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Cornelio Nepote, La dissennatezza di Carete causa la perdita delle navi Ateniesi

ne …. videretur: affinché non sembrasse.

Poiché Timoteo era anziano e non esercitava più alcuna magistratura, gli Ateniesi cominciarono ad
essere incalzati da ogni parte, dalla guerra. Samo aveva disertato, l'Ellesponto si era ribellato,
Filippo, già allora forte, architettava molte trame, e benché Carete gli fosse stato contrapposto, si
pensava di non poter fare sufficiente affidamento su di lui. Fu creato capitano Menesteo, figlio di
Ificrate, genero di Timoteo, e scelto affinché partisse per la guerra. A questo furono assegnati, in
qualità di consiglieri, due uomini valenti per esperienza, il padre e il suocero, poiché erano tanto
autorevoli che c’era speranza di poter recuperare quanto perduto. Dopo che questi furono partiti per
Samo, avendo avuto notizia del loro arrivo, mentre Carete si dirigeva con le sue truppe in quel
medesimo luogo, affinché non sembrasse che si agisse in sua assenza, accadde che, avvicinandosi
all'isola, scoppiasse una grande tempesta; i due vecchi comandanti ritenendo utile evitarla, fecero
fermare la loro flotta. Ma quello, con decisione temeraria, non cedette all'autorità dei più anziani,
come se la fortuna fosse a sua portata di mano. Giunse laddove si era diretto e mandò a Timoteo e
ad Ificrate l’ordine di seguirlo nel medesimo luogo. Fallita l’impresa, dopo aver perduto numerose
navi, si recò nel luogo donde era partito e mandò ad Atene una notizia ufficiale: sarebbe stato
agevole per lui conquistare Samo, se non fosse stato abbandonato da Timoteo ed Ificrate.
Annibale, figlio di Amilcare, Cartaginese. Se è vero, e di ciò nessuno dubita, che il popolo Romano
ha superato per valore tutte le altre popolazioni, è indiscutibile che Annibale ha sopravanzato gli
altri generali in avvedutezza, quanto il popolo Romano eccelle rispetto a tutte le popolazioni per
valentia. Infatti, ogniqualvolta Annibale combatté contro i Romani in Italia, sempre egli risultò
superiore. E se non fosse stato indebolito dall’invidia dei suoi concittadini in patria, sembra certo
che egli avrebbe potuto superarli. Ma l’ostilità di molti ebbe il sopravvento sul valore di uno solo.
Costui peraltro conservò, quasi lasciato in eredità, l’odio paterno contro i Romani a tal punto, che
egli avrebbe abbandonato la propria vita prima dell’odio stesso; e infatti, benché fosse stato
allontanato dalla patria e avesse bisogno del sostegno altrui, egli non depose mai l’intenzione di
combattere contro i Romani.

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