RISPOSTA minimale: La cucina molecolare un insieme, in continua crescita, di nuove tecniche e di nuove ricette, ba- sate su queste tecniche. Le nuove tecniche derivano daWapplicazione alla cucina di conoscenze scientifihe, in linea di principio anche estranee al mondo del cibo. Potreste obiettare che un'accozzaglia di tecniche e di ricette, qualunque origine esse . ~ b b i a n o , non fanno uno stile di cucina, se non sono legate da un filo conduttore. E, in- fatti, opportuno aggiungere la seguente postilla: Le tecniche e le ricette sono unite da una visione comune, che le vincola a princpi gastronomici generali scelti dai loro autori. Come potete vedere, la postilla ha un'immediata conseguenza: ci permette di chia- mare molecolari diversi stili di cucina. Per questo occorre aggiungere un aggettivo, come italiana. Meglio ancora, andrebbe firmata, come ogni opera d'autore. A questo punto vi chiederete: Ma perch molecolare, se poco sopra si parla semplicemente di conoscenze scientifiche? 37 LA CUCINA MOLECOLARE Ebbene, molecolare un po' come la firma della scienza della nostra epoca, a ca- vallo fra i due millenni. La scienza, per sua natura, in perenne evoluzione: si fanno nuove scoperte, si elaborano nuove teorie, nascono nuove visioni del mondo che si so- stituiscono alle antiche. Come ogni epoca ha la sua cucina, cos ha anche la sua scienza. E quella di oggi in grado, finalmente, di capire con una certa precisione che cosa acca- .de alle molecole del cibo quando si cucina. Ma perch solo oggi, se le molecole le conosciamo da pi di due secoli? Calma. Ci sono molecole e molecole. Ce ne sono di semplicissime: quella dell' elio costituita da un atomo solo, He. Quelle dell'azoto e dell'ossigeno, i gas che respiriamo in prevalenza, da due atomi: N z e 0z. Anche l'acqua semplice: tre atomi, HzO. Ma i nostri cibi per lo pi vengono dal mondo delle piante e degli animali, e questi sono fat- ti da molecole ben pi complicate, costituite anche da migliaia di atomi. Si chiamano macromolecole perch sono grandi, e le conosciamo da poco. Fino a qualche decennio fa, sui testi universitari si trovavano solo congetture sulla loro composizione e struttu- ra. Poi sono arrivate tecniche sperimentali raffinate, che ci hanno permesso di farne una specie di fotografia tridimensionale. Oggi sappiamo come sono fatti il DNA e il ge- noma umano; chiunque pu collegarsi a internet e guardare l'immagine tridimensio- nale di una proteina, facendola ruotare con un movimento del mouse. Conosciamo an- che molte delle reazioni chimiche che trasformano queste molecole le une nelle altre. Ma, soprattutto, abbiamo imparato la grande variet di modi in cui interagiscono per costituire strutture pi complesse, macroscopiche, strutture della materia quotidiana che vediamo a occhio nudo, che tocchiamo e che a volte mangiamo. Ecco, quindi, come le conoscenze scientifiche entrano anche in cucina. I pi attenti al linguaggio, possono porsi anche questo dilemma: La gastronomia molecolare e la cucina molecolare sono la stessa cosa? 38 5 ( :a- no ;0- za. ca- o mo [a i cat- mo mo :tu- rne ge- sto- an- ltre. per ana )me CHE COS' LA CUCINA MOLECOLARE? No, anche se hanno dei puriti in comune. La gastronomia molecolare uno studio scientifico di processi di cucina gi noti, allo scopo di comprenderli dal punto di vista delle molecole e, magari, di sfruttare questa comprensione per correggerli e migliorarli. La cucina molecolare, invece, si propone di creare nuove tecniche e nuovi piatti, sfruttando conoscenze scientifiche di ogni tipo, spesso non ancora utilizzate nelle cu- Cine. Facciamo due esempi. 1. Se, studiando una salsa tradizionale, capisco come sono disposte le molecole e trovo il modo di farla riuscire meglio, per esempio cambiando una dose o una temperatu- ra, allora sto facendo gastronomia molecolare. Di fatto, non ho inventato niente di nuovo, ma ho solo apportato miglioramenti a un piatto gi noto. . 2. Se do una nuova struttura di crocchetta a una spuma di latte magro utilizzando l'a- zoto liquido, allora faccio cucina molecolare: sto usando una tecnica non ancora impiegata in cucina (il raffreddamento in azoto liquido) per creare un piatto nuovo (la crocchetta di spuma di latte magro). Va da s che le due discipline sono fortemente interconnesse: gli studi e i risultati della gastronomia molecolare servono alla cucina molecolare, la quale, a sua volta, pu fornire alla prima nuovo materiale da studiare. Dal punto di vista pratico, poi, esiste una differenza fondamentale: La gastronomia molecolare una disciplina scientifica e la ricerca in questo campo pra- ticata dagli scienziati, senza la necessit, in linea di principio, dell'apporto di un cuoco. La cucina molecolare una disciplina pratica che, nell'attivit di ricerca, richiede la parte- cipazione di uno scienziato e di un cuoco che lavorano in collaborazione. 39 LA CUCINA MOLECOLARE Va precisato che le affermazioni riportate sopra si riferiscono solo alla ricerca. Chiunque pu studiare la gastronomia molecolare e preparare i piatti di cucina mole- colare! Visto che abbiamo parlato di scienza, e che scienziati che studiano il cibo esistono da tempo, la prossima domanda sar: Che cosa distingue la gastronomia molecolare dalla tradizionale scienza degli alimenti) ovvero la food science della letteratura internazionale? Due aspetti, fondamentalmente: l'ambito di applicazione e gli scopi. Entrambe le discipline studiano il cibo, le sue propriet e le sue trasformazioni. La scienza degli alimenti si concentra pi tipicamente sulle produzioni industriali e arti- gianali o su trasformazioni prodotte in laboratorio; si occupa della messa a punto di tecniche standardizzate, della conservazione dei prodotti, delle loro propriet nutrizio- nali e via dicendo. La gastronomia molecolare, invece, studia ci che awiene nelle cuci- ne vere, quelle dei ristoranti come quella di casa vostra, con tutti gli aspetti incontrolla- ti e variabili che questi ambienti comportano; del cibo, poi, le interessa soprattutto una propriet: la bont! In altri termini, si concentra quasi esclusivamente sulle caratteristi- che sensoriali delle pietanze. Detto questo, innegabile che anche queste due discipline abbiano molti elementi in comune. E grazie al cielo! Anche la fisica, la chimica e la bio- logia hanno elementi in comune: sarebbe una catastrofe se le discipline scientifiche non comunicassero fra loro. Bene. Dopo queste divagazioni, possiamo tornare alla cucina molecolare. Finora, per capirla, l'abbiamo confrontata con le sue parenti pi prossime in campo scientifico. Ora passiamo all'ambito culinario. Ecco la domanda pi frequente: Se fare cucina molecolare significa creare nuovi patti) allora chiunque inventi un nuovo piatto fa cucina molecolare? 40 :a. le- [lO ~ r o La :ti- di JO- lCl- lla- ma sti- lne >10- : he )ra, lCO. atto CHE COS' LA CUCINA MOLECOLARE? Ovviamente no. Un piatto di cucina molecolare ha due caratteristiche fondamen- tali: 1. sempre progettato, non deriva da prove casuali; 2. progettato pensando alla struttura che si vuoI dare alle sue molecole, ovvero il pro- getto su scala microscopica. Chiariamo di nuovo con due esempi. 1. Quando, sul finire del Settecento, il cuoco militare di Richelieu invent la maione- se, ottenne quella fantastica salsa provando una procedura senza sapere che cosa ne sarebbe risultato: allora non si conoscevano le molecole dei trigliceridi e dei fo- sfolipidi, e non si poteva progettare un'emulsione. 2. Escoffier, quando invent la Pesca Melba, progett il piatto prevedendone molto probabilmente il risultato finale in anticipo, grazie alla sua esperienza; ma si tratta- va di creare una struttura fatta' da elementi macroscopici, non di riarrangiare fra lo- ro le molecole. E veniamo allora a una questione delle pi scottanti. Se fare cucina molecolare significa agire sulle molecole) allora i piatti molecolari implicano alte- razioni degli alimenti naturali e possono nuocere alla salute? Assolutamente no! Qualunque gesto di cucina, dal montare la panna al cuocere un arrosto, agisce sulle molecole, perch tutto fatto di molecole, come pure noi stessi! La preparazione della maionese una ridisposizione delle molecole, ma non altera le qua- lit nutritive degli ingredienti. Altro dubbio atroce: 41 LA CUCINA MOLECOLARE Per fare cucina molecolare occorrono attrezzature particolari) strumenti da laboratorio scienti- fico? In generale proprio no. La parola molecolare sta solo a indicare la scala spaziale su cui progettiamo il piatto. Le procedure di realizzazione, poi, possono awalersi di stru- menti tradizionalissimi. Nel prossimi capitoli, troverete ricette che non richiedono nul- la pi che una ciotola e un cucchiaio ... Cominciate a tranquillizzarvi? Bene. Ma un ultimo dilemma vi sar rimasto: E se io non sono n un cuoco n uno scienziato) posso fare ugualmente cucina molecolare? Ma certamente! Potete cucinare tutti i piatti che trovate nelle pagine che seguiran- no, per esempio, e anche inventarne di nuovi, partendo dalle ricette base e aggiungendo variazioni secondo la vostra personale fantasia. Applicando le nuove tecniche imparate, creerete nuove ricette. Se poi vi venisse il desiderio di inventare voi stessi nuove tecniche ... be', ricordate che cuochi e scienziati si diventa! 42 Dc qUi cre, 1.< 2. 1 3. ~ a 4. Ii s d P l- U 1- 1- 1- .0 e, le
LA CUCINA MOLECOLARE ITALIANA: IL MANIFESTO Dopo le questioni generali passiamo al nostro caso concreto. Se tutto ci che abbiamo detto finora si applica alla cucina molecolare in generale, quel che viene adesso, specifico della cucina molecolare italiana. Cominciamo dunque proclamandone le idee ispiratrici. Manifesto della cucina molecolare italiana La cucina molecolare italiana si propone di sviluppare nuove tecniche di cucina e di creare nuovi piatti restando saldamente fedele a questi princpi': 1. Ogni novit deve ampliare, non distruggere, la tradizione gastronomica italiana. 2. Le nuove tecniche e i nuovi piatti devono valorizzare gli ingredienti naturali e le ma- terie prime di qualit. 3. Sar una cucina attenta ai valori nutrizionali e al benessere di chi mangia, non solo agli aspetti estetici e organolettici. 4. Realizzer i suoi scopi creando nuove testure di ingredienti scelti in base ai criteri sopra enunciati. Creer le nuove testure studiando le propriet fisiche e chimiche degli ingredienti e progettando, a partire da queste, nuove architetture microsco- piche. 43 LA CUCINA MOLECOLARE I punti fondamentali sono pochi, ma ricchi di implicazioni: necessario un com- mento, come nei codici legali. Eccolo, dunque! Primo principio: le nuove ricette dovranno andare ad aggiungersi nei ricettari italiani a quelle tradizionali senza spodestarle, ma piuttosto armonizzandosi con esse. Questo significa, in altri termini, che una nuova tecnica di cottura non deve sostituirsi a una gi collaudata, ma semplicemente arricchire lo spettro di possibilit offerto al cuoco. Per esempio: nei prossimi capitoli imparerete a friggere i bomboloni nello zucchero; ci non implica che dobbiate smettere di friggerli nell'olio: potete friggerli a volte in uno, a volte nell'altro; o anche servire nello stesso piatto quelli fritti nell'olio e quelli fritti nel- lo zucchero. Chiaro? Owiamente, per essere in armonia con la tradizione, la nuova cucina dovr seguirne i criteri assodati. Conserver l'idea di un pasto strutturato in antipasto, primo, secondo e dessert. Preparer primi piatti di pasta, variando la testura di quest'ultima, ma conti- nuando a condirla con un sugo, non con l'insalata o la marmellata. Preparer secondi di carne e di pesce, e cos via. User ingredienti tipici italiani, arricchendoli magari con qualche tocco esotico. Ma questo, del resto, s' sempre fatto: non dimentichiamo che il pomodoro arrivato dalle Americhe e che prima della fine del Settecento nessuno si sa- rebbe sognato di mangiarlo. La cucina molecolare sar soprattutto fatta di aromi e sapori semplici e naturali, co- me sempre stata la nostra cucina: pensate al pesto alla genovese e confrontatelo con una sofisticata salsa della tradizione francese ... Se aromi e sapori devono conservarsi semplici, allora il gioco della costruzione si concentrer naturalmente sulle testure (di questo tratta appunto il quarto principio). Secondo principio: fondamentalmente per cucinare molecolare italiano dobbiamo usare ottimi prodotti di base e aumentarne la bont attraverso le nuove tecniche. Gli ingredienti saranno tutti di origine naturale, senza l'uso di additivi chimici, di aromi e 44 l- 11 o a J.
a 1- le .0 1- ii n il a.- J- In Sl la Ili . e LA CUCINA MOLECOLARE ITALIANA: IL MANIFESTO coloranti sintetici e via dicendo. La lavorazione, inoltre, dovr esaltarne le caratteristi- che specifiche, non appiattirle o nasconderle. Terzo principio: non possiamo ignorare che ai nostri giorni siamo diventati molto sensibili ai problemi della salute e del benessere a tavola: una cucina che non ne tenesse , conto sarebbe anacronistica. La sfida interessante consiste, dunque, nel realizzare piat- ti che siano buoni e che allo stesso tempo facciano bene. La cucina molecolare possiede i mezzi per farlo: partendo da ingredienti salutari, attraverso lo studio delle loro pro- priet fisiche, chimiche e gastronomiche, pu inventare lavorazioni che li trasformino in piatti nuovi e appetitosi. Quarto principio: quello che pi di tutti caratterizza la cucina molecolare italiana dal punto. di vista tecnico. Si tratta di una cucina di testure, che vengono progettate in modo da armonizzarsi al meglio con aromi e sapori e da regolarne tempi e intensit di rilascio durante la degustazione. La testura di un piatto ne influenza profondamente tutti gli altri aspetti organolettici: pu essere tanto tenue da liberare in un istante tutto il gusto, appena la pietanza entra in bocca; oppure pu essere tenace e richiedere una lunga masticazione, in modo da centellinare il contenuto aromatico e farlo durare a lungo; pu, ancora, essere disomogenea, fatta di parti dell'uno e dell'altro tipo, dispo- ste con arte in modo tale da rilasciare ondate di gusto in una studiata sequenza tempo- rale: in questo caso diventa simile a uno strumento musicale che rilascia ogni nota al momento opportuno, costruendo una melodia. Tutto dipende da come sono disposte le molecole all'interno del cibo: le molecole sono i mattoni, la pietanza la casa, la testu- ra l'architettura. Sono mattoni estremamente vari, complessi e differenziati, quelli del cibo, che si possono combinare fra loro in un'infinit di diverse geometrie: le architet- ture secondo cui sono disposti determinano la struttura della materia gastronomica e le sue propriet, creando la differenza tra una maionese buona e una impazzita, tra lo zucchero a velo, lo zucchero semolato e lo zucchero filato, tra una granita e un blocco di sciroppo ghiacciato. Gli stati di questa materia sono molteplici e diversificati. Un tempo, sui libri di scuola, non si studiavano che solidi, liquidi e gas; e si restava perples- 45 LA CUCINA MOLECOLARE si, quando ci si trovava a dover classificare in una di queste categorie la panna montata, la marmellata o la mollica del pane. Ora anche la scienza ha dato un nome a quella ter- ra di nessuno che stava a met strada tra lo stato liquido e lo stato solido: si chiama materia soffice. All'interno di questa categoria generale troviamo varie strutture spe- cifiche: le schiume, le emulsioni, i gel... owero bianco d'uovo montato, maionese, mar- mellata ... Le studiamo, con tutti i metodi potenti che la fisica moderna ci mette a di- sposizione e, una volta capite, impariamo anche a produrle ed entriamo in cucina con lo spirito di architetti del mondo microscopico. Ogni gesto di cucina diventa un atro di costruzione dell'edificio molecolare della pietanza, secondo l'architettura che il cuoco e lo scienziato, insieme, hanno prestabilito. 46 tIlltIJII tI IJIldWtIS tIHJINJtIl
Q UASI UN MANUALE GIUNTA l'ora della pratica. Eccoci finalmente al cuore del libro, dove si apre lo scri- gno e si svelano i segreti, dove per la prima volta compaiono tutte le ricette. Ma que- ste sono solo uno degli ingredienti dei prossimi capitoli, forse nemmeno il pi im- portante. Ci che qui conta davvero sono le tecniche che stanno alla base dei piatti e le idee scientifiche che le hanno generate. Per certi aspetti, potremmo considerare le cinquantuno ricette che seguono come semplici esemplificazioni dei concetti da cui nascono. Ci non significa che quelle pietanze siano solo virtuali e teoriche: si tratta di piat- ti veri, cucinati e serviti tantissime volte ed elogiati da chi li ha potuti assaggiare. Al- cune portate fanno parte del men degustazione del Mistral, altre sono state almeno una volta nella carta del giorno della Terrazza, altre ancora sono state preparate per eventi speciali: di ognuna conoscerete, a tempo debito, tutti i dettagli. Quel che s'in- tende dire che le ricette possibili sono molte, ma molte di pi. Quando si compren- de a fondo una tecnica, quando si capisce perch si attuano determinate procedure su specifici ingredienti, quando si consci delle trasformazioni microscopiche che i nostri gesti di cucina producono, allora ovvio e naturale modificare una ricetta se- condo il nostro estro e il gusto di chi mangia o secondo quel che ci offrono la stagio- ne e il mercato. Diventa anche semplice - ve ne accorgerete magari con stupore - ideare nuovi piatti di sana pianta, applicando la tecnica a un ingrediente ancora ine-' splorato. Lo sguardo scientifico sulla cucina, lungi dall'essere un vincolo alla creativit, apre nuovi orizzonti, nuove possibilit. Se so perch qualcosa avviene, allora so anche 49 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE come farlo avvenire, e posso decidere se farlo o non farlo a mio piacere. Ma se non so il perch dei fenomeni che si susseguono tra i fornelli, sar sempre legato all'espe- rienza bruta, dovr basarmi solo su ci che la tradizione mi ha trasmesso e provare e riprovare alla cieca ogni volta che vorr apportare anche un piccolo cambiamento. Il messaggio che queste pagine vorrebbero trasmettervi un invito a cimentarvi nella sperimentazione e nella creazione. certo che anche voi darete vita a nuovi piatti di cucina molecolare, anche pi buoni di quelli che troverete nei prossimi capi- toli: questo non potr che far piacere agli autori e sar la conferma che il loro lavoro non stato vano. L'enfasi sar posta dunque sulle tecniche: Ogni capitolo dedicato a una di esse e la presenter in dettaglio sotto vari aspetti: la visione scientifica, le valenze gastro- nomiche, la reperibilit di materie prime e attrezzature, i risvolti nutrizionali e via dicendo. Sarete spesso invitati a fare con le vostre mani esperimenti preliminari che servono a prendere confidenza con la materia e a toccare e assaggiare esempi sem- plici e istruttivi delle strutture che si vanno a produrre. Alla base di tutto sta la profonda convinzione didattica che sia sempre preferibile partire da situazioni sem- plici ma fondamentali, arricchendole solo in un secondo tempo di tutti gli orpelli che rendono un piatto unico e personalizzato. Alla presentazione generale della tecnica seguono le ricette vere: anche qui ampi commenti chiariscono il come e il perch di determinati accorgimenti e procedure, alla luce di ci che si discusso nella trattazione generale. Alla fine, avrete imparato concetti importanti e profondi della cucina scientifica partendo dall'esperienza diretta, e difficilmente li dimenticherete. La sequenza dei capitoli, piuttosto che la logica di un men, segue un ordine cre- scente di difficolt pratica e un percorso d'introduzione alle idee scientifiche di base. Si comincia con le cagliate d' uovo, che si preparano a freddo con un'attrezzatura 50 QUASI UN MANUALE minimale e con ingredienti semplicissimi. Qui si impara dal vivo che cos' la coagula- zione delle proteine e quale struttura pu dare alle pietanze. Seguono le salse alla le- citina di soia, altrettanto semplici, ma che richiedono un minimo di manualit nella preparazione: interessanti per i risvolti dietetici e sensoriali, sono un'ottima lezione pratica sulle emulsioni e le schiume. Con le paste alla lecitina, quasi una filiazione di- retta delle salse, potrete dare libero sfogo alla vostra italica creativit e conoscere l'ar- chitettura intima del nostro piatto nazionale. Nel capitolo seguente si parla delle lavorazioni a caldo degli amidi. Il panorama si arricchisce: per il cuoco si presenta l'occasione di produrre strutture che liberano aromi e sapori con incredibile intensit sciogliendosi in bocca, cialde di ineguagliabi- le croccantezza, gnocchi morbidi e gustosi. Il tutto privo di glutine, a beneficio dei celiaci, e senza uova. Intanto imparerete, toccando e assaggiando, la transizione sol- gel (il processo alla base della formazione delle gelatine), protagonista significativa della ricerca moderna sulle strutture complesse della materia. Il capitolo sulla pasticceria molecolare da intendersi come una piacevole sosta sul cammino e si allontana un po' dallo schema fin qui seguito: questa volta non im- parerete una nuova tecnica, ma metterete a frutto le tecniche precedenti per creare un'intera gamma di dessert molecolari. Si riprende con un capitolo impegnativo, dedicato alle cotture in zuccheri fusi, per cimentarsi nelle quali non necessario essere cuochi provetti, sia chiaro; occorro- no per due ingredienti fondamentali in cucina: il tempo e la pazienza. Inoltre, im- portante fare attenzione ai dettagli. Sar fondamentale anche munirsi di termometri adeguati, ma ne parleremo quando sar il momento. Per finire, un capitolo pirotecnico, tutto consacrato alle meraviglie dell'azoto li- quido: un invito a provare, con tutte le indicazioni e i suggerimenti per farlo a costi contenuti e in piena sicurezza. Vi troverete notizie, consigli, aneddoti frutto di anni di esperienza sul campo. un capitolo scritto con la profonda convinzione che i raf- freddamenti in azoto siano alla portata di tutti, che siano interessanti, pratici e van- 51 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE taggiosi; con l'auspicio che, in un futuro assai prossimo, non solo i ristoranti, ma an- che molte famiglie italiane preparino i loro gelati estemporanei nel magico calderone fumante, diventando la prova tangibile che anche la scienza a v a n ~ a t a pu essere rac- contata a tutti e da tutti messa in pratica con vantaggio. Siamo quasi pronti per partire, ma prima d'obbligo qualche precisazione tecnica. Le ricette sono scritte in stile tradizionale, elencando prima gli ingredienti e de- scrivendo poi la procedura di lavorazione. Ricordate che la procedura, qui, sempre pi importante di tutto il resto; gli ingredienti sono come i mattoni con i quali si co- struisce la casa: indispensabili, ma il progetto che la rende bella o brutta, scomoda o funzionale. Nei limiti del possibile, vengono indicate le dosi e le porzioni. In alcuni casi, dare numeri non aveva senso: sale e pepe, per esempio, si aggiungono solitamen- te secondo il gusto individuale. Cos, individualmente, vengono dosati past, sugo e salse. Le quantit specificate sono, come sempre in cucina, indicative. Ci significa che, variando le dosi di qualche punto percentuale, a meno che non sia espressamente specificato, non si distrugge la pietanza. Tanto l'esperienza di generazioni di cuochi, quanto la moderna fisica dei sistemi complessi ci insegnano che le propriet della struttura totale sono in buona parte indipendenti dai dettagli dei componenti; o, in altri termini, che l'architettura conta pi dei mattoni. Per esempio, se in una maio- nese aggiungo una goccia di olio in pi o in meno, la maionese resta, bene o male, sempre quella; ma se la monto nel modo sbagliato, allora impazzisce, anche se ho ri- spettato le dosi al milligrammo. Oppure: un cucchiaio in pi o in meno di farina non decide la testura di una focaccia, ma impastarla troppo o troppo poco, oppure sbagliare la sequenza di lievitazioni e impastamenti pu fare disastri. Sia benedetto il vecchio e apparentemente impreciso quanto basta! Esso non denota l'ignoranza delle generazioni che ci hanno preceduto, bens la profonda sa- 52 1 r F c c c r F r F S n F il QUASI UN MANUALE pienza di una tradizione che ha recepito il messaggio cruciale: che il risultato pi importante del punto di partenza, che la geometria pi significativa dei numeri. Quando su un ricettario si trovava aggiungere farina finch l'impasto non pi colloso, non significava che l'autore fosse un analfabeta incapace di fare una pesata. Significava piuttosto che ia sua lunga esperienza gli aveva insegnato che quella dose pu cambiare di giorno in giorno: la farina igroscopica e assorbe l'umidit dell'aria, per cui nei giorni secchi ne occorre meno rispetto ai giorni piovosi. Se, com' naturale in cucina, si interessati soprattutto al risultato finale, occorre adeguarsi alle contingenze e ammettere che le dosi devono adattarsi alla struttura. Notate che agirebbe similmente un computer che seguisse un algoritmo efficiente: anzich misurare ogni volta l'umidit delle polveri e ricalcolare i grammi d'acqua, molto meglio inserire nel programma un'istruzione condizionata, un if che dispo- ne l'interruzione dell'aggiunta di farina una volta che si ottenuta la testura preim- postata. Allo stesso modo, lo zucchero da aggiungere a una marmellata dipende dal contenuto zuccherino della frutta che si sta usando; se non siete professionisti che dispongono di un rifrattometro per misurarlo, potete benissimo regolarvi verifican- do testura e sapore. Lo sguardo scientifico moderno rivaluta quella vecchia saggezza, che spesso non metteva tempi e dosi nei ricettari. Se ora sappiamo che cos' un'emulsione, possiamo preparare una maionese senza preoccuparci troppo delle quantit iniziali. Se sappia- mo che cos' un gel e come lo si produce, pu essere anche inutile descrivere per filo e per segno la procedura di realizzazione, come se si stesse parlando a un illetterato. Specificare i dettagli senza rivelare il perch di una dose o di un gesto diventa una co- moda via d'uscita: ci si mette la coscienza in pace, ma non si insegna nulla, e chi legge pu tutt'al pi riprodurre la ricetta, e quella soltanto. Descrivere il perch delle cose, illustrando le strutture della materia soffice alimentare e i processi che le generano, rende chi legge capace di muoversi da solo tra bilance e fornelli, e di creare a sua vol- 53 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE ta. Se ti regalo un pesce, recita un detto, ti sfamo per un giorno. Ma se ti insegno a pescare, ti avr sfamato per tutta la vita. Detto questo, sentitevi liberi di infrangere gli schemi esatti che troverete, se avete capito dove queste modifiche vi portano. Cambiate gli aromi, se ne trovate di pi consoni al vostro gusto. Abbinate il tutto ai vini e alle bevande che preferite. Gli auto- ri stessi amano variare e detestano le prescrizioni rigide da manuale. E ora rimboccatevi le maniche: si parte! 54 ~ LA CAGLIATA D'UOVO INIZIAMO da una' preparazione elementare, che potrebbe perfino provenire da un ricet- tario antico, visto che richiede ingredienti e attrezzature note da secoli: il pi recente l'alcol etilico, la cui distillazione fu scoperta dagli arabi nel Medioevo. Prendete una padella e preparatevi al vostro primo esperimento di cucina moleco- lare. Esperimento 1 Ecco che cosa vi serve: la suddetta padella, innanzitutto, possibilmente a fondo scuro, per apprezzare meglio i cambiamenti che si produrranno nell'albu- me; poi , come avrete capito dal titolo, occorre un uovo. ,Serve anche alcol etilico a 95 gradi; per uso alimentare, naturalmente, quel - lo che si utilizza per preparare liquori casalinghi e che potete procurarvi in una drogheria o in un supermercato; poi vi consigliamo una forchetta e una spatola o un cucchiaio di legno, ma anche una posata qualunque va bene: solo que- stione di preferenze, visto che la sua funzione unicamente quella di mescolare. Se l'avete a disposizione, munitevi anche di una lente d' ingrandimento: non molto comune, ma uno strumento fantastico da tenere in cucina, soprattut- to quando si vogliono capire le testure dei cibi. Avete tutto? Perfetto: adesso rompete l'uovo e versatelo nella padella, in modo che l' albume si distenda per bene sul fondo scuro. Noterete che traspa- 55 TECNICHE SEMPLICI E RI CETIE rente, quasi come l'acqua: di acqua, infatti, ne contiene tanta, oltre a una buo- na dose di proteine. Ora, tenendo gli occhi bene aperti, versate lentamente un filo di alcol sull'al- bume: dove l'alcol l'ha toccato, esso si fatto bianco e ha acquistato la consi - stenza dell'uovo cotto. Non continuate a versare, per il momento, ma con la forchetta sollevate una di quelle chiazze filamentose bianche che si sono formate e osservatela da vici- no. S, sembra proprio cotta, anche se non avete usato fornelli di alcun tipo. Ora versate ancora un po' di alcol. Il fenomeno si propaga, ma non velo- cissimo. Il processo diventa pi efficiente se mescoliamo con la spatola o il cuc- chiaio. A questo punto, potete anche agire allo stesso modo sul tuorlo: l'effetto analogo, ma meno spettacolare, dato che il cambiamento di colore in cottura meno pronunciato. Verificate comunque con la forchetta il cambiamento di testura: molto istruttivo. Potete procedere mescolando e amalgamando il tut- to: vi troverete alla fine con una sorta di uovo strapazzato a freddo, che emana un forte profumo di alcol. .. Fermiamoci un attimo e vediamo di capire che cos' successo. L'albume contiene proteine, immerse in acqua. Le proteine sono molecole complesse: lunghi filamenti composti da unit fondamentali, gli aminoacidi, uniti in sequenza come tanti anelli di una catena. Negli organismi viventi, da cui tipicamente prendiamo il nostro cibo, sono normalmente circondate da acqua, avvolte su se stesse secondo un disegno beli. preciso, che sempre lo stesso per ogni tipo di proteina: questa configurazione si chiama stato nativo. Tra le ragioni per cui stanno raggomitolate in quel modo, riveste un ruolo im- portante la presenza esterna dell'acqua, che attira verso di s alcuni aminoacidi (detti perci idrofili, ovvero amanti dell'acqua) e ne respinge verso l'interno altri (chiamati 56 LA CAGLIATA D'UOVO idrofobi) . Questa pi o meno la situazione dell'uovo crudo. Quando lo scaldiamo, co- munichiamo energia alle molecole dell'acqua e delle proteine, che iniziano a muoversi pi velocemente (si muovevano anche prima, sia ben chiaro: nessuna molecola ferma, in natura, se non allo zero assoluto, owero a circa -273,14 0c). Questo movimento si contrappone alle forze che tengono la proteina raggomitolata; se la temperatura suf- ficientemente alta, il gomitolo si disfa e la proteina perde il suo Stato nativo, owero si denatura. La denaturazione ha un effetto terribile sugli organismi viventi, provocando danni anche letali, ma in cucina prowidenziale. I gomitoli, una volta srotolati, diventano fili che si legano tra loro, intrecciandosi come nella trama di un tessuto: si crea una struttu- ra continua di maglie in cui l'acqua resta intrappolata, struttura che conferisce a quelle macromolecole, prima sospese separatamente in un liquido, una consistenza solida di materia soffice, che un caso particolare di gel (figura 1), denominato coagulo. Si dice allora che le proteine si coagulano. ~ ~ ~ ~ Figura 1. Schema del processo di formazione di un gel. 57 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE Perch questo processo tanto importante in cucina? Perch permette di passare da testure liquide a testure solide soffici: anche nella cottura della carne e del pesce la coagulazione delle proteine riveste un ruolo centrale. Le temperature di coa- gulazione dipendono da fattori diversi, primo fra tutti il tipo di proteina. Quelle del- l'albume, per esempio, si coagulano intorno ai 60 cC, a differenza di quelle del tuor- lo, la cui coagulazione ha inizio poco al di sopra dei 65 o C. Questi numeri non sono mai da prendere alla lettera: si tratta di sistemi complessi, e i fattori che possono in- fluenzare il punto di transizione sono molteplici; la presenza di altre molecole ha ef- fetti sensibili. Volete un buon consiglio? Fate sempre esperimenti sui vostri specifici ingredienti. Il calore non il solo mezzo adatto per ottenere coaguli proteici. Nel caso dei for- maggi, il reticolo di proteine si forma anche per azione di altre molecole, che possono essere acidi o enzimi (il caglio). Allo stesso modo si pu ottenere l'effetto sulla carne con una marinatura acida (succo di limone o aceto). Bene, nel caso dell'uovo, le protei- ne coagulano per effetto dell'alcol. Il meccanismo abbastanza semplice: le molecole di alcol, essendo solubili in acqua, riescono ad awicinarsi ai gomitoli proteici, indebolen- do la forza che l'acqua stessa esercita per tenerli nello stato nativo. Se la concentrazione etilica sufficientemente alta, anche a temperatura ambiente i gomitoli si svolgono e s'intrecciano, creando la trama del tessuto. Dunque, usando l'alcol, abbiamo ottenuto nell'uovo un cambiamento di testura si- mile a quello che awiene cuocendolo, ma senza utilizzare il calore. Tutto ci assai in- teressante, perch significa che gli altri effetti prodotti dal calore in cottura sono assen- ti: primo fra tutti, il cambiamento di aromi. Ma come si fa a dirlo, obietterete? La padella a questo punto punto sa soltanto di alcol! Esiste un trucco, noto agli esperti di fragranze. Se prima vi saturate l'olfatto odoran- do l'alcol puro (attenti a non ubriacarvi!), fiutando la padella sentirete solo quel che emerge dal sottofondo alcolico, owero l'aroma dell'uovo non cotto. Prima di procedere, prendete tra le dita un poco di questo uovo, saggiatene la te- 58 s j l \ LA CAGLIATA D'UOVO stura. Mettetene qualche briciola fra i denti e provate a masticarla. Interessante, vero? A tutti gli effetti, abbiamo prodotto una testura nuova, diversa da quella solita del- l'uovo cotto. Assomiglia, vagamente, a quella della ricotta. Prendete la lente d'ingran- dimento, ora, e osservate la struttura dell'uovo nella padella. Noterete una superficie ruvida e irregolare, fatta di piccoli grani di dimensioni variabili, molto simile, di nuo- vo, a quella che si ottiene in una ricotta. Effettivamente, l'alcol ha agito sulle proteine dell'uovo secondo una modalit analoga a quella degli acidi o del caglio sul latte o sul siero. Ci sembra naturale chiamare cagliata questa nuova testura dell'uovo, che ne dite? S, ma c' un grande problema da risolvere, affermerete: a meno che non si sia alcoli- sti all'ultimo stadio, come si fa a mangiare quel concentrato di etanolo?! Perfettamente d'accordo. Sapete che facciamo, allora? Laviamo la cagliata. Come? S, possiamo lavarla. Non dimenticate che l'alcol solubile in acqua e, come essa gli ha aperto la strada per awicinarsi alle proteine e denaturarle, ora pu, allo stesso modo, offrirgli la via per andarsene. Mettiamo la cagliata sotto un filo d'acqua corrente e il gioco fatto. Be', sperimentando, giocando e disquisendo di scienza, ormai siamo arrivati alla pri- ma ricetta. Eccola. 1. Cagliata d'uovo Ingredienti per 1 panetto di c a g l i ~ t a 4 uova alcol a 95 gradi qb 59 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE Procedura Rompere le uova in un recipiente abbasta nza ampio, aggiungere alcol eti lico da cucina a 95 gradi in piccole quantit, mescolando fino a ottenere la completa coagulazione del - l' uovo. Versare la cagliata in un colino piuttosto grande (lo spessore dell a cagliata nel colino non dovrebbe superare il centimetro) e lavare sotto un fi lo d'acqua corrente mescolando, per togliere l'alcol residuo. Versare la cagliata lavata in una stamigna (tela sottile) e strizzare per eliminare l'acqua in eccesso. Note e commenti Si tratta della preparazione di base: non ancora un piatto, ma piuttosto il punto di par- tenza per costruirne tanti. All'assaggio abbastanza insipida, ma con un pizzico di sale e magari anche di pepe pu essere accettabile. Laspetto pi interessante, non dimentichiamo- lo, la testura. E i sentori, che non suggeriscono affatto l'idea di cotto. Tra le dosi, compare il magico quanto basta: sta a voi scegliere la consistenza che prefe- rite, provando strutture diverse. Ci sono altri modi per ottenere variazioni della testura di base. Primo fra tutti, potete strizzare pi o meno la cagliata nell a stamigna: se lasciate pi acqua sar pi fluida e cremosa; se ne togliete troppa, si sbricioler come formaggio grattu- giato (per recuperarla sufficiente bagnarla e rimpastarla). Ma potete anche variare le proporzioni di tuorli e albumi: in genera le il tuorlo; che contiene anche grassi , aggiunge cremosit, mentre l'albume d una consistenza pi gra- nulosa. O ancora, potete cagliare tuorli e albumi separata mente, ottenendo due paste dalle testure sensibilmente diverse. Sbizzarritevi! Ricordate piuttosto che la procedura suggerita nell'esperimento 1 ottima per stupire gli amici e per imparare la teoria, mentre, per ot- 60 t \ 2 :l LA CAGLIATA D'UOVO tenere una cagliata omogenea e uniforme, meglio mescolare tuorli e albumi prima di versare l' alcol. Altra osservazione utile: il tempo di lavaggio si determina assaggiando, e verificando che il gusto di alcol se ne sia andato. Non conoscendo gli autori quale sia la portata del vostro rubinetto, le caratteristiche del vostro colino e altri dettagli ancora, non avrebbe senso for- nire indicazioni numeriche. Ai pi pigri o ai pi indaffarati, proponiamo di mettere la ca- gliata a bagno in un ampio recipiente pieno d' acqua, cambiando quest'ultima di tanto in tanto: questo stratagemma vi permetter di dedicarvi ad altre faccende anzich stare accan- to al rubinetto. Noterete anche che la cagliata, durante il lavaggio, perde un po' di uovo ri - masto liquido. Non preoccupatevi , normale. Se invece la perdita dovesse essere troppo consistente, significa che dovete utilizzare pi alcol. Ai pi parsimoniosi suggeriamo anche di conservare l' alcol che resta sul recipiente della cagliata per le preparazioni future: in fon- do sono sempre uova, quelle che vi andranno immerse ... Una delle propriet pi interessanti della cagliata la sua plasmabilit: estrema- mente facile lavorarla in sfoglie abbastanza sottili da utilizzare quasi come fossero di past a. La prima piet anza creata con la nuova tecnica e presentata alla prima degusta- zione u ffi ciale un amuse-bouche che sfrutta proprio questa caratteristica meccanica dell'impasto, per utilizzarlo come involucro di un ripieno di caviale. I ~ piatto viene proposto anche nel men degustazione del Mistral. Quest a la ricetta. 61 TECNICHE SEMPLICI E lUCETIE 2. Cagliata d'uovo al caviale con gelatina di cappone e salsa alle rape rosse Ingredienti per 1 persona 10 g di cagliata d' uovo 10 g di caviale 1 disco di gelatina di cappone (brodo legato con 8 fogli di colla di pesce per litro) panna montata con centrifugato di cipolla (il minimo necessario a insaporirla) infuso di rape rosse ridotto Procedura Porre la cagliata modellata a sfera tra due fogli di pellicola trasparente e tirarla con il matterello in uno strato di pochi mm di spessore. A questo punto togliere il foglio supe- riore, mettere il caviale al centro dello strato di cagliata e richiudere quest'ultimo in mo- do da avvolgere completamente il ripieno. Completata l'operazione eliminare anche lo strato esterno di pellicola e servire su un disco di gelatina di cappone. Accompagnare con una quenelle di panna montata sulla sommit del boccone e rifinire con la salsa alle rape rosse. Guarnire a piacere con foglioline di cerfoglio. Note e commenti t:idea era di servire la cagliata al naturale, in questa sua prima uscita in societ, in mo- do che tutti ne potessero apprezzare le caratteristiche peculiari di testura e aromatiche. Niente sale, dunque: il sapore salino viene dato dal caviale. t:idea nasce da una rivisita- zione dei blinis, che si servono comunemente in Russia con le uova di storione, sostituen- doli con questa pasta d'uovo crudo. 62 d d c 1: . - LA CAGLIATA D'UOVO Il risultato interessante, perch l'assenza di sentori di cotto esalta il gusto naturale del caviale, mentre la consistenza morbida della cagliata contrasta ed equilibra la testura del ripieno. Se volete, provate a degustare il piatto con un bicchierino di vodka. Questo piatto, per la materia prima che utilizza, comunque da considerarsi tra i capi d'alta moda. Un uso pi comune e vario della cagliata consiste nello sfruttare la sua testura come base per ripieni, invertendo l'idea geometrica della ricetta precedente. Eccone una versione curiosa. 3. Falsa cima alla genovese cruda ripiena di cagliata d'uovo Ingredienti per 1 persona 50 g di controfiletto di vitello (o altro taglio tenero) 30 g di cagliata 10 g di piselli sgranati germogli di spinaci Per la guarnizione: sugo d'arrosto olio extravergine d'oliva sale e pepe 63 TECNICHE SEMPLICI E RICETIE Procedura Prendere fette sottili di vi t ello di ottima qualit e batterle fino a raggiungere lo spesso- re di un foglio di carta, riempire di cagliata d'uovo e piselli novelli, arrotolare a involtino e servire con germogli di spinaci novelli, sugo d' arrosto emulsionato con olio extravergi - ne d'oliva aromatizzato al rosmarino, cospargere di sale marino grosso e pepe. Note e commenti un antipasto che alla cima genovese solo, scherzosamente, ispirato. Qui, ancora, la cagliata non viene salata o aromatizzata, ma mescolata ai piselli per esaltare il contrasto di testure e i sentori 'di crudo. Sale, pepe e condimenti, necessari a equilibrare il piatto, si trovano all ' esterno. La geometria macroscopica dei piatti uno strumento fantastico nelle mani di uno chef per creare contrasti e armonie di testure. Ne abbiamo un esempio nella prossima ri - cetta. 4. Multistrato di tartara di branzino, cagliata e uova di salmone con crema di cren Ingredienti per 1 persona 70 g di branzino 30 g di uova di salmone 30 g di cagliata d' uovo 64 Pr p d' pi d' N ir li Per il condimento: yogurt magro fumetto di pesce cren olio extravergine d' oliva sale e pepe Procedura LA CAGLIATA D'UOVO Tritare il branzino fresco a cubetti della stessa dimensione delle uova di salmone. Pre- parare in un tagliapasta, di circa 5 cm di diametro, un millefoglie, intercalando cagliata d'uovo, uova di salmone e branzino tritato in strati di circa 2 mm di spessore; condire il piatto con yogurt magro diluito con fumetto di pesce e cren a piacere, olio extravergine d' oliva, sale e pepe. Note e commenti Qui, di nuovo, la cagliata utilizzata in purezza e con ingredienti crudi. t.:aspetto pi interessante del piatto sta nella sua geometria: l' alternarsi degli strati produce una se- quenza di sensazioni studiate, dovute alle diverse testure, durante la masticazione. Potete provare a variare, secondo il vostro gusto, la composizione degli strati. Dopo i piatti d'alta cucina, veniamo a una serie di ricette casalinghe, da sfruttare ta- li e quali, oppure da variare opportunamente. 65 TECNICHE SEMPLICI E RICE1TE 5. Spuma vegetariana per tartine Ingredienti per circa 10 tartine Per la spuma: 50 g di cagliata 30 g di mascarpone 30 g di panna montata 30 g di peperoni di diversi colori qualche goccia di succo di limone sale e pepe pane ai semi di finocchio tostato Procedura Preparare la panna montata con sale, pepe e succo di limone. Aggiungere la cagliata al mascarpone montando con un frustino; quando il composto risulta omogeneo, introdur- re la pa'nna montata mescolando delicatamente con un cucchiaio; infine inglobare i pepe- roni tritati in dadolata finissima (1 -2 mm) . Spalmare sulle fette di pane ai semi di finocchio tostate. Guarnire con foglioline di cerfoglio. Note e commenti Ecco finalmente la cagliata che abbandona il suo fiero isolamento per mescolarsi inti - mamente ad altri ingredienti, creando testure nuove. Provate tutte le variazioni che vi na- 66 LA CAGLIATA D'UOVO scono nell a fantasia, ricordando sempre che gli ingredienti crudi si sposano perfettamente con i sentori dell a vostra materia prima molecolare .. . 'I Ecco un altro piatto freddo, che si addice alla perfezione a un men di magro. 6. Foglie di lattuga alla cagliata Ingredienti per 1 persona 4 foglie di lattuga 40 g di cagliata 15 g discalogno appassito in sale sale e pepe 4 foglie di menta Per l' accompagnamento: 4 filetti d' acciuga dissalati sott' 0110 vinaigrette all'aceto balsamico tradizionale stravecchio Procedura Scottare le foglie di lattuga in acqua boll ente; dopo averle raffreddate e asciugate, riempirle con la cagliata in cui avrete incorporato lo scalogno tagliato a julienne, il pepe e una fogliolina di menta ciascuna. Servire con i fi letti d'acciuga e cospargere di vinaigrette. 67 T ECNICHE SEMPLICI E RI CETTE Note e commenti Se non gradite la menta, potete eliminarla o scegliere altre erbe aromatiche secondo il vostro gusto. Prima di finire, ecco un piatto squisitamente estivo di pasta fredda. 7. Falsa carbonara molecolare fredda Ingredienti per 1 persona 60 g di spaghetti di riso 60 g di cagliata 30 g di guanciale di maiale affumicato erba cipollina pepe Procedura Tagliare il guanciale a Iistarelle sottili. Cuocerlo in padella in modo da fonderne il gras- so. Frullare met della cagliata insieme al grasso del guanciale fuso in modo da ottenere una crema. Disporla sul fondo del piatto. Porre gli spaghetti cotti al centro del piatto e condire con la restante cagliata e le listarelle ~ i guanciale croccanti rimaste nella padell a. Spolverare con pepe ed erba cipollina tritata. 68 LA CAGLIATA D'UOVO Note e commenti t.:idea di u n ~ carbonara fredda una sfida divertente. Laddove un uovo cotto lasciato raffreddare risulta deludente, un uovo coagulato a freddo si armonizza alla perfezione con gli altri ingredienti : provare per credere. E, come gran finale, un piatto di pasta in cui la cagliata, utilizzata come condimen- to, osa persino lasciarsi intiepidire. 8. Lasagnette tiepide al pesto di cagliata Ingredienti per 1 persona 4 dischi di pasta di farina integrale di grano duro (60 g circa) 30 g di cagliata 30 g di pomodori "dattero pelati, senza semi, a cubetti di 1/2 cm foglie di basilico li gure fresco aglio tritato pinoli tostati e tritati grossolanamente sale e pepe Procedura Cuocere i dischi di pasta. Mescolare la cagliata con i restanti ingredienti e farcire le lasagne a strati con il ripieno cos ottenuto. Intiepidire il piatto a bagnomaria o al microonde prima di servire. 69 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE Note e commenti Il pesto di cagliata, che potremmo anche chiamare scherzosamente "pesto molecola- re, ha ben poco a che vedere con il pesto alla genovese tradizionale, se non fosse per la presenza del basilico. Il nome comunque un sentito omaggio a uno dei pi fantastici condimenti della cucina tradizionale e alla terra che ne la patria. Una nota importante sul termine intiepidire: qui s' intende che dobbiamo restare poco sopra ai 40C, tempe- ratura sufficiente a dare una sensazione di calore ali palato, ma tale da non produrre mo- difiche organolettiche significative negli ingredienti. Assolutamente vietato superare i 60C, punto di coagulazione dell ' albume per effetto termico. 70 ~ LE SALSE ALLA LECITINA DI SOIA , LA lecitina di soia, utilizzata da tempo nell'industria alimentare, da qualche anno ha fatto la sua comparsa anche sugli scaffali dei supermercati, nel reparto dei prodotti die- tetici e degli integratori alimentari. Il motivo della sua diffusione sono le sue propriet salutari: favorisce l'eliminazione di grassi e del colesterolo dal sangue, prevenendo l'ate- rosclerosi. Con il termine lecitina s'intende solitamente una miscela di diverse moleco- le che presentano propriet interessantissime, come vedremo tra poco. Isolata per la prima volta nel 1850 da Maurice Gobley, che la estrasse dal tuorlo dell'uovo, prende il suo nome proprio dal nome greco del tuorlo: lekithos. presente nelle membrane delle cellule animali e vegetali, per cui ampiamente diffusa in natura, ma la sua estrazione dalla soia particolarmente economica e semplice. In questo capitolo imparerete le sue propriet gastronomiche, che ci permettono di usarla come un vero e proprio ingrediente e non come un semplice additivo, utilizzato in dosi minime, come avviene nelle preparazioni industriali e artigianali. La lecitina ci consente di creare testure favolose, e la sua valorizzazione ci porta a preparare final- mente pietanze buone e, al tempo stesso, salutari. Procuratevi dunque un barattolo di lecitina granulare e qualche semplice strumento di cucina per iniziare gli esperimenti. preferibile scegliere lecitina pura: da evitare le versioni aromatizzate. In commercio possibile trovare anche lecitina liquida o in pol- vere, in negozi specializzati, ma la forma granulare in assoluto la pi diffusa, per cui ci riferiremo a questa nelle nostre prove. Tenete presente che il livello di purezza varia da produttore a produttore, ma che i comuni barattoli dei supermercati solitamente contengono lecitina al 70 o 80 per cento; per i nostri scopi comunque sufficiente. 71 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE Prima di tutto, se non l'avete mai fatto, assaggiatela. I nostri fini sono principalmen- te gastronomici, per cui le propriet organolettiche devono essere prese in grande con- siderazione. Noterete che ha un sapore fondamentalmente neutro, con vaghi aromi di frutta sec- ca. Tenetelo presente quando si tratter di abbinarla ad altri ingredienti. Alla mastica- zione, la sua consistenza cerosa. Schiacciatene qualche grano tra le dita e notate come si impasta; vi lascer i polpastrelli leggermente unti, ma potete pulirvi facilmente con un po' d'acqua, senza bisogno di usare il sapone. Ricordatevi anche di questo, e ricorda- te, se mai vi capitato, che anche un recipiente sporco di tuorlo d'uovo si lava bene con acqua senza detersivo. un indizio importante. Mettetene qualche grano in acqua: co- me vedrete, non si scioglie facilmente, anche mescolando. Ora procediamo con gli esperimenti. Esperimento 2 Prendete una bottiglietta trasparente (diciamo una di quelle da mezzo litro per l'acqua minerale) e riempitela d'acqua per met. Aggiungete mezzo cuc- chiaino di lecitina, tappate e agitate con forza per una decina di secondi. Note- rete che si formata una schiuma densa e stabile, un po' come quella di un de- tersivo. Se la confrontate davvero con quella del detersivo, vedrete che per questa dura di pi. Esperimento 3 In una bottiglietta simile alla precedente, mettete acqua e olio in parti ugua- li , riempiendola fino circa a met. I due liquidi si separeranno nettamente: l'o-f lio, pi leggero, star in altro, l'acqua in basso. Ora tappate e agitate. Si forma un liquido torbido e biancastro. Per qualche 72 " LE SALSE ALLA LECITINA DI SOIA istante. olio e acqua sembrano essersi miscelati. Ma. se lasciate riposare per qualche secondo. vedrete che cominciano immediatamente a separarsi. Se aspettate un tempo sufficiente. tutto torner come all'inizio. Ora aggiungete. come nell'esperimento 2. mezzo cucchiaino di lecitina nella bottiglia che contiene i due liquidi. Tappate e agitate con forza per una decina di secondi. Di nuovo si forma un fluido torbido e chiaro. ma stavolta stabi le. Aspet- tate pure qualche minuto: vedrete che la situazione ben diversa rispetto a prima. Che cosa abbiamo imparato da questi esperimenti? Due propriet importanti della lecitina: 1. in grado di produrre schiume; 2 . . rende miscibili acqua e olio. Se osserviamo con una lente d'ingrandimento la miscela di acqua e olio, possiamo notare minuscole bollicine d'olio all'interno dell'acqua, simili a quelle d'aria nella schiuma. Se disponessimo di uno strumento tanto potente da mostrarci le molecole, potremmo vedere come entrambi i tipi di bolle, di olio e di aria, siano circondati da mo- lecole di lecitina. Dunque i punti 1 e 2 citati sopra, descrivendo il tutto secondo una scala pi piccola, si possono riformulare cos: 1. la lecitina favorisce la formazione di bolle d'aria in acqua frapponendosi fra l'aria e l'acqua; 2. favorisce la formazione di bolle d'olio in acqua frapponendosi fra l'olio e l'acqua. Nel linguaggio scientifico, la struttura del punto 1 si chiama, come nel linguaggio comune, schiuma, mentre quella del punto 2 viene definita emulsione (figure 2 e 3). 73 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE Figure 2 e 3. Le strutture microscopiche di una schiuma e di un'emulsione. Vediamo di capire perch si formano queste due strutture, che sono tipici esponenti della materia soffice alla base di una miriade di testure gastronomiche. Innanzitutto dobbiamo capire perch olio e acqua normalmente si separano. All'ori- gine ci sono le interazioni elettrostatiche tra le molecole. L'olio composto di trigliceri- di, e questi sono idrofobi, secondo la terminologia introdotta nel capitolo precedente a proposito degli aminoacidi delle proteine. In altri termini, le molecole che compongono l'olio, per effetto delle interazioni elet- triche, tendono a starsene lontane da quelle dell'acqua e vicine tra loro. La lecitina contiene delle molecole molto particolari, i fosfolipidi, formati da una te- sta idrofila, che contiene fosforo, e da due code idrofobe, costituite da acidi grassi (fi- gura 4) . La testa tende a stare accanto alle molecole d'acqua, mentre le code ad allontanarse- ne. Quando la stemperiamo in acqua, la lecitina, per soddisfare queste esigenze contra- stanti, si dispone in aggregati di forma sferica (micelle) con le teste idrofile all'esterno e le code idrofobe all'interno (figura 5). 74 ,. .. l e LE SALSE ALLA LECITlNA DI SOIA "\ testa idrofila ___ code idrofobe Figura 4. La struttura schematica di un fosfolipide. ' ~ ; f ? ~ ~ Figura S. Un aggregato (micella) di fosfolipidi in acqua. Nel caso dell'emulsione, i fosfolipidi circondano le bollicine d'olio con le code, dirigendo le teste verso l'acqua (figure 6 e 7); nel caso della schiuma, fanno lo stesso con le bolle d'aria. 75 - TECNICHE SEMPLICI E RICETTE Figure 6 e 7 La struttura dettagliata di una bolla in un'emulsione e in una schiuma. Le molecole dotate di una parte idrofila e una idrofoba vengono chiamate, in ter- mini tecnici, anfifiliche (dal greco, che amano entrambi). Sono molecole anfifili- che anche quelle che troviamo nei saponi e nei detersivi: infatti riescono a dissolvere i trigliceridi nell'acqua, emulsionandoli, e ci permettono di lavarci le mani unte; lo sono anche molte proteine: quelle dell'albume dell'uovo, per esempio, e quelle del siero del latte. La lecitina, per, grazie alle sue code, ha una propriet che la differenzia notevol- mente: un grasso (ricordate come vi ungeva i polpastrelli?). In altri termini: la leciti- na un grasso che sgrassa. Non vi stupir, a questo punto, sapere che anche la maionese un'emulsione, in cui le bollicine d'olio stanno immerse nell'acqua grazie alla lecitina del tuorlo. Salsa gustosa di per s, paradigma di tutte le emulsioni culinarie, riveste un'importanza fondamentale in cucina, essendo una salsa madre: serve, cio, come base per la prepa- razione di una gamma vastissima di salse pi complesse, che si formano aggiungendo- 76 r
LE SALSE ALLA LECITINA DI SOIA le nuovi ingredienti: la salsa tonnata, la remoulade, la salsa tartara, la salsa andalusa e . via dicendo . Il rovescio della medaglia riguarda gli aspetti nutrizionali e alcuni problemi tecnici. La maionese, contenendo tuorli d'uovo e tanto olio, estremamente calorica (650-700 kcal per 100 g) e apporta una dose non trascurabile di colesterolo (70 mg ogni 100 g). Da un punto di vista pi pratico e gastronomico, rischia di impazzire (si rompe l' e- mulsione o l'olio si separa dall'acqua) se non viene preparata con cura, e non regge il ca- lore: sopra i 65C, le proteine del tuorlo iniziano a coagularsi. L'idea di una nuova salsa madre nasce dalla constatazione che l'unico emulsionan- te efficace che contiene il tuorlo la lecitina, e che quest'ultima anche un grasso. I grassi in cucina sono importantissimi: danno testure cremose e catturano gli aromi; difficilmente possiamo sostituirli con altri ingredienti. Se la lecitina al tempo stesso un emulsionante e un grasso, per, possiamo partire da una base di schiuma concen- trata di lecitina, e aggiungere a questa le altre componenti che personalizzano le salse emulsionate. La schiuma di lecitina estremamente soffice e leggera, perch ingloba bollicine d'aria; per anche resistente, dato che contiene solo fosfolipidi e non altri grassi e proteine. Regge bene il riscaldamento fino a quasi 100C (oltre, l'acqua eva- pora, non dimentichiamolo). Ma, soprattutto, molto meno calorica della maionese e non contiene colesterolo: anzi, ne facilita l'eliminazione grazie al suo ingrediente prin- cipale. Vediamo ne subito la ricetta. 77 9. Salsa base di lecitina Ingredienti 40 g di lecitina di soia 125 mi di acqua Procedura TECNICHE SEMPLICI E RICETIE Porre la lecitina granulare in una ciotola. Scaldare l'acqua e versarla sulla lecitina in piccole quantit, lasciandola assorbire. Quando la lecitina sufficientemente ammorbidi- ta, iniziare a stemperarla con un cucchiaio o una spatola eliminando i grani. Montare con una frusta o un minipimer aggiungendo l'acqua restante. La salsa base pronta quando risulta soffice e lucida. Note e commenti Questa ricetta semplice richiede comunque molte spiegazioni. Prima di tutto: mai co- me in questo caso le dosi sono solo indicative. Cambiando la quantit d'acqua, la salsa diventa pi o meno liquida. Montando pi o meno a lungo e intensamente, la schiuma ingloba pi o meno aria, e dunque risulta pi o meno soffice. Sta a voi decidere la testura che meglio si addice alle vostre esigenze: questa solo una proposta. Si tratta comunque della base pi comunemente usata nelle ricette di cucina mo- lecolare italiana. Una variante utilizzata di quando in quando dimezza la quantit d'acqua per produrre salse pi dense, che possono essere servite insieme a quelle realizzate con la base canonica per creare contrasti di testure. Avremo modo di parlarne fra poco. Sia ben chiaro che questa base, a differenza della maionese, non una salsa di per s: assolutamente neutra, quasi priva di aromi e di sapori; pura testura. Si pu peraltro 78
n i- n o o- sa na na 10- ua la s: tro LE SALSE ALLA LECITlNA DI SOIA trasformare facilmente in una vera ricetta aggiungendo sale, aromi, una componente aci- da (aceto o limone) e altro ancora. Ci, per, non un difetto, ma un grande vantaggio: rarissimo in cucina disporre di basi che forniscano unicamente testura, in quanto gli aro- mi e i sapori che le salse madri portano con s condizionano fortemente le possibilit di combinarle con altri ingredienti. Se il vostro palato sensibilissimo e cogliete anche i leg- geri sentori vegetali della lecitina, allora potrete intuire che la nuova base sar ottima combinata con altri vegetali e con pesce, crostacei e molluschi; ma questo solo un sug- gerimento. Gli aspetti nutrizionali sono estremamente interessanti: considerando che la lecitina che trovate normalmente in commercio in forma granulare apporta circa 7 kcal per g, il valore energetico totale della nuova base inferiore al 25 per cento di quello della maio- nese. Tutto questo senza colesterolo e grassi animali. Niente male, vero? Per finire, qualche accorgimento tecnico. Il difetto maggiore che pu presentare que- sta preparazione la presenza residua di grani di lecitina. Per questo, fondamentale stemperarla bene nella prima fase di lavorazione, prima di aggiungere altra acqua e mon- tare: quando i ~ r a n i iniziano a galleggiare nell'acqua e le bolle d'aria a entrare, sciogliere i grani diventa molto pi difficile. Un minipimer, chiaramente, pu risolvere molti problemi, ma non vi permette di te- nere sotto controllo la testura istante per istante, cosa che, almeno le prime volte, vi con- sigliamo invece vivamente di fare. Lacqua calda facilita lo scioglimento dei grani. Anche un breve passaggio nel forno a microonde, peraltro, giova allo scopo. Adesso che avete a disposizione la vostra salsa base, iniziate ad assaggiarla. Prima in purezza, poi aggiungendole un po' di sale, di aceto, di pepe, di erbe aromatiche e via di- cendo. Notate come aromi e sapori si combinano alla testura per generare la sensazione complessiva che chiamiamo comunemente il gusto di una pietanza. Proverete anche 79 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE' che il sale riesce a eliminare un eventuale leggero sottofondo amaro, e che l'aceto atte- nua l'untuosit. Fate esperimenti. Notate anche come la bocca resti libera e pulita, dopo aver deglutito la salsa ed even- tualmente bevuto un bicchiere d'acqua: l'effetto detergente della lecitina, il grasso che sgrassa. Si tratta di un aspetto tutt'altro che banale: le preparazioni realizzate con questa ba- se saranno in grado di ripulire papille e palato da altri grassi presenti nel piatto e lasce- ranno la bocca piacevolmente pronta ad accogliere la portata successiva. Dopo gli esperimenti, passiamo al primo piatto realizzato con la base alla lecitina, presentato alla cena del debutto e servito nel men degustazione del Mistral. Si tratta del vitello tonnato lieve, in cui la carne viene accompagnata da questa salsa. 10. Salsa tonnata molecolare Ingredienti (dose indicativa per 6 persone) 6 g di olio extravergine d'oliva 15 g di cipolle 40 g di carote 10 g di sedano 4 di di vino bianco 150 g di tonno cotto a vapore 10 g di capperi 3 mezzi filetti d' acciuga 75 g di base alla lecitina 80 ... [- e l- >- a, :a LE SALSE ALLA LECITlNA DI SOIA Procedura Tagliare a cubetti le verdure e appassirle nell'olio d'oliva, aggiungere il tonno e farlo stufare assieme alle acciughe e ai capperi, bagnare con il vino bianco e portare a compIe- ta evaporazione. Passare al seta cci o e incorporare alla base alla lecitina. Se necessario aggiustare l'acidit con aceto di mele biologico. Note e commenti Non si tratta ovviamente di un surrogato della salsa tonnata tradizionale, bens di una preparazione nuova, con caratteristiche proprie. Rispetto alla sua parente prossima della cucina classica, stupisce per la leggerezza e la sensazione di pulizia al palato. Un aspetto che rende unica questa salsa la possibilit di servirla calda, intiepidendo- la a bagnomaria o nel forno a microonde. Vi consigliamo di provarla, perch la sensazio- ne, per chi abituato alla versione tradizionale, sempre necessariamente fredda, sor- prendente. Una variante interessante consiste nell'utilizzare una base pi densa, ottenuta riducen- do di circa la met il contenuto d'acqua. Con questa preparazione pi consistente potete realizzare delle quenelle da servire insieme alla versione pi liquida. Se avete una ricetta vostra di salsa tonnata, provatela utilizzando la base alla lecitina al posto della maionese e poi correggendo eventualmente le dosi. Dopo questo doveroso tributo alla tradizione, passiamo a una ricetta pi innovativa. 81 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE 11. Carpaccio di cervo alla crema di castagne Ingredienti per 1 persona 60 g di filetto di cervo 20 g di base alla lecitina 10 g di purea di castagne 2 funghetti champignon crudi tagliati a fette sottili fior di sale Procedura Alla base .di acqua e lecitina aggiungere la purea di castagne mescolando con un cuc- chiaio (curando di mantenere una consistenza liquida); servire la salsa tiepida con il filet- to di cervo crudo a fette sottili e guarnire con i funghi e il fior di sale. Note e commenti un piatto che nasce pensando alle sensazioni di un bosco in autunno. La lecitina si abbina alla perfezione alle castagne, riuscendo a realizzare una testura cremosa quasi li - quida, piuttosto inconsueta con questo ingrediente. La temperatura a cui viene servita esalta gli aromi, favorendone la rapida liberazione in bocca. La prossima una ricetta semplice e veloce, che potete realizzare in casa anche quan- do siete di fretta. A proposito: ricordatevi che la base alla lecitina, una volta preparata, si conserva benissimo in frigorifero in un recipiente chiuso o in una scodella coperta con carta trasparente. 82
j l, a LE SALSE ALLA LEClTINA DI SOIA 12. Insalata di pollo con indivia belga e maionese molecolare alle acciughe Ingredienti per 1 persona 70 g di petto di pollo bollito o cotto in padella 1 cespo d'indivia belga 30 g di base alla lecitina 1 filetto d' acciuga sott' olio 5 capperi dissalati qualche goccia di succo di limone sale e pepe Procedura Tritare l'acciuga e i capperi. Unire alla base di lecitina mescolando con un cucchiaio. Aggiungere sale, pepe e limone. Tagliare il petto di pollo a piacere, aggiungere l' indivia e condire il tutto con la salsa. Note e commenti Anche la salsa cos preparata si pu conservare in frigorifero. Potete utili zzarla per qualche rapido spuntino su una tartina o un cracker, oppure con un uovo sodo: si per- der qualcuna delle valenze dietetiche, ma non il gusto! 83 TECNICHE SEMPLICI E RlCETIE Finiamo con due rivisitazioni di ricette tradizionali. La prima una delle grandi sal- se classiche che utilizzano come base la maionese. 13. Salsa tartara di lecitina di soia Ingredienti per 1 persona 40 g di base alla lecitina 5 g di capperi 5 g di prezzemolo 5 g di cetrioli sott'aceto 5 g di acciughe sott'olio sale Procedura Mescolare alla base di lecitina gli altri ingredienti tritati finemente. in modo da ottene- re una salsa il pi possibile liquida. Note e commenti ottima con calamari o piovra al vapore. Ricordate che potete scaldarla a piacere. La seconda uno scherzoso omaggio a una grande ricetta della tradizione piemon- tese. 84 ;al- 'ne- on- 14. Falsa bagna cauda Ingredienti 40 g di base alla lecitina 1 testa d' aglio pasta d' acciughe brodo di pollo ridotto Procedura LE SALSE ALLA LECITINA DI SOIA Cuocere al forno a 180 C la testa d'aglio, tagliarla in due parti , spremerla e passarla al setaccio. Aggiungerla mescolando alla base di lecitina. Equilibrare il sapore con la pasta d' acciughe. Diluire con il brodo di pollo freddo, in modo da ottenere una salsa liquida .
Note e commenti Suggeriamo di servirla sopra cardi bolliti. Insistiamo sul fatto che una ricetta nuova, che va ad aggiungersi a quella tradiziona- le e non ha la minima intenzione di sostitui rla. Gli autori stessi , nei loro viaggi piemonte- si , si cibano con piacere di bagna cauda classica! . 85 LA PASTA ALLA LECITINA DI SOIA VENUTO il momento di affrontare il piatto cardine della tradizione gastronomica ita- liana: la pastasciutta. Prima di tutto, iniziamo con qualche esperimento pratico. Prendete un po' di acqua e farina e fate una pallina di pasta. Impastatela a lungo, poi provate a stenderla in una sfoglia sottile e in fili finissimi. Verificate il limite mas- simo a cui potete spingervi senza che la vostra pasta si rompa, provate a migliorarlo cambiando le dosi di acqua e farina, e prendete nota di tutto. Fatto? Bene. Ora, alla stessa farina di prima aggiungete un po' di salsa base alla leci- tina di soia, oppure anche solo lecitina ben stemperata in acqua. Ripetete le operazioni di prima. Anche senza riguardare le vostre note, sarete rimasti colpiti da quanto risulti pi la- vorabile la seconda pasta: la lecitina ne ha migliorato notevolmente le propriet mecca- niche. Cerchiamo di capire che cos' successo. Il primo impasto, che quello di base per la pastasciutta italiana, composto esclu- sivamente da acqua e farina di frumento costituita prevalentemente da amidi (li cono- sceremo meglio nel prossimo capitolo) che, a temperatura ambiente, in presenza di ac- qua, non subiscono modifiche sostanziali, e in parte da proteine (per il 13 per cento in quella di grano duro, perl'l1,S per cento nella O, e per 1'11 per cento nella 00). Due pro- teine, contenute quasi esclusivamente nel frumento, la gliadina e la glutenina, in pre- senza d'acqua e sotto l'azione meccanica dell'impastamento si legano fra loro forman- do legami chimici chiamati ponti disolfuro, dando origine a una rete continua 86 den la p 1- ::l, S- Ia :1- m a- a- u- 0- .c- lil 0- 'e- n- ~ a ~ LA PASTA ALLA LECITINA DI SOIA Figura 8. La struttura microscopica della pasta. denominata glutine che racchiude i grani di amido ed la responsabile della tenuta del- la pasta (figura 8). Vediamo di conoscere meglio il glutine, attraverso il prossimo esperimento. Esperimento 4 Prendete la prima pallina di pasta e continuate a impastarla sotto un filo d'acqua corrente. Noterete che l'acqua che scende dalla pasta torbida. Se la raccogliete in una ciotola, sul fondo si depositer una polverina bianca: l'ami- do. Se continuate a lavarla, la pasta perder tutto l'amido e l' acqua scender limpida. Quello che vi resta tra le mani il glutine. Provate a impastarlo, a tirar- lo, a schiacciarlo, saggiatene l'elasticit. Quando sarete soddisfatti dell' esperien- za, proseguite nella lettura. 87 TECNICHE SEMPLICI E RICETIE Durante la cottura, l'acqua calda raggiunge gli amidi e ne provoca la gelificazione, fenomeno che studieremo meglio nel prossimo capitolo, ma che, nelle caratteristiche generali, piuttosto simile alla coagulazione delle proteine. La cottura della pasta completa non appena tutto l'amido ha raggiunto lo stato di gel. Protraendo la cottura, quest'ultimo assorbe una quantit eccessiva d'acqua, e la pasta scuoce. I grassi aggiungono plasticit e morbidezza all'impasto, modificandone la testura; inoltre assorbono pi facilmente le molecole aromatiche, sia quelle presenti nei sughi di condimento sia quelle aggiunte direttamente all'impasto. Sfortunatamente i grassi, a causa della loro natura idrofoba, non si legano troppo bene all'impasto di base, e ten- dono a essere rilasciati in cottura. Per migliorare il legame occorrono le molecole anfifi- liche: la pasta all'uovo, la pi tradizionale delle paste con aggiunta di grassi, contiene una buona dose di colesterolo e trigliceridi legati dalla lecitina. L'impasto con lecitina di soia della seconda pallina ha caratteristiche estremamente particolari, contenendo quasi solo fosfolipidi, che ne migliorano la tenuta e la coesione interna. Le sue propriet meccaniche di lavorabilit sono superiori a quelle della pasta all'uovo (essendo molto pi duttile e malleabile permette di realizzare lasagnette e spa- ghettini sottilissimi). Provate a lavorarlo sotto un filo d'acqua, come nel caso preceden- te, e notate le differenze. A questo punto non ci resta che provare a cuocerlo. Cominciamo dunque con la pri- ma ricetta. 88 e, te
a, a; h. i ;1, n- fi- 1e tte ne ota la- !n- In-
LA PASTA ALLA LECITINA DI SOIA 15. Pasta alla lecitina di soia Ingredienti 200 g di leciti na naturale granulare 2,5 di di acqua 600 g di farina di grano duro 100 g di semola di grano duro Procedura Mettere a bagno la lecitina nell ' acqua tiepida, dopo circa 30 minuti incorporare le fa- rine e impastare come una pasta classica . Note e commenti Come vedete, un ricetta davvero semplice. Lasciare la lecitina a bagno nell ' acqua solo uno dei modi di utilizzarla. Se non avete tempo, potete montarla in pochi secondi con un minipimer. La dose di lecitina come al solito abbastanza arbitraria. Qui piuttosto alta, per met- terne in risalto l'aroma tipico, ma potete ridurla fino a circa un terzo realizzando testure diverse. Come al solito, suggeriamo di provare tutte le possibilit. Adesso che avete l'impasto di base, modellatelo nelle forme che preferite e cuocete co- me con una normale pasta. Saggiate la cottura di tanto in tanto: dare i tempi non avrebbe senso, vista l'arbitrariet delle forme. Quando decidete che pronta, non scolatela tutta: 89 TECNICHE SEMPLICI E RICETIE lasciatene un poco nella pentola e protraete la cottura. Passato qualche minuto, riassag- giatela: come potete constatare, resta piuttosto al dente ed a prova di distrazioni ... E ora dobbiamo provarla con i condimenti. Ecco una ricetta completa, che fa parte del men degustazione del Mistral. 16. Maltagliati alla lecitina con guazzetto ai crostacei e molluschi Ingredienti 100 g di pasta alla lecitina 2 gamberi San Remo 1 scampo siciliano 50 g di seppia e calamaro 10 g di guanciale 20 g di cozze e vongole sgusciate con la loro acqua 4 pomodorini ciliegia pelati Procedura .. Modellare lunghi cilindri di pasta di circa 1/2 cm di diametro e con un coltello tagliar- li a piccole fette oblique di 2 mm di spessore. Cuocere la pasta per circa 6 minuti in acqua salata. Rosolare il guanciale tagliato a striscioline. unire i crostacei tagliati a pezzetti. le seppie e i calamari a spicchi . le cozze i le vongole. la pasta e saltare in padella; bagnare con l'ac- qua delle vongole e servire. 90 '- e LA PASTA ALLA LECITlNA DI SOlA Note e commenti una pasta innovativa. ma con un sugo tradizionalissimo. Usando l'impasto di base della ricetta precedente. i sentori vegetali della lecitina si armonizzeranno alla perfezione con il condimento di pesce. Notate anche come la pasta lega bene il sugo. nonostante sia alquanto liquido. Con questo assaggio, abbiamo scoperto un'altra caratteristica interessante della pa- sta alla lecitina: la presenza dei fosfolipidi, in quantit decisamente maggiori rispetto alla consuetudine, comporta propriet nettamente migliori di adesione superficiale, che le permettono di legare anche sughi molto liquidi. Tutto ci apre interessanti pos- sibilit di nuovi abbinamenti pasta-sugo. Solitamente, quando si in presenza di con- dimenti molto fluidi, per legarli meglio si scelgono forme di pasta piccole o sottili, in modo da aumentare la superficie d'adesione. La pasta alla lecitina ci permette di libe- rarci da questo vincolo, e di provare associazioni inusuali. Fin qui, non abbiamo ancora sfruttato la notevole malleabilit dell'impasto, che invece, nel caso delle paste ripiene, diventa particolarmente interessante, permetten- doci di realizzare involucri sottilissimi che valorizzano il contenuto, oppure possia- mo creare paste ripiene mignon, in formati ridotti, che risulterebbero pressoch privi di ripieno se utilizzassimo la pasta convenzionale, dotata di uno spessore pi cosprcuo. Le due ricette che seguono sono esempi pratici di quanto s' detto, La prima faceva parte del men natalizio. 91 T ECNICHE SEMPLICI E RrCETIE 17. Cappelletti di cappone alla lecitina Ingredienti brodo di cappone pasta alla lecitina Per il ripieno: 300 g di cappone bollito disossato porri, carote, cipolla, aglio, scalogno 1 rametto di rosmarino 1 foglia di salvia 1 chiodo di garofano 1 fetta spessa di prosciutto per lo stufato 1 di di vino bianco 150 g di mascarpone parmigiano grattugiato olio extravergine d' oliva Procedura Cuocere gli ingredienti dello stufato in un filo d'olio, a pentola chiusa per trattenere il vapore; quando il tutto ben cotto, aggiungere il cappone bollito e cuocerlo a pentola scoperta, finch il liquido non evaporato. Bagnare con il vino bianco e lasciarlo evapo- rare completamente. Frullare il tutto, lasciar raffreddare. Aggiungere il mascarpone, un tuorlo d'uovo e, a piacere, parmigiano grattugiato e passato al setaccio. Preparare con questo ripieno cappelletti di sfoglia sottilissima di pasta alla lecitina. Cuocerli nel brodo di cappone, insieme a fiammiferi di verdure a piacere per guarnizione. 92 .. LA PASTA ALLA LECITINA DI SOIA Note e commenti Ripieno di cappone in brodo di cappone. Qui la pasta ha quasi unicamente la funzio- ne di separare geometricamente la parte liquida del piatto da quella solida: si rompe sot- to i denti in un istante, e permette alle componenti del piatto di amalgamarsi velocemen- te in bocca. La seconda, invece, era una portata del men degustazione romano. 18. Agnolotti di gallinella di mare Ingredienti pasta alla lecitina Per il ripieno: 150 g di filetti di gallinel la porri 1 di di vino bianco 1/2 albume 1 rametto di timo 1 rametto di maggiorana sale e pepe Per la salsa: 50 g di spinaci 93 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE 50 g di brodo vegetale 50 g di fumetto di pesce 1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva 30 g di burro Procedura Stufare la gallinella in una casseruola con i porri appassiti in precedenza, aggiungere le erbe aromatiche, bagnare con il vino bianco e far evaporare. Quando la gallinella comi n" cia a sfaldarsi la cottura completa; con un cucchiaio di legno mescolare in modo da ot- tenere un composto omogeneo; aggiungere il mezzo bianco d'uovo montato; insaporire con sale e pepe (se troppo asciutto aggiungere fumetto di pesce O acqua di vongole). Riempire gli agnolotti; cuocere. Far bollire gli spinaci, per 1 minuto, nel brodo vegetale unito al fumetto. Togliere dal fuoco e frullare. Lasciar raffreddare. Quando la temperatura scesa a 70 0(, aggiungere l'olio e il burro e montare con un minipimer. Versare la crema di spinaci cos ottenuta in una fondina e disporvi sopra gli agnolotti. Note e commenti La gallinella chiaramente sostituibile con altri pesci. Provate a variare sugo e ripieno a vostro gradimento. Anche se esulano un poco dall'argomento di questo capitolo, diamo qui di seguito altre due ricette: si tratta del pane e dei grissini alla lecitina di soia, che vengono spesso serviti nei men molecolari. Le differenze fondamentali rispetto alle paste viste fin qui sono due: 94 ) ) ) LA PASTA ALLA LECITINA DI SOIA 1. si tratta di impasti lievitati; 2. vengono cotti ad alte temperature. Le testure prodotte saranno, dunque, totalmente diverse da quelle della pasta- sciutta. La lecitina di soia nota da tempo nella tecnologia della panificazione: viene usata come additivo per dare alla pasta lievitata pi volume e una distribuzione pi omoge- nea delle bolle; inoltre, trattiene l'umidit e allunga la durata del pane. Viene comun- que utilizzata in dosi piuttosto basse: di solito, non pi dello 0,5 per cento. Qui, invece, la lecitina viene promossa da additivo a ingrediente e utilizzata in percentuali decisa- mente pi alte. L'effetto sulla testura e sul gusto notevole. Vediamo dunque le ricette. 19. Pane alla lecitina di soia Ingredienti 1 kg di farina di frumento tipo O ~ O O g di lecitina di soia 3,5 di di acqua 30 g di sale 30 g di lievito di birra 95 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE Procedura Mettere a bagno la lecitina nell'acqua tiepida, insieme al li evito di birra. Dopo circa 30 minuti incorporare la farina e il sale. Impastare fino a ottenere una massa compatta ed elastica. Lasciar li evitare fino a raggiungere il doppio del volume iniziale. Dividere in pez- zi e modellare secondo l a forma e le dimensioni desiderate. Completare la lievitazione e ' cuocere in forno a 220-230 0c. Note e commenti Noterete che in questo pane particolarmente interessante la crosta, croccante e aro- matica, dal colore caratteristico dato dalla lecitina. Per questo, consigliamo di produrre panini di dimensioni piccole, in cui il rapporto crosta-mollica risulti sbilanciato in favore della prima. [interno, in ogni caso, risulta soffice e lieve, e la sensazione di leggerezza la caratteristica dominante di questo prodotto. Sia per il pane sia per la ricetta seguente dei grissini, facciamo notare che la dose con.grua di lecitina accresce un poco l'apporto calorico rispetto ai prodotti convenzio- nali. Si tratta, comunque, di un aumento di circa il 15 per cento a parit di peso, che ancora pi ridotto se ci riferiamo a prodotti dello stesso volume, a causa della maggior leggerezza. 96 irca led )ez- le e ~ r o - lrre 'ore la lose ZlO- he glOr , LA PASTA ALLA LECITINA DI SOIA 20. Grissini alla lecitina Ingredienti 1 kg di farina di frumento tipo O 300 g di lecitina di soia 3,5 di di acqua 30 g di sale 30 g di lievito di birra olio extravergine d'oliva Procedura Preparare l'impasto come nella ricetta precedente. Modellare la pasta a filone e un- gerla con un leggero strato d'olio, prima di farla lievitare. Una volta raddoppiata di volu- me, dividerla in cilindretti lunghi circa 10 cm e di 1 cm di diametro e stenderli con le ma- ni fino a raddoppiarne la lunghezza. Disporli su una teglia unta d'olio e cuocere in forno a 240C. Note e commenti Potete anche aromatizzare i grissini con rosmarino o con altri ingredienti a vostro pia- cimento. 97 I GEL DI AMIDI , ABBIAMO fatto il nostro primo casuale incontro con gli amidi nel capitolo precedente. Ricordate la polverina bianca che si depositava sul fondo della ciotola? La si otteneva lavando la pasta di acqua e farina. Quella polverina era amido di frumento, e si pu an- che acquistare gi pronta con il nome commerciale di frumina. Sono amidi molto noti anche la fecola di patate e la maizena (amido di mais) . Forse un po' meno diffuso tra i non professionisti, ma comunque interessantissimo, l'amido di riso. E ci fermiamo qui, anche se la lista potrebbe continuare a lungo, vista la grande variet di vegetali da cui queste sostanze si possono estrarre. Ma, qui, non ci interessa tanto fare botanica, quanto piuttosto imparare a usare alcune propriet im- portanti di queste macromolecole. Vediamo, innanzitutto, come sono fatte. Gli amidi sono lunghe catene, composte da molecole di uno zucchero semplice: il glucosio. Se la catena solo una linea senza ramificazioni, la molecola si chiama amilo- sio (figura 9) mentre, in presenza di ramificazioni laterali, si chiama amilopectina (figura 10). Amilosio e amilopectina hanno propriet diverse, e si trovano in percentuali diffe- renti nelle polveri estratte dai vegetali: per questo, l'amido di patate presenta compor- tamenti in parte diversi da quello di frumento, e cos via. Un'altra importante differen- za dovuta al fatto che le catene non hanno tutte la stessa lunghezza, e che la lunghezza media, in ogni caso, dipende dal vegetale da cui l'amido estratto. Nelle polverine bianche, che potete facilmente procurarvi nei negozi di generi ali- mentari, le catene se ne stanno ben awolte e compattate in una forma che viene detta anche cristallizzata. 98 1. 1 l- a [- , a [- :a I GEL DI AMIDI amilosio ~ \ . ~ 9 I U C O S I O amilopectina Figure 9 e 10. Se prendete un pizzico di queste polveri e lo mettete in un bicchiere d'acqua fredda, noterete che non si scioglie. Se mescolate, si disperde nel liquido, rendendo lo torbido, ma, lasciando riposare il tutto, alla fine si deposita sul fondo. Facciamo un altro esperimento: prendete il solito pizzico di polvere e provate ad as- saggiarlo. All'inizio percepite una sensazione di sabbiosit, ma poi noterete che la polvere, pian piano, si scioglie, lasciandovi in bocca un tenue sapore dolce. La saliva, in effetti, non solo acqua! Tra la varie sostanze che contiene c' anche un enzima, la ptialina, in grado di rompere le catene in pezzi pi piccoli, fino ad arrivare a liberare qualche mole- cola di zucchero. Questa una propriet gastronomica molto interessante, che vale la pena di sftuttare. Nelle preparazioni fredde o tiepide gli amidi vengono comunemente usati come ad- densanti: per diminuire la fluidit di salse troppo liquide, per esempio . . Qui, per, ci interessa come si comportano a temperature pi alte. Mettetevi dun- que ai fornelli, e procediamo con il prossimo esperimento. 99 TECNICHE SEMPLICI E RICETIE Esperimento 5 Prendete un pentolino d'acqua, aggiungete qualche cucchiaiata di un amido a vostra scelta in modo da formare, mescolando, una sospensione piuttosto tor- bida e densa. Sempre continuando a mescolare; scaldate il pentolino su un for- nello. A un certo punto, noterete che il liquido diventa improvvisamente molto viscoso, fino a trasformarsi in pochi secondi in una massa gelatinosa, che ha cat- turato tutta l'acqua. Togliete il pentolino dal fuoco, lasciate raffreddare fino a poter prendere la massa in mano, e provatene la consistenza. Assaggiatela. un gel di amidi. Che cos' accaduto? Un fenomeno molto simile a quello gi visto a proposito della coagulazione delle proteine: le catene, compattate nella forma cristallizzata, sotto l'a- zione del calore hanno assorbito acqua e si sono srotolate, fino a legarsi le une alle altre formando la trama di un tessuto che ha conferito al sistema una struttura solida soffi- ce, e ha catturato fra le sue maglie le molecole d'acqua. In presenza di acqua, il calore pu produrre anche la rottura delle catene in fram- menti pi piccoli: se assaggiate il gel noterete, t enendolo in bocca, un sapore dolce, sempre molto debole, ma un poco pi percepibile rispetto alle polveri. Ora possiamo divertirci un po': ripetiamo l'esperimento aggiungendo all'acqua un po' di sale, oppure zucchero e qualche goccia di succo di limone, o ancora succhi di frutta, centrifugati di verdura, brodi e via dicendo. Otterremo tante diverse gelatine, di varie testure, dipendenti dal rapporto tra acqua e amidi, che si sciolgono abbastanza ra- pidamente in bocca anche senza masticarle. Una vera pacchia,se avete lo spirito del cuoco creativo. Ma c' di pi. Se provate a impastare a freddo un amido, aggiungendo un poco d'ac- qua, vi accorgerete che una battaglia persa: l'assenza di glutine impedisce la formazio- 100 I GEL DI AMIDI ne di una rete continua di molecole che tenga unito l'impasto. Mediante il riscalda- mento, invece, siamo riusciti a ottenere una struttura compatta anche senza il glutine. Questo aspetto molto interessante quando ci si trova a cucinare per un celiaco, owero una persona intollerante al glutine. I gel di amidi, infatti, ampliano notevolmente le possibilit di creare ricette dietetiche specifiche. Prima di passare a illustrarle, d' obbligo per una precisazione. Avrete notato che non abbiamo, finora, precisato le- temperature a cui awengono le transizioni sol/gel degli amidi. E non senza una ragione: le temperature dipendono sia dal tipo di amido sia dalla quantit d'acqua e dagli eventuali altri ingredienti aggiunti. Soli- tamente, queste temperature sono comprese tra i 60 e i 70C; ma, se vi interessa co- noscerle con precisione, conviene che le misuriate nella situazione specifica che sta- te analizzando. Di solito, il loro valore esatto non affatto indispensabile: proprio come per il tempo di cottura della pasta, viste le numerose variabili che entrano in gioco nella sua determinazione, molto pi pratico verificare in diretta l'awenu- ta gelificazione, e interrompere la cottura a quel punto. un altro esempio di que- gli algoritmi efficienti di cui si discuteva nell'introduzione a questa sezione, ri- cordate? Il fatto che queste temperature siano relativamente basse ha comunque importanti vantaggi gastronomici: in particolare, i succhi vegetali che possiamo utilizzare al posto dell'acqua non prendono sensibili aromi di cotto, dati anche i brevi tempi di esposizio- ne al calore. Ci ci permette, per esempio, di ottenere gelatine di frutta dai sentori straordinariamente freschi. ~ Ora, per, basta con le disquisizioni teoriche e torniamo alla pratica. La ricetta che proponiamo per prima , in realt, una delle pi recenti. Ma la sua bont ne giustifica la posizione. 101 T ECNICHE SEMPLICI E RICETTE 21. Gnocchi molecolari di sedano rapa Ingredienti per 2 persone 100 g di purea di sedano rapa 15 g di amido di riso 15 g di fecola di patate 40 g di mascarpone sale Per il condimento: piselli congelati 2 cucchiai di caviale Procedura Aggiungere gli amidi alla purea di sedano rapa (ottenuta cuocendolo in acqua in un sacchetto da sottovuoto e frullandolo) e portare il composto a circa 65 C per ottenere la gelificazione degli amidi. Far scendere la temperatura a 40 C e unire il mascarpone. Formare degli gnocchi con un dosatore da gelati ; sobbollirli in acqua salata per circa 3 minuti. Frullare i piselli ancora congelati e riscaldare la crema ottenuta fino a 42 C circa. Servire gli gnocchi sulla crema tiepida e guarnirli con un cucchiaio di caviale ciascuno. 102
I GEL DI AMIDI Note e commenti Innanzitutto, si tratta di gnocchi senza farina (e senza uova): non solo una curiosit culinaria, ma anche un ottimo piatto dietetico per i celiaci. La solubilit degli amidi nella saliva produce un rapido dissolvimento della struttura in bocca, con uno straordinario ri- lascio di aromi vegetali. La breve cottura degli gnocchi gi confezionati, in realt, un semplice riscaldamen- to: la gelificazione degli amidi, caratteristico effetto della cottura su paste e gnocchi tradi- zionali, qui gi avvenuta nella prima fase della preparazione. Lutilizzo di una miscela di due amidi diversi finalizzato a ottenere particolari sfuma- ture di testura. Un'ultima osservazione: la gelificazione degli amidi si pu ottenere anche nel forno a microonde, ma non ne consigliamo l'utilizzo perch il processo meno controllabile, e la testura che ne risulta piuttosto disomogenea. La prossima ricetta, dal pumo di vista tecnico, analoga; ma il risultato gastrono- mico piuttosto diverso. 22. Gnocchi molecolari di zucca Ingredienti per 2 persone Per gli gnocchi: vedi ricetta precedente con purea di zucca al posto del sedano rapa 103 Per il condimento: brodo di pollo parmigiano grattugiato panna tartufo bianco Procedura TECNICHE SEMPLICI E RICETTE Mescolare il brodo di pollo e la panna in parti uguali. Scaldare. togliere dal fuoco e aggiungere il parmigiano. frullando fino a ottenere una consistenza cremosa. Preparare gli gnocchi come nella ricetta precedente e servire sulla crema di parmigiano. cospargen- do di tartufo bianco a lamelle. Note e commenti La temperatura effettiva di gelificazione sar. con ogni probabilit. un po' diversa da quella della ricetta precedente. in virt di quanto s' detto nella parte introduttiva. 165 O( indicati sono. comunque. un utile riferimento. Tenete presente che. anche aumentando di qualche grado le temperature. la testura si pu modificare. ma il gel non perde la sua struttura solida. Un altro piatto interessante sfrutta l'introduzione di una ricotta particolare, per ap- portare nuovi sentori. 104 ,
I GEL DI AMIDI 23. Gnocchi molecolari affumicati Ingredienti per 2 persone 100 g di purea di patate (bollite con la buccia, pelate e schiacciate) 1 di di acqua 15g di amido di riso 15 g di fecola di patate 40 g di ricotta di bufala affumicata sale Per il condimento: funghi porcini freschi prezzemolo olio extravergine d' oliva aglio timo rosmarino brodo di pollo sale e pepe Procedura Aggiungere l' acqua alla purea per diluirla e, dopo aver ottenuto una crema omoge- nea, inglobare gli amidi. Portare il composto a 65 0(, continuando a mescolare. Una vol - ta raggiunta la gelificazione degli amidi, far scendere la temperatura a 40 O( e aggiungere .Ia ricotta affumicata. Formare degli gnocchi con un dosatore da gelati e sobbollirli in acqua salata per circa 105 TECNICHE SEMPLICI E R1CEITE 3 minuti. Trifolare i porcini, tagliati a cubetti, in olio, aglio, prezzemolo. e aromi. Aggiun- gere un mestolino di brodo di pollo e cuocere, per addensare, fino a raggiungere una consistenza vellutata. Servire gli gnocchi sulla salsa calda. Note e commenti Questi gnocchi contengono finalmente patate, come i loro parenti pi prossimi della cucina tradizionale. Potete, come sempre, apportare variazioni personali alla ricetta, per esempio aggiungendo aromi alla ricotta. Fin qui abbiamo utilizzato i gel nudi. Nelle prossime ricette, suggeriamo qualche proposta di abito alimentare, presentandoli nella versione ripieno. 24. Ravioli farciti di gel di peperoni Ingredienti per 2 persone Per il ripieno: 100 g di peperoni rossi 15 g di amido di riso 15 g di fecola di patate 40 g di mascarpone sale Pasta fresca all'uovo 106 li Per la salsa: 2 di di brodo di pollo 2 di di latte 50 g di gorgonzola 20 g di porri 1 di di vino bianco 30 g di burro Procedura I GEL DI AMIDI Cuocere i peperoni al forno. pelarli. frullarli. Unire gli amidi alla purea. formare il gel e aggiungere il mascarpone. come nelle ricette precedenti. Con il composto cos ottenu- to. riempire i ravioli. Cuocerli. Far appassire i porri nel burro. bagnare con vino bianco. far evaporare. aggiungere il gorgonzola e versare il latte e il brodo di pollo fino a ottenere una consistenza cremosa. Condire i ravioli con la salsa cos ottenuta. Note e commenti Gel dentro e gel fuori . in questa nuova versione dei ravioli. Nella pasta esterna. gli amidi gelificano durante la cottura. trattenuti dal reticolo di glutine. mentre per quelli dell'internoil processo avvenuto prima del confezionamento. Un simile ripieno si scio- glie in bocca con grande facilit. producendo un effetto sorprendente. Nell'ultima ricetta, importanti variazioni sul tema. Di nuovo un abito, ma stavolta un vegetale nella sua veste naturale, mentre il ripieno un gel di frutta. 107 T ECNICHE SEMPLICI E RICETIE 25. Fiori di zucca crudi farciti di gel di mele Ingredienti per 2 persone 6 fiori di zucca 100 g di purea di mele 1 anice stellato 15 g amido di riso 15 g fecola di patate burro chiarificato sale Procedura Cuocere le mele, pelate e affettate, al microonde; introdurle in una pentola insi eme all ' anice stellato, e cuocere il tutto a bassa temperatura, mescolando per addensare la pu- rea. Lasciar intiepidire, introdurre gli amidi e riscaldare nuovamente mescolando, fino a ottenere il gel con il qual e si farciranno i fiori di zucca. Rosolarli in padella nel burro chia- rificato e servire. Note e commenti Sono ottimi come guarnizione a una scaloppa di fegato grasso d' anatra. 108 le l - a 01 - ..
LE CIALDE DI AMIDI GELIFICATI PONETE sopra un fornello ardente il ferro da cialde e quando ben caldo apritelo e ver- satevi sopra ogni volta mezza cucchiaiata della detta pastella; stringete le due parti del ferro insieme, passatelo sul fuoco da una parte e dall'altra, levate le sbavature con un coltello ed apritelo quando conoscerete che la cialda ha preso il color nocciuola. Cos scriveva Pellegrino Artusi, pi di un secolo fa. Se volete, potete ancora utilizza- re il suo tradizionale ferro da cialde. Oggi, comunque, si trovano in commercio prati- cissimi apparecchi elettrici, dotati di piastre antiaderenti, che semplificano notevol- mente la vita. La pastella in questione dolce, composta da acqua, farina, zucchero e lardo me- scolati senza impastare. Durante la cottura si producono vari fenomeni che influisco- no sulla testura: a temperature ancora basse, gelificazione degli amidi e coagulazione delle proteine; poi evaporazione dell'acqua, con la conseguente essiccazione assieme a un leggero rigonfiamento, per finire con la caramellizzazione e, soprattutto, con le reazioni di Maillard tra i carboidrati (zuccheri e amidi) e le proteine, che producono, insieme ai caratteristici aromi di tostato, quel color nocciuola che prova indiscuti- bilmente l'awenuta cottura. Di cialde ne esistono tipi diversi, tanto dolci quanto salate, e tutte si caratterizzano per una buona croccantezza. Ma quest'ultima comunque limitata dalla presenza delle proteine della farina, che danno tipicamente testure pi morbide e friabili. Se riuscia- mo a eliminarle, la struttura finale sar ancora pi croccante. Sostituendo, nella ricetta, un amido al posto della farina, non otteniamo un gran ri- 109 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE sultato: la pastella non si mostra legata e la cialda quasi non si forma. Proviamo dun- que con un gel gi formato: Esperimento 6 Prendete una cucchiaiata di gel di acqua e amido (a piacere), mettetelo tra le piastre roventi di un apparecchio per cialde e chiudetele esercitando pressione. Sentirete lo sfrigolio dell'acqua che evapora. Quando il rumore cessa del tutto, aprite lo stampo e osservate il risultato. Vi troverete tra le mani una sfoglia bianca e sottiie come una velina, leggera e croccantissima. Assaggiatela. Se la tenete in bocca senza masticarla, si scioglie rapidamente (la ptialina, ricordate?). forse solo un po' insipida, ma la testura la rende talmente interessante da farci dimenticare anche questo dettaglio. Che cos' avvenuto? Molto semplicemente, il forte calore ha prodotto una veloce evaporazione dell'acqua contenuta tra le maglie del gel, fino a essiccarlo. rimasta la trama del tessuto, con le maglie divenute pi strette a causa della pressione e con tante piccole bolle d'aria, generate dall'evaporazione. Il colore non nocciuola perch, mancando le proteine, non si sono prodotte reazioni di Maillard. Bene! Il risultato molto pi che incoraggiante: andiamo avanti. Aggiungiamo al- l'acqua un po' di sale, prima di gelificare. Ottimo: le cialde cos sono gi buone .. . Ma, ovviamente, noi puntiamo molto pi in alto. Una t estura simile, pi croccante d'ogni altra cialda e insieme facilmente solubile in bocca, va assolutamente sfruttata: inseren- dovi sapori e aromi intensi, per lasciarli sprigionare non appena la saliva disfa la trama del tessuto di amidi intrecciati. Vediamo subito una ricetta; anzi, tante. 110 l ~ -, l .. LE CIALDE DI AMIDI GELIFICATI 26. Cialde salate a base vegetale Ingredienti 100 g di maizena 100 g di amido di riso 200 g di passata di un vegetale (sedano. peperoni. spinaci. pomodoro. bietole rosse eccetera) 50 g di centrifugato di cipolla sale Procedura Scottare il vegetale prescelto in acqua bollente e frullarlo. Passare al setaccio. incorporare gli altri ingredienti e scaldare il composto. mescolando energicamente. Una volta ottenuto il gel . lasciarlo riposare. avvolto in un foglio di pelli - cola trasparente. finch non diventa tiepido. Formare. con il gel intiepidito. palline di diametro pari a circa 1/3 di quello della pi a- stra per cialde. che nel frattempo avrete riscaldato alla temperatura massima. Posare ogni pallina al centro della piastra e premere la parte superiore. dapprima delicatamente e poi con pi forza. fino a ottenere la completa evaporazione dell'acqua e una consistenza croccante. Note e commenti Le cialde che si possono produrre con questa ricetta di base sono pressoch illimitate. La gamma di colori . oltre che di aromi e sapori. che ne risulta davvero affascinante. Considerate che potete anche miscelare passate diverse. e variare le dosi e i tipi di 111 T ECNICHE SEMPLICI E RICETTE amidi producendo nuove nuance di testure. A differenza della cialda di amidi puri dell'e- sperimento, in questo caso potreste notare un leggero imbrunimento, dovuto alla presen- za di proteine vegetali che reagiscono con i carboidrati a temperature superiori a 140 O( (le solite reazioni di Maillard .. . ). Anche gli utilizzi di queste cialde sono molteplici: ne troverete qualche esempio pi avanti. Forse non ozioso notare che anche queste preparazioni sono perfette per i celiaci. Dopo le cialde vegetali, passiamo al regno animale, settore acquatico ... 27. Cialde al nero di seppia Ingredienti 100 g di maizena 100 g di amido di riso 50 g di nero di seppia 150 g di fumetto di pesce 5 g di centrifugato d'aglio sale Procedura Mescolare tutti gli ingredienti a freddo e formare il gel riscaldando e mescolando. Pro- cedere, poi , come nella ricetta precedente. 112 li LE CIALDE DI AMIDI GELIFICATI Note e commenti Un colore decisamente insolito e una nuova sfumatura di testura, prodotta anche dal - Ia presenza del fumetto di pesce. Troverete poco pi avanti, fra due ricette, un suggeri - mento per l'utilizzo di queste cialde particolarissime. Eccovi ora un piatto completo, con una diversa geometria della cialda. 28. Coni di salsa di soia Ingredienti per 4 persone Per i coni: 100 g di maizena 100 g di amido di riso 50 g di salsa di soia 100 g di frullato di cipolla 1 di d' acqua Per il ripieno: tonno sesamo germogli di soia olio extravergine d' oliva 113 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE Procedura Pelare la cipolla, frullarla, lavarla in acqua corrente e strizzarla in una stamigna. Ag- giungere il frullato alla salsa di soia, diluire con l'acqua e incorporare gli amidi. Scaldare, mescolando, fino a formare il gel, e procedere come nelle ricette precedenti , con l'avver- tenza di togliere il composto dalla piastra prima che l'acqua sia completamente evapora- ta. La cialda cos ottenuta sar ancora suffiCientemente flessibile per avvolgerla intorno a uno stampo per coni, in materiale non metallico (vetro, legno, ceramica o plastica) . Si completa l'essiccazione cuocendo la cialda, sullo stampo, nel forno a microonde. Togliere il cono croccante dallo stampo e farcirlo con tonno crudo a cubetti , semi di sesamo e germogli di soia con un filo d'olio extravergine d'oliva. Note e commenti Tradizionalissimo l' utilizzo delle cialde per fare coni. Meno tradizionale, almeno in Occidente, la loro aromatizzazione con salsa di soia, che forma un perfetto connubio con il tonno crudo. Notate che il forte sapore di questa salsa rende inutile l'aggiunta di sale. Siamo quasi in fondo al capitolo. Le tecniche che avete appreso finora non sono pochissime: possiamo gi provare a combinarle in un piatto pi complesso. Finiamo dunque in bellezza, con questa creazione elaborata. 114 ,. .. p lE d N sI 3 :i li l l ) ) II- LE CIALDE DI AMIDI GELIFICATI 29. Millefoglie di branzino, caviale e cagliata d'uovo con cialde d'amidi Ingredienti per 1 persona 80 g di polpa di branzino selvatico 30 g di caviale 15 g di uova di salmone 30 g di cagliata d' uovo olio extravergine d' oliva capperi spuma di yogurt cialde croccanti al nero di seppia e al pomodoro fior di sale Procedura Battere la polpa del branzino, salare con il fior di sale e comporre in una teglia il mil - lefoglie, intervallando i vari strati di uovo, caviale e branzino. Servire su spuma di yogurt accompagnato da cialde croccanti, e guarnire con un filo d' olio extravergine d' oliva, capperi e fior di sale. Note e commenti il primo esempio di uso combinato di preparazioni .. molecolari .. all ' interno dello stesso piatto. E un incoraggiamento a provare anche voi! 115 LA PASTICCERIA MOLECOLARE COME avevamo preannunciato all'inizio della sezione, questo un capitolo particolare: l'unico dedicato a una portata piuttosto che a una tecnica. I concetti di base, necessari per la comprensione di queste preparazioni, sono gi stati forniti, in realt, nei capitoli precedenti. Qui occorre solo perfezionarli e adattarli a nuove situazioni. Trattandosi di pasticceria, una caratteristica comune a tutte le ricette che seguono la presenza di zucchero. Non si tratta necessariamente di saccarosio, il normale zucche- ro da cucina. Anzi, come vedrete, a parte l'ultimo dessert, in generale si utilizza il frut- tosio, pi interessante sia per le sue valenze nutrizionali sia per quelle pi strettamente gastronomiche. Il fruttosio, monosaccaride presente principalmente nella frutta, come ricorda il suo nome, pur avendo le stesse calorie del saccarosio (392 kcal X 100 g) ha un potere dolcificante stimato intorno a una volta e mezzo quello dello zucchero comune: dunque, a parit di dolcezza, ne occorre meno. Per i palati pi sensibili, in realt, la dol- cezza del fruttosio ha sfumature inconfondibili e decisamente diverse da quelle del sac- carosio: questo ci permette di sfruttarlo per ottenere nuove e interessanti combinazioni di sapori. Il fruttosio ha inoltre un basso indice glicemico, risultando quindi meglio tollerato dai diabetici, e preferibile al saccarosio nei regimi dietetici dimagranti. Per finire, anche le sue propriet strutturali sono diverse da quelle dello zucchero comune, e si rivelano particolarmente interessanti per la realizzazione di nuove testure. La pasticceria, dal canto suo, l'autentico regno delle strutture e delle architettu- re, dove tutto si costruisce come dal nulla partendo da pochi ingredienti semplici e 116 '1 li
e e n l- 11 o le o 1- e ~ LA PASTICCERIA MOLECOLARE comuni: l'ideale palestra per chi vuoI muovere i primi passi nel mondo della cucina molecolare. Incontreremo tre tipi di preparazioni, suscettibili ognuna di molteplici varianti: la nuova meringa italiana, le mousse alla lecitina di soia e i biscotti, sempre alla lecitina. Molte altre ricette di pasticceria saranno presentate nei due capitoli successivi, dedicati alle tecniche avanzate. Bando alle ciance, ora, e cominciamo con gli esperimenti. Esperimento 7 Prendete un uovo, rompetelo, separate l'albume badando che non contenga tracce di tuorlo, versatelo in una ciotola metallica e montatelo a neve con un frustino. Mettete il tutto da parte, meglio se in frigorifero. Ora prendete un al - tro uovo, ripetete le operazioni precedenti, ma, prima di montare l'albume, ag- giungete un cucchiaino d'acqua. Si monta ancora, vero? Anzi, acquista pi volu- me. Mettete da parte anche la seconda ciotola e procedete con un terzo uovo, aggiungendo un abbondante cucchiaio d'acqua all'albume. Continuate cos (se avete sufficienti ciotole e uova a disposizione!), finch non incontrate difficolt nel montare l'albume. Finita l'opera, lasci ate riposare le vostre creazioni in fri - gorifero, mentre andate a prendervi, con comodo, un caff. Quando sarete soddisfatti della vostra pausa rilassante, estraete le ciotole dal frigorifero e os- servatene attentamente il contenuto. Quelle in cui avevate aggiunto i quantita- tivi maggiori d'acqua avranno iniziato a rilasciarla, afflosciandosi un poco, men- tre il fenomeno sar quasi trascurabile nelle primissime. 117 TECNICHE SEMPLICI E IUCETTE Prima di procedere, cerchiamo di capire che cos' accaduto alle nostre preparazioni. L'albume dell'uovo formato da tanta acqua (circa 1'88 per cento) e da una buona dose di proteine (pi o meno 1'11 per cento). Queste ultime sono in gran parte anfifili- che, e agiscono da emulsionanti, formando una schiuma: la chiara d'uovo montata. La schiuma costituita da una matrice acquosa continua, che racchiude le bolle d'aria circondate dalle molecole anfifiliche: sbattendo con il frustino introduciamo aria, fin- ch le bollicine diventano tante, in proporzione all'acqua, da compattarsi e opporre resistenza allo scorrimento; a questo punto l'albume montato neve. Le proteine emulsionanti, in realt, sono presenti in misura molto maggiore rispetto alla quantit minima richiesta per montare l'albume a neve. Se non si pu procedere ulteriormente con l'introduzione d'aria, perch non c' pi acqua a sufficienza per circondare le bolle. Allora diventa naturale provare ad aggiungere acqua per incorporare una mag- gior quantit d'aria. Pi acqua si aggiunge, pi la si finch non si arri- va al limite massimo di stabilit: a quel punto, le proteine presenti non -bastano pi e non riusciamo a ottenere una struttura ferma e solida. Ma, gi prima di arrivare a que- sto limite, la progressiva diluizione delle molecoleanfifiliche rende la schiuma meno stabile: per questo, con il tempo, si assiste a un progressivo rilascio d'acqua, tanto maggiore quanto minore la concentrazione di emulsionanti. Bene. Vediamo ora come sfruttare quel che abbiamo imparato nella pratica della pa- sticceria. Se si aggiunge zucchero agli albumi montati a neve si ottiene la base di una delle pre- parazioni pi note al mondo: la meringa. Cuocendo il composto a temperatura modera- ta ptoduciamo la coagulazione delle proteine, insieme a una progressiva evaporazione dell'acqua, che induce la ricristallizzazione dello zucchero disciolto. Tutto questo con- ferisce al preparato una testura pi o meno solida in rapporto al contenuto residuo d'ac- qua: si va dalle preparazioni secche e croccanti a quelle pi morbide e cremose. Tutte, 118 /I 1. la l- ,a la }- re le t te le g- ' l- e e- 10 to ,a- 'e- 'a- ne n- lC- te, LA PASTICCERIA MOLECOLARE comunque, sono caratterizzate da una struttura estremamente leggera grazie alla pre- senza delle numerose bolle d'aria. L'idea che perseguiamo nel primo dessert di questa serie quella di ottenere una te- stura il pi possibile tenue ed evanescente, compatibilmente con una solidit tale da permetterci di tagliarla con un coltello senza deformarla. A questo scopo, aggiungiamo acqua agli albumi e utilizziamo, al posto del comune zucchero da cucina, il fruttosio, che d alla meringa una minore resistenza meccanica. Ecco la ricetta, presentata nelle prime degustazioni ufficiali (questa la versione romana ). 30. Nuova meringa italiana Ingredienti per 4 persone 100 g di albumi 7 cl di acqua 150 g di fruttosio un pizzico di acido citrico Procedura Montare a neve gli albumi insieme all'acqua, al fruttosio e a un pizzico di acido citrico in polvere. Disporre in stampini di materiale non metanico (plastica, gomma, vetro, cera- mica) della forma desiderata. Cuocere nel forno a microonde, a potenza bassa, finch la meringa non acquisisce 119 TECNICHE SEMPLICI E RICETTE consistenza (non deve deformarsi permanentemente con una leggera pressione del cuc- chiaio). Servire su crema inglese al caramello. Note e commenti una testura sorprendente, che svanisce in bocca in un istante liberando sentori fre- schi e delicati (il fruttosio, qui, gioca un ruolo essenziale). L:acido citrico serve a corregge- re la dolcezza eccessiva del fruttosio. Si potrebbe utilizzare anche qualche altro acido ali- mentare (tartarico, ascorbico) oppure qualche goccia di limone: in quest'ultimo caso, per, la meringa prenderebbe l'aroma dell'agrume; qui si preferito evitare una conno- tazione cos forte in un dessert che pensato, prima di tutto, come l'esaltazione di una nuova testura. Nelle ricette successive, come vedrete, le commistioni saranno non solo permesse, ma anche ricercate. La cottura al microonde, in questo caso, quella che pro- duce la struttura pi omogenea. Nella meringa classica, solitamente, si consiglia di aggiungere lo zucchero (a velo) agli albumi gi montati. \I motivo che lo zucchero, tendendo ad assorbire acqua, soprattut- to se sotto forma di polvere fine, disidrata le proteine inibendo la formazione della schiuma (l'albume monta male). In questo caso, invece, la quantit d'acqua addizionata rende l'effetto trascurabile. La dose d'acqua aggiunta qui non estrema (l'esperienza romana ci ha suggerito di proporre una ricetta stabile e sicura). Potete provare da soli ad aumentarla, fino al limite massimo di stabilit. Quanto agli ingredienti, il fruttosio si trova solitamente nei negozi di generi alimen- tari, nel reparto dolcificanti o prodotti dietetici, mentre l'acido citrico si acquista in far- macia. 120
LA PASTICCERIA MOLECOLARE La variante descritta qui di seguito fu presentata a Eurochocolate 2003 a Roma, in occasione del Master del cioccolato. 31. Nuova meringa italiana al cioccolato Ingredienti per 4 persone 100 g di albumi 7 cl di acqua 150 g di fruttosio 30 g di cacao magro acido citrico qb Procedura Come nella ricetta precedente, incorporando il cacao alla base montata a neve. Servire su salsa di lamponi (frullato di lamponi, eventualmente addolcito con miele). Note e commenti indispensabile che il cacao sia magro per non alterare la testura della schiuma: in presenza di grassi, le proteine anfifiliche dell'albume tendono a circondare questi ultimi, piuttosto che non le bolle d'aria. La seconda variante faceva parte del men natalizio 2002. 121 TECNICHE SEMPLI CI E RICETTE 32. Nuova meringa italiana al panettone Ingredienti per 4 persone 100 g di albumi 7 cl di acqua 150 g di fruttosio 1 bacca di vaniglia uvetta scorze di cedro e d'arancia candite acido citrico qb Procedura Aprire la bacca di vaniglia ed estrarne la pasta, stemperandola nella base di albume, acqua e fruttosio. Equilibrare il sapore con l'acido citrico e montare a neve. Incorporare, mescolando delicatamente, l'uvetta e i canditi tritati finemente. Introdurre negli stampini e cuocere nel forno a microonde. Servire su cioccolato amaro fuso. Note e commenti In questa ricetta, ispirata al panettone, l'autentico protagonista il gioco della sequen- za temporale di testure: la meringa si dissolve velocemente in bocca, liberando l'uvetta e i canditi , avvolti dal sapore pieno e fresco del fruttosio. Con la prossima ricetta si cambia genere: torniamo alle salse alla lecitina di soia, ma in versione dolce. 122 .. LA PASTICCERIA MOLECOLARE 33. Mousse molecolare al cioccolato Ingredienti per 4 persone 75 g di albumi 75 g di fruttosio 40 g di lecitina di soia 8 cl di acqua 100 g di cioccolato fondente olio extravergine d'oliva fior di sale Procedura Montare a neve l'albume e aggiungere il fruttosio. Stemperare, mescolando, la lecitina nell'acqua tiepida, finch non diventa una crema omogenea senza grumi. Fondere il cioccolato (a bagnomaria o nel microonde, ovviamente dopo averlo ridot- to in piccoli pezzi). Unire il cioccolato fuso alla crema di lecitina, lasciar raffreddare, e, quando la miscela raggiunge i 3'6(, unire l'albume montato, mescolando delicatamente dal basso in alto per conservare la struttura di schiuma. Servire fredda in coppette, cospargendo la superficie con un filo d'olio extravergine d'oliva delicato e qualche grano di fior di sale. Note e commenti una mousse estremamente particolare: senza panna e senza uova. La lecitina di soia comunemente utilizzata, in piccole dosi, nella produzione del cioccolato, su cui ha un 123 TECNICHE SEMPLICI E RlCETIE effetto fluidificante. La quantit, decisamente maggiore, usata in questa ricetta, d luogo a una testura cremosa e resistente. Il suo potere emulsionante, poi, la rende un fantastico "detersivo alimentare, in grado di ripulirci il palato dall'untuosit dell ' olio d'oliva, ag- giunto provocatoriamente ma in perfetta armonia sapida e aromatica con gli altri ingre- dienti. I grani di fior di sale conferiscono un inconsueto tocco croccante e insieme esalta- no gli altri sapori, tra cui emerge la dolcezza particolare del fruttosio. Anche l'ultima ricetta sfrutta la lecitina, stavolta per creare un impasto dolce. 34. Biscotti molecolari Ingredienti 30 g di lecitina di soia 7 cl di acqua 250 g di zucchero 110 g di albumi 3,5 g di lievito per dolci in polvere 265 g di farina di frumento tipo O Procedura Montare la lecitina con l'acqua in una ciotola, e l'albume e lo zucchero in un 'altra. Introdurre gl i a lbumi montati nella spuma di lecitina gradualmente, mescolando con delicatezza. Inglobare la farina e mescolare, fino a ottenere una pastella omogenea. Coprire una teglia con carta da forno, e su di questa depositare, con la tasca, strisce di 124 LA PASTICCERIA MOLECOLARE pastella di qualche centimetro di lunghezza. Cuocere nel forno a circa 190C per qualche minuto, fino a ottenere una leggera doratura in superficie. Note e commenti Ispirata a una ricetta tradizionale, ma sostituendo i tuorli delle uova con una spuma di acqua e lecitina, questa preparazione richiede accorgimenti specifici. Laspetto tecnico pi rilevante la necessit di montare separatamente la lecitina con l' acqua e gli albumi con lo zucchero. Infatti, mentre da un lato la presenza di lecitina impedirebbe la formazione di schiuma nell'albume, dall'altro l'aggiunta di zucchero alla crema di lecitina e acqua conferirebbe un'eccessiva fluidit, rendendo pressoch impossibile montarla. Riconoscerete, negli aromi e nel colore della superficie dorata di questi biscotti , aspet- ti molto simili a quelli del pane alla lecitina di soia .
125 INTERMEZZO SIAMO arrivati a met dell'opera. Nei capitoli precedenti abbiamo descritto e spiegato le tecniche pi semplici, con tutte le idee che ne stanno alla base. il momento giusto per una piccola pausa, di relax e riflessione insieme: l'occasione per ragionare un poco su ci che fin qui si imparato. Se avete seguito tutte le indicazioni, senz'altro avrete appreso non solo come esegui- re nuove ricette, ma soprattutto come pensarle. Avrete capito che, ogni volta che ci si trova davanti a un ingrediente, ancora prima di iniziare a lavorarlo occorre aver ben chiaro in mente dove si vuole arrivare, owero quale nuova struttura si vuoI dare all'in- sieme di molecole che lo compongono. Questa una visione moderna, senza dubbio. In passato, i grandi cuochi pensavano i piatti e le testure senza nemmeno sapere che cosa fosse una molecola, ma il loro intento era il medesimo. Il punto di vista scientifico, per, permette all' architetto delle pietanze di semplificare enormemente il suo com- pito, e gli apre nuovi orizzonti creativi. Se cos non fosse, l'applicazione della scienza al- la cucina sarebbe solo un ozioso esercizio accademico, sterile per lo scienziato e inutile perdita di tempo per il cuoco. Tanta divulgazione fuorviante, negli anni, ha diffuso un'immagine del tutto falsata della scienza e dei suoi compiti. Molti ritengono che lo scienziato debba semplicemen- te fornire la spiegazione razionale di ogni cosa che vede e che accade, attingendo a un'i- potetica enciclopedia universale nascosta in qualche angolo della sua mente. Pensano che non ci sia pi nulla da capire, che la nostra visione del mondo sia completa; ignora- no la fatica quotidiana di chi si scontra con piccoli e grandi problemi irrisolti, con le molteplici contraddizioni interne delle teorie, con i dati degli esperimenti che non tor- 126
INTERMEZZO nano. Queste persone dimenticano che la scienza prima di tutto ricerca, osservazione attenta della natura e dei suoi fenomeni, elaborazione critica di ogni risultato, e soprat- tutto non considerano quanto sia pi difficile porsi le domande giuste piuttosto che non dare risposte o risolvere problemi. Questa la vera scienza. Questa la scienza che non disdegna di mettersi all'opera tra i fornelli, certa di trovare, anche l, un mondo impensato di fenomeni nuovi e stimo- lanti. E, trafficando tra i fornelli, anche voi avete imparato tanta scienza, senza quasi ren- dervene conto. Ora sapete che cos' la materia soffice: l'avete pure assaggiata! Sapete che cosa sono gel, schiume ed emulsioni. Sapete che i gel si possono fare con i polisaccaridi e con le proteine, e che possono inglobare tanta acqua. Conoscete le molecole anfifiliche e le lo- ro propriet: l'esperienza diretta vi ha insegnato che sono necessarie per produrre schiume ed emulsioni. Ora, ogni volta che vi troverete ad affrontare il problema di lega- re acqua e grassi, saprete come risolverlo! Tutto ci vi sar utile anche nella pratica della cucina tradizionale, non solo quando deciderete di cucinare molecolare. Ma siamo certi che, prima o poi, anche voi vorrete provare a creare i vostri piatti scientifici. Vi consigliamo vivamente di farlo, prima di cimentarvi con le tecniche pi avanzate dei capitoli seguenti. Nel momento in cui vi metterete all'opera vi accorgerete, per, che la scienza offre s nuovi strumenti, ma non criteri di giudizio estetico. Ci ri- belliamo con tutti noi stessi a una visione follemente scientista delle esperienze umane, che vorrebbe farvi credere che la bont di un piatto si possa ridurre a un numero, misu- rabile magari con qualche formidabile strumento d'analisi. Per guidare le vostre sperimentazioni serve qualcosa di pi. Chiarito, una volta per tutte, che l'unico criterio che dovete seguire per giudicare un piatto il vostro gusto personale o quello delle persone per cui lo preparate, resta comunque da definire come si possa legarlo agli aspetti molecolari e oggettivi delle pietanze. Bene, i consigli sono 127 TECNICHE SEMPLI CI E RICETTE questi: provare, assaggiare, confrontare, riflettere. Dovete provare a realizzare tante va- rianti diverse e assaggiarle tutte, confrontare fra di loro i vari assaggi e passarli al vaglio di tutta la vostra esperienza sensoriale, maturata nel corso degli anni. Confrontate le sensazioni che vi danno i piatti nuovi con quelle che pietanze degustate in passato vi hanno impresso nella memoria. Infine, chiedetevi che cos'hanno di diverso i vari cibi dal punto di vista microscopico, e tirate le somme. un esercizio utile e istruttivo, credeteci. Solo un lungo esercizio produce un'auten- tica maestria. Sar un po' laborioso all'inizio, ma la soddisfazione che ne conseguir vi ripagher di ogni sforzo. Parola di uno chef e di un professore. 128 \ ~ NIENTE PAURA NON spaventatevi di fronte al titolo di questa parte! Significa, semplicemente, che ora vi serve qualcosa in pi rispetto a prima. Vi occorre qualche strumento nuovo e, soprat- tutto, molta attenzione ai dettagli. L'esperienza, maturata mettendo in pratica le tecni- che precedenti, dovrebbe esservi di grande aiuto: curare i particolari decisamente pi facile, se siete consci di che cosa ci sta dietro, di quel che sta accadendo alle molecole che si muovono nella pentola. D'altra parte, quando si ha una preparazione adeguata le maggiori difficolt sono appassionanti e divertenti, un po' come le piste nere per chi scia. Le tecniche di cui discuteremo ora sono fondamentalmente due, anche se ognuna di esse si pu dividere, come vedrete, in ulteriori sotto tecniche: la cottura negli zuccheri fusi e i congelamenti rapidi in azoto liquido. I motivi per cui le riteniamo avanzate, per, sono di ordine diverso. La prima non richiede attrezzature inconsuete n ingre- dienti straordinari: bastano due termometri adeguati, che si possono trovare in ogni negozio di materiale specializzato, e glucosio o fruttosio. Ci che conta dawero, per cu- cinare con gli zuccheri, sono attenzione e manualit. Con un po' d'esperienza padro- neggerete i nuovi liquidi e diventerete presto disinvolti nel maneggiarli, ma l'impegno richiesto maggiore rispetto a quello dei capitoli scorsi. Diversissimo il discorso dell'azoto liquido: qui si tratta di usare una sostanza asso- lutamente nuova per la cucina. Occorre pro curarsela, imparare a conoscerla, capire co- me e perch la si utilizza. Nella pratica, poi, raffreddare in azoto liquido si riveler mol- to pi semplice e divertente del previsto. Ma concordiamo con voi che le novit, al principio, incutono sempre un po' di timore. 131 TECNICHE AVANZATE Nel presentare le due nuove tecniche, seguiremo, pi ancora di quanto fatto finora, un approccio molto pi pratico che non teorico. Ci non solo per ragioni didattiche. L'innovazione, infatti, non sta nelle idee scientifiche che vengono sfruttate, ma piut- tosto nella loro applicazione nel nuovo contesto della cucina. Ci sembrato decisa- mente pi importante insegnare come si possono utilizzare gli zuccheri fusi e l'azoto liquido in una cucina vera, con strumenti il pi possibile convenzionali, che non ri- portare fiumi di dati e tabelle, reperibili peraltro facilmente su qualunque testo spe- cializzato o, meglio ancora, in rete. Quanto alle possibilit di sviluppo di queste tecniche, crediamo fortemente in en- trambe. Siamo solo all'inizio, ovviamente, e molti aspetti potranno essere migliorati con l'esperienza. C' bisogno anche di voi: presto, ai fornelli! 132 ., ) [- :1 ~ COTTURE IN ZUCCHERI FUSI INNANZITUTIO, notate bene che si parla di zuccheri al plurale, e non semplicemente di zucchero. Il comune zucchero da cucina, il saccarosio, di fatto non lo useremo. Ci servi- ranno, invece, due zuccheri pi semplici, il glucosio e il fruttosio, comunque facili da . . . repenre m commerclO. Vediamo di conoscerli pi da vicino. Entrambi hanno la stessa formula chimica bru- ta, C 6 H 1Z 0 6 : sono, cio, carboidrati composti da sei atomi di carbonio, dodici di idroge- no e sei di ossigeno. La diversa disposizione degli atomi all'interno delle loro molecole d per origine a propriet nettamente distinte, che impareremo, come sempre, attra- verso una serie di esperimenti. Glucosio e fruttosio sono, come abbiamo detto, zuccheri semplici. Semplice signi- fica alla lettera non ulteriormente scomponibile: in qualunque modo proviamo a spezzarne le molecole, infatti, non riusciamo a ottenere altri zuccheri, ovvero molecole pi piccole c o ~ caratteristiche analoghe. Per questo sono chiamati anche monosaccaridi. Il pi comune saccarosio, al contrario, un disaccaride: la sua molecola composta da quelle di due zuccheri semplici uniti insieme. Neanche a farlo apposta, i suoi compo- nenti sono proprio glucosio e fruttosio. Il glucosio detto anche zucchero d'uva, per- ch si trova principalmente nei dolci frutti della vite. Il fruttosio, come abbiamo gi avuto occasione di dire nel capitolo dedicato alla pasticceria, viene invece chiamato zucchero di frutta, essendo il principale responsabile della dolcezza degli altri frutti. In pasticceria si usa spesso lo zucchero invertito: altro non che una miscela in parti uguali di glucosio e fruttosio ottenuta dividendo in due le molecole di saccarosio. Ci sono altri zuccheri importanti, in cucina, per esempio illattosio, lo zucchero del 133 TECN1CHE AVANZATE latte, un disaccaride composto da glucosio e galattosio, o il maltosio, composto da due molecole di glucosio, oltre a un malfamato trisaccaride, il raffinosio, contenuto nei fa- gioli e responsabile degli spiacevoli gonfiori intestinali che quei pur gustosi legumi provocano ... Ma torniamo ai nostri monosaccaridi preferiti. Per iniziare con gli esperimenti, do- vete procurarvi glucosio e fruttosio, entrambi in polvere. Li troverete probabilmente anche nei supermercati, ma senz'altro nelle drogherie e nei negozi di prodotti per pa- sticceria. Badate bene che il glucosio sia in polvere (o, anche, anidro): nel linguaggio pra- tico dei pasticcieri, infatti, con il termine glucosio si intende spesso lo sciroppo di questo zucchero, che una soluzione acquosa dello stesso. Quanto alle dosi, se intendete provare anche le cotture, vi consigliamo di acquistar- ne subito qualche chilo: eviterete di dover tornare a far la spesa sul pi bello. Se invece, per il momento, vi interessano solo gli esperimenti, probabilmente qualche etto do- vrebbe bastare. Ora che avete tutto, iniziamo con una vera e propria degustazione. Esperimento 8 Riempite con la stessa quantit d'acqua tre bicchieri identici. Nel primo ver- sate 5 g di saccarosio e mescolate finch non si completamente sciolto. Nel se- condo 5 g di fruttosio e ripetete l'operazione. Fate lo stesso nel terzo, con 5 g di glucosio. Tenete a disposizione un altro bicchiere d'acqua pura, per sciacquar- vi la bocca, e iniziate con gli assaggi. Bevete piccoli sorsi da ogni bicchiere, alter- nandoli, ogni volta, con sorsi d' acqua pura. Dovete stabilire una scala di dolcez- za fra i tre zuccheri. Fatto? Bene. Certamente il pi dolce sar risu ltato il fruttosio e il meno dol- ce il glucosio. 11 saccarosio, che l'unione dei due, sta pi o meno a met stra- 134 ~ " ' - 1- 1- \; COlTURE IN ZUCCHERI FUSI da. Avete visto come risultano diverse, in bocca, differenti disposizioni degli stessi atomi? Lassaggio degli zuccheri in soluzione, piuttosto che non direttamente in pol - vere, ha una sua ragione. Molto probabilmente i granelli di uno hanno dimen- sioni medie div!?rse da quelli di un altro, e tutto ci avrebbe influenzato forte- mente i vostri assaggi. Fin qui ci siamo occupati solo delle propriet sensoriali dei nostri monosac- caridi. Ora vediamo di studiarne, sempre nella p r a t i c a ~ altre caratteristiche fisi - che e chimiche. A questo punto ci vuole proprio un termometro. Per il momento non im- portante com' fatto, purch la sua scala parta non sopra i 20 C e arrivi fino ad almeno 200 C. Se per volete fare tutte le spese in una sola volta, anticipiamo che per le cotture vi servir, oltre a questo, un termometro digitale a sonda (ov- vero con un ago di metallo che si possa infilare nella carne o nel pesce) che arri - vi a 100C. Se siete dei perfezionisti , procurateveli entrambi a sonda, possibil - mente con l'ago legato alla scatoletta del display da un filo, ed entrambi con una scala molto ampia. Ora armatevi di termometro e pentolino, e andiamo ai fornelli. Esperimento 9 Riempite il pentolino con saccarosio in polvere. Introducete il termometro nello zucchero e iniziate a scaldare, mescolando, sul fornello. A un certo punto, noterete che lo zucchero fonde fino a diventare tutto liquido. Segnatevi la tem- peratura. Continuando a scaldare, inizia a bollire (osservate attentamente le bolle che si formano), caramellizza, diventa sempre pi scuro e poi , se non vi fermate, si carbonizza. Segnatevi anche la temperatura a cui ha inizio questo processo di degradazione. 135 TECNICHE AVANZATE Ora dovete ripetere l'esperimento con il glucosio e il fruttosio. Se avete altri due pentolini, potete rimandare il problema della pulizia. In caso contrario, te- nete presente che il modo migliore di disincrostare il contenitore consiste nel riempirlo d'acqua pulita, facendola bollire finch l'incrostazione non si sciolta. Avrete notato che il saccarosio fonde a temperature alte ma si degrada quasi subito. Il glucosio, invece, fonde un po' prima e resiste pi a lungo al riscaldamento. Il frutto- sio, dal canto suo, il primo a fondere, ma anche il primo a cambiar colore. Quanto al- le temperature esatte, non dovete pretendere di ottenerle, in cucina, con la stessa preci- sione di un laboratorio. Tenete presente che esse sono influenzate anche dall'u.midit assorbita dalle polveri. Comunque, dovreste aver trovato che il saccarosio fonde e poi si decompone tra i 170 e i 180 C, il glucosio tra i 160 e i 190, mentre il fruttosio a 105 C gi fuso, ma prima dei 170 comincia a imbrunire. Potremmo fermarci qui, ma troppo grande la tentazione di suggerire un'ulteriore serie di esperimenti a quelli fra di voi maggiormente animati dallo spirito del ricercatore. Esperimento 10 Ora provate a mi scelare gli zuccheri precedenti in percentuali diverse, ripe- tendo poi le stesse misure. Cercate di capire come si possono modificare le tem- perature di fusione e di degradazione variando le quantit degli uni e degli altri. Questa, in realt, gi attivit di ricerca. Se qualcuno si appassionasse particolar- mente a tali sperimentazioni e ai risultati che ottiene, gli consigliamo di contattare il 136
COlTURE IN ZUCCHERI l'USI professore e di andare a proseguire i suoi studi nel laboratorio di Fisica Gastronomica dell'Universit di Parma ... Prima di proseguire, apriamo una parentesi non oziosa. Come saprete, esistono in commercio dolcificanti diversi dagli zuccheri. Alcuni di questi si usano, in dosi mini- me, come sostituti ipocalorici della tradizionale bustina. Altri sono impiegati in pastic- ceria per le loro interessanti propriet testurali. Tra questi, uno ,dei pi diffusi l'iso- malto, che, chimicamente parlando, non uno zucchero, ma un poliolo. Se avete modo di procurarvelo, fate esperimenti anche con questo. Noterete che fonde a temperature alte e resiste a lungo prima di degradarsi; ma noterete anche che il suo sapore non ha affatto la piacevolezza degli zuccheri fin qui studiati. Per questo motivo resta preferibi- le utilizzarlo per realizzare decorazioni piuttosto che come ingrediente. Ora vi chiederete a che cosa siano serviti tutti questi esperimenti: avete sporcato le pentole, consumato gli zuccheri, avete dovuto lavare anche i termometri e adesso volete sapere perch! Se voglio utilizzare gli zuccheri fusi come liquidi di cottura, non mi basta aver visto che, scaldati, prima fondono e poi si mettono a bollire? E poi, perch tutte queste complicazioni e questi sprechi? Non bastava sciogliere gli zuccheri in acqua e far bollire lo sciroppo? Ma, soprattutto, vi chiederete perch ci interessi tanto usare gli zuccheri fusi per cuocere. Forse per fare canditi o glasse? Ma allora esistono gi metodi ben collaudati: che cosa ci guadagniamo con queste no- vit? Abbiate pazienza: c' una ragione per tutto. Pensate alle cotture per immersione in liquidi che conoscete, e cercate di ricordarne le caratteristiche pi importanti. Vi ren- derete conto che si possono classificare, pi o meno tutte, in due categorie fonda- mentali: le cotture in acqua o soluzioni acquose e le cotture in grassi. Le prime com- prendono i lessi, i bolliti e, per certi aspetti, anche i brasati. Che si tratti di acqua soltanto o di un brodo, l'aspetto cruciale che le temperature, nella pentola, arrivano al massimo intorno ai 100C. Questo limite pu subire qualche variazione, dipen- dendo tanto dalla pressione atmosferica quanto dalle sostanze disciolte nell'acqua, 137 TECNICHE AVANZATE ma il succo della questione non cambia: finch c' acqua, le temperature restano bas- se, perch sopra i 100C l'acqua non pi liquida ma diventa vapore. Diversa la si- tuazione delle cotture in grassi: qui le temperature possono diventare decisamente pi alte, e ci permettono di friggere. Nelle fritture, molto spesso l'olio (o lo strutto, o altro ancora) viene mantenuto a 180 C. Tutto ci permette di ottenere effetti decisa- mente diversi sui cibi. Il contatto con un liquido a temperatura molto pi alta di quella di evaporazione dell'acqua produce innanzitutto una rapida essiccazione della superficie: si forma la crosta, spesso croccante. Questa crosta contrasta la fuoriuscita ulteriore di liquidi dall'alimento: i cibi, all'interno, restano umidi e teneri. La cucina classica francese, che da tempo ha classificato i principali processi culinari, chiama questo genere di cotture, con temperature alte e formazione di crosta, cuisson par sai- sissement, e vi include, a ragione, anche gli arrosti e la grigliate. Le cotture in acqua e brodi, al contrario, vengono definite cuisson par change, ovvero per scambio, dato che permettono uno scambio continuo di liquidi e sostanze disciolte tra l'alimento e il mezzo di cottura. Ma nel primo tipo di cotture, solitamente, avviene anche qualcos'altro di molto im- portante. Pensate un attinio al profumo delle patatine fritte, o a quello della crosta del pane. Se avete mai tostato il caffe, cercate di ricordare quell'improvviso mutamento d'aromi che si produce nella padella. Pensate a tutte le crosticine brune, profumate e croccanti, che si producono quando cuocete gli alimenti ad alte temperature. Vi torner in mente una miri ade di sensazioni olfattive: aromi nuovi, inesistenti nel prodotto crudo, che si generano grazie a una serie di complesse reazioni chimiche, note come reazioni di Mail- lardo Detto in parole povere, nelle reazioni di Maillard le proteine e i carboidrati, portati a temperature superiori ai 140 C, si spezzano in parti pi semplici, che poi si ricompon- gono in una grandissima variet di molecole diverse, molte delle quali sono aromi nuo- vi e piacevolissimi. per questo che da un tubero giallognolo e inodore riusciamo a 138
COITURE IN ZUCCHEIU FUSI produrre quell'autentica leccornia che sono le patatine fritte. grazie a questi processi che, da una massa chiara e molliccia di acqua, farina e lievito, si sprigiona, nel forno, quell'odorino invitante che ci fa venire l'acquolina in bocca. Sono le reazioni di Maillard la chiave che ci spiega il successo gastronomico di fritti, arrosti e grigliate: la loro capacit di generare nuovi profumi permette di cucinare in forme gustose una vastissima gamma di materie prime, poco attraenti da crude, senza aggiungere aromi dall'esterno. Queste reazioni, allora, si innescano sopra i 140C, ma cominciano a diventare velo- ci ed efficienti, e quindi utili in cucina, quando la temperatura arriva almeno a 160 C. Non dobbiamo dimenticare che, pur essendo tanto importanti, non sono le uniche trasformazioni che awengono negli alimenti ad alte temperature: se le cotture dovesse- ro prolungarsi troppo, rischieremmo di sacrificare al contenuto aromatico la testura di un cibo, e ci non affatto consigliabile. Torniamo dunque ai nostri zuccheri fusi. Avete capito, adesso, dove stava il motivo di tutti quegli esperimenti? Ci serviva a capire per che tipi di cotture potevamo utilizza- re quei liquidi inconsueti. Alla fine abbiamo stabilito tre fatti fondamentali: 1. il saccarosio potrebbe servire per cotture con reazioni di Maillard, ma si degrada troppo presto una volta fuso, per essere d'utilit pratica; 2. il glucosio perfetto per cuocere producendo reazioni di Maillard; 3. il fruttosio preferibile per cotture a intermedie, visto che alle tempera- ture pi tipiche di una frittura inizia a degradarsi. Ci sono altri aspetti da considerare, in ogni caso, prima di passare alla pratica culi- nana. Altre propriet fisiche degli zuccheri fusi influiscono notevolmente sui processi di 139 TECNICHE AVANZATE cottura: la loro capacit di condurre il calore, per esempio, e anche la loro densit e vi- scosit. Tutte queste caratteristiche si possono misurare in laboratorio con strumenti ade- guati. Ma il nostro scopo, qui, conoscerle da un punto di vista pratico. 0, meglio ancora, osservare direttamente i loro effetti sugli alimenti. Provate dunque a portare a 170-180 C un pentolino con olio e uno con glucosio fuso. Prelevatene piccole quantit con un cucchiaio, e lasciatele poi colare. Vi renderete subito conto di come lo zucchero fuso sia pi pesante e scorra meno facilmente rispetto al grasso. Tende maggiormente a restare appiccicato alla posata. Per di pi, se questa abbastanza fredda, l'abbassamento di temperatura lo fa solidificare e cristallizzare sulla sua su- perficie. Ci significa che il glucosio avvolger l'alimento che cuoceremo, formando una sorta di patina che contraster l'uscita di acqua e aromi. Inoltre, lo zucchero stesso incontrer grandi difficolt a penetrare all'interno dell'alimento, tendendo piuttosto a depositarsi in strato sottile sopra la sua superficie. Quanto all'efficienza nella conduzione del calore, non c' niente di meglio che pro- vare a friggere due cibi identici nei due diversi liquidi. Patatine, per esempio. Noterete, a parte le ovvie differenze di risultato, che la cottura in zucchero pi rapida. Ora che abbiamo tutte le informazioni che ci servono, non ci resta che sperimentare piatti veri. Il primo, sia storicamente sia per meriti gastronomici, il Rombo assoluto. 140
COTTURE IN ZUCCHERI FUSI 35. Rombo assoluto Ingredienti filetti di rombo porro scorza d'arancia timo Per la cottura: glucosio anidro (in polvere) Per il condimento: olio extravergine d'oliva verdure al vapore eventualmente fumetto di pesce sale grosso o fior di sale Procedura Tagliare i filetti di rombo trasversalmente, in forma approssimativamente quadrata. Disporre su ogni pezzo una scorzetta d'arancia e un rametto di timo. Avvolgerli ognuno in 2 foglie di porro (precedentemente scottate in acqua bollente per ammorbidirle), perpendicolari fra, loro, e legare con spago da cucina in modo da fis- sarle . Riempire una casseruola di glucosio in polvere (non aggiungere acqua!) . Mettere sul fuoco e far fondere lo zucchero mescolando con cura, per evitare che ca- ramellizzi sulle pareti. 141 TECNICHE AVANZATE Quando raggiunge i 180C, immergere i fagottini di rombo e porro, e far friggere, evitando che la temperatura dello zucchero fuso raggiunga i 190C. Con un termometro digitale a sonda, tener controllata la temperatura al cuore dei fi- letti. Quando quest'ultima raggiunge i 43C, togliere i fagottini dallo zucchero, aprirli con forchetta e coltello o forbici (attenzione, scottano!) e togliere il rombo, che pu esse- re servito con un filo di olio extravergine d'oliva e un pizzico di sale grosso (meglio se fior di sale), e accompagnato da verdure cotte al vapore. In alternativa, servire su una salsa preparata frullando le foglie di porro che avvolge- vano il rombo, insieme a olio extravergine d'oliva e fumetto di pesce. Note e commenti Vi chiederete, ovviamente, da dove diavolo venga il nome di questa ricetta. Per spie- garvelo, dobbiamo tornare ai primi esperimenti in cucina. Dopo aver capito le possibilit che si aprivano con l'utilizzo degli zuccheri fusi come liquido di cottura, si trattava di pro- vare in concreto. [ideale erano alimenti abbastanza umidi e teneri, con aromi propri e delicati, da conservare e da arricchire con le reazioni di Maillard. I filetti di rombo face- vano al caso nostro. Il problema era la patina di zucchero che restava depositata sulla su- perficie. Si pens, allora, di utilizzare un involucro commestibile, per riparare il pesce dal glucosio. [involucro sarebbe stato, per, la parte pi esposta alle alte temperature, e quindi la sede privilegiata delle reazioni di Maillard. Dunque, valeva la pena di sfruttare il fenomeno per creare aromi piacevoli, di cui si sarebbe impregnato il filetto di pesce. Il porro era ottimo per pi d'una ragione. Prima di tutto, la dimensione delle foglie e la loro consistenza permettono di awolgere bene il rombo. In secondo luogo, con- tiene una buona quantit di composti dello zolfo, che sono all'origine di una gamma di aromi di Maillard particolarmente piacevoli e interessanti. La prova fu fatta, e il pri- mo risu ltato sembr subito fantastico. Il pesce era cotto, ma la testura restava soda, 142
COTTURE IN ZUCCHERI FUSI quasi quanto quell a del pesce crudo. L'interno era tenero, e per nu ll a disidratato. Gli aromi propri del rombo si erano conservati, ma erano penetrati a ll ' interno, con un' in- tensit imprevista, anche gli aromi di Mai ll ard prodottisi su ll a superficie imbrunita del porro. Sembrava di non aver mai assaggiato un pesce cos buono. Non serviva nem- meno un contorno: gi soltanto un fi lo d'olio e un pizzico d i sale lo rendevano un piatto perfetto. Occorreva no conferme, per. All ora si organizz una degustazione al la cieca, tra il personale di cucina che non aveva assistito all a preparazione. Vennero cotti fi letti di rom- bo con una serie di tecniche diverse, e fatti assaggiare senza dichiararne l'origine. I degu- statori furono una nimi nell' affermare che tutti i fi letti erano ottimi, ma uno era il miglio- re .. in assoluto. E cos nacque il Rombo assoluto. Da quella prima prova fortunata, il termine assoluto entr scherzosamente nel gergo dello staff di cucina. E, siccome era anche semplice e breve, venne utilizzato per indicare tutte le successive pietanze cotte in zuccheri ad alta temperatura. Come avrete notato, non abbiamo indicato i tempi di cottura (del resto poco affida- bili anche nelle ricette tradizionali), ma piuttosto una condizione da verificare per po- ter stabilire il momento giusto per l'estrazione. Ci non solo in perfetto accordo con la filosofia algoritmica indicata in prece- denza, ma anche utile dal punto di vista pratico. Se da un lato, infatti, la presenza di un involucro rende impossibile il controllo visivo del suo contenuto, dall'altro le carat- teristiche fisiche dello zucchero arrivano a dimezzare i tempi tipici di una frittura in grassi. Questo rende tutto estremamente delicato: una variazione di qualche decina di 143 TECNICHE AVANZATE secondi pu avere effetti molto sensibili sul risultato finale. Ma, signori miei, i termo- metri esistono dal Seicento ... Al rombo seguirono immediatamente nuovi pesci assoluti. 36. Cernia - orata assoluta Procedere come nel caso del rombo. Se volete, potete variare a piaci mento gli aromi posti tra il porro e il pesce. Si tratta, evidentemente, della stessa tecnica senza modifiche di sorta, ma poich ogni pesce ha sapori , aromi e testura propri , i risultati sono vari e interessanti. Uno degli aspetti pi peculiari di questo tipo di cotture la presenza degli aromi tipici della frittura. senza tracce di una sola goccia di grasso. Tutto ci estremamente piacevo- le anche sotto il profilo dietetico: la possibilit di "friggere senza ungere .. mantiene i piat- ti pi leggeri e meno calorici, senza rinunciare al gusto. Qualcuno potrebbe pensare che il rischio d'impregnare il cibo di zucchero anzich d' olio. In realt, come avete potuto gi notare facendo esperimenti, lo zucchero fuso resta in superficie, senza penetrare all ' inter- no dell'alimento, e viene completamente eliminato quando si toglie l'involucro. I cibi, dunque, non risultano affatto dolci! La prima variazione significativa, nella storia delle cotture assolute, riguard i crosta- cei. Qui, la foglia di porro diventa superflua, vista la naturale protezione offerta dal cara- pace, e il risultato rivela caratteristiche sensoriali di straordinaria purezza. 144 t il
i, I - I - , 37. Astice assoluto Ingredienti 1 astice vivo Per la cottura: glucosio anidro Per il condimento: verdure al vapore salsa olandese Procedura COTTURE IN ZUCCHERI FUSI Immergere l' astice nel glucosio fuso a 180C. Controllare la temperatura interna della coda con un termometro a sonda. Togliere- la coda dalla casseruola quando raggiunge i 43 C. Cuocere le chele per un altro minuto. Dopo aver estratto l'astice dallo zucchero, togliere il carapace, tagliare la carne a dadi e condire in insalata con verdure al vapore e salsa olandese. Note e commenti Si raccomanda, una volta di pi, di far attenzione all'alta temperatura del carapace appena estratto dallo zucchero: maneggiate con cura! Un aspetto che val la pena di sottolineare riguarda le temperature interne al momen- to dell'estrazione, che devono essere tipicamente pi basse di qualche grado, rispetto alla massima che l' alimento deve raggiungere a cottura completata. Infatti, l'alta temperatura 145 T ECNICHE AVANZATE dell'involucro e dello zucchero su di esso depositato, assieme alla sua capacit termica, fanno s che il calore continui a fluire verso il cuore della pietanza, anche dopo averla tol - ta dal glucosio fuso. Questo fenomeno cessa di essere importante dopo che si eliminato l' involucro. Attenzione, dunque, ai tempi : se dovete liberare dalle fogli e di porro o dal carapace una decina di porzioni , bene disporre di pi persone che lavorino in contem- poranea. In caso contrario, gli ultimi pesci estratti rischieranno di essere eccessivamente cotti. Non solo i pesci, in ogni caso, possono essere cotti assoluti. Ecco qualche ricetta che ha per protagonisti i volatili. 38. Petto di quaglia - di pollo - di faraona assoluto Ingredienti petti di quaglia (o di pollo o di faraona) lattuga erbe aromatiche Per la cottura: glucosio anidro (in polvere) Per il condimento: olio extravergine d' oliva verdure al vapore fior di sale 146 COTTURE IN ZUCCHERI FUSI Procedura Avvolgere i petti con erbe aromatiche in foglie di lattuga scottate, e legare con lo spa- go. Immergere nel glucosio a 180C e cuocere, finch la temperatura interna raggiunge i 52C. Estrarre dalla casseruola, togliere la lattuga e servire con il condimento. Note e commenti Come avrete notato, si cambiato il vegetale che funge da involucro. una decisione dettata puramente dai gusti personali : nessuno vi vieta di invertire le scelte o di provare con altre foglie pi fantasiose ... La scelta dei petti funziona le al tipo di cottura, partico- larmente adatto alle parti pi tenere e delicate data la sua capacit di trattenere i liquidi e rispettare le testure naturali. Anche le temperature di avvenuta cottura sono diverse: qui si tratta di carne e non pi di pesce. Per completare la serie di piatti assoluti, non poteva mancare una preparazione di pasticceria molecolare. E qui le sfumature della tecnica si fanno dawero interessanti, per- ch in pasticceria lo zucchero un ingrediente fondamentale. La leggera patina che si for- ma sull'alimento cotto non pi necessariamente da evitare: pu diventare, anzi, una ~ componente importante del piatto, che lo caratterizza e ne valorizza la testura. Inoltre, la possibilit di ottenere aromi tipici della frittura senza l'utilizzo di grassi apre la strada a preparazioni gustose e delicate a un tempo. Eccone un esempio. 147 T ECNICHE AVANZATE 39. Bomboloni assoluti Ingredienti Per l'impasto: 500 g di farina 00 75 g di zucchero 75 g di burro 25 g di lievito di birra sale Per la frittura: glucosio anidro Per il servizio: zucchero grezzo di canna cocco grattugiato o cannella in polvere cioccolato fuso confettura d' albicocche crema pasticciera Procedura Impastare gli ingredienti, dopo aver sciolto il lievito di birra in poca acqua tiepida. Lasciar lievitare per 2 ore circa. Stendere una sfoglia di circa 1 cm di spessore, e con un tagliapasta ricavarne dischetti di circa 5 cm di diametro. Lasciar lievitare per un' altra ora, poi friggere in glucosio fuso a 180(, Estrarre i bomboloni dalla casseruola quando risultano sufficientemente gonfi e dorati. Nel frattempo, avrete preparato una teglia co- 148 COTTURE IN ZUCCHERI FUSI perta di carta da forno, sulla quale avrete posto una griglia da pasticceria. Disponete i bomboloni sulla griglia e asciugateli (eliminando il glucosio in eccesso), ponendoli per qualche minuto in forno a 180C. Estraeteli dal forno e spolverateli a piacere con zuc- chero di canna grezzo, cocco grattugiato o cannella. Servite in un piatto su cui avrete di- sposto separatamente cioccolato fondente fuso, confettura d'albicocche e crema pastic- ciera. Note e commenti Potete chiamarli anche bomboloni molecolari, se preferite .. . In realt, l'impasto del tutto tradizionale, esattamente come erano tradizionalissimi i pesci e i volatili delle ri- cette precedenti. La novit sta nel prodotto finito: avete mai visto un bombolone che, strizzato con for- za, non lascia trasudare nemmeno una goccia d'unto? La procedura, abbastanza laborio- sa, che segue l'est razione dal glucosio fuso, finalizzata alla produzione di una patina pi sottile, che far da collante per lo zucchero di canna, il cocco o la cannella. La verifica della cottura, qui , affidata all'occhio e non al termometro: una semplificazione tecnica che non potr che farvi piacere. D'altra parte, stavolta non abbiamo involucri a celare il bombolone, e il rigonfiamento e la doratura della superficie sono le principali caratteristi- che che richiediamo al prodotto cotto al punto giusto. ,. Ovviamente, ora potete sbizzarrirvi, provare da soli tutti gli impasti delle prepara- zioni di pasticceria fritte, con tutti gli ingredienti che vi ispirano: le possibilit sono ve- ramente illimitate. La pratica vi render tutto estremamente facile e naturale. . Quando vi sentite ben ferrati sulla tecnica degli assoluti, potete cimentarvi anche in piatti pi complessi, in cui si combinano diversi tipi di cotture, come i seguenti: 149 TECNICHE AVANZATE 40. Orata - cernia - dentice in doppia cottura Procedere come per il rombo assoluto. Una volta estratti i fi letti dall e fogli e di porro, rosolare in padell a, con poco oli o extravergine d'oliva, solo sul lato dell a pell e, f ino a renderla croccante. Servire come il rombo assoluto. In altre parole: se il porro impedisce al pesce di raggiungere temperature alte, la pal- le resta morbida. Ma, se a noi piace croccante, possiamo sempre recuperare, ritoccando il filetto in padella. Cos avremo anche una doppia gamma di nuovi aromi di cottura: quelli del porro nello zucchero, e quelli della pelle rosolata. Fin qui abbiamo usato solo glucosio. E il fruttosio? A che ci sono serviti gli esperi- . menti iniziali? Solo per stabilire che non arriva indenne a temperature alte e, dunque, non adatto a cotture con reazioni di Maillard? No di certo. Se vero che lo zucchero di frutta si presta meno di quello d'uva a sostituire i grassi nelle fritture, possiamo pur sempre utilizzarlo per cuocere a temperature pi basse. Non dimentichiamo che, come il glucosio, in grado di trattenere efficacemente aromi e umidit all'interno dei cibi. L'idea interessante consiste nel servirsene poco al di sopra della temperatura di fusione: in questo modo non otterremo aromi di Maillard, e i tempi si allungheranno, ma la te- stura del prodotto risulter interessantissima. Ecco un esempio di questa seconda tecnica. 150 .ti COTTURE IN ZUCCHERI FUSI 41. Petti di pollo - di faraona - di tacchino in zucchero di frutta Ingredienti petti di pollo (o di faraona o di tacchino) foglie di lattuga (o verza o porro) erbe aromatiche a piacere Procedura Avvolgere i petti , cosparsi di erbe aromatiche, nelle foglie di lattuga precedentemente scottate; legare, e immergere in fruttosio fuso a temperatura tra i 110 e i 120C. Cuocere finch l' interno raggiunge i 65C. Servire con contorni a piacere (suggeriamo, secondo la stagione, purea di patate, polenta, insalata di verdure crude). Note e commenti Qui siamo a temperature relativamente basse. rassenza di aromi di Maillard richiede l'aggiunta di erbe aromatiche, i cui sentori vanno ad arricchire a quelli naturali della car- ne. Anche i vegetali che fungono da involucro contribuiscono al contenuto aromatico del piatto, ma con accenti nettamente diversi rispetto a quelli delle cotture assolute. Per finire, ecco due suggerimenti su come utilizzare l'ultima preparazione, in abbi- namento a ricette dei capitoli precedenti, per creare piatti squisitamente molecolari. 151 TECNICHE AVANZATE 42. Insalata di pollo molecolare Ingredienti 1 petto di pollo cotto in zucchero di frutta aceto balsamico capperi sotto sale pomodorini ciliegia essiccati olio extravergine d' oliva fior di sale 1 gnocco molecolare di patate Procedura Tagliare il petto di pollo tiepido a fette sottili , condire con tutti gli ingredienti, e servi - re con uno gnocco molecolare di patate. Note e commenti Un accordo di aromi , da cui le reazioni di Maillard sono totalmente escluse, e giochi di testure morbide nelle componenti innovative (o molecolari, se volete ... ) . 152 4 Ir p, e rE N la i- hi COTTURE IN ZUCCHERI FUSI 43. Tacchino tonnato molecolare Ingredienti petto di tacchino cotto in zucchero di frutta salsa tonnata molecolare indivia belga vino bianco succo di limone olio extravergine d'oliva fior di sale Procedura Scaloppare il petto di tacchino e scottare l'indivia in acqua, acidulata con vino bianco e succo di limone. Disporre le fette di tacchino nel piatto, coprire di salsa tonnata molecola re, aggiunge- re l'indivia con un filo d' olio e fior di sale (lo chef suggerisce il sale naturale di Cervia). Note e commenti iIJ La testura morbida del tacchino in zucchero di frutta si sposa con quella vellutata del - la salsa alla lecitina, in un piatto che esalta i sapori semplici e naturali. 153 L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO Flashback L'AUTUNNO del 1982, a Parma, e il corso di laboratorio per le matricole di Fisica si tra- scina con monotonia tra pendoli, bilance e cronometri. Finch, un giorno, non fa la sua comparsa un antiestetico bidone di metallo dal tappo grande. Levato il tappo, ne fuo- riesce un vapore tenue e chiaro, come il fiato che si condensa nelle giornate fredde. Dentro, a - 196 C, .freme appena un liquido incolore, che meglio non toccare, secon- do la versione ufficiale, perch pu provocare piccole ustioni. Ma il docente, impavido, stupisce tutti infilandovi tranquillamente la mano e ritirandola indenne. L'incantesi- mo scattato. Di nascosto, i futuri scienziati provano e riprovano tutto quel che si pu fare e immaginare con l'inaspettata pozione magica. Si possono congelare i fiori, frantumandoli poi in mille pezzi con un lieve colpo di dita, e cos si congelano matite, fazzoletti, perfino quei tascapane verde militare ormai dimenticati, deformati dai libri pesanti. Si possono fare i ghiaccioli di grappa e caffe, e poi granite e gelati. L'iniziazione compiuta: come ogni anno, la noia si tramuta in entusiasmo e ci si sente per sempre 154 ) Il li Li
'e L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO parte di un'allegra schiatta di moderni stregoni. L'azoto liquido l'arma segreta, il sim- bolo di un nuovo status inaspettato. Fa sorridere, in questi tempi in cui il fluido glaciale comincia a far capolino nelle cu- cine dei primi ristoranti, sentire qualche profano parlare di ipotetici inventori del ge- lato all'azoto liquido. Nei laboratori di fisica, il gelato all'azoto liquido si fa da sempre. Passano le stagioni, e la novit diventa una divertente consuetudine, un allegro truc- co per affascinare le giovani generazioni e farle innamorare della scienza. Vent'anni pi tardi, il professor Cassi, che nel frattempo si dedicato alle propriet della materia nei suoi stati complessi, 'ha preso l' abitudine di congelare in azoto liquido gli sciroppi di zucchero e la panna, per spiegare ai suoi studenti le propriet dei vetri. Il raffreddamen- to ultrarapido produce sulla materia effetti esotici. Le molecole non hanno il tempo di ordinarsi in cristalli e la struttura che ne risulta si scioglie senza quasi assorbire calore. Quale miglior modo di provarlo che assaggiare i Ghiaccioli Magici e sentire con stupo- re che non congelano la bocca, anche se stanno a decine di gradi sotto zero? Ma le pos- sibilit del grande freddo sono infinite. Se il raffreddamento solo un po' pi lento, tra le molecole si crea un certo ordine. Si formano cristalli, ma molto molto piccoli. Tanto piccoli che la bocca non riesce a percepirli. E allora, come una polvere fine, questi mi- crocristalli addensano i liquidi e li rendono viscosi, e la tradizionale granita di caff di- venta una crema morbida e appena fresca, che con il suo seducente aroma imprime in- delebile nella mente la fisica dei mezzi granulari. Ma la sorpresa e la passione di uno studente di fisica sono niente, paragonate allo sguardo estasiato dello chef Bocchia, quando vede per la prima volta all'opera illimpi- do liquido ultrafreddo. Velocit di preparazione, contrasti estremi di temperatura, te- sture nuove e inaspettate, possibilit inesauribili gli si presentano alla mente. Messa al servizio del gusto, la fisica delle basse temperature si rivela una fantastica fonte di ispirazione, e nelle prossime pagine capirete come e perch. 155 TECNICHE AVANZATE Prima di cominciare Questo un capitolo diverso da tutti gli altri, ve ne sarete accorti fin dall'inizio. E non poteva essere altrimenti. Finora vi abbiamo presentato nuovi utilizzi di ingredienti e strumenti consueti. Le uova, la farina e la fecola la maggior parte di voi le avr trovate nella dispensa domestica, e molti vi avranno trovato anche l'alcol; per la lecitina e il fruttosio sarete dovuti andare nel primo supermercato accanto a casa; per il glucosio forse un po' pi lontano. L'azoto liquido, invece, non si tiene in casa e non si trova nei negozi. Questo, in realt, non un problema tremendo, perch esistono tantissimi for- nitori specializzati. La vera difficolt deriva dal fatto che esso non fa parte della nostra esperienza quotidiana: estraneo, sconosciuto. E le novit spaventano, normale. C' chi l'avr visto utilizzare dal dermatologo per bruciare le verruche (orrore!), o chi ha almeno sentito raccontare che veterinari e allevatori se ne servono per conservare in- tatto il seme nella prassi dell'inseminazione artificiale. Ma, per rendercelo un poco pi familiare, forse meglio ricordare che tutti i surgelati sono normalmente prodotti uti- lizzando l'azoto liquido. Dunque non qualcosa di estraneo al mondo degli alimenti; questo, se non altro, rassicurante. Un poco meno facile spiegare la sua funzione in cucina. un liquido freddissimo che a sua volta raffredda molto velocemente tutto ci con cui viene a contatto, ma non un ingrediente, perch non resta nei piatti e nelle pentole: svolgendo il suo compito, evapora e si confonde con il resto dell'aria. pi simile a un attrezzo usa e getta, come le bombolette di gas del sifone. Ma, a differenza degli attrezzi monouso, non d proble- mi di smalti mento e non inquina. assolutamente inerte: non d luogo a reazioni chi- miche; solo in grado di raffreddare e di evaporare. Dawero uno strano soggetto, que- sto azoto liquido! Per capirlo dawero, dobbiamo abituarci a pensarlo solo come una sorta di mezzo di trasporto: un fluido in grado di spostare il freddo (e che freddo!) dove ci serve in quel 156 t c c v F t ".. L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO momento e che dobbiamo tenere in bidoncini di metallo riposti in qualche angolo fre- sco e aerato. Quando li spostiamo stiamo spostando il freddo, quando ne versiamo il contenu- to nella bastardella stiamo versando il freddo .. . Siete ancora pi confusi? Non importa. La cosa essenziale che siate curiosi di sa- perne di pi. Seguiteci. Che cos'? E come lo si scoperto? Essendo dunque poco probabile che abbiate gi conosciuto l'azoto liquido per altre vie, provvediamo a presentarvelo partendo da zero. Ne parleremo come si parla di un nuovo ospite che sta per arrivare nella vostra cucina, e inizieremo, come spesso si fa, raccontandovi a sommi tratti la sua vita. Oggi i libri ci dicono che la molecola dell'azoto, liquido o gassoso, composta da due atomi identici dello stesso elemento: la si denota perci con N 2 , essendo N il sim- bolo dell'azoto atomico. Perch N e non, per esempio, A, o Az? chiederete subito. La ragione storica e geo- grafica al contempo. Tutti quanti gli esperimenti mostrano, fondamentalmente, che il principale costituente dell'aria un gas che impedisce tanto la respirazione quanto la combustione: inibisce, in altre parole, tutti i processi vitali. Per questo, il padre della chimica moderna Antoine-Laurent Lavoisier (1743-1794) lo battezzer azote, parola che viene dal greco e significa senza vita. In seguito, si scopre che quella sostanza era presente anche nell'attuale nitrato di potassio, noto allora come salnitro, o pi semplicemente nitro. Cos, nel 1790, Jean An- toine Claude Chaptal (1756-1832) affibbia al neoscoperto elemento un secondo nome: 157 TECNICHE AVANZATE nitrogenium, cio, in latino, generatore del nitro. Le diverse lingue europee scelgono l'uno o l'altro termine per indicare quel gas: i francesi seguono Lavoisier e continuano a chiamarlo azote; gli inglesi preferiscono invece nitrogen e gli spagnoli nitrogeno: ed ecco spiegato il simbolo N sulla tavola periodica. I tedeschi optano per Stickstoff, ovvero so- stanza asfissiante. Ma, a quei tempi, l'azoto ancora solo ed esclusivamente un gas. Per avere la prima bottiglia d'azoto liquido bisogna attendere altri cent'anni. Attraverso una serie di procedure che comprendono cicli di compressione ed espansione (a temperatura co- stante i primi, in isolamento termico i secondi), si arriva a ottenere in forma liquida, a temperature bassissime, una serie di sostanze che fino ad allora sono note all'uomo so- lo allo stato gassoso). La messa a punto di tali procedure una di quelle scoperte che hanno indubbiamente influenzato la storia dell'umanit: sugli stessi cicli di compres- sione ed espansione dei gas sono basati tutti gli attuali frigoriferi e impianti di refrige- razione, compresi i condizionatori d'aria ... Se, con la semplice compressione, Michael Faraday (1791-1867) riuscito a liquefare il cloro nel 1823, con processi pi elaborati si arriva, pi di cinquant'anni dopo, a otte- nere in forma liquida i principali costituenti dell'aria. Nel 1877, Louis-Paul Cailletet (1832-1913), dopo aver prodotto l'ossigeno liquido insieme a Raoul-Pierre Pictet (1846-1929), riesce finalmente a liquefare anche l'azoto. Pi tardi verr il turno dell'i- drogeno, ridotto allo stato liquido daJames Dewar (1842-1923)nel1898; Dewar inven- ter anche il contenitore isolant"e, per mantenere i gas liquefatti a temperature bassissi- me, che ancora oggi porta il suo nome. Anche voi, probabilmente, ne avete una versione economica in cucina: solo, il vostro non cos resistente agli stress termici, e siete abi- tuati a chiamarlo thermos. Ad averla vissuta in prima persona, dev' essere stata un'epopea scientifica esaltante: pensate all'emozione di vedere per la prima volta sulla Terra un nuovo stato di sostanze cos comuni. Quegli stessi gas, che anche gli uomini primitivi respiravano, ora si posso- no versare e travasare come l'acqua ... Assenti sulla Terra, ma non altrove: nell'agosto del 158 ] f a 10 l a co 0 - na di '0 - , a :0- he :s- ~ e - Lre te- cet :et l' . 1- !n- :Sl- ne t bi- .te: lze so- del L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO 1989, la sonda spaziale Voyager 2, transitando in prossimit di Tritone, il satellite mag- giore di Nettuno, vi scopre vulcani che eruttano getti di azoto liquido. Gli scienziati di fine Ottocento non hanno lasciato, nelle loro memorie, nessuna t e- stimonianza sull'eventuale preparazione di gelati con l'azoto liquido. Ci non ci auto- rizza a escludere che 'si siano cimentati in questa piacevole pratica: la Scienza di quell' e- poca, nella sua versione ufficiale, ci teneva a dare di s un'immagine alquanto ascetica ... In realt, la produzione su larga scala di azoto liquido ha inizio solo nel 1902, quan- do Carl von Linde (1842-1934) inventa il metodo di rettificazione dell'aria liquida. Ai nostri giorni, ovviamente, tutto pi semplice: basta una telefonata per farvi con- segnare in cucina tutto l'azoto liquido che vi occorre per saziare di gelati i clienti di un hotel. Da dove viene? E come lo si produce? Anche oggi l'azoto si estrae dall'aria, e lo si estrae proprio liquefacenc!-0la. Non difficile capire perch: date un'occhiata alla tabella seguente, che riporta i principali componenti dell'aria secca (ovvero completamente deumidificata) insieme alle loro concentrazioni medie tipiche: Sostanza Concentrazione in massa N 2 (azoto) 78,09% 02 (ossigeno) 20,95% Ar (argon) 0,93% CO 2 (anidride carbonica) 0,033% 159 TECNICHE AVANZATE Come vedete, anche in questo momento state inspirando prevalentemente azoto. Ma come! - potreste obiettare - non si diceva sopra che l'azoto inibisce i processi vitali? Effettivamente, l'azoto che state respirando non contribuisce a nessun processo fisiolo- gico che avviene nel vostro corpo: a temperatura ambiente (e in generale a tutte le tem- perature di cucina e al di sotto) assolutamente inerte. Non reagisce con nessun'altra molecola (almeno in tempi brevi), non viene accumulato da nessuna parte: lo riemette- te nell'aria espirando, senza averlo modificato. una sorta di zavorra, insomma! La sua .. funzione utile, semmai, quella di diluire l'ossigeno, per farcene assumere la giusta quantit a ogni respiro. La situazione comincia a diventare pericolosa solo quando la diluizione eccessi- va: al di sopra di un 88 per cento di azoto la presenza di ossigeno insufficiente ad assicurare l'efficienza dei processi vitali e si verificano fenomeni di asfissia. Ma non allarmatevi troppo, non c' nulla di strano in tutto ci; anche un eccesso d'acqua pu essere fatale: i processi biologici si basano su un delicato equilibrio di tantissimi fat- tori. Dunque l'azoto si estrae dall'aria, di cui il componente principale. Si estrae liquefa- cendola prima, e distillandola poi: in questo modo, si separa dall'ossigeno, che evapora a temperatura pi alta (o, meglio, meno bassa, visto che si tratta di - 183C anzich - 196 0C). Il processo di liquefazione dell'aria, d'altra parte, ancora oggi costituito da una se- rie di compressioni ed espansioni: si tratta di procedure puramente meccaniche, che non alterano la natura chimica dei componenti. Tutto naturale, insomma: questo azo- to costantemente dentro di noi e fuori di noi, lo tocchiamo, lo respiriamo, lo ingurgi- tiamo anche ... Cominciate a temerlo un po' meno, adesso? 160 )to. ali? )10- em- ltra :tte- sua lsta ~ S S l e ad non pu fat- lefa- pora :ich a se- , che azo- urgl- L'AZOTO ,LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO Come si comporta? E a che cosa serve? L'uomo, curiosissimo e trafficone, appena scopre qualcosa di nuovo non pu fare a meno di pensare come usarlo in nuovi modi, che a Madre Natura non erano ancora venuti in mente (almeno cos lui pensa). Trovato l'azoto, occorreva trovare che cosa farsene. Come reagente chimico un po' una frana: bisogna scaldarlo fino a tempera- ture altissime perch si dia un po' da fare e leghi con altri elementi. Non che sia cos tremendo alzare le temperature, per carit; ma poter lavorare a temperatura ambien- te tutta un'altra cosa. L'intraprendente homo sapiens allora ebbe una grande idea: Se non combini mai niente, disse all'azoto, ti metter al posto di qualcuno che invece combina danni, cos almeno evito quelli! E nacque la conservazione in atmosfera inerte, che davvero una bella trovata: l'ossigeno dell'aria la causa della maggior parte dei deterioramenti che subiscono gli alimenti durante la conservazione (irran- cidisce i grassi, cambia i colori, d il gusto marsalato ai vini ... ); se invece di tenerlo nelle confezioni lo sostituiamo con il nostro azoto, per, cessa di nuocere, e il pro- dotto salvo. La scarsa reattivit dell'azoto, un po' noiosa per il chimico interessato ai processi cu- linari, al contrario una vera pacchia per il fisico: le sole trasformazioni rilevanti, che subir l'elemento al di sotto dei 250C, saranno, infatti, redisposizioni delle molecole, cambiamenti di stato, espansioni, riscaldamenti e raffreddamenti ... pane per i suoi den- ti, insomma. Risparmiandovi una dettagliata lezione accademica, vediamo quali sono le pro- priet dell'azoto pi importanti per il fisico gastronomico. Ci interesser, naturalmen- te, solo il suo comportamento a partire dalla temperatura a cui si trova quando sta allo 161 TECNICHE AVANZATE stato liquido nei bidoni Dewar, fino alla temperatura ambiente o poco sopra, alla quale va a mescolarsi all'aria che respiriamo. Prima di tutto: se apriamo il contenitore, permettendo al calore dell'ambiente ester- no di entrare, l'azoto liquido inizia, adagio, a bollire. S, bolle proprio come l'acqua: man mano che assorbe calore, una parte del liquido si trasforma in gas e sale alla super- ficie sotto forma di bollicine. L'analogia con l'acqua che bolle particolarmente utile per capire che cosa accade all'azoto, perch le pentole borbottanti fanno parte del mon- do quotidiano dei nostri fornelli: seguiremo dunque questa strada per imparare a co- noscere il nuovo ospite che sta per entrare in cucina. Esattamente come, durante l'ebollizione, la temperatura dell'acqua (a pressione atmosferica) resta costantemente a 100C finch tutto il liquido non evaporato, anche la temperatura dell'azoto liquido resta fissa, ma molti gradi pi sotto: a -195,8 C! La differenza pi rilevante, dal punto di vista pratico, sta nel fatto che il calore necessario per evaporare l'acqua lo prende dal fuoco o dalla piastra del fornello, men- tre l'azoto lo prende dall'ambiente, che si trova a circa 220 C al di sopra di lui. In al- tre parole l'aria, gli alimenti, la base del gelato che metteremo nella bastardella sono, per l'azoto del bidoncino, fonti di calore paragonabili a quella che , per l'acqua, un forno a 320C. Non ci stupisce, quindi, che, se lo versiamo in un pentolino di metal- lo, si metta a bollire a pi non posso, evaporando completamente nel giro di qualche minuto. Dall'esperienza quotidiana con le nostre casseruole sul fuoco, sappiamo che per far evaporare un liquido che bolle occorre calore, e che la quantit di calore necessaria di- pende dalla quantit di liquido: se raddoppiamo il peso, anche il calore raddoppia. Parlare di quantit assolutamente vano, se non abbiamo qualche punto di riferi- mento per fare confronti o, come si dice in termini pi propri, un'unit di misura. L'u- nit di misura pi naturale per il calore si chiama, guarda caso, caloria. La caloria (<<grande caloria, o kilocaloria, per essere precisi) una quantit di fantastica utilit in cucina, essendo il calore necessario per far aumentare di 1C la temperatura di un chi- 162 e r- l: [ - le 1- )- le o, ,8 re n- 11- lO, l n al- he far di-
-' u- na i. m :hi- t L' AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO logrammo, ovvero 1 litro, d'acqua. Per esempio, se ho una pentola che contiene 5 litri d'acqua, per scaldarla di 10 C ci vogliono 50 calorie (kcal) . Facile, no? Benissimo. Adesso possiamo iniziare a fare un po' di confronti pi preci- si fra l'acqua e l'azoto. Il calore necessario per far evaporare un chilogrammo di un dato liquido si chiama calore latente di evaporazione. Perch latente? chiederete. Perch sembra che vada a nascondersi, che sparisca nel nulla, visto che non fa aumentare la tempera- tura. In realt, serve a cambiare la disposizione delle molecole; ma di questo parleremo un'altra volta, se volete ... Ora cominciamo a divertirci. Sapete a quanto corrisponde il calore latente dell'ac- qua? Tenetevi forte. 540 calorie! E che cosa significa? Che per far evaporare un litro d'acqua che sta bollendo ci vuole lo stesso calore necessario a scaldare di 10C 54 litri d' acqua! Una quantit enorme, che ci spiega tante cose. Per esempio: sapete perch riu- sciamo a cuocere gli alimenti a vapore, anche se esso cos leggero e rarefatto? Perch il vapore, ritrasformandosi in acqua a contatto con un corpo freddo, gli ricede tutto il suo calore latente. Per lo stesso motivo non piacevole trovarsi esposti a un getto di vapore, come quel- lo che esce dalla pentola a pressione: non sono rari i casi di ustioni gravi, in questi fran- genti. Il calore latente di evaporazione dell'azoto pi modesto: solo 48 calorie, meno di un decimo a quello dell'acqua. Cionondimeno, ha la sua utilit. Per esempio, facendo evaporare un chilogrammo di azoto liquido, riusciamo a raffreddare di 48 C un litro d' acqua. Niente male, confessatelo ... A proposito: un chilo di azoto liquido corrisponde a circa 1,24 litri; la sua densit 1'80 per cento circa rispetto a quella del- l' acqua. Andiamo avanti. Finora non abbiamo considerato altri due fenomeni basilari per capire l'utilizzo dell'azoto liquido come mezzo di raffreddamento: il comportamento dell'azoto dopo che evaporato, e quello dell'acqua una volta scesa a O 0c. Cominciamo dal primo. Appena giunto al suo nuovo stato gassoso, l'azoto se ne sta 163 TECNICHE AVANZATE ancora freddissimo a - 195,8 cC; ma, immediatamente, inizia a riscaldarsi, prendendo, come prima, il calore necessario da tutti gli oggetti pi caldi con cui viene a contatto. Per scaldare di 1 C un chilogrammo d' acqua occorreva una caloria, ricordate? Ci per valido solo per l'acqua. Per scaldare di un grado un chilogrammo di un'altra so- stanza, in generale, occorre una diversa quantit di calore, denominata calore specifico di quella sostanza. Il calore specifico dell'azoto gassoso (a O cC, per essere precisi) circa _ un quarto di caloria. Dunque, con lo stesso calore che ci serve per scaldare di 1 C un chilo d'acqua, scaldiamo di 4C un chilo d'azoto. A che cosa ci serve tutto questo? dire- te. A farci un'idea delle quantit di azoto da usare in cucina. Mettiamo di voler raffed- dare un litro d'acqua usando un chilo di azoto liquido. Sottrarremo, cio, calore dal- l'acqua, per far prima evaporare, poi scaldare l'azoto. Abbiamo gi visto che la sua evaporazione abbassa di 48C la temperatura dell'acqua; successivamente, quest'ulti- ma si abbasser di 1 C per ogni 4 C di aumento di temperatura dell'azoto. Comincia- te a farvi un'idea? L'acqua, per, non si pu raffreddare all'infinito. Giunta a O C si trasforma in ghiaccio. Il cambiamento di stato molto simile a quello subto a 100 C: anche in que- sto caso la temperatura resta costante finch tutto il liquido non diventato solido. E anche qui esiste una quantit di calore ben definita da sottrarre per ottenere la transi- zione: il calore latente di fusione, che, per l'acqua, vale circa 80 calorie (molto meno di quello di evaporazione, noterete) . Come sfruttiamo questo dato? Possiamo dedurne, per esempio, che facendo eva- porare 2 chilogrammi di azoto possiamo congelare pi di 1 litro d'acqua (che si trovi giaOC). Divertiamoci ancora un po' con le calorie. In cucina, con l'azoto liquido, useremo, anche pentole e utensili di metallo. I metalli, in generale, hanno calori specifici piutto- sto bassi rispetto a quello dell'acqua. Quello dell'alluminio, per citare un materiale dif- fuso, vale poco pi di un quinto di caloria; quello del rame, meno di un decimo. Dun- que, un chilogrammo di azoto liquido, evaporando, raffredderebbe un chilogrammo di 164
) ,- 1- ii L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO alluminio di 240C e un chilogrammo di rame di addirittura di pi di 500 CC! Abbia- mo usato, ovviamente, il condizionale: come forse saprete, in natura esiste una tempe- ratura oltre la quale non si pu scendere, che si chiama lo zero assoluto, e che vale -273,14C. Fin qui abbiamo discusso solo di calore e temperature: argomenti senza dubbio fon- damentali, in cucina. Ma per capire pi a fondo il comportamento dell'azoto liquido dobbiamo estendere il paragone con l'acqua che bolle a un altro aspetto. Come avrete notato, evaporando, l'acqua aumenta notevolmente di volume: in effetti, il fattore di espansione enorme, vale circa 1700. Ovvero, da un litro d'acqua si ottengono quasi due metri cubi di vapore. Su questo principio si basava il funzionamento delle prime locomotive e dei battelli a vapore. In cucina, si basa su questo principio la cottura di molte paste alimentari, come la pasta sfoglia, che si gonfia separandosi in strati paralle- li a causa dell'aumento di volume dell'acqua che evapora. Quest'effetto, come gli altri esaminati prima, di entit ridotta nell'azoto, ma comunque non trascurabile. Il fatto- re di espansione alla temperatura di ebollizione 175; ma, se consideriamo che il gas, riscaldandosi a pressione atmosferica fino a raggiungere la temperatura ambiente, con- tinua a espandersi, troviamo che un litro di azoto liquido si trasforma in circa 700 litri di gas alle temperature tipiche degli ambienti in cui lo utilizziamo. Questa informazio- ne ci molto utile per capire alcuni limiti di sicurezza. Ricordate che l'aria diventa asfissiante, quando la concentrazione di azoto supera 1'88 per cento? Bene: se facciamo evaporare azoto liquido per raffreddare un gelato, dobbiamo considerare che, una volta evaporato, questo si mescoler all'aria della cucina, andando ad aumentare la sua con- centrazione. Ma, in una stanza di 20 metri quadri e alta 3 metri, per arrivare a un 88 per cento di N 2 gassoso, occorrerebbe far evaporare pi di 85 litri di azoto liquido: situazio- ne piuttosto inusuale, visto che la capacit tipica dei contenitori utilizzabili in una cu- cina non supera i 25 litri. Prima di procedere, riassumiamo brevemente in una tabella i dati fin qui esaminati, 165 TECNICHE AVANZATE insieme ad altri che non abbiamo discusso, in modo che li possiate avere rapidamente a disposizione, quando vorrete utilizzarli. Che nessuno si spaventi di fronte a questa tabella di numeri e simboli, per carit! Se non avete la passione delle cifre, saltatela pure. assolutamente facoltativa. Ma, se ave- te dimestichezza con i numeri e non vi dispiace far di conto, apprezzerete, pi avanti, i vantaggi che vi apporteranno queste piccole conoscenze. Potrete, per esempio, stimare ~ quanti bicchieri di granita di caff potete farvi con l'azoto liquido che avanza nel bido- ne. Oppure calcolarvi con una migliore approssimazione quanto azoto vi serve per pre- parare il gelato per ventitr persone. Non poco, vero? 166 te a ! Se lve- ti, i lare do- )re- ~ L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO Acqua Azoto Temperatura di ebollizione 100C -195,8C a pressione atmosferica Calore latente di evaporazione 540 kcaljkg 48 kcaljkg a pressione atmosferica . Calore specifico del gas 0,48 kcal/ 0,25 kcalj a pressione atmosferica nelle grado X kg grado X kg condizioni tipiche di utilizzo Fattore di espansione circa 1700 circa 175 alla temperatura di ebollizione . a pressione atmosferica Fattore di espansione dallo stato circa 700 liquido alla temperatura di ebollizione allo stato gassoso a temperatura ambiente, sempre a pressione atmosferica Temperatura di fusione oce -210 ce a pressione atmosferica Calore latente di fusione 79,S kcal/kg 6,1 kcaljkg a pressione atmosferica Calore specifico allo stato liquido 1 kcal/ 0,49 kcalj nelle condizioni tipiche di utilizzo grado X kg grado X kg Calore specifico allo stato solido 0,5 kcal/ nelle condizioni tipiche di utilizzo grado X kg Densit allo stato liquido nelle 1kg/litro 0,81 kg/litro condizioni tipiche di utilizzo 167 TECNICHE AVANZATE Dopo questa rassegna di propriet fisiche, ormai vi sar facile capire quali siano i principali utilizzi dell'azoto liquido: essendo molto freddo serve, owiamente, a raffred- dare; inoltre, occupando molto meno spazio rispetto al gas, viene usato anche come sorgente di azoto gassoso. Uno degli esempi pi originali di quest'ultima funzione vie- ne dall'industria delle bevande, e riguarda il confezionamento delle bibite in lattina. Come saprete per esperienza diretta, una lattina contenente una bibita gassata si schiaccia con molta difficolt quand' ancora chiusa: l'anidride carbonica che esce dal liquido esercita una buona pressione sulle pareti di metallo sottile, che ne guadagnano una migliore resistenza meccanica. Se la bevanda per non gassata (un t freddo, per intenderci), l'azione rinforzante del gas sulla lattina viene a mancare: in questo caso, al momento del confezionamento, si introduce nel contenitore una goccia d'azoto liqui- do che, espandendosi, svolge un ruolo analogo a quello dell'anidride carbonica, oltre a contribuire alla conservazione, generando un'atmosfera inerte. L'uso pi comune dell'azoto liquido comunque legato alla sua grande capacit re- frigerante: l'industria alimentare lo utilizza da tempo per la produzione dei surgelati, o anche per congelare temporaneamente la superficie di prodotti delicati o collosi duran- te la loro lavorazione. Tra tutti i liquidi cosiddetti criogenici (si chiamano cos le so- stanze che operano a temperature inferiori a -150 o C), il pi economico, diffuso e pratico da utilizzare: la sua abbondanza e la relativa facilit di estrazione dall'aria lo rendono particolarmente conveniente, e la sua scarsa reattivit, pressoch nulla a tem- perature non alte, ne fa il mezzo pi indicato quando si vogliono produrre raffredda- menti senza effetti collaterali. Un liquido freddissimo come l'azoto pu svolgere, in realt, due funzioni decisa- mente indipendenti l'una dall'altra: pu raffreddare le altre sostanze fino a temperatu- re bassissime, o pu raffreddarle molto rapidamente. Le due funzioni possono essere svolte anche contemporaneamente, tutto dipende dalle quantit utilizzate e dalla mo- dalit di lavorazione. La tecnica di immersione prolungata la pi naturale per raggiungere le temperatu- 168 t re ql re: ne pl pe rei ln stl fu all na ta: qL ut cu ra; ro' tel se m; ga Cf( dil dic L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO re pi basse: un oggetto immerso nell'azoto liquido, dopo averne fatto evaporare la quantit necessaria per raffreddarsi fino a -195,8 C, cessa di produrre evaporazione e resta in equilibrio con il fluido criogenico a quella temperatura, finch questo rimane nel contenitore in quantit sufficiente a sommergerlo. Se si utilizzano opportuni reci- pienti Dewar, l'evaporazione residua lentissima, e l'azoto resta in quantit sufficienti per pi di un mese; in caso contrario, o per allungare i tempi, sufficiente rabboccare il recipiente: semplice, vero? Nelle applicazioni alimentari del tutto inutile raggiungere temperature cos basse: in cucina, addirittura, dannoso! Sotto gli O C, la bocca incapace di percepire il gu- sto degli alimenti; per questo motivo, le temperature pi basse possono avere solo una funzione rinfrescante o testurale. Ma gli oggetti troppo freddi si attaccano alla lingua, alle labbra e alle pareti della bocca, provocando danni ai tessuti e anche ferite sangui- nanti: attenzione, dunque! Anche in questi settori, i quasi -200C dell'azoto liquido sono comunque di impor- tanza cruciale, perch permettono raffreddamenti ultrarapidi a temperature comun- que piuttosto basse (qualche decina di gradi sotto zero). Per capire perch temperature molto basse producano raffreddamenti pi rapidi, utile fare un confronto con una situazione opposta, presa dall'esperienza quotidiana di cucina. Tutti avrete provato, almeno una volta nella vita, a cuocere con una bistecchie- ra; saprete dunque che lasciando troppo a lungo una fetta di carne sulla sua superficie rovente si carbonizza. In effetti, la temperatura della bistecchiera molto pi alta della temperatura massima che pu raggiungere un alimento mantenendosi commestibile: se avete a disposizione un adeguato termometro a sonda, provate a misurarla! Vi siete 1nai chiesti perch si usano temperature tanto alte? Soprattutto per accelerare la propa- gazione del calore: in questo modo, all'esterno della bistecca si forma rapidamente la crosticina secca, che trattiene all'interno l'acqua presente nell'alimento. Maggiore la differenza di temperatura tra il mezzo di cottura (piastra, olio bollente, graticola e .via dicendo), pi rapida la propagazione del calore. Anche nel caso di un cibo che entra a 169 TECNICHE AVANZATE contatto con l'azoto liquido, la differenza di temperatura grande: dunque, il calore fluir molto velocemente dal cibo all'azoto, producendo un rapidissimo raffreddamen- to. O, se volete, potete anche pensare che sia il freddo a fluire dall'azoto al cibo: la fisica molto pi elastica di quanto non pensiate... f La velocit di raffreddamento un argomento che finora non avevamo discusso, ma che presenta risvolti interessantissimi e affascinanti tanto per le applicazioni quanto per la scienza fondamentale. Solitamente, sui libri di testo si prendono in considerazione processi molto lenti; tanto lenti da essere addirittura definiti quasi-stazionari. Si tratta di situazioni, spesso idealizzate, che si prestano molto bene allo studio teorico. Ma, come abbiamo appena visto, nel mondo reale avvengono fenomeni che si discostano moltissimo da questo modello. Potreste pensare che ci non sia un vero problema: semmai potrebbe essere un vantaggio grazie alla riduzione dei tempi che ne consegue. In realt, gli effetti prodotti sulla struttura della materia, e dunque sulle testure, dal- la velocit di raffreddamento sono, a volte, spettacolari. Lo stato solido di una sostanza semplice come l'acqua tipicamente caratterizzato dalla struttura cristallina. Difficil- mente, in realt, i corpi macroscopici sono costituiti da un unico grande cristallo, come certi esemplari di quarzo da collezione. La struttura pi tipica policristallina: forma- ta, cio, da tanti cristalli di dimensioni diverse uniti insieme. Sapete da che cosa dipen- de la dimensione media di questi cristalli (e dunque anche il loro numero)? Proprio dal- la velocit di raffreddamento del liquido da cui provengono! Per costruire i dispositivi a semiconduttore che popolano la nostra vita quotidiana, dai computer ai telefonini, occorre partire da grandi cristalli di silicio. Bene, per otte- nerli si sono elaborati metodi di crescita lentissimi, in cui il calore esce a velocit molto bassa dal solido che si sta formando. Viceversa, per dare resistenza meccanica ai metalli e alle leghe, preferibile avere tan- 170 L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO ti piccoli cristalli: fin dall'antichit, di fatto, l'uomo, pur ignorando la fisica microsco- pica, aveva inventato il processo di tempra, in cui si produce il raffreddamento rapido del materiale ancora incandescente immergendolo in acqua . . In termini semplici: se lasciamo alle molecole tutto il tempo necessario per andarsi a disporre al loro posto nel reticolo cristallino, otteniamo una sola grande struttura ordi- nata; nel caso opposto, tante piccole strutture, ordinate alloro interno ma disposte in modo disordinato le une rispetto alle altre. Ma non finita. Se la velocit di raffreddamento molto grande, e se si arriva a tem- perature sufficientemente basse, pu accadere che i cristalli non si formino proprio: le molecole, pur stando in media ferme le une rispetto alle altre, si dispongono disordina- tamente come in un liquido. Questo il caso dei vetri, strutture che presentano pro- priet particolarissime, che le distinguono da tutti gli altri solidi. Propriet che dovre- ste conoscere abbastanza bene, visto che la cucina popolata da oggetti in vetro. Ma forse non sapete che molti vetri si mangiano, anche: il caramello un ottimo esempio! Nella materia biologica, il raffreddamento rapido produce un ulteriore effetto di importanza fondamentale: la formazione di ghiaccio all'interno della cellula. Se il fron- te freddo non si propaga abbastanza velocemente, infatti, l'acqua che si trova all'inter- no della cellula tende a uscirne, per riequilibrare il calo di liquido prodottosi all'esterno e dovuto alla formazione dei primi cristalli di ghiaccio. Se la cellula si disidrata, il tessuto che forma perde la sua te stura originaria e, una vol- ta scongelato, risulter asciutto e sabbioso. Non consigliabile fare la prova di proposi- to, ma a qualcuno di voi sar forse capitato di congelare per sbaglio un bel pezzo di filetto tenero e gustoso, ritrovandoselo poi irrimediabilmente rovinato dopo lo scongelamento. Questo processo di fuoruscita dell'acqua, per, richiede tempi non brevissimi, e, se la temperatura si abbassa rapidamente, pu essere completamente bloccato. Su questo principio si basano i moderni metodi di surgelazione, che permettono di conservare al meglio le propriet testurali, e non solo nutritive, degli alimenti. E la surgelazione si ot- tiene prJprio utilizzando il nostro azoto liquido! 171 TECNICHE AVANZATE Come procurarselo e come maneggiarlo Forza, che quasi ci siamo! Dopo tutte queste presentazioni, sarete, se non ansiosi, almeno curiosi di sapere come potete fare per procurarvi l'azoto liquido e fare i primi esperimenti per conoscerlo dal vi- vo. Cominciamo dunque a entrare in questioni decisamente pi pratiche. La domanda fatidica : Dove si compra? Eccovi accontentati. Prendete le pagine gialle, oppure collegatevi a internet, e cercate la voce Gas compressi e liquefatti. Solita- mente si trovano vari fornitori in ogni capoluogo di provincia, ma non solo. Se non ne trovate nel vostro paese, cercate in una grande citt vicina. Tenete presente che ospedali, cliniche, dermatologi e allevatori sono tra i pi tipici clienti: se conoscete qualcuno che la- vora in questi settori, potete chiedergli di segnalarvi il suo fornitore. Prima di contattare il fornitore, per, dovete aver ben chiaro che cosa vi serve, altri- menti rischiate di perdere tempo, di farglielo perdere e di non ottenere niente. Il consi- glio di chiedere una fornitura di 20-25 litri di azoto liquido per uso alimentare in un bidone Dewar non pressurizzato a imboccatura stretta, noleggiando il bidone stesso. Vediamo di spiegare il significato di questi termini e il perch di questa richiesta. Prima di tutto: il mitico bidone Dewar. Ne abbiamo gi fatto cenno raccontando la storia dei gas liquefatti: si tratta di un thermos piuttosto robusto ed evoluto, costi- tuito fondamentalmente da due contenitori metallici inseriti l'uno nell'altro e sepa- rati da un'intercapedine in cui stato fatto il vuoto (figura 11). Il vuoto un ottimo isolante termico: il calore, al suo interno, pu propagarsi solo sotto forma di radiazioni elettromagnetiche. Per inibire anche quest'effetto le superfici metalliche sono argentate, in modo da riflettere la radiazione impedendole di arrivare alla zona dove sar contenuto il gas liquefatto. Owiamente la perfezione a questo mon- do non esiste, e un po' di calore, anche se molto lentamente, entrer sempre, soprattut- to attraverso il tappo. Quest'ultimo, nel bidone non pressurizzato che consigliamo, 172 1. J ,- L- O :1 'e 1- t-
L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO t a P p o ~ W superfici interne argentate azoto liquido --n: Il ... -- vuoto pareti metalliche Figura 11. Un contenitore Dewar per l'azoto liquido. una sorta di fungo dal gambo lungo, fatto di materiale isolante leggero, e non fissato in alcun modo ma semp,licemente infilato in un lungo collo di bottiglia. Per questo motivo, quando, per effetto di quel poco calore che entra, un po' di azoto evapora, il tappo pu sollevarsi, sotto l'azione dell'aumentata pressione, quel tanto che basta per lasciarlo sfiatare. Se non gli permettessimo questo movimento, il povero tappo salte- rebbe all'improwiso come quello di una bottiglia di champagne! Questo contenitore chiaramente non pu conservare il gas liquido all'infinito, ma potete arrivare ad averne una quantit utile ancora a distanza di un mese. Se non siete soddisfatti, potete cercare un contenitore pressurizzato, ma i costi, l'ingombro e la maggiore difficolt d'utilizzo inducono a sconsigliarlo, sia per gli usi domestici, sia per i primi esperimenti di chi in- teressato a impieghi su pi vasta scala. Attenti: l'imboccatura stretta importante per allungare i tempi di conservazione. 173 TECNICHE AVANZATE Un bidone a imboccatura larga pu essere indicato in fase di utilizzo perch permette di immergere gli oggetti nell'azoto senza doverlo travasare. Consideratelo, per il mo- mento, come un gadget superfluo, che vi potrete regalare se diventerete dei professio- nisti della cucina criogenica. La capacit consigliata del bidone pi che sufficiente per fare esperimenti e prove per qualche giorno. Inoltre, ancora abbastanza piccola da garantire una sufficiente maneggiabilit (diciamo che una persona robusta ce la pu fare a travasarlo da sola in altri recipienti). Ma, soprattutto, sulla base delle considerazioni di qualche pagina ad- dietro, in condizioni normali vi tiene lontani dal pericolo d'asfissia, anche nel caso do- veste rovesciarne per sbaglio tutto il contenuto. Ci non significa che dobbiate dimen- ticare ogni norma di sicurezza, beninteso: ricordate che il tasso di ossigeno nell'aria pu essere gi ridotto da altri fattori (respirazione umana, fornelli a gas eccetera) e l'a- zoto si andrebbe ad aggiungere a questi. La prudenza non mai troppa, insomma. Dato che siamo in argomento, vediamo che cosa prescrivono le norme ufficiali di si- curezza nei laboratori a proposito dell'azoto liquido. Il testo che segue estratto dal DECRETO LEGISLATIVO 626/ 94: Indicazioni per instaurare una corretta prassi di lavoro nei laboratori Norme per l/uso di liquidi criogeni Per icol i potenziai i Tutti i gas li quefatti (per esempio azoto li qui do) sono estremamente freddi e possono cau- sare bruciature. Anche quantit molto piccole di li quido si trasformano in grandi quant it di gas con evidente rischi o di sovrapressioni ed esplosioni . Concentrazioni di ossigeno danno rischi o di incendio. Quantit eccessive di altr i gas nell 'aria riducono la concentra- zione di ossigeno e possono causare asfissia. L'azoto li quido spesso usato come refrige- 174
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L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO rante, e pu portare a esplosioni quando aperture di ventilazione o tubi di col legamento vengono bloccati dalla formazione di ghiaccio, causata dal congelamento dell'umidit atmosferica. Precauzioni nel maneggiare liquidi criogeni Oltre al normale camice di lavoro vanno sempre indossati guanti di cuoio, occhiali o vi- siera di protezione e calzature adatte. Maneggiare sempre recipienti con precauzione e lentamente onde evitare sobbalzi e schizzi. Usare pinze per rimuovere oggetti immersi nel liquido. Maneggiare i liquidi in zone ben venti late per evitare una eccessiva concentrazione di gas. Non scaricare mai liquidi in zone dove possa entrare altro personale. Usare esclusi- vamente contenitori progettati specificamente per contenere i liquidi criogeni. Questi contenitori sopportano i rapidi cambiamenti e le grandi differenze di temperatura che si verificano quando si lavora con questi liquidi . Usare unicamente tappi forniti insieme al contenitore. Non chiudere mai piccoli contenitori di liquidi criogeni. Una prima avvertenza: non spaventatevi! Sono norme ufficiali, e dunque devono prevedere ogni possibile guaio. Inoltre si riferiscono ai laboratori, dove si svolgono tipi- camente attivit ben pi estreme rispetto a quelle di una cucina e si maneggiano ben al- tre quantit di azoto liquido. Tenete presente che, se vi spaventano queste indicazioni, dovreste urlare di terrore di fronte i sacchetti di plastica che, tra le varie avvertenze, portano scritto anche il loro potenziale letale come mezzi asfissianti ... Vediamo ora di commentare queste indicazioni e magari di aggiungerne altre. Primo: verissimo che l'azoto liquido pu causare bruciature, quindi decisa- 175 TECNICHE AVANZATE mente meglio non toccarlo: d'altra parte lo usa il dermatologo per bruciare le verru- che ... Per attenti: anche l'olio bollente causa bruciature, per non parlare delle ustioni provocate dal vapore. Chi vi scrive ha provato le bruciature provocate da tutti e tre i tipi di liquidi e vi garantisce che, a parit di quantit, quelle dell'azoto sono le meno signifi- cative. Molto spesso uno schizzo sulla pelle non fa assolutamente nulla, perch la goc- ciolina evapora in fretta assorbendo pochissimo calore (il dermatologo solitamente de- ve tener premuto a lungo 10 stecchino imbevuto d'azoto per bruciare la verruca ... ). Inoltre, mentre una prova di coraggio sconsigliata, ma non cos rara tra i fisici (quelli che conosciamo sono ancora tutti vivi e sanissimi), l'immersione rapida di una mano nell'azoto liquido, lo stesso gesto una pura follia masochista se effettuato nell'olio o nell'acqua bollente. Nel primo caso, infatti, lo strato gassoso che si produce attorno al- la mano per la rapida evaporazione funge, per breve tempo, da isolante, mentre nel se- condo caso ci si brucia immediatamente. Insomma, molti camminano sui carboni ar- denti senza farsi nulla, ma nessuno passa indenne da un gavettone di pece ardente. Che significa tutto questo? Semplicemente che, se usate le stesse precauzioni che adottate normalmente quando friggete o bollite, praticamente impossibile che vi suc- ceda qualcosa. Questo vale anche per gli schizzi negli occhi, che vanno assolutamente evitati; nessuno che noi conosciamo, per, frigge con occhiali e visiera. Altro commento non ozioso: ricordate sempre che siete in una cucina e non in un la- boratorio. I guanti di cuoio possono rivelarsi solo uno stupido impiccio quando dovete maneggiare piccole quantit di liquido, mentre vi serve la piena disponibilit delle vostre capacit manuali. Se li usate, o se usate altri guanti, piuttosto, state molto attenti a chiu- derne bene l'imboccatura: capitato di vedere un caso di (piccola) ustione, provocato da azoto liquido versato accidentalmente dentro il guanto .. . Quanto agli indumenti, sempre meglio essere coperti come per le fritture, del resto. Insomma, anche se fa molto caldo, quando preparerete il gelato con l'azoto liquido evi- tate di mettervi a torso nudo: oltre che pi decoroso, anche pi sicuro. Non sentitevi per questo autorizzati a rovesciarvi addosso tutto il bidone perch sta- 176 t i 11 c. d SI a: d n n o "n te p cc re le ac tr di cc Cl st l L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO te indossando la camicia e il maglione di lana: se l'azoto liquido in quantit cospicue impregna i vestiti, essi vi si possono incollare alla pelle come gli oggetti troppo freddi fanno con la lingua. Secondo: stare in ambienti ben aerati sempre utile. Badate che una finestra soc- chiusa pi che sufficiente allo scopo, in una cucina. Terzo: effettivamente, non dovete mai mettere e togliere gli oggetti nell'azoto liqui- do usando le mani nude. In realt sconsigliamo anche le mani vestite. Utilizzate piutto- sto utensili metallici dal manico sufficientemente lungo. Il metallo resiste benissimo agli stress termici provocati dal raffreddamento rapido; ha un solo inconveniente: con- duce benissimo il calore, per cui potrebbe diventare con il tempo troppo freddo per te- nerlo in mano senza fastidio. In questo caso, o vi procurate attrezzi di metallo con ma- nico isolante (plastica o legno), o, semplicemente, li prendete in mano con una presina o con un canovaccio: esattamente come si fa con i liquidi caldissimi, tanto per cambia- re ... Il metallo, e l'acciaio inox in particolare, un ottimo materiale anche per i conteni- tori in cui verserete l'azoto liquido al momento di utilizzarlo. Il solito inconveniente so- pra citato, per, far s che il liquido criogenico se ne vada, bollendo, nell'aria in tempi non lunghissimi. Questo non un vero problema per la maggior parte delle preparazioni, che durano comunque meno rispetto all'aspettativa di vita dell'azoto nella terrina. Ma, se vi inte- ressa conservare il liquido integro per tempi maggiori, allora consigliabile il polistiro- lo. Potete usare benissimo le vaschette in cui si conservano i gelati artigianali oppure acquistare un blocco di polistirolo e modellarlo nella forma che preferite usando at- trezzi specifici (se non lo sapete, un filo di ferro rovente va benissimo). Un vantaggio del polistirolo sta anche nel fatto che potete toccare il contenitore all'esterno senza congelarvi le dita, mentre con le pentole di acciaio sempre meglio usare un canovac- cio. Il metallo, per, decisamente pi pulito ed elegante, e poi si ricopre di un magico strato di brina all'esterno ... Evitate plastica, vetro, ceramica e affini: si rompono a causa dello stress termico. 177 TECNICHE AVANZATE Quarto: lasciate perdere l'awertenza pu portare a esplosioni quando aperture di ventilazione o tubi di collegamento vengono bloccati dalla formazione di ghiaccio, cau- sata dal congelamento dell'umidit atmosferica: si riferisce a situazioni che a voi non capiteranno mai. Cercate di evitare, invece, di versare l'azoto liquido troppo velocemen- te in una planetaria o in un qualunque apparecchio che contenga parti in movimento, perch se il liquido che volevate mescolare si congela troppo in fretta rischiate di rom- pere le suddette parti mobili e di bruciare il motorino elettrico. Quinto: Maneggiare sempre recipienti con precauzione e lentamente onde evitare sobbalzi e schizzi una norma di prudenza da non dimenticare mai e da integrare con la seguente: Non versate mai l'azoto liquido troppo velocemente in recipienti po- co capaci e gi riempiti di liquidi, se volete evitare che fuoriesca insieme al contenuto. La rapida evaporazione, infatti, forma una grande quantit di bolle che gonfiano li- quidi e creme, facendoli debordare uilitamente al liquido criogenico. Pine della prima lezione sulla sicurezza. Torniamo al nostro fornitore che sta aspet- tando al telefono. La precisazione per uso alimentare equivale a chiedere una sostanza pulita e libera da impurit nocive, ma ci vale anche per il bidone: non dimenticatelo, e non lasciate- glielo dimenticare. Il fornitore, sentite le vostre esigenze, vi chieder le modalit di consegna (ve lo an- date a prendere o lo volete a casa come la pizza?) e poi, se ha la possibilit di acconten- tarvi, vi proporr un prezzo. Qui viene il bello. Il mercato dell'azoto liquido per usi cu- linari non esiste ancora. Le quantit fornite sono basse. Il bidone costa caro (diciamo poco meno di 1000 euro a inizio 2005). Se l'azoto in s vi pu costare 50 centesimi al litro, il ricarico per i costi di consegna e di noleggio del bidone pu arrivare a raddop- piare il prezzo. Non certo una spesa proibitiva, ma potete sempre provare fornitori diversi e contrattare. 178 r I u li v c p z n P 1\ n cl v. VI b Il L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO probabile che, fra qualche anno, queste parole faranno sorridere come se arrivasse- ro dal paleolitico; ma questo libro deve esservi utile ora, se vogliamo che l'uso dell'azo- to liquido in cucina si diffonda dawero. Comunque sia, signori miei, ormai ci siamo: il magico bidone sta per entrare nella vostra cucina! In cucina: primi esperimenti Il bidone dell'azoto ora ce l'avete. Tenetelo in un locale adeguato, quando non lo usate: il pi fresco e aerato della vostra casa, del vostro ristorante o del vostro castel- lo. Se avete posto da vendere nella cella frigorifera, potete anche metterlo l, ma per un liquido che se ne sta a quasi -200C, capirete che 10 o 20C di differenza non so- no poi la fine del mondo ... Al momento di usarlo portate il bidone in cucina e riempite i recipienti che vi ser- vono, poi riponetelo. Se volete fare un primo esperimento, potete richiudere il bidone con un foglio di pellicola trasparente non troppo tirato, e tornare a controllarlo do- po qualche ora: la pellicola si sar gonfiata a causa della leggera evaporazione dell'a- zoto, e dall'entit del rigonfiamento potete stimare quella dell'evaporazione. Ma tor- niamo in cucina. Per versare l'azoto nella pentola d'acciaio o nel contenitore di polistirolo, che avrete scelto della capacit di qualche litro, procedete come segue. Mettete il contenitore destinatario per terra, in una zona del pavimento sufficiente- mente libera da offrirvi lo spazio necessario per l'operazione. Togliete il tappo dal bi- done, poi sollevatelo prendendolo con una mano per uno dei manici che si trovano vicino all'imboccatura e con l'altra dal fondo (quest'ultima mano corrisponder al vostro braccio pi robusto, naturalmente). Con la prima mano, portate e tenete l'im- boccatura sopra il contenitore in cui dovete versare, con l'altra sollevate il fondo, fin- 179 TECNICHE AVANZATE ch l'azoto non comincia a scendere. Siccome un bidone da 25 litri pesa pi di venti chili, bene. fare attenzione alla schiena e tenere le ginocchia piegate. Se siete in due, potete dividere lo sforzo: mettendovi ai lati opposti del bidone, ognuno prender con una mano un manico e con l'altra il fondo. Chiaramente, a meno che non siate un de- stro e un mancino, l'osservazione sul braccio pi robusto non sar applicabile a en- trambi ... Versate lentamente! Appena iniziate a versare, il contenitore comincer a fumare, emettendo un bel vapore bianco e fresco. Niente paura: solo l'umidit dell'aria che si condensa; infatti noterete che un fumo un po' anomalo, che a un certo punto scende anzich continuare a salire. Ciononostante, un fumo che vi nasconde un po' la visua- le: dunque, andate adagio. Se soffiate per farlo allontanare, il fumo ' aumenta. Ovvia- mente: il vostro fiato umido, e i vapori freddi dell'azoto che evapora faranno conden- sare anche quello, oltre all'umidit dell'aria. A un certo punto il fumo si dirader, e comincerete a vedere bene il liquido all'interno del nuovo contenitore: chiaro e tra- sparente proprio come il gas. E, esattamente come quello, del tutto inodore. Qualche testo scientifico, che dev'essere stato scritto da un mattacchione, aggiunge pure che insapore: se riuscite a fare l'assaggio, scriveteci; verremo a trovarvi all'ospedale per farci raccontare l'esperienza. Il liquido chiaro bolle: pi adagio se si trova nel contenitore di polistirolo, molto velocemente se l'avete versato nella pentola d'acciaio. Potete fare an- che i vostri primi esperimenti quantitativi: se sul contenitore avrete disegnato delle tac- che per misurare la quantit di liquido, cronometro alla mano contate quanto tempo ci mette l'azoto per evaporare a seconda del tipo di recipiente in cui l'avete versato. E ora, iniziamo a divertirci un po'. Premettiamo che, qualunque oggetto o liquido a temperatura superiore ai fatidici -195,8 DC, immerso nell'azoto liquido, ne provocher un aumento di ebollizione di intensit proporzionale alla sua grandezza e alla sua tem- peratura. Non stupitevi, dunque, se il liquido criogenico inizier a friggere come l'olio in cui viene introdotta una patatina. Attenti anche a non esagerare immettendo quan- tit eccessive di cibo, che possono provocarne la fuoriuscita dal recipiente. Ora che siete 180 st, to de go gh co l a ~ fn ral re ta m, ta, stl ch ap ter ZOI al1' ese ghi 1m re; ghl L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO stati istruiti a dovere, prendete uno stecco di legno per spiedini e immergetelo nell' azo- to a met. Ritiratelo dopo qualche secondo: vedrete che si copre di brina sulla parte che stata immersa. Perfetto: abbiamo imparato un ottimo sistema per misurare il livello dell'azoto residuo nel bidone Dewar! Basta usare un bastoncino sufficientemente lun- go, e il gioco fatto. Adesso provate a far cadere nell'azoto liquido qualche goccia d'acqua: vedrete che ghiaccia immediatamente e cade sul fondo; potete recuperarla con un colino metalli- co e prenderla in mano (se la trovate troppo fredda, naturalmente, la potete sempre lasciar cadere!). Proviamo anche con qualche liquido pi interessante: un succo di frutta, per esempio. L'esperimento anche pi bello da vedere perch la goccia colo- rata si vede bene attraverso il liquido trasparente, ma, soprattutto, stavolta pu esse- re interessante anche assaggiarla. Prima di farlo assicuratevi con le mani che la sferet- ta ghiacciata di succo di frutta non sia troppo fredda, e in ogni caso non mettetela mai direttamente a contatto con la lingua, le labbra o le pareti della bocca: con le di- ta, piuttosto, sistematela tra i denti nella zona dei molari e schiacciatela. Com' la te- stura? Interessante? Ripetete l'esperimento con tutti i liquidi che vi vengono a tiro in cucina. Noterete che, con alcuni succhi e con l'olio, si possono anche ottenere sfere cave, con l'interno apparentemente vuoto: divertentissime da masticare, ma fate sempre attenzione alla temperatura! In realt, queste sfere si sono formate per effetto dell'evaporazione dell'a- zoto e di azoto sono piene. Insomma: in qualche modo abbiamo creato le nostre prime preparazioni di cucina all'azoto liquido. Possiamo fare anche di meglio: divertiamoci a fare i ghiaccioli, per esempio. Basta prendere uno stampino in metallo, riempirlo del liquido che vogliamo ghiacciare e immergerlo nell'azoto liquido con un paio di pinzette lunghe di metallo. Se imparate a ritirare i ghiaccioli appena si forma lo strato esterno ghiacciato potete riusci- re anche nell'impresa funambolica di produrre leccornie a doppia consistenza: succo ghiacciato fuori, succo liquido all'interno. La stessa tecnica vale con il cioccolato fuso, 181 TECNICHE AVANZATE con la panna, con tutto quello che la vostra fantasia vi suggerisce. Per staccare il prodot- to dallo stampo basta immergere quest'ultimo, per qualche secondo, in acqua calda. In alternativa al metallo, potete costruirvi semplici stampini conici con la carta da forno. Cominciate a dare libero sfogo alla vostra creativit! Ci che avete imparato, in realt, un fenomeno fisico fondamentale: quando riscaldiamo o raffreddiamo un oggetto, se la differenza di temperatura fra questo e l'ambiente esterno grande, estremamente pro- nunciata anche la differenza di temperature all'interno dell'oggetto stesso; proprio questo che ci permette di ottenere una crosta ghiacciata mentre l'interno ancora a temperatura ambiente. In altri termini sta succedendo, alla rovescia, la stessa cosa che accadeva alla bistecca posta sulla graticola rovente: crosta secca con reazione di Maillard all'esterno, carne semicruda dentro. Quando sarete soddisfatti degli esperimenti con succhi e creme, potete provare con la frutta. Infilate sullo stecco di legno da spiedo piccoli pezzi di frutta tenera e immer- geteli nell'azoto. Se li togliete per tempo si former uno strato ghiacciato e croccante in superficie, mentre all'interno rester la polpa del frutto al naturale. A questo punto il vostro azoto sar agli sgoccioli. Se non siete ancora stanchi, rabboc- cate il contenitore e andiamo avanti. Una delle novit pi entusiasmanti per gli studenti di fisica che scoprono la crioge- nia la possibilit di fare ghiaccioli con bevande alcoliche o con alcoLpuro. Attenzione, per! Le temperature di queste preparazioni sono bassissime: l'alcol puro da evitare assolutamente, avendo un punto di congelamento di -114,15 cc. Ogni tanto qualcu- no, che non si premura di guardare prima le tabelle, ci casca. Niente di drammatico: si pela la lingua, ma in un giorno o due torner tutto come prima; la. temperatura di fu- sione dell'etanolo, per, non se la scorder pi. Se l'alcol non puro ma diluito con acqua, come nei superalcolici o nei vini, la tem- peratura di solidificazione decisamente pi alta. Per gli amatori di questo genere di bevande riportiamo qui di seguito la tabella dei punti di congelamento in funzione del grado alcolico: 182 a ( n z t< L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO Grado alcolico (voI per cento) Temperatura di fusione (O C) 50 - 36,9 45 - 28,1 40 - 24 38 -22,3 32 - 16,8 30 - 15,3 25 - 11,3 20 -7,6 15 -5,1 10 -3 Come potete vedere, un ghiacciolo di vino (gradazione tra il 10 e il 15 per cento) assolutamente nella norma; un porto pu andare ancora bene; una grappa o un whisky cominciano a essere piuttosto freddini: andateci piano ... Se avete sottomano una crema abbastanza densa, mettetela in una tasca o in una si- ringa da pasticceria e provate a versarla, con continuit e muovendola qua e l, nell'azo- to liquido: creerete dei ghiaccioli dalla forma di spaghetti contorti, che si prestano be- nissimo a fare da elementi decorativi. Tenete sempre presente che la durata di queste preparazioni, a temperatura ambien- te, non lunghissima: o le mettete in congelatore, o prima o poi si sciolgono. Le crea- zioni a contrasto di struttura, ghiacciate fuori e liquide dentro, in realt non si possono conservare nemmeno al freddo, perch il fronte ghiacciato avanza fino a inglobare tut- to l'interno: fatele, dunque, e mangiatele subito; o fatele mangiare ... 183 TECNICHE AVANZATE Per terminare in bellezza questa prima serie di esperimenti, spaziamo un po' ri- spetto al solito mondo della cucina. Procuratevi un fiore dai petali sottili e ampi: una rosa, una margherita, una violetta ... se proprio non lo trovate vanno bene anche le fo- glie del sedano, ma in tal caso siete dei malefici cuochi senza poesia, accidenti a voi! Immergete il fiore (o il suo meno elegante sostituto) nell'azoto liquido per qualche decina di secondi, e poi ritiratelo tutro fumante (di vapore acqueo dell'aria che sta condensando, ovviamente). A questo punto potete: lasciarlo cadere a terra da 2 m d'altezza; scagliarvelo con forza; scagliarlo con violenza contro la tavola o una parete; tenerlo con una mano per il gambo e colpire velocemente la corolla con un dito del- l'altra mano. In ognuno di questi casi accadr sempre che il fiore vada in mille pezzi, come se fos- se di cristallo delicatissimo. Visto che effetti pu avere il grande freddo sulle strutture e sulle testure? . Se siete inguaribili cuochi creativi, e magari avete pure usato il sedano al posto del fiore, allora vi pu anche venire in mente che, opportunamente addomesticato, que- sto potrebbe essere un ottimo metodo per tritare finemente i vegetali senza ridurli a poltiglia e senza estrarne il succo. Niente male, vero? Anche la prima lezione pratica finita. Riponete gli attrezzi. Se avete avanzato un po' di azoto potete riversarlo nel bidone Dewar, badando di non farvi finire dentro an- che i residui dei vostri esperimenti (usando un colino, per esempio); oppure, se non siete parsimoniosi, potete liberarvene alla maniera dei fisici: versandolo per terra e 184 L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO guardandolo bollire, friggere, muoversi per la stanza scivolando come un hovercraft su un velo d'azoto gassoso finch non ne restano poche bolle che si muovono qua e l come biglie senza attrito. Alla fine scoprirete che vi ha pure ripulito il pavimento rac- cogliendo polvere e sporcizia negli angoli e ai piedi delle pareti. I convenzionali pro- dotti per la pulizia, comunque, anche se meno divertenti, restano decisamente pi eCOnOmlCi. Vediamo ora che cosa abbiamo imparato, alla fine della nostra prima serie di espe- rimenti. Tutte le operazioni compiute (salvo l'eventuale lavaggio del pavimento) con- sistevano nell'introdurre completamente l'alimento nell'azoto liquido, trattenendove- lo per un certo tempo prima di ritrarlo. Chiameremo le tecniche basate su questo tipo di operazione tecniche di immersione o raffreddamenti per immersione. Un fattore cruciale nella determinazione del risultato fi- nale , come abbiamo visto, il periodo di permanenza nel liquido criogenico: lo chia- meremo tempo di immersione, in analogia con il tempo di cottura. Il tempo di immer- sione regola la profondit di penetrazione del fronte ghiacciato all'interno del cibo, oltre alla temperatura della superficie. Le caratteristiche pi importanti di queste tecniche sono due: la creazione di con- trasti di testura e temperatura tra interno ed esterno, e la possibilit di produrre strut- ture cave, gonfiate dall'azoto che evapora. Un terzo aspetto, che in molti frangenti si rivela interessante, consiste nella possibilit di dare ai liquidi ghiacciati una perfetta forma sferica (cava o piena), facendoli cadere a gocce riell'azoto liquido. Ci, chiara- mente, vale solo pel; oggetti di piccole dimensioni: il processo si basa su una propriet fisica delle gocce, che assumono la forma geometrica che minimizza la superficie esposta all'esterno, e vengono congelate in questa condizione prima di potersi defor- mare per contatto con altri oggetti. L' unica vera difficolt di attuazione delle tecniche di immersione consiste nella stima dei tempi. Non avendo la possibilit di misurare 185 TECNICHE AVANZATE facilmente le temperature dei cibi quando si trovano nell'azoto liquido, sono necessa- ri accurati esperimenti per ottimizzare la profondit dello strato ghiacciato e la tem- peratura superficiale (non dimenticate mai che gli oggetti troppo freddi si attaccano alla lingua e alle labbra!). Un fattore decisivo, in questo processo di ottimizzazione, rappresentato anche dalle dimensioni della preparazione che si vuole creare: i contra- sti sono naturalmente pi accentuati negli oggetti grandi, ma, per ottenere uno strato esterno solido di dimensioni sufficienti a reggere la struttura, si rischia di abbassarne troppo la temperatura. Ora sta a voi scegliere se far pratica con i raffreddamenti per immersione, conge- lando tutto quello che vi capita sottomano in cucina, o passare direttamente ai nuovi esperimenti, che hanno lo scopo di farvi familiarizzare con una seconda serie di tecni- che, complementari a quelle appena viste, che chiameremo tecniche di mescita. Come ca- pirete dal nome, qui si tratta di versare l'azoto liquido sull'alimento, anzich inserire l'alimento nell' azoto. Le preparazioni che raffredderemo o congeleremo, poi, saranno tutte di consistenza fluida, in modo da poter essere mescolate durante la mescita. Per questo tipo di esperimenti dovete procurarvi una bastardella, o pentola, o zuppiera in metallo (preferibilmente acciaio) in cui mettere il liquido da raffreddare, e un reci- piente possibilmente alto e stretto, in metallo o polistirolo, da cui verserete l'azoto. Notate bene che non consigliamo il polistirolo come materiale per il primo contenito- re: il metallo, infatti, preferibile per pi di un motivo. Prima di tutto conduce bene il calore, permettendoci di risciogliere facilmente eventuali porzioni di liquido ghiaccia- te anzitempo sulle pareti; secondo, pu essere tranquillamente raschiato con gli strumenti che useremo per mescolare senza rischiare di sbriciolarsi o perdere pezzi. Quanto agli utensili per il mescolamento, dovranno essere di metallo e vi serve alme- no un frustino robusto; se volete, possono essere utili anche un cucchiaio dal manico molto lungo o una spatola. Altra avvertenza: per questi esperimenti decisamente consigliabile essere in due. 18'6 s L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO Con la pratica potrete anche arrivare a operare da soli, ma all'inizio non il caso di provare. Esattamente come nella prima serie di esperimenti, iniziamo con l'acqua: versate- ne un litro nella bastardella e riempite di azoto liquido il contenitore descritto pi so- pra. Ora, mentre uno di voi mescoler l'acqua con il frustino o con la spatola, l'altro inizier a versare, lentamente, l'azoto nella bastardella. Comincer a uscire un fitto vapore bianco, che vi impedir di vedere quello che state facendo. A questo punto bene smettere di versare e continuare a mescolare finch la visibilit non torna soddi- sfacente. bene essere affiatati: chi mescola deve guidare chi versa, indicando gli quando smettere e quando ricominciare. il mescolatore, infatti, che ha il controllo pi di- retto di quello che sta awenendo, ed lui anche l'unico a rischiare di prendersi schizzi di azoto o di liquido da congelare. Il mescolato re pu anche indossare guanti, se vuo- le. In ogni caso, bene che tenga ferma la bastardella usando un canovaccio. Il mesci- tore, da parte sua, dovr essere lesto a seguire gli ordini del suo compare, e dovr im- parare a dosare bene il flusso di azoto liquido a seconda degli effetti che vorr consegUlre. In questo caso, il nostro obiettivo di ottenere una sorta di granatina d'acqua, dalla consistenza simile a quella della neve marcia. Per raggiungere lo scopo neces- sario tenere l'acqua in continuo movimento, in modo che, quando inizia a congelare, non si formino cristalli di ghiaccio di grandi dimensioni, ma piuttosto tanti cristalli piccoli che fungeranno da addensanti per l'acqua residua. Attenzione: molto proba- bile che, le prime volte che vi cimenterete, vi ritroviate dei blocchi di ghiaccio sulle pa- reti della bastardella. Per evitarli, sufficiente raschiare spesso le pareti con il frusti- no. In ogni caso, recuperare la situazione facile: potete romperli con dei forti colpi di spatola e rimescolarli con il resto dell'acqua finch non si sono sciolti, oppure appog- giare uno straccio imbevuto d'acqua calda sulla parete esterna del contenitore per 187 TECNICHE AVANZATE staccarli. Owiamente, queste operazioni vanno effettuate dopo aver smesso di versare l'azoto! Il mescolato re si accorger della riuscita dell'esperimento quando sentir che il contenuto della bastardella comincia a opporre all'improwiso una resistenza crescen- te al mescolamento. Badate bene: mentre all'inizio possibile versare l'azoto anche a grandi dosi, a que- sto punto fondamentale non esagerare; la transizione piuttosto rapida, e rischiere- ste di trovarvi con un blocco unico di ghiaccio anzich con una fitta sospensione di piccoli cristalli in acqua. In questa fase occorre anche mescolare con particolare cura per rendere la te stura che si va formando il pi possibile omogenea: in questo compito di grande aiuto il frustino, in grado di rompere gli aggregati di cristalli pi consistenti e di riunirli a quelli pi deboli o all'acqua che si trova ancora allo stato liquido. Almeno all'inizio, vi consigliamo di alternarvi nei due ruoli di mescolatore e mesci- tore: fondamentale che ognuno conosca la situazione dell'altro per poter operare al meglio insieme. Sappiate che questo primo esercizio abbastanza difficile: utilizzare uno sciroppo di zucchero vi renderebbe la vita pi semplice, ma sarebbe molto meno istruttivo. Quando riuscirete a ottenere la vostra neve, non solo sarete piacevolmente stupiti dalla sua testura, ma avrete anche acquisito la manualit necessaria a effettuare la maggior parte delle preparazioni. Prendete nota di quanto azoto avete utilizzato per ridurre a granatina il vostro litro d'acqua; la quantit esatta dipende da troppi fattori per poterla stimare a priori: le- gata alla dispersione termica della bastardella, e dunque alla sua forma e al materiale di cui fatta; determinata anche da quanto velocemente versate e mescolate, dalla temperatura esterna e via dicendo. Di solito, comunque, compresa fra uno e due chi- li di azoto. Cercate anche di tenere bene in mente le varie testure che attraversa l'acqua arri- 188 \i S t l e v a l c s F d a n c n SI g u a z. s; L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO vando allo stato finale; imparate a riconoscere anche da piccoli dettagli l'approssimar- si di quest'ultimo; provate, almeno una volta, a protrarre la preparazione oltre il risul- tato ottimale: ci vi sar molto utile non solo per comprendere le diverse testure del- l'acqua raffreddata in questo modo, ma anche per imparare a rimediare a eventuali errori futuri. Come potete constatare, anche una sostanza apparentemente semplice pu riser- varci grandi sorprese: quella che avete prodotto una miscela di acqua liquida e soli- da, ma tanto le proporzioni dell'una rispetto all'altra quanto la dimensione dei cristal- lini di ghiaccio contribuiscono a creare incredibili sfumature testurali, che costituiscono un'infinita tavolozza di toni diversi nelle mani di un cuoco o di un pa- sticciere creativo. Se siete riusciti ad arrivare a questo punto, naturalmente, vi meritate un premio: potete prepararvi la vostra prima granatina molecolare. Prendete un succo di frutta di vostro gradimento e versatelo nella bastardella (che avrete nel frattempo ripulito e asciugato), poi procedete come nel caso dell'acqua. Il compito pi facile, ve ne siete accorti? E i cristallini di ghiaccio che si produco- no sono ancora pi piccoli. Ne risulta una struttura straordinariamente cremosa, in cui quei cristallini quasi non si sentono: pi che una granita sembra un sorbetto. Non fantastico? Assaggiatela. Notate qualcosa di particolare? Ebbene s: fredda, ma non congela la bocca; lingua e palato, dopo l'assaggio, restano piacevolmente fre- schi, ma non troppo freddi. Sapete perch? In questa granatina, in realt, c' meno ghiaccio del solito. I piccolissimi cristalli che si sono formati grazie al congelamento ultrarapido sono in grado di addensare il liquido residuo pi efficacemente rispetto a quelli di dimensioni maggiori, che si formano nel corso delle preparazioni conven- zionali: dunque, la quantit totale di ghiaccio richiesta per rendere la granita cremo- sa inferiore. Vi piace? Allora eccovi un'altra chicca: potete farvi una fantastica granita al caff, congelandolo non appena esce dalla macchinetta. Gli aromi del caff appena sceso re- 189 TECNICHE AVANZATE stano imprigionati nella crema fredda, per liberarsi all'improvviso non appena la tem- peratura della bocca scioglie i piccoli cristalli di ghiaccio: l'effetto spettacolare. Ora avrete capito la chiave di tutto: il congelamento rapidissimo crea cristalli di ghiaccio tanto piccoli da addensare anche liquidi impossibili per le metodologie tradi- zionali. Potete provare a preparare granite con ingredienti convenzionali o insoliti e addirittura realizzare granite salate! Con questa seconda serie di esperimenti, dunque, siete diventati esperti preparatori di granite. Allenandovi, imparerete a migliorare le testure e a ottimizzare i tempi. Se avete spirito agonistico, cimentatevi nelle prove di velocit. Considerate che gli studen- ti del corso di laurea in Scienze Gastronomiche dell'Universit di Parma sono arrivati a produrre un chilogrammo di granita all'arancia in una trentina di secondi: quando rag- gungerete tempi simili potrete iscrivervi ai campionati nazionali di Salsomaggiore Ter- me, che si svolgono nella medesima universit. E il gelato? Calma, non siamo ancora pronti. I gelati sono strutture molto pi com- plesse delle granite. Prima necessaria un'ulteriore tornata di esperimenti. Lavate per bene frustino e bastardella e preparatevi a montare la panna. Montare la panna? S, avete capito bene. Versate nel recipiente mezzo litro di panna fresca aggiungendo, magari, un po' di zucchero a velo e dell'aroma di vaniglia, cos da renderla ancora pi invitante. Ora, mentre il mescolatore inizia a montare con il frusti- no, il mescitore deve versare l'azoto liquido il pi lentamente possibile. Noterete che l' a- zoto, bollendo e gorgogliando, monta rapidamente la panna, gonfiandola di bolle du- rante l'evaporazione. L'azione del mescolato re serve principalmente a distribuire nel 190 .. L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO modo pi omogeneo possibile l'azoto nella panna, in mdo che si formino tante bolli- cine piccole. Prestate attenzione perch, se versate troppo rapidamente, si formano tan- te bolle gigantesche e la panna fuoriesce dalla bastardella schizzando un po' dappertut- to, trasportata dal gas che si va formando. Che cos' cambiato rispetto agli esperimenti precedenti? Come avrete intuito, la presenza di molecole emulsionanti a fare la differenza: le proteine anfifiliche del siero del latte, contenute nella panna, circondano le bolle di azoto che si formano in seguito all'evaporazione, imprigionandole nella panna stessa, che inizia a gonfiarsi. Contem- poraneamente, il raffreddamento stabilizza la schiuma: il risultato pu essere dawero superbo. Mai come ora, per, necessario acquisire una buona manualit, perch la velocit di versamento e mescolamento sono i soli fattori che decidono la testura. Ca- pite, dunque, che le tecniche di mescita sono particolarmente delicate in presenza di molecole anfifiliche: la possibilit di ottenere rapidamente schiume dalla testura fi - nissima presenta, come rovescio della medaglia, il rischio di gonfiare troppo il liquido con tante bolle grossolane e di renderlo pressochirrecuperabile in tempi brevi. fon- damentale dunque esercitarsi. Se amate le difficolt, provate la tecnica di mescita sul- la birra, meglio se scura. Forse all'inizio penserete di poterne fare una granita, ma ben presto vi accorgerete che, anche qui, le molecole anfifiliche, responsabili della schiu- ma, diventano una vera trappola per le bolle di azoto, e la birra si monta quasi come la panna. Ecco qual era l'anello mancante che ancora ci separava dal gelato: dovevamo impa- rare a usare l'azoto liquido sulle sostanze anfifiliche. I gelati alla crema, infatti, con- tengono una dose significativa di emulsionanti, costituiti principalmente dalle protei- ne del siero e dalla lecitina dei tuorli d'uovo. La tecnica di mescita, su una base per gelati di questo tipo, produce dunque due effetti concomitanti: la formazione di pic- coli cristalli di ghiaccio e quella di bolle di azoto. Il gelato, effettivamente, una struttura di materia soffice ancora pi complessa di 191 TECNICHE AVANZATE quelle esaminate finora, essendo al contempo una schiuma, un'emulsione e una so- spenslOne. una schiuma, perch contiene bolle d'aria. un'emulsione, perch contiene bolle o particelle di grasso circondate da molecole anfifiliche. , infine, anche una sospen- , sione, perch contiene i piccoli cristalli di ghiaccio, e anche aggregati di proteine e al- tre sostanze (quando fatto male vi si ritrovano pure spiacevoli cristalli di lattosio) . Il tutto in una matrice acquosa che si trova a qualche grado sottozero, per lo stesso prin- cipio per cui funziona un antigelo: sostanze come sali, zuccheri e altro, disciolte nel- l'acqua, ne abbassano il punto di congelamento in ragione proporzionale alla loro concentrazione. La testura del gelato data da un equilibrio delicato di queste tre strutture di mate- ria soffice, in cui giocano un ruolo decisivo non solo le quantit dei vari componenti, ma anche le loro dimensioni. Cristalli di ghiaccio troppo grandi sono sgradevoli per- ch si avvertono sotto i denti dando una sensazione simile a quella di una sabbiolina. Bolle d'aria troppo grandi distruggono la sensazione di cremosit omogenea. Anche l'introduzione di troppa aria pu nuoce"re alle caratteristiche testurali del gelato, ma sempre e comunque una questione di gusti personali: l'importante che, sapendo che risultato volete ottenere, impariate come arrivarci. Per questo abbiamo sperimentato separatamente la formazione di cristalli di ghiaccio e quella di bolle d'azoto. Dai primi esercizi sulle granatine avete appreso co- me produrre una struttura fine e cremosa. Da quelli con la panna montata avete capi- to come si regola la quantit di bolle e la loro dimensione, attraverso la velocit di ver- samento dell'azoto liquido e il ritmo di mescolamento. Ora si tratta di fondere insieme le due nuove competenze acquisite. Come vedete, fare il gelato con l'azoto liquido qualcosa di ben diverso da un faci- le giochino: certo, quando lo si prepara in un laboratorio di fisica per divertimento, non si prendono in considerazione tutti questi dettagli, ma il risultato, ovviamente, non avr la finezza che andiamo cercando. L'azoto liquido solo un mezzo, una nuo- 192 '. . .;t L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO va possibilit tecnica, ma non bisogna pensare che da solo sia sufficiente a ottenere un gelato incredibile: gli stessi colori messi in mano a Picasso o a un imbianchino danno risultati ben diversi. Vi chiederete, a questo punto, quali vantaggi pu apportare la preparazione del gela- to con l'azoto liquido rispetto alle procedure tradizionali. La risposta pi immediata sarebbe: la velocit .. E poi: la spettacolarit, la possibilit di lavorare lontano da una cu- cina e senza corrente elettrica, macchinari e frigoriferi, tanto al tavolo del cliente quan- to in mezzo a un prato. Ma ve ne sono di ben pi profondi e rilevanti, dal punto di vista gastronomico. At- traverso il congelamento ultrarapido potete ridurre a gelato basi ancora calde senza perdere l'aroma che stanno emanando (ricordate la granita al caff?); potete ottenere cristalli di ghiaccio tanto piccoli da non essere percepiti dalla bocca, che danno consi- stenze cremosissime senza grandi quantit di grassi e senza addensanti. Tutto ci vi permette non solo di migliorare le testure e gli aromi dei gelati tradizionali, ma anche di sperimentare preparazioni inusuali: dai gelati salati alle creme solide, che si sciolgo- no in bocca senza quasi raffreddarla. Bene, cari lettori, non ci crederete, ma venuto il momento di cimentarvi con au- tentiche e gustosissime ricette. Cominceremo con una base tradizionale, costituita da un'ottima crema inglese, senza traccia d'addensanti o additivi vari. Il punto di parten- za, dunque, non affatto una novit: anche Escoffier, in fondo, iniziava da l. Ma, co- me sempre in pasticceria, la lavorazione a fare la differenza. L'azoto liquido vi per- metter di dare al vostro gelato alla crema una testura straordinaria, che convincer definitivamente anche i pi scettici dei vostri ospiti. 193 TECNICHE AVANZATE 44. Gelato estemporaneo alla crema Ingredienti 400 g di zucchero 16 tuorli d' uovo 1 litro di latte 1 bacca di vaniglia o qualche scorza di limone azoto liquido Procedura Mettere in infusione nel latte la bacca di vaniglia tagliata per il lungo o qualche scorza di limone. Montare i tuorli con lo zucchero. Unire a poco a poco il latte aromati zzato. Scaldare a fuoco basso mescolando, finch un leggero strato di crema non resta attaccato al cucchiaio. Mettere la crema in una bastardella di metallo e versare l'azoto liquido montando con una frusta metallica. Quando la crema raggiunge la consistenza desidera- ta, interrompere l'aggiunta di azoto liquido, omogenei zzare con la frusta e servire con un dosatore per gelati. Note e commenti Il nome gelato estemporaneo quasi un omaggio a Marinetti : non gi alle sue ricet- te, ma alla fantasia verbale dei loro nomi , che utili zzavano la lingua italiana con allegria e scioltezza, senza paura di uscire dal seminato (chi pu dimenticare il carneplastico?) . In realt, questo gelato la quintessenza della tradizione: il risultato che ogni gelataio del passato avrebbe voluto ottenere partendo da una base di crema inglese. L:innovazio- ne tecnica qui non sconvolge la ricetta classica, ma la porta al suo culmine. Chiss che co- 194 \ L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO sa ne penserebbe il nostro connazionale Francesco Procopio de' Coltelli , da Acitrezza, che, dopo aver perfezionato la macchina .inventata dal nonno, dal suo caff Le Procope diffuse la moda di gelati e sorbetti nella Parigi di fine Seicento ... Anche la seconda ricetta di gelato estemporaneo parte da una base assolutamente tradizionale. 45. Gelato estemporaneo al caff Ingredienti 10 tuorli d' uovo 200 g di zucchero 100 g di sciroppo di glucosio a 32C 5 cucchiai di polvere di caff solubile 2 cucchiaini di cacao amaro 1 litro di latte 1/2 litro di panna I azoto liquido Procedura Montare i tuorli con lo zucchero, aggiungere met del latte, cacao, caff e glucosio. Scaldare il resto del latte e aggiungerlo montando. Raffreddare senza gelare, versando poco azoto liquido mentre si continua a mescolare, poi aggiungere la panna montata. Versare in una bastardella e procedere come nella ricetta precedente. 195 .. TECNICHE AVANZATE Note e commenti La chiave di tutta la ricetta l'aroma: il primo raffreddamento veloce con azoto liqui - do impedisce al profumo di caff di evaporare; in seguito, il minore raffreddamento del - la cavit orale, dovuto alla presenza di una quantit di ghiaccio inferiore alla norma, pro- duce una pi rapida evaporazione dei profumi all'interno della bocca. L.:effetto straordinario. Il caff solubile si utilizza perch garantisce una grande concentrazione aromatica sen- za aggiungere acqua, che nuocerebbe alla testura oltre che al gusto. Se volete evitarlo, potete far bollire nel latte un ottimo caff appena macinato, raffreddarlo con l'azoto e poi filtrarlo; il risultato sar per diverso, a causa dei sentori di latte cotto. La prossima ricetta un pezzo fort e d'alta cucina, un po' provocatorio, preparato in occasione della prima degustazione ufficiale. 46. Gelato estemporaneo al sigaro Avana Ingredienti 2 litri di latte 1 sigaro Avana paprika piccante in polvere azoto liquido 196 L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO Procedura Far bollire il latte finch non si riduce a met del volume. Versarlo in una teglia da for- no sufficientemente larga, in modo che l'altezza del liquido non superi 1 cm. Inserire la teglia nella parte alta di un forno. In un'altra teglia, posta sul fondo del forno, disporre braci ardenti cosparse di sigaro Avana sbriciolato. Chiudere il forno e (senza accenderlo!) lasciare affumicare il latte ridotto per qualche minuto. Una volta terminato il processo, versare il latte affumicato nella bastardella e procedere come nelle ricette precedenti. Ser- vire cospargendo con un pizzico di paprika piccante e con il biscotto granatina della pros- sima ricetta. Note e commenti Non pensiamo che molti di voi si cimenteranno in questa preparazione laboriosa, ma comunque interessante analizzarla dal lato tecnico. Il punto chiave, qui, sta nella capacit dei grassi di catturare gli aromi: per questo si fa ridurre il latte, aumentando cos la loro concentrazione. Il processo di aromatizzazione avviene attraverso la superficie esposta: per renderlo pi efficiente si utilizza dunque una teglia larga e poco profonda, in modo da aumentare al massimo il rapporto superficie/volume dello strato di latte. Il forno spento un'ottima camera di affumicatura casalinga: tenetelo presente per eventuali esperimenti futuri. Se volete evitare che le braci ardenti (la carbonella va benissimo) lo surriscaldino, potete disporre nel forno un'altra teglia riempita di ghiaccio tritato. La paprika, infine, ser- ve ad aggiungere quel "pizzicorino del sigaro che il latte non riesce a catturare. In occasione della prima degustazione ufficiale, il gelato al sigaro Avana fu servito con un biscotto granatina in ogni coppa: d'obbligo, dunque, darvi la ricetta anche di questo. 197 TECNICHE AVANZATE 47. Biscotti granatina Ingredienti Gli stessi del biscotto molecolare (vedi pago 124) Azoto liquido Procedura Preparare una teglia di biscotti molecolari e infornarla. Estrarli dal forno ancora umi - di , poco prima che la crosta sia completamente secca, e immergerli compl etamente in azoto liquido per una decina di secondi, utilizzando pinzette lunghe in metallo per cucina o una schiumarola, sempre in metallo. Lasciarli riscaldare .. per qualche decina di secondi prima di servirli. Note e commenti Direte: Ma che cosa cambia rispetto al normale biscotto molecola re? .. Risposta ovvia: la temperatura. Risposta meno ovvia, ma pi importante: la testura. Come avrete nota- to, qui , per la prima volta, utilizziamo una tecnica di immersione. Il tempo di immersione non brevissimo, perch vogli amo che tutto il biscotto sia congelato, e non solo uno strato superficiale. D' altra parte, la forma sottile e allungata di questi biscotti molecolari permette il congelamento totale, senza lo svantaggio di temperature troppo basse in su- perficie. [effetto che vogliamo ottenere la microcristalli zzazione dell'acqua residua, che produce l'incredibile sensazione di finissima granatina che avvertite masticando. Se man- giate un biscotto ancora piuttosto freddo (mettendolo fra i denti non correrete alcun ri- schio di bruciature) , potete stupire i vostri ospiti espirando dal naso vapor acqueo con- densato, come in un film di maghi e folletti. .. 198 L'AZOTO LIQUlDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO Quella che segue ora la versione nobile delle granatine provate nei primi esperi- menti sulle tecniche di mescita: apprezzerete quanto siano stati utili quegli esercizi ... 48. Sorbetti estemporanei di frutta Ingredienti frullato di melone, di cocomero .. . centrifugato d'uva, di melograno .. . fruttosio, se necessario Procedura Frullare o centrifugare la frutta secondo i casi. Se necessario correggere il sapore acidu- lo con fruttosio. Versare nella bastardella e procedere come per i gelati. Note e commenti Qual il valore aggiunto rispetto ai sorbetti tradizionali? La presenza del solo succo di frutta o di verdura, senza alcun additivo: nemmeno lo sciroppo di glucosio, qui, serve per addensare. E rispetto all e granatine degli esercizi? La freschezza del prodotto, ovviamente: come al solito, congelare i succhi appena spremuti permette di imprigionarne gli aromi freschis- simi, che si libereranno solo a contatto con il calore della bocca. La sensazione di natura- lezza che si produce alla degustazione veramente sublime. 199 TECNICHE AVANZATE Il prossimo un piatto complesso e completo, che utilizza un'altra preparazione chiave della cucina molecolare italiana: le cialde vegetali di amidi. E, per la prima volta in questo lungo capitolo, non un dessert. Qui si sfrutta la possibilit di produrre gela- ti salati, per dare una nuova testura al guacamole. 49. Tartara di gamberi con gelato di guacamole, cialde vegetali e brodo di cocco Ingredienti per 1 persona 5 gamberi rossi (lo chef utilizza i gamberi rossi di Sanremo) 3 g di erba cipollina 1/2 avocado maturo 1/2 lime 2 cl di acqua 10 g di cipolla rossa 10 g di olio extravergine d'oliva peperoncino 30 g di brodo di cocco cialde salate a base vegetale sale azoto liquido Procedura Frullare l'avocado con il succo del lime, l'acqua, la cipolla, il sale, met dell'olio e il peperoncino. Versare nella bastardella e preparare un gelato raffreddando con l'azoto li - quido come nell e ricette precedenti. 200 L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO Sgusciare i gamberi, tritarli e condirli con l'olio rimanente e l'erba cipollina. Disporre la tartara in forma di cilindro utilizzando un tagliapasta. Posare una palla di gelato al guacamole sul cilindro di tartara e infilarvi una o due cialde tagliate in spicchi sotti li. Guarnire il piatto con il brodo di cocco. Note e commenti Prima di tutto, vi diamo la ricetta del brodo di cocco: non per obbligarvi a seguirla, ma, ovviamente, per ragioni di completezza. Potete, naturalmente, variarla a piacer vo- stro. Per il brodo di cocco: 1 li tro di fumetto di pesce 25 g di amido di riso 4 scalogni 200 g di polpa di cocco bianca 2 di di latte di cocco 1 di di latte Unire il tutto in una pentola, far cuocere per circa 45 minuti e frullare. Noterete che questo un piatto stile fusion, in cui la salsa tropicale di avocado si sposa con l'italianissimo olio extravergine d'oliva, che, oltre ad apportare aromi mediter- ranei, serve come componente grassa per dare maggiore cremosit al gelato. Il risultato un'autentica sinfonia d'aromi, che si sprigionano improvvisamente in bocca, tanto dal gelato quanto dalle cialde di amidi che si sciolgono. 201 T ECNICHE AVANZATE La prossima ricetta particolarissima, rion solo per gli ingr edienti. Questa volta usiamo insieme le due t ecniche fondamentali che abbiamo imparato: la testura che ne risulta sorprende per la sua novit. 50. Crocchette di birra con ostriche e salsa di yogurt Ingredienti 7 di di bi rra Guinness 1 g di acido citrico 50 g di sciroppo di glucosio a 32C 5 g di aceto naturale di mele l' acqua di 4 ostri che yogurt erba cipollina ostriche azoto liquido Procedura Cuocere la birra fino a ridurla a met del volume. Raffreddare con poco azoto liquido e unire tutti gli altri ingredienti. Montare il composto con una frusta in metallo, versando lentamente l' azoto liquido, fino a ottenere una spuma molto gonfia e soffice. Formare una quenelle con due cucchiai e immergerla nell ' azoto liquido per una deci - na di secondi , in modo che l'esterno diventi croccante, mentre il cuore resta morbido. Servire con lo yogurt, cosparso di erba cipollina tritata, e le ostriche. 202 L'AZOTO LIQUIDO, OWERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO Note e commenti Come avevamo preannunciato, qui si utilizza prima un tecnica di mescita per ottenere una schiuma estremamente soffice e resistente, poi la tecnica di immersione rapida per produrre uno strato ghiacciato e croccante in superficie. Il freddo accentua enormemente il sapore amaro della birra: per correggerlo, si aggiungono l'acqua salata delle ostriche, l'aceto e lo sciroppo di glucosio, che ha anche una funzione testurale. Le crocchette, che vengono preparate all'istante davanti ai clienti del ristorante, dopo aver opposto una piacevole resistenza alla masticazione con la loro crosta ghiacciata, svaniscono letteral - mente in bocca, lasciando solo aromi e sapori: la sorpresa assicurata! 203 TECNICHE AVANZATE CARI LETIORI, tra aneddoti, verit scientifiche e ricette, le pagine sono volate. Ci dispiace dawero lasciarvi, ma siamo giunti alla fine del libro. sempre difficile trovare le parole giuste per un commiato, soprattutto per un libro che, come quesro, stato scritto con il sorri- so sulle labbra. Al bando la retorica, dunque: per il gran finale abbiamo deciso di regalarvi il nostro capo d'alta moda. Un piatto che un atto d'amore verso l'alta cucina, quella che costa tanta fatica, ma che si pu proporre solo a poche persone, in questo caso solo per limi- ti tecnici oggettivi. Ne avete sentito raccontare a lungo la storia. Sono tornati pi volte come esempio paradigmatico nelle nostre riflessioni sullo stile e la via da seguire. Eccovi, finalmente, I cuori caldi dal volto di ghiaccio: 51. Cuori caldi dal volto di ghiaccio Ingredienti sfere cave di meringa di circa 5 cm di diametro cioccolato Per la salsa di marroni : 100 g di purea di marroni 25 g di marroni bolliti tagliati a piccoli pezzi di pochi mm 20 g di zucchero a velo 20 g di cacao amaro 20 g di mascarpone 204 F a u f, e n Si q p d rT CI p d L'AZOTO LIQUIDO, OVVERO LA CUCINA DEL GRANDE FREDDO ciambelline di panna cotta azoto liquido Procedura Preparare la crema di marroni amalgamando gli ingredienti. Formare le sfere cave di meringa, preparando prima gusci emisferici, unendo li dopo aver spennellato d' albume zuccherato le parti a contatto e ricuocendo a forno basso. Praticare un forellino in ogni sfera di meringa e introdurvi la salsa di marroni utilizzando una tasca o una siringa da pasticceria. Tappare il foro con briciole di meringa. Scaldare nel forno a microonde finch la salsa all'interno non supera i 70 C (la temperatura si verifica estraendo dal forno e introducendo una sonda sottile nel foro attraverso le briciole). Im- mergere completamente nel cioccolato fuso in modo da ricoprire tutta la superficie della sfera. Immediatamente dopo, sommergere la sfera in un recipiente profondo pieno di azo- to liquido, lasciandola semplicemente cadere. Recuperare la palla dopo qualche secondo., quando torna da sola in superficie, utilizzando una schiumarola o guanti in lattice. Servire in un piatto su cui avrete disposto una ciambellina di panna cotta come sup- porto per la sfera. Note e commenti Questo un piatto in cui i virtuosismi teorici eguagliano quelli pratici. Si parte dall'i- dea di creare un forte contrasto caldo/freddo, che duri il pi possibile, anche durante la masticazione. Ci occorre dunque un materiale alimentare che sia un buon isolante termi- co. Ma qui si fa alta cucina, dunque vogliamo pure aromi, sapori e testure eleganti e in perfetto equilibrio fra di loro. La meringa secca e contiene tanta aria: potrebbe fungere, anche se per pochi minuti, da vaso Dewar gastronomico ... Secondo problema: come si pu scaldare il ripieno inter- 205 TECNICHE AVANZATE no lasciando il guscio a temperatura ambiente? Qui ci viene in aiuto il forno a microon- de. Per finire. una tecnica raffinata di immersione ed emersione veloce permette di con- gelare il cioccolato di copertura senza quasi cambiare la temperatura interna. Tutto que- sto progettando. calcolando. provando e riprovando ... Ora vi salutiamo davvero, lasciandovi un ultimo ricordo: la presentazione del piatto scritta per gli invitati alla primissima degustazione (notate che allora il ripieno era di lamponi). Sono passati pi di tre anni, eppure sembra ieri .... Niente di pi effimero di una pietanza ... La vita di un piatto breve: la pasta scuoce) la minestra si raffredda) si sgonfia il s o u f f l ~ si scioglie il gelato ... Ma se gustiamo un piatto nel suo istante di splendore) il nostro gusto lo immortaler nella mente salvando lo da una fine ingloriosa. E tanto pi lo ricorderemo quanto pi in queWistante si presenter inconsueto. Vi sembra inconsueto un dolce ghiacciato all)esterno e caldo dentro? Fisicamente una struttura lontana dall>equilibrio) difficile da produrre) difficile da conservare. Ma niente impossibile. Troviamo prima di tutto un materiale che isoli al meglio la parte calda da quella fredda: la meringa) altamente porosa) fa al caso nostro. Prepariamo dunque due emisferi di meringa) li riempiamo di salsa di lamponi e saldiamo. Scaldiamo la salsa aWin- terno sfruttando il potere penetrante delle microonde e appena estratte le sfere dal forno le immergiamo prima nel cioccolato e poi neWazoto liquido a 196C sotto zero. Un vero vir- tuosismo tecnico. Mangiatele in fretta) e ricordatele .. . 206 ) - ) - ,- J 1 ~ ApPENDICE ALLA NUOVA EDIZIONE L'inizio di una nuova era gastronomica? SE ci guardiamo solo un poco indietro, i cambiamenti pi importanti di questi anni ri- guardano la diffusione dell'azoto liquido (basta chiedere ai fornitori quale stato l'im- pressionante aumento della loro clientela nella ristorazione), ma non solo. Ecco alcuni esempi di come i principi e le tecniche della cucina molecolare italiana hanno trovato interessanti applicazioni. Gi alla fine del 2005, il3 e 4 dicembre, per l'esattezza, a Salsomaggiore Terme si ten- gono i primi Campionati Internazionali di Gelato Estemporaneo. Si disputano tre prove: le gare di quantit, di qualit e di velocit. In quest'ultima, viene registrato un risultato sorprendente: la coppia vincente stabilisce un record mai pi eguagliato: 1 chilo di gelato in 13 secondi e 27 centesimi. Nel 2006, il 18 marzo, un'altra gara di velocit si tiene a Firenze, nell'ambito della prima edizione di Taste. In viaggio con le diversit del gusto, organizzata da Davide Paolini. Nell'aprile del 2006 il gelato estemporaneo viene prodotto e venduto per la prima volta in una gelateria, da Sanelli, a Salsomaggiore Terme. Il proprietario utilizza una 207 ApPENDICE ALLA NUOVA EDIZIONE mantecatrice verticale aperta, spegnendo l'impianto di refrigerazione e versando ma- nualmente l'azoto liquido dall'alto. Sempre nel 2006, la cucina molecolare italiana sale a bordo delle navi da crociera Costa, e tuttora viene servita a migliaia di passeggeri. 1122 giugno 2008, a Fontanellato, si tiene la seconda edizione dei Campionati di Ge- lato Estemporaneo. Alle prove dell'edizione precedente ne viene aggiunta un'altra: il Gelato di vino, che consiste nel preparare il miglior gelato utilizzando solo una botti- glia di vino dolce. La novit non trascurabile: una preparazione del genere, come del resto il gelato di guacamole, sarebbe impensabile con le tecniche tradizionali, ma l'eccezionale velocit di raffreddamento dovuta all'azoto liquido permette di ottenere una testura talmente cremosa da giustificare, secondo pi d'un critico, il termine gelato al posto di sor- betto. Gli esperimenti sul gelato di vino, in realt, risalgono agli anni precedenti, e la sua prima apparizione in pubblico awiene a Conegliano Veneto, nell'ambito di Cantine Aperte, i128 maggio 2006. Ma in quell'occasione la ricetta prevedeva l'aggiunta di zuc- chero a vini secchi. La variet di nuovi gelati e sorbetti ottenibili grazie all'azoto liquido , in realt, pressoch illimitata: birra, olio d'oliva, latte di mandorle sono solo alcuni esempi dei nuovi gusti prodotti in questi anni. 1121 ottobre 2008, un evento scientifico di rilievo mondiale al CERN di Ginevra, l'i- naugurazione dell'LHC, il pi grande acceleratore di particelle mai costruito, accoglie un menu di ucina molecolare italiana firmato Ettore Bocchia. Oltre 2000 ospiti, 40 delegazioni di capi di Stato e premi Nobel per la fisica. Tra i 30 tipi di bocconi: gnocchi di amidi, pasta e panini alla lecitina di soia, meringa italiana, mousse di cioccolato all'i- nulina, e oltre 280 kg di gelato raffreddato con l'azoto liquido! 208 ApPENDICE ALLA NUOVA EDIZIONE Ma possiamo anche citare la diffusione, specialmente nella ristorazine di massa, della maionese alla lecitina di soia, per via della drastica riduzione dei rischi batterici dovuti all'uovo. O l'introduzione della stessa lecitina di soia nella pasta per migliorare la tenUta alla cottura. A tali esempi, si aggiungono nuove preparazioni e nuove tecniche d'utilizzo dei con- cetti raccolti in questo libro, alla cui creazione hanno dato contributi tanto cuochi fa- mosi quanto semplici appassionati. interessante ricordare inoltre che numerose scuole alberghiere hanno ormai am- pliato il programma di fisica e chimica e introdotto i concetti della cucina molecolare italiana. Si sta quindi preparando una nuova generazione di cuochi pi consapevoli e aggiornati sulle tecniche pi avanzate. Informazioni pratiche Approvvigionamento azoto liquido Per ristoratori, gelatai e pasticceri, ora molto pi semplice. Infatti il successo della tecnica e la sua diffusione ha spinto alcuni produttori a proporre offerte specifiche per uso gastronomico, che spesso prevedono anche il n ~ l e g g i o dei bidoni Dewar a prezzi estremamente contenuti. Chi invece volesse acquistare i suoi Dewar personali, sappia che adesso abbastanza facile procurarse- li a prezzi che si aggirano intorno ai 500 euro. Per l'uso in cucina in piccole dosi, inoltre, conve- niente procurarsi dei comuni termos in acciaio, che costano meno di 10 euro e garantiscono una buona tenuta nell'arco di una giornata (attenti, come sempre, a non chiuderli ermeticamente!). Un po' pi complesso procurarsi l'azoto liquido per gli utenti domestici. I produttori, in- fatti, non prevedono le forniture di piccole quantit. Il consiglio che possiamo dare, a tutti gli 209 ApPENDICE ALLA NUOVA EDIZIONE interessati, di associarsi in gruppi, e comprarne una quantit ragionevole a settimana (almeno 25 litri) dividendosela poi secondo le necessit. Approvvigionamento glucosio in polvere Alcuni lettori ci hanno segnalato la loro difficolt a procurarsi il glucosio in polvere, o alme- no a procurarselo a prezzi accessibili. Ebbene, una soluzione molto conveniente consiste nell' or- dinarlo a qualche fornitore di ingredienti per birre artigianali: tali fornitori si possono trovare facilmente in rete e vi vendono il prezioso ingrediente a poco pi di 2 euro al litro. Siti internet Infine, molte preziose informazioni potete reperirle sulla rete, che abbonda di utili ssimi fil- mati (molti dei quali riguardano anche le tecniche e le ricette del Gelato Estemporaneo) che troverete tramite i motori di ricerca. Ma se vi interessa qualche spiegazione in pi, o se volete proporre e pubblicare le vostre ricette, o ancora porre domande o confrontarvi con altri speri- mentatori scientifico-gastronomici, consultate il blog La cucina scientifica di Moebius, cura- to dal professore per la trasmissione scientifica di Radi024: http://blog.moebiusonline.eu/ Oppure il sito ricco di dettagli sull'applicazione in cucina di questi concetti e altre innovazioni della cucina molecolare italiana, aggiornato dallo chefhttp://ettorebocchia.it 210 INDICE ALFABETICO DELLE RICETTE Agnolotti di gallinella di mare Astice assoluto Biscotti granatina Biscotti molecolari Bomboloni assoluti Cagliata d'uovo Cagliata d'uovo al caviale con gelatina di cappone e salsa alle rape rosse Cappelletti di cappone alla lecitina Carpaccio di cervo alla crema di castagne Cernia assoluta Cernia in doppia cottura Cialde al nero di seppia Cialde salate a base vegetale Coni di salsa di soia Crocchette di birra con ostriche e salsa di yogurt Cuori caldi dal volto di ghiaccio Dentice in doppia cottura Falsa bagna cauda Falsa carbonara molecolare fredda Falsa cima alla genovese cruda ripiena di cagliata d'uovo Fiori di zucca crudi farciti di gel di mele Foglie di lattuga alla cagliata 211 93 145 198 124 148 59 62 92 82 144 150 112 111 113 202 204 150 85 68 63 108 67 INDI CE ALFABETICO DELLE RICETTE Gelato estemporaneo al caff Gelato estemporaneo alla crema Gelato estemporaneo al sigaro Avana Gnocchi molecolari affumicati Gnocchi molecolari di sedano rapa Gnocchi molecolari di zucca Grissini alla lecitina Insalata di pollo con indivia belga e maionese molecolare alle acciughe Insalata di pollo molecolare Lasagnette tiepide al pesto di cagliata Maltagliati alla lecitina con guazzetto ai crostacei e molluschi Millefoglie di branzino, caviale e cagliata d'uovo con cialde d'amidi Mousse molecolare al cioccolato Multistrato di tartara di branzino, cagliata e uova di salmone con crema di cren Nuova meringa italiana Nuova meringa italiana al cioccolato Nuova meringa italiana al panettone Orata assoluta Orata - cernia - dentice in doppia cottura Pane alla lecitina di soia Pasta alla lecitina di soia Petti di pollo - di faraona - di tacchino in zucchero di frutta Petto di quaglia - di pollo - di faraona assoluto Ravioli farciti di gel di peperoni Rombo assoluto Salsa base di lecitina Salsa tartara di lecitina di soia 212 195 194 196 105 102 103 97 83 152 69 90 115 123 64 119 121 122 144 150 95 89 151 146 106 141 78 84 INDICE ALFABETICO DELLE RICETTE Salsa tonnata molecolare 80 Sorbetti estemporanei di frutta 199 Spuma vegetariana per tartine 66 Tacchino tonnato molecolare 153 Tartara di gamberi con gelato di guacamole, cialde vegetali e brodo di cocco 200 \ Ultimi libri pubblicati Le ricette della memoria e l'arte di fare la spesa di Davide Paolini Il gastronauta Davide Paolini recupera piatti e segreti del proprio passato: un ricettario provocatorio e pieno di emozioni. Questo libro raccoglie oltre 200 ricette, precedute da una preziosissima ed esclusiva guida alla spesa. Un cuoco in famiglia di Andrea Ribaldone, Paola Reverso Dalla televisione ai vostri fornelli: i segreti di un grande chef per una cucina facile, gustosa e a prova di salute. Tanti piatti che accontentano anche i pi golosi e assicurano benessere a tutta la famiglia. A tavola con i Cesaroni AA. vv. Dalla famiglia pi casinista, simpatica e imprevedibile della televisione, pi di 150 ricette semplici e per tutti i gusti, per creare abbinamenti e menu adatti a ogni occasione, e per stare assieme ai Cesaroni anche a tavola! Mangia meglio spendi meno di Ciro Vestita Una preziosa guida agli acquisti alimentari che rivela un modo di fare la spesa che pochi ap- plicano, ma che garantisce alta qualit dei prodotti, massima resa per piatti appetitosi e costi contenuti. Con 130 ricette che utilizzano i cibi salvaspesa in modo semplice e creativo. . Okinawa, l'isola dei centenari. L'alimentazione e lo stile di vita del popolo pi lon- gevo della Terra di Bradley J. Willcox, D. Craig Willcox, Makoto Suzuki Da Okinawa i segreti di una salute perenne celati in un'alimentazione antinvecchiamento, in una calibrata gestione dello stress, in uno stile di vita che contrasta i radicali liberi. Le spezie della salute. Aromi e sapori per una cucina all'insegna del benessere di Ciro Vestita Donano atmosfere esotiche, accendono i sensi, regalano nuovi sapori ai piatti della tradi- zione ... Ma le spezie sono anche un'ottima risorsa per il nostro benessere. Con le ricette di 6 famosi chef. La dieta ormonale. Linea, salute, umore, longevit, bellezza. Ritrovare l'equilibrio con un metodo naturale di Thieny Hertoghe e Margherita Enrico Spesso, dietro ai problemi di salute quotidiani - stanchezza, insonnia, difficolt a perdere pe- so - si cela uno squilibrio ormonale. Una guida - completa di ricette - per risolverli sempli- cemente con un' alimentazione adeguata; Pappe da favola di Carmela Cipriani Uno speciale ricettario dedicato ai bambini che mescola allegre filastrocche e storie fantasti- che a ricette appetitose e genuine. Per rendere magico e goloso il momento del pranzo e del- la merenda. Prevenire i tumori mangiando con gusto di Anna Villarini, Giovanni Allegro Il libro che spiega come coniugare un'alimentazione ricca di gusto con la prevenzione dei tu- mori. Uno stile di vita alimentare che combatte il sovrappeso senza dover contare le calorie, e aiuta a prevenire osteoporosi, diabete, ipertensione, alti tassi di colesterolo e di trigliceridi. La Zona ti cambia la vita di Gigliola Braga . La Zona ha gi convinto milioni di persone per la validit dei suoi risultati. In questo libro, consigli, soluzioni per ogni situazione particolare, e un piano alimentare di 4 settimane (con men e ricette), diversificato per lei e per lui.