usci redal tunnel della morte, del crimine e del pecca- to, Questa possibilita fa di noi degli uomini veri, Monsignor Francesco Oliva 20 luglio 2014 ORDINAZIONE EPISCOPALE 1. Non ho consigli da dare né tantomeno insegna- menti particolari da trasmettere né a don Franco né ad altri, Come afferma S. Agostino, ho solo da meitermi con voi davanti alla Parola di Dio e la- sciarmi, con voi, raggiungere da quello Spirito che, come ci ha ricordato Paolo nella seconda lettura, «viene in nostro aiuto». «Viene in nostro aiuto» per permetterci di andare al cuore di quello che stiamo vivendo nella straordinaria cornice di que- sta Concattedrale. Si! & lo Spirito di Dio che ci aiuta a lasciare sullo sfondo considerazioni umane - troppo umane - ¢ ci proietta nell’orizzonte affascinante ¢ impegna tivo del mistero. Come comunita credente stiamo qui per doman- dare al Signore che un suo figli € nostro fratello, colmato dalla pienezza del suo Spirito e nel nome del Signore, possaassicurare la sua guida pastorale a una Chiesa che, gia in cammino, aspettadi essere ancora sostenuta in questo percorso dalla preghie- ra, dallaffetto e dalla presenza testimoniale di un nuovo pastore. Stiamo qui per domandare al Signore che la pre- senza di don Franco, come quella di tutti i pastori che il Signore sceglie e invia, possa essere segnata dalla stessa logica che caratterizza il cuore di Dio. £ lui, il Signore, il primo e unico pastore della Chiesa. E chiunque viene chiamato a esercitare il ministero in suo nome deve riviverne, per quanto & possibile, lo stile. Uno stile che é ben descritto dalle letture che abbiamo ascoltato. 2. Percogliere la forza del messaggio che ci é stato consegnato, soprattutto dalla pagina evange- lica, voglio premettere due note. La prima nota é di carattere, diciamo cosi, tecni- co. La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato fa parte del cosiddetto “discorso in parabole” ( cf. 13 di Mt). E lo sappiamo, la parabola é un po’ come tun racconto bello, semplice, affascinante e cari- co di rimandi, ma senza un finale. II finale spet- ta allascoltatore scriverlo. Nel senso che, dopo aver ascoltato la parabola, lascoltatore - e quindi ognuno di noi ~ deve chiedersi: da che parte sto io? Quale ruolo interpreto e quale posto occupo in questa parabola? La seconda nota é di carattere squisitamen- te liturgico. Dalla 15¢ alla 21° domenica del Tempo ordinario, la liturgia intende aiutarci ad avere una immagine corretta, conereta e credibile di Dio; intende farci conoscere di pitt il cuore di Dio e il modo di intervenire nella storia. E, a questo proposito, accompagnato dalla prima lettura, 'Evangelo ci aiuta presentandoci un Dio PAZIENTE: «Tu...giudichi con mitezza, governi con molta in- dulgenza ... Hai reso i tuoi figli pieni di dolce spe- ranza> - abbiamo letto nella ¥ lettura. Da parte sua, il dialogo tra i servi e il padrone del Vangelo esplicita meglio lo stile paziente di Dio, messoalla prova da un brutto imprevisto; non solo Vimprevisto della zizzania seminata nella notte, ma (uno stile paziente, quello di Dio) messo alla prova anche soprattutto dallatteggiamento dei servi Nel dialogo tra il padrone e i servi, sem- bra proprio che i servi ci tengano pitt del padrone alla buona sorte del raccolto; per questo vogliono far piazza pulita della ziz~ ania, pensando di fare un piacere al pa- drone e pensando di interpretarne il pen- siero e le attese. Il dialogo tra il padrone ed i servi si svolge intornoa un campo che assomiglia tantoallavita di ognuno di noi, assomiglia tanto alla nostra storia, assomiglia tanto agli spazi nei quali viviamo, assomiglia tanto anche alle nostre comunita. ‘Come in ogni campo, cosi nella nostra vita individuale ecomunitaria é presente - gra- zie a Dio - del buon seme; ma in ogni campo vi é anche la zizzania; vi é I’ erba che soffoca il grano, che lo nasconde e gli toglie luce. Quante realta e quante persone, mentre non ce lo aspettiamo, tolgono luce e respiro alla nostra vita! E quante volte noi lo facciamo per la vita degli al- t Quante nostre realta, oggettivamente belle e po- tenzialmente piene di vita vedono queste poten- zialita mortificate se non uccise! Quanti imprevisti e quante cattiverie volute e pro- grammate seminano scoraggiamentoe si mescola- no a belle intenzioni- fino a ucciderle! Cosa fare in presenza di realta buone e belle che spesso si mescolano a realta negative? Il Vangelo presenta oggi due modi di agire, frutto di due modi di guardare la realtae di abitare questa nostra storia: da una parte, é lo sguardo del padrone; dallaltra, cé agire e lo sguardo dei servi, che si scontra con lo stile sorprendente del padrone. «Vuoi che andiamo a strappare la zizzania?». La risposta del padrone é perentoria: «No! Rischiate di tirare via anche il buon grano!». In fondo, ai servi sta a cuore un campo privo di cerbacce, che lasci spazio ed accolga solo de! buon grano. Bella prospettiva, se vogliamo! Ma a questo desiderio il Signore dice “NO”! Alla luce della forza e della perentorieta di quel “NO’, quella dei servi si rivela essere una violenza ¢ un de- siderio ipocrita e sbrigativo. Con la sua risposta, il Signore invita ognuno di noi ad avere il suo sguardo sulla storia, pic cola o grande che sia; uno sguardo che si fissa sul buon grano, uno sguardo che sa cercarlo e custodirlo anche tra le erbacce; uno sguar- do capace di resistere alla grande tentazione (‘peccato’, direbbe Rosmini) del perfettismo. A proposito dei “perfettisti” - molto presenti nei nostri ambienti ¢ reincamazione moderna dei se vi del Vangelo - Rosmini scriveva: «... con la loro promessa del paradiso in terra, si adoperano ala~ cremente a costruire per i propri simili molto ri- spettabili inferni». Ecco il primo compito del pastore: cerca- re il positivo che il Signore mette nel campo della storia! Farsi cercatore dei segni di speranza in un campo spesso infestato dalla mala erba del com- promesso, del tornaconto e dellarroganza elevata a sistema di vita. 4 Secondo la mentalita corrente, anche nelle nostre realta e nel nostro territorio, chi cerca il po- sitivo e vuole accompagnarne la crescita é ritenuto un ingenuo che va messo sotto tutela ol quale va indicato lo stile da tenere. Il Vangelo di oggi, at- traverso lo sguardo del padrone su quel campo, ci dice piuttosto che solo chi cerca instancabilmente segni positivi @ uno chesi mete dalla parte di Dio, facendosi cosi suo collaboratore. Non collabora con Dio chi si mette a caccia delle erbacce, dei limitie dei difetti, possibilmentesem- pre e solo dei limiti e dei difetti degli altri. Tutti desideriamo rendere migliore il nostro mon- do. Ma questo desiderio di rendere pit bello e vi- vibile il campo di Dio e quindi la nostra storia e la nostra terra non pud nutrirsi di reazioni stizzite, né di ingiustificate impazienze, né di intolleranze violente, né di semplificazioni abusive. II pastore, e in genere uomo credente, & capace di grandi cose solo se ha grandi passioni positive II pastore, ¢ in genere P'uomo credente, 2 capace di grandi cose, non se é senza difetti, ma solo se ha grandi desideri La SANTITa infatti non é assenza di passione, ma é fruttodi una passione convertita Quella santita che auguro a te, don Franco, ¢ della quale sono certo sarai maestro e compagno dei sacerdoti e dei fedeli che ti sono stati affidati. SALUTO E RINGRAZIAMENTO DEL VESCOVO IL GIORNO DELLORDINAZIONE Permettetemi che esprima i sentimenti che provo in questo momento. Awerto la benevolenza del Signore cla delicatez- za della missione che mi é stata affidata, Ma - ci ricorda S. Leone Magno - quando il Signore affida “dei compiti di responsabilita, non manca di do- nare la capacita e la forza di affrontarli!"Tutto que- sto non certo per merito mio. So delle tante attese e speranze di questa Chiesa che é in Locri-Gerace. Solo il Signore pud colmarle. Da parte mia non mi risparmierd, desiderando non anteporre nulla al suo bene. In questo momento, “il ringraziamen- to @ il primo dei nostri doveri” (S. Ambrogio). E i primo ringraziamento yaal buon Dio. La sua chia- mata appartiene al mistero imperscrutabile della suavolonta. Lui solo sa il perché di tanto amore. Un debito di ringraziamento ho nei confron- ti del Santo Padre Francesco: designandomi a tale servizio, mi ha manifestato la volonta di Dio. A Lui esprimo la mia fedelti e gratitudine. Il mio saluto riconoscente va a tutto lepisco- pato calabro ea tutti i Vescovi qui presenti, specie a quelli che provengono da fuori regione. Con la loro presenza preghiera sento di essere accolto nel Collegio Episcopale, che perpetua nel tempo la missione apostolica. Mi é particolarmente gradita la vicinanza di Mons. Nunzio Galantino, Vescovo i Cassano e Segretario generale della CEI. Lo rin- grazio non solo per la fiducia che mi ha accorda- to scegliendomi quale suo vieario, ma anche per avere accettato di presiedere questo rito di ordina- zione. A lui dobbiamo tanta gratitudine per averci fatto vivere con la venuta del Santo Padre a Cas- sano momenti belli di interiore esultanza. Papa Francesco con gesti semplici e parole illuminate ci ha indicato la via da seguire per il riscatto morale e sociale della nostra terra. E’ forte l'eco delle sue parole, che ci hanno invitato ad essere adoratori di Dioe non del male, prospettando le gravissime conseguenze che la scelta del male, del malaffare, dell'interesse personale e della sopraffazione com- porta per lo sviluppo della nostra terra. Saluto e ringrazio i vescovi conconsacranti: mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo metropolita di Co- senza-Bisignano e Presidente della CEC; larcive- scovo Metropolita di RC Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, che persanni ha guidato questa diocesi Insieme agli altri pastori che lo hanno preceduto mons. Morosini consegna una chiesa in cammino, che, grazie allazione di tanti sacerdoti e di laici maturi, ¢ attivamente impegnata in un'azione di evangelizzarione e promozione umana in un ter- ritorio, tanto provato ma anche desideroso di scatto. Al pastore della diocesi metropolitana di CZ/ Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, va la mia gratitudine per la sua presenza ma anche per fi- ducia accordatami come Vicario Generale durante il suo episcopato nella diocesi di Cassano. Grazie di cuore agli altri Vescovi che hanno guidato la mia diocesi di origine mons. Domenico Graziani e mons. Andrea Mugione qui presenti. Uno speciale benvenuto da parte di tutti va a Mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo metro- polita di Campobasso, gia vescovo di questa chiesa per tanti anni, ed al suo predecessore, mons. A. Ciliberti, ora arcivescovo emerito di CZ/Squillace. La loro presenza questa sera é graditissima al po- polo che avete servito con tanta passione. Accol- go leredita pastorale dei miei predecessori come un tracciato illuminato che mi sprona ad andare avanti con fiducia ¢ serenita interiore sulla ne di Papa Francesco ad essere * stori vicini alla gente, padri e fratelli, miti, pazie misericordiosi’, ad amare la semplicita e pover- jarsi minimamente sfiorare da quello che chiama “una psicologia da principi’. Carissimi fratelli e sorelle, il momento presente mi fa ricordare quanti hanno avuto parte nel percorso della mia vita e so- prattutto nel cammino vocazionale. Il Signore si & avvalso di persone, incontri, luoghi, a lui solo noti per raggiungere i suoi obiettivi, In una piccola fra- zione, Avena in comune di Papasidero, a confine con la Basilicata, lungo la vallata del Mercure, ove alla fine del primo millennioavevano trovato acco- glienza e rifugio tanti santi monaci ed eremiti ba- siliani, sotto lo sguardo della Vergi Grazie, ebbe inizio un cam sempre accompagnato e benedetto con la rieche: za della sua benevolenza. Un cammino nel qua- le hanno avuto parte due genitori che con la loro onestac rettitudine mi hanno insegnato la semp! cit della vita e la schiettezza delle relazioni, edu- candomi al senso di responsabilita e ad affrontare con fiducia ogni difficolta. Mi hanno donato tanto senza chiedermi nulla. Esprimo gratitudine a tutta la mia famiglia, che non ha mai preteso nulla da me. Devo riconoscere che la sua poverta e la scar- sita di mezzi economici non hanno impedito che il Signore portasse avanti il suo progetto. Un grazie ai miei educatori che mi hanno seguito nella formazione nei vari seminari a Cas- sano, al S. Pio X di Catanzaro eal Pio XI di Reggio Calabria. Grazieai miei Vescovi, che dal giorno dellordinazione (il 5 gennaio 1976 nella chiesa Santa Maria del colle in Morman- no) mi hanno sempre sostenuto e dato fi- ducia, affidandomi compiti spesso molto delicati. Grazie a tutti i confratelli sacerdoti, con i quali ho collaborato e che mi hanno fatto sperimentare la bellezza della frater- nita sacerdotale. Il mio pensiero ¢ saluto ricono- scente va anche agli studenti dell'Istituto teologico calabro “S. Pio X” e ai colleghi docenti. Con tanti di loro ho condiviso un'indimenticabile esperienza teologica e culturale, che mi ha offerto tantissime opportunita di arricchimento. A loro devo molto. Conservo la ricchezza e bellezza di un’espe- rienza pastorale vissuta in diverse comunita par- rocchiali a cominciare da quella di Verbicaro, nella diocesi di san Marco Argentano-Scalea, alle altre che mi hanno aiutato a vivere il mio sacerdozio. Desidero ricordarle: la parrocchia della SS. Trini ta di Avena, che mi ha generato alla fede, la par- rocchia di S. Girolamo in Castrovillari, quella di S. Vincenzo Ferrer in Trebisacce, ed in ultimo la par- rocchia del Beato Giuseppe Puglisi (Castrovillari).. Ma é la parrocchia di San Girolamo in Castrovillari che mi ha forgiato ed insegnato ad essere parroco. Una comunita che ho amato e alla quale ho dato gli anni piti belli della mia vita (ben 29 anil). Un grazie ai fedeli di queste comunita per essere qui presenti ed aver pregato con mee perme. Ed ora la mia lode e ringraziamento al Si- ‘gnore per questa Chiesa di Locri-Gerace. Sento gia di incontrarla tutta nel volto dei tanti fedeli qui presenti. A questa comunita dico: grazie. Grazie per l'accaglienza. Lo dico ai sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati e consacrate, a quanti hanno pregato per me. Lo dico soprattutto ai fratelli e alle sorel- Je ammalati (che sono qui davanti, accompagnati dall’Unitalsi). Con la presenza mi fanno dono del- la loro sofferenza Ma permettetemi che rivolga un saluto spe- ciale ai presbiteri della diocesi, che hanno avuto la gentilezza di venirmi a trovare a Castrovillari. Ho potutoawvalermi in questo ultimo periodo della vi cinanza dellamministratore diocesano, mons. Fe- mia. Lo ringrazio, sperando di poter contareancora sulla sua collaborazione.Grazie alle Autorita civili e militari per la loro partecipazione. Scusatemi se non faccio menzione espressa di ciascuno. Esprimo il mio rispetio per il servizio reso al bene comune delle nostre popolazioni. Come Chiesa preghiamo per voi perché possiate rendere sempre meglio il vostro servizio. La societa civile molto si attende da voi. E le difficolta in cui operate sono veramen- te tante. Sin da ora posso ditvi che potete contare sullazione della chiesa, secondo le nostre possibi- lita e competenze. Sappiamo bene che quanto pit difficile sono le condizioni sociali di un territorio, tanto pitt urge unire tutte le forze sane della so- cieta se si vuole portare avanti qualunque opera di rinnovamento edi riscatto sociale. Sappiamo bene che non si puo essere disgregati di fronte alla do- manda di futuro che proviene da tan- ti giova- ini, che di fronte alle difficolta/ impossi- di cupazione nonhanno alternative tra la via dell’emi- grazione e la triste rassegna- zione, finendo spesso con Tessere facile esca della malavita organizzata. Sarebbe un fallimento per tutti. La Chiesa amaessere tra la gentenon perren- dersi complice del male, ma per curare e guarire le ferite di una umanita sofferente. E anche quando & costretta a riconoscere la gravita del male che conduce fuori dalla comunione ecclesiale, soffre per questo ese lo fa non é per condannare, ma per sollecitare un cammino di conversione che porti a riscoprire la bellezza di un Dio che ti porge la mano 0 che aspetta il ritorno del figlio sbandato che gli ha voltato le spalle, in modo da poter far festa al suo ritorno o che attende I'ultimo istante per poter dire come al ladrone pentito: “Oggi sarai con me in paradiso’. Carissimi,questa antica Chiesa Cattedrale con sua maestosita e grandezza éspazio accogliente di tan- fedeli della comunit’ diocesana di Locri-Gerace edei tantissimi fedeli provenienti dalla mia dioce- si di origine (Cassano ¢ San Marco Argentano-Sca- lea). Li ringrazio per essersi sottoposti ai disagi di tuna lunga trasferta, Chiedo loro scusa se non sono stato in grado di assicurareuna migliore accoglien- za. Allinizio del mio ministero episcopale, chiedo di continuare ad accompagnarmi con la preghie- ra. Una preghiera non solo per me ma anche per tutta questa chiesa diocesana che fa parte di una regione che vive difficili momenti, e che avverte il bisogno di un profondo rinnovamento spirituale. Sono pronto ad ascoltarvi ea camminare con voi, condividendo fatiche e speranze. Ma sono anche certo che il Signore ci @ vicino ed ascolta il grido del povero e non manchera di suscitare in ciascu- no di noi nuove energie e quel senso di umanita che ci libera dalla tentazione di ricorrerea vie per- verse € tortuose.Inizio il mio ministero sapendo che la Locride, ¢ tutta la Calabria, é una terra bella ericca di risorse. Una terra da amare, accogliendo- ne le contraddizioni come opportunita di crescita edi recupero. Desidero unirmi a quanti la amano € fanno di tutto perché emerga giorno dopo gior- no la sua immagine pit vera, che non é quella pid, pubblicizzata, La Calabria non é “terra perduta’, come talvolta si legge. Ma potra diventarla, se gli stessi Calabresi non la amano, se si rassegnano al fatalismo ed alla rassegnazione, se non ne san- no apprezzare le tante risorse.Mi perdonerete se questa sera non c@ la possibilita di salutarvi uno per uno come vorrei. Mi spiace - ¢ chiedo scusa = soprattutto a quelli venuti da lontano. Ho detto da subito di non preoccuparsi di regali 0 cose del sgenere, invitando ad un gesto di generosit’ a favo- re dei pitt indigenti tramite la Caritas diocesana. Graziea quanti hanno accolto questo desiderio. Al Signore chiedo, per intercessione della Vergine Madre, di rendermi paziente ¢ forte, capa- ce di guidare con mitezza e saggezza, insegnando- miad amare tutti senza alcuna preferenza. Con- fido nell’amore e nella fedelta del Signore. A Lui la nostra lode ora e sempre. Amen. + Francesco Oliva, Vescovo di Locri- Gerace Ariaporun’ 14 * Luglio 2014 FESTA DEI NONNI E DEGLI ANZIANI In occazioone della festa dei nonni e gli anziani organizzata dei ragazzi del grest 2014 in onore dei santi Gioacchino ed Anna nonni di Gesit, Franco Blefari po- eta benesterese ha fatto una bellissima poesia dialettale che a comosso il pubbli- co.Ecco il contenuto. ‘A FESTA D’’I NONNI jie festa d’ i nonniedi l'anziani, tutti vestuti ‘i novu e mprofumati cu’ li pigghja mbraccettu e cu’ di mani, cu’ siduna cunsigghj ecu’ basati. Per ‘u problema loru esti..domani! quandu non tutti i nonni sunnu boni, pacchi sunnu trattati comu anziani, mbasi s¥ vascia o arta la... pinzioni. Dassamu stari a chigli i sti paisi, chi stannu cu ccocchjunu nta sti casi, si ndannu ‘nu parent, ..a fin’ 'i misi si pagac 'a pinzioni chi si trasi; ma nte citta, quantennu abbandunati! vann'‘a mensa d’'i poveri, si ncesti, , eognunu d'igli ndavi nte costati ‘na brutta malatia pammi ta mbesti ‘Lvidi nte mercati, a menzijornu, chi miscitannu nta gli cesti i frutta, cercandu ccocchj cosa, senza scornu, pacchi ‘a pinzioni la finiru tutta. Chistué lu veru dramma ‘i chistetati dormunu nte stazioni e sutt’’e ponti, nta scatul’‘icartuni, ennu malati, endannu sempi li valici pronti sindi vannu prestu nte gliit mundu, undi lomini sunnu tutti oguali, non cu galleggia, mentri ‘r'attu é‘o fundu, ma’estessi, pa ‘na leggi univerzali. Tu manch’ ‘i guardi, ca ti fannu pena, non sunnu belli com’ ‘e guvernanti, chi ndannu sempi la mugghjeri prena evannua pranzu nta li ristoranti. Ma ch’era bellu si nt’ogni paisi ncera, comu la chjasia, ‘na stazioni, cu ‘na casa‘ riposu, undi li spisi ‘i pagava ‘u Cumuni o la Regioni Franco Blefari Benestare, 26 Luglio 2014 Ariaporu n° 14 + Luglio 2014 SAN BIAGIO San Biagio visse tra il IIT e il IV secolo d.C. in Turchia. Nato da una famiglia nobilee educato come cristiano divenne vescovo di Sebaste, Vodierna citta di Sivas nella Turchia orientale, che al tempo di San Biagio era una provincia romana chiamata Armenia Minor. Sebaste era la capitale della Armenia bizantina. Si narra fosse esperto nella medicina ancora prima di diventare vescovo ¢ che vivesse in una grotta a le montagne, spontaneamente, forse per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani Nella grotiaeraspesso avvicinatodaglianimali selvatici che lui ammansiva e curava. Alcuni avventurieri lo artestarono e lo portarono al governatore Agricola. San Biagio professd la sua fede in Cristo davanti a lui e percid fu picchiato con le verghe. Poi appeso, stirato e gettato in prigione. Mentre lo trascinavano di Katia Brizzi in prigione lo seguirono sette donne che professavano Gesit Cristo come vero Dio e per questo furono decapitate. Fu torturato con pettini che strappavano la carne, come quelli usati per cardare la lana, tratto dal racconto del suo martirio. Durante la sua prigionia guari un ragazzo che correva il rischio di morire soffocato a causa di una lisca conficcatasi in gola. Si racconta anche che persuase con lasua parola un lupo a riconsegnare un maiale che apparteneva ad una povera donna. Essa poi ricambid il santo infilandosi nella prigione ¢ portandogli cibo e candele. Fu gettato in fondo al lago, ma due angeli lo ricondussero sano ¢ salvo a riva, quindi fa decapitato. Furono decapitati anche due ragazzi che erano in prigione con lui e che egli aveva istruito alla religione cristiana. San Biagio fu lesecutore del testamento scritto di Sant’Eustrazio, quando questi fu martirizzato, e cid @ menzionato nella vita dei ‘cinque martiri’ venerati il 13 Dicembre dalla chiesa ortodossa. Compare in una antica tela, raffigurato tra i cinque martir vicino ad Eustrazio nell‘atto di ricevere dalle sue mani il testamento scritto. Il martirio del Vescovo di Sebaste successe nel 315 0 316 d.C. durante l'impero di Licinio. Nel martirologio di San Gerolamo non é menzionato, ma in quelli europei del IX secolo San Biagio é nominato al 15 Febbraio, mentre in quelli greci éricordato I’ Febbraio. I pochi fatti certi sulla vita di San Biagio sono riportati nei documenti antichi frammisti al mito che si diffuse a partire dall’ottavo secolo. La devozione del santo orientale @ arrivata in Europa in tempi molto antichi e fu molto popolare nel Medio Evo. Numerose chiese sono dedicate a lui e molte localita ritengono di avere sue reliquie ad esempio Taranto, o la citta di Ragusa, ¢ l’Abbazia di San Biagio nella Foresta Nera. San Biagio si festeggia il 3 Febbraio nella chiesa cattolica ¢ I’ Febbraio nella chiesa orientale. E’ disegnato. molto spesso_con in mano due candele incrociate 0 in una grotta circondato dagli animali. San Biagio @ il patrono degli animali selvatici, dei cardatori e di tutte le persone che soffrono di malattie della gola. In Germania, Svezia ed Ungheria San Biagio é venerato tra i14 santi ausiliatoricuisi rivolgono i devoti che chiedono aiuto in caso di malattia. Nel giorno della sua memoria possono essere impartite le benedizioni particolari, invocando la sua intercessione, come patrono particolare delle malattie della gola. Si fa con le candele incrociate e la benedizione particolare. PER L'INTERCESSIONE DI SAN BIAGIO, IL SIGNORETI LIBERI DAL MAL DI GOLA E DA OGNI ALTRO MALE. IN NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO. AMEN. La tradizione vuole continuare questo rito cosi ricco di significati per la chiesa e per tutti i cristiani devoti a questo santo protettore ¢ guaritore della gola FEDE E NDRANGHETA, MA LE IN CALABRIA NON SONO “QUESTA E’ LA VERA STORIA DELLA PIETA’ POPOLARE IN CALABRIA E DEL CULTO DELLA VERGINE A TRESILICO (RC)" La Calabria, una regione bellissima, benedet- ta da Dio, rica di storia millenaria, arte, cultura e fede, una terra dove ancora oggi il legame con le sue tradizioni religioso ~ popolari @ fortissimo! Come in tutto il Sud Italia a partire dal mese di Giugno, borghi e contrade calabresi si colora~ no di luminarie coreografiche, le chiese vengo- no addobbate con damaschi e drappi di vellu- to rosso, riecheggiano i canti popolari in lingua dialettale che fanno tornare con la mente a sto- rie antiche di un passato lontano ¢ glorioso. Queste Feste si aspettano tutto anno con ansia, trepidazione, fervoree devozione. Sipreparanoin questeoccasioni dolei tipici, siritor- na dall'estero per fare festa con i parentiegli amici e perrinsaldare legami con la propriaterradorigine. Nel mese di luglio nel Sud e particolarmente in Calabria e Sicilia le feste religiose sono tutte de- dicate alla Madonna invocata con il bellissimo titolo di “REGINA DEL MONTE CARMELO’. Ma a fare da antiporta a queste grandi cele- brazioni Carmelitane @ una devozione radica- ta e consolidata nell’animo di tantissimi fede- li, mi riferisco alla “FESTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE © DELLA VISITAZIONE’. di Flavio Garre| Questa Festa trova la sua origine stoi ca da parte dell’Ordine Serafico. Minoriti- co fin dal 1263, fu poi Papa Urbano VI ad estenderla a tutta la Chiesa Latina nel 1389. In accordo con quanto descritto dal Vangelo di Luca, in cui si narra che Maria rimase da Elisa- betta fino alla nascita di San Giovanni Battista, ¢ presumendo un‘attesa di altri otto giorni peril rito dell'imposizione del nome, la Festa veniva origina- riamente celebrata il > luglio, cio® al termine della visita di Maria. Tuttavia dopo la discutibile Rifor- ma del Calendario Liturgico attuata nel Concilio Vaticano II da Annibale Bugnini, la Chiesa ha ab- bandonatola data tradizionale, fissando la Festivi- ta all’ultimo giorno di maggio, cio’ al termine del mese mariano anche se oggi questo spostamento ha fatto perdere la Solennita e limportanza che un tempo rivestiva, infatti ancora in tantissimi paesi viene celebrata il 2 luglio, come a Tresilico (RC). Tresilico, questo nome a molti non dira nulla’ neanche ai calabresi,_inve- ce @ un luogo degno di storia e attenzione. Fu la Vergine stessa che in una apparizione av- venuta nel 1836 ad una nobile signora di Tre~ silico Rosa Vorluni decrisse personalmente come doveva essere realizzato il Suo Simulacro. 11 30 Ottobre del 1837 la bellissima statua lignea policroma della Madonna delle Grazie realizzat dal valente scultore Arcangelo Testa faceva il Suo ingresso nel piccolo Borgo pre aspromontano dove da allora sparge copiose le Sue grazie sulla moltitu- dinedi devoti chea Lei ricorrononel SuoSantuario. Ogni anno il 2 luglio viene celebrata con una imponente e devota processione di fede per le vie di Oppido Mamertina (RC) e del Bor- g0 di Tresilico sede del Tempio a Lei dedicato. “LA CRONACA E LA STORIA DEI GIORNALI- stl” Domenica 06 Luglio 2014 tutti i telegioma- li nazionali e regionali hanno diffuso la notizia che durante la processione della Madonna del- le Grazie a Tresilico, lo scorso 02 luglio, il Sa- cro Simulacro della Vergine sarebbe stato fat- to “INCHINARE” per circa trenta secondi verso Yabitazione di un “Boss” della Ndrangheta, un certo Peppe Mazzagatti, condannato allergasto- lo per omicidio e associazione per delinquere. A tale presunto gesto il comandante del- la locale Stazione dei Carabinieri abban- dona la processione in segno di_protesta. Durissime le condanne di tutte le pitt alte au- torita dello Stato e del Vescovo della Dioce- si di Oppido-Palmi Mons. Francesco Milito. Maa questo punto sorge doverosa una riflessione. Perché i giornal denuncia- no questi atti solo per la Calabria? La Pieta Popolare Calabrese @ Ndrangheta? ASSOLUTAMENTE NO! Pochi mesi fa si denunciavano infiltrazioni mafio- se all'interno della processione della cosidetta “AF- FRONTATA” (L'ncontro simbolico tra Cristo Ri- sorto e la Vergine) che avviene il giorno di Pasqua a Sant’Onoftio (VV) e in tanti paesi della Calabria. Chi ne ha pagato le — conseguenze? Un piccolo paese della costa Jonica, Bovalino Superiore (RC), fatto di persone serie e one- ste le cui immagini del Rito dellAffrontata scaricate dal sito internet “Yuotube” sono sta~ te trasmesse etroneamente dal Tg5 anziché ri- portare quelle del Comune di SantOnofrio. IntantolaseriaelaboriosaArciconfraternitadi Maria SantissimalmmacolatadiBovalinoSuperiorehado- vuto subire questacampagnadiffamatoriagratuita. ITgi delle ore 13:30 di domenica 06 luglio 2014 nel vizio sulla processione di Tresilico ha riportato Ie immagini della Madonna delle Grazie venerata nel Santuario di Torre di Ruggiero (CZ) anziché quelle del Borgo del Comune di Oppido Mamer- tina (RC). Guardiamo bene il._—caso_Tresilico! A quanto appreso dal sindaco di Oppido Mamer- tina (RO) e da tantissime persone del posto il Si- mulacro della Vergine per antichissima tradizione viene fatto girare dai portatori agli incroci con le strade dei quartieri in cui il corteo non passa in se~ ‘gnodi benedizioneverso gli abitanti di quelle case. La statua a quanto risulta é stata fermata a 150 metri dallabitazione incriminata ¢ su quella via risiedono tantissime persone oneste e poi non & mai esistito nessun inchino in questa proces- sione cosi come in quelle degli anni precedenti Non so con quale criterio—abbi no usato—il_~—termine —“Inchino’ Sara Vautorita giudiziaria a fare chiarez- za su questo spiacevole episodio ma tro- vo veramente ingiusta la campagna diffa- matoria che i giornalisti_ stanno facendo nei confrontidella Piet Popolareedel Clero Calabrese! Tutto questo fa scalpore dopo le recenti af fermazioni_ del Sommo Pontefice Francesco pronunciate nella Visita Pastorale a Cas- sano allo Jonio (CS), lo scorso 21 giugno. “| MAFIOS! ~=SONO — SCOMUNICATI!" Mons. Giuseppe Fiorini Morosini Arcivesco- vo Metropolita di Reggio Calabria-Bova recet temente ha proposto al Santo Padre di abolire nella sua Diocesi Reggina per dieci anni la figu- ra del “Padrino” dal Rito della Cresima perche in molti paesi della Calabria secondo l’Arcivesco- vo i padrini sono scelti in base a legami mafiosi! Ma @ giusto che paghi un __inte- ra Diocesi_—per_—poche_—_persone? Eppure Mons, Morosini quando era vescovo della Diocesi di Locri- Gerace hasempre difesocon tena- cia immagine del Santuario della Madonna della MontagnadiPolsidopoleinchiesteeilvideoripreso da tutte le emittenti televisive nazionaliemondiali un summit delle Cosche Mafiose Calabresi pro- nell area Sacra del Santuario, dicendo: “POLSI NON E’ ILSANTUARIO DELLA NDRANGHETA!” Li avrebbe dovuto dire come nel caso del parroco di ‘Tresilico: “II sacerdo- te non doveva far finta di non vedere!” E’ giusto che gli abitanti tutti di ‘Tresilico deb- bano essere definiti: “MAFIOSI” e non_possa- no portare in processione per alcuni anni Ia loro amata Madonna per le vie del loro antico Borgo come proposto da Mons. Salvatore Nunnari Ar- civesovo Metropolita della Diocesi di Cosenza- lente dei Vescovi Calabresi? Cosi non facciamo altro che distrugge- re la Calabria e la sua Pieta Popolare! Bisogna isolare e cercare di convertire la gente ma- lavitosa ¢ impedirgli di portare a spalla nelle pro- cessioni le Immagini Sacre ¢ i sacerdoti devono anche avere la forza e il coraggio di fare attenzione alle persone che fanno parte dei Comitati Feste ¢ delle Confraternite! Concludo con questo mio _pensiero: “La Fede espressa nella Pieta Popolare va custodi- ta, educata, evangelizzata, purificata ma non di- strutta e deturpata!* Siappena concluso il periodo valido per!'iscrizio- neal grado di scolarizzazione successivo. Bambine e bambine, ragazze e ragazzi che frequenteranno le prime classi di elementari, medie ¢ superiori sono stati, in quest'ultimo mese a visitare , di per- sonae on line, le loro future scuole, i luoghi in cui trascorreranno dai tre ai cinque anni a venire. Sicuramente la scelta che causa piit ansia, genera aspettative ¢ fa nascere gli scontri tra punti di vista forse taciuti o mai prima affrontati fra genitori ¢ figli o fra genitori e scuolaé l'iscrizione alla scuola superiore, Dai dati diramati dal ministero dell’Istruzione sembra che gli adolescenti italiani si stiano sempre pit orientando verso le materie scientifiche e le conoscenze informatiche, sognino di fare gli chef (possibilmente su una nave da crociera) e sanno di Lucia Perri che @ utile imparare inglese e, a pioggia, alcune altre lingue straniere. Tiene , maa fatica, dopo tanti anni di calo l'iscrizione al Liceo Classico e. allo Scientifico, vai con gli indirizzi che sostitui scono con materie piit sperimentali ¢ moderne le fantomatiche tre ore di latino (per es. lindirizzo di Scienze applicate, che tra le materie non ha il Latino, e lindirizzo Sportivo (WoW che bello! Penseranno i tredicenni lettori sportivi). Molti Dirigenti e Prof. del classico stanno facendo Je “nottate” per rimodulare lofferta formativa cer- cando di mantenere gli standard di qualita. Lannosa questione é se nella societa odierna sem- pre pitt informatizzata e ipertecnologica serva an- cora conoscere la metrica latina 0 capire cosa ca- spita sia l'aoristo passivo, se lo userd mai almeno inuna frase nella mia vita o mi servira soltanto per far punti in una partitaa Ruzzle. In una societa sempre pitt di “tecnocrate” invece , che usa numeri e parole come codici digitali ,anaf- fettiva eanalfabeta di ritorno, trinceratadietro uno schermo che adopera per comunicare e per appa- rire come non é. In una societa cui si smarrisce il valore del volto, la lentezza dell’eloquio, la corret- tezza nell'esprimere i propri pensieri, la volonta di indagare nel proprio mondo interiore e verbaliz zarlo la cultura umanistica invece dovrebbe esse- re un’ancora di salvezza, un porto agognato in cui almeno da giovani dovremmo voler attraccare. La cultura classica ci da la possibilita di veder for- mulata la descrizione della nostra personalita, dei nostri stati danimo, delle situazioni piu disparate, individuali e collettive, intime o politiche. E tutto Ii, nei classici: la lenta, costante, profonda rifles- Ariaporun® 14 % Luglio 2014 sione sul pensiero dell'uomo ci fa davvero partire con una marcia in pit. Corazzati contro l'aridita dellanimo. Lesercizio di traduzione poi, & inutile ribadirlo perchéchissa quante volte, miei giovani lettori, ve Vhanno detto le vostre incomprese professoresse di lettere...¢ un esercizio di logica. Vi apre la men- te , come la matematica Inoltre, scrive Giampietro G. il latino per es. conti nua ad essere la lingua della nostra tradizione che @ quella romana e cristiana, continua il giornalista con una battuta carina sulle dimissioni del Papa Emerito Benedetto DecimoSesto “Immaginate se la cronista del’ANSA, non fosse stata in grado di tradurreall’impronta 'annuncio di Benedetto XVI: non avrebbe potuto dare, per prima al mondo, la notizia delle dimissioni del Pontefice. Allorché il Papa confessd che “ tate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum..’ (... le mie forze, per Peta avan- zata, non sono pitt adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino...) Tuttavia, le competenze chiave per la societa cono. scitiva, le direttive che provengono dallEuropa ci raccomandano di alimentare gli studi scientifici, di aprirli anche alle giovani fanciulle (sembra che l’'Umanesimo sempre di pitt sia questione femmi- nile) Come conciliare le due posizioni? Come favorire la fiducia nelle materie umanistiche e ridar loro valore ¢ integrarle con la scienza ¢ la tecnica? An- vires meas ingravescente ac- dando verso la concezione unitaria del sapere, fa~ cendo in modo che le discipline, a scuola, comu- nichino fra loro. Dice E. Morin “Lessere umano é nel contempo fisico, biologico, psichico, culturale, sociale, storico. Le discipline attuali dovrebbe- 10 riconoscere Iunita ¢ la complessita dell'essere umano riunendo e organizzando le conoscenze disperse nelle scienze della natura, nelle scienze umane, nella letteratura nella filosofia, e come sia possibile mostrare il legame indissolubile tra Tunita ¢ la diversita di tutto cid che @ umano’ . E non per tirare ’acqua al mio mulino ma rifletto allora che per far comunicare le discipline, comu- nicate cid che sentiamo, essere compresi dagli altri ,alla fine di tutto c’ il linguaggio, il suo incanto e Jasuaalchimia, Lucia Perri ( che vuole, per sempre ¢ comunque, essere prof. dilettere fi) ANGELO LAGANA UNA LEGGENDA CALABRESE DEI “Caro Angelo, non ho mai incontrato in vita mia un calabrese con le tue credenziali artistiche che sapesse scrivere, suonare, comporre, fotografare € ricercare Dio nelle cose belle del creato, perché credimi ~solo chi cerca Dio, nellarte, riescea rag- iungere l'anima delle cose. E tu, nella tua vita ar- tistica, sei stato capace di fare tutto cid”, E’ quanto ho scritto recentemente ( mi si perdoni lautocita- zione ) alfeditore-giornalisia-fotografo-scrittore- musicista ¢ compositore Angelo Lagana per rin- graziarlo dell'ultimo CD regalatomi, che lo vede ripercorrere, a distanza di tanti anni, col gruppo 1 Figli di Calabria, le tappe pitt significative della sua luminosa carriera di musicista . Ma anche per esprimergli tutto il mio apprezzamento per una serie di servizi fotografici ( Special maxi postcards ),acura di Angelo Lagana Editore, sullecittadi Ge- race, Gioiosa e Roccella, che sono una rivisitazione delle loro bellezze paesaggistiche, dei loro itinera- ri turistici, culinari eartistici e una guida anche di alcuni centri storici della provincia di Reggio Ca- labria. Ma sono anche ~ é doveroso aggiungere ~ Fa er si a ed Ga a ed ae di Franco Blefari luoghi dell'anima per Angelo, da sempre abituato aconvivere con queste bellezze naturali che cono- sce da una vita. E’ stata proprio una full immersion nell anima pitt nobile eanticadellasuaterra, un tri- buto d'amore edi riconoscenza di “un personaggio talmente poliedrico e virtuoso che non si potrebbe definire con un aggettivo’, come dice Vincenzo Pi taro in un suo articolo sulla Gazzetta del Sud . Ma non é da oggi che conosco il talentuoso musicista di Roccella Jonica, ma dai lontani (ahimé!) anni 70, quando, in veste di improvvisato organizzatore di spettacoli, lo invitai a Benestare, nel mio paese, per partecipare, insieme con il suo gruppo de I Figli di Calabria, ad un Festival di musica legge- ra, Da allora, con Angelo, ci siamo rivisti di tanto in tanto, in occasione di qualche pubblicazione di poesie dialettali, da parte mia, edi qualche nuovo disco, da parte sua, per tenerci informati di quello che facevamo. Solo che in tutti questi anni. Angelo ha preso il volo... Ha suonato con i Jochers e i New Boys; ha scritto brani per Mino Reitano; ha colla- borato ad alcune incisioni di Mina, ha lavoratocon Mike Bongiorno, Modugno, Aurelio Fierro, Bobby Solo, Raffaella Carra, Albano e tanti altri perso- naggi famosi della televisione italiana e mondiale. Tra le sue incisioni per fisarmonica-midi, alcuni brani immortali cari a tante generazioni: Besame Mucho, Amapola, Luna Rossa, Petite Fleur, Mala- _femmina, Maruzzella, Chitarra Romana, Tango del mare e tanti altri, Ultimamente, il brano ‘Capo Sud’, con parole di Rosella Garrefia , dedicato alla Regione Calabria e scritto per il Basso Jonio Reg- gino, che va da Capo d’Armi a Capo Spartivento, ha registrato uno strepitoso sucesso ed & stato suonato dal suo stesso autore in tante parti del mondo. L'inno della Reggina calcio, cantato dalla stessa Rosella, ha toccato alti indici di vendita ed é stato il leit motiv della permanenza nella massi- ma serie della squadra dello Stretto, che ha visto lo stesso Lagana stampare, in veste di editore, il diffusissimo settimanale Reggina Ale, dopo il suc~ cesso ottenuto alcuni anni prima col settimanale Roma mia dei tempi di Cerezo e Falcao. Con lasua fisarmonica, Angelo racconta Yamore ¢ la solituy dine, la gioia e la disperazione, i sentimenti piit profondi dellanimo umano, ora sulle note di un tango, ora sulle note di una tarantella. Senon fosse nato in Calabria, a quest’ora sarebbe una leggen- da della musica mondiale, perché la nostra terra riconosce i suoi figli artisti solo quando sono incoronati dagli altri..anche se @ pronta ad ap- plaudirlo nel momento in cui il suo successo viene stabilito da altri popoli e altri Paesi, com’é successo a molti artisti. Ma in molti Paesi del mondo Angelo gia sulla strada della leggenda. In Argentina, dove tiene spesso concerti a Buenos Aires, @ ama- to come pochi perché canzoni come Caminito, Amapola, El Choclo, che sono nella storia di quel popolo, rivisitate dalla sua fisarmonica, portanoancora pit indelebili i connotati del tango, Ja cui anima romantica si confi- gura molto spesso nella dispera- zione e nella perdita di qualcosa di grande ed insostituibile; nel- la tragedia. E solo un calabrese come lui ( solo a Buenos Aires il 45% della popolazionee costi- tuita da italiani, con larga rap- presentanza di suoi corregionali ) poteva interpretare, con tanta fedelta, la passione di un bal- lo dalfidentita marcatamente popolare e nato - come dicono gli storici - nei postriboli di qualche bordello o in una zona malfamata di una citta portuale come Buenos Aires, in quanto figlio della tabierna (taverna ) edella strada. Ecco perché nei paesi delAmerica Latina i suoi con- certi registrano sempre il tutto esaurito, specie in Argentina, che é un crogiolo di tutte le razze, ma dove Angelo ¢ sempre di moda, come il tango, perché il tango & modo di vivere, e filosofia di vita E'anima di Angeloé triste come un tango argenti- no, il suo linguaggio musicale @ sempreallla ricerca di cose lontane e malinconiche, di cose, forse, mai conosciute, ma dentro di sé; di note che alimenta~ no la malinconia; di note suonate “A Media luz’, a mezza luce, come la famosa canzone-tango, “quel Non va rascuratil fatto che. tute le foto cheho pubblicato nel magazin e nel sportivee nom, sono dim Tala mis grae passione ‘Numerosi Prem internazonaliche ma har Roma disputava lege Ys Penson er pee crt In quel circstanza a New York, sono rimaso un mese.e mezzo per segue meglio la i magazin, stato th perSONagHo, Mlaicave mole terse nelle Fado e nelle tleisont cet romeltosumato nella “IPTLE ITALY", quatre rinowato aNew York Hea el FStorant pensiero triste che si balla’, come disse Enrique Santos Discépolo, paroliere di Carlos Gardel, mito universale del tango argentino. Anche se la defi- nizione pitt vera di tango I'ha data Jorge Luis Bo ges, scrittoree gloria nazionale argentina, il quale regalate tanto per dire che, oltre alla mesicalafotografia& stata assegnatoin flomalisi emusic seauta dell Natlonae ogh STATI scrisse unaseriedi saggi, definendolo “il ballo del- la memoria’, per il suo intenso potere evocativo. E cos'altro @ Angelo se non il fisarmonicista della memoria? colui che solo guardando al passato ci pud regalare universi immaginifici di vibrante ¢ malinconica melodia. Ma se fosse nato in Argen- tina, e non in Calabria, sono certo che avrebbe scritto il suo nome accanto a quello dei pitt grandi esecutori di tango, come Julio De Caro, Osvaldo Pugliese ¢ tanti altri musicisti, In tutta [America Latina i manifesti dei suoi concerti lo presentano come E! Genio del Acordedn (Il Genio della Fisar- monica }. A Cuba, dove @ di casa anche per la sua antica amicizia con il figlio di Fidel Castro,. Anto- nio, é conosciuto come Fl Acordeonista Calabrés ( II Fisarmonicista Calabrese ). Nello stesso paese di lingua spagnola, dopo che @ stato intervistato per Radio Habana Cuba , che tra- smette in tutto il mondo, dal famoso giornalista radiofonico Abel Rosales Ginarte, la sua popolarita @ salita alle stelle. Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Cuba Cultura’ ed @ stato rice- vuto allHavana dal_governo cubano. Ma anche in Uruguay, Brasile e Marocco, dove Radio Casablanca trasmette spesso i suoi dischi, & particolarmente apprezzato. Anche in Canada e Australia si reca spesso per concerti che registrano sempre il tutto esaurito. Il Nostro é sta- to premiato in tutto il mondo. Sono sue le musiche delle sigle composte per la nostra nazio- nale di calcio ai Mondiali det 1990 negli Stati Uniti, dove ha vinto il Premio “Bill Clinton Washington” per la sua attivi- t8 di giornalista e musicista al seguito della nazionale azzur- ra. Nella Grande Mela @ molto richiesto nel quartiere italiano di Little Italy, dove risiedono solo italiani immigrati, per programmi radiotelevisivi_ e concerti, Insomma ha allaccia- to rapporti con le persone che contano in ogni Paese dove vaa suonare ¢ ha gettato le basi per un/amicizia per poter durare nel tempo. E’ vincitore del "Faro D’oro” del Personal Jet Berlino. Nel 2009 ha vinto il Premio “Una vita per la cultura” assegnatogli dagli Amici della Calabri per il Molise e il Premio “Giganti della Calabria” conferitogli dall'Universita dei Popoli di Badolato. Nel 2010, infine, ha vinto la 15* Edizione del “Pre- mio Museo” sezione musica, nel corso di una ma- nifestazione svoltasi al teatro Bagaglino di Roma, Qualche anno prima che morisse, Renato Caro- ‘onfidé che la sua versione della canzone magazine che ® stato da Sadho GRANILLO pina Gla squad ealabrese Nove anniinserie A tate sodetstazion! eve non spose amentcare “Maruzzella” era la migliore che avesse mai ascol- tato, Lostesso autore di questoarticolo ( ci risiamo con l'autocitazione!), da sempre innamorato della sua musica, scrisse una poesia, subito dopo avere ascoltato una sua canzone:<< Tu mi porti luntanu, Rola Garret. sabres "capo SUD? ovveroTestrom lembo dela nostra Penola, rea, tra es na frase ln nguaecaia pr quest matin eat present fe dal sound sadamericar, “ReqginAle” & stato anche i titslo_ del ‘magazine color stampato su ara patna ea ‘hea accompognato i squadra smaranto per 13 ce oetincme Seam tilasciata dall Universita dei Popoli di ‘grone, in Argentina,/ quandu soni gliti tangu, ‘Amapola’/ music’ antica, di la meaghju vina,/ chi non mi fac’ sbiglicu parola’.Otello Profazio, ovvero “la storia della canzone popolare calabrese’, gli ha dedicato un’altra poesia in vernacolo dove dice che Angelo Lagana é il calabrese piti famoso al mondo e ag- giunge: << Scrissi cu la so’ pinna Ciceroni / “Angilu Lagan @ unu di bonis / ¢ tantu tempu doppu ‘a gnura Rosa / praticamenti dissi ‘a stessa cosa >> IL FABBRO (‘U FORGIARU): Il fabbro @ uno dei mestieri pitt considerati ¢ apprezzati dalla gente comune sia per la sua in- commensurabile utilita sia per le grandi capacita ei grossi sforzi fisici di cui ha sempre dato prova, per cui nessuno piit di lui, a nostro parere, merita Vappellativo di “mastro”. I nostri avi lo chiamava- no, appunto, “forgiaru’, proprio per dare l'idea del vero artista che “forgia”, modella, plasma, mani- pola un materialéalquanto difficile quale éil ferro, riuscendo, nel contempo, a creare vere e proprie opere d’arte, Lo stesso termine “fabbro” deriva dal latino “faber” che significa abile, quindli, uomo ca- pace di prendere un pezzodi ferro e di trasformar- lo nella figura o nella forma che piii desidera. E; per la verita, un mestiere duro e faticoso, le cui origin risalgono all’alba della nostra stor Qualcuno lo colloca, addirittura, nel Neolitico, quando, ben 8.000 anni fa, 'vomo inizid prima a fondere il rame, poi, intorno al 1100 a.C., a tratta- il ferro, per cui possiamo affermare che, molto probabilmente, il primo fabbro della storia era di origini asiatiche. In realta, le prime prove di utilizzo del ferro ci provengono dai Sumeri e dagli Egizi che gia quat- tro millenni prima di Cristo lo usavano per costru- ire punte di lancia e armi primitive di vario tipo, maanche per realizzare collane e gioielli, tutti og- getti creati col ferro recuperato dai meteorit La capacita di domare questo metallo cosi duro ¢ cosi scorbutico col passare del tempo con- feri al fabbro, cosi come accadde anche per il me- dico e per Vastrologo, quell’aurea magica che lo ha portato a divenire una figura di grande rilievo nella societa e nellorganizzazione civile de! tempo. La stessa mitologia greca gli diede grande importan- za, annoverando tra gli dei Efesto, per i romani Vuleano, dio del fuoco, considerato “il fabbro” per antonomasia e venerato come i! pit sapiente “for- giatore” di lame e di gioielli: nelle sue fucine ven vano fabricate le invincibili armi per gli dei e per gli eroi del tempo. Famoso fu “lo scudo di Achille’, minuziosamente descritto dal grande poeta greco i Bruno Palamara La lavorazione del ferro battuto ha accompa- gnato l'uomo nel corso delle varie epache storiche con applicazioni ¢ usi diversificati nel tempo, a cominciare dai Celti e dagli Etruschi che gia alcu- ni secoli prima di Cristo diedero grande impulso alla sua tecnologia. Roma ha sfruttato la maestria dei suoi fabbri non solo nel campo bellico, con la produzione di armi e di attrezzature militari ne- cessarie per le sue inarrestabili campagne per la conquista del mondo, ma anche, e sempre di pitt, nel campo strettamente ‘civile” con la realizzazio- ne di tutti quegli oggetti che una societa evoluta © cosmopolita, come quella romana imperiale, richiedeva, soprattutto utensili per la casa e per Tagricoltura e, anche, per fabbellimento della ca- pitale. A Roma, addirittura, il ferro era considerato metallo piti prezioso e pitt ricercato dell'argento e fu proprio nella “citta eterna” che nacque la prima corporazione di maestri fabbri. E, pers, la Firenze del Duecento che deve essere considerata la vera e propria culla nel campo del- la lavorazione del ferro, grande promotrice dello sviluppo dell'arte fabbrile: ci ha lasciato in eredita non solo prodotti comuni, ma anche gloriosi ca polavori che oggi possiamo ammirare nelle chiese, sui monumenti, nei musei e in molte case signori: i. A noi piace ricordare, tra le altre, quella magni: fica opera darte, rappresentata dal Cancello della Cappella Rinuccini, che si trova presso la Basilica di Santa Crocenella stessa citta che ha dato i natali al sommo poeta, Dante Alghieri Nel corso dei secoli il fabbro ha saputoampliare e variare la sua attivita, divenendo uno dei princi- pali perni intornoal quale ruotava tutta ’economia locale. Soprattutto, nei nostri paesi, caratterizzati da una vocazione quasi esclusivamente agricola, il fabbro ha rappresentato sempre un mestiere di tale importanza, strettamente correlato al mondo contadino, al quale ha procurato non solo gli indi Ariaporun’ 14 * Luglio 2014 spensabili attrezzi da lavoro, ma anche i manufat- tiche arredavano le antiche dimore di campagna, come le sponde per letti, gli attrezzi per il camino, le inferriate, le maniglie, le serrature, oltre le sup- pellettili ornamentali e gli utensili per la cucina. Nel 1954 lemissione della moneta da 50 lire con la riproduzione, sul lato frontale, dell’effigie del fabbro (“Vulcano”) nellatto di batiere tello sull'incudine, lo ha elevato, di fatto, a simbo- Io dell'talia che lavora e che produce. La moneta da 50 lire (Vulcano, “il fabbro per eccellenza’,) mar- II fabbro, dalle nostre parti fabbiamo sem- pre chiamato “u forgiar’”, viveva ¢ lavorava tutto il giorno, chiuso in quel suo “laboratorio’, in cui scintillava in continuazione la fucina, cuore della bottega, il focolarea carbone, continuamente vivo € incandescente, alimentato senza sosta da un ventilatore a mano o da un manticea forma di sof. fietto, al fine di portare il fuoco alla temperatura idoneaa rendere il ferro morbido ¢ malleabile. Mastro Sebastiano, il nome era tutto un pro- gramma, aveva costruito la “forgia” su un terreno adiacente alla sua modesta casa. Al centro aveva posto un poderoso ceppo di legnodi quercia, detto “toppo”, sopracuiaveva posto lincudine, ancijjna, lo strumento “principe” dellofficina: eva, in realt’ tun grosso blocco di acciaio che serviva, oltre che perappiattire il ferro, anche per incurvarloedargli lagiusta sagoma. Il fabbroall’opera in un dipinto del pittore Giuseppe Fazzari Con i suoi sapienti colpi di mazza e di martello il nostro ‘mastro Bastiano”, come col tempo veniva dai paesani affettuosamente chiamato, tirava fuori tutto cid che contadini, manovali c braccianti, ma anche persone benestanti richiedevano per il loro lavoro o per solo ornamento: aratti, falci, roncole, zappe, accette (le “cugnate”), brocche e graticole, cancelli, coltelli da cucina, porte testiere per letti. Alcuni di questi lavori risultavano vere e proprie opere dlarte, con riproduzione di disegni artistici riechi lari, come fiori e ricami raflinati, Vicino all'incudline “mastro Bastiano’, che indos- sava sempre un grembiule di pelle di cuoio, teneva tenaglie, martelli di varie misure, un recipiente in pietra con l'acqua, necessaria, spesso, per raffred- dare il ferro ineandescente. Pid in 14 aveva siste~ mato la morsa, fissata al banco, il trapano a mano, Ja mola per arrotare a mano, il tornio per il ferro; alle pareti erano appese squacre, compassi e altri attrezzi; appoggiati ai muri pezzi di ferro di ogni specie; sparsi qua ¢ la arnesi da riparare o attrezzi in attesa di essere visionati Era, “mastro Bastiano; uomo mitee tranquillo, molto attaccato al lavoro, Forza e vigore fisico non gli mancavano, del “forgiaro” aveva proprio, come dicono i francesi, ‘le phisique du réle” Certo, “ma- stro Bastiano”, non era di facile loquela, anche se, quando parlava, dimostrava saggezza e perspica- cia, Immerso fino al sabato nel nero della fuliggine € della polvere, la domenica si trasformava, dedi- candosi interamente alla famiglia, lontano da in- cudine e martello. Rassettato, con la faccia pulita, schiarita e profumata, domenica mattina “masiro Bastiano” andava regolarmente in chiesa con tutta la famiglia, forse anche per farsi perdonare qual- che piccola bestemmia - mai, perd, contro Santo Egidio, protettore dei fabri - involontariamente uscita dalle sue labbra in settimana. Nelle rigide gjornate d'inverno la “forgia” di “mastro Bastiano” diventava luogo di ritrove per passanti infreddoliti e per semplici curiosi, per cui il “mastro” mai rimaneva solo, Anzi, la sua officina era diventata, col tempo, un vero e proprio spazio sociale, in cui gli avventori, che, spessoe volentieri, arrivavano con un bel fiasco di vino rosso, disqi sivano sugli argomenti pitt vari al ritmo dei suoi tonanti colpi di martello. Quando l'argomento lo interessava particolarmente, era lo stesso “mastro Bastiano” che interrompeva quel ritmo incessante e“concedeva"il suo “autorevole” parere con Tusua- le: “Secondo me...” Ma “mastro Bastiano” eccelleva, soprattutto, quando smetteva i panni del ‘forgiaro” e vestiva quelli del maniscalco, vero esperto nel “ferrare” asini, cavalli e muli. A vederlo allopera accorreva sempre uno stuolo di paesani, giovani e anziani, incuriositi da quello che col tempo era diventato uno “spettacolo’. “Ferrare” un animale non era per niente facile, servivano sensibilita ¢ riflessi pronti, maanche tanta bravura e ponderatezza, altrimen- tisi rischiava di mettere a repentaglio l'incolumita fisica della povera bestia, rappresentando il ‘piede” il suo organo pitt delicato. Prima di iniziare qualsiasi operazione, “mastro Bastiano” si preoccupava, innanzitutto, di rendere ilcavallo tranquillo con qualche carezza econ quel suo modo di parlare che sembrava volesse dialoga- re con la bestia. Con un'apposita tenaglia toglie- va, “in primis’, i ferrivecchi e, quindi, eseguiva il “pareggio”, fase fondamentale della “ferratura’, eliminando con una specie di coltello, chiamato “riiina’, le parti in eccesso dell'unghia e rifinendo- le con uno scalpello. Puliva poi il fettone, la par- te inferiore interna dello zoccolo, molto delicata. Lapplicazione del nuovo ferro poteva avvenire sia a caldo che a freddo. “Mastro Bastiano” preferiva Vattaceatura a caldo, perché gli permetteva di ese- guireall’istante gli eventuali ritocchi. II ferro, sem- prea forma di una grande U, veniva applicato con la dovuta precauzionee precisione, per evitare che i chiodi, oltrepassando lo strato d’unghia, andas- sero a ledere la parte viva dello zoccolo, azzoppan- do il povero cavalo. Alla fine, con una lima, chiamata “raspa’ “mastro Bastiano” effettuava le ultime rifiniture, anche di carattere estetico, non mancando di osservare La “ferratura” Tanimale sia da fermo che in movimento. Il tutto si completava con la classica domanda: “Mastro, per il disturbo quanté?”: il corrispettivo, spesso, era rappresentato da legumi e ortaggi, fagioli, ceci e farina. Asera“mastro Bastiano” ritornavaa casa un po! malfermo sulle gambe, sia per quel “poco” di alcol bevuto in compagnia durante la giornata sia per Tenorme stanchezza fisica, dovuta anche al fatto di lavorare, stando sempre in piedi. Andava a letto alla pari con le galline, la sua giornata era sempre terribilmente lunga e faticosa e meritava, davvero, un sonno ristoratore, per essere pronto |'indomani a passare un altro giorno sempre uguale a ieri, Il mestiere del fabbro, come é accaduto per tanti altri, si é nel tempo evoluto, moderni mac- chinari hanno alleviato la sua fatica, dando impul- so ad una forte specializzazione nei diversi rami del settore, cosi che oggi prevale pitt la lavorazione dellalluminio che quella del ferro, pitt il taglio ¢ la saldatura che la forgiatura. Saldatrici, smerigli, magli e seghe elettriche e la naturale moderniz- zazione dell'attivit’ hanno sconvolto totalmente il lavoro del vecchio “forgiaro”, facendolo, di fatto, scomparire. Ma la poesia, espressa per secoli, di- remmo millenni, da questo amabile e amato me- stiere antico, Yodore della forgia e del carbone, il fascino e la simpatia che spandevano i tanti “ma- stro Bastiano” della nostra terra, ditemi, chi se li pudscordare!? Donna Tita Allio @ stata la fondatricee prima don- na presidente dellazione cattolica di Benestare, nel lontano 1943, con lallora_parrocco Don Giu- seppe De Pascale. Incomincia con iquesto incarico in seno alla Parroc- ichia Maria SS. del- la Misericordia, la ita di una donna llaica di profon- da teligiosita che, lancor oggi, forse come nessun‘altra, é rimasta nel cuore di tanta gente. E'stata la prima catechista del paese, anche, don- na Tita, quando per essere ammessi alla prima co- munione, i bambini dovevano frequentare obbli gatoriamente 4o giorni di dottrina, compito che svolgeva coadiuvata da donna Giora, donna Rora ¢ Carmelina Belviso, altra donna di fede, quest'ulti- ma, nostra contemporanea, eternamente con la coroncina del Rosario tra le mani, soprannomina- ta ‘ durcera, Schiva da ogni forma di esibizioni smo, donna Tita non ha mai ostentato la propria fede: cera, ma era come se non ci fosse; era una € tutte, mai protagonista; sempre una come le altre, una prima voce che faceva di tutto per confondersi nel coro delle persone umili e devote a Dio, alla Madonna e ai santi, Era, in sostanza, una donna che non voleva mai apparire sotto la luce dei riflet- tori, ma nella penombra di una lampada ad olio, dove il cuore degli uomini arriva dritto a quello di Dio, se vogliono camminare sulla strada della ret- titudine e del’insegnamento e vangelico. Tutti i giorni , donna Tita, era sempre presente, con la madre Teresina Polito, alla messa mattutina, ¢ la sera per l'esposizione del SS. Sacramento per la preghiera cucaristica ¢ il canto finale del Tantum Frgo, intonato allorgano da Tumasinu Versaci Donna Tita non volle mai prendere marito. E que- di Franco Blefari sto non perchéavesse fatto voto di perenne castita, ma perché - come si sussurrava - appartenendo ad una nobile famiglia di “don’, i suoi cari non aveva- no mai preso in considerazioni eventuali preten- dentialla mano della ragazza, in quanto ritenuti di grado inferiore, nemmeno quando a richiederla in sposa fu lavv. Vincenzo Bazzano, ex frate, e al- ora anche giudice di tribunale, ma che si guada- gnava da vivere, perd, facendo lezioni di scuola privata. Fatto sta che Donna Tita, pur con tre fia- telli: Turi, che faceva il sarto, verseggiatore estem- poraneo e cuore fascista; Don Beniamino ( Beni per gli amici ), fine dicitore ¢ frequentatore dei salotti-bene di Milazzo, dove aveva contratto ma- trimoniocon una nobile siciliana, e Pepe, fessione calzolaio, rimase nubile, dedicando la sua vitaal Signore. Ma la causa per cui non volle pren- dere mai marito ~ si mormorava - sembra che sia stata dovutaalla perdita del fratello Pepe, morto giovane nel 1943 in circostanze misteriose, per la scomparsa del quale tutta la famiglia, segregata nella sua abitazione di Via De Romeis, osservo un lutto di oltre 6 mesi senza mai uscire di casa, reso ancora pitt doloroso dal fatto che la Pretura di Ar- dore, in seguito ad accertamento autoptico della salma, non permise che si celebrassero le onoran- ze funebri in chiesa, e, pertanto, le spoglie del fra- tello morto non furono portate nemmeno in casa pro- Ariaporun® 14 + Luglio 2014 perl’esposizioneal pub- blico e Vestremo saluto da parte dei familiari e amici, ma direttamente nella sala mortuaria del cimitero di Benestare, dove poi furuno tumu- Jate.. Questo prolunga- to distacco dalla gente del paese e il raccogli- mento nel dolore im- mensoin cuisi era chiu- sa con tutta la famiglia, porto Donna Tita cereare in Dio quella pace inte- riore che aveva perso rifugiandosi tra le sue brac- cia, leggendo testi sacri e pregando ininterrotta- mente non solo in casa, ma anche quando riprese a frequentare un/altra volta le funzioni liturgiche deliachiesa. In questo frattempo, donna Tita trovo anche il tempo di impartire lezioni di ricamo a casa sua, in un laboratorio frequentato da Cuncia ‘a riissina, Vittorina Versaci, Tita Fazio e la stessa Carmelina Belviso, confezionando lenzuoli di pri- mo letto molto richiesti dagli sposi, tovaglie ed al- tra biancheria domestica. Era il tempo in cui Cic ciu ‘u zombu, sagrestano del paese, eternamente avvolto da un mantello nero, ogni sera andava ad accendere per le strade del paese le lampade ad acetilene e la mattina a spegnerle, dopo essersi al- zato da lettoal mattino verso le quattro per suona- re le campane per il “Padre Nostro” e, alle otto, le risuonava ancora per richiamare i bambini che do- vevano andare a scuola, che allora erano dislocate in vere e proprie baracche senza servizi igienici e riscaldamenti, per cui qualche maestra, di propria iniziativa, faceva portare un braciere da casa in modo che i ragazzi non patissero pitt di tanto il freddo dell’inverno.. Alcune scuole erano ubicate nel rione Baracche, dove i bambini e le bambine crano costretti adandare in bagno tra le piante di fichi d’India, e altre sullattuale villetta comunale dove sorgeva un’altra scuola-baracca, Sullo spiaz~ na marciavano i giovani che si dovevano preparare peril servizio di leva. Le ragazze in gonnelina nera e camicetta bianca, che erano chiamate Piccole Balilla, e i ragazzi in pantaloncini corti, camicia nera e fazzoletto azzurro, che erano chiamati Pic- coli Italiani. Erano il 1941 e podesta del paese era Pasquale Guidace, consorte della nobildonna Lu- rezia Guidace, che, anche lei, dopo la morte del marito, si avvicind a Dio restando in profondo rac- coglimento davanti all'altare della Madonna e fa- cendo opere di carita a favore dei poveri bisognosi. E mentre il giorno attenzioneera tutta rivoltaalle marce dei bambini, in un clima volutamente festa- iolo, ignari del pericolo bellico c fascista che era in agguato, la sera in chiesa, nel periodo pasquale, si alternavano i predicatori che venivano da fuori per 15 giorni davano un saggio della loro bravura parlando della Passione di Cristo. Ogni quarto dora si concedevano cinque minuti di riposo e donna Tita dirigeva il canto delle donne che copri vano un intervallo di cinque-dieci minuti tra una predica ¢ Yaltra, con canti tradizionali pasquali. Ma il lavoro di spola di Donna Tita si notava parti colarmente nelle messe di trigesimo e di anniver- sario delle persone decedute. In collaborazione col parroco del tempo, in queste occasioni, la chiesa yeniva addobbata, ai piedi della navata, a ridosso della balaustra delValtare con cinque cipressi dise- gnati sul compensato che vernivano messi frontal- mente ai fedeli in fila con al centro un bra dente, mentre un altro braciere ardeva ai piedi di sre ar- ogni cipresso, dove, ad intervalli di tempo, veniva immesso incenso dal sagrestano del tempo. Don- na Titasi fece amare ed apprezzare da tutti i parro- ci che si succedettero alla guida della parrocchia Maria ss.ma della Mi- sericordia, allo stesso Don Giuseppe De Pascale a Don Bruno Scopelliti, suo successore, che ri- mase a Benestare quasi vent’anni, fino atutti gli altri arriva- tidopo. Molte ragar- ze di buona famiglia, vicino a lei, crebbe- ro in virtii e devozio- neal Signore, perché donna Tita trasferiva nella vita di tutti i giorni i frutti delle preghiere che riceveva inginocchiata davanti a Gesti e alla Ma- donna. Ogni festa religiosa che si celebrava in chiesa, e ogni processione chesi snodava per le vie del paese, era la sua festa, che viveva con una spiri- tualita molto profonda, non avendo avuto mai motivo di disertare qualche celebrazionesolennee ricordata come la festa del Rosario, le feste natali- zie ¢ quelle pasquali, dove é sempre stata in prima fila, con la coroncina del rosario tra le mani, un sorrisoo un gestod'amore sempre pronto per tutti. Molte donne che la frequentavano pitt da vicino conservano ancora alcune preghiere che lei stessa componeva quasi sempre dedicate a Gesti ¢ alla Vergine Maria. Una di queste, dedicata a Gesit, @ una preghiera della sera:<< Nel cuore di Gesit che mi ha redento / in pace mi riposo e mi addormento >>. E ancora umvaltra, in dialetto, dedicata alla S8.ma Trinita, da recitare sempre la sera prima di Allie Teresina sitet Faia Anteramente dedicate sal lavere 1 ale fade andarea letto, diceva: << Mi curcu ma non sacciu simi levu, / ed io tre cose sole ti domando: / confes- sione, comunione e olio santo. / Padre, figlio e Spi- rito Santo >>. Infine, un’altra preghiera per il mat- tino, che cosi recita: << O Gesit al primo albore / io sa- Juto i tuo bel cuore; / il tuo cuore Sacramento, / io salu- to ogni momento». Pre- ghiere semplici senzaalcuna pretesa di essere diffuse tra Ja popolazione che frequen- tavano le sue stesse funzioni liturgiche, ma che venivano intonate solo da lei e dalle sue inseparabili amiche di preghiera quando rimaneva- no in muta contemplazione nella chiesa illuminata da una candela o da una lampada ad olio e le funzioni era- no gi terminate. Donna Tita frequent la chiesa del Signore fino all'ultimo mese di vita, quando non riusciva pitiad alzarsi dal letto ¢ doveva essere assistita dalle vicine di casa che !accudivano con grande amore fiaterno . Suo fratello Turi era gia deceduto e lei restava in casa, quasi sempre a let- to, leggendo preghiere che lei stessa componeva scritte con mano flebile e con grafia minuta su pa- gine di quaderni dalla copertina nera. Mori il 24 febbraio del 2002 alle ore 10.30 di mattina, quando in chiesa si stava celebrando la messa e tutti ven- nero a sapere, in un clima di grande commozione, che donna Tita cra tornataalla casa de! Padre. Mori tra le braccia di Carmelina Belviso, alla quale ave- valasciato la sua eredita di amore con la recita per~ petua della coroncina del santo rosario ¢ con la quale aveva condiviso intere giornate di preghiera edi profonda adorazione eucaristica. Fercnamente 4M adermunts nel Signore ype ana ote Iniziamo con questo numero la lettura SLI di alcuni film che suuggerisco alla visione di grandi e piccini. Sonofilmcheveicolano ‘D temi e valori che laccomunano la nostra formazione cristiana e che caratterizzano la storia della nostra comunita Il primo tema che oggi vogliamo affrontare éil tema della genitorialita. Il rapporto tra genitori-figh, adulti-e. bimbi/adolescenti & una rapporto biunivoco non sono solo i primi che aiutano i secondi a crescere. E’ anche vero il contrario: i nostri figli e adolescenti aiutano noi, adulti o genitori, a crescere. Ci cambiano, ci plasmano come la plastilina, il Dado, insomma. Ci modificano giorno dopo giorno, anche se non ce ne accorgiamo. Uno dei film che ci permette di percorrere questa riflessione e che ci lascia un misto di dolcezza edi positivita nel fare il bilancio di questo rapporto a volte cosi pesante, cosi conflittuale e cosi sofferto DiLucia Perri é “ About a boy“ Abouta Boy - Un ragazzo (Abouta Boy) €un film del 2002 diretto dai fratelli Paul e Chris Weitz con protagonista Hugh Grant. Il protagonista Will Freeman ha trentotto anni. E’ unoscapoloimpenitente. E’ single, inpocheparole € ben determinato a rimanere tale. Grazie agli introiti di una canzoncina natalizia di successo, scritta dal padre anni prima, Will pud concedersi il lusso di non lavorare, trascorrendo le giornate tra ty, shopping e il suo passatempo preferito: —corteggiare donne e avere relazioni rigorosamente brevi. E quale migliore terreno di caccia delle “mamme single” cosi desiderose di avere accanto un uomo soltanto il tempo di una piacevole distrazione, e poi ben contente di troncare e tornare a occuparsi dei propri pargoli? Convinto della propria teoria, Will si introduce in un gruppo di sostegno per genitori single, fingendosi ragazzo padre. Ma durante un incontro con una delle sue “prede” conosce il dodicenne Marcus, figlio di una madre depressa. Il ragazzino scopre la bugia di Will, ma preferisce diventare suo complice, fingendosene il figlio. Will acconsente a far credere che Marcus sia suo figlio_perché cosi pud far colpo sulla donna che gli piace ma Marcus chiede e ha bisogno di molto di pitt: scavarsi un posto nella vita di Will, restargli vicino. Lo scapolo impenitente cerca di tenersi il pitt possibile lontano dal ragazzino, di non farsi coinvolgere nella sua vita ma ¢ impossibile farlo: la convivenza con un essere che cresce € che ha bisogno di noi ci porta ad occuparcene, a prendercene carico. Will cheavevacomeslogandellasuavitala frase ogni uomo é untisola” capira che c’ la possibilita grazie ai figli, di far parte di un arcipelago di isole. E che sotto l'oceano in effetti le isole sono collegate’, Quante volte i nostri figli ci aprono agli altri, alla Comunita: con gli appuntamenti in oratorio, in piscina, con le gite da organizzare insieme,con|acuraconcuiprepariamoil pacchetto di compleanno per lamicajo del cuore. A volte li seguiamo in queste avventure di conoscenza delaltro e anche noi finiamo per socializzare con i genitori degli altri bambini, a scoprire pensieri comuni, gusti ¢ interessi condivisi, con persone che altrimenti liquideremmo con un saluto veloce Nel film poi si affrontano temi molto complessi che nella nostra vita di genitori ci tocea affrontare con i nostri figli: temi delicati come lamore, la paura del giudizio altrui, la morte , la voglia che hanno i nostri figli soprattutto nella fase della preadolescenza di chiudersi in se stessi e di_ non comunicare 0 comunicare a gesti, a mugugni, a sprazzi tra una porta che si chiude e un cartello con scritto “Accesso Vietato” per tenerci a debita distanza. Tutti questi temi vengono trattati con la giusta filosofia. Will come molti genitori, durante Je quotidiane irruzioni nella sua privacy da parte del ragazzino scopre che Marcus, come molti suoi coetani @ complicato, insicuro e terribilmente solo, La scuola & un vero incubo, viene emarginato dai suoi coetanei, canzonato da quelli piit grandi ¢ ignorato dallaltro sesso, oltre che vessato dai bull che ne fenno il loro principale passatempo. Quello che come genitori potremmo imparare da Will nel caso in cui i nostri figli si trovassero in questesituazionié supportarli (nonsopportarli!! . star loro vicini, fargli conoscere il nostro mondo, comunicare quello che noi sentivamo alla loro eta (facciamo mente locale che ce lo ricordiamo).In qualche modo, facendogli conoscere i Nirvana 0 Snoop Dogg, le sneakers e i fast-food, possiamo rescereead pit sicuri di se, oltr che pitt accettabili e sopportabili agli occhi dei loro coetanei, ,molte volte riportarli a vivere ¢ a ragionare da ragazzini. Da questo accompagnamento i vantaggi sono reciproci, @ impagabile la sensazione di piacevolezza nell'accorgersi che c’é qualcuno che ha bisogno di noi, di cui ci possiamo prenderci cura e che riusciamo a farlo. Il tema. principale potrebbe essere riassunto nella frase: quando sono i figli che fanno crescere e maturare i genitori Detto cosi il passaggio sembra_ facile automatico lo so. La genitorialita non si conclude in un “prendersi cura” dei nostri ragazzi;_ i figli non sono gattini da svezzare e proteggere. Sono in fondo pensieri , positivi , suscitati dalla visione del film. Nella vita reale il percoso € pitt irto ¢ faticoso ¢ tichiederebbe consulenze di persone esperte ¢ sagge . Ma se guardiamo alla meta (che & quella su descritta) magarialla fine potremo dire che anche i film hanno ragione. E possono indicarci lastrada. Almeno per un tratto. Ariaporu n° 14 + Luglio 2014 PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MAMADOU KAMARA Dj Rosella Garreffa forte. E’ usanza nella _ parrocchia Denestarese dare il pane caldo dopo le messe di trigesimo o di anniversario, in segno di ringraziamento a quanti de- siderano parteciparvi, la cosa anomala é che in questa circostanza, sono stai i cit- tadini a portare ai piedi dell’ altare le loro dimostrazioni d’ affetto : pane, dolci , bi- scotti, riso, latte. Al cospetto dell’ altare la foto del giovane, che lo ritraeva sorridente e speranzoso. Su iniziativa di alcuni concit- tadini la cena si é svolta nella piazza anti: stante la comunita d’ accoglienza. Fuochi accesi per le gr dotti tipici africani, dolci e allegria, cosi come si usa fare nei loro paesi quando un congiunto vie- ne a mancare, Benestare dell’ accoglienza, attenta ai bisogni dei fratelli, solidale, ospitale, fraterna La gente benestarese tra i banchi come a voler ha sfidato il mare. * Siamo tut- ti figli di Abramo, ha puntualizzato Don Rigo- bert, fratelli figli di un unico Dio.Abbiamo il Benestare paese dell’ accoglienza per volonta’ del primo cittadino Rosario Rocea il quale ha voluto rendersi promotore di un progetto umanitario a favore dei migranti. Ne 20n, nel piccolo centro collinare sono giunti 15 ragazzi minorene non accompagnati, tra cui anche un ragazzo prove- niente dalla Costa ¢ Avorio che purtroppo non ce ha fatta a vincere la sua scommessa con la vita, Dopo i vari tentativi ericoveri anche nella vicina Sicilia, il giovane di soli 18 anni lascia i suo compagni a causa di un male incurabile. I] corpo del ragazzo africano ritorna in Africa con un volo speciale, Benestare si unisce al cordoglio del cugino Kamara Sina, rimasto all J capezzale del letto di Mamadou fino all’ ul morespiro. Un corteo di macchine accompa gnano la bara del giovane fino allastrada sta tale 106 , per rendere I’ ultimo saluto prim di proseguire alla volta dell’ aeroporto. DopoRy un anno, il parroco Don Rigobert Elang di origini africane e altri due sacerdoti suoil conterranei, ha celebrato un Messa di suf- fragio. Seduti ai primi banchi i ragazzi africani, compagni di viaggio dello sfortunato_giova- ne, assieme ai nuovi arrivati, ospiti nella Co- munita’ Ariaporu. Composti uniti in preghiera sono rimasti fino a quando il cortco si é sciolto per dare loro la mano in segno di condogliane. La Chiesa gremita anche da persone gi te dai Comuni vicini ha trasmesso ai agri afticani solidarieta; vicinanza e con- dovere di aiutarci I” un I’ altro. Questi giovani lo meritano per la loro laboriosita’ ed educazione’, Dopo la Santa Messa, convivio ¢ semplicita’ (pre~ senti il vicesindaco Domenico Mantegna, il assie- me a molti consiglieri). ; strumenti in grado di abbattere barriere politiche, di razza, di religione Isindaco Rosario Rocca e il parroco don Rigobert Elangui, hanno ringraziato quanti si siano voluti unire alla preghiera, Ariaporun® 14% Luglio 2014 IL GREST LUOGO DI AGGREGAZIONE 11 principio della libert non si poggia sull’indifferen- za né sullignoranza degli altri ma sul rispetto di tutti € di tutto, della natura € dell’umanita, Nell"ascolto ¢ nell’accoglienza del!’altro diverso da me che comun- que percorre la mia stessa strada lo si sperimenta bene. In questa prospettiva comprendiamo *V’oratorio esta- fe“ comunemente chiamo grest .II grest & una scuola di comunione ad immagine di Gesit che accoglie tutti, buoni e cattivi, Per questo il grest riveste un aspet- to particolare che & quello dello stare alla scuola Gesii praticando la sua parola che recita: “lesciate che i bambini vengano a me, a chi & come loro appartiene il regno di DIO”. Alla luce di questa affermazione, scopriamo il carattere speciale del grest che mette al centro di tutte le attivita i bambini. Questa prospet- tiva ci permette di riscoprire il posto e Pimportanza dei bambini nella societa e nelle Chiesa. I bambini al grest non sono marionette ma persone capaci di fare, volere, esprimersi e scoprire i propri talenti. In questo senso si vede il ruolo dei laboratori che permettono ai bambini di imparare sempre qualcosa di nuovo insegnare nello stesso tempo agli altri eid che essi sano fare. I] bello dell’insegnare e dell’imparare sta nella soddisfazione che il bambino prova quando pud godere del risultato del proprio lavoro. Non possiamo fare a meno di ricordare le parole della Bibbia: “con il sudore del tuo volto mangerai il pane”. Alla luce di cid che abbiamo detto fin qui, nasce nel bambino lo spirito di squadra che & la chiave della socialit’. E? proprio con questo spirito che il bambi- no cresce con una coscienza sociale. La socialita di- venta per cosi dire il valore pitt alto che gli permette Di Revelhy Maurel* di convivere con i propri compaesani e di conoscerli Tutto questo non si realizza nella discriminazione ma nell’apprendimento € nell’accoglimento di cid che di prezioso si pud trovare nell’altro. Il grest, diciamo- lo senza rischio di sbagliare, coltiva nel bambino il senso dell’ appartenenza alla propria terra e al proprio territorio. Nato nella pedagogia dell’oratorio il grest, infatti, non é solo il luogo dove il bambino si diverte, impara, scope il proprio talento e insegna, & anche luogo di crescita spirituale e morale. E’ il luogo per eceellenza non solamente dell insegnamento della fede ma del- la pratica della stessa. C°8 un famosissimo detto che dice che in chiesa si impara a pregare e fuori si vive ¢ si meite in pratica cid che si & imparato, II grest, in questo senso, diventa scuola di fede ciot il luego dove si vive e si pratica I'amore. Questa pratica di fede si riassume nel dono di sé per il bene del!’altro € dell’umanita. II grest non @ per dire il vero, appun- tamento di fede ma luogo dove la si pratica. La fede cattolica si pud benissimo riassumere in una parola AMORE, Per manifestare e vivere meglio 'amore, il motto del grest di quest’anno & “piano terra”, cio’ il Verbo si fa carne per vivere e abbracciare la miseria, la debolezza, la fragilitd umana. Egli lo fa per amo- re dell’uomo e dell” umanita tutta. In questo senso il motto del grest significherebbe per i bambini il do. narsi per amore per gli altri in maniera gratuita come Cristo ha fatto per noi “*Revelhy Maul & un seminaista student a Rema che si tova in vacanza ella sta prose facendo anche ui Pesperinzn del gest Ariaporu n° 14 + Luglio 2014 16 LUGLIO: PICCOLA GRANDE FESTA A BIVIERA, DiCarlo Blefari quella luce oscurata dal buio che spesso incombe sui nostri giomi. Ed ecco che un lungo applauso si alza, le urla “EV- VIVA MARIA’, momenti di preghiera davanti al si- mulacro della Santa Madre, dove ogni fedeleaffida alla Santa Vergine le intenzioni di preghiera, nella certezza che Lei garantira amorevole sostegno in ogni momento della propria esistenza. Tanti sono i fedeli che hanno assunto limpegno di indossare lo Scapolare Carmelitano, che e il ri- chiamo della protezione della Madre ¢ !ammoni- mentoad una vita degna e santa. A fare da contorno abbiamo visto i tamburi, che invitavano la gente a vivere gioiosamente le gior- nate festive, i fuochi d'artificio, e il tradizionale “cavalluccio’, che ha regalato un momento di stu- pore e meraviglia ai bambini, Al termine della serata condivisione fraterna a suon di musica, balli di gruppo e tanta gioia. Anche quest'anno, come di consueto, il 16h contrada Biviera di Bovalino si é svolta la festa de- dicata alla Madonna del Monte Carmelo. Un even- to aggregativo, il pitt importante per la contrada, che ha previsto e concretizzato diversi momenti: un triduo di preghiera di preparazione spirituale, larecita del Santo Rosario, la Santa Messa celebra- ta allaperto, la solenne processione con la statua della Madonna che ha seguito un percorso ormai invariato negli anni, Si parte dalla Chiesa Maria SS. del Monte Carmelo (costruita nel 1980 ), si raggiunge la localita Peto dAdamo, teatro nei secoli passati di cruente bat- taglie tra bovalinesi e turchi invasori, e si arriva sino alla Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, costruita nel 1890 e oggi in stato di abbandono. Al rientro della processione, con il canto lirico dell’ Ave Maria alla Madonna e l'omaggio floreale episce il senso di una devozione popolare a, che commuove i cuorie fa brillare in noi CAMMINO DI PREPARAZIONE AL Di Francesco Squillaci Anche in questo anno pastorale trascorso la nostra Parrocchia a proposto ai fidanzati un cammino in preparazione al loro matrimonio, il cammino si & svolto da Novembre a Giugno attraverso degli in- contri in cui si sono afirontate le tematiche che riguardano i rapporti di coppia, le relazioni inter- personali, il Matrimonio Sacramento, la riconci- liazione, la sessualita aperta alla vita, la Chiesa segno di salvezza, gli incontri sono stati molto partecipati dalle giovani coppie, in ogni incontro gli argomenti venivano propostiattraversoVausilio di esperti, di coppie guida e del Parroco, i fidanza- ti partecipavano agli incontri con molto interesse ponendo domande ed aprendo discussioni a volte vivaci, che culminavano con momenti di condivi Di France sione fraterna, preparati dagli stessi Fidanzati co Squillaci La nostra Parrocchia ha voluto offrire ai Fidan- zati un cammino che non fosse solo pura e sem- plice catechesi, ma che fosse anche un momento di riflessione personale interiore sul Sacramento, sull'unione dell'uomo con la donna quale progetto di Dio. Si& voluto offrire ai fidanzati Yopportunita divivere il Sacramento che si preparanoa celebrare in maniera diversa, cibandosi della parola di Dio ¢ relazionandosi con lealtre coppie sulle problema- tiche che la vita di coppia oggi vive. E’ stato anche un cammino delle riscoperta e della riappropria- zione della propria fede . Le copie hanno preso consapevolezza sulle re- sponsabilita della loro scelta, sulla solidita che de- vono avere le basi su cui stanno costruendo il loro matrimonio, e soprattutto sul ruolo fondamentale di Dio in questa loro unione. Qualcuno mi ha det- to:"Abbia- mo preso maggiore consape- volezza che sce- gliere il tito cat- toliconon ‘vuol dire solo sposarsi nel Signore, ma é anche uno sposare il Signore, @ prendere coscienza che lamore uomo-donna é pre- senza di Dio e il nostro matrimonio unval- Jeanza con Dio. Dio harrivelato che questo sacramento abi lita gli sposi ad “amarsi in Gest’, cioé ad amare Gesit nel coniuge e nei figli. In que- sta luce non si pud parlare pitt solamente di una “scelta del coniuge’, ma @ molto di pitt, perché il coniuge costituisce un dono he si riceve dal Signore. E questo é infi- Ariaporun’ 14 + Luglio 2014 nitamente di pit! Questa unione in- fatti poggia pitt solamente nel- le limitate capacita umane, ma si fonda nellunione reale € profonda con Gesit Dio stesso vive dun- que nella persona dei coniugi, equesta vita divina i coniugi se la comunicano reciprocamente ela comunicano ai figli, in una crescita di stima edi amore che supera i li- miti del tempo e si apre verso l'eternita. | coniugi non uniti da Dio non possono pit separarsi, né posso- no essere separati da volere umano, né persona- le, né statale. | coniugi, nel generare, si pongono comestrumentiattividi Dio, esanno di non essere i padroni della vita. La Legge di Dio non pud esse- re mutata, o disattesa nell'incombere di situazion dolorose. Sappiamo che il dolore invita ad abbrac- ciare la “Croce’, amando di pitt, anche attraverso il dolore ea costo del dolore Gli sposi cristiani chiedo- no nella preghiera di fare, in terra, la Volonta di Dio, quella che i Santi in Cielo perfettamente compiono. Sanno che la Legge della Chiesa é tale perché é Leg- ge di Dio. La “salvezza” é nell'osservarla, nel cambiarla! Gli incontri oltre ad esse- re stati proficui dal punto di vista spirituale, si sono dimostrati_ un importan te punto di partenza per la formazione di giova- ni famiglie che vivono il matrimonio anche come partecipazione alla vita comunitaria jparrocchiale, infatti le coppie che Vi hanno partecipato sono anche gio- yani che vivono la pastorale parroc- chiale, che adesso chiedendo la cele- ‘brazione del Matrimonio Cristiano, si impegnano a vivere insieme una vita alla sequela della famiglia di Na- zaret. non IAI termine degli incontri abbiamo ‘vissuto un intenso momento di pre- ghiera culminato fatto di Adorazione Eucaristica e culminato con la Santa Messa, anche questo momento é sta- tovissuto con molta partecipazionee devo dire anche con grande commo- zione. Alla fine tutti hanno manifestato la volonta di con- tinuare il cammino intrapreso partecipando alla pastorale familiare, * per essere segno visibile di quellamore invisibile’ Grazie a tutte le copie per quanto hanno saputo trasmettere attraverso il loro amore a noi tutti questo cammino. jiventa’ nonnu, mi sentu sacciu comu! mo ndav ‘i chigliu jornu chi sugnu ‘nlattu omu, Vaju voland’ e rridu, non sacciu s@ ‘nu sonnu, a tutti li perzuni, si dicu: sugnu nooooonnu: Madonna, ti ringraziu, e puru Patri Piu, mo si ca sugnu saziu cu chistu ben’ ‘i Diu. E md chi ncign’‘escura, non penz’ a la nottata: sugnu ‘nu cerz! ‘i mura cu ‘niatta dericata, DiFranco Blefari Di Franco Blefari Je’ non sapiac’'o beni pe niputi, esti cchji rrand’ ‘i chigliu p’’e figghj ‘nu focu d’amuri chi non stuti, fate’ silenzi o di pochi paroli. Si‘u beni p’’e figghjoli é randi assai, chigliu pa li niput’ esti cchjit rrandi, €amuri toi, chi non si ferma mai, é‘usangu toi, chi ‘natta vota spandi Oh quant’ rrandi‘u beni p’e niputi! @‘na cosa chi mancu v’'a nsonnati; mo chi figghjoli toi sunnu crisciuti, si’ patri ‘natta vota, a chist'etati, Grest é il grande viaggio che si compie ogni estate e che sa sempre farci sentire davvero a casa. il suo vero nome é “ora- torio estate “che conclude il cammino che i ragazzi fanno durante 'anno pa- storale nell’oratorio ma che resta aperto a tutti i ragazzi senza preferenza. La no- stra parrocchia che fa questa esperienza estiva da tanti anni ha voluto condivide- re questo cammino insieme alla parroc- chia vicina di Bovalino superiore che da settembre 2014 condividiamo lo stesso parroco. E' un Grest che si sta volgendo bene con un grande partecipazione dei bambini, ragazzi ¢ animatori. Pid di ug bambini iscritti guidati da 30 animatori aiutati dai alcuni genitori Dopo il tema della parola edel “corpo” Yanno scor- 80, li organizzatori focalizzano l'estate oratoriana 2014 sull"abitare’. La nuova edizione del Grest si pone cosi in stretta continuita con le edizioni pre- cedenti: a parolae il corpo, infatti, per raggiunge- reil lorocompimento, hanno bisognodi “prendere dimora” nella vitadegli uomini, Da qui ilsottotitolo del2014:"Vennead abitareinmezzoa noi” (Gv 1,14), Scenderaa “piano terra” il Grest 2014 , nel duplice senso di unayventura concreta, giocata nei ritmi belli e intensi dell’oratorio estivo; ¢ in quello te- matico del valorizzare la presenza, le relazioni e lo stare insieme degli attori protagonisti del Grest ragazzi, animatori, genitori e sacerdoti. “Piano Terra’, infatti, evoca la discesa, dal cielo e dallo spazio, ma evoca contemporancamente la fedel- ta ai ritmi della terra, agli appuntamenti di una casa che si fa accoglienza ¢ apertura. La proposta 2014 insiste dunque sulla dinamica della relazio- ne, della costruzione di una casa comune, in cui sperimentare gesti di fraternita e di condivisione». II sottotitolo racconta anche di un'altra disce- Ariaporun’ 14 * Luglio 2014 ne’, che é il primo atteggiamento fondamentale “Custodire’: nei giorni seguenti i ragazzi sono invitati a scoprire che vi sono alcune regole, al: ‘cuni atteggiamenti e attenzioni che permetto- no di custodire dentro se stessi quanto hanno ricevuto, sia in termini di rapporti umani sia {di riflessione, Per loro sara importante vivere a pieno il luogo in cui si trovano, sentirsi respon- sabili di quello che hanno ricevuto, ascoltare ‘¢ condividere i sentimenti degli altri, seopri re che @ meglio vivere le cose insieme ai com- pagni. Lo “stupore” sara latteggiamento che iguidera questo secondo segmento del Grest “Costruire’: una volta entrati e aver custodito nel cuore riflessioni e incontri, i ragazzi saranno invitati a impegnarsi in prima persona, perché abitare vuol dire anche lasciare dei segni, Liinten- to & quello di insegnare che i ragazzi cambiano saz anche Gesit @ entrato nel mondo ed é venuto come Parola “ad abitare in mezzo a noi’; citazio- ne diretia del grande inno cristologico con cui si apre il quarto Vangelo; cuore della fede cr stiana e motore dello stile che le comunita sono chiamate ad assimilare dal loro Signore». Gli obiettivi del Grest ruotano attor- no ad alcune parole chiave, quattro verbi da declinare in altrettanti atteggiament “Entrare”:neigiorni iragazzi, soprattuttoquel- i che durante Yano non frequentano Vorato- rio, sono invitati a scoprire di essere attesi, di avereun posto che éstato preparato perloro gia da tempo. Sono invitatiad assumere latteggia- mento dell‘ospite, che non pretende, ma chie- de; che non si appropria, ma condivide il poco che ha insieme agli altri. L’essere ospiti rende fratelli, toglie le pretese di superiorita. Di fron- teallinattesa scoperta del dono, che é necessa rio per poter vivere bene, emerge la “gratitudi- il Grest, ma che anche il Grest cambia i partec panti costringendoli a dare il meglio, ad accetta- re i propri limiti, a essere pits attenti agli altri, a costruire qualcosa di bello e duraturo. In questo modo i ragazzi si scopriranno “intraprendenti’, “Uscire”: nei ultimi giorni lobieitivo sara quello di spingere i partecipanti a spiccare il volo verso nuove avventure, verso un futuro da progetta- re, verso una terra da abitare. Quello che hanno ricevuto, contemplato e costruito dovra essere condiviso con gli altri nello stile della “gratuita’ “Piano terra” vedra pore attenzione a chi entra in oratorio perché trovi casa e relazioni, giocando la carta della presentazione e del clima di accoglien- za; & poi occasione per custodire con stupore gesti di fraternita e di pace; proporra inoltre di coltivar abbiamo per abitare questa nostra bella ¢ ama- ta terra_la Calabria. Bisogna partire delle belle cose della nostra Locride come lo ripete spesso il nostro nuovo vescovo Si chiudera con giorna- te di sintesi, protese a insegnare quello che papa Francesco sin dai primi passi del suo ministero i talenti di ciascuno, chiamato a contribuire alla costruzione della casa comune, la comunita, me- diata dalla squadia, dal laboratorio, dagli appun- tamenti delforatorio estivo. I laboratorio sono pensati tenendo conto del- la nostra realti calabrese delle belle cose che ha definito il linguaggio del *grazie’, perché an- che la conclusione di unlesperienza bella come il Grest rimandi al valore irrinunciabile del gratuita . Grazie a tuttie cerchiamodi abitare la nostra bel- la terra, Glianimatori. Chi vuole contribuire al restauro della nostra amata e antica chiesa puo mandare la sua offerta al: C.C. bancario 000000002648 Banca Carime Siderno (R.C.) ABI: 03067 CAB: 81590 CIN: Q TBAN:1785Q0306781590000000002648 BICO SWITCH: CARMIT31 intestato a PARROCCHIA SANTA MARIA BENESTARE Piazza Matrices.n.c, - 89030 Benestare

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