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Benedetto Vertecchi

Invito alla ricerca - 02

Dimmi come scrivi


In Italia, nei primi decenni seguiti al raggiungimento dellunit nazionale, per
esercitare il diritto di voto era previsto, fra altre condizioni, che si sapesse leggere
e scrivere. E, anche quando crebbe il numero dei sudditi che potevano esercitare i
diritti politici, chi era eletto sindaco, prima di insediarsi nel suo incarico, doveva
dar prova di essere alfabeta. In breve, essere capaci di scrivere significava
distinguere la propria condizione da quella del gran numero di persone che
permaneva in una condizione di marginalit tramandata da una generazione
allaltra. Acquisire gli elementi di una cultura simbolica diventava una scelta di
progresso sia per i singoli, sia per i gruppi sociali ai quali appartenevano.
Lobiettivo da raggiungere imparando a leggere e scrivere era cos importante da
giustificare luso di un linguaggio militaresco per esprimere limpegno col quale
era perseguito: ci si doveva impegnare nella guerra contro lanalfabetismo, per
conquistare allistruzione nuovi strati di popolazione. I maestri erano gli eroi che
si esponevano in prima fila nella lotta allignoranza, e si dava per scontato che le
annessioni al popolo alfabeta dovevano essere considerate definitive. Quella
tensione verso lacquisizione della capacit di leggere e scrivere stata il grande
motore della crescita della scolarizzazione, prima ancora che nella consapevolezza
collettiva si precisassero i contenuti sui quali le capacit acquisite si sarebbero
esercitati. Non che non si supponesse che il possesso di competenze simboliche
avrebbe aperto la via a nuove appropriazioni, dalle quali sarebbero derivati
benefici materiali non meno che immateriali. Leggere e scrivere consentivano di
accedere a conoscenze che da un lato avrebbero migliorato le condizioni di
esistenza, dallaltro avrebbero permesso di acquisire una maggiore
consapevolezza nei rapporti sociali. Ma per le legioni di bambini che provenivano
da famiglie illetterate la suggestione forte era quella esercitata dalla fisicit della
scrittura, dallimpegno per il dominio di uno strumento semplice, ma che
consentiva di tracciare un numero infinito di segni su un supporto vuoto. Carta e
penna associati esprimevano unidea di libert senza la quale sarebbe stato
impossibile quel cambiamento radicale nel profilo delle popolazioni, in Europa e
successivamente nel resto del mondo, che ha costituito laspetto distintivo della
cultura sociale contemporanea.
Per questa ragione il percorso di ricerca che stiamo intraprendendo non prende le
mosse da operazioni che sono successive allacquisizione dello strumentario
tecnico per la lettura e la scrittura, ma le considera nel loro manifestarsi nelle tante
occasioni della vita quotidiana. innegabile che ci si trovi di fronte a
manifestazioni critiche della cultura alfabetica, e ci non tanto per il mutare dei

modi di scrivere, ma soprattutto per il diminuire della rilevanza sociale della


capacit di trasferire il pensiero su un supporto esterno. Diminuiscono di
continuo, inoltre, le occasioni in cui scrivere necessario o opportuno: siamo di
fronte a cambiamenti che non si prevedevano ancora non molti anni fa, come la
sostituzione nella comunicazione pubblica dellalfabeto con ideogrammi,
lintegrazione automatica di parti del testo, la correzione ortografica compiuta
automaticamente, la trasformazione di documenti del linguaggio orale a
documenti scritti e cos via. Quel che fa riflettere non sono i cambiamenti in s,
ma il loro presentarsi come alternativi rispetto alla produzione diretta dei segni da
parte di chi scrive: quel che occorre chiedersi se il vantaggio che varie soluzioni
come quelle ricordate presentano non abbia un costo che non ci si pu permettere
di pagare. In altre parole: che cosa si perde in fatto di autonomia, di memoria, di
coordinamento percettivo-motorio, di manualit fine, di capacit verbale (e di
molto altro) sostituendo le pratiche di scrittura manuale con quelle consentite
dalluso di tecnologie digitali?
Negli ultimi anni cresciuto il numero degli insegnanti che mi ha segnalato che
sono numerosi gli allievi, gi nella scuola elementare, che non riesce a scrivere in
corsivo e, nei casi migliori, ricorre allo stampatello. La complessit della
mediazione tecnica che si viene accompagnando alla stessa nozione di scrittura
un segnale da non ignorare. Un pensiero libero se possiamo esprimerlo senza
essere costretti entro un apparato tecnico. Nel Vangelo secondo Giovanni
leggiamo che Iesus autem inclinans se deorsum digito scribebat in terra (8, 6-8):
a Ges era stato sufficiente scrivere per terra con un dito. Oggi quel dito dovrebbe
sfiorare la superficie dello schermo di un dispositivo costoso, di durata limitata,
che ha bisogno di essere alimentato, ma soprattutto che non richiede operazioni
mentali di qualche complessit. Prendendo spunto dalle segnalazioni degli
insegnanti, presso il Laboratorio di Pedagogia Sperimentale di Roma Tre stato
organizzato e condotto un esperimento, cui stata data per titolo una massima,
Nulla dies sine linea, che risale a Plinio il Vecchio, il quale a sua volta laveva
ripresa da Apelle. Lesperimento, che si protratto per alcuni mesi, consisteva nel
proporre agli allievi di alcune classi di scuola elementare un esercizio quotidiano
di scrittura: quattro righe agli allievi di terza, cinque a quelli di quarta e sei agli
allievi di quinta. Ci che gli insegnanti avevano lamentato risultava ben evidente:
cerano bambini che afferravano la penna come una clava, che vergavano
faticosamente segni di dimensioni e forme irregolari, che non riuscivano a seguire
la riga, che sostituivano caratteri stampatelli a quelli corsivi: in breve, dai
documenti raccolti emerso che, in particolare nelle fasi iniziali dellesperimento,
gli allievi non disponevano di una capacit tecnica che consentisse loro di
dominare le operazioni necessarie per scrivere. A queste conclusione si giungeva
dalla sola osservazione della scrittura come attivit rivolta a produrre segni
secondo un codice, senza entrare in considerazioni relative alla forma o al
contenuto di ci che si scriveva. C probabilmente una circolarit tra capacit di
scrivere e qualit del testo che si in grado di produrre: nel corso
dellesperimento si potuto osservare che alla ripresa della capacit di produrre i
segni hanno corrisposto cambiamenti positivi sotto laspetto linguistico. Ma quel
che fa pi pensare che la regressione della capacit di produrre segni tramite la

scrittura manuale non colpisce in modo uniforme tutti gli strati sociali. La
diffusione di dispositivi tecnologici sempre produrre effetti pi rilevanti sugli
allievi delle classi sociali meno favorite. Diminuiscono, infatti, le possibilit di
stabilire interazioni reali (quelle virtuali non le sostituiscono) e, di conseguenza, si
riduce la competenza verbale che, nei bambini, in larga misura collegata proprio
a tali interazioni. Se, nel corso del Novecento, si era potuto pensare a una
diminuzione dellintervallo esistente nelle condizioni di sviluppo tra bambini e
ragazzi appartenenti a diverse classi sociali, oggi occorre prendere atto che
quellintervallo sta di nuovo crescendo: c chi fruisce di interazioni reali (per
esempio, in Inghilterra o negli Stati Uniti gli allievi delle istituzioni private pi
costose) e chi, senza alternative, prevalentemente esposto a interazioni virtuali.
Osservare gli allievi mentre scrivono, per rendersi conto di come scrivono e
perch scrivono, pu aiutarci a capire le difficolt della scrittura nel quadro attuale
delleducazione.

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