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Animalità. In questo stato, siamo governati dall’istinto. Non abbiamo freni né la capacità di
elaborare pensieri a lunga scadenza. Nel mondo dell’Animalità, si agisce secondo la legge
della giungla, per così dire: senza esitare ad approfittare di quelli più deboli di noi e ad
adulare quelli più forti.
Umanità (definita anche Tranquillità). È una condizione vitale piatta dalla quale si scivola
con facilità negli altri quattro mondi più bassi. Se in genere in questo stato ci comportiamo
in modo umano, rimaniamo estremamente vulnerabili alle forti influenze esterne.
Paradiso (o Estasi). Questo è uno stato di gioia intensa derivante ad esempio dalla
realizzazione di un desiderio, da una sensazione di benessere fisico, o da una intima
soddisfazione. Anche se intensa, la gioia sperimentata in questo stato ha vita breve ed è
anche vulnerabile alle influenze esterne.
I sei stati che vanno dall’Inferno al Paradiso sono definiti i sei sentieri o i sei mondi
inferiori. Hanno in comune il fatto che la loro comparsa o scomparsa è legata alle
circostanze esterne.
Prendiamo il caso di un uomo ossessionato dal desiderio di trovare qualcuno che lo ami
(Avidità). Quando alla fine incontra davvero questa persona, si sente in estasi e realizzato
(Paradiso). Con il passare del tempo, compaiono sulla scena dei rivali e lui è attanagliato
dalla gelosia (Collera). Alla fine il suo senso del possesso allontana da lui la persona
amata. Distrutto dalla disperazione (Inferno), sente che la vita ha perso ogni valore. In
questo caso, per qualche tempo si passa da uno all’altro di questi sei sentieri senza
neanche rendersi conto di essere dominati dalle proprie reazioni all’ambiente. Qualunque
felicità o soddisfazione ottenuta in questi stati dipende totalmente dalle circostanze ed è
quindi effimera e soggetta al mutamento.
In questi sei mondi inferiori, noi basiamo la nostra intera felicità, e quindi la nostra stessa
identità, su elementi esterni.
I due stati successivi, Studio e Illuminazione Parziale, emergono quando ci rendiamo
conto che tutto ciò che sperimentiamo nei sei sentieri è fugace, e iniziamo a cercare una
verità duratura. Questi due stati, più i due successivi, Bodhisattva e Buddità,
complessivamente vengono definiti i quattro mondi nobili.
A differenza dei sei sentieri, che sono reazioni passive all’ambiente, questi quattro stati più
elevati vengono ottenuti attraverso uno sforzo intenzionale.
Illuminazione Parziale o Realizzazione. Questo stato è simile allo Studio, tranne per il
fatto che cerchiamo la verità non attraverso gli insegnamenti di altri, ma attraverso la
nostra stessa percezione diretta del mondo.
Studio e Illuminazione Parziale sono chiamati i “due veicoli”. Avendo compreso la fugacità
delle cose, le persone in questi stati hanno conquistato un livello di indipendenza e non
sono più prigionieri delle proprie reazioni, come invece nei sei sentieri. Spesso, però,
tendono a sentirsi superiori alle persone legate ai sei sentieri che non hanno ancora
raggiunto questo livello di comprensione. In più, la loro ricerca della verità è
principalmente orientata verso se stessi, quindi c’è un grande potenziale di egoismo in
questi due stati, e le persone possono raggiungere una soddisfazione con i loro progressi
senza scoprire il potenziale più alto della vita umana nel nono e decimo mondo.
E' altrettanto importante il fatto che la Buddità si trova nella realtà delle nostre vite negli
altri nove mondi, non in qualche luogo a sé stante. Nel corso della giornata,
sperimentiamo diversi stati di momento in momento, secondo la nostra interazione con
l’ambiente. La vista della sofferenza altrui può richiamare il mondo compassionevole del
Bodhisattva, e la perdita di una persona cara può ricacciarci nell’Inferno.
Ad ogni modo, tutti noi abbiamo uno o più mondi intorno ai quali di solito ruotano le nostre
attività e alle quali tendiamo a tornare quando gli stimoli esterni si placano.
Si tratta della tendenza vitale di base di ognuno, e ognuno l’ha stabilita attraverso le
proprie azioni precedenti. Le vite di alcuni ruotano intorno ai tre sentieri cattivi, alcuni
oscillano nei sei mondi inferiori, e altri sono principalmente motivati dal desiderio di
cercare la verità che caratterizza i due veicoli.
Lo scopo della pratica buddista è quello di elevare la tendenza vitale di base e alla fine
stabilire la Buddità come condizione di base di ognuno.
Stabilizzare la Buddità come nostra condizione di base non significa liberarsi degli altri
nove mondi. Tutti questi stati sono aspetti integranti e necessari della vita. Senza
sperimentare le sofferenze dell’Inferno, non potremmo mai provare una sincera
compassione per gli altri. Senza i desideri istintivi rappresentati da Avidità e Animalità,
dimenticheremmo di mangiare, dormire e riprodurci, arrivando ben presto all’estinzione.
Anche se realizziamo la Buddità come nostra tendenza vitale di base, continueremo a
sperimentare le gioie e i dolori dei nove mondi.
La differenza è che essi non ci domineranno, e noi non ci definiremo in funzione di essi.
Basandoci sulla tendenza vitale della Buddità, i nostri nove mondi si armonizzeranno e
agiranno a beneficio nostro e di chi ci circonda.
Fonte: http://www.sgi-italia.org/