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Jn questo libro Joseph Gabel affronta, per la prima volta da un Punto di vista marxista, i! nesso tra malattia mentale © coscienze Sociale contemporanea. Penetrando nel mondo alterato della sch ‘ofrenia, che qualcuno ha voluto detinire « grande esperimento della natura =, Gabel ne collega alcune delle. pid tipiche manife: ‘omeni di allenszione, di falsa coscienza, di rift dl-cul fa storia dei nostri ultim| decennl affre cos! nume- ‘drammatici evempl: © ta | qual il razzismo, particolarmente to da Gabel, oll appare come Il pili prossimo alle forme i razionalismo morboso proprie degli schizofren| autore si rifa soprattutto, nella parte teorica della sus anallsi, di Gydroy Lukics, Storia e coselenza di classe. tun punto decisivo di riferimento per pen: ‘satori quall Sartre, Merleau-Ponty, Adorno, Marcuse, per non ‘par lare che del pit: not Destinato, anche per 1a sua scottante attuaité, ad un pubblico non spacialistico, questo libro, che ha suscitato vivacl discus: Sloni in Francia, trova certamente nel dibattito in corso nella pil avenzata cultura italiana una sua precisa collocazione, che ne fa una. letturs indispensabile a chi sbbie interessi non solo pst Cchiatrici, me sociologici, filosofcl, politic; e, plu In generale, a chi voglie penetrare pit: a fondo nelle drammatiche contreddizion| ddol tempo in cut viiamo Joseph Gabel & nato a Budapest nel 1915. S| & occupato di psichie tria e di flosotia e insegna attualmente presso listituto < socio- logia di Rabst, in Marocco. SI.® reso noto, oltre che per ia. sua sttivita professionale e scientific, par la collaborazlone nume- rose riviste cultural frances, tra oul « Esprit », « Masses », « Cri tigue =, « Lettres Nouvelles », sec Tra | suo) saggi ed articol, vanno ricordatl, testimonianze delle roblematica di Gabel, da une parte La reifcazione nello « Stra- fiero » di Camus, Katka romanziere del'alienazione, Swift e la schizotrenis; dellaltra, | fondamenti psoudo-scientifici della dot. ina nazlonal-socialiste, Significato del maccartismo, Psicologia 1 pensiero comunista. Le sue ricerche, Intese a sottolineere la ‘ilevenza del marxiamo In compo psichiatrico e le possibill con: Vergenze tra il maralsmo e la scuols fenomenologice ei Binswer: ger, hanno trovato in La falsa coscienza une prima felice espres Sione. Joseph Gabel La falsa coscienza Dedalo libri La falsa coscienz Saggio sulla reificazi Il malato mentale, a partire dalle scoperte di Freud e dalla loro influenza, non solo ha avuto accesso nella cultura contemporanea, ma ne é divenuto uno dei pro- tagonisti. Sappiamo ormai infatti che ognuno di noi, al- meno attraverso i sogni, gli scarti di memoria, i lapsus e le altre forme della psicopatologia della vita quotidiana partecipa dei meccanismi entro i quali si svolge il mon- do — una volta segregato — delle nevrosi e delle psicosi. — E cominciamo a sapere, con sempre maggiore consape- volezza, quanto ambigui siano i confini tra sanita e ma- lattia, quando ci si riferisca alla psiche, alle sue istanze e ai suoi livelli. Abbiamo anzi imparato che il malato mentale, per la sua particolare collocazione in una zona dell’umano che si trova ad una delle frontiere dell'es- sere, pud divenire un punto di riferimento obligato per — comprendere a fondo il comportamento che una data so- cieta ritiene « normale ». Percid accade che gli studi psicologici e psichiatrici siano venuti a costituire uno dei momenti fondamentali di una formazione umanistica moderna e che i loro cul- tori, sia pure in varia misura, siano tra coloro che me- glio ci aiutano a capire ea pensare. Anzi, in certo senso, la persona colta che non partecipi di questa esperienza, pud dirsi oggi solo parzialmente colta, per non dir peggi Ovviamente, non tutte le ricerche di psicologia e psi- - copatologia hanno, sotto questo profilo, la i connotazione. Indipendentemente dal loro valore = iestione possono muoversi entro oriz- Bee tl ‘ayere carattere specialistico, o anit eoncepite come strumenti conoscitivi destinati a i campi di indagine pitt diversi delle scienze delluomo, E non sempre cid pud essere predeterminato, Zo serisse Ia Interpretazione dei sogni, Freud rite. teva di rivolgersi esclusivamente ai propri colleghi: la ‘edizione fu tirata in seicentocinquanta esemplari, @ occorsero ben nove anni perché venisse esaurita, Ti sageio su La falsa coscienza di Joseph Gabel appare ‘siibito, dalle prime righe della prefazione, proiettato ver- ‘so una problematica assai lontana dalla specializzazione @ dal tecnicismo. Anche se l'Autore é soprattutto noto per le sue ricerche nel campo della psicopatologia, e se _ Tasse di questo libro é un tentativo di ricomprendere in forme nuove il fenomeno cruciale della schizofrenia, a Gabel non sfugge che Varco problematico della falsa co- scienca ha dietro di sé uno dei momenti decisivi — tut. Yaltro che assimilati, ancora, da tanta parte del pensiero corrente — della moderna indagine sull’uomo: le sco- "Berle antropologiche e sociologiche di Karl Marx. Che la definizione storico-scientifica della coscienza degli uomini sia stata al centro dell indagine marxiana, 2 affer- mazione che — formulata cost brutalmente — pud su- Scitare molte perplessita. Le interpretazioni che del pen- siero di Marx sono state date, non soltanto sono infatti ae ee, ma, spesso, in netto contrasto Bo eon a a fete profeta oan femativi di fare di Marz ora un he eo y aia un economista, ora un filo- ition: ener? Mella politica, ner non parlare di a azioni ancora pit massicce, la storia 9 gttto che Vopera marsxista cui Gabel 3, sigtt, Storia e coscienza di classe 7 Sia stata a suo tempo e successiva- SI uo autore — o almeno, come appare dalla prefazione alla recentissima edizione italiana, for- temente limitata —, malgrado.V'influsso larghissimo che ha esercitato, e continua a esercitare, su alcune delle personalita pix rilevanti del nostro tempo, da Merleau- Ponty a Sartre, da Adorno a Marcuse: mentre assai pitt vaste appaiono le ripercussioni indirette delle tesi € pos! zioni ivi affermate da Lukdcs anche in campi assai lon- tani dalla elaborazione filosofica in senso stretto. Joseph Gabel ¢ comunque il primo studioso di psico- patologia che si rifaccia apertamente a Lukdcs, e che co sideri Storia e coscienza di classe come un modello di riferimento permanente per le ricerche e le analisi ma- turate in La falsa coscienza. Ma che cos’, dunque, questa « falsa coscienza » che 2 al centro del tentativo di Gabel di commisurare a cost numerosi e vari aspetti del mondo contemporaneo il comportamento degli schizofrenici, o almeno taluni aspet- ti determinanti di eso? Secondo una nota definizione di Friedrich Engels, la falsa coscienza 2 caratteristica delle forme di pensiero ideologico, si verifica ciod quan- do colui che pensa, in luogo delle « vere forze motrici che lo muovono e che gli rimangono sconosciute », si immagina delle forze motrici false 0 apparenti. In uogo di guardare alla realta, il processo ideologico guarda alle idee, alle rappresentazioni che si sostituiscono, obliteran- doli 0 deformandoli, ai conflitti reali tra gli uomin Ideologia e falsa coscienza percid non coincidono, pur appartenendo al medesimo ambito. Secondo Gabel, «la falsa coscienza & una condizione mentale diffusa, V'ideo- logia @ una cristallizeazione teorica ». Si pud avere per- tanto un duplice movimento: dalla falsa coscienza alla ideologia, 0 viceversa; come pure una falsa coscienza che, non essendo teorizcata, non assume il ruolo di ideo- logia, Nel passaggio da falsa coscienza a ideologia si pos- sono altrest verificare singolari trasmutazioni, Ad esem- pio, la coscienza antisemita ha un fondamento biologico, @ pertanto negatore della storia; ma la ideologia antise. mita, edificando una pseudo-storia sulla base delle mene e dei complotti degli ebrei « invece di spiegare U'ebreo con la storia, pretende di spiegare la Storia con V'ebreo ». 9 i al marxismo, afferma reite- irire alouna preoceupazione di orto- tse infatti nei fondatori del mar- i ease il successivo passage i ‘sua argomentazione: che cio a de, de au forme di compren- ; iemiaticn, refeata, di realta dialettiche, in “sion in, due axpeti (0 meglio due gradi) di rifiwio dele dil ress, come, del resto, nel contesto di tutta mn questo Perel tende a identificare « reificazione » didlettica; pur muovendosi nell’ambito di nit Miate Le assume secondo un uso che gli & Ta « reifcacione » stata infatti definita da Marx an- “zitutto come un processo di falsa Bea Pee cui i rapporti tra gli uomini appaiono — nel capitalise — come ee tra cose lcccik Lukdcs, riprendendo ¢ swiluppando questa posizione nel saggio « La reificazione "ela coscienza del proletariato », ne arricchisce U'analisi, ‘giungendo alla conclusione che, nel quadro della societa __capitalistica, i processi di reificazione divengono via via “dominanti, tanto da coinvolgere lo stesso orizzonte gno- - seologico ¢ intellettuale dei singoli e dei gruppi sociali. Un universo fantasmatico di oggetti, continuamente pro- dotti, riprodotti, scambiati, consumati, diviene cost la «realta » quale appare alla falsa coscienza fomentata e ene poe dalle esigenze determinanti - Ege profitto, Tutto cid, secondo Lukdcs, comporta sia un irrigidi- ee delle istituzioni (diritto, burocrazia, ecc.), sia un - deertinato orientamento della cultura, e, in particolare, Seer Lo schematico, il ripetitivo, V'immediata- ah ea » it misurabile, il quantitativo, preval- cS forme creative, aperte, libere, di pensiero ¢ eS azione. ie eeristica essenziale della dialettica, che -& secondo mace ‘des di Storia e coscienza di classe, la categoria a ‘otalita, U'cimmagine dell’intero », viene erie; questo senso esiste un nesso preciso (ma a ad non una identificazione) tra reificazione e perdita del senso dialettico. Pitt in particolare, i processi di reificazione appaiono collegati ad una estensione dei fenomeni di spazializea- zone rispetto a quelli di temporalizzazione. Si smarrisce, o si attenua, il senso della storia, e la stessa dinamica del mutamento si fa meramente meccanica, procede per accumulazione ed estensione e non per trasformazione: di nuovo siamo in presenza di forme di de-dialettiz- zazione. Dalle ricerche di sociologia della conoscenza di Karl Mannheim, anch’esse ispirate alla problematica marxia- na, Gabel trae una ulteriore distinzione, che costituisce alirest — a suo parere — un approfondimento, del con cetto di ideologia. In Ideologia e utopia, Mannheim di- stingue infatti un concetto « parziale» e un concetto «totale » di ideologia; Gabel enunzia cost questa diffe- renza: « 1) il concetto parziale concerne unicamente una parte delle convinzioni dell’avversario, il concetto totale si riferisce a tutta la sud concezione del mondo (Welt- anschauung); 2 il concetto parziale analizza Videologia avversaria sul piano psicologico, il concetto totale sul piano teorico o noologico; 3) il concetto parziale dipen- de da una psicologia d'interessi mentre il concetto totale opera sulla base di un'analisi funzionale (a nostro av- viso, piuttosto, strutturale). Ne deriva che solo il con- cetto totale di ideologia & corollario di falsa coscienza..». Sempre muovendo da Mannheim, che ha svolto anali- ticamente il convetto di utopia, Gabel giunge alla con- clusione che l'utopia, in quanto « reificazione dellavve- nire » (negazione, nell'avvenire utopico, della dialettica che caratterizza e costituisce il movimento storico), par= tecipa anch'essa della falsa coscienza, pur nella sia ca rica positiva di spinta al cambiamento. Questa sintesi sommaria delle principali categorie messe in evidenza e utilizeate da Gabel come quadro concettuale, ci introduce nel cuore della sua argomen- tazione, e apre la strada alla migliore comprensione delle u analisi che egli compie e degli esempi i realtt socioculturale del nostro tervpe Te ae psichiatrica, sino al riferimento. specifica ¢ eat iit La tesi fondamentale di Gabel @ quella delie lit di una continuita e di una sostanziale omoleg seo manifestazioni cliniche della schizofrenia e ques are livelli, della falsa coscienca, definita in bese oie i vat rie sopra enunziate. Pit ampiamente, e sia pure men 4i ipotesi, Gabel ritiene possibile abbozzare euny “it patologia generale fondata sul concetto di reife culminante nel «dramma dialettico delvalienariome: che sarebbe, appunto, la schizofrenia, ane Nello schizofrenico, infatti, egli individua — sul scorta della numerosissima letteratura esistente quis roposito — in una forma pressocché « fondamenahes i fenomeni determinanti del « razionalismo morboso elemento essenziale della interpretazione che Gabel de della teoria della alienazione. It rapporto sosgettelon gelto si presenta profondamente turbato, e cid collecne come unica via di uscita compensativa ed elusiva, Viden, tificazione antidialettica, la spazializeazione, i deliri « cifici propri della schizofrenia i ie siofgciando asl specialisti di psicopatologia la discus- i avanzate in questo campo dall’Autore, 2 foprctitto sul quadro culturale piu generale che vile Mee te ancora brevemente, al fine, soprat- ue Pee raeeere Con intuizioni, ipotesi, ricerche che Eepenaatituiscon un momento importante della linea critice jute $i ricollega, pin o meno direttamente, Gietd capitalieiate della economia politica ¢ della so: lito orghese che su questa si fonda; e che, Bere on ie tgOnO @ incontrarsi, o addirittura a conver. ni punti non secondari, con la ripresa di in- teressi ic i ic 1 Bet la dialettica hegeliana o con aspetti decisivi fenomenologia ¢ delt'esistenzialismo, r | | duplicazione — al livello intellettuale — della raztona- lita produttivistica del sistema. In questa forma, si trata, sia pure in varie gradazioni, di un razionalismo ridut- tivo e sclerotizeante — al limite, appunto, « morboso » — che scambia i mezzi (produzione, consumo) con il fine (Yuomo e la sua libera attivita creativa, la Tatigkheit di Marx). Il processo di divisione del lavoro, e della sua scom- posizione e parcellizzazione, non soltanto rende inter- cambiabili gli uomini, al pari delle machine, ma fa dei metodi_analitici e classificatori del pensiero la norma scientifica dominante: addirittura il segno della « scien- tificita ». Il sistema di fabbrica, d’altra parte, con il suo autoritarismo, la gerarchizzazione delle funzioni, la pira- mide burocratica, si riproduce sempre pia ampiamente nelle istituzioni pubbliche e private. L'individualita pie- na, ricca, originale, viene rintuzzata e posta ai margini: la «differenza », quando non sia immediatamente utile ai fini produttivi o amministrativi, ha come contropar- tita l'esclusione. La dialettica, che muove dalla negazione e dalla opposizione, viene considerata pericolosa, e filo- sofi, scienziati, sociologi, si danno, in varie forme, a combatterla, Nasce e si diffonde quello che Herbert Mar- cuse ha chiamato, con fortunata espressione, l'« uomo unidimensionale ». Qual 2 il costo psicologico di una tale camicia di forza imposta dal modello capitalistico della fabbrica e dal- Tuso capitalistico delle machine? Quale tipo di umanita, in altri termini, tende ad emergere dal continuo ampliar- si del mercato capitalistico ¢ dalla sua crescente funzione di modello universale? A rigore, stando fermi alla con- cezione marxiana dell'uomo quale nesso di rapporti so- ciali, nulla garantisce che gli uomini di quel futuro che 2 gid cominciato non saranno fondamentalmente carat- terizzati da modi di essere e di pensare che, dal punto di vista critico del marxismo, non si potrebbe non defi- nire «alienati», e, con il linguaggio di Gabel, « dedi lettizzati ». Dal punto di vista antropologico 2 questo il senso della cosiddetta « crisi della civilta », e la posta che si 1B pud apparire come decisiva. Cheta tro il dominio del capitale venga spesso ‘con una Ps meee a addirit. a, , in ultima analisi « falsa »; che possq darsi it rischio che, travestito in nuove aie ‘ritornt ‘a imporsi anche Ia dove era apparso defini. pate sconfitto; che, infine, sia tutt’altro che da esclu. dele esi don 0 nfo Lungs drat jale, cio® di un lo la inge- Be eo ‘magnifiche sorti e progressive », po ja dello storicismo idealistico, ritiene contrario alla Gaeme: tutto cid @ oggi motivo di drammatica preoc- cupazione per una minoranza che si va accrescendo e precisando ee di fiaeet dati ie fondaniars premesse critiche di Marx e del suo Capitale, pit ‘mai attuali a un secolo di distanza. ‘In una situazione di tal genere, nulla appare meno lante di una qualsiasi « ortodossia »: non 2 sempre, | resto, UVortodossia, raziocinante, dommatica, antidia- eitica? Nella crisi del nostro tempo la denunzia dei pro- “cessi di falsa coscienza, di reificazione, di alienazione, ‘per la inquietudine che pud suscitare, le tensioni che pud acuire, @ gia una forma di lotta contro il modello oleato +¢ funzionale det razionalismo « morboso ». In questo sen- a,‘ giudizi, le ipotesi, le ricerche nel cui ambito questo di Gabel si muove, pitt che vagliate nelle singole lazioni 0 sottoposte ad analisi pedantesche, vanno come un'apertura problematica su motivi ed an- e della realtd conflittuale entro cui — dentro o fuori «ospedali psichiatrici » — noi tutti viviamo. Mario Spinella Prefazione La storia recente @ stata testimone di due impor- tanti esplosioni di falsa coscienza: il razzismo e l'ideo- logia staliniana. Esse appartengono al passato, ma la Joro apparizione ha fornito la prova, tuttora valida, che Ja falsa coscienza — affrontata dal marxismo tradizio- nale in modo un poco libresco — minaccia la nostra vita quotidiana ¢ pud all’occorrenza, trasformarsi in tragedia. La letteratura marxista presenta relativamente po- che opere consacrate esclusivamente alla falsa coscienza. Tranne un saggio dimenticato di P. Szende', in questo contesto vanno citate soprattutto Ideologia e utopia di Mannheim e Storia e coscienza di classe di Lukécs. L'ope- ra di Mannheim ha esercitato un’influenza non trascu- rabile sulla vita intellettuale anglosassone; quella di Lu- kécs — che ha beneficiato di discepoli appassionati e di una traduzione tardiva ma eccellente* — ha dato la sua impronta a tutto un settore del pensiero francese *. Questo testo ha perfino ottenuto un maggior sucesso all’estero che nel proprio paese, ¢ il ricordo del «caso Lukacs », che ha alimentato la cronaca filosofica attorno al 1951, @ ancora vivo. Evitiamo di riaprire qui una vicenda che per fortuna & ormai conclusa, Un fatto me- rita perd di essere sottolineato perché mette particolar- mente in luce il problema centrale della nostra analisi: — Lukécs non @ stato criticato in quanto idealista, ma _ Soprattutto in quanto teorico dialettico della falsa co- 15 ‘seienza, integrato in un sistema politico che non pus ammettere la legittimita del problema della falsa co. Scienza senza scalzare le fondamenta ideologiche della sua propria esistenza‘*. Ecco qual é forse il nodo del problema. 11 marxismo teorico ® essenzialmente critica della falsa coscienza, ma il marxismo politico @ falsa coscienza. Questa non & una prerogativa della politica marxista soltanto: sotto forma di ideologia e di utopia, la falsa coscienza & un corollario dell'azione politica concreta’. La prassi & de- reificnte e dialettizzante; quando vuole essere efficace, Vazione politica & condannata a utilizzare tecniche di persuasione collettiva che reificano e dedialettizzano il pensiero. «Il dramma dell'lienazione @ dialettico » dice H. Lefebvre’. Formula eccellente ma che necessita di un Contenuto concreto, Siamo stati indotti a chiedere alla Psicopatologia questo «contenuto concreto », convinti ie quella teoria marxista della coscienza di cui Merleau- ‘onty ha sottolineato V'assenza’, si collochi proprio nel Punto di intersezione delle nozioni trate dallo studio sofrenig za morbosa e della falsa coscienza. La schi- Spent te uno psichiatra® ha chiamato grande espe- fella natura — rappresenta infatti proprio una Seco jl fenomeno & stato descritto molto an ‘owski sotto il nome di razionali- @ Tazionalita specifica della falsa co- ata da uno scadimento della qualita nsiero & i Pensiero * aes Proprio una forma is 0; inversam. i con- ‘alterazione schizofreni atte ello dell’alienazione cli- u n i alienazione sj " uta forma azione sia nell’ac- Waecezione psichiatrica: del tan mine. A questo proposito @ significativo che gli scritti giovanili di Marx, consacrati all'alienazione del lavoro umano, prefigurino certi meccanismi che gli psichiatri individueranno solo molto pid tardi nel corso di ricer- che riguardanti il loro campo specifico". In questo caso ci troviamo di fronte a un fenomeno che — per ripren- dere un’espressione di H. Aubin — possiamo definire di parallelismo socio-patologico *. Le incidenze di questo parallelismo sulla psicopa- fologia verranno analizzate nella seconda parte di que- st’opera. Definita forma individuale di falsa coscienza, Valterazione schizofrenica ritrova una nuova unita no- sologica ricostituita attorno al concetto di razionalismo morboso nel quadro di una concezione unitaria (« con- cetto totale») dell’alienazione, capace di comprendere tanto le sue forme sociali quanto i suoi aspetti clinici. Per quanto riguarda il problema della falsa coscienza, la nostra concezione permette di delimitarne I’ambito e di difenderne l'autonomia minacciata da due parti. Infatti il pensiero non marxista rischia di concepire la teoria della falsa coscienza come semplice rifacimento della psicologia della folla. Ora, la nostra analisi, pur non negando I’importanza delle costanti della psicologia collettiva nei processi di derealizzazione della coscienza, col dimostrare che esistono forme individuali di falsa coscienza, vuole essere un avvertimento contro questa interpretazione che ci sembra semplicistica. D’altra parte alcuni teorici influenzati dal marxismo dogmatico 0 ufficiale vorrebbero ridurre la falsa coscie za a un complesso di errori derivanti dall'interesse di classe”. In quest‘ottica la teoria della falsa coscienza tenderebbe a confondersi con una sorta di sociologia della conoscenza del wishful thinking. Questa interpre- tazione @ estremamente pericolosa; infatti, mentre con- globa forme troppo svariate di pensiero derealistico, si oppone ad ogni descrizione strutturale complessiva; 0, meglio ancora, tende in modo assai paradossale a elimi- nare forme legittime di falsa coscienza™. La falsa co- scienza cosi definita rischia di degenerare in un con- cetto buono a tutti gli usi, di debole valore esplicativo 7 3 per la scelta attuale e di scarso interes: : per il pensatore preoccupato di sintesi. eit Gi troviamo cosi di fronte ad un dilemm, Fe Hl parallelisina socto-patologico waht ter offrire un possibile superamento. Vista nell'ottica’ a questo parallelismo, la falsa coscienza, come anche delirio, implica una razionalita di tipo particolare 3 ; nostro avviso una razionalita subdialettica —, legaia al Vessere mediante meccanismi il cui « fattore ‘di interes, Se» nion ne costituisce il movente esclusivo e neppure quello principale, Essa non si confonde né con la peice. Togia collettiva, né con gli effetti della « violenza sulle masse», anche se in parte discende dall'una come dal. Malia. Il suo ambiio di validth per eccellenza & senza dubbio Ia chiaifiazione del problema della mentalit e peers un‘opera sulla falsa coscienza costituisce Promdinits Impresa rischiosa, Essa rischia di urtare Henrione, Suscettibilita in un'epoca d'intensa ideolo- eat aliea ete searso interesse in periodi in- deel ulin 2088. T period: intermedi, come quello ait la Repubblica di Weimar, o quello un indubbio declino delle gi fenomeno d a 4 Gi un fenomeno dovuto alla mag- alias, Che Si attribuisce al fattore teonits fabs. cosseua rel monday Quay, i diminizione i on sia stata ; cont heim". Ormai nel eaere0S i partcolare. da “wich relative PO socialista ee Mann- fe ; el Ropmanente una sorta di a ta PID. in mo- Raymond Aron, quest? Joico", Seritte 18 Parole sono ancora attuali, Forse assistiamo a una diminuzione della falsa ¢oscienza all’Est, diminuzione che si potrebbe attribuire ai progressi deli‘edificazione socialista; questa @ all'in- Girea Vinterpretazione di I. Deutscher. Ma si potrebbe affermare altrettanto validamente che si tratta di uno spostamento d’interessi verso il Terzo Mondo, assai pitt facile da conquistare a suon di brillanti prodezze spa- Ziali piuttosto che con il migliore testo di materialismo dialettico. E possibile che si stia assistendo a uno spo- stamento della falsa coscienza verso settori dell’opinione mondiale refrattari alle ideologie. Orbene, se l'ideolo- gia & un’espressione della falsa coscienza, non @ perd essa stessa falsa coscienza. Si deve badare a non cadere nell'illusione del malato che si ritiene guarito dalla feb- bre perché ha rotto il termometro. Royaumont, settembre 1961. 19 "Parte prima see Il problema dell'alienazione Capitolo primo Falsa coscienza e ideologia «". Pe cerimonia indiana della consacrazione di un re, « il rajasitya, non & che la riproduzione terrena dell’antica consacrazione che Varuna, il primo sovrano, esegui a Suo vantaggio; i Brahamana lo ripetono instancabilmen- te,, Nell'intero corso delle spiegazioni rituali ritorna, fastidiosa ma illuminante, I’affermazione che il re fa questo o quel gesto perché all’alba dei tempi, nel gior- ho della sua consacrazione, Varuna fece quel gesto >" T gesti archetipi sarebbero stati fatti al « principio dei tempi » (in illo tempore); in realta sono extra-temporali. In maniera generale, « ognuno di questi esempi... rivela Ja stessa concezione ontologica ‘ primitiva’: un oggetto © un atto diviene reale solo nella misura in cui imita © ripete un archetipo. La realt& viene quindi acquisita esclusivamente per ripetizione o partecipazione...» © M. Eliade aggiunge che « gli uomini avrebbero dunque ten- denza a diventare archetipi e paradigmatici. Questa ten- denza pud sembrare paradossale nel senso che 'uomo delle culture tradizionali si riconosce reale solo nella misura in cui cessa di essere se stesso... e si accontenta di imitare o di ripetere i gesti di un altro. In altri ter mini, si riconosce come reale, vale a dire come ‘ vera- mente se stesso’, solo nella misura in cui precisamente cessa di esserlo » *. Ora il regno della ripetizione comporta l'abolizione del 49 Lo studio di gerificio non solo riproduce ale rivelato da Dio ab ori- yma avviene nello stesso mo- altri termini ogni sacri- ¥fcio iniziale e coiricide con esso. Ture i si jiono nello stesso momento mitico del cae Spiess iL paradosso, de rito, i tempo pro- PrinciPita durata, sono sospesi > , o ammettere che la sociologia della conoscenza wai fatto un capitolo della teoria generale della falsa coscienza, il che equivale ad ammettere la sua solida- Geta implicita — e pericolosa — con una _concezione Betica della verita. Si tratta dunque ‘di mostrare che, nella sociologia della conoscenza come altrove, il ter- mine « ideologia » ha senso solo se ‘connesso con una comprensione subdialettica della realt& sociale. Dobbia- fo innanzitutto fare una precisazione. Alcuni teorici — tra gli altri Kautsky — hanno la tendenza a conside- rare il materialismo storico come una teoria nella quale Yelemento dialettico va « jntrodotto dall’esterno »; que sta concezione & esatta esclusivamente nell’ottica di una dialettica del divenire. In quella di una dialettica della totalita il materialismo storico — del resto proprio co- me il durkheimismo — é in fin dei conti solo la for- iulazione sociologica di un principio dialettico: validita della categoria della totalita concreta nell’ambito delle scienze sociali‘. I] materialismo storico non ha dunque nessun bisogno di essere ‘« dialettizzato » dall’esterno. Vedremo in seguito che il semplice fatto psichiatrico ha condotto la Daseinsanalyse a un reale sociologismo le cortformule si ricongiungono con quelle della filosofia marxista. Tl marxismo considera la coscienza determinata dall’es- sere, Applicato al problema dell’origine delle teorie scien tifiche, questo enunciato diviene la base della sociolo- gia della conoscenza. Il marxismo classico ha trascuc Tato il problema che si pone a questo punto: quello della mediazione. Il problema si pone gia Ber le sovra- strutture essenzialmente collettive, come Ja religione & la morale, ma diviene acuto quando si affronta il Pro- blema delle sovrastrutture scientifiche, dipendenti in cosi larga misura dal genio individuale. 11 problema della 55 jn questo contesto, & quello della trasfor. Mj contenuti di coscienza collettivi in forme i di presa di coscienza, Ci proponiamo di mo. sstrare: a) che la dialettica svolge un ruolo importante in questi processi di mediazione e b) che parlare di ideo. dmeenza fare intervenire in un modo o nell’altro la rorione di dedialettizzazione significa pronunciare parole prive di stenficato. In altri termini, la sociologia della Eonoscenza nel suo insieme non @ un capitolo della teo- ria della falsa coscienza; lo & invece la sociologia della anaes el pessie dialettico (vale a dire lo studio in termini dialettici i problemi scientifici). no di stimolo o di freno al porre Piolo meilitore della diatattica ‘nella sociologia della conoscenza Ieconesione di tnst Grinwald, lazione del enc ere ule sovrastrutture & costitutiva o selet- Supa en selettiva si suddivide in azione ite — EE Pie cilletivi e in azione trp ae es = minanti, Dati gli svi- la letra A’ mecca teste: eae fe nea sn sda (give, con In lettera con la Jettera 'C" i mecca gone, oe, bisoeni © ie ue doi NO selettivo in funzione m a Engels, zando il termine faceva sata = che pur ili: sot te meee (va ricordato ti "A i an Geert Se getmimen sos Societd inglese del tempo. Dal fe ciologia della conoscenza si tr ea tiva di tipo ‘A’. Quando ing spinta di necessita economiche za dei giovani fisici opta per ricerca a scapito di altri, 4 meccanismo selettivo di tips "fF 56 jone sessuale viene accolta negativamente in ente conservatore, ci troviamo di fronte a un selettivo del tipo ‘C’. La sanzione selettiva me ogni sanzione sociale) pud avere caratteristica or- (come 08M srs diffusa, ¢ abbiamo sottolineato in Pre genizata OWE Ccjezione statale autoritaria (censura fcc.) fa parte a pieno iritto dei meccanismi della so- Sslogia della conoscenza. Per la sociologia politica il fatto che dei giovani matematici optino per Jo studio falcalcolo tensoriale nella speranza di trovare pit: facil- invece lo facciano semplicemente mente un lavoro 0 che 0 ; i faisce una differenza impor- lla sociologia della conoscen- con un ambi ordine superiore. costi Fmnte. Dal punto di vista del za il fatto é irrilevante. Questa classificazione 2 evidentemente schematica e de- scrive in modo molto incompleto la complessita del fatto gnoseologico. Il fattore ‘A abbraccia una grande variet’ di dati: azione delle tecniche e delle forme di lavoro, ruolo gnoseosociologico dell’esperienza religiosa primiti- va come fu illustrato da Durkheim nel suo studio della genesi sociale delle categorie, ecc... Inoltre vi & un’inte- razione, 0 piii esattamente un’interferenza, degli altri fat- tori, in particolare tra il fattore selettivo “B’e il fat tore selettivo ‘C’, che rende il problema ancora pit: com: plesso. La politica interviene non solo sotto forma di Postrivione statale aperta, e la sua azione costituisce cid che si potrebbe definire un « fattore gnoseosociolo- gico ». Infine, all’azione del contesto attuale si sovrap- pone quella residua del contesto passato, senza che tale sovrapposizione obbedisca a criteri di coerenza. Ne ri- sulta una grande complessita dei dati che la nostra clas- sificazione non pud riflettere’. Ma siccome la nostra in- tenzione non é quella di scrivere un manuale di socio- logia della conoscenza ma ‘semplicemente quella di esa- minare i rapporti di questa disciplina con la teoria della falsa coscienza, questa classificazione, in quanto ipotesi di lavoro, pud essere sufficiente. f infatti evidente che la validita dei fattori “A "eB nella sociologia della conoscenza non comporta ipso facto l’apparizione di fenomeni di falsa coscienza. Dire 37 oa che il lavoro di Claude Bernard comportava l'esistenza Si carte tecniche, che la teoria darwiniana rriflette Yes sronza i una determinata societd, o cho le ricerche di Miclurin sono state stimolate dai bisogni dell'agricol- tura russa, significa affermare la validita del postulato Halla sociologia della conoscenza sul piano costitutivo 6 selettivo, Ma questa non é una ragione sufficiente per parlare di falsa coscienza a proposito di tali teoric © Pituralmente ancor meno per mettere in dubbio la va- Tidith scientifica dei loro risultati, Marx constata che il darwinismo « dipende dall'essere »: in pari tempo lo sa- Juta come un progresso immenso per la scienza e an- che per la dialettica. D’altronde cid che Marx osserva a proposito di Darwin, avrebbe potuto dirlo anche ri- _guardo alla propria opera: il Capitale a quel tempo avreb- be potuto essere concepito soltanto a Londra. E im| feiseetolinesre Cie Wettig di validita di una teo- Ht di cnet dlfenstemologa; I Réciologia dct hon si attribuisce nessuna autorita in sto campo". Alf taal aoe ‘alla Bea ae oe fp eminicione da parte ideslogicstlentiice non silica quiads solancnee c son cect gan iis qund solamente —~ e Tana dallace Cm a store oriodosso — allon- See Engels, ma anche — e Tosia in un coneete buona il eoncetto. di ideo- lore operativo’. In questo tae gli usi, di scarso va- vrastruttura > e « sovrastnutistn ee meglio dire « so- non implicano nessun godine termini che almeno termine «ideologia» a pe falore, € riservare il lettica de reae,T fatto che (Bel Simpensone sue al peizo ces = oes re Laie leologia », il Derivat gy” S12 SPesso in in altro probleraay Serva $Bess0 anche SSC on sono Teese a HS Eoreolare oe Tutto vantageo del problems agers Andtabbc Ss lemj_ " della vali li si staccasse radi 58 econdo le definizioni classiche, la falsa 5 deguata all’essere (Seinsi- confiquat). ‘Callocandosi sul terreno di una dialettica della fotalita, si pud mostrare che ancora una volta una com: rensione subdialettica della realta sociale si trova al piro del problema di questa « inadeguatezza all'esse- cenit sociologia della conoscenza, e cid sia, per quan- to riguarda l’'azione del fattore ‘A’, sia per quanto riguarda quella del fattore *B " Se & esatto affermare the la genesi dell’opera di Darwin & stata influenzata jn modo costitutivo dalla visione della vita inglese, que- sta forma di « dipendenza dall’essere » (Seinsgebunden- eit) non ci da il diritto di parlare di falsa coscienza eeentifica e dunque ideologica. Quest'ultima appare solo fella misura in cui vi & scotomizzazione del ruolo del- Trequazione sociale dello scienziato, vale a dire quando Vib misconoscimento della totalita « scienziato-societa », Ja quale non @ altro che un aspetto del materialismo: Stonce formulato in termini dialettici. In altri termini, dell'esistenza della falsa coscienza non @ responsabile a validita del principio materialista storico — in que sto caso la sociologia marxista sarebbe effettivamente Ja sociologia del bugiardo cretese — ma invece il misco- noscimento di questa validita, che & misconoscimento di una struttura dialettica Rimane ancora da precisare il terzo meccanismo (fat- tore ‘C’): selezione sociale in funzione delle idee do- minanti, dello Zeitgeist. La storia delle idee rivela che la societa 0 le collettivita (classi) adottano o respingono assai spesso la teoria in funzione del loro carattere pit! o meno dialettico. Infatti, da un lato l'egocentrismo follettivo e il suo superamento, la reificazione e la de- teificazione sociale ed economica, il carattere assoluto storicamente relativo (dialettico) di un sistema sociale 0 del suo supporto etnico, sono al centro delle preoccu- pazioni pitt o meno coscienti delle collettivita; d/altra parte, alcune opzioni importanti di lavoro scientific (identificazione o intuizione del differente, livelli di astra- zione, analisi o sintesi) possono venire interpretate nel- Yottica di una dialettica della totalita, nei termini di altra parte, seco” : ienza & una coscienza ina 59 Re comprensione pitt ‘meno dialettica del reale. (Ogni | problema di validita viene traseurato.) Ne deriva che il friterio dellaccettazione o dell’eliminazione sociale delle feorie (quello della dipendenza dall’essere [Seinsgebun. denheit] selettiva) & spesso il criterio dialettico. Le dif- ficolt intial incontrate dal freudismo, dalla teoria della relativita ®, Ia sorte toccata al darwinismo, il dibattito sull’ereditariet’a dei caratteri acquisiti e tanti altri epi- sodi della storia delle idee testimoniano dell'importanza del carattere dialettico nei meccanismi selettivi della so- ciloga della conoscenza, Il proceso di Galileo non @ kee pa ts ae quello della dialettica da icazione’ _ Frangois Simiand metteva in guardia contro ogni defi- Se SeaEE dell'approccio empirico ai proble- : .Quale ae au raiete questo avvertimento, esso Soe poli Hee questo caso poiché, collo- Tato conetsale dla tcoriadelaicnacinac ato ee ae aaah ee 3 stato uti- oe ae Pr essere definito con fe cn ese ne Beallsa-closia e della a Serres - questa imprecisio- aia dei deli. ce ‘insegnamenti della psicopatolo- a ie aE s Tone ao quello che vale, necess ie cun’ Depravat, Possiamo fonaony oudati fills nozions’ di Depravat Pe ence zione di rivat ¢ defnire su quella di De- oe dipendente dall’esser, come una struttura inteller. bide). Naturalmente essa’ (ogitssebunidenes Reutesse della scienza i la religi fi cts sgt Sete tt Pe tica di una teoria del dec eulicato reale solo nell. Toone a de determining Teale solo nell’ot- tica del plesainel womico (jn ae terale dell’ideo- respinta da Engen asta ini, nell’ot- = con maggior validi sistema di idee cee si esclude almeno la rellgi = critica della alienazione religtoae a 60 jI’« inganno dei preti » e dell’« oppio dei sfuggire al criterio dialettico del- iché le idee divenute strumento di evono adattarsi alla struttura Jogia della folla e subiscono cosi tilitaria. Lo stesso vale per Ja defini- vine dell’ideologia come teoria ‘avente una funzione di mascheramento sociale (Verhiillungstheorie); questa si applica alla teoria del diritto, ma non. al fatto giuridico stesso; essa include difficilmente il fatto religioso pri- fnitivo. E infine possibile definire, in modo tradizionale Tideologia come il complesso delle teorie di un movi- mento politico; questa ‘definizione che fa scempio di tutto il patrimonio marxista é una soluzione di comodo. Definendo invece YVideologia come sistematizzazione teo- Hea di una visione dedialettizzata (reificata), si propons in denominatore comune valido per sovrastrutture cosh diverse come la morale, la religione o il fenomeno gis Tidico nel suo insieme, oltre che per i vari aspetti del- Talienazione politica, tra i quali l'ideologia etnocentrica che sara fatta oggetto di un capitolo particolare. Meccanismi della dedialettizzazione Appare probabile che, come afferma implicitamente il marvinmo, questa dedialettizzazione risulti talvolta da tna psicologia conservatrice interessata (konservative Interessenpsychologie). Scheler. afferma: « le classi infe- tori tendono sempre alla considerazione del divenire, le lassi superiori a quella dell’essere >". G. Salomon ba Gunque in un certo senso ragione quando definisce il marxismo come la sintesi di una psicologia d’interessi e di una filosofia sensualista“, ma il principale insegna- mento dello studio della coscienza utopistica & che la dedialettizzazione (spazializzazione) del tempo storico pud essere indipendente da ogni interesse conservators Cosciente o inconscio. Reificando l’avvenire, la coscienza proletaria perviene alla stessa struttura schizofrenica Gel tempo storico ® caratteristica della borghesia che rei- | 6 di ideologizzazione del mar- Lukdes ha potuto rimprove- borghese di essere una « coscienza { festum>* ma si & tentati di rispondereli che la Poscienza utopistica @ perd « coscienza ante festum » nel ‘senso letterale del termine; la coscienza della festa sem- pre promessa per lindomani, Ponendo al centro della Pre poncerione della filosofia dialettica la critica della SMffomione, Lukécs riduce comungue Y'importanza del fattore « psicologia d’interessi »; da questo punto di vi- ffa il suo pensiero rappresenta un progtesso rispetto a quello di Marx. Tnoltre egli getta un ponte che, tramite la reificazione delWavvenire (Ja coscienza utopistica), conduce al rela- vionismo totale. Poiché Yortodossia marxista da parte oa ha proceduto nella direzione diametralmente oppo- sta (epistemologia dogmatica di verita definitive, denun- cia della mistificazione cosciente dell’avversario, dicoto- mizzazione sociocentrica), ci troviamo qui, incidental- mente, di fronte a uno degli aspetti del « problema Lu- Kics» che ha fatto colare tanto inchiostro. Infatti il marxismo ulficiale — e il fatto non @ casuale —, re- ieee sentence cet coscienza utopstic, si ‘con diale dell deologa. SHEER Teor eerie iba. ta alla reificazione permette di ie iportanza attribui - dedialettizeazione della cossienza al dominic crclevica della psicolopla dinteressi ledesting ee le « . eae si preferi- Avventure ») della dialettica nel quadro Yellor. todossia, offre inoltre bili i todossi, una possibilita di verifica speri- fica il passato; il process xismo ortodosso lo prova. rare alla coscienza Psicologia della folla e falsa coscienga E percid possibile andare oltre ari le dedialettizzazioni al di la del TORRE le cause del- a conservatore o progressista, vale a ioe 10 poli- fattore d'interesse, ma anche al di la del tateut 2 del zione. Ziegler (che & stato influenzato pia ds We geiice a ‘@teto che ye —, uno dei pochi a sottolineare Vimportanza elle costanti della psicologia della folla nel process! Gj ideologizzazione. Eppure si trata quasi di un luog ave, ma la maggioranza dei teorici della falsa co- scienza (eccetto Pareto) conserva dalla sua eredita mar- xista un rispetto per le masse € una diffidenza per tutto cid che pud sembrare una critica, seppure indiretta, gll'azione collettiva. Non ce da stupirsi se uno studio gome quello di G. Le Bon, che accanto ad alcune no- tevoli intuizioni contiene dei giudizi pit che disincantati sull’avvenire del socialismo ", non ha suscitato nessun interesse negli ambienti marxisti. Quanto alle ricerche di Freud”, queste hanno diviso i critici marxisti della psicoanalisi. ‘Ora, in linea generale, la psicologia della folla & pre- dialettica; essa crea un terreno favorevole all’azione de- dialettizzante della reificazione e anche a quella della propaganda. Si tratta di un momento importante del processo di ideologizzarione; ad esempio quando, di fron- fe all’esigenza della efficacia immediata, una propaganda rinuncia a fondarsi su una visione dialettica del mon- do™, Freud ha sottolineato l'importanza dell’identifica- zione col capo; ora, la funzione identificativa é, in epi- stemologia, una funzione dedialettizzante e spazializzan- te. Il dire che il complesso del «padre estremo» (di cui il « principio del capo » @ solo il caso limite) @ parte di un insieme antidialettico di falsa coscienza, costitui- sce a priori un’affermazione priva di senso; vista invece nell’ottica della duplice appartenenza (psicoanalitica e epistemologica) del concetto d’identificazione, questa af fermazione acquista un significato preciso. La psicologia della folla @ antidialettica per la sua propensione allo schematismo, per il suo orrore del nuovo, per la sua incapacita di strutturazione (il tempo della folla, suc- cessione non strutturata di momenti presenti, @ simile alla temporalita della « fuga delle idee » studiata da Bin- swanger), e infine per la sua tendenza dicotomizzante (manicheista). E chiaro che, nei momenti di grandi emo- zioni collettive, la sua irruzione nella coscienza politica ud. provocare effetti simili a quelli precedentemente da Marx)” & 63 esaminati: la psicologia conservatrice e la reificazione della coscienza. Una ricerca di G. Vedel ® illustra in modo significativo questa convergenza, Questo articolo, che porta il titolo Te réle des croyances dans la vie politique, ¢ in realta Yanalisi di un aspetto della falsa coscienza economica, ma — e questo & importante — il meccanismo di dedia. lettizzazione, indipendente da ogni psicologia d’interessi, dipende qui da un'incapacita di sintesi (incapacita dia- lettica) della psicologia della folla. Si giunge in tal mo- do a dei risultati molto vicini a quelli delle analisi mar- oe formule di Vedel ricordano quelle di pea ot pet dover fare appello alla nozione coscienza di classe, Vi si parla ad esempio di con- Ee idizioni « risolte da una sintesi di natura magica »; abbiamo no isto altrove il ruolo. analogo della illusione . lita'nei processi di ideologizzazione. Ora, tra ee pe ee dai marxisti (« scotomizzazione His) e auello meses qreite Per interessi conservato- £ auella messo in evidenza da Vedel (« I prensic le. strutture concrete d i ae te dovuta all’incapacita Le variazioni della qualita dialett syoagemo dungue an ruolo pu Aletics della coscienza i nf iologica; la loro j Processi della Zione clini Ja loro im si d sono fain gertanza nell'aliena- Te cher i diverst clement psleclogng azn! ; egare ji tegorie economiche wa cheese dak gia conserva- cazione della coscienza in quanta (onomico zione della durata, irruzione di cet? lettici, azi : . dispensa- dal shore pees che pay wate pred a dialettici, " i porsi essere effi =e dies on os del pensie gael in 4 i privilegiati (egocentrign et all’ itrismo. ‘ap- st collettivo) a i io predialettico analogo a ce Pee iero ee re a comporta tra Yaltro quello del Pen tle funzioni spaziali con lo scadimento femporalizzazione dialettica. Una gerarchia di ane: sti fattori & particolarmente difficile da stabi ire Ee il fatto che la Joro importanza rispettiva varia secondo i casi. B probabile che il marxismo abbia sopravvalueelg j] ruolo dell'interesse conservatore come fattore di ae dialettizzazione; €sso ha ignorato totalmente quello delle costanti della psicologia collettiva. Ha fatto lo stesso con la questione dei rapporti tra egocentrismo ¢ dia- lettica (azione dedialettizzante dell’egocentrismo indivi- duale e collettivo) che non @ mai stato oggetto di una Elaborazione sistematica da parte marxista %, It punto di vista di Vilfredo Pareto # interessante esaminare in che modo il carattere dia- lettico del dramma dell’alienazione si riflette nel pen- siero di V. Pareto. L’autore del Trattato di Sociologia ® uno dei massimi teorici della falsa coscienza, l’unico — senza dubbio — che abbia affrontato il problema in un’ottica conservatrice. (« Karl Marx della classe bor- ghese »)*. Non ci proponiamo di riassumere qui questa teoria prolissa e d’altronde nota. Pareto concepisce la storia come una circolazione di élites; distingue, in modo non privo di arbitrarieta, atti logici e atti non logici ¢ ammette il ruolo storico preponderante di questi ulti- mi, , chiamate «residui»; Pareto spiega poi il suo agire attraverso dei sistemi giustificativi detti « derivazioni »®. Tale concezione offre marginalmente il fianco alle critiche, ma in questo contesto la cosa non ci interessa. Il pensiero centrale & perd seducente: ab- biamo visto che nei suoi rapporti con la falsa coscienza Tideologia pud essere definita come una derivazione Ti- spetto a un residuo®. Qualcuno ha paragonato Pareto 65 + il paragone con Mannheim & forse pit produt- tivo. Legando la na teoria della circolazione delle él tse dus eritiea della falsa coscienza, Pareto denuncia in realta il pensiero utopistico (la sua critica anticipata in real ininmo timane valida); ma postulando nell ana- tigi conereta della maggioranza dei residui la costanza extrastorica della natura umana, ricade egli stesso nel- Mideologia, Si tratta dunque di una critica dell'utopia fe non dell'ideologia (Vortodossia marxista fa I'inverso), e cid spiega le sue possibilita d'integrazione conserva- tice, i f ‘Ma non pud esservi critica coerente dell'una senza I'al- tra, e il criterio dialettico dell'ideologizzazione rappre- senta in questo caso la grossa difficolta”. Questo crite- rio @ presente in Pareto ma @ «rimesso con la testa all‘ingi », La citeolazione delle élites creerebbe — a quanto dice questo autore — un’illusione di progresso; in realta le élites che si sucvedono al potere si equival- gono, Da parte loro, i movimenti politici sono costretti a fingere di credere nella possibilita di un progresso reale; ma rispetto al desiderio di potenza che agisce in quanto residuo, questo postulato di un progresso pos- sibile @ una derivazione, in altri termini, in linguaggio marxista, un fenomeno di falsa costienza, < Solo chi si attiene alle derivazioni e le trasforma in feticei di carattere assoluto pud eredere all'esistenza di un'cv r e ione » scrive O. Ziegler interpretando, d'altronde vwitt, camente, questa tesi di Pareto, ude criti: Tutto sommato la questione is Moria; antidialeieae rellicamay Bee parce la tica diverrebbe falsa coscienza, Lunios wingen oe utopia. L'uomo che crede nel progresso bs mela & Ia i Callicle e i loro seguaci conoscono la Wey itso? solo render giustizia a Pareto: qui Vantistorionn Si. deve del conservatorismo sociale si tivela gem yet fondo Tuttavia il progresso esiste; il carattere topes risiede dunque nella fede nel progresso ee non sione del suo arresto al momento ut nelly. © in une cane concezione non dialettica dei rapporti cae venire che, considerati nell’ottica utopistica, eta a a di 66 momenti di una totalita Sei carattere utopistico Gpimna coscienza & contrassegnato non gia da una con- jone troppo dialettica del presente, benst da una con- cezione insufficientemente dialettica dell'avvenire. Se & feito parlare di una coscienza utopistica in alcuni pen- satori illuministi, non @ perché essi si credevano promo- tori di progresso — questa pretesa era giustificata — ma perché, nella misura in cui lo consideravano definiti- My ne postulavano Varresto ulteriore; al pari delle altre forme di falsa coscienza, la coscienza utopistica & in- separabile da una visione destoricizzata. Lo stesso di- casi del marxismo il cui potenziale utopistico si situa al livello della teoria della Vorgeschichte®,-e cioe al livello in cui la dialettica cessa di operare. La conce- zione di Pareto resiste male alla prova dei fatti. Era pero indispensabile parlarne, e questo per due ragioni. Tn primo luogo la sua importanza @ tale che uno stu- dio della falsa coscienza non potrebbe essere completo ignorandola; in secondo luogo perché una critica delle jdee di Pareto si rivela particolarmente istruttiva per quanto riguarda il ruolo della dialettica nei meccanismi della falsa coscienza. Essa ci rivela — se si vuole in uno specchio deformante — che il dramma dell’aliena- zione non pud essere che dialettico. essere Dialettica della totalita e dialettica del divenire Questa concezione dialettica dell’alienazione deriva in- nanzitutto da Storia e coscienza di classe. Nel processo di ideologizzazione, il destino — e la decadenza — della dialettica della totalita e quello della dialettica del di- venire sono spesso interdipendenti. Cosi l’etnocentrismo appare come rifiuto reificazionale di una dialettica della totalita al suo livello di « falsa coscienza » (Adorno) e come rifiuto di una dialettica della Storia al livello ideo- logico. Nel corso della storia delle idee la dialettica della totalita e la dialettica del divenire hanno trovato espres- sioni quasi pure. Il gestaltismo costituisce per eccel- lenza la forma di una dialettica della pura totalita senza 67 i - sfuggita fondamenta genetiche. Questa cireostan?a non 2 fonda del marzismo ortodosso che hanno sopentta0) ty loro eritica su questo punto” essa & - pal Bi vo per il fatto che basandosi sul postulato del « f 2 Pe toate» (« uena'y 0 tiene), questi autori con Om Gono la novione di «teoria insufficientemente dialetti- carr con quella di «teoria non dialettica ». Alcuni sciitt® di Engels” e di Plechanov® costituiscono invece degli ccempi di una dialetica del divenire quasi pura, in larga c rauva estranea ai problemi di struttura, Questi due Tepetti della dialettica sono inscindibili®, ¢ siamo molto tentati di rievocare in loro onore la celebre afferma- vione di Kant, Una dialettica del puro divenire @ cieca, perché il divenire storico presuppone un‘assiologia, ¢ il valore @ inseparabile dalla struttura (a meno che non ci si limiti alla soluzione di una valorizzazione etero- _nomica), e cid, come vedremo in seguito, produce solo uniillusione di’ storicita®, D'altra parte, una_dialettica della pura struttura (come la teoria della Gestalt) & effet- tivamente sospesa nel vuoto® e sorge allora la tenta- ne di ricercare nell’ambito delle essenze la spiega- vione che non si 2 voluta chiedere ai processi genetici. Si noti come questi due grandi aspetti della dialettica, @ separati, resistono diffcilmente alla tentazione idea. listica. Uno dei significati essenziali di Storia e coscienza di classe consiste precisamente nel fatto che non se questi due aspetti della dialettica: questo fatto ‘para Gui alcuni potrebbero essere tentati di individuare un fintomo del carattere indifferensiata/delfaieaiess o> cettuale di un pensatore relativamente giovane® noi costituisce la dimensione del pensiero di oo che fa dellopera un vero propdio, MiogsmeMeieS? delle differenti forme dell'alienazione, comprasa hie ’e Gione clinica. Nonostante Yaccusa’ di Wes\aemnaneees appare qui come il pitt materialista: del pa menee® che la sintesi di questi diversi aspetti delle am Boe contiene implicitamente il. principio deliqquaamiat storico in quanto sociologia dialettica e stor totalita conereta. Ma se anche questa con- 68 se forse una garanzia, non & certo una prova, : ‘Storia e coscienza di ‘classe — come qualsiasi seg era — non é un testo sacro. Gli insegnamenti alira odio della schizofrenia, per una teoria sociolo- ; idio dere hanno invece valore sperimentale. an Ee fermiano Ja concezione di Lukdcs: nelle ta- elle cliniche della schizofrenia, scadimento: della dialet- tica della totalita (la cui forma estrema & la dissocia- Hone) ¢ scadimento della dialettica del divenire (Ia cui forma estrema @ la catatonia) sembrano effettivamente h Berze ha definito la schizofrenia un connessi. Josep! r grande esperimento della Natura (grosses Naturexper vent)®. Anticipando sulle nostre conclusioni, possiamo fin da ora definirla un grande fatto sperimentale rispetto al pensiero dialettico e al problema sociologico della alienazione. Infatti, se @ vero che la nozione di com- prensione non dialettica 0 subdialettica del reale ha nel- Yambito dei fatti_un’espressione tanto tangibile quanto pud esserlo un’affezione mentale, cid prova — e la di- Mostrazione non @ certo superflua — che Ja nozione di «pensiero dialettico » non @ né un concetto pole- mico con tna validita oggettiva dubbia, né — al con- trario — un’«essenza » indipendente ¢ per cosi dire an- teriore a ogni psicologia (nel senso di Brentano e di Hus- serl), bensi I'espressione di un fatto reale; la dialettica «esiste » nella misura in cui esiste la schizofrenia “. In quest’ordine di idee, la « deduzione » possibile della schizofrenia formulata nella nostra ipotesi iniziale (sin- drome reificazionale) ha il significato di un test speri- mentale per la concezione dell’alienazione che é alla ba- se del nostro studio. La fenoménologia di un’affezione mentale pud quindi avere, rispetto all’alienazione sociale, un significato sperimentale nel pieno senso del termine. Questa constatazione metodologica pud essere allarga- ta, Si pud infatti obiettare che la nostra analisi é priva di una base sperimentale e che i suoi risultati mancano di valore pratico: definire la falsa coscienza come una struttura schizofrenica e la schizofrenia come una forma individuale di falsa coscienza significherebbe girare in tondo, dedicarsi ad un gioco sterile con i concetti, in E questi con! 0 ‘ a fare della metafisica, Nulla @ perd pitt estra- pears intenzioni che fare della metafisica. Ma Ja valutazione quantitativa dei risultati sperimentali non ® Tunica forma legittima i approccio empirico alla so- tiologia. Lo studio critico delle ideologie (come si pre- sentano nel giornalismo, ad esempio) ¢ un modo di ap- proccio legittimo, empirico se non sperimentale, in par- ficolare quando i suoi risultati coincidono con quelli elle ricerche sperimentali. H. Aubin, per quanto ne sappiamo, é stato il primo a usare il termine « parallelismo socio-patologico » *. La constatazione che le differenti manifestazioni concrete delValienazione sociologica hanno per denominatore co- mune tno scadimento dialettico e che, d’altra parte, un settore dell'alienazione clinica integra forme patologi- che dell'esistenza e della coscienza non dialettica (reifi- cate), costituisce un aspetto di questo parallelismo. Nel quadro di questo parallelismo i termini sociologico e dlnico svolzono resiprocamente i] rolo di dato. sper a . at Be ae os a di dati. Sperimentali « spon- tel concent da gs aceon @ « eperimencale + dei fatior’ individuall (il fattore tereiario di C. Sarees der) che ostacolano la concsttualisarione in poo tologia, Del pari & lecito aff Pee ee paradossale che il «pensiero deren BOM troppo gia sociale non ha solamente un ue Btichos * izofreni- aotrenta pit para Gere una forma di schi- so nome Inerameite, taper ht ora lo ses coscienza, che in fin dei conti t um/a eet? di falsa ofrenia costituisce una realta vives eZine, la. schi- considerazioni chiariscono perché, ite, tangibile. Queste tere apparentemente tautologico, Femejeet UO Carat- tere schizofrenico della falsa coscig ent del carat- le nostre conoscenze e contribuire wht atticchire cetti in gioco nei due sensi. Tl conte eS i coy Bico ci fornisce cosi la conferma mipit®, Slepatolo. par ee 7 rma dell’unita oo Patolo- iscussa — della schizofrenia, degli elev oslogic sno del concetto totale (strutturale) delligene tha soste. ogia (Mann, 70 i i ja unitaria (« con- jn fin dei conti, una teorla w ( : heim) © 39S", Salienazione che ¢ in grado di com cetto, totale»), oe snifestazioni dell'alienazione sociale, Prenlle dell'alienazione clinica. 1 _. significato e coscienza di classe sono tutt'uno. » (Calvez: pensée de Karl Marz, p. 206) «La forma @ il supremo giudice della vita. La capacita strut “qurante @ una forza direttrice, un elemento etico; il semplice faite di essere strutturato include gia un giudizio di valore. »' (Lukécs: Die Seele und die Formen, p. 370) Lortodossia marxista é sempre stata sterile nel campo dell’assiologia. Nel suo libriccino, Ruyer dedica solo due pagine — nella scia di Lukacs, d’altronde — all’assio- - logia implicita nel materialismo storico*, Ma egli non cita neppure un’opera di assiologia marxista, ¢ non @ ‘Questa sterilita @ una delle numerose conseguenze del- Videologizzazione del marxismo ufficiale che, riportando la riflessione marxista a un livello predialettico, lo ha in pari tempo riportato ad un livello preassiologico. Nel suo trattato sul materialismo storico in ha for- mulato una teoria strumentale della morale; questa con- ~ cezione sopravvissuta al suo autore. L’esistenza di una teoria del valore (economico) nel Capitale ha inoltre creato J'illusione che esistesse un’assiologia marxista. Ma se la teoria del valore economico in Marx non & un’assiologia, essa non ne @ neppure la negazione. Ne~ costituisce il negativo in senso fotografico. L’analisi mar- xiana @ la fenomenologia di un processo di svalorizza- zione reificazionale che rivela come, nell’economia capi- B talistica, Ia merce diviene valore e 'uomo merce. Ne deriva che un'assiologia marxista che volesse superare Ta teoria economica, avrebbe una strada gid tracciata davanti a sé: V'estrapolazione negativa delle analisi del Capitale, Questa strada porta inevitabilmente a una riva- Tutazione materialistica di alcune assiologie dialettiche non marxiste: la convergenza Lukacs-Dupréel é, tra tante altre, significativa, Di fatto, Storia e coscienza di classe, vera e propria assiologia dell’azione storica del prole- tariato, contiene implicitamente tutti gli elementi di una teoria marxista dei valori superiori. Sono questi elementi che ci sforzeremo di mettere in luce. Studieremo dunque successivamente: B a Tapporti tra totalita e valore; struttura spazio-temporale del i sv: oe cep processo di svalo- 3) (are in altri termini, il sacro sociale Totalita e valore? Secondo Ruyer, « ogni ‘ recat eee cant forma pud venir considerata va- in fonds coml® © o8ni eapitale pud essere considerato mnemonicamente rt pice, Petché ogni forma sussiste tive forme o forme debol Regativi sono spesso cat- sul piano assiologico sia fondata sulla Gestalt. Per Kokieee | del valore é il fatto di essere rich; ae t0(re pie eezione i essenziale questa requiredness & difficilmente sepmestiye ess); ora, contesto formale, « In breve, serve M ‘Rie da forma dinamica e requiredness 9 woe Pet Kehler bs * AYER esata, a e identica mente le stesse particolarita, sono un'unice cosa”. punto di vista difeso in L’art et la Morale da Qe = Jo @ abbastanza simile. Per Lalo, il valore & prima ci a 1O um concetto energetico, in un certo senso Yequivalente un ‘ie della nozione di energia fisica. « Da quando Nietz- see Tha ripresa dagli economisti ¢ V'ha trasmessa, af pragmatic contemporane’, la nozione di valore svolge Pilla speculazione filosofica un ruolo simile a quello della energia o della forza nella scienza moderna. La forza o Yenergia sono all’origine di ogni fenomeno: al principio era la forza. Ma non le si pud definire ¢ nep- Pire constatare se non attraverso i loro effetti, che So fo precisamente quei fenomeni. Ad esempio per spic- gare dei movimenti meccanici o delle combinazioni chi miche, dobbiamo supporre che siano causati da una modificazione di energie interatomiche o elettriche, che d’altronde non conosciamo se non attraverso altri effetti molto diversi dal punto di vista qualitativo, benché non siano privi di una comune misura quantitativa. TI nostro pensiero in questo modo isola delle nozioni ipo- tetiche e astratte, le sole capaci di spiegare delle rela- zioni concrete » *. Un secondo fatto che colpisce Lalo @ precisamente che Yesistenza assiologica ha come supporto degli elementi che di per sé sono privi di valore. «Ogni imperativo cosciente é la ricostruzione di un'azione concreta attra- verso elementi separati, ognuno dei quali preso in sé non ha valore o almeno non ha un valore dello stesso or dine; la loro combinazione o sintesi ha perd la carat- teristica essenziale di acquistare precisamente questo valore »*. « Poiché tutti i valori sono essenzialmente con- creti, in linea di principio ognuno @ complesso quanto gli altri. Ci avviciniamo ad ognuno di essi con tutta Ta nostra anima, cosa che Platone diceva riferendosi a uno solo di essi, la verita... Preso’ isolatamente ognu- no & perd non significative, come, allo stato isolato, le condizioni preliminari della verita sono alogiche, o come gli elementi della vita sono inanimati»™. « Per ragioni analoghe, si deve dire che le basi di ogni morale 15 = sono amorali. La sintesi di elementi amorali diventa moralita, » aa Ps «In linea di principio la genesi dei valori é quindi Ja stessa nel campo della conoscenza o della verita, in quello del gioco e della bellezza, in quello dell’attivita iria 0 della moralith: ogni valore & sempre la sintesi i elementi privi di valore, e differisce dagli altri attra- verso la forma particolare assunta dal raggruppamen- to», 1 valore @ insomma in quanto valore un tutto indivisibile; al punto che viene distrutto dall’analisi che lascia intatti solo i mattoni e disfa I'edificio assiolo- gico. Lalo usa il termine di « sintesi». Possiamo sosti- tuirlo con quello di «forma» (Gestalt). Si giunge cosi a questa formula: il valore @ una qualita formale, Ge- staltqualitit. Infine, « tutti gli imperativj-e tutti i valori coscienti possono ridursi ad alcune applicazioni di questa formula molto generale; la organizzazione riflessa 0 volontaria della vita, vita fisica 0 morale, inconscia o cosciente, Nie © collettiva»®. «Ovunque si produce una tesi_vivente, 'insieme acquista un valore che i suoi elementi non possedevano; oppure ne posed altro e di ordine inferiore.. Affermare che nellate un I > i nell’arte un Bee, re ud essere la condizione e l’elemento di una moralita superiore, anche se il raffronto brusco tra a de , dispari ©. primi queste proprieta elementari eee tutte finché il loro insieme non & totaligars ity snConciliabili tetico’ di cui parla Kant »", dal “giudizio sin- In breve, le tre idee chiave di tere energetico del valore («il valore @ Je pent carat logica dell'energia universale »); la sea qeaget™® Psico- (noi diciamo: qualita formale); infine, fees sintetica Vitale in quanto fattore generatore diy aaa rice dei valori. Su quest'ultimo ita cre si avvicina a quella dei sosteniton at a atest di Lalo talent, Lalo 16 a a yale, quali Yautore di Morale sans Belen ene ni sanc- Hons 0, pitt vicino a noi, Dominique Parodi. . Dupréel ha mostrato che ogni valore possiede due caratteri essenziali: la consistenza ¢ la precariett. Ri froviamo questi due caratteri nel mondo delle forme: fila consistenza corrisponde quella tendenza autoconser- vatrice delle forme la cui intensita misura la differenza ta forme deboli e forme forti; d’altra parte sappiamo the Ie forme scompaiono in quanto tali quando scom- pare il legame che unisce gli clementi tra loro (preca- qieta). L’esempio classico degli assertori della teoria della Gestalt per la forma temporale @ la melodia; ma nulla ® pitt consistente e in pari tempo pitt precario di una melodia. Anche la vita essendo essenzialmente un‘orga- hizzazione formale di elementi anorganici, @ partecipe di questa bipolarita assiologica: la sua consistenza @ messa in luce da una tendenza all’autoconservazione e all’as- similazione, sconosciute nel mondo dei corpi grezzi; la sua precarieta dal fatto che una causa spesso minima basta a distruggerla; la vita — almeno nei suoi organi essenziali — non conosce pezzi di ricambio. Ne deriva che il valore @ essenzialmente corollario della dereificazione; dal canto suo, la reificazione com- porta ugualmente una svalorizzazione. Infatti, una « co- sa» in pari tempo meno precaria e meno consistente di un essere organizzato o di un essere cosciente. Meno precaria perché la sua esistenza dipende meno da inci denti (i congegni di un orologio, anche quelli essen- ziali, si possono sostituire); meno consistente perché i meccanismi non possiedono, in via di principio, quella facolta di assimilazione all'ambiente che caratterizza il pit modesto degli esseri viventi. Parimenti, la materia indifferenziata 2 a un tempo meno precaria e meno con- sistente dei meccanismi. La riflessione assiologica pura si ricongiunge al pensiero di Lukécs; la totalita, cate- goria centrale della coscienza della classe operaia, € per eccellenza il principio di dereificazione nella storia. Ba- sta che la riflessione assiologica si sforzi di rispecchiare la struttura del reale, ed essa ritrova quasi fatalmente i temi dialett 71 Possiamo anche andare oltre. Cid che caratterizza in- nanzitutto il valore @ una sorta di autotrascendenza; i] valore @ un perpetuo superamento di sé. Allo stesso ‘modo la realta organizzata in forma @ in stato di con- tinuo autosuperamento; una totalita é qualcosa di pit della somma dei suoi elementi, Ne deriva una sorta di predinamismo (un dinamismo di molla tesa) caratteri- stico dell’esistenza formale quanto dell’esistenza assio- Togica. Abbiamo visto in precedenza come i criteri di consistenza.e di precarieta sviluppati da Dupréel pote- ‘vano essere ritrovati nel mondo delle forme. Infine, l’or- ‘ganizzazione formale contiene sempre un abbozzo di fina: Tita; ma ogni finalita, anche inconscia, comporta un'idea di valore. « Nel mondo vivente, l'oggetto di ogni azione concreta che permette l'ipotesi di una finalita o, come dice Bergson, di uno ‘slancio vitale', rappresenta un valore per Vessere che compie questa azione »¥. Pierre ‘Janet ha chiamato « sospensive » ‘le tendenze che possono arrestarsi in differenti momenti della loro attivarione e che possono rimanere per un pd in qual- ceecmeae seePete senza pervenire immediatamente alla lebre autore di Débuts de ities auc ae sospensione nella genesi della memoria: en ® Vazione sospesa». Presa nel suo sens sospensione & un ele i ne , 1 elemento differenziale in Ta materia organizaata e la macnn portante tra Psicologico © morale, uno dei fattori dellmereeee ene Eccezion fatta per quelli pit: bassi Huuanizzazione. valori immediati fistologici e i valent Pit alti — i valori sono valori di sospensiones 4 Sct — i nostri di tutti @ il denaro che & godimento in speso. Questa nozio1 ee © anche ai valori immediati; <2 ai valori ideali i limiti della sospensione. el ay imo ca80 ee Viduale, nel secondo tenendo conte gee ei fanlomo stesso, che effet la soa estimoniato dalle numeros msione cos, serva », ad esempio dalla fume ai «messa fn Th La sospensione ci appare dunque comeane a fegato, a tante del. «la memoria esistenza assiologica, Ma @ anche un elemento della organizzazione formale. Il godimento musicale non é il prodotto di una impressione attuale, ma del ricordo del- Ja precedente ¢ della speranza nella seguente; & dunque Reenzialmente il risultato di una sospensione. La no- Yione di sospensione si presenta quindi come un altro elemento di affinita tra le nozioni di valore e di forma. Anche I’assiologia implicita del durkheimismo pud es- sere formulata nei termini della Gestalt. Il fatto assio- Jogico & d'origine collettiva. Rispetto ai suoi membri la societd costituisce una totalita autonoma; appartenervi significa dunque «essere pitt che se stessi », un autosu- peramento, un sovrappiit di energie, poiché all’individuo si sovrappone I'essere sociale; il primitivo traduce que- sta intuizione confusa di energia sociale con un termi ne misterioso — il « mana » dei polinesiani — di cui si conosce il ruolo nelle teorie dell’Ecole Sociologique Fran- ¢aise. Il «mana» 2 a un tempo forza e valore; su que- sto punto i polinesiani sono completamente d’accordo con Lalo. In termini « gestaltisti » cid pud essere defi- nito cosi: poiché la societa é una forma, l’esperienza soggettiva delle sue qualita formali si esprime su scala individuale attraverso un’esperienza dei valori che @ in pari tempo la prima esperienza religiosa dell’'uomo e un processo di alienazione * nel senso marxista del termine. La convergenza di queste teorie non pud essere for- tuita, Sarebbe esagerato affermare che la teoria della Gestalt risolve tutti i problemi dell’assiologia — come sembra credere Kéhler — ma ne risolve almeno alcuni. Infatti — anche a rischio di essere un pd schematici — si possono concepire almeno due origini possibili del- l’esistenza del valore nel mondo: un’origine estrinseca e un’origine intrinseca (Strahlwert o Eigenwert, secondo Yespressione di W. Stern). La prima ipotesi non sfugge facilmente alla tentazione di una spiegazione teologica, tentazione tanto pitt forte in quanto quest’ultima offre una soluzione di comodo alla riflessione: le cose hanno un valore perché riflettono un valore superiore; in quan- to «dato immediato » esso non ha bisogno di spiega- zioni. La seconda ipotesi rende difficilmente conto della 19 agi del valore che aggiunge qualcosa al reale: |e sua spiegazione rischia cosi di arrestarsi al livello dei valorj immediati. L’assiologia si trova quindi di fron- te a uno strano dilemma. Poiché @ pit che la somma delle sue parti, la cate- goria dialettica della totalita (forma), rendendo possi- bile una finalita e una trascendenza, senza abbandonare il terreno dell’autonomia dei valori e della loro spiega- zione razionale, arriva al momento giusto per aiutarci a superare questo dilemma. Essa é sintesi eminentemente dialettica perché si fonda su una concezione dinamica ed energetica del valore. dunque difficile scindere as- siologia e dialettica poiché si tratta di due espressioni differenti di uno stesso fatto: il carattere dinamico ¢ organizzato della/realta. La dialettica di consistenza e precarieta nelVassiologia di Dupréel @ un aspetto di que- sta equivalenza assiologico-dialettica, Temporalizzazione e valorizzazione Ne risulta che l'irreversibilita 2 ii _ Ne ul > Virr @ condizione necessa- nia ai ‘ogni valorizzazione: un valore posto in un con- cee eae non @ un vero valore. II ruolo « as- : ce ‘irreversibilita temporale @ stato messo in luce da tempo da Ostwald; classica si possono commett. oe ere senza aleun di grandisciocchezze e infamie, pe te le pid Feversibile, & possibile rimediare'« hats oo c#ento & di ogni azione ristabilenda lo stato inten) sano ot posta apy ale. In tal modo pure possibile lamentarsi della perdita gon Steve che il ure stesso del tempo & meer ta : soluto.. La sentenza inesorabile facta ie moe® aS queunt non avrebbe validita, la vita oe fier ne- la ogni tragicita... In un mondo meee liberata trebbe far distinzioni tra valore positwe® 202 Si Do- ° as diversi gradi di valore. La noiong Negative — sarebbe dunque teoricamente impossibile st Y8l0re vi 80 § & Lo spazio appare quindi come Ia dimensione anas- siologica del continuum spazio-temporale; non é certo la psicopatologia degli stati schizofrenici che smentira que- sta tesi. Tra le nozioni di spazio, aggressivita e svaloriz- gazione esistono delle interrelazioni complesse. Lo spazio predispone all’aggressivita ". Da parte sua l’aggressivita Erazializza il proprio oggetto, in particolare favorendo lidentificazione antidialettica ™. V. Zoltowski, alle cui ri- cerche ci siamo spesso riferiti”, constata che gli atti ag- gressivi internazionali sono i pitt frequenti in « periodi spazializzanti », mentre i contatti pacifici (congressi in- ternazionali) sono invece piti numerosi nel corso dei co- siddetti periodi « temporalizzanti ». L’aggressivita desto- ricizza e svalorizza il suo oggetto; dal canto suo, l’as- senza di storia verificabile in una persona canalizza l’ag- gressivita®. Schilder ha descritto dei singolari fenomeni di distorsione spaziale mediante l’aggressivita: contrazio- ne dello spazio, perdita della prospettiva, nullificazione sadica dello spazio*, spazio di unita e di identificazio- ne#, spazio magico, il tutto con caratteri affini alla strut- tura spazio-temporale della intossicazione da mescalina come é stata descritta da Beringer e Mayer-Gross. Senza addentrarci nei dettagli critici, possiamo affermare che per noi questa distorsione cosi caratteristica dello spa- zio sotto l’effetto dell’aggressivita é soprattutto una iper- spazializzazione; come abbiamo osservato in un altro con- testo a proposito della formazione sociocentrica (iden- tificativa) dei concetti politici, lo spazio privato di ogni struttura consistente si presta alla distorsione® solo quando manca dei suoi elementi temporali dialettici ge- neratori di valore. Il valore reificato o il sacro sociale (sacré social) La nozione di sacro sociale pud essere definita come un valore consistente non precario; dal punto di vista dell’assiologia di Dupréel si tratta di uno pseudo-valore, non dialettico, Esso comprende una grandissima varieta di fenomeni: il « valore » razziale extratemporale, a prio- BL ri consistente ma non precario, @ un sacro_ sociocen- trico, Vista nell’ottica assiologica, I'essenza_dell’aliena- Mone religiosa tisiede nel culto di un sacro nom preca- How il problema di sapere in quale misura le grandi religioni attuali rimangono ancora dipendenti da questa forma assiologica dellalienazione esula dal nostro tema. Riguardo alla possibilita di utilizzazione psicopatologica della nozione di sacro in quanto « valore scientifico », timandiamo al caso di S, Urban descritto da Binswan- ger; V'atmosfera generale di questa osservazione & stra- hamente simile a quella che permea la celebre opera di R, Otto®. Tn quanto valore 'reificato, il sacro vive sotto il se- gno dell'identita (Ehje aser Ehje — « Sono colui che & », dice Jehova)* mentre per una concezione dialettica del valore Videntificazione, rispettosa della consistenza dei valori ma non della loro precatieta, ¢ una funzione sva- lorizzante®, Come & spersonalizzante in psichiatria® ¢ dedialettizzante in logica, Alcuni dilemmi assiologici del pensiero medievale sono in realta dei problemi di pre- carieta. diffcli da. risolvere nel quadro del postulato fo damentale di un valore valorizzante extratemporale™. TI valore reifcato costituisce la giustificazione dt se stes: + ® a priori ¢ non a posteriori analitico, ¢ non vive. P. Szende ha insistito spesso sul ruolo della prior? del Yelemento analtico nel pensiero autortarie; Secs sooce Gate Saito te alone delle al Senza accet- Hie® & perd certo che il valore autortaie qe ne a priori analitico e identifcative; a caren ds ner caratteristiche esso non & un valore Less i ueste tre Szende sottolinea anche il « carstee 2 Valore >. rienza sensibile », che contrasta ane Pee? dell’espe- ticismo dell'atteggiamento razionaliste cent®, Mistocra- ni teoriche contengono una parte di vont ste, Concezio- in assiologia. Liassiologia del «-valore nt, Specialmente stituisce un esempio; priva di qualsiast gazes Ne co- ® totalmente indipendente dall'esperiense atiet® essa propria giustificazione, si spiega analitica tuisce la @ un valore identificativo, autistico © gamete da sé; . razzista si considera superiore perché ie nialettico, tl ‘ore; Videa 82 he una studentessa negra che si espone a dei maltrat- (eaenti pur di seguire un corso universitario rappre- enti un’ valore umano ben pitt autentico del suo, non Seilfa portata del suo autismo. Nulla rivela quanto lo Stadio della coscienza razzista la coerenza delle nozioni St avalorizzazione, di alienazione, di reificazione e di schi- zofrenizzazione. Tl giudizio di valore che questa coscienza éomporta, consacra la dissociazione del reale che perde fa sua qualita assiologica propria. Il procedimento as- siologico @ rovesciato, « rimesso con la testa all'ingitt », non nel senso idealistico, ma in un senso antidialettico, anassiologico. Il giudizio di valore eterocentrico (dia- Jettico) valuta il soggetto in quanto totalita concreta; ne valuta i differenti momenti su un piano di parita @ forma cos) un giudizio d’insieme che mira a riflettere Ja ricchezza concreta di questa totalita in quanto unita dialettica dei contrari. I giudizio egocentrico opera in- yece su due piani: dissocia tale totalita assiologica in momenti conformi e momenti non conformi ai postu- Jati del sistema privilegiato; i secondi divengono oggetto di scotomizzazione o di svalorizzazione*, Questa esigen- za di omogeneita nel giudizio di valore ricorda il mec- canismo della percezione delirante paranoide*. Percid il carattere assiologico autonomo del reale si atrofizza; si riduce a una questione di angolazione. Possiamo par- lare di alienazione assiologica quando il valore cessa di essere una questione di conquista personale e viene a dipendere dalla « partecipazione » a un fattore valoriz- zatore «esterno all’essere » quale il fattore razziale. ‘Abbiamo tentato di mettere in luce il parallelismo assiologico-dialettico su tre piani: quello della totalita concreta, centrale in assiologia e in dialettica; quello della temporalizzazione valorizzatrice, connesso con il ruolo svalorizzante dello spazio; e infine quello della dialettica assiologica di « consistenza » e di « precarie- ta». In quanto fattore di dissociazione di totalita, di spersonalizzazione e di dedialettizzazione, la reificazione economica é in pari tempo un fattore di svalorizzazione. In quest’ordine di idee é lecito constatare che Storia e 83 coscienza di classe & un vero e proprio studio assio. logico marxista, e senza. dubbio anche il solo, La nozione di una « coscienza reificata » indipendente dalla reificazione economica, permette V'allargamento di questa concezione. L'egocentrismo collettivo, dicotomiz- zando l'universo umano, dissocia anche la totalita as- siologica « consistenza-precarieta »; ne risulta uno scadi- mento generale dei contenuti assiologici dell’esistenza; & come — ci scusiamo per la banalit’ di quest’imma. gine — se si tagliasse in due un biglictto di banca. 11 sistema privilegiato si erige sotto forma di valore esclu- sivo privo di precarieta; il residuo non privilegiato sca- de a valore privo di consistenza; si tratta di « valori». Come la logica dell‘alienazione — logica delle « false iden- {ita » — & eteronomica, lassiologia dell’egocentrismo col- lettivo & un'assiologia di alienazione®, poiché il criterio valorizzante & esterno all'essere, Nella misura in cui la coscienza assiologica alienata misconosce 0 scotomizza Ta qualita assiologicodialettica autonoma del reale, es. ub venir definita falsa coscienza in conformita eonle izioni che abbiamo fornito in precedenza. Capitolo quarto La struttura schizofrenica del pensiero ideologico (Lalienazione politica) Nessun capitolo della filosofia marxista € pit attuale di quello dell'alienazione politica; e nessuno ha mag- gior bisogno di essere riempito di un contenuto mo- Sermo, Le forme di alienazione che preoccupano Marx hanno realmente un interesse non solo storico per i nostri contemporanei che hanno vissuto l'incubo di una «Ideologia tedesca », ben pit temibile di quella cono- sciuta da Marx, e che hanno assistito alla fioritura di spinte di falsa coscienza di un’intensita che un secolo fa sarebbe stata inimmaginabile. La teoria della struttura schizofrenica delle ideologie appartiene a tre contesti diversi. Il concetto totale di ideologia di Mannheim afferma che I'ideologizzazione non @ la conseguenza di una mistificazione volontaria ma é il corollario di una trasformazione radicale dello apparato concettuale del pensiero politico. Accogliamo questa teoria aggiungendo che tale trasformazione é del- Io stesso genere di quella osservata negli schizofrenici. La nostra concezione & dunque la concezione totale del- Videologia spinta fino alle sue estreme conseguenze, Essa s'inserisce inoltre nel cgntesto di un’analisi critica della schizofrenizzazione in quanto fenomeno culturale', E in- fine @ legata all’interpretazione della schizofrenia in quanto sindrome reificazionale. Ne risulta che alcuni con- fronti potranno essere fatti solo in seguito, in special modo nelle note. Lo scopo di questo capitolo @ quello di definire i concetti in causa e di abbozzare l’integra- 85. zione di questo fenomeno in una teoria generale — cli- ~ nica e sociologica — dell’alienazione. Prowvisoriamente utilizziamo qui il termine di « schi- zofrenia» nel senso di Minkowski’, cio’ come sinonimo i geometrismo e razionalismo morboso. Tenteremo un ulteriore allargamento di questo concetto nosologico: la sua integrazione sociologica costituisce una tappa di que- sto allargamento. Mettendo in luce il carattere schizo- frenico della falsa coscienza, si creano le basi neces- sarie per Tintegrazione dialettica nel razionalismo mor- boso di alcuni altri dati del quadro clinico che « coesi- stono » con la spazializzazione ma sono coordinabili con essa solo grazie a questa socclogizarione preliminare, pence esprime semplicemente il fatto che la malattia mentale & (pitt delle altre affezioni) un fatto Un esempio di patologia medica illustrera Panera won ccalios gone a pei dion rio rsultare poco chiaro. etinite @ una temibile complicazione del diabete, tuttvia non tut i dlabetlel sono predestinati alla fell Interviene un fattore individuale, princi : aha tore i , principale : sabile del/esistenza di varianti; eppure le nostre cone scenze fisiopatologiche in questo ears perch Turk ete it questo campo sono sulicienti cata dallesistenza delle forme cherehe yee inte” tologia della schizoftenia pnch®: Nella_psicopa- queste conoscenze fisiopatologiche orev sOriamente — segue che, poiché il denominatere: pene: Ne con- renti forme non & evidente, Irene comune delle diffe- zione viene messa in discussione, Glysee ot esta affe- lano di schizofrenie, rieorrone ah yastont Prudenti.par- sente — Tespressione 8 di Miller guar €, tutavia si be parlare di schizofrenia al singolas, > “he Si dovreb- Pie : singolare. re Introducendo il concetto di ificazi lone nella psico- patologia della schizofreni = bs renia, ci si hire questo denominatore comae magn ai for- lo ipotesi i] razionali: cellenza della ayer oa & Vespress: la nostra : re ic one, se ae a iretta. Abbiamo es; ‘espressioy PESO. quest ne ta ipot 86 pel 1951: ci sembra che nel frattempo ricerche poste- Hori Yabbiano confermata : : ‘A questo punto dobbiamo segnalare due fatti. La rei- ficazione, concetto unificatore della schizofrenia, @ un Frcetto di origine sociologica, Le forme sociologiche SRlla reificazione costituiscono, rispetto ai dati clinici im insieme coerente in cui i diversi momenti non coesi- Sono solo empiricamente ma possono venir dedotti ali ‘ni dagli altri. Il movimento dialettico del nostro pro- cedimento & dunque il seguente: partiamo dal concetto di razionalismo morboso: esso viene messo in evidenza nelle ideologie; partendo da queste ritroviamo non solo il razionalismo morboso ma_l’insieme dell’alterazione ‘schizofrenica che, in quanto sindrome, ha mantenuto la coerenza strutturale del fatto ideologico. L’integrazione sociologica della teoria di Minkowski ci offre cos} il fat- tore di unificazione nosologica che, almeno fino a questo momento, stato chiesto invano ai risultati della ricerca organica. E quasi superfluo riassumere qui la concezione ben nota di Minkowski. Minkowski sottolinea l'importanza della « perdita di contatto vitale » che nell’ottica bergso- niana della sua opera, appare essenzialmente come una perdita di contatto con la durata. Lo schizofrenico & un essere invaso. dalla spazialita. Si tratta dunque di una® delle grandi concezioni dialettiche del fatto psico- patologico, concezione in cui I’elemento dialettico non trae origine né da Hegel né da Marx, ma da Bergson, origine altrettanto legittima. Abbiamo rilevato altrove* la parentela intellettuale tra Minkowski e Lukacs, que- st'ultimo del resto ha subito una discreta influenza ber; soniana a cui non ha mai accennato. Per Minkowski la perdita di contatto vitale si esprime nella spazializ- zazione; lo scadimento della prassi concreta nell’univer- so della reificazione perviene a un risultato simile’. Que- sta constatazione apre numerose possibilita, sia in so- ciologia, sia in psicopatologia: la rivalutazione « materi listica - sociologizzante » dei concetti di Minkowski é una di queste possibilita. Essa comporta numerose tappe- In un primo tempo abbiamo tentato di mettere in 87 Juce che il razionalismo morboso comportava una pre- ponderanza patologica della funzione di identificazione ‘nel senso dell'epistemologia di Meyerson'. Nel raziona- lismo morboso @ cosi messo in evidenza un elemento di Jogica non dialettica che prepara I'integrazione sociolo- gica di questa teoria e la sua susseguente utilizzazio- ne nella critica delle ideologie. La logica del pensiero ideologico @ infatti, come avremo T’occasione di dimo- strare, a base identificativa. In un secondo tempo, il razionalismo morboso é in- terpretato come una « sindrome reificazionale »°, vale a dire come la forma clinica di una esistenza e di una lo- gica reificate, non dialettiche. Una nozione di sociologia dialettica — lo scadimento della « prassi » — si sostitui- sce cosi alla « perdita di contatto vitale» che, in Min- aaa connessa a una dialettica puramente naturale, za alcuna implicazione sociologica. Inoltre, la cate- goria del pensiero dialettico assume il ruolo di reheat a J ie il ruolo di stru- lel pensiero delirante, cosi come é lo stru- delle polemiche moderne" corri en batemiche modeme corrisponde al rimprovero di eae ee di un tempo: si trat- 160 al pele ere, ChiusO in se stesso, dogmatico, estra. ae en he all'esperienza. L’analisi del ence ont da Concetti politici e dei aes del suo valore di battuta, nei “ee le a un’analogia reale, scienti : : fondata sullo scadimento dei snen'® dimostrabile patio qualita dialettica del ‘T concetti di « spazio» e di qui alla definizione che ne dsj Hl semP2? corrispondono indubbiamente di un’astrazione, ma q Om: Si tratta rimentata da una prassi millenarig, Cet astraz no legittima di quell‘altra astrazione, che ©." Pili né me- Pio, spazio vicino da spazto lontano, Nur t 24 esem- utilizzare i concetti del senso comune w13 i ci permette di pervenire a una deserase (OPO impie, 88 possibilita di « risalire il corso del tempo » 0 pitt ePmplicemente quella di rivalutare ex-post facto gli avve- seenti del passato (riscrivere Ia Storia), ¢ un sintomo méapadializzazione della durata in funzione stessa del cri- terio che permette di separare il tempo e lo spazio; il senso comune si avvale proprio delle possibilita offerte da questi procedimenti per separare artificialmente i due gspetti inseparabili, in linea di principio, del continuum nel quale viviamo socialmente e individualmente. Se in tologia mentale esiste una certa complementarita tra spazio e tempo, non si tratta neppure dell'espressione @ una legge ma di una questione di ottica: lo stesso fenomeno, a seconda della prospettiva, apparira come scadimento della temporalizzazione o come invasione del- lo spazio. Sotto altri punti di vista ancora, esso pud ap- arire sotto forma di destrutturazione, di svalorizzazione 0 di dedialettizzazione. Dire che la spazializzazione sta alla base della falsa coscienza equivale semplicemente all’affermare che l'ipotesi di una preponderanza dell’ele- mento reversibile del continuum spazio-temporale, a sca- pito dell’elemento irreversibile, permette la descrizione comoda di un insieme di comportamenti e di giudizi di valore collettivi ai quali essa serve da denominatore co- mune. L’ipotesi di una struttura spazio-temporale schi- zofrenica del pensiero ideologico dev'essere interpretata nel senso — se abbiamo capito bene il suo pensiero — delle ricerche di Piaget; non ha dunque niente a che fare con una spiegazione metafisica. cost 18 «Storia ri-scritta » e falsa coscienza A questo punto 2 bene aprire una parentesi. Si 2 spes- so parlato — dopo Orwell e altri — di cid che general- mente si definisce la « Storia ri-scritta »; si tratta di,un aspetto dell'ideologizzazione della sensibilit storica, al pari dell’ossessione della ripetizione nell'interpretazione dell’attualita. Dobbiamo pero distinguere due forme radi- calmente differenti di rivalutazione dei fatti storici. E possibile situare questi eventi-all'interno di totalita st 89 gnificative che si allargano nel tempo; l'incoronazione di Earl Magno nell'anno 800 ha un significato molto pit coneretamente ricoo per noi che per i contemporanei che possono avervi visto soltanto un atto formale senza profondita reale. Ma @ ugualmente possibile modificare expost facto gli eventi storici del passato in funzione elle esigenze sociocentriche del presente. Nonostante la Joro superficiale analogia, questi due procedimenti ap- partengono a due universi mentali radicalmente diffe- renti®. Diamo un esempio. Il generale americano Benedict ‘Amold si copri di gloria accanto a Washington nella pri- ma fase della guerra d’indipendenza. Pit tardi tradi; ne- gli Stati Uniti il suo ricordo & vituperato. Tra il proce- dimento dello storico che constata i] fatto sottolineando che questo generale non seppe mantenersi degno della gloria del suo esordio, e quello di chi in un primo tem- po dicesse: «Il traditore del 1781 non poteva essere eel Tiss gel re aggiungere: « dunque non lo ee istico, . presuppone una dialettica personale (una «melodia vitale »); il condo nega tale possibilita, 11 primo considera il valore storico in pari tempo consistente e precario; il secondo Ip considera solo presario", Tl primo provelinonte. © Taff one: dela tees ae 10 Pe ante é il secondo ne 6 la nei att Storico; Ora, is ra, questo secondo procedimento implica una strut- reifcazione del tempo neght serive inoltre su scala clini a Soar ih Se re post facto. Viene cosi messa in hee tga! logica della nozione di schizofrenizagione y's, metodo- loges el ncn lesen tab, assume un significato effettivo solo nel conten mica, che nomia capitalista. Ma in Storia cosctengg jest eeo- i = classe esa ei appare anche come un fenomeno di struttura sch Grfrenica, alcune descrizioni di Lukécs prefigurano quelle 4) Minkowski e di Binswanger. Diviene quindi possibile qi Mgosto di abbandonare in una certa misura il terre: qo del materialismo storico — considerare la nozione di coscienza reificata come un oggetto autonomo di in- yestigazione, senza cercare necessariamente di scoprire nel sottofondo un contesto economico che agisca come fattore causale. In altri termini, la nozione di schizo- frenizzazione conferisce al fenomeno di reificazione della coscienza un’autonomia rispetto ‘alla sua base economi- fa, e questa autonomia permette tra I'altro una sua uti- Tizzarione nella critica della coscienza wtopistica. Riprendiamo l’esempio della schizofrenia. Abbiamo tentato di mostrare” (si tratta dell’idea centrale di que sto studio) che essa & una forma clinica di coscienza reificata connessa a una logica antidialettica a base iden- tificativa. Questa ipotesi non scarta a priori le patogenie organiche; il pensiero dialettico @ una tecnica intellet- tuale « costosa », ed é lecito ammettere che un Io inde- bolito per cause organiche nella sua comprensione pst- cologica del reale possa fare appello al conforto del pensiero non dialettico". Sono dunque possibili feno- meni di reificazione della coscienza fuori dal contesto capitalistico, anche indipendentemente da un qualsiasi contesto economico. Nella misura in cui la concezione di Storia e coscienza di classe considera la reificazione come un fenomeno strettamente legato all’economia ca- pitalistica, tale concezione deve venir superata dialet- ticamente. Possiamo anche andare oltre. Abbandonando ['ipotesi dell’organico — ci occupiamo sempre dell’esempio cli- nico — la schizofrenia pud venir interpretata in funzio- ne del «modo di essere nel mondo » (In-der-Welt-Sein) del malato, Fra tutti gli psicopatologi L. Binswanger @ il pid vicino a una concezione marxista aperta (luka- csiana) della psicopatologia. Accanto agli elementi di una critica dialettica del fatto delirante in quanto espres- sione di un pensiero reificato, nella sua opera troviamo anche — questa coincidenza non @ casuale — quelli di 1 tazione sociologica concreta della follia, Sba- iaesebbe yard thi, da questa duplice constatazione, vo- fesse dedure che la schizofrenia @ un riflesso della rel, ficazione sociale; sarebbe troppo semplice. Un fallito vuole ricominciare la propria vita, fermare e ane tardi far tiflaire il tempo; egli giunge a un blocco delirante della temporalizzazione (Zeitigung) con tutte Te sue con- seguenze; Vannullamento del Dasein da parte del mondo (mondanizzazione) & il risultato di questo proceso, Evi- dentemente ci troviamo di fronte a un concatenamento causale tra il fattore sociale di un iflesso individuale della reificazione sociale. La reificazione @ un fenomeno dai molteplici aspetti; svalorizzazione sotto una determi- ata angolazione, dedialettizzazione sotto una angolazio- ne diversa, scadimento della temporalizzazione 0 della dialettica soggetto-oggetto sotto altre prospettive. Ma & anche un blocco omogeneo i cui aspetti sono natural- mente solidali: ogni fattore (organico 0 psichico) che investa uno di questi aspetti, pud dare avvio allo sca- dimento dell'insieme, e cid in una forma la cui specifi- cit non & il «riflesso» di quella del contesto sociale, ma Tespressione della specificta storica individuale del malato. L’estrema varieth dei meccanismi psicodinamici vali litical una situszione terapentica data, co- me pure il parallelismo persistente dell’int i organicista e psicogenetica, silluminano Ea Vaccla vione di questa interpretazione. Ma questa offre anche un mo comprensione della nozione di alienari paeall la coscienza reificata sarebbe il riflesso della reiftenniy Re economica capitalistica; se la coscienza proletage reificata, cid avverrebbe nella misuta in cab ees © ne prigioniera di questa reificazione ca ative vima- battendola, la classe operaia realizzerebie Tani; com soggetto e dell’oggetto storico in un contact del di dereificazione che, sul piano della sociology, Sat? noscenza, ci aj Yinsi o’sia della : } ci appare come l'insieme delle condizioni ao. riche ottimali per il fiorire del pensiero diskette gt sta & per grandi line la concezione di Lakeeg ee - Untevo- 2 do di approccio alla Juzione recentissima rivela pero in modo irrefutabile che la coscienza operaia pud subire un processo di dedia- lettizzazione di cui sarebbe del tutto ingiusto attribuire Ja responsabilita — foss’anche in modo. indiretto — alla reificazione economica capitalistica. Abbiamo gid analiz- zato i meccanismi di tale processo: irruzione della co- seienza utopistica (preparata dalla teoria marxiana della Vorgeschichte), apparizione del sociocentrismo, perma- nenza dell’influenza delle costanti della psicologia della folla. In breve: come in psicopatologia pud esistere una forma di «coscienza reificata» senza alcun nesso con la reificazione economica (schizofrenia), cosi in sociolo- gia possono esistere (ed esistono effettivamente) forme di «coscienza reificata » legate all’essere, se si vuole™, ma che ciononostante non sono il riflesso di una forma di reificazione economica. II termine alienazione politica acquisterebbe maggior chiarezza se lo si riserva a que- sto fenomeno. Si tratta di un fenomeno generale che conosce luoghi di elezione e periodi di particolare esa- cerbazione ma da cui nessuna ideologia @ completamen- te esente. Questa forma di alienazione é di struttura schizofre- nica, Si tratta innanzitutto di una constatazione empi- rica che risulta dall’analisi critica delle ideologie come si presentano nella vita politica dei differenti Paesi. Ma risulta anche dall’analisi dei meccanismi di formazione egocentrica dei concetti politici e dalla descrizione della struttura spazio-temporale dell’universo della falsa co- scienza. Questi due problemi sono d’altronde connessi. L’apparato concettuale delle ideologie si forma in modo egocentrico: la presenza di un sistema privilegiato nel campo della coscienza favorisce l’identificazione antidia- lettica a detrimento dell’intuizione del diverso, e cid in virtt. di un meccanismo vicino a quello della logica de- gli schizofrenici®. D'altra parte l’egocentrismo spaziali za la durata; infatti, un sistema privilegiato extratem- porale struttura il tempo in funzione delle proprie esi- genze e non secondo criteri oggettivi. Ma un simile con- finuum nel quale Je nozioni di « prima» e di « dopo» non hanno pit alcun valore assoluto e che di conse- 93 ette i ritorni indietro, i aa zero i rifaci 4 ex-post facto, & funzional x > e i rifacimenti ex-post 14 v ce fe un equivalente dello spazio. L’esistenza di questo continuum non strutturato (o strutturazione egocen! il i delle ga cosa) @ il denominatore comune d ie ed 18 festazioni della falsa coscienz olin Yank verso ficazione economica in cS it tura ana E sulla base di questo paralleismo the si pud parlare di coscienza reificata all di fuori di ‘un qualsiasi contesto economico. L'egocentrismo collettivo : hii Se ¢ la formazione egocentrica dei concetti politici L’egocentrismo @ una forma di comprensione del rea- Je che comporta un sistema privilegiato che per defini- zione non puod esistere che all'interno di relazioni rever- sibili. L’esempio della psicologia infantile é classico, ma esistono forme collettive di psicologia ‘egocentrica che possiamo designare con i termini di egocentrismo col- lettivo, sociocentrismo 0 etnocentrismo. Tra queste di- verse forme non esistono naturalmente delimitazioni precise. L'egocentrismo collettivo svolge un ruolo importante nel processo di ideologizzazione. Infatti, se il supera- mento dell’egocentrismo pud essere relativamente com- pleto nell’individuo evoluto, le collettivita sono invece raramente esenti da un certo grado di egocentrismo la cui intensita dipende naturalmente da un insieme com- plesso di fattori. Cid vale per le grandi collettivita (etnie, classi) ma anche per quelle di minore importanza co. me i partiti politici che tendono a circondarsi di una atmosfera di « ragion di Stato » su scala ridotta. Proprio in questo contesto si colloca lo studio dello spirito di corpo come forma di falsa coscienza. Dire che nell'insieme il bambino pensa meno dialet. ticamente dell’adulto sembra un’aflermazione infatti lo &, E pericoloso pretendere di ridurre a ung formula lapidaria un campo cosi vasto d'investigazione, Alcuni noti dati della psicologia del bambino conferma- no pero questa interpretazione: importanza della funzio- he identificativa (in particolare nel gioco), assimilazio- ne tardiva delle strutture (totalita), acquisizione tardiva della nozione d'intenzione morale e di quella di valori non utilitari. Ne deriverebbe che, sotto una certa ango- lazione, l'integrazione del bambino nell’universo della prassi costituirebbe un processo di dialettizzazione, in altri termini una sorta di disalienazione individuale®. E un'ipotesi. L’azione dedialettizzante dell’egocentrismo collettivo @ invece un dato sperimentale*. Un aspetto dell’importanza che le ricerche di Adorno rivestono per il marxismo é, l’'abbiamo visto, l’aver colto sul piano sperimentale un fenomeno di falsa coscienza al livello preideologico. Altre due dimensioni sono l’aver messo in luce la possibile utilizzazione del concetto di reificazione al di fuori delle sue relazioni con l’economia e l’aver sottolineato implicitamente la correlativita assiologico- dialettica dell’etnocentrismo. Immaginiamo tre sistemi: «A», «B» e «C», Tra essi esiste una rete di interrelazioni dialettiche il cui insieme gerarchizzato costituisce cid che potremmo chia- mare la loro « personalita ». « Si @ vittima », scrive L. Brunschwicg, « di un linguaggio puerile e inesatto quan- do si dice di un corpo che é pesante e che respira; il peso e la respirazione non sono affatto i predicati di un soggetto, sono invece la conseguenza della vicinanza della massa terrestre, una funzione di ricambio chimico— con l’ambiente. In breve, dal punto di vista della ragione scolastica, l’essere non consiste in una semplice astra- zione ma nel fatto che ogni parte del tutto reagisce sul tutto »*. Cid che esiste realmente «é il fascio di rela- zioni intellettuali che permettono di situare |'individuo nello spazio universale con le sue dimensioni certe e che determinano le circostanze della sua Storia »*, IL problema della gerarchia di queste relazioni & in pari tempo importante e delicato. Se «A» @ una persona, «B» un circolo di scacchi e « C» il Palais-Bourbon, & evidente che la relazione A-C é@ pit: importante della relazione A-B, ma se per caso « A» @ un campione mon- 95 diale di scacchi, questo fatto crea una situazione gerar- chica completamente diversa. : : Uno degli aspetti pit: seducenti del sociocentrismo consiste senza dubbio nel fatto che esso da una solu- zione comoda a questi problemi di gerarchia. Infatti, se uno dei sistemi in gioco viene innalzato a sistema privilegiato, le relazioni che lo legano agli altri diven- gono a loro volta relazioni privilegiate; queste prevar- ranno sulle altre nei processi di identificazione che pre- siedono alla formazione dei concetti. Ne deriva un’eco- nomia degli sforzi in psicologia collettiva pratica. Ma in pari tempo assistiamo a uno scadimento della qua- lita dialettica della comprensione del reale, e cid per due vie convergenti. La presenza della « relazione privi- legiata » assume l’aspetto di corpo estraneo nella tota- lit& concreta delle relazioni il cui fascio costituisce l’og- Getto; essa fissa il procedimento intellettuale al livello analitico ¢ impedisce percid la dialettica di analisi e di sintesi di cui R. Garaudy ha giustamente sottolineato Timportanza. Inoltre, la preminenza artificiale (eterono- mica) della relazione privilegiata comporta’ necessari ao una, scotomizsazione delle relazioni non_privile- te e anche dei dati storici; ne deri - Tanza delle funzioni identifcative Pea watiae on ae iazione delle totalit " ici ai sccone del pene € comprensione destoricizzata, __Per citare un esempio concreto, la determinazione pre- cisa delle nozioni di sinistra e di destra in soviologia politica costituisce un’ problema i iffici Fein problema importante e difficile. criteri iz i, i + attualnon cessano ai mettere 4 nee peoblem Si comprende come un sistema privilegiato fe temporale), rispetto al quale i concetii di « sige ne, di « E pitt oltre: « L’astrazione @ a un tempo ana- Jisi e sintesi: creando il concetto di ‘cane’, da un com- plesso di qualita ne traiamo un numero ristretto comu- ni a ogni cane. Selezioniamo alcune qualita e le gerar- chizziamo, conservando solo l’essenziale. Si tratta di una analisi. Ma in pari tempo, riuniamo e organizziamo in un concetto unico cid che é inerente a tutti i cani esa- minati separatamente; questa é una sintesi »*. Cid & esatto quando si tratta di un cane: sovvenia- moci dell’importanza della categoria della totalita che qui si chiama « sintesi », Tuttavia @ lecito chiedersi se il termine « gerarchia » non comporti il pericolo di de- formazione egocentrica: non basta che una gerarchia esi- sta, @ necessario anche che sia riconosciuta o, pili esat- tamente, essa esiste solo se é riconosciuta. Le differenze esistenti tra il cane di Garaudy e un lupo hanno una col- locazione « gerarchica » molto diversa nell’universo men- tale di un professore e di un pastore. Un professore di anatomia comparata pud sostituire nella sua sala di dis- sezione un lupo a un cane, salvo poi spiegare ai suoi allievi le differenze anatomiche piuttosto irrilevanti tra i due animali; in circostanze analoghe, un pastore pro- vera maggiori esitazioni. Le espressioni identificative (Concetti egocentrici) La concettualizzazione politica é in larghissima mi- sura del « tipo pastore », vale a dire pit pragmatica che scientifica, e paga il suo tributo a questa possibilit& di deformazione che pud essere definita volta a volta gerarchica, eteronomica o egocentrica (sociocentrica). Ne deriva un fenomeno il cui ruolo nelle ideologie & stato particolarmente approfondito dopo il 1945 da mar- xisti ungheresi come B. Fogarasi e G. Nador: la falsa identificazione ®. La falsa identificazione é |’identificazio- ne di due dati differenti, dopo che si sono dissociate le 97 Joro totalita rispettive e si @ scotomizzato il residuo non identifcabile in funzione di un criterio privilegiato la cui preminenza gerarchica @ assicurata dall’esterno. La storia dei dati in gioco @ a sua volta scotomizzata, e ‘0 trasformata ex-post facto in conformita alle esi- ‘nze del momento. L’atto identificatore pud mirare sia a un'identita assoluta, sia a un'identita relativa sotto forma di un complotto”. I limiti tra le due non sono mai molto chiari. Uno zoologo che, dopo essere stato morso successivamente da un cane e da un gatto, utiliz- zasse come categoria scientifica «la specie animale che morde gli zoologi», farebbe della falsa identificazione ‘egocentrica, La concettualizzazione politica non @ sempre di livello logico superiore, La falsa identificazione @ un aspetto importante della struttura antidialettica delle peber sc ieee pecs di economia di Tl raffronto con V'epistemologia di Meyerson s'impo- oe aa raffronto voluto. Effettivamente riteniamo ‘dentificazione in Meyerson corrisponde alla com- Ponente socialreificazionale dell’atto conoscitivo e, in pa- 3 tempo, indica i limit storie e individuali eslaarce! sibilita una comprensione dialettica concreta del reale dell’autore di Pensiero ideologico riscontriamo una differenza capitale: il fatto che la pri- ma @ scevra di egocentrismo (o oe) ee & un atto comer eae pr limit. Detto questo, & less eenscoe CONSCIO dei petito d'identita dello spirito umanos he wench! a> figli di pregio diseguale: lo sforzo ete: due gia. E in certe circostanze cid permette 2 0,° ideolo- Politico fortemente ideologizzato di proses ut, Pensiero maschera di un razionalismo intranseoren 7 Sotto la Gli esempi pitt numerosi di ‘fdas nelle pubblicazioni del marxismo ufficiele =, 81,tOvano il 1953, periodo in cui Vortodossia maria, 1947 € punto culminante dell'ideologizzazione, I Invy 29° il Tl loro num 98 aoe diminuito da quando, a partire dal 1953, I’evoluzione dell’ortodossia @ contrassegnata in modo generalizzato da un ritorno discreto alla dialettica, ritorno percetti- pile nell’atteggiamento assunto nei confronti delle teorie scientifiche. Tl tipo di questa falsa identificazione @ il seguente: Le mani sporche é il Siiss l'ebreo 1951**. Queste false jdentita si cristallizzano in espressioni identificative (con- cetti egocentrici) di cui alcune sono neo-formazioni (de- viazioniste), mentre altre sono nate dall’egocentrizzazio- ne ulteriore di concetti preesistenti. Il termine « fasci- mo » in un dato momento venne definito solo in fun- zione dell’anticomunismo che nel « fascio delle relazioni intellettuali » che definiscono il fascismo @ solo una com- ponente e non necessariamente la piii importante, Altre espressioni identificative hanno invaso il campo scienti- fico: ad esempio il termine « weismannismo-morgani- smo» (due dottrine che negano |’ereditarieta dei carat- teri acquisiti ma che differiscono su tutti gli altri punti); jl termine « machismo », ecc..., Queste espressioni han- no lasciato gradualmente la scena nel momento della distensione e anche grazie all’indubbia disalienazione in- tellettuale che caratterizza il nuovo corso*. Un altro esempio pit attuale — é il seguente: la propaganda araba qualifica continuamente Israele d'im- perialista. Evidentemente il concetto viene definito ego- centricamente come sinonimo di anti-arabo. Dal punto di vista di un inglese (punto di vista né pit né meno valido) Israele appare come il primo paese antimperia- lista del Medio Oriente. L’esempio rivela le due tappe della logica egocentrica: 1) definizione egocentrica; 2) fal- sa identificazione (Israele sarebbe uno stato simile al Giappone di un tempo!); 3) falsa differenziazione: in virtt: della stessa distorsione egocentrica dell’apparato concettuale, la politica tedesca sotto Hitler, non essendo diretta contro gli Arabi, non viene considerata impe- rialista (!); scotomizzazione dei dati storici non confor- mi al punto di vista sociocentrico, in questo caso dei dati riguardanti le origini profondamente « anti-imperia- liste » dello stato israeliano. Israele appare allora come 99 , spaziale senza dimensioni storiche. Inol- et eae visto come totalita; le « relazioni » Succettibili di imporre un giudizio positivo vengono sco- fomizzate* e l'insieme viene presentato come una giu- stapposizione meccanica di elementi di valorizzazione esclusivamente negativa. ‘Questo insieme illustra bene la struttura logica della falsa identificazione in generale. Nessun'ideologia ha pre- sentato tante false identita quanto l’ortodossia marxista tra il 1947 e il 1953, ma dobbiamo aggiungere che nes- suna ne é completamente priva. All’epoca della « cac- cia alle streghe » il concetto red, definito egocentrica- mente unamerican, serviva a designare sia liberali sia anarchici, passando attraverso le diverse sfumature del Pensiero marxista®. Il razzista del Sud convinto che la emancipazione dei negri serva gli interessi del comuni- smo, Vebreo del ghetto che crea il concetto di goim (gentili) per unire Sotto il segno di una supposta osti- lita tutti i non-ebrei, il ghibellino per i] quale « i nemici, quali che siano, del monarea »* sono dei guelfi, I’anti- parlamentarismo che accomuna nella stessa riprovazione ‘insieme dei partiti, sono dediti alla falsa identificazio- ne sociocentrica fondata sul postul: re i fondamentale del mondo awyersrion | 8 OBeReH I principio di analogia nel diritto comune (falsificazione di do to) ai due delitti, ma il lore conten allo sta- nale non ha nulla in comune. Normalmente: juea@- & un fenomeno reificazionale; esistono una falea tito 100 za e delle ideologie giuridiche *, Come in Cheminements de la Pensée di Meyerson, V’atto giuridico comporta un elemento identificativo sociocentrico e un’« intuizione del diferente » destinata a moderare I’azione del primo. £ significativo che nei tribunali le circostanze attenuanti debbano concernere il criminale e non il crimine*. In- fatti il crimine, essendo definito in modo sociocentrico (in funzione della societa che non lo tollera, e non in funzione del criminale che lo commette) non pud venire

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