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Nicola Severino

Storia dell'obelisco e
dell'orologio solare di Augusto
in Campo Marzio

Prima edizione
Copyright - Roccasecca, 1997
Prefazione
Sotto l'imperatore Cesare Augusto, figlio di Giulio, Roma fu abbellita con
l'innalzamento di decine di obelischi trafugati nelle molte città egizie
assoggettate dagli eserciti romani. Nulla, meglio di questi antichissimi
monumenti innalzati dai potenti faraoni egizi, poteva rendere gloria alla sete
di divismo degli imperatori romani. Nonostante gli enormi sacrifici richiesti
per imbarcarli su enormi navi, i Romani riuscirono a trasportare 42 obelis-
chi a Roma. Uno di questi, in particolare, ha stimolato la curiosità di let-
terati e scienziati di ogni tempo perchè la sua funzione non era destinata,
come in genere lo era, solo a rendere omaggio alla divinità solare, ma a quel-
la più ambiziosa di fungere da gnomone per un gigantesco orologio solare
che rientra in un ben più complesso progetto di sistemazione urbanistica di
tutta l'area del Campo Marzio. Tale era l'idea e la pretesa del divo Augusto
per il quale il sogno fu ben presto realtà.

Per questo motivo, l'obelisco del Campo Marzio ha suscitato l'interesse di


una ragguardevole mole di illustri personaggi che si sono avvicendati, in
ogni tempo, nel cercare di ricostruirne la storia e di spiegare scientificamente
l'ambizioso progetto dell'antico imperatore. Negli ultimi tempi, due arche-
ologi tedeschi hanno affrontato seriamente, soprattutto dal punto di vista
scientifico, questa ricerca che per le generalità e la storia appartiene
all'archeologia e per l'aspetto tecnico appartiene puramente alla gnomonica.
Il loro prezioso lavoro ha portato alla luce una parte dell'antica linea merid-
iana dell'intero orologio solare, confermando il pensiero di quanti in prece-
denza hanno fermamente creduto che l'obelisco fosse un'enorme gnomone di
un gigantesco orologio solare e non di una sola linea meridiana. Ma prima
che fossero intrapresi questi scavi archeologici quali erano gli studi relativi
all'obelisco di Campo Marzio?

E' principalmente a questa domanda che il presente scritto vuole tentare di


dare una risposta, sebbene parziale e sommaria. Infatti, il campo di ricerca
storica relativo a questo argomento è sconfinato e le possibilità di sondarlo
sono molto limitate, almeno per chi scrive che per mestiere non appartiene
alla schiera dei ricercatori professionisti.
Tuttavia, sarà interessante scoprire cosa scrivevano antichi eruditi a tal
proposito, prima che Champollion arrivasse a decifrare correttamente i
geroglifici. Prima, quindi, di avere una lettura corretta dei geroglifici scol-
piti sull'obelisco; sarà ancora interessante rimaneggiare il testo di Plinio
attraverso le Disquisizioni Pliniane di studiosi come Claudio Salmasio
(XVII secolo) e La Turre Rezzonici (XVIII secolo), di studiosi di gnomonica
come Athanasius Kircher e Francesco Jaquier. Non manca, inoltre, un
buon rendiconto storico circa il primo ritrovamento archeologico dell'obelis-
co, attraverso le numerose citazioni in antichi codici, topografie e libri dal
Rinascimento fino al nostro secolo.

In Campo Marzio si è scavato, si sta scavando. Forse un giorno tornerà alla


luce un altro piccolo tratto dell'orologio di Augusto. Ma siamo ancora ben
lontani dalla utopistica proposta del celebre ammiraglio gnomonista
Girolamo Fantoni il quale, nel suo eccellente articolo sulla meridiana di
Augusto, accarezzava un'idea ambiziosa almeno quanto quella dell'impera-
tore romano più vecchio di duemila anni: costruire una galleria sotto le case
romane del Campo Marzio perchè tutti potessero ammirare la bellezza del
più grande orologio solare che il mondo abbia mai conosciuto.

Nicola Severino

Si ringraziano i proff. Rakob e Buchner dell'Istituto Archeologico


Germanico, l'ing. Gianni Ferrari di Modena, Edmondo Marianeschi di
Terni, Fabrizio Vedelago di Treviso, Charles K. Aked della British Sundial
Society, la Biblioteca dell'Abbazia di Montecassino e Casamari. Tutti i cal-
coli gnomonici relativi alle dimensioni dell'orologio solare di Augusto in
Campo Marzio, sono stati effettuati con il programma "Meridiane" di
Gianni Ferrari.

Dedico questo volume all'amico Gianni Ferrari


Indice:
Naturalmente Internet 1

I Romani e la misura del tempo 2

Naturalmente Plinio 5

Il primo orologio solare romano 7

Storia, significato, etimologia degli obelischi 12

Il Campo Marzio 17

L'orologio solare di Augusto 18

Le scoperte di Rakob e Buchner 20

Il Rinascimento egizio nella Roma barocca 26

Raccolta di citazioni sulla scoperta dell'obelisco di Campo Marzio 28

Ricostruzione della storia degli scavi dell'obelisco 36

Il cartiglio di Psammetico II 52

Documenti : il testo di Plinio 54

Chi era Fecondo Novo ? 56

Interpretazione della versione di La Turre Rezzonici 58

L'obelisco-gnomone di Augusto (di P.G Boffito) 63

L'altezza dell'obelisco 65

Bibliografia 69
NATURALMENTE INTERNET
La storia dell'orologio solare che Cesare Augusto "A. Laelius Podager, Record of Discovery of
fece installare nel Campo Marzio circa duemila Augustu's Sundial"
anni fa, comincia - guarda caso - su Internet. Non Iacopo Mazzocchi, 1521
nel senso che nella grande rete telematica vi si
trovi rappresentata sotto forma digitale la storia "Iacopo Mazzocchi's first printed collection of Roman
del più grande orologio solare che un uomo abbia inscriptions was re-used by many scholars as a field
mai costruito. Ma un semplice indizio, o meglio notebook. In this copy a Roman scholar gives a firsthand
una data che, secondo l'autore della pagina Web in account of how the remains of Augustus's huge sundi-
cui la notizia compare, dovrebbe considerarsi al were discovered early in the sixteenth century, by a
come la "scoperta" archeologica da cui ebbe inizio baker digging a latrine. As Pope Julius II had no funds
l'eterno ed ancora incompiuto compito di riportare to spare, it was rebuired, not to be unearthed until the
alla luce il "solarium" di Augusto in Campo twentieth century."
Martio.
L'autore, probabilmente americano, di questa pag-
Ma Internet è un ragnatela in cui è davvero impos- ina ci regala quindi la "registrazione della scoperta
sibile sperare di trovare il classico "ago nel pagli- dell'orologio solare di Augusto", avvenuta sotto
aio": da dove può esser saltata fuori una notizia del Papa Giulio II e pubblicata nella collezione di anti-
genere? Da una "sundial link" presente nelle chità romane di Jacopo Mazzocchi nel 1521.
pagine Web dedicate alla Gnomonica che appas-
sionati come Daniel Roth si impegnano a divul- Ma in Italia, e specialmente a Roma, non c'è bisog-
gare attraverso Internet. In particolare, la notizia è no di "navigare" in Internet per conoscere la data
stata a sua volta presa da una pagina sulle anti- della "scoperta", e a dir bene della scoperta arche-
chità romane intitolata "Other Romes" scritta prob- ologica, dell'orologio solare di Augusto.
abilmente nei primi mesi del 1996. Innanzitutto è possibile dimostrare, come
Peraltro l'autore dichiara anche la fonte che risulta vedremo e documenti alla mano, che la scoperta
essere il Codice Vaticano Latino 8492 fol. 21 recto. dei resti dell'obelisco solare che Augusto fece
Dopo una notizia sul Borromini e sul progetto di installare nel Campo Marzio come gigantesco gno-
Piazza Navona, si legge: mone di un orologio solare orizzontale, è anteriore
alla data riportata dall'autore della "postilla inter-
nettiana".

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 1
I ROMANI E LA MISURA DEL TEMPO
Come è noto, la scienza dei romani è in gran parte Intorno al 274 a.C. i Romani adottarono finalmente
di origine greca. Essi la ereditarono attraverso la la suddivisione del giorno e della notte in 24 parti
loro egemonia imperiale e quindi a seguito dei loro uguali con suddivisione duodenaria del giorno-
contatti con i filosofi greci che avvennero anche chiaro. E' il sistema delle ore cosiddette "tempo-
grazie alla mediazione del popolo etrusco. In par- rarie" o "ineguali", di durata variabile a seconda
ticolare i Romani ereditarono dagli Etruschi quella delle stagioni. Al tempo in cui Gerusalemme fu
che poi divenne la più romana delle discipline: l'a- espugnata da Pompeo, cioè 63 anni a. C., era in uso
grimensura. E' questa una scienza che consiste il sistema del "Quadripartito" per cui sia il giorno
principalmente nella misurazione di limiti e confi- che la notte erano suddivisi in quattro parti uguali
ni. Una pratica quindi che stava molto a cuore ai della durata di tre ore ciascuna, ma facendo in
Romani dal momento che se ne dovevano spesso modo che in ogni periodo dell'anno, sia la notte
servire per stabilire i limiti delle proprietà e dei che il giorno venisse diviso sempre in dodici ore.
confini delle terre conquistate. Dall'agrimensura, Ognuna di queste quattro parti furo chiamata
pertanto, deriva il termine groma da cui il popolare "Vigilia". Una notte era formata da quattro vigilie
appellativo di gromatico. Il termine groma, si di tre ore ciascuna che cominciavano al tramonto e
riferisce al particolare strumento usato per l'agri- terminavano col sorgere del Sole.
mensura e, letteralmente dovrebbe equivalere alla La prima era chiamata "Vespera", la seconda
parola greca gnwmwn (gnomon). Attraverso lo "Media-nox", la fine della terza era detta
gnomone, quindi, i Romani arrivarono al concetto "Galicinium", dal canto del gallo, e l'ultima
di Templum, cioè l'Universo quadripartito, simile "Conticinium", contata dal tempo del silenzio,
ad un immenso cerchio (o sfera), nel cui centro si ossia dal tacere del gallo. La descrizione di
trova l'uomo. Lo gnomone servì a ritrovare i quat- Macrobio sulla divisione duodenaria del giorno
tro punti cardinali di questo Universo, cioè il presso i Romani, è alquanto chiara e completa:
Decumanus, che divide il cerchio in due metà, una
settentrionale e l'altra meridionale (linea Est- "Il primo tempo del giorno è chiamato inclinazione
Ovest); il cardo, rappresentato dalla linea Nord- della mezzanotte; poi viene Gallicinio e quindi
Sud, divide a metà le prime due parti. Conticinio, quando i galli tacciono e anche gli
uomini allora riposano. Poi viene diluculo, cioè
All'inizio della loro storia, i Romani scandivano il quando si comincia a distinguere il giorno; poi
tempo della loro giornata lavorativa, religiosa e mattino quando il giorno è chiaro. Dal mattino si
sociale solo sulla base dei due momenti principali arriva al mezzogiorno dal quale nasce il "tempus
del giorno-chiaro: l'alba e il tramonto. Essi occiduum" cioè il tempo che va fino al tramonto;
denominavano dies il giorno e nox la notte e l'indo- quindi arriva il supremo momento, "suprema tem-
mani era detto postridie e il giorno successivo post pestas", cioè l'ultimo tempo del giorno che viene
diem tertium eius diei (il terzo giorno dopo quel così espresso nelle dodici Tavole: "Il tramonto del
giorno). Allo stesso modo la vigilia era detta pridie sole sarà il momento supremo"; quindi vi sono i
e il giorno precedente ante diem tertium 1. Questo Vespri, il cui nome è tratto dai Greci che furono
avvenne fino a circa 460 anni dalla fondazione ispirati dalla stella Hespero, da cui l'Italia è chia-
dell'Urbe. Infatti, il punto di riferimento principale mata Hesperia poichè era vicina al tramonto. Da
dell'intera giornata, cioè il mezzogiorno (meridies), questo momento si dice "prima fax" , cioè prima
venne ufficializzato solo nel 338 a.C. parte della notte in quanto si accendono le prime

1
A. Dosi-F. Schnell, Vita e costumi dei Romani antichi, in Museo della Civiltà Romana,, Spazio e Tempo, vol.14, pag. 65, ed.
Quasar, Roma, 1992.

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fiaccole. Poi viene notte "Concubia", cioè notte Nella tavola 1 è rappresentata la suddivisione del
fonda e quindi "Intempesta", poichè non è favorev- giorno e della notte dei Romani, secondo l'inter-
ole allo svolgersi delle azioni". pretazione di Giovanni Poleno 2.

Tavola 1

Solstitiis Hyberno ut Romani


Aestivo ut Athenienses
Anni quidem
vertentis initium
capiunt aliia
Aequinoctis Autumnali ut Asiani
Verno ut Arabes, Damasceni

Ortu, ut Babilonii.
Sic diem incipiunt Meridie, ut Umbri, Hetrusci.
alii ab Occasu, ut Athenienses, Judaei.
Media nocte, ut Romani, Aegyptii, Hyparchi.

Lucem, cujus Mane.


partes sunt Meridies
Occiduum sive serenum tempus.
Solis iccasus sive suprema tempestas
Diluculum
Continet Crepusculum
autem hic Vesper
dies Prima fax
Concubium
Nox intempesta
Media nox
Tenebras, seu Media noctis inclinatio
noctem, cujus Gallicinium
partes sunt Conticinium

2
Joannes Polenii, Historiae Fori Romani, Romae, 1737

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L'ora temporaria, che fino ad oggi ha ricevuto Durata delle ore diurne temporarie al solstizio
diversi nomi, è caratterizzata da una durata vari- estivo
abile per tutto l'anno a seconda della durata del
giorno (e della notte), per il fatto che essa deve I hora prima 4.27 - 5.42
essere in ogni caso sempre pari alla dodicesima II hora secunda 5.42 - 6.58
parte del giorno o della notte. E' evidente che essa III hora tertia 6.58 - 8.13
cresce a partire dal solstizio d'inverno, ha una IV hora quarta 8.13 - 9.29
durata uguale alle ore notturne solo nei giorni di V hora quinta 9.29 - 10.44
equinozio (perché la durata del giorno è uguale a VI hora sexta 10.44 - mezzogiorno
quella della notte), raggiunge la sua durata massi- VII hora septima mezzogiorno-1.15
ma nel giorno del solstizio d'estate e quindi com- VIII hora octava 1.15 - 2.31
incia a decrescere in modo inverso fino al solstizio IX hora nona 2.31 - 3.46
d'inverno. Se ne deduce che quando le ore diurne X hora decima 3.46 - 5.2
sono più lunghe, quelle della notte sono più corte XI hora undecima 5.2 - 6.17
e viceversa. XII hora duodecima 6.17 - 7.33
La prima ora temporaria, comincia alla latitudine
di Roma, intorno alle 4 e 27 minuti del nostro I Romani usavano specificare se l' ora era estiva
orologio nel solstizio estivo e alle 7 e 33 del sol- (hora aestiva) o invernale (hora brumalis). Inoltre,
stizio invernale. Quindi, d'estate, a Roma, l'ora essi tenevano particolarmente all'organizzazione
temporaria varia tra 1 ora e 15 minuti delle nostre della giornata quotidiana seguendo un preciso
ore normali e si riduce a circa 45 minuti (sempre itinerario in funzione delle ore. Tracce di questa
rispetto alle nostre ore) nel solstizio invernale. organizzazione la possiamo trovare in un famoso
Marziale rileva il fenomeno con le parole: "Hora epigramma di Marziale :
nec aestiva est nec tibi tota perit" 3. Così, in altre
parti si legge "hiberna addito", per indicare un Prima salutantes atque continet hora;
tempo molto breve. S. Agostino è più chiaro di Exercet raucos tertia causidicos:
tutti scrivendo: "Hora brumalis aestiva comparata In quintam varios extendit Roma labores;
minor est" 4. Sexta quies lassis, septima finis erit:
Sufficit in nonam nitidis octava palaestris,
Durata delle ore temporarie alla latitudine di Imperat excelsos frangere nona toros.
Roma: Hora libellorum decima est, Eupheme, meorum,
Temperat ambrosias cum tua cura dapes;
Durata delle ore diurne temporarie al solstizio Et bonus aetherio laxatur nectare Caesar,
d'inverno Ingentique tenet pocula parca manu.
Tunc admitte jocos: gressu timet ire licenti
I ora prima 7.33 - 8.17 Ad matutinum nostra Thalia Jovem.
II hora secunda 8.17 - 9.2
III hora tertia 9.2 - 9.46 Erano inoltre assegnate delle ore fisse per i "bal-
IV hora quarta 9.46 - 10.31 nea", in genere la ottava in estate e la nona in inver-
V hora quinta 10.31 - 11.15 no, detta anche "hora lavandi", ed altre ancora.
VI hora sexta 11.15 - mezzogiorno
VII hora septima mezzogiorno-12.44
VIII hora octava 12.44 - 1.29
IX hora nona 1.29 - 2.13
X hora decima 2.13 - 2.58
XI hora undecima 2.58 - 3.42
XII hora duodecima 3.42 - 4.27

3
Mart. Lib. XII. Epigr. 1
4
De vera Relig. LXXX.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 4
NATURALMENTE PLINIO
La gran parte delle cose che sappiamo sulla scien- A parte Varrone e Censorino, le uniche citazioni
za antica, greca e romana, provengono da opere a sui primi orologi solari che ebbe Roma, come
carattere enciclopedico, redatte perlopiù attorno vedremo, sono di Plinio, come sua è l'unica men-
all'inizio dell'era Cristiana. Gli autori di queste zione dell'orologio solare di Augusto in Campo
monumentali opere, rivolte a raccogliere cog- Marzio.
nizioni relative su tutto il sapere dell'epoca, o solo La Historia Naturalis ci è giunta attraverso una
per alcune discipline, non erano scienziati come lo processione infinita di ignoti amanuensi che si
erano Archimede, Tolomeo o Galeno. sono prodigati nel trascrivere, compendiare, inter-
pretare, arricchire e ...purtroppo, modificare a pro-
Ne è un classico esempio Cicerone il quale, pur prio piacimento il testo originale che risulta, oggi,
avendo elaborato una versione dei Phaenomena di irrimediabilmente e profondamente corrotto in
Arato, non era certo un astronomo. Ma forse il moltissime parti.
maggiore autore di questo caratteristico enciclope-
dismo romano fu Caio Plinio Secondo Maggiore, Questo stato di cose ha portato, soprattutto nei sec-
vissuto dal 23 al 79 d.C. Pare che per redarre la sua oli XVII e XVIII, alcuni autori eruditi alla stesura di
opera "Naturalis Historia", dedicata all'imperatore opere destinate ad emendare, nel possibile e sulla
Tito, e rivolta ai lettori desiderosi di conoscere in scorta di tutti i codici e documenti antichi allora a
modo facile tutta la scienza della sua epoca, abbia disposizione nelle più celebri biblioteche cristiane,
letto e compendiato più di duemila opere scienti- i passi che risultavano profondamente modificati
fiche. dell'opera di Plinio. Tra questi autori, si distinsero
Nei suoi trentasette libri, Plinio raccoglie infor- particolarmente il francese Claudio Salmasio
mazioni circa la cosmologia, la geografia, prima, e Antonio Giuseppe Comite a Turre
l'antropologia, la fisiologia dell'uomo, la zoologia, Rezzonici dopo, con le loro opere "Disquisitiones
la botanica e la mineralogia. Anche se l'opera di Plinianae".
Plinio è molto lontana dai risultati ottenuti dagli Ai nostri tempi si sono scomodati addirittura un'e-
scienziati greci, si deve prendere atto che mai sercito di studiosi, diretti da Jean Soubiran, le cui
prima di lui fu tentata un'impresa tanto audace. E, ricerche, condotte sulla scorta di molti codici e
soprattutto, bisogna tener conto che senza questa pubblicate dalle edizioni francesi Belle Lettres,
grande enciclopedia antica, gran parte delle hanno portato alla redazione di quella che
conoscenze di allora ci sarebbero oggi ignote. dovrebbe essere la versione "definitiva" del testo
E, in effetti, l'argomento oggetto di questo scritto e pliniano. Ma come è ovvio supporre, esistono solo
molte informazioni sulla gnomonica di quel tempo correzioni su correzioni. Il vano tentativo non è
ci sono pervenute solo grazie a Plinio. E' anche solo un sogno degli autori moderni. Insomma, il
vero che alcune notizie fanno rimanere perplessi povero Plinio quando scrisse la sua opera, non
gli studiosi di gnomonica. Per esempio, non si è sapeva affatto che sarebbe stato perseguitato da
mai capito per quale motivo Plinio abbia citato tutti questi studiosi per più di duemila anni!
Anassimene e non Anassimandro (come è più
probabile che sia) quale inventore a Sparta del- Ma pare che, soprattutto in diversi passi letterari
l'orologio solare. Oppure, come mai non abbia del testo di Plinio che più ci interessano dal punto
fatto cenno degli innumerevoli orologi solari che di vista della gnomonica, le frasi emendate risulti-
erano in uso ai suoi tempi, dal momento che sap- no addirittura più oscure di quelle tramandateci
piamo dell'esistenza degli orologi citati da dall'antichità. E' il caso, per fare un esempio, del
Vitruvio. "costruttore" dell'orologio di Augusto. Laddove in

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 5
molti testi rinascimentali, e anche fino al nostro
secolo, veniva indicato Manlio Matematico (di cui
sappiamo almeno qualcosa), oggi risulterebbe un
certo "Facondio Novo" di cui non si può supporre
nemmeno l'esistenza! Ma di questo parleremo più
approfonditamente nelle pagine seguenti.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 6
IL PRIMO OROLOGIO SOLARE
ROMANO
Come si è detto, le notizie relative all'uso degli quello fatto sistemare su una colonna presso i
orologi solari in Roma sono quelle tramandateci da Rostri durante la prima guerra punica dal console
Plinio nella famosa "Storia Naturale". Il capitolo 60 Mario Valerio Messalla dopo la presa di Catania in
del libro secondo di tale opera riassume tutto quel- Sicilia; questo orologio fu trasportato da Catania
lo che sappiamo a tal proposito. Noi lo riproponi- 30 anni dopo la data a cui la tradizione attribuisce
amo in una moderna traduzione in quanto il testo l'orologio di Papirio, cioè nell'anno 491 di Roma
pliniano è più semplice e chiaro di quanto hanno (263 a.C.). Le linee di questo orologio non cor-
scritto finora gli gnomonisti nei loro trattati 5. rispondevano con precisione alle ore; tuttavia esso
rimase la massima autorità per novantanove anni,
"Il terzo accordo riguardò la divisione del tempo in finchè Quinto Marcio Filippo, che fu censore
ore...(...). Anche questa innovazione giunse con insieme a Lucio Paolo 11, fece installare accanto a
ritardo in Roma. Nelle leggi delle dodici tavole 6 si quello antico un nuovo orologio diviso con mag-
parla solo di alba e di tramonto; alcuni anni dopo giore precisione; e questo dono risultò fra gli atti
fu aggiunto il mezzogiorno, che era annunciato dal più graditi della sua censura...".
messo dei consoli quando scorgeva il sole fra i
Rostri e la Grecostasi 7. Quando poi il sole si era Ritornando al capitolo 60 del Libro II di Plinio,
inclinato dalla colonna Menia verso il carcere, il come si vede, nelle versioni moderne si riporta che
messo annunziava l'ultima ora del giorno; ma Roma ebbe il suo primo orologio solare "undici
questo soltanto nei giorni sereni. Tale uso durò anni prima della guerra contro Pirro", mentre in
fino alla prima guerra punica. Fabio Vestale 8 rac- diverse versioni precedenti è scritto "dodici anni
conta che, undici anni prima della guerra contro prima..." (ante duodecim annos...), e Claudio
Pirro 9, Lucio Papirio Cursore collocò il primo Salmasio (XVII secolo) indica altri codici che ripor-
orologio solare presso il tempio di Quirino, nel tano "ante III decim annos", cioè 30 anni prima della
momento in cui consacrava tale tempio scioglien- guerra contro Pirro e quindi il primo orologio
do il voto fatto da suo padre. Ma Fabio Vestale non solare dei Romani potrebbe datarsi al 311 a.C, ma è
descrive il funzionamento di questo orologio, non un'ipotesi da scartare, in quanto la dedica del tem-
dice il nome del suo costruttore, nè il luogo dove pio di Quirino avvenne nel 293 a.C., e quindi è
fu costruito; e tace anche il nome della fonte da lui questa la data in cui Roma ebbe il suo primo
tenuta presente. Marco Varrone 10 afferma che il orologio solare.
primo orologio collocato in un luogo pubblico fu

5
Plinio II il Giovane, Storia Naturale, C. 60, 212 p. 131, lib. II. Edizione Einaudi, Torino, 1982.
6
composte secondo la tradizione, tra il 451 e il 450 a.C.
7
I Rostri erano la tribuna da cui parlavano gli oratori; la Grecostasi era il luogo dove gli ambasciatori attendevano prima di
essere introdotti in Senato.
8
Di Fabio Vestale, antico scrittore romano, non si sa quasi nulla.
9
Dunque nel 293 a.C. Il Commentaire di Jean Soubiran al testo di Plinio delle "Belles Lettres", riporta: "Le primier cadran solaire
aurait été installé en 293 avaint J.-C., onze ans avant la guerre de Pyrrhus. Seloc la juste observation du P. Hardouin, le chiffre "onze",
donné par la plupart del ms., est à maintenir. En effet la guerre de Pyrrhus est datée par Pline lui-meme (8, 16) de l'an de Rome
CCCLXXII (=282 avant J.-C.) et la dédicace du temple de Quirinus a eu lieu en 293 avant J.-C. (Tite-Live, 10 46, 7). L'événement aurait
donc eu lieu onze ans avant cette guerre...".
10
Antiquitates rerum humanarum XV, fr. 3 Mirsch.
11
nel 164 a.C.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 7
A dimostrazione di come sia stato corrotto il testo ostinazione più che nel loro errore, nella loro ignoran-
di Plinio e di come sia possibile anche per za...".
autorevoli studiosi cadere in errore quando gli
avvenimenti sono incerti, è interessante notare che Innanzitutto, è molto probabile che l'orologio
Claudio Pasini, autore di uno dei più popolari ed trafugato a Catania fosse del tipo "hemyciclum ad
accreditati libri sulla gnomonica di questo secolo enclima succisum", che pochi decenni prima aveva
(almeno in Italia) Orologi Solari, 1900, riporta (e con inventato Beroso Caldeo in Grecia, e non il "polos"
lui anche diversi altri scrittori) la data del 263 a.C.12 che è invece il vecchio "hemisphaerium". Inoltre,
per il primo orologio solare di Roma, ma egli si stando alle parole di Plinio, l'hemicyclium è forse
confonde forse con la frase di Varrone (citato da l'orologio antico più adatto ad essere installato su
Plinio subito dopo) che menziona quello che una colonna, come quello che si vede nell'antica
dovrebbe essere il primo orologio solare installato Pompei, non certo l'hemisphaerium nel quale,
nel Foro di Roma, ma il secondo che ebbe Roma. essendo a calotta emisferica, diventa difficile leg-
Infatti, anche Censorino scrive: "Illud satis constat gere le ore se posto troppo in alto come su una
nullum in foro prius fuisse quam id quod M. Valerius colonna da piazza.
ex Sicilia advectum ad Rostra in columna posuit", sup- E' probabile che Messalla sia stato anche attirato
ponendo che si tratti del primo orologio solare dalla novità di un orologio solare nuovo, mai visto
posto nel foro di Roma. prima.
Si tratta di un orologio trafugato dai Romani molto Comunque, l'orologio di Catania avrebbe si indica-
tempo dopo aver sconfitto l'esercito di Pirro e to a Roma ore inesatte, ma con un'approssi-
dopo aver assoggettato la città di Catania. mazione non maggiore di 5-10 minuti che all'epoca
non poteva essere tanto evidente da fare scalpore,
Ma come è ovvio, l'orologio, costruito per la latitu- se si considera che anche oggi, nonostante gli innu-
dine di Catania, non poteva funzionare bene per la merevoli impegni della vita quotidiana, 5-10 minu-
latitudine di Roma e quindi, secondo quanto è ti rientrano nelle approssimazioni "umane". E'
sempre stato scritto nei libri, indicò ai Romani le sbagliato quindi asserire, solo sulla base di questo
ore inesatte per 99 anni (nec congruebat ad horas ejus fatto citato da Plinio, che i Romani furono poco
linea: patuerunt tamen ei annos undecentum). Fu solo accorti nelle scienze.
nel 164 a.C. che M. Filippo censore ne fece costru-
ire uno più preciso per la latitudine di Roma. Il modo di fare storia della gnomonica è stato sem-
pre caratterizzato, dal Rinascimento ad oggi, da
Anche a questo proposito gli autori, soprattutto una ingiustificabile negligenza da parte di molti
storici non esperti di gnomonica, non si sono dis- autori, nel raccogliere citazioni e fonti senza mai
pensati dal fare osservazioni eccessive e fuori verificarne la veridicità. E' per questo che i libri di
luogo. Jérome Carcopino, nel suo libro La vita quo- gnomonica contengono moltissimi "luoghi comu-
tidiana a Roma, edito dalla Universale Laterza nel ni" storiografici i quali non fanno altro che ripetere
1967, scrive: "...M. Valerio Messalla aveva riportato le approssimazioni e gli errori di autori poco accor-
tra il suo bottino di Sicilia il quadrante solare di ti, o di quanti hanno inteso la storia degli orologi
Catania, e lo fece rimontare tal quale sul comitium, dove solari materia "bistrattata" adatta solo a formare
per più di tre generazioni, le linee tracciate sul polos per una breve introduzione ai trattati tecnici sull'argo-
un'altra latitudine dispensarono ai romani ore senza mento.
rapporto alcuno con la realtà...(...) ci è lecito credere che Per curiosità si riporta il breve passo che riguarda
durante questo lungo periodo (99 anni), rimasero con i primi orologi solari di Roma, nelle versioni di due

12
Pirro attaccò per la prima volta i Romani nel 281 a.C., quando accorse in aiuto dei Tarentini che si ribellavano a Roma, ma
con l'ambito disegno di annettere al suo regno anche la Magna Grecia. Il Commentario di J. Soubiran riporta: " M'. Valerius
Maximus Messala obtint, en meme temps que son collègue M'. Otacilius Crassus, dès 263 avant J.-C. - c'est-àdire, la seconde année de la
I° guerre punique - le consulat et la conduite de la guerre en Sicile. La meme année 263 (= an de Rome 491) marque la prise de Catane. Ce
chiffre - an de Rome 491 - correspond à l'intervalle de temps - trente ans - qui, seloc Pline, s'est écoulè depuis l'installation en 293 avant
J.-C. (= an de Rome 461) du cadran solaire de Papirius".

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 8
celebri autori di gnomonica, Oddi Muzio da Il cui significato è: "Possano gli Dei perdere colui
Urbino, in "Orologi Solari", del 1614 e di Claudio che è stato il primo a portar quest'orologio; un
Pasini, in "Orologi Solari" del 1900. Il lettore noterà tempo la fame era per me la migliore e la più certa
senz'altro la ripetizione, quasi letterale, delle ora che mi avvertiva; ma oggi non posso che man-
informazioni fornite da Muzio circa trecento anni giare quando piace al sole: bisogna consultarne il
prima e date ormai per scontate. corso e tutta la città è piena di orologi" 13.

Oddi Muzio : "...E perciò fu molto stimato l'horologio, Il termine "solarium" per indicare un orologio
che doppo la presa di Catania vi trasportò M. Val. solare, era molto diffuso presso i Romani. Leo
Messala, e l'altro che trent'anni dopo, vi fu condotto da Allazio, nel De mensura Temporum, del 1645 (cap.
L. Papirio Cursore per adempiere il voto fatto da Papirio VI), scrive che "i Romani chiamavano Solario non solo
suo Padre ; che sebbene né l'uno, né l'altro mostrava il luogo costruito sulla sommità delle case (solaio), nel
l'hore puntualmente giuste, per essere fabbricati al quale ci si riscalda, ma anche un luogo frequentato e
Clima di Sicilia, se ne servirono nondimeno per lo spa- celebre perchè qui, come ipotizza Pietro Vittorio, c'era
tio quasi di cento anni, finche da Q. Marcio Filippo disegnato in qualche parete una "ratio horarum",
Censore, ne fu posto un'altro vicino a questi due, fab- ovvero un orologio solare.
bricato dalla propria latitudine di Roma....".
E' certo che al tempo di Vitruvio i Romani dove-
Claudio Pasini : "La prima meridiana fu portata a vano servirsi abitualmente sia degli orologi solari
Roma da Catania al tempo della prima guerra punica che delle clessidre a sabbia o ad acqua, ne è una
(263 a.C.) da Marco Valerio Messala e fu posta, come prova il capitolo IX dell'Architettura, dedicato alla
narrano Varrone e Plinio, fra le colonne (rostra vetera) gnomonica e alle diverse specie di orologi solari.
della tribuna del Foro. Trent'anni dopo un altro ne fu Sicuramente il famoso architetto dovette avere sot-
condotto da L. Papiro Cursore, e sebbene né l'uno né t'occhi tutti gli orologi elencati di cui Roma e le
l'altro indicassero esattamente le ore, essendo fatti per la Province ne dovevano essere piene. A noi sono
latitudine di Sicilia, i Romani se ne servirono per circa pervenuti un buon numero di esemplari e, oltre ai
cent'anni, finchè da Q. Mario Filippo Censore ne fu già citati ritrovamenti di orologi solari, possiamo
posto un terzo vicino a questi due, costruito per la lati- aggiungere un interessante elenco che fece P.
tudine di Roma...". Romano 14:

In seguito furono costruiti molti altri orologi solari "Nella tenuta di Grotta perfetta, in occasione di
sparsi per tutta la città, tanto da far disperare il scavi, si rinvenne un orologio solare marmoreo con
parassita della Boeotica di Plauto che si lamenta lo stilo di ferro. A Tor Paterno, negli ultimi anni del
dicendo: 1700 se ne trovò uno di grande interesse.
Purtroppo, però, fu portato in Inghilterra e solo
Ut illum Di perdant, primus qui horas repperit, una copia in gesso se ne riservò il Museo Vaticano.
Quique adeo primus statuit hic solarium, Il Settele rilevò che le linee orarie che negli altri
Qui mihi comminuit misero articulatim diem. orologi sono delimitate dai circoli dei tropici, in
Nam me puero venter hic erat solarium questo erano prolungate fin quasi alla base dello
Multum omnium istorum optumum ac verissumum. stilo. Lorenzo Re, professore all'Università La
Ibi iste monebat esse, nisi cum nihil erat, Sapienza di Roma, possedeva nel 1815 un orologio
Nunc etiam quod est, non estur nisi soli lubet. solare trovato presso il Circo di Caracalla.
Itaque jam oppletum est oppidum solariis L'Antonini (1790), riprodusse in incisione ben
Major pars populi aridi reptant fame. diciotto altri orologi solari rinvenuti in Roma e

13
Il testo latino l'ho trascritto dall'opera di Salmasio e sono evidenti alcune parole non uguali alle altre versioni, d'altra parte
lui assegna a queste dei diversi significati.
14
P. Romano, Orologi di Roma, Anonima Romana Stampa, Roma, 1944. p. 6. Esemplare edito in sole trecento copie.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 9
nella Provincia. Il cosiddetto orologio solare "capi- A queste citazioni vorrei aggiungere, per non
tolino" fu trovato presso Castelnuovo di Porto. dimenticarmene, un interessante orologio ritrova-
Benedetto XIV (1751) lo fece restaurare, mettervi lo to nel vecchio Porto di Anzio. Senz'altro non se ne
stilo e collocare su una finestra del Museo sono visti altri uguali. Sembrerebbe appartenere
Capitolino affinchè anche oggi - secondo quanto alla famiglia degli Scaphen perchè si tratta di un
dice l'iscrizione incisa sopra - ci potesse mostrare le orologio descritto in uno scafio e poggiato su un
ore ineguali degli antichi". piedistallo.

fig. 1 Emicyclum romano trovato nel territorio di Velletri. Immagine tratta da “Manuale di vari orna-
menti... che contiene la serie de’ Candelabri Antichi”, di Carlo Antonini, Roma, 1790 (per gentile
concessione di Mario Arnaldi di Ravenna). Si noti la pregevole fattura artistica e l’accorgimento
tecnico di rappresentare le linee orarie temporarie non come delle linee diritte, ma come porzioni
di curve racchiuse tra i semicerchi corrispondenti alle linee del solstizio estivo ed invernale (si
veda a tal proposito N. Severino, Storia della Gnomonica, 1994)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 10
fig. 2 Ricostruzione di una meridiana bizantina, risalente al 500 d.C. circa, il cui
originale si trova a Londra nello Science Museum, inv. 1983, n. 1393. Si tratta di
una versione migliorata della meridiana romana del III secolo d.C. ultimamente
identificata con l’orologio solare citato da Vitruvio col nome “Pros Pan Clima” che
significa “per tutte le latitudini”. Infatti, si tratta di una meridiana portatile univer-
sale. (immagine tratta da Enciclopedia Storia delle Scienze, G. Einaudi Ed., 1991)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 11
STORIA, SIGNIFICATO,
ETIMOLOGIA DEGLI OBELISCHI
C'era una volta l'Egitto... TETRAPLEURON , etc.", in latino "Columnam
quadrilateram simper terrae incubans onus Solus
Quando i Greci cominciarono ad interessarsi ai erigere Theodosius Imperator Ausus est, etc.".
monumenti degli antichi Egizi, rivolsero partico-
lare attenzione agli obelischi e alle piramidi. I primi grandi ed importanti obelischi furono
Attorno al 3000 a.C. sembra che qualcosa di innalzati proprio ad Eliopolis, città che doveva poi
somigliante ad un blocco di pietra, o forse proprio essere tormentata dalla furia degli eserciti romani,
un monolito a quattro facce, e modellato sul ver- tanto che un solo obelisco, quello di Sesostri I
tice a forma di cuspide piramidale (detto alla greca (1971-1928 a.C.) sembra sia rimasto in piedi in
pyramidion), fosse consacrato al dio sole primor- quell'antica città. Ma anche a Tebe, pilastro merid-
diale: e Re, o He-Harakhti o Khepri (il sole all'al- ionale di Eliopolis, furono eretto molti obelischi,
ba), Ra (il sole allo zenit) e Atum (il sole al tra- ed anche qui ne sono rimasti in piedi solo tre!
monto). Tali pietre erano denominate ben, o benben Infine, Pi-Ramesse, la città del più megalomane
le quali, secondo la tradizione, erano da tempo faraone dell'Egitto, Ramsete II, fu riempita di
immemorabile esistite a Junu (significa "pilastro"), questi "spiedi" calcarei, anche a costo di usurpare il
luogo denominato successivamente dai Greci suolo delle altre antiche città, trafugando blocchi
"Heliopolis", la città consacrata al dio sole. Anche interi degli obelischi innalzati dai faraoni prece-
Plinio testimonia che gli obelischi simboleggia- denti .
vano i raggi del sole, e perchè questa funzione
fosse più evidente, gli egiziani ricoprirono d'oro e I Greci, coniarono per il termine tekhen la nuova
di altro metallo riflettente le cuspidi di questi parola obelìskos che significa "spiedino" dalla sua
monoliti. caratteristica forma sottile e allungata. Mentre gli
Gli Egiziani, chiamavano anticamente gli obelischi arabi lo denominarono messalah, con riferimento
col nome man e, successivamente, tekhen, o tekhenu, ad un grosso ago.
la cui etimologia è incerta. Essi erano considerati Le occasioni per costruire ed erigere gli obelischi
l'espressione più antica ed astratta della luce certo non mancavano ai faraoni egizi. Oltre che a
solare. Il vertice figurava il punto di partenza del consacrarli al dio sole, venivano eretti anche accan-
raggio, il centro stesso del potere solare; la base to ai templi nei giorni in cui veniva festeggiato il
invece la materia informe che la luce solare, sim- giubileo del sovrano che, in genere, si rinnovava al
bolo di quella divinità, trasformava in cosmo 15. trentesimo anno di regno e successivamente ogni
tre anni. Altra occasione era data dalle vittorie
Athanasius Kircher così definisce gli obelischi: delle battaglie militari. Di conseguenza, su quasi
"Columnae hieroglyphiacae quadrilaterae sensim ver- tutti gli obelischi si trovano raffigurate le iscrizioni
sus apicem gracilescentes et, deinde in parvam pyrami- in geroglifico che attestano il significato della loro
dem truncatae" 16. Una iscrizione dovuta all'impera- erezione. Ma raramente i fatti narrati rispecchiano
tore Teodosio (347-395 d.C) sulla base dell' obelis- la storia vera. Particolarmente sospette, per esem-
co da questi eretto nell'ippodromo di pio, sembrano le vanterie riportate sugli obelischi
Costantinopoli (originario di Karnak e fatto costru- innalzati da Ramsete II, mentre più veritiere sem-
ire da Tutmosis III), riporta: "KIO' NA brano quelle di Tutmosis III.

15
Simboli, miti e misteri di Roma, Newton Compton, p. 49
16
A. Kircher, Obeliscus Phamphilius, Romae, 1650

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 12
La maggior parte degli obelischi sono di granito, di una spaccatura verificatasi nel banco di roccia.
ma ne esistono anche altri di quarzite e basalto. Dopo i necessari sondaggi per accertare la natura
Grandi cave di granito rosso si trovano in Egitto della roccia e la sua compattezza, si procedeva al
presso l'area di Aswan, soprattutto dall'isola distacco delle fiancate del monolito. Tale distacco
Elefantina e di Seheil. Non si conoscono testi egizi poteva avvenire, presumibilmente, mediante colpi
che attestino le procedure di costruzione degli di percussori realizzando una trincea attorno al
obelischi, ma ci resta una importante testimonian- monolito. Dopo che era stato staccato dalla roccia
za dalla quale è stato possibile dedurre quasi ogni madre, doveva essere trasportato fino al pianoro e
particolare sul procedimento di fabbricazione quindi fino al Nilo per essere poi imbarcato e
usato dagli Egiziani: un obelisco incompiuto che è trasportato nella città di destinazione. Per l'in-
rimasto nell'originario sito di Aswan (fig.3). nalzamento dello stesso, il lettore può farsi un'idea
Questo obelisco è un monumento mancato a causa osservando la fig. 4 18.

fig. 3 Obelisco incompiuto di Aswan fig. 4 Innalzamento di un obelisco secondo


l’antico metodo egizio (da Habachi, I segreti
degli Obelischi)

17
Habachi L., I segreti degli obelischi, Newton Compton, Roma, 1978, p.11 e segg.
18
Ibid. pag.33

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 13
fig. 5a Trasporto di obelischi per via fluviale e marittima (illustrazione tratta da G. Cipriani, Gli
obelischi egizi. Politica e cultura nella Roma barocca, Olschki ed. 1993)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 14
fig. 5b Trasporto di obelischi per via fluviale, da J. Comes a Turre Rezzonici,
Disquisitione Plinianae, 1767.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 15
fig. 6 Pianta degli obelischi di Roma (da C. D’Onofrio, Obelischi di Roma, Roma, 1965.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 16
IL CAMPO MARZIO
Prima di parlare dell'Obelisco di Augusto, sarà prietari in qualità di agro regio. Quando invece i
utile qualche informazione storica sul luogo per il Tarquini furono espulsi da Roma, l'area del Campo
quale l'imperatore aveva deciso di effettuare la sua Marzio divenne pubblica. Nella zona centrale
bonifica e i suoi progetti di sistemazione architet- sorgeva un santuario molto antico, l'Ara di Marte,
tonica. che assumeva evidentemente un significato più
propriamente militare. Al centro erano i "Saepta",
Il termine Campo Marzio indica, generalmente, la una grande piazza rettangolare dove si riunivano
pianura compresa tra il Campidoglio e il Tevere in età repubblicana i comizi centuriati e quelli elet-
che si estende fino alle pendici del Quirinale e del torali. Della prima fase repubblicana, restano solo
Pincio. Tuttavia, la zona orientale della Via Lata, fu alcuni santuari quale testimonianza edilizia. Nel II
esclusa dal Campo Marzio attorno al 221 a.C., secolo a.C. comincia a svilupparsi un tipo di
dopo che fu costruita la via Flaminia. urbanistica monumentale, soprattutto nell'area cir-
Ma Campo Marzio, poteva anche significare una costante il Circo Flaminio.
grande zona sgombra di edifici pubblici e destina-
ta a zona militare, oppure, in senso più ristretto, la Nel periodo augusteo il Campo Marzio fu oggetto
zona destinata ai comizi centuriati e poi a quelli di opere di bonifica da parte dell'imperatore il
elettorali. quale rivolse la sua attenzione all'urbanizzazione
della parte centrale della pianura ed al rifacimento
La leggenda sulle origini di Campo Marzio lo integrale del complesso di edifici circostante il
ricollega ai Tarquini che ne dovevano essere i pro- Circo Flaminio.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 17
L’OROLOGIO SOLARE DI AUGUSTO
L'Imperatore, a decorazione del Campo Marzio, semplicemente perchè lo gnomone si è smosso in segui-
pensò di far erigere un orologio solare grandioso to a scosse telluriche, ovvero le alluvioni del Tevere
che fosse a un tempo calendario e indicatore delle hanno provocato un abbassamento dell'obelisco, anche
ore, e fra l'Ara Pacis e i portici di Agrippa, nel se si dice che se ne siano gettate sottoterra fondamenta
mezzo di un gran parco innalzò un obelisco, desti- profonde tanto quanto è alto il carico che vi si appoggia.
nato a proiettare l'ombra sopra un gran pavimento
di travertino. L'obelisco-gnomone, fu rimosso Quindi Plinio ci fa sapere che la lettura dell'ora
dalla sua sede originaria ad Eliopolis, in Egitto, "dopo trent'anni non corrispondeva più, sia che il sole
nell'anno 12 a.C.; esso fu eretto dal faraone stesso avesse mutato il suo corso per qualche rivolgi-
Psammetico II, seicento anni prima della mento celeste, sia che tutta la Terra si fosse spostata dal
rimozione. Fu trasportato con una grossa chiatta suo centro, -come riferiscono essere stato osservato
fino al porto di Pozzuoli e trasferito su un'altra anche in altri luoghi- sia che lo gnomone si sia inchina-
imbarcazione con la quale raggiunse la foce del to sul posto a causa dei terremoti, sia infine che il ter-
Tevere. La descrizione dell'orologio ci è stata lasci- reno abbia ceduto in seguito alle inondazioni del
ata, come al solito, dal naturalista Plinio il Vecchio Tevere". Ma il commento di Plinio fa sorridere
nel seguente passo della sua Historia Naturalis alcuni archeologi i quali non ammettono che un
tratto dalla traduzione di Antonio Corso, Rossana matematico romano potesse sbagliarsi nei suoi cal-
Mugellesi e Giampiero Rosati, recentemente pub- coli, e ancor meno che un architetto facesse delle
blicato dalla Einaudi (vol. V, Libro XXXVI, .15,pag. cattive fondazioni, anche con tutti i terremoti ed
627): alluvioni possibili. Ma è evidente che le cause sono
da ricercare, molto probabilmente, in un semplice
All'obelisco che è nel Campo Marzio il divino Augusto dissesto del suolo a causa di qualche terremoto,
attribuì la mirabile funzione di segnare le ombre proiet- con un conseguente spostamento dell'obelisco che,
tate dal sole, determinando così la lunghezza dei giorni sebbene all'apparenza non risulti, si rende evi-
e delle notti: fece collocare una lastra di pietra che dente nella lettura dei punti d'ombra. Ma per
rispetto all'altezza dell'obelisco era proporzionata in questo aspetto, si veda più avanti il paragrafo rel-
modo che, nell'ora sesta del giorno del solstizio d'inver- ativo al testo di Plinio commentato dal Rezzonici.
no l'ombra di esso fosse lunga quanto la lastra, e
decrescesse lentamente giorno dopo giorno per poi L'orologio fu inaugurato il 9 a.C., per integrare un
ricrescere di nuovo, seguendo i righelli di bronzo inser- progetto architettonico ed urbanistico speciale : " Il
iti nella pietra: un congegno che vale la pena conoscere, gigantesco "solarium" venne finito e inaugurato nel
e che si deve al matematico Facondo Novio. Questi gennaio del 9 a.c., insieme con un altro elemento del
aggiunse sul pinnacolo una palla dorata, la cui estrem- grande progetto, la famosa "ara pacis". Il complesso
ità proiettava un'ombra raccolta in sé, perchè altrimen- risultava composto dal "solarium", dall'"ara pacis", dal
ti la punta dell'obelisco avrebbe determinato un'ombra "mausoleo" (tomba imperiale) e dall'"ustrino"
irregolare - a dargli l'idea fu, dicono, la testa umana. (inceneritore), elementi tutti collegati tra loro geometri-
Questa registrazione del tempo da circa trent'anni non camente, topograficamente e simbolicamente, raccolti in
è più conforme al vero, forse perchè il corso del sole non una tematica unitaria dominata dall'esaltazione della
è rimasto invariato, ma è mutato per qualche motivo divinità imperiale" 19. In effetti, è molto probabile che la
astronomico, oppure perchè tutta la terra nel suo comp- disposizione dell'orologio solare di Augusto fosse tale
lesso si è spostata in rapporto al suo centro (un fatto che che "l'ombra della boccia collocata sulla cima dell'o-
- sento dire - si avverte anche in altri luoghi), oppure belisco, che simboleggiava Augusto, il sole Apollo, toc-

19
G. Fantoni, La meridiana di Augusto, Orologi. Le misure del tempo, ed. Technimedia, Roma, n° 10, 1988, p. 107.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 18
cava l'Ara Pacis (l'altare della pace) in un dato momen- notte dell'anno, col mostrare il rapporto di quelle
to a confermare che Augusto era nato per la pace. righe alle altre righe di bronzo" 21. Probabilmente la
Infatti, quest'altare segnala la linea equinoziale che linea meridiana calendariale venne realizzata
coincideva con la data di nascita dell'imperatore (23 set- dopo che fu innalzato l'obelisco, e non si conosce
tembre). Inoltre, l'asse tracciato dall'obelisco all'altare come fosse stata posata la sfera sulla sua cima. Si
della pace formava un angolo retto con quello dell'o- crede che il globo fosse inserito in maniera che non
belisco del Mausoleo di Augusto" 20. superasse l'altezza della guglia, o dopo aver recisa
tanta parte della guglia stessa, quanta era la
Il testo di Plinio, già fortemente discusso dagli eru- grandezza della sfera; oppure poteva, questa,
diti di tre-quattro secoli fa, dà delle indicazioni essere incastrata nella cuspide in modo che l'uno e
piuttosto precise sulla natura calendariale del l'altro avessero uguale altezza 22.
monumento, ma non sulla funzione di orologio. Il Il Fantoni ha calcolato gli intervalli tra i regoli delle
Bandini, nel secolo XVIII, per meglio chiarire la date che avrebbe dovuto disporre il costruttore
descrizione di Plinio, suppose che "verso tramon- Facondio Novo, o Manilio matematico, disposti
tana si formasse un lastricato di pietre quadrate, di perpendicolarmente alla linea meridiana. Egli ha
lunghezza proporzionata all'altezza dell'obelisco, trovato che lo spazio tra ogni regolo è nullo ai sol-
cioè di tale lunghezza, che potesse da tutta l'altez- stizi, quando anche la variazione della lunghezza
za del monolito ricevere l'ombra meridiana nel d'ombra è praticamente nulla, e raggiunge un mas-
giorno del solstizio d'inverno, la quale ombra è la simo di 56 cm nei periodi di febbraio e novembre.
più lunga fra quelle meridiane, che sieno gettate Inoltre egli ha calcolato che per un'altezza dell'o-
dal sole in tutto l'anno e quindi che si facesse seg- belisco pari a 29.42 metri, l'eventuale orologio
nare in questo strato per lungo con delle lamine o solare avrebbe avuto i suoi punti orari estremi (ore
regole di bronzo indorato le lunghezze delle 1 e 11 temporarie) lontani 260 metri dallo stesso
ombre meridiane in diversi tempi dell'anno, e che, obelisco-gnomone. In un orologio solare di tali
finalmente, si volesse che si denotassero ancora le dimensioni è difficile pensare che vi siano state
grandezze o quantità dei giorni e delle notti pari- inserite tutte e sette le linee di declinazione solare.
mente con delle righe di bronzo indorate e incas- Sicuramente vi era riportata la linea equinoziale
trate nel detto pavimento. Queste linee dovevano perché, come detto, rientrava nel progetto urbanis-
giacere perpendicolarmente a traverso della tico dell'imperatore 23.
meridiana e dovevano essere di diverse Plinio pare facesse riferimento anche ad una even-
grandezze, corrispondendo da una parte alla tuale indicazione sullo strumento della durata dei
lunghezza dei giorni e dall'altra a quelle delle giorni e delle notti. Ciò si ottiene mediante due
notti. Onde, battendo l'ombra della palla, posta in segmenti compresi tra il punto estremo della linea
cima all'obelisco, in una di esse o vicino ad alcuna meridiana e i punti mediani degli spazi orari tra le
delle medesime, doveva mostrare il rapporto che 3-4- e 8-9 sulla curva del solstizio estivo. Ma pare
la lunghezza di tutto quel giorno aveva con tutta che non siano state ancora ritrovate tracce di
quella notte, o con qualunque altro giorno e l'altra queste linee.

20
A. Dosi-F. Schnell, Spazio e tempo, in Vita e costumi dei Romani antichi - Museo della civiltà romana, edizioni Quasar, Roma,
1992, p.75.
21
P. Romano, op. cit. pag. 10
22
Idem, p. 10
23
G. Fantoni, op. cit., pag. 110

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 19
LE SCOPERTE DI
BUCHNER E RAKOB
Nel 1976, l'archeologo tedesco Buchner, insieme Roma, è visibile nella fig. 8, in cui si vede pure che
poi al suo collega Rakob, dell'Istituto Archeologico non sono comprese le linee orarie 1 e 11, perché
Germanico di Roma, intrapresero le ricerche del- troppo distanti dalla base dell'obelisco e perché
l'antico "solarium" di Augusto, sulla scorta di tutte comunque con questa soluzione si rispettava l'in-
le possibili informazioni disponibili. Lo studio di tera lunghezza della linea meridiana, in accordo
Buchner rappresenta soprattutto una sintesi del- con le parole di Plinio "...in modo che l'ombra fosse
l'immenso progetto augusteo di urbanizzazione pari alla larghezza del selciato all'ora sesta del sol-
del Campo Marzio, e perciò le notizie sull'orologio stizio invernale...".
solare si fondono insieme ad una marea di altre
considerazioni archeologiche sui monumenti del Nel 1979 Buchner mette mano ai picconi e comin-
luogo. cia a scavare, insieme a Rakob, nella Via di Campo
Marzio, ma senza successo. Lo scavo successivo,
Anche se lo studio di Buchner si presenta oggi invece, effettuato nella cantina dell'edificio che
come la soluzione al dilemma se l'obelisco camp- porta il numero civico 48, della stessa strada, portò
ense fosse un gigantesco gnomone per la sola linea insperatamente alla luce un tratto del pavimento
meridiana o per un intero orologio solare, è tut- con il tracciato antico, per una lunghezza di circa
tavia doveroso precisare che già nel XVI secolo il 20 metri quadri che comprende la linea meridiana
Masi, e nel XVII secolo, il Kircher, sostennero che con i regoli disposti in questo punto a una distan-
dovesse trattarsi di un intero orologio solare ad ore za di circa 26 cm l'uno dall'altro, e una tratta di
temporarie. Addirittura Kircher, nel suo volume linea diurna (la quale è difficile dire se sia intera o
Obeliscus Pamphilius, del 1650, ci regala un diseg- solo la parte che si vede) relativa ala fine dei segni
no di come doveva essere l'orologio di Augusto. dell'Ariete e del Leone e l'inizio della Vergine e del
Ed è assolutamente sorprendente vedere, oggi, Toro.
come quel disegno combaci perfettamente con i Pare che ci sia qualche perplessità sul fatto che
moderni progetti dell'antico tracciato (fig. 32). l'antico selciato è stato ritrovato ad una profondità
Nel XVIII secolo, il noto Francisco Jaquiero, scrive- di scavo di circa 6,30 metri sotto il livello stradale,
va una erudita nota al testo di Antonio Giuseppe in quanto gli archeologi si aspettavano di trovarlo
Comes Turre Rezzonici, "Disquisitiones Plinianae" ad almeno 8 metri di profondità. Ciò ha fatto ipo-
(che riprenderemo tra breve) in cui è molto esplic- tizzare che l'originario complesso gnomonico,
ito a tal riguardo : messo fuori "servizio" - come scrive Plinio - a causa
"Insignem Campi Martii Obeliscum, non unicè ad delle inondazioni, o dei terremoti, o da un colos-
meridianum tempus indicandum (ut Mathematicis sale incendio, fosse stato ripristinato da qualche
videtur) ab Augustus positum, sed integras Sciotherici successore di Augusto che lo avrebbe ricostruito
horologii vices praestisse, ostendere confido ex verbis". ad una quota più elevata. La datazione degli arche-
ologi, per questa nuova ristrutturazione del-
Inoltre, la scoperta di Buchner del tracciato origi- l'impianto, è all'incirca l'epoca di Domiziano. Ma, a
nale è solo una "riscoperta", in quanto, come si questo punto, ci viene da pensare se fu mai più
vedrà meglio nelle citazioni storiche, esso fu possibile ricostruire, e con precisione, un tale
ritrovato nel 1463. gigantesco orologio solare dopo che fu quasi com-
pletamente distrutto dalle calamità naturali e per-
La ricostruzione dell'intero orologio solare, secon- ché mai, un imperatore romano come Domiziano
do Buchner, rispetto alla moderna topografia di non si sia degnato di lasciare memoria di un così

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 20
importante "restauro" come, per esempio, una dello scavo è stata messa in luce la scritta INIZIO
semplice frase scolpita sulla base dell'obelisco ESTATE (QEROUS ARCH) sistemata presso i regoli
originario. Proprio come aveva fatto Augusto a dei primi giorni di maggio...".
memoria del suo mega progetto.
Altri dettagli degli scavi si leggono ancora in Sembra che in tempi recenti Buchner e Rakob siano
Fantoni 24: "Ai lati della meridiana, con stupende let- riusciti a trovare il punto esatto dove era installato
tere in bronzo di 25 cm, sono indicati i nomi greci dei l'obelisco-gnomone, ma nel frattempo gli scavi e le
segni zodiacali...si leggono le ultime due lettere di Leon ricerche sul solarium di Augusto sono stati conge-
(...WN) e le prime quattro lettere di Parthenos, la lati. Così, in attesa di buone novelle, o che in occa-
Vergine (PARQ...); dall'altra parte di trovano le sione del futuro Giubileo si faccia strada l'utopisti-
ultime due lettere di Krios, l'Ariete (...OS) e le prime ca proposta di Fantoni, cioè di realizzare una gal-
quattro di Tauros, il Toro (TAUR...). Sulla striscia leria turistica sotterranea per poter ammirare da
bronzea che divide i segni zodiacali, dove finisce il Leone vicino l'antica meraviglia gnomonica, dobbiamo
e comincia la Vergine, vi è un'indicazione meteorologi- accontentarci di ciò che è possibile estrapolare
ca stagionale: CESSANO I VENTI ETESI (ETHSI- dalle fonti storiche, ormai quasi completamente
AI PAUONTAI); si tratta di quei venti periodici esaurite e sviscerate da quanti sono stati attratti,
settentrionali che soffiano in Egeo d'estate e cessano nel corso di secoli, da questa leggenda gnomonica.
all'avvicinarsi dell'autunno...(...)...All'estremo sud

24
G. Fantoni, op. cit. p. 114.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 21
fig. 7 Orologio di Augusto come disegnato da G. Fantoni (da La meridiana di Augusto, in
Orologi, Le misure del tempo, Technimedia, 1988)

fig. 8 Orologio di Augusto come disegnato da Buchner nella topografia romana (da die Soinnenuhr
des Augustus, PhVz, Mainz, 1980)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 22
fig. 10 (sopra) Particolare della linea meridiana con la scritta
“Cessano i vento Etesi” (disegno dell’autore)

fig. 9 (a destra) Schizzo della porzione di linea meridiana


trovata da Buchner (disegno Fantoni)

fig. 11 (sotto) Itinerario di Einsedeln. (da Lanciani)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 23
fig. 12 Pianta di Roma di A. Strozzi come si vede
nel Cod. Laur. Red. 77-1474 (da Lanciani)

fig. 13 Disegno del Solarium di Augusto


nella topografia di Roma (Lanciani)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 24
fig. 14 Particolare della fig. 13. E’ evidente l’errore effettuato nel disegnare la disposizione dell’orologio di
Augusto (si confronti con la fig. 8). L’obelisco è nel posto giusto, ma l’orologio (tutto il tracciato orario)
deve essere capovolto. Inoltre, si nota nel disegno approssimativo delle linee diurne, certamente non cal-
colate, come nel caso Buchner-Fantoni. L’errore è grave, perchè è altresì evidente che non è tipografico.
Infatti, l’autore ha voluto far combaciare la fascia che chiude l’estremità destra delle linee di declinazione
con la navata principale della Chiesa di S. Lorenzo in Lucina, mentre nel disegno di Buchner si vede tut-
t’altra cosa. (da Lanciani R., Storia degli scavi di Roma)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 25
IL RINASCIMENTO EGIZIO
NELLA ROMA BAROCCA
Possiamo solo cercare di immaginare quale fu lo geroglifici..Ma il primo documento da cui scaturì
stupore dei Romani quando videro arrivare nelle questo clima di rinascimento egizio a Roma,
piazze di Roma i giganteschi monoliti trafugati in provocando un vero sincretismo religioso fra
Egitto. Fu proprio Cesare Augusto che cominciò paganesimo e cristianesimo, fu forse una versione
ad innalzare i primi obelischi in Roma, e ne adottò greca del codice Hieroglyphica di Orapollo (un
anche il simbolismo solare.Il primo, proveniente autore egiziano del IV secolo d.C.), acquistata nel
da Eliopolis (XIV-XIII secolo a.C.), si trova oggi a 1419 dal sacerdote fiorentino Cristoforo de'
Piazza del Popolo. Il secondo, stessa provenienza Buondelmonti 26 che arrivò a Firenze nel 1422. Così
con iscrizioni di Psammetico II (VI secolo a.C.) anche il Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto,
volle destinarlo a gigantesco gnomone di un mon- il De Iside et Osiride di Plutarco e il De misteriis di
umentale orologio solare, ed è quello che più ci Giamblico, tradotti dal greco e divulgati da
interessa. Oggi si trova in Piazza Montecitorio. Ne Marsilio Ficino, ebbero molta eco fra gli eruditi.
seguirono parecchi altri, non sappiamo quanti, La fame di geroglifici e di reperti egizi, dunque,
forse una trentina, ma sicuramente erano molti di muoveva gli studiosi alla ricerca di questi antichi
più dei tredici che sono stati ritrovati fino ad oggi monumenti e, nonostante fosse nota l'ubicazione
25
. Ma dei tanti obelischi che adornavano le piazze esatta di alcuni degli obelischi sparsi per le piazze
della Roma imperiale solo uno non fu abbattuto di Roma, si dovette attendere l'operato di Sisto V
dalla furia pagana dell'Alto Medioevo: quello eret- perchè alcuni di essi venissero di nuovo innalzati
to nel circo Vaticano. al cielo e riacquistare così l'antico splendore.
Non bisogna dimenticare che da quando l'Egitto Ma Sisto V, nel suo pur nobile intento, non fu mai
entrò a far parte dell'Impero romano, il culto di mosso da alcuna passione per gli Egizi, considerati
Iside si diffuse in tutta l'Europa. Già il De mirabilis piuttosto idolatri, dall'ambizione di elevarsi all'al-
urbis Romae, di Magistro Gregorio, sul finire del XII tezza dei faraoni e degli imperatori. A questo
secolo, testimoniava che l'interesse per la cultura proposito scrive Giovanni Cipriani 27:
egizia era vivo nel medioevo. Sisto V, a differenza di numerosi suoi predecessori, non
Il "mistero del paganesimo" e i "misteri egizi", amò mai in podo particolare le testimonianze del mondo
come erano definite le iscrizioni geroglifiche sulle antico. Deciso avversario di ogni forma di paganesimo
facciate degli obelischi, furono oggetto di rinnova- vide nelle opere della classicità la tangibile sopravviven-
to interesse a cominciare dal XV secolo con il za della passata idolatria e non esitò a distruggerle per
domenicano Nanni da Viterbo che pubblicava una far trionfare l'immagine di una nuova Roma, una Roma
raccolta di apocrifi con il culto di Osiride e influen- cristiana ancor più doviziosa e superba di quella dei
zando il Papa Alessandro VI. Nacquero così gli Cesari. La sua instancabile attività edilizia e di pianifi-
affreschi del Pinturicchio negli appartamenti dei cazione urbana è strettamente connessa a questo ide-
Borgia e il romanzo Hypnerotomachia Poliphili, di ale...destinato a trasformare in un breve volger d'anni
Francesco Colonna, illustrato con disegni di una città pigra e sonnolenta in un vasto cantiere pul-

25
Secondo Pubblio Vittore e Michele Mercati, furono trasportati a Roma 48 obelischi. C. Tempesti, Storia della vita e geste di Sisto
V, Roma, 1754 tomo I, p. 22, riporta: "Quarantadue obelischi, tra grandi e piccoli, furon da' Cesari innalzati in diversi luoghi per orna-
mento della città, capitale di tutto il mondo". In un manoscritto di Andrea Asulano Aldi del 1518 è scritto "Obelisci parvi XLII", men-
tre in un'altra edizione della stessa opera: "Obelisci parvi quadraginta duo".
26
A. Cattabiani, op. cit., p.54
27
G. Cipriani, Gli obelischi egizi. Politica e cultura nella Roma barocca., Leo Olschki Editore, Firenze, 1993, p. 9

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 26
sante di vita. Solo in pochi casi Sisto V non solo ebbe L'unico obelisco rimasto in piedi dal medioevo,
rispetto ma vera e propria ammirazione per il frutto del quello Vaticano che giaceva presso l'antico Circo di
lavoro e dell'ingegno degli antichi. L'esempio degli Nerone, fu eretto nel Vaticano, sotto Sisto V, il 27
obelischi egizi è forse il più significativo...". settembre 1586.
Una nuova era cominciava, e due anni dopo altri
Durante tutto il XVI secolo, il fascino esercitato da obelischi furono eretti, in Piazza Santa Maria
questi "misteri egizi", conquistò l'animo dei più Maggiore, in Piazza del Popolo e in S. Giovanni in
grandi artisti e l'ingegno delle menti più feconde. Laterano. E nei versi del fiammingo Filippo
Giovanni Pierio Valeriano scriveva la sua sintesi Poelarius "non si scorgeva alcun accento critico nei
sull'argomento, dal titolo Hieroglyphica; Vincenzo confronti del passato paganesimo, emergeva solo
Cartari evocava gli dei egizi nel suo Imagini de i dei la sacralità del monumento (obelisco Vaticano),
de gli antichi, Marsilio Ficino e Giordano Bruno una sacralità che non sarebbe venuta meno con il
pubblicavano i loro studi sull'ermetismo, mentre il trascorrere dei secoli e che sarebbe giunta fino a
grande architetto Domenico Fontana escogitava i noi", scrive Cirpiani nell'opera citata.
più incredibili metodi per trasportare gli obelischi Era questa la strada che portò paradossalmente ad
da una piazza ad un'altra e per innalzarli. una interpretazione cristiana dei favolosi monu-
Nacquero addirittura specifici trattati sul modo di menti egizi, ulteriormente rafforzata nel secolo
trasportare obelischi, come quello mitico di successivo dal gesuita Athanasius Kircher e la sua
Camillo Agrippa, Trattato di trasportar la guglia, e fantastica interpretazione dei geroglifici associan-
quelli più generici sugli obelischi di Roma (uno do il simbolismo delle steli egizie con la Trinità
per tutto quello di Michele Mercati del 1589). cristiana.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 27
RACCOLTA DI CITAZIONI SULLA
SCOPERTA DELL’OBELISCO
DI CAMPO MARZIO
La documentazione principale relativa al ritrova- abbiamo detto all'inizio, si riferisce all'edizione del
mento archeologico dell'obelisco "campense", Mazzocchi del 1522 (e non 1521) da cui l'autore ne
come viene anche denominato l'obelisco di ricava che la data della scoperta dell'obelisco è il
Augusto in Campo Marzio, e la documentazione 1521, senza peraltro tenere conto delle precedenti
relativa ai primi tentativi di recupero, è sintetizza- edizioni del 1515 e la prima del 1510. E' evidente
ta nell'eccellente ed insostituibile opera di Rodolfo che la vera scoperta dovrebbe essere retrodatata di
Lanciani, Storia degli scavi di Roma. Si tratta soprat- almeno 25 anni circa, attorno al 1484 anno in cui
tutto di citazioni tratte da opere generiche sull'an- furono redatte le "note di topografia romana"
tica topografia romana, da avvisi urbani e da opere stampate poi dal Mazzocchi. Ma è ancora più
archeologiche sulle antichità di Roma. Gran parte probabile che i resti dell'obelisco siano stati
di questa documentazione può essere qui riassun- ritrovati prima della pubblicazione delle note di
ta come segue : topografia romana, attorno al 1463 quando furono
effettuati i primi scavi della cappella del Cardinal
1) Calandrino nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina,
"Nel 1484, poco dopo la morte di Papa Sisto IV, come dice appunto la prossima citazione.
avvenuta il 13 agosto, furono composte da un dis-
cepolo di Pomponio Leto (morto nel 1498), le 2)
"excerpta a Pomponio dum inter ambulandum Il codice originale, rintracciato dal De Rossi, ripor-
cuidam dominio ultramontano reliquias ac ruinas ta al foglio 27 "Ubi est domus nova facta, quae est
urbis ostenderet". Queste note di topografia cappellanorum cuiusdam cappellae s. Laurentii
romana furono inserite nella raccolta "de Roma (edificata dal card. Calandrino circa il 1463), fuit
prisca et nova varii auctores" dell'Albertini, edi- basis orologii nominatissimi" - cioè il piedistallo
zione del Mazzocchi 1510 (poi del 1515 e 1522) dell'obelisco di Augusto - "ubi est ephm
sotto il titolo "Pomponius Laetus de vetustate (ephebeum?) capellanorum, ibi fuit efossum
urbis". Il De Rossi ne ha ritrovato il testo genuino horologium: quod habebat VII gradus circum, et
nel codice Marciano latino X, n. 195 e l'ha divulga- lineas distinctas metallo inaurato. Et solum campi
to negli Studii e documenti di Storia e Diritto, anno erat ex lapide amplo quadrato, et habebat lineas
III, 1882, p. 49 e sgg." easdem: et in angulis quatuor venti ex opere musi-
vo cum inscriptione ut BOREAS SPIRAT etc".
Come si capisce da questo breve stralcio dell'opera
del Lanciani, la notizia divulgata su Internet, di cui Quindi, insieme al ritrovamento del piedistallo

28
E' parere dell'autore che gli orologi orizzontali del tipo rinvenuto ad Aquileia e a Pompei, nonchè il famoso orizzontale trova-
to negli scavi di Sante Amendola nel 1814 presso la Vigna Cassini, a destra dell'Appia Antica, a Roma, ed illustrato da Francesco
Peter negli Atti dell'Accademia Romana di Archeologia del 1823, siano da identificare con il "Discum un planitia" di Vitruvio e
non con il "Pelecinum", come in voga attualmente, perchè quest'ultimo è stato finalmente identificato dal vostro autore con il
"Pelignum" descritto da Cezio Faventino nel XXXVII libro della sua opera De diversis Fabricis Architectonicae, del IV secolo d.C.,
di cui un esemplare è visibile nel Calendario di Lambecio, sempre del IV secolo d.C., su un sarcofaco cristiano a vasca del III
secolo e soprattutto nel noto mosaico romano (I-II secolo) di Treviri, ora conservato nel Landesmuseum di Trier. A tale propos-
ito si veda N. Severino, "Storia della Gnomonica" e "Pelecinum, o Pelignum?" in Bulletin n° 97.2, 1997, della British Sundial Society.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 28
dell'obelisco, fu rinvenuto anche un orologio Sono le stesse cose descritte nel codice 11400, già di
solare di marmo, sicuramente del tipo "discum in Gio. Battista Bandini, postillato da Antonio
planitia", cioè un orologio orizzontale ad ore tem- Agostini, e da quest'ultimo offerto in dono a
porarie con le curve dei solstizi e la linea Giovanni Metello.
equinoziale del tutto simile all'orologio impropria-
mente denominato "pelecinum" di Aquileia 28. L'iscrizione del piedistallo fu copiata anche da
Giuliano Sangallo nei pugillari Sanesi 8. VI. 5
3) (obelisco di champo marzio).
Il testo del Lanciani offre anche una nota molto
interessante in cui dice che il de Rossi ha fatto 5)
notare come tutti gli scrittori che pendono dal testo Ligorio (Bodl. 76) descrive l'obelisco "in casa di
pomponiano ripetano in coro l'errore dell'ut Spandocchi"; forse si tratta di un nuovo ritrova-
facente parte della iscrizione VT BOREAS SPIRAT. mento, al quale sembra anche accennare Panvinio
Solo Iacopo Lauro nella sua "Origin. Urb. Rom.", in "Descr. Urbe Romae", Libro I, c. XX de ludis
edizione del 1612, scrive correttamente "additis his Circensibus. Nel codice vaticano 3439 f. 2', sono
verbis BOREAS SPIRAT". segnati geroglifici "in obelisci sub aedibus Campi
Martij jacentis parte".
Nel 1512, Antonio Lelio, ovvero il Lilius Podager
della notizia comparsa su Internet, scrive una pos- 6)
tilla al foglio n.12 del codice vaticano 1108, conte- Dall'Opusculum de mirabilibus novae et veteris
nente la silloge epigrafica stampata in Roma da Urbis Romae..." di Andrea Fulvio, con le stampe
Jacopo Mazzocchi nel 1521 29: del Mazochio del 1510, si ricava:

4) "in loco ubi nunc est domus nova Capellae apos-


"Sub Julio II pont. max. in regione Campi Martii tolorum Philippi et Jacobi in ecclesia S. Laur. in
post aedem D. Laurentii in Lucina, et prope Lucina fuit Basis nominatissima Urbis: non longe a
domum cardinalis Crassi, in domunculae cujus- qua est obeliscus semisepultus: ubi effossum fuit
dam tonsoris horticulo, dum in eo pro conficienda Horologium cum lineis et gradibus deauratis: in
latrina foderetur, detecta est basis obelisci omni- angulis vero. iiii. venti ex opere musivo" f. 29', 30.
um, qui in urbe extent, ut conspicari erat maximi.
Obeliscus jacebat, nec videri poterat an totus inte- 7)
ger esset, quippe cuius ima tantum pars videbatur. Da un'altra fonte, questa volta più tarda, del 1526,
In basi erat inscriptio, quam ego legi, sed non recte si ha:
de ea memini (CIL, VI, 702)... In hoc obelisco gno-
mon olim ille erat percelebris de quo Plinius mem- "l'obelisco solare si vede oggi spezzato in molte
init. Quin vicini, qui circa illum insulas habent, parti et ricoperto di terra à pie del monte
asseverabant omnes pene se ipsos, dum pro confi- Accettorio che da noi poco fa è stato veduto scop-
ciendis cellis vinariis alias fodissent, invenisse erto con la sua base, ove sono intagliate le infra-
varia signa caelestia ex aere, artificio mirabili, quae scritte lettere".
in pavimento circa gnomonem hunc erant. Iulio
principi in bellis tunc, ut semper, implicitissimo, ut 8)
obeliscum hunc iterum erigi...facere, suasere qui- "Superioribus diebus 1587 detectus fuit celebris
dem permulti, persuasit autem nemo. Ideo tantum obeliscus qui pro gnomone steterat in campo mar-
antiquitatis miraculum a tonsore illo iterum sepul- tio, igne ferroque excisus". Da Bargaei, Epist. De
tum est". Urbis eversoribus, apud Bandini, p. 102.

29
Il Lanciani inserisce ancora una nota importante per le ricerche bibliografiche. Pare che Antonio Lelio mandò a regalare questo
libro con le sue note "marginalia" manoscritte a Felice Trofimo, vescovo di Chieti. Dopo di lui, sembra sia venuto in possesso di
Antonio Colozio.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 29
9) Calandrino edificò la cappella di S. Lorenzo in
Al tempo parimente di Sisto V, presso s. Lorenzo in Lucina. Ma non sappiamo se l'obelisco fu ritrovato
Lucina, dalla parte verso Campo Marzo il cavaliere durante o dopo la costruzione della chiesa. Le note
Fontana vi trovò una gran guglia di granito di topografia romana dell'allievo di Pomponio
Egiziano... maltrattata dal fuoco... Fu risoluto di Leto furono composte ventun anni dopo, sicchè
lasciarla stare". Da Vacca, mem. 45. non è dato sapere se per tutto questo tempo fu taci-
uta la scoperta dell'obelisco o se questo fu trovato
10) appunto verso il 1484.
Nel Campo Martio ancora hoggidi si passa sopra
l'obelisco dietro la chiesa di San Lorenzo in Lucina Una seconda osservazione ci permette di abolire
per quella strada che và all'arco di Domitiano... un luogo comune : quello della seconda scoperta
Questo obelisco si vede oggi spezzato in molte archeologica dell'obelisco che si fa risalire al 1502.
parti et ricoperto di terra a piè del monte Acetorio Come è evidente, invece, il Lanciani stesso ritiene
verso il Tevere, che da noi poco fa è stato veduto opportuno precisare che "la notizia relativa al
scoperto, con la sua base, ove sono intagliate Solarium di Augusto - riportata al n° 4 - ed al pontif-
le...lettere". Da Fulvio-Ferrucci, p. 138 icato di Giulio II deve riferirsi all'anno 1512 e non al
1502".
11)
1587, 14 marzo "s'è cominciato a dare un taglio in Mentre l'opera del Granara ci conferma che l'o-
Campo Martio per dissotterrare un'altro obelisco, belisco era ancora sotto terra nel 1744, cioè appena
et forza sarà di mandare a terra alcune case in quei quattro anni prima degli scavi di Pio VI Braschi.
contorni per questo... (21 marzo). I manuali ren-
dono in Campo Marzo il terreno alla fossa fatta da I fatti relativi alle scoperte e agli eventi successivi
loro per disotterrare l'obelisco... tutto in pezzi et di riparazione ed innalzamento dell'obelisco sono
cotto dal fuoco". Da Avvisi Urb. 1055, c. 101 e 113. ben rievocati e narrati con dovizia di particolari da
Pietro Romano in un libro ormai introvabile, dal
12) titolo "Orologi di Roma" 30.
"... l'Obelisco del Sole, il quale collocato da
Augusto nel Campo Marzo, e dissotterrato dal dall'opera di P. Romano:
Regnante Sommo Pontefice Benedetto XIV amatis-
simo delle Antichità, giace al presente nel sito Risulta che l'obelisco nel terzo secolo era racchiuso
detto la Vignaccia, non lungi dal luogo, da cui fu fra le sontuose fabbriche che in quel tempo deco-
cavato. Si legge in esso: ravano il Campo Marzio, dopo cioè che Aureliano
tirò le mura dalla porta Collina sino al sottoposto
....ESAR. I..IVI. piano. Sembra però che venisse trascurato, perchè
..VGVSTVS. di esso nè Publio Vittore, nè Ammiano Marcellino
.....NTIFEX.M......MVS fanno menzione. Dall'"Anonimo" dell'artista
PXII. COS. XI TRIB. POT. XIV Einsiedeln (fig.11), sappiamo che era ancora in
..EGVPTO. IN POTESTATEM piedi nell'ottavo secolo e si ritiene che sia caduto
...OPVLI. ROMANI. REDACTA allorchè nel 1084 ( sotto Gregorio VII) le truppe di
SOLI. DONUM. DEDIT Roberto il Guiscardo appiccarono il fuoco nella
zona del Campo Marzio.
(da Storia Romana, In una iscrizione si leggeva che avendo Augusto,
del padre G. Granara, Roma, 1744). pontefice massimo, imperatore, ridotto l'Egitto in
signoria del Popolo Romano, dedicò tale obelisco
Una prima osservazione da fare riguarda la data al dio Sole (Soli donum dedit). Quanto alle epigrafi
della scoperta archeologica dell'obelisco. Alcuni ritrovate nelle vestigia dell'obelisco, il De Rossi
autori riportano il 1463 che è l'anno in cui il card. giustamente osserva: "Se quattro soli venti erano

30
P. Romano, Orologi di Roma, ed. Anonima Romana Stampa, 1944.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 30
effigiati ed indicati con lettere ai quattro angoli, è grande obelisco...Era in questo obelisco quel cele-
difficile intendere come nella escavazione che mise bre gnomone insigne per l'autorità di Plinio. Che
in luce uno solo dei quattro punti cardinali e pre- anzi i vicini che avevano delle corti all'intorno,
cisamente il lato boreale, poterono essere vedute le affermavano che nello scavar le cantine avevano
vestigia delle simili epigrafi di lati rimanenti. Il trovato vari segni celesti di bronzo di un artificio
bellissimo orologio solare scoperto nel 1879 in mirabile, disposti nel pavimento all'intorno dello
Aquileia ci mostra otto venti segnati in cerchi. In gnomone. Giulio, benchè ne fosse avvertito,
altri orologi solari ed anemoscopi con epigrafi impedito dalla guerra, nè eresse, nè accordò
greche-latine i venti sono dodici. Cosiffatto proba- quest'obelisco, laonde quel barbiere lo ricoprì di
bilmente fu quello di Augusto nel Campo Marzio, terra sì come stava poco avanti".
cioè non quattro soli, ma otto o dodici quivi furono L'obelisco fu scoperto la seconda volta al tempo di
i venti designati da epigrafi latine". Sisto V e precisamente nel 1587, come riferisce
Caduto l'obelisco, questo rimase a poco a poco pure Pietro Angelico da Barga, nell'Epistola de pri-
sepolto sotto le rovine delle fabbriche del Campo vatorum Urbis eversoribus. Conferma il Vacca nelle
Marzio. Tuttavia, Pomponio Leto ne potè vedere sue Memorie (si veda Fea, in Miscellanee): "Al
qualche resto, perchè così l'indicò "dove è la chiesa tempo di Sisto V, presso S. Lorenzo in Lucina, dalla
di S. Lorenzo in Lucina con gli orti, ivi fu il Campo parte verso Campo Marzio, il cav. Fontana vi trovò
Marzio nel quale si tenevano i comizi, e dove è una gran guglia di granito egiziaco e pervenuto
stata fabbricata la nuova casa che è dei Cappellani alle orecchie di S.S. commise che si scoprisse, con
di S. Lorenzo, ivi fu la base dell'orologio...(..)..Nel intenzione di drizzarla in qualche luogo, ma il sud-
Campo Marzio, dove è l'Epitaffio de' Cappellani, detto cavaliere, trovandola maltrattata dal fuoco e
ivi fu scavato un orologio che aveva sette gradi datane ragguaglio a S.S. fu risoluto di lasciarla
nell'intorno e le linee listate di metallo indorato; il stare".
suolo del terreno era di grosse pietre quadre e Il Mercati, dal canto suo, assicura che "fu ritrovata
aveva le medesime linee e negli angoli i quattro alquanto scantonata e qualche poco corrosa dal
venti colla iscrizione: Ut boreas spirat. fuoco", e Jacopo Lauro aggiunge "che non si potè
Nel Cinquecento si occuparono dell'orologio scavare per certi impedimenti, come fu fatto negli
anche il Volterrano, il Fulvio (che però fece molta altri, dei quali il Pontefice aveva comandato che se
confusione), il Marliano e il Gamucci, non dando ne facesse ricerca".
però maggiori particolari. Solo Lucio Fauno rileva: Sembra che anche Alessandro VII avesse in animo
"Un trar di mano da questo tempio (di S. Lorenzo di far dissotterrare l'obelisco, incaricando dei rela-
in Lucina), si vede oggi rotto in molti pezzi quel tivi studi il Gesuita Athanasius Kircher, il quale
obelisco di CX piedi che Augusto collocò nel risulta aver fatto degli scandagli, e sconsigliata
Campo Marzio, nel quale dice Plinio che era scrit- l'opera. Risulta, però, da una lettera di Kircher ad
ta l'interpretazione della Filosofia degli Egizi... In Alessandro VII, pubblicata nel Tomo I della
uno dei lati di quest'obelisco era questo titolo che Miscellanea Filologico-critica antiquaria del Fea (sec.
anco si legge: Caesar etc. Qui presso è stato in XVIII), che consigliò di innalzare l'obelisco nelle
questa età, cavandosi, trovato un orologio da sole, Terme Diocleziane, davanti alla basilica di S. Maria
antico, colle sue linee e gradi distinti, di metallo degli Angeli.
indorato, e negli angoli erano quattro immagini di Nel 1744 vide la luce il libro "Le vestigia e rarità di
venti, lavorati di mosaico, con queste parole: Ut Roma Antica ricercate e spiegate da Francesco di
Boreas spirat" 31. Ficoroni", aggregato alla Reale Accademia di Francia.
Antonio Lelio, quasi dello stesso tempo, in una sua Libro Primo dedicato alla santità di nostro signore
nota, riferisce che "Imperando Giulio II P.M. nelle Benedetto XIV, Nella stamperia di Girolamo Mainardi,
vicinanze della chiesa di S. Lorenzo in Lucina, in Roma MDCCXLIV, dove in un breve passo si
presso la casa del Card. Grassi, nell'orto di una legge: "Il grande obelisco solare ripieno di Geroglifici
casuccia di un certo barbiere, mentre si scavava Egizi riman sepolto, e serve per materiale di fabbrica in
per fare una fogna, si scoperse la base del più una piazzetta dietro il convento di S. Lorenzo in Lucina,

31
ibid. pag. 10 e segg.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 31
vedendosene una porzione della maggior grossezza sotto del piedistallo, cominciò a scoprirsi in quella parte
d'una bottega; e questo è il più vasto obelisco di granito che riguardava ponente, l'iscrizione scolpita in bel-
Tebaide de i portati in Roma da Augusto". lissimi caratteri e consecutivamente l'altra in carat-
teri egualmente grandi nel lato opposto e rispetti-
Il merito di aver fatto tornare alla luce gli avanzi vamente all'aspetto di levante, le quali iscrizioni
dell'obelisco spetta a Benedetto XIV, che nel 1748, sono del tutto uniformi. Gli altri due lati, poi non
quindi solo quattro anni dopo, incaricò della avevano iscrizioni.
bisogna il romano Nicola Zabaglia, capo dei Trovato lo zoccolo in travertino dell'obelisco, si
Sampietrini. La felice operazione compiuta dallo rinvenne il pavimento della stessa pietra, il quale
Zabaglia gli aumentò la popolarità al punto che si restava sott'acqua talmente, che per poter estrarre
cantò per le strade di Roma, in quella circostanza: i suddetti marmi e il suo piedistallo, si abbisognò
giorno e notte l'opera di molti uomini ad asciuttare
"Passai per Campo Marzio e viddi buglia. l'acqua per mezzo delle trombe. Sotto il pavimen-
E dissi che robb'è tanta canaglia? to fu ritrovata altra platea di sassi di peperino di
Me fu risposto ch'era per la guglia più pezzi, che nella superficie mostravano la stes-
Che facea mette su mastro Zabaglia" 32 sa grandezza di quelli di travertino. Questi poi
erano ben connessi tra di loro e murati sopra il
Dalle relazioni del tempo si legge: masso del fondamento, quali vi sono rimasti, non
"Principiato lo scavo del terreno nel cortile della mettendo conto scavarli" 33.
casa, si scoperse la cima del piedistallo che esiste- Perchè non si perdesse la memoria del sito presso
va in piedi senza esser niente mosso dalla sua cui giaceva l'obelisco, fu murata una lapide sulla
prima fissazione, sopra la di cui estremità restava casa segnata con il numero civico 3 al Largo
ancora appoggiata la parte inferiore della guglia, dell'Impresa (oggi Piazza Gabriele D'Annunzio 34).
caduta verso l'aspetto di mezzogiorno. Questa La lapide, dice: "Benedictus XIV Pont. Max -
giaceva infranta in cinque pezzi, colla parte inferi- Obeliscum hieroglyphicis notis eleganter insculp-
ore più elevata e posava al principio sopra del tum Aegypto in potestatem Populi Romani redac-
piedistallo; il rimanente poi declinava, ma più ta - Ab imp. Caesare Augusto Roman advectum -
immerso nel suolo, essendo la cuspide più spro- Et strato lapide regulisque ex aere inclusis - Ad
fondata del rimanente di esso. La superficie di deprehendendos solis umbras - Dierumque ac noc-
questo obelisco, che in parte restava occupata nel tium magnitudinem - In Campo Martio erectum et
muro divisorio delle cantine dello stabile e in parte soli dicatum - Temporis et barb. injuria confractum
restava sotto la strada pubblica, scoperta che fu, si jacentemque - Terra ac aedificiis obrutum - Magna
trovò tutta scortecciata e spogliata di geroglifici, la impensa ac artificio eruit - Publicoq. rei literariae
quale scortecciatura si estendeva anche dai due bono propinquu. in locu transtulit - Et ne antiquae
lati, per la metà incirca della loro lunghezza, e il sedis obelisci memoria - Vetustate exolesceret -
lato che riposava sopra il terreno con la metà incir- Monumentum poni iussit - Anno rep. sal. MDC-
ca degli altri due lati, poco o niente era danneggia- CXLVIII pont. IX" 35.
to nella superficie, conservando impressi i gerogli- Tuttavia, soltanto quarantasei anni dopo che era
fici. Continuatosi a sprofondare lo scavo nel luogo stato rimesso alla luce, l'obelisco solare veniva

32
Il Cancellieri, nella "Lettera sopra lo scoprimento e la traslazione della colonna di Antonino Pio e con varie notizie intorno all'o-
belisco solare...", in Roma, 1821, riporta un'altra frase che era stata trovata scritta su un cartello presso la colonna Antonina che
doveva esser trasportata: "Levatemi dal cul tanta canaglia; Chi vuol, ch'io vada al destinato luogo, Faccia venir da me Mastro Zabaglia".
33
Idem, pag. 16, 17
34
Ai tempi di P. Romano, cioè al 1946.
35
L'obelisco elegantemente inciso con geroglifici, portato dall'Imperatore Cesare Augusto in Roma, dopo che l'Egitto era stato
ridotto in potestà del Popolo Romano, eretto nel Campo Marzio e dedicato al sole su un pavimento marmoreo con indicazioni
in bronzo per segnare le ombre che fa il sole e la durata dei giorni e delle notti, spezzato e giacente per le ingiurie de tempo e de'
barbari, ricoperto di terra e da edifici, Benedetto XIV, Pont. Mass., con grave spesa e maestria lo disseppellì e a pubblico van-
taggio della cultura, lo trasportò in un luogo vicino e ordinò che venisse posta questa lapide, affinchè la memoria dell'antica sede
dell'obelisco non venisse a cadere per il trascorrere del tempo.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 32
restaurato dall'Architetto Antinori (per ordine di quello di studiare e migliorare il calendario e le
Pio VI), mediante alcune lastre ricavate dai blocchi osservazioni astronomiche relative al calcolo del-
del fusto della colonna Antonina, e collocato sulla l'obliquità dell'eclittica e varie altre cose.
piazza di Montecitorio".
Ma senza tener conto di queste semplici osser-
Verso la metà del XVIII secolo, molti tra i più eru- vazioni, Scipione Maffei scriveva: "Il fine dell'o-
diti letterati si pronunciarono sulla questione se belisco adunque era per conoscere e per contrassegnare
l'obelisco fosse lo gnomone della sola linea merid- ogni giorno le ombre del sole, e con ciò la lunghezza dei
iana o di un intero orologio solare. Innanzitutto è giorni e delle notti. Di additar le ore (nel testo di
necessario premettere che non abbiamo oggi nes- Plinio) non si parla. Una meridiana con segni che si
suna testimonianza dell'uso nell'antichità di stru- facciano a luogo nel campo, può servire facilmente
menti solari che utilizzavano solo la linea meridi- anche di orologio solare in parte : ma che a ciò servisse
ana quale unica indicazione del mezzogiorno. E', quella di cui parliamo, Plinio non indica".
anzi, difficile convincersi che in quell'epoca fossero
costruiti orologi solari a tale scopo, perché non se L'enciclopedico Ludovico Antonio Muratori, al
ne conosce un motivo preciso. Contrariamente a contrario, sosteneva che: "era destinato dell'obelisco
quanto, invece, accadeva dal Rinascimento in poi, ad insegnare quant'ore in ciaschedun giorno lucesse il
quando si comincio a sentire la necessità, sia dal sole sopra terra, e le righe di bronzo additavano, non
punto di vista astronomico che gnomonico, di solo queste, ma o chiaramente o per illazione quelle
costruire le grandi linee meridiane con gnomoni ancora della notte".
altissimi il cui scopo, però, era sostanzialmente

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 33
fig. 15 Orologio di Augusto con linee orarie astronomiche in una topografia romana del ‘700.

fig. 16 Orologio di Augusto addirittura disegnato con linee orarie italiche (!) da
F. Nardini, Roma Antica 1666. L’immagine dimostra come nel XVII secolo il
sistema orario detto “all’italiana” dilagava in tutte le città

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 34
fig. 17 Straordinaria immagine dell’obelisco di
Campo Marzio (sulla destra) come disegnato nel
Codice Coner del Soane Museum di Londra. Si
vede l’iscrizione dedicatoria sulla base. Nel
codice è scritto: “reperto fuit anno 1512”

fig. 18 un’altra rara immagine di un frammento


dell’obelisco di Campo marzio in un disegno del
Codeice Vaticano Latino 3439 del XVI secolo.
Entrambe queste immagini sono tratte dalla
insostituibile opera di Rodolfo Lanciani “Storia
degli Scavi di Roma”.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 35
RICOSTRUZIONE DELLA STORIA
DEGLI SCAVI DELL’OBELISCO
Avvertenza: la ricostruzione qui proposta della Internet). Proponiamo ora la versione tradotta in
storia degli scavi relativi all'obelisco di Augusto in italiana del testo originale presentato prima nella
Campo Marzio, prende in considerazione la rac- raccolta di citazioni al n° 4):
colta precedente di citazioni, derivanti dalle opere Al tempo di Giulio II (1503-1513) nella regione del
di Rodolfo Lanciani, alcuni spunti del libro di P. Campo Marzo, poco lontano dalla chiesa di S. Lorenzo
Romano, di cui si è comunque riportato tutto in Lucina, e vicino alla casa del cardinal Grassi, in un
l'essenziale sull'argomento. I paragrafi che orticello di una casetta di un certo barbiere, mentre vi si
seguono, invece, sono riassunti, o trascritti per scavava per fare una fogna, è stata scoperta la base d'un
intero dall'opera di Cesare D'Onofrio, "Obelischi di obelisco, il più grande di tutti quelli che si ritrovano a
Roma", libro ormai consultabile solo in qualche Roma come possiamo capire. L'obelisco stava giacente,
grande biblioteca. né si poteva conoscere se era tutto intero, perché di esso
di vedeva solo la parte inferiore. Nella base era una
Dall'opera di D'Onofrio iscrizione, che io lessi, ma non me ne ricordo bene,
Seguendo le citazioni che abbiamo tratto dalle benchè benissimo mi sovviene il nome di D. Augusto, e
fonti originali, dopo l'unica informazione relativa le parole "Aegypto in potestatem populi romani redacta
all'Alto Medioevo, e cioè che l'obelisco era ancora Soli donum dedit". In questo obelisco era una volta quel
in piedi nell'VIII secolo come testimonia l'Itinerario celebre gnomone, di cui fa menzione Plinio. Perché anzi
di Einsiedeln, troviamo le note di topografia i vicini che posseggono del terreno all'intorno di esso,
romana di Pomponio Leto che scrisse forse attorno quasi tutti asseveravano che nello scavare altrove per
al 1475. Ma è bene specificare che le note di Leto, farvi delle cantine avevano trovato varj segni celesti di
furono riprese da un suo discepolo, come ci bronzo di un artifizio mirabile, che erano nel pavimento
avverte Lanciani, e come è stato detto prima. all'intorno di questo gnomone. Molti persuasero il
Pomponio Leto era un colto umanista che vestiva Principe Giulio, allora intrigatissimo, come lo fu sem-
ancora da vero romano antico ed abitava in una pre, nelle guerre, di alzare nuovamente questo obelisco,
casa sul Quirinale. e di ridurlo all'antica sua forma, insieme con lo gno-
Il passo che ci interessa è il seguente: mone ; ma nissuno lo poté di ciò persuadere. Per la qual
"Dove è la chiesa di S. Lorenzo in Lucina con gli horti, cosa un si gran miracolo dell'antichità fu di nuovo da
ivi fu il Campo Marzo... E dove è stata fabbricata la quel barbiere sepolto" 36.
nuova casa che è dei Cappellani di S. Lorenzo, ivi fu la Per quanto riguarda la citazione al n° 11), "si trat-
base dell'orologio rinomatissimo...(...)...Nel Campo tava degli operai di Sisto V che, Domenico Fontana alla
Marzo, dove è l'epitaffio dei Cappellani, ivi fu scavato testa, erano andati con picconi e badili in Campomarzio
un orologio...". Questa notizia riguarda il ritrova- nell'abitazione di quell'antico barbiere (ora passata a un
mento di un normale orologio solare orizzontale "tessitore"), e lì avevano cominciato a mettere in luce i
con la scritta Borea Spirat, di cui abbiamo già detto resti di quell'obelisco per vedere esattamente di cosa si
prima. trattava" 37. Dopo uno scavo molto superficiale, e
forse scoraggiato dalle cattive condizioni in cui era
L'altra interessante notizia, è tratta da Antonio l'obelisco ed in previsione dei troppi lavori di
Lelio Podager (a cui si riferisce la notizia in restauro che sarebbero occorsi, nonché della possi-

36
Il testo latino è del codice vaticano 1108 la cui traduzione è quella data dal Bandini, L'obelisco di Cesare Augusto nel Campo Marzo,
Roma, 1750, riportata anche da Cesare D'Onofrio, Gli obelischi di Roma, Bulzoni, Roma.
37
Cesare D'Onofrio, op. cit., p. 283.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 36
bilità di far crollare alcune case nei dintorni, e l'olandese Cornelio Mayer, curiosa figura di 'inven-
fors'anche per le enormi spese da sostenere, "fu tore', dopo aver suggerito di adattare a meridiane gli
coperta di nuovo di terreno la guglia che ivi dirizzò obelischi di Roma, per quella ancora giacente nel
Augusto, stata scoperta quattro dì prima per cavarla; Campomarzio ne proponeva il recupero (ivi compreso
ma vedendo che per il fuoco come per il tempo era con- anche il sistema di estrazione con certe sue infallibili
sumata assai et le littere jeroglifice tutte spente la las- "viti" per cavarlo fuori) e l'innalzamento dinanzi al
ciarono stare, et era in detta piazza dove vi era la punta Quirinale fra i Dioscuri. Quindi, aggiungeva (p. 85):
sottoterra da otto palmi et il culo di detta guglia sta nel "Mi venne desio d'insinuare che volendo far
cortile di una casetta di un tessitore sopra terra un terzo servire la medesima guglia al primevo suo uso si
et è grossa più assai di quella di san Pietro". Così, potrebbe lasciare nella sommità sotto la Croce una
recita il codice Chigi G. IV, 108, c. 179v, in data 18 apertura à foggia d'un piccolo cerchio per il quale
marzo 1587. traguardando la stessa della Tramontana potrebbe-
Lo stesso scavo e la stessa rinuncia ad estrarre l'o- si formare sopra il piano opposto ad essa guglia un
belisco è narrata dal Vacca nelle sue Memorie del horologgio da sapere l'hore notturne". Ma la pro-
1594 (per il testo si confronti il capitolo sul libro di posta del Mayer non fu presa in considerazione, sicchè
P. Romano). l'obelisco continuò i suoi sonni ; come pure i Romani, i
"Una mattina del luglio 1666 l'obelisco ricevette una quali non furono spinti dalla curiosità di alzarsi di notte
visita illustre : si trattava del gesuita Atanasio Kircher, per andare lassù a Montecavallo a vedere l'ora.
il quale era andato - certamente per incarico di Finalmente arrivò l'ora decisiva: nel 1748 Benedetto
Alessandro VII - a rendersi conto di persona di quella XIV, il simpatico bolognese papa Lambertini, ne ordinò
famosa reliquia, spinto a ciò anche dalla sua fame di l'estrazione. In data 6 aprile di quell'anno scriveva un
geroglifici 38...(...)...La sua relazione al pontefice termi- giornale 42: "In congiontura di essere stato demolito
nava così: "Essendo dunque la presente guglia spartita per farvi nuova Fabrica un sito spettante alli P.P.
in più frammenti, sarà più facile il cavarla fuori, e di Agostiniani della Congregazione di Lombardia in
meno spesa, come anche ad alzarla ; nel resto io mi S. Maria del Popolo, esistente al portone del
rimetto al parere degli Architetti" 39. Tre anni dopo il Palazzo dell'E.mo Tanari in Campo Marzo, vi si
medesimo Kircher tornava sull'argomento e in un'altra vede sotterraneamente una Guglia, la quale, per
lettera suggeriva al pontefice di innalzare l'obelisco quanto se ne scopre fin'ora, che è meno della metà
nella piazza delle Terme di Diocleziano dinanzi a S. della di lei lunghezza, è lunga palmi 50, in circa,
Maria degli Angeli e di dedicarlo alla Immacolata occupando lo spazio di due cantine, nelle quali si è
Concezione 40. Alessandro VII, tuttavia, pur interessan- sempre veduta, e vi era fabbricato sopra il muro
dosi l'anno seguente dell'obelisco venuto in luce alla divisorio fra una Casa, e l'altra di quelle, che già si
Minerva, di questo non volle o non ebbe il tempo di sono demolite. La di lei larghezza nel piede è di
occuparsi (egli morì nel maggio del 1667) 41. palmi 9 per ogni verso, e dal rimanente di essa, sic-
come si estende sotto la Piazzetta avanti il portone
Sempre dal D'Onofrio si ricavano ulteriori del Palazzo dell'Impresa del Loto, non se ne può
preziose informazioni, anche da vari Diari dell'e- sapere la precisa lunghezza, ma per quanto può
poca : congetturarsi sempre si accosterà in tutto alli palmi
"In un libro pubblicato nel 1685 col titolo "L'arte di 150".
restituire a Roma la tralasciata navigazione del suo Benchè nota la sua esistenza forse da sempre, l'im-
Tevere", ma che finiva col trattare un po' di tutto, provvisa rimessa in luce dell'obelisco suscitò una certa

38
Infatti Kircher fu il pioniere dell'Egittologia e il suo interesse, che varcava ogni confine del sapere, per i geroglifici in un peri-
odo in cui era proprio intento a ricercarne il più recondito significato per la tanto attesa decifrazione, lo spinse sicuramente ad
effettuare dei sopralluoghi nel sito dell'antico obelisco.
39
La lettera in latino fu pubblicata dal Bandini nell'opera citata (p. 102). Qui la citazione è tratta da Cesare D'Onofrio, op. cit., p.
284.
40
Lettera del 27 ottobre 1666, pubblicata dal Fea in Miscellanea, I, pp. 22, e CCCXXI. Cit. tratta da Cesare D'Onofrio, op. cit. pag.
284.
41
Cesare D'Onofrio, op. cit., p. 284.
42
"Diario ordinario", n. 4791.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 37
emozione : tanto che lo stesso pontefice un mese dopo allora di evviva, tutto il popolo giulivo e festoso,
quel fortuito riscoprimento volle degnarsi di andarlo a battendo palma a palma fece eco agli elogi, de'
vedere coi propri occhi. quali gli spettatori più intelligenti e più culti a gara
"Nostro Signore il giorno volle portarsi ad osser- ricolmavano l'ingegnoso Inventore di una macchi-
vare l'antica Guglia...ultimamente riscoperta... si na sì semplice e sì operante".
condusse il Santo Padre a dirittura al Palazzo Dalla metà di maggio ai primi di agosto 1748, mas-
dell'E.mo Lercari, e quivi smontato, e salito in tro Zabaglia aveva estratto "con una facilità mar-
quell'appartamento, dove erasi fatta aprire pre- avigliosa" i pezzi dell'obelisco, per accantonarli
ventivamente per comodo di Sua Santità una porta provvisoriamente "nel cortile contiguo al Palazzo
corrispondente all'appartamento dell'altro con- dell'Impresa del Lotto" 48, nell'orto detto della
tiguo Palazzo dell'E.mo Tanari, per questa passò Vignaccia, corrispondente all'incirca all'attuale
Sua Beatitudine, e da quelle finestre, come più area compresa dalla piazza del Parlamento. Nello
vicine a detto sito, osservò la medesima Guglia, stesso giorno (3 agosto) in cui fu estratta la base
sempre servito dalli due Portatori, oltre la sua con l'iscrizione e che fu esposta nel medesimo cor-
Corte Nobile" 43 tile, la Santità Sua "si compiacque portarsi prima ad
Il Papa Benedetto XIV - contrario di Sisto V - era osservare non solo quella, ma anche tutti gl'altri pezzi
determinato nel tirar fuori la guglia e "per questa ivi collocati, il che fece dismontato dalla sua carrozza, e
impresa - scrive il Bandini 44- venne prescelto tra tutti con molta sua soddisfazione, per veder terminata con
gli altri quel rinomatissimo Niccolò Zabaglia 45, che tanto buon ordine un opera si difficile, commendandone
morto ultimamente 46, benchè in un'estrema vecchiezza, benignamente l'Autore ivi presente" 49.
fu generalmente compianto in Roma da tutti quelli che A perpetua memoria dell'impresa "sopra una delle
hanno qualche impegno per lo pubblico bene. Questi era porte del nuovo casamento nella strada di Campo
estremamente rozzo, giacchè non solo non aveva tintu- Marzo spettante ai PP. Agostiniani... ultimamente
ra alcuna di lettere...(...)...Ma pur dotato essendo dalla rifabricato, nel sito appunto dove giaceva l'antica
natura di una incredibile acutezza di mente, era nell'in- Guglia d'Augusto" fu murata una epigrafe nella
ventare delle macchine semplicissime per sollevare, e quale (tutt'ora al suo posto) prima viene riassunto
trasportare de' gran pesi, talmente ingegnoso, e nell'ad- il brano di Plinio, quindi si dice che Benedetto XIV
operar le medesime così assiduamente esercitato, che tale obelisco "trasferì nelle adiacenze a pubblico
avea eccitata l'ammirazione di tutta Roma. Chiamato godimento delle belle arti" 50.
pertanto dal Pontefice, si addossò l'incumbenza Stando a questa espressione si direbbe, quindi, che
commessagli, promise di sodisfare al suo impegno in tutta la fatica e i progetti di papa Lambertini con-
breve tempo, e con pochissima spesa, e per se non sistessero nella estrazione del monumento augus-
richiese altra mercede, che quella sola de' semplici vol- teo per renderlo, così steso a terra, di pubblica
gari operai, a' quali viene pagato il travaglio delle lor ragione. Ed infatti, di innalzamento vero e proprio,
braccia, e non l'industria della lor mente". al tempo di Benedetto XIV, non si parlò mai.
Dovranno trascorrere - continua D'Onofrio - all'in-
Ed ecco come dalle parole del Renazzi 47: circa altri 40 anni perché finalmente l'antico obelis-
"dopo un certo spazio di tempo comincia dallo co eliopolitano, dai geroglifici osannanti alle glorie
scavo a spuntar fuori uno de' cinque gran pezzi del faraone Psammetico II (594-589 a.C.), potesse
della guglia ; ecco che s'appoggia sul labro del ter- nuovamente sorgere in piedi; non solo, ma addirit-
reno, e finalmente vi resta collocato. L'aria risuonò tura con l'ambizione di tornare alle augustee fun-

43
"Diario ordinario" n. 4803, in data 4 maggio 1748.
44
Op. cit. p. 103
45
di cui si è già detto nella parte dedicata al libro di P. Romano
46
Morì il 27 gennaio 1750, quando aveva 86 anni
47
Renazzi, Castelli e ponti, 1824, p. 26 (si noti che la stesura del libro di Renazzi era già pronta nel 1739).
48
"Diario ordinario", n. 4809 in data 18 maggio 1748
49
ibid. n. 4842, del 3 agosto 1748
50
"Publicoque rei literariae bono propinquum in locum transtulit".

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 38
zioni di gigantesco "horiuolo". La deliberazione della S.V. di alzare questo solare obelis-
co innanzi alla Curia Innocenziana è la più convenevole
Ma prima dell'innalzamento, ci si doveva mettere e la più nobile, si perché lo restituisce al Campo Marzio
d'accordo come e dove impiantarlo di nuovo e poco distante dal sito dove giacque...". Dopo di che,
questo costituiva certo un problema di non poco l'anonimo autore della lettera proponeva il trasfer-
conto, almeno dal punto di vista topografico e imento della base istoriata della colonna Antonina
dunque dell'urbanistica della città. che si trovava giacente nella piazza dal 1704, e
purtroppo consigliava di restaurare l'erigendo
L'architetto che al tempo di Pio VI Braschi si stava obelisco di Augusto proprio con la stessa colonna
specializzando proprio negli innalzamenti degli Antonina, sulla quale del resto erano già stati
obelischi era Giovanni Antinori. Egli si trovò in messi gli occhi addosso per segarne i pezzi neces-
polemica col cavaliere Nicola d'Azara, Ministro di sari a rattoppare l'obelisco sallustiano che in quei
S.M. Cattolica, in quanto sosteneva, nel 1787, mesi lo stesso Antinori stava erigendo.
"doversi ritrovare un punto (in cui si doveva A questo proposito si ha la testimonianza di
erigere l'obelisco) in cui veggasi il Salustiano, il Francesco Cancellieri 52 sia sul destino della colon-
Flaminio, e il Marzio. Questo punto lo veggo nella na Antonina, di cui ne traccia liberamente la storia
piazza di Spagna, ove posato il piè nell'imbocco di affinchè ne resti almeno qualche memoria, sia del
Strada Condotti, girando intorno lo sguardo progetto di erigere l'obelisco:
vedremo l'obelisco Flaminio, il Pincio e il Marzio,
situato che questo sia verso il Collegio di "Ivi è rimasta giacente per terra (la colonna
Propaganda più lontano dalla Barcaccia che si può, Antonina), quasi del tutto inosservata, e senza onore,
perché l'occhio abbia in ogni linea conducente a finchè Pio VI, mosso da improvvidi Consiglieri, che glie
questi oggetti una conveniente distanza" 51. la fecero credere inservibile ad ogni altro uso, non si
E' evidente l'intenzione di Antinori di sistemare gli determinò di far tassellare, e riattare con le sue lastre
obelischi come fondali di rettifili in modo che essi l'Obelisco Solare, col proprio suo Piedistallo, avendo
apparissero in un discorso urbanistico coordinato. però avuto l'avvertenza di far segare a parte le due
In risposta al progetto di Antinori, così scriveva Iscrizioni Greche dell'imo, e del sommo scapo della stes-
qualcuno ispirato dalle opposte ragioni del cava- sa Colonna, che furono trasportate al Museo Vaticano,
lier d'Azara : come si dichiara nel Diario del Chracas n. 1664, 11 Dic.
"Santo Padre, la lodevole smania antiquaria d'inalzare 1790...";
l'obelisco solare e la vituperosa idea di condannarlo colà
ai due Macelli ad una posizione diametralmente oppos- e ancora:
ta alla sua natura, diede luogo ad un lungo ragiona-
mento fra il valoroso Cavaliere D. Niccolò Azara, e "Io ebbi la sorte di essere il principal Promotore, non
l'Antinori...Piacque al medesimo (cavaliere) umiliare in solo dell'erezione dell'Obelisco Solare, ma eziandio di
voce queste proposizioni alla S. Vostra, la quale... altri due, con la Supplica da me presentata a quel gran
approvò benignamente il pensiero dell'Architetto, fuori Pontefice, a nome del Sallustiano, per farlo erigere fra i
che il luogo ove innalzare quest'obelisco. Il sito propos- due Colossi sul Quirinale, coll'Augusteo sul Colle
to dall'Antinori era soltanto per secondare l'impegno di Pincio, gemello dell'altro innalzato da Sisto V
"situare le guglie su linee terminabili" in un punto sull'Esquilino, e col Barberino sul Torrione di Porta
quasi concentrico, perché lo spettatore di là ne vedesse Pia, a fine di nobilitare, con la vista di quattro
più d'una, come oggi veggonsi alle Quattro Fontane, Obelischi, il Quadrivio delle quattro Fontane. La
unico vantaggio nel progetto miserabile de' due Macelli. medesima Supplica fu da me stampata a parte per

51
A. St., Camerale II, Ant. E B. Arti, busta 6, fasc. 150 : la lettera (in copia) non ha data, ma si può da altri elementi dedurre che
sia degli inizi del 1787. Anche l'architetto Giovanni Antonio Antolini propose a Pio VI "tre diversi siti" con altrettanti modelli :
cfr. "Diario ordinario" n. 1272, del 10 marzo 1787. Cfr anche il dispaccio dell'agente lucchese Bottini del 4 agosto : "Si parla seri-
amente di far inalzare avanti il palazzo di Montecitorio l'obelisco Solare... e sotto la direzione del noto arch. Sig. Antinori...", in
"Arch. St. Ital.", serie IV, vol. XX, 1887, p. 425.
52
Lettera di F. Cancellieri "... sopra lo scoprimento e la traslazione....", op. cit., p. 21.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 39
Saggio della Carta, e de' nuovi Caratteri, coì quali dove- le facce mancanti, senza però richiamare su d'esse
va stamparsi in 4 Volumi in 4. la mia Opera de per mezzo della impostura i non intesi egiziani
Secretariis Ethnicorum, Christianorum, ac veteris, et misteri ; sostituirvi il primo pezzo di nuovo...
novae Basilicae Vaticanae, e presentata a quell'immor- VI. ...Finalmente dare perfetta e compita l'opera
tale Pontefice, che si degno di adottarne il progetto, con nel termine di 3 anni, incominciandola il mese di
la sola diversità di aver eretto al Quirinale l'Augusteo, agosto dell'anno corrente 1788" 53
in vece del Sallustiano, innalzato alla Trinità dei
Monti". Tolto dalla piazza di Montecitorio il basamento
E per fortuna che andò così. Perchè spodestare lo istoriato che per circa 80 anni aveva invano spera-
gnomone di Augusto della sua principale funzione to di funzionar nuovamente da sostegno alla
era un'operazione errata almeno quanto quella di colonna Antonina, l'Antinori nel gennaio 1790 ci
restaurare lo stesso obelisco con la Colonna pose la base dell'obelisco con la duplice iscrizione
Antonina! di Augusto 54.
Il consiglio dell'Azara quindi prevalse, e la Piazza Ci vollero tuttavia due anni e mezzo perché l'opera
Montecitorio fu prescelta per il nuovo innalzamen- arrivasse a compimento, anche a causa dei
to. numerosi e difficili restauri all'assai danneggiato
Nell'agosto del 1788 veniva steso un contratto pri- obelisco.
vato tra l'Antinori e la Reverenda Camera, di cui Finalmente: "Martedi mattina (15 giugno 1792) alla
ecco i brani più importanti: presenza di un'infinità di popolo, fu innalzato grosso
"Inoltratasi la magnificenza del Nostro Sovrano pezzo dell'obelisco solare innanzi alla Curia
nel pensiero nobilissimo di rendere a Roma il più Innocenziana, la quale operazione, diretta
superbo antico decoro col ristaurare, ed erigere i dall'Architetto Antinori, riuscì felicemente, e fu con
giacenti e guasti obelischi, de' quali sola può coro- piacere osservata dalle Madame di Francia, dall'appar-
narsi la Città Regina : è piaciuto al Santo Padre di tamento di Monsig. Albani, Uditore della Camera che le
ordinare il difficile risarcimento dell'obelisco fece servire di scelti gelati" 55. Stando ad alcuni docu-
solare abbandonato finora, come incapace di più menti 56, sembra che il Tesoriere cardinal Ruffo
reggersi, e di determinarne il nuovo collocamento avesse avuto a cuore non solo l'erezione dell'o-
nel centro della piazza si Monte Citorio, ove pre- belisco, ma che ne avesse propugnato anche il
sentemente si stà il piedistallo istoriato Antonino, ripristino ad orologio solare. Il capo scalpellino che
e questo trasportare nel Vaticano, come degnissi- nel 1793 aveva steso sulla piazza una serie di selci-
mo di gelosa custodia nel Pio Museo. guida sui quali sarebbero andati progressivamente
Per tale gloriosa impresa degnatasi Santità Sua di a cadere i raggi solari raccolti e convogliati nel foro
richiamare la mano del suo suddito Giovanni della grande palla di bronzo fissata sull'obelisco,
Antinori già clementemente esperimentata in sim- scriveva che il card. Ruffo aveva "bastanti lumi
ili opere, il medesimo Architetto si obbliga per la nella gnomonica, non solo per farla eseguire a
somma di scudi 24 mila a quanto distingue qui qualunque vivente, quasi oserei dire ad un
appresso. automa".
I. Di trasportare il piedistallo di Monte Citorio al Del resto, benchè ormai la palla di bronzo ornata
Museo Pio nel Vaticano... con i bellissimi Eoli che soffiano vento con le gote
IV. Trasportare il piedistallo di granito, su cui gonfie (emblema araldico di papa Braschi 57), fosse
posar dee l'obelisco dalla vignaccia al Montecitorio stata fissata lassù, i più accreditati "professori" si
; tassellarlo e collocarlo al luogo destinato. erano pronunciati contro il vano disegno che l'o-
V. Risarcire ad uso d'arte tutto l'obelisco, lasciando belisco potesse funzionare da orologio solare. Ecco
intatti i geroglifici, com'essi sono: aggiungendovi due brani (1794) di illustri personaggi:

53
Nel contratto notarile, che fu rogato il 5 settembre, si stabilì che i lavori cominciassero col gennaio seguente.
54
Dispacci del Bottini, pp. 427, 432, 434 e 435
55
Ibid. p. 440, in data 19 giugno 1792.
56
Nello stesso fascicolo citato alle note precedenti. Un frammento di questo obelisco, col cartello del faraone Psammetico, fu di
proprietà del conte Camillo Orlando-Castellano di cui diremo alle pagine seguenti.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 40
Gioacchino Pessuti si opponeva "per ragioni...ovvie bensì riservata al povero laico cappuccino il quale
per chiunque abbia non leggiera tintura di ottica ed nel suo egualmente povero orticello con un chiodo
astronomia... la destinazione, ch'ebbe anticamente il fitto nel muro... indica ai suoi confratelli il prossi-
nostro obelisco di servir di pubblico orologio, fu dettata mo punto di mezzogiorno".
dalla mancanza degli orologi a ruota che abbiamo
noi...", e opponendo a quello degli antichi Romani Come risulta evidente, questi ampi passi testimo-
l'intenso traffico stradale della fine del Settecento niano che l'opera di D'Onofrio sugli obelischi di
riteneva assurdo pensare ad una stabilità assoluta Roma, è tra le più ricche di citazioni e riferimenti
dell'obelisco appunto "per il continuo passaggio di che sia stata pubblicata in epoca relativamente
gente e carrozze" in quella piazza. moderna ed è una fonte preziosa soprattutto per il
L'abate Giuseppe Calandrelli a sua volta sostene- periodo relativo allo scavo di benedetto XIV e
va, ironizzando, che quell'adattamento "non potrà all'innalzamento dell'obelisco sotto Pio VI Braschi.
non dare un ridicolo al paese, come se fosse privo Per questo motivo, e per l'ottimo lavoro di sintesi
de' lumi dell'astronomia" e che volersi proprio svolto dal D'Onofrio, abbiamo scelto di trascrivere
ridurre a conoscere il mezzodì "coll'uso di uno i passi più importanti come sopra riportati.
gnomone sia impresa non che da Sovrano, ma

57
Dal volume "Gli Orologi", Fabbri, 1966-1984, p. 15, si legge: "L'architetto fece un modello (della cuspide) con le stelle, l'arbusto e il
cherubino sbuffante - lo stemma di papa Braschi - e il Papa lo approvò. Ma gli astronomi del Collegio Romano modificarono il progetto : allun-
garono il collo della cuspide e abbassarono la finestrella oblunga per permettere ai raggi del sole di segnare anche durante i mesi estivi il mez-
zogiorno sul lastrico della piazza. E' possibile, nelle belle e assolate giornate, vedere il raggio del sole che segna il mezzogiorno esatto dell'o-
ra solare. Ma è molto difficile, senza le opportune tabelle recanti le indicazioni circa la differenza con l'ora media, sapere l'ora esatta. Così, la
più vecchia meridiana di Roma, e forse anche dell'Europa intera, dà il segno del mezzogiorno - che come tutti i Romani ben sanno - non serve
a nessuno".

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 41
fig. 19 Mastro Nicola Zabaglia (da D’Onofrio)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 42
fig. 20 Estrazione dell’obelisco a cura di Nicola Zabaglia in una diversa prospettiva.

fig. 21 Estrazione dell’obelisco a cura di Zabaglia. Nell’immagine originale è scritto che la guglia fu
trovata a 14 palmi sotto terra. (da D’Onofrio)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 43
fig. 22 Dipinto in cui si vede Antinori che presenta al papa Pio VI Braschi il modellino del-
l’obelisco da erigere (da D’Onofrio)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 44
fig 23 L’obelisco di Campo Martio come appare dopo il
restauro. Sono ben visibili i numerosi “scantonamenti”
che nettono in mostra le parti mancanti riempite con i
resti dell’antica Colonna Antonina (da D’Onofrio).

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 45
fig. 24 Un modellino della guglia effettuato
dall’Antinori e presentata per il restauro
(Amsterdam, collezione Morpurgo - Da “Gli
Orologi”, Fabbri)

fig. 25 Frammento dell’obelisco di


Montecitorio appartenuto al conte don
Camillo Orlando Castellano. (da l’Urbe)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 46
47
Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio
fig.26 L’obelisco innalzato in una incisione di G. Vasi.

Nicola Severino
fig. 27 L’obelisco di Montecitorio dopo l’innalzamento
in una incisione di Domenico Amici.
fig. 28 Il progetto di far funzionare l’obelisco, nel 1972, come gnomone di una
linea meridiana in un acquarello di Ferdinando Bonsignori (da D’Onofrio)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 48
fig. 29 Immagine ottocentesca dell’obelisco.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 49
fig. 30 L’ultimo restauro dell’obelisco nel 1964 (da D’Onofrio)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 50
fig. 31 La guglia di Antinori ingabbiata nell’impalcatura (da D’Onofrio)

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 51
IL CARTIGLIO DI PSAMMETICO II
Come si è visto, i "misteri egizi" erano ancora tali cautele sagge ed opportune; il portone di Palazzo
all'epoca in cui fu innalzato l'obelisco. Infatti, l'illu- Montecitorio, peraltro, venne per un certo tempo chiu-
minante e tanto attesa decifrazione dei geroglifici so per ridurre il traffico...
avvenne per merito di Champollion solo nei primi V'è da dire che l'allarme è sorto durante l'esame dell'o-
decenni dell'Ottocento e confermata univer- belisco nelle periodiche indagini tecniche e statiche,
salmente solo mezzo secolo dopo. Quindi, all'e- assai opportune, degli antichi monumenti ...
poca di Benedetto XIV e di Pio VI si credeva anco- Probabilmente è meno noto che un frammento di
ra, seguendo anche le errate indicazioni di Plinio, quest'obelisco, andato disperso, non fu incluso all'epoca
che l'obelisco fosse appartenuto in Egitto, al della ricostruzione del 1792. Esso fece parte della
faraone Ramsete il Grande, ovvero Sesostri (come collezione del veliterno cardinale Stefano Borgia - picco-
pure arbitrariamente l'attribuisce l'iscrizione alla la ma importante raccolta di antichità egizie - che, nel
base dell'obelisco) della XII Dinastia egizia. Mentre 1817, si aggiunse al Museo Nazionale di Napoli...Ed è
nell'erudita dissertazione di Rezzonici, nelle sue ben strano che il Marucchi, nella sua tanto pregevole
"Disquisizioni Pliniane", ritiene di dover attribuire opera sugli obelischi egiziani di Roma, di tale frammen-
l'obelisco non a Sesostri ma a Sochide 58. to non faccia cenno. Quel pezzo si trova ora nel Museo
Ora invece che sono stati letti correttamente tutti i Nazionale di Napoli, "Collezione Egizia", sala XVII, n.
geroglifici che si sono salvati sull'obelisco, siamo 999, ove è ben visibile.
sicuri di aver trovato il suo vero antico padrone in La notizia che precede, nota agli studiosi ed agli egit-
Psammetico II. A tal riguardo, mi sembra interes- tologi ancor più, va completata con la seguente meno
sante riportare un'altro prezioso documento che conosciuta: che nelle collezioni della mia Casa vi è altro
ho rintracciato nell'articolo Frammenti dell'obelisco di cimelio (lungh. 0,24, alt. 0,44, profond. 0,20 - misure
Montecitorio, scritto dal conte Camillo Orlando- del cartiglio : alt. 0,26, largh. 0,13), del medesimo
Castellano, il quale conservava in casa un pezzo obelisco.
sicuramente appartenente alla guglia di Augusto, Fu nel febbraio del 1957 che, avendo avuto la fortuna di
sfuggita quindi al rimescolamento di pezzi effet- conoscere il valoroso giovane egittologo prof. Sergio
tuato durante il restauro e l'innalzamento. Bosticco, gli segnalai un frammento che egli, con inter-
L'articolo fu pubblicato nella rivista "L'Urbe", n° 5, esse, esaminò e studiò...
XXVII, Roma, 1964 : Il frammento è in granito rosso (sienite), presenta una
faccia levigata con resti di iscrizione geroglifica monu-
...Per buona fortuna dell'insigne monumento e per mentale accuratamente incisa, il cui breve testo...é,
buona pace di quanti amano Roma sopravvenne, il 16 come lo ha letto il Bosticco:
giugno 1964 la notizia che l'obelisco - a seguito degli
esami e delle ispezioni effettuate in ogni parte di esso - "...(am)ato, Psammetico, v(ivente) co(me) R(e)..."
presenta qualche sconnessione dei pezzi di sienite 59 per
sfaldatura delle grappe in ferro (poste nel 1792), con- ...le anzidette dimensioni del cartiglio concordano per-
sunte dal tempo, e taluni più notevoli danni al globo di fettamente con quelle ricorrenti nell'altro frammento
bronzo e alla cuspide. E tali opere sono state subito che proviene con sicurezza dalla fascia ornamentale che
affrontate; l'obelisco ingabbiato durante i lavori; la cir- stava alla base dell'obelisco di Montecitorio.
colazione nella piazza parzialmente ripristinata con L'autore conclude il suo articolo chiedendosi se

58
La Turre Rezzonici, Disquisitiones Plinianae", 1767 (vedi oltre), p. 288: "sed decantatum Campi Martii Obeliscum non a Sesostre,
sed a Sochide excisum indubiis ostendam argumentationibus". E ancora: "Adde Riccardianum codicem, qui infra Campi Martii Obeliscum
a Sochide excisum testatur". Ne parla anche il Bandini nell'op. cit., praefat. Pag. XVIII.
59
Plinio aveva così denominato la pietra di cui era fatto il monolite e perché essa era originaria di Siene in Egitto.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 52
questi due pezzi siano i soli "cimeli vaganti" del amato da Atum, signore di Eliopoli ; il re dell'Alto
secolare obelisco, quasi ad esortare a chi per caso e Basso Egitto, Neferibre, amato da Re-Harakhti,
conservasse in casa qualche pezzo dello stesso, di figlio del suo stesso corpo, colui che prende la
portarlo alla luce della conoscenza. Corona Bianca e che unisce la Doppia Corona,
Questo frammento offre l'occasione per ricordare Psammetico, amato dalle Anime di Eliopoli. Nel
uno dei quesiti non ancora risolti riguardo il primo (giubileo). L'ultimo elemento dell'iscrizione
faraone che volle l'estrazione dell'obelisco. Sopra risulta il più importante, in quanto contiene un
ciascun lato della cuspide si nota in alto uno riferimento al primo giubileo. Può sembrare strano
scarabeo alato che regge un disco solare e in basso che Psammetico II, il cui regno durò soltanto sei
scene in cui il re compare sotto l'aspetto di una anni, abbia celebrato un giubileo, ma risulta altresì
sfinge sdraiata. Date le cattive condizioni del mon- attestato un altro sovrano che lo celebrò dopo un
umento, come si è potuto capire dalla precedente regno di soli tre anni. Una spiegazione possibile è
ricostruzione storica, una gran parte del testo orig- che tali sovrani abbiano computato i loro giubilei
inale è andata perduta. Ciò che rimane contiene da una data precedente nel regno dei predeces-
epiteti convenzionali e la menzione dei nomi del re sori".
60
: "L'Horus d'oro, colui che abbellisce le Due Terre,

60
L. Habachi, I segreti degli obelischi, Newton Compton, Roma, 1978, p.104.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 53
DOCUMENTI: IL TESTO DI PLINIO
L'unica descrizione antica che abbiamo del solari- dine strato lapide ad magnitudinem Obelisci, cui
um di Augusto ci è stata lasciata da Plinio nella sua par fieret umbra brumae confectae die, sextam
Storia Naturale. Ma, come si è detto prima, il testo hora; paulatimque per regulas, quae sunt ex aere
pliniano risulta oggi profondamente corrotto. Per inclusae, singulis diebus decresceret, ac rursus
questo ci pare interessante mettere a confronto augesceret. Digna cognitu res et ingenio foecundo
alcune delle versioni più importanti redatte dal Manlii Mathematici. Is apici auratam pilam addi-
medioevo ad oggi. tit, cujus vertice umbra colligeretur in se ipsam,
alia enormiter incrementa jaculante apice: ratione,
1) versione di Arduino , Paris, 1685 (da La Turre ut ferunt, a capite hominis intellectam".
Rezzonici)
"Ei, qui est in Campo, Divus Augustus addidit 4) versione del codice fiorentino Riccardianus
mirabilem usum, ad deprehendendas Solis del secolo X-XI
umbras, dierumque ac noctium ita magnitudines, "Ei, qui est in Campo, D. Augustus addidit
strato lapide ad magnitudinem Obelisci, cui par mirabilem usum ad deprehendendas Solis umbras
fieret umbra, brumae confectae die, sextam hora, dierumque annotium ita magnitudines strato lapi-
paulatimque per regulas (quae sunt ex aere de ad magnitudinem Obelisci cui par fieret
inclusae) singulis diebus decresceret, ac rursus umbrarum et confectae die sextam hora, paula-
augesceret: digna cognitu res ingenio foecundo timque per regulas quae sunt ex aere inclusae sin-
Manlius Mathematici. Apici auratam pilam addi- gulis diebus decresceret, ac rursus augesceret.
tit, cujus umbra vertice colligeretur in se ipsa, alias Digna cognitu res ingenio Facundin' L.
enormiter jaculante apice, ratione (ut ferunt) a Mathematicus apici auratam pilam additit, cujus
capite hominis intellecta". umbra vertice colligeretur in se ipsa alias enor-
miter jaculante apice ratione ut ferunt a capite
2) versione di Cristoforo Heilbronner (Historia hominis intellecta".
Matheseos Universae, 1742)
"De illo (obelisco) qui est in Campo Martio pro 5) versione del Codice ambrosiano I.
gnomone. Ei qui est in Campo, Divus Augustus "Ei qui in Campo Divus Augustus addidit
addidit mirabilem usum, ad deprehendendas Solis mirabilem usum ad deprehendendas Solis umbras
umbras, dierumque et noctium magnitudines, dierumque ac noctium horas magnitu. strato lapi-
strato lapide, ad Obelisci magnitudinem, cui par de ad magnitudinem Obelisci cui par fieret
fieret umbra Romae, confecto diei, hora sexta, pau- umbrarum effectus dies et hora paulatimque per
latimque per regulas, quae sunt ex aere inclusae, regulas quae sunt ex ere incluse singulis diebus
singulis diebus decresceret et rursus augesceret, decrescere ac rursus augescere. Digna cognitu res
digna cognitu res et ingenio foecundo. Manlius et ingenio Facundo. Manlius Mathematicus apicis
Mathematicus, apici auratam pilam additit, cujus auratam pallam additit, cujus vertice umbra col-
vertice umbra colligeretur in semetipsam, alia ligeretur in se ipsa aliam Solem imitari jaculante
atque alia incrementa jaculantem, ratione, ut fer- apice ratione ut ferunt a capite hominis intellecta".
unt, a capite hominis intellecta".
6) versione del Codice ambrosiano II.
3) versione di La Turre Rezzonici (Plinianae "Ei qui est in Campo Divus Augustus addidit
Exercitationes, 1767): mirabilem usum ad deprehendendas Solis umbras
Ei, qui est in Campo Divus Augustus addidit dierumque ac noctium horas magnitudine strato
mirabilem usum ad deprehendendas Solis lapide ad magnitudinem Obelisci, cui par fieret
umbras, dierumque ac noctium horas, magnitu- umbrarum effectus dies et horas, paulatimque per

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 54
regulas quae sunt ex aere inclusae singulis diebus ainsi la longueur des jours et des nuoits. Il fit exé-
decrescere ac rursus augescere. Digna cognitu res cuter un dallage proportionnel à la longueur de
et ingenio facundo. Manilius Mathematicus apici l'obélisque de facon que l'ombre, à la siexième
auratam pilam additit cujus vertice umbra col- heure du solstice, d'hiver égalàt la longueur du
ligeretur in semetipsam, alias incrementa jaculante dallage, ensuite, peu à peu, décrùt, puis augmen-
apice, ratione, ut ferunt a capite hominis intellec- tàt jour après jour en passant par des réglettes de
ta". bronze incrustées, système qui mérite d'étre connu
et qui est dù au génie inventif du mathématicien
7) versione delle "Belles Lettres" a cura di Jean Facundus Novius. Celui-ci fin encore placer sur la
Soubiran. pointe de l'obélisque une boule dorée dont l'ombre
"Ei qui est in Campo Divus Augustus addidit du sommet se ramassàt sur elle-mème, autrement
mirabilem usum ad deprehendendas Solis umbras la point proietait une ombre démesurée. Il avait
dierumque ac noctium ita magnitudines, strato pris' dit-on, pour principe la tète humaine...".
lapide ad longitudinem Obelisci, cui par fieret
umbra brumae confectae die sexta hora paula- Il commento delle "Belles Lettres" al passo di
timque per regulas, quae sunt ex aere inclusae, sin- Plinio:
gulis diebus decresceret ac rursus augesceret,
digna cognitu res, ingenio Facundi Novi mathe- "En 10 av. J.-C., Auguste dédia cet obélisque au
matici. Is apici auratam pilam additit, cujus vertice soleil et en fit l'aiguille d'un cadran solaire consti-
umbra colligeretur in se ipsam, alias enormiter jac- tué par un pavement de marbre disposé au pied de
ulante apice, ratione, ut ferunt, a capite hominis l'obélisque. Des lignes dorées, incrustées dans le
intellecta. Haec observatio XXX iam fere annis non marbre, indiquaient midi aux différentes saisons
congruit, sive solis ipsius dissono cursus et caeli de l'année. Des fragments du pavement avec les
aliqua ratione mutato sive universa tellure a centro lignes dorées, ainsi que des fugures exécutées en
suo aliquid emota (ut deprehendi et aliis in locis mosaique et rapreésentant les vents et les corps
accipio) sive urbis tremoribus ibi tantum gnomone célestes, furent mis au jour à la fin du XV° siècle et
intorto sive inundationibus Tiberis sedimento au cours du XVI° siécle. Ils ont été recouverts par
molis facto, quanquam ad altitudinem inpositi la suite. L'bélisque lui-mème fut dégagé et redressé
oneris in terram quoque dicuntur acta fundamen- au XVIII° siécle; il se trouve aujourd'hui Piazza
ta". Montecitorio", e dopo alcuni riferimenti bibli-
ografici aggiunge Soubiran "On ne sait rien sur
La corrispondente traduzione in francese è: Facundus Novius, en dehors de la notice de Pline".
"Le divin Auguste donna à celui qui est au Champ Notificando che nulla si sa su questo ignoto
de Mars la fonction remarquable de marquer les Facondo Novio all'infuori della notizia di Plinio.
ombres projetées par le soleil et de déterminer

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 55
CHI ERA FECONDO NUOVO ?
Ma forse sarebbe meglio dire che nulla si sa di
questo ignoto matematico all'infuori del suo nome Si tratta naturalmente di parole ricavate da diverse
arbitrariamente o volutamente introdotto nelle versioni antiche dei codici dell'opera di Plinio. Ma,
traduzioni. Ma c'è di più: nella "Storia Naturale" di come si vede, nulla si ricava sulla giustificazione
Plinio pubblicata da Einaudi, da cui abbiamo trat- dell'adozione del termine "Facundi Novi".
to la versione italiana del passo che ci interessa,
riportata precedentemente in questo testo, Come si può vedere dai testi trascritti prima, nel
Facondo Novio viene addirittura presentato come codice fiorentino Riccardiano (X-XI secolo) è ripor-
se fosse un personaggio a tutti ben noto: tato il nome "Facundin' L.", dove L. potrebbe sig-
"Matematico ideatore dell'orologio solare in Campo nificare "Liberti", ma nulla dice l'autore, e il com-
Marzio promosso da Augusto intorno al 10 a.C.: proba- mentatore, su questo ignoto personaggio; mentre
bilmente a lui si deve la reinterpretazione dello gno- nei due Ambrosiani (e in un altro detto Principe
mone in chiave urbanistica e l'idea di adottare un editione), peraltro non citati nelle Belles Lettres, è
obelisco a un tempo come asta dello gnomone e perno distintamente riportato "Manilius Mathematicus".
spaziale della piazza adibita a orologio solare". E per Nei codici Vaticani 1951. 1952, 1957, citati da
fortuna che in una nota al testo venga detto che Rezzonici, si legge "foecundo ingenio", mentre
"Facondo Novio è altrimenti sconosciuto", se no Harduino cita altri codici che riportano "ingenii
per questo scritto di Plinio. majestate, ingenii magnitudine, ingenii non importuni,
sagacis ingenii, ingenio audaci", e via dicendo.
Se tra cinquecento anni andassero perduti tutti i D'altra parte anche autorevoli studiosi moderni di
codici della "Storia Naturale" di Plinio e si salvasse gnomonica si fanno meraviglia chiedendosi chi
solo questa traduzione della Einaudi, probabil- possa essere questo eterno sconosciuto, denomina-
mente Facondo Novio, da illustre personaggio to Facondo Novio, così come giustamente fa
sconosciuto, godrebbe tra i futuri studiosi, di una l'Ammiraglio Fantoni nel suo eccellente articolo La
fama (gratuita) al pari degli enciclopedisti romani. meridiana di Augusto 61. Egli ipotizza, inoltre, che
possa trattarsi di un autore greco sconosciuto e
E' anche da annotare che se nelle note al testo uffi- latinizzato con questo nome per esaltare la diviniz-
ciale delle "Belles Lettres" sono state riportate con zazione imperiale.
zelante precisione le corrispondenti parole trovate Più propenso sarei per l'identificazione con il cele-
nei codici antichi consultati, nessun riferimento, bre romano Manilio, visse proprio al tempo di
invece, è stato dato sul termine Facundus Novius. Augusto, autore del "Poema Astronomicon". Dello
Infatti, ecco le annotazioni al testo delle Belles stesso parere furono il Vossio e Albertus Fabricius.
Lettres, relative al capitolo 10 che abbiamo trascrit- Anche il Bandini 62 riporta il nome di Manlio
to dall'originale: matematico, come è indicato nell'Enciclopedia
Popolare, alla voce gnomone, del 1846. Ma,
"ac noctium; ac noetium; anno etium; longi- purtroppo, è difficile oggi stabilire con precisione
tudinem; magnitu-; fieret; -re; umbra brumae; quale doveva essere il passo originale, dopo tutte
umbrarumae; -rum romae; decresceret; -scere; le modifiche apportate dagli amanuensi nei codici
novi; non; mathematici is; ticis; thici; in se; ipse; in; antichi.
ipsam; ipsa". In ultimo, non è da tenere a conto anche un certo

61
In Orologi le Misure del tempo, n. 12, ottobre 1988, Ed. Technimedia, Roma.
62
Dell'obelisco di Cesare Augusto, Roma 1750

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 56
Epigene di Bisante che, secondo Seneca 63, si dis- Epigene Gnomonico. Ciò potrebbe, inoltre, spie-
tinse proprio al tempo di Augusto come un affer- gare anche il perchè furono adottati i nomi greci
mato studioso di Gnomonica dopo essersi formato per abbellire le indicazioni della linea meridiana di
presso la scuola caldea, per cui fu soprannominato bronzo ricavata nell'antico pavimento.

63
Questioni naturali, Lib. VII, cap. 3

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 57
INTERPRETAZIONE DELLA
VERSIONE DI LA TURRE REZZONICI
(VERS. 4)
Cercheremo ora di rendere alcune osservazioni "Obeliscus Pamphilius" (fig.32).
fatte da La Turre Rezzonici nella sua opera relati-
vamente ad alcuni importanti passi da lui stesso 4) dierumque ac noctium horas.
emendati. Si trova nei codici Ambrosiani, in tutti i codici
Politiani, nei Vaticani nn° 1951 e 1953, e presso
Ei, qui est in Campo(1) Divus Augustus(2) addidit Aleriensis Episcopi, Beroaldi, Dalecampii ed altri
mirabilem usum(3) ad deprehendendas Solis codici. "Dierum ac noctium" si trova invece nei
umbras, dierumque ac noctium horas(4), magnitu- codici Vaticani 1950. 1952. 1954. 1955. e lo stesso si
dine strato lapide ad magnitudinem Obelisci(5), legge in Flavus Blondus (Rom. instaurat. lib. II,
cui par fieret(6) umbra brumae confectae die, sex- num. LXXV - Bandini. Praefat. pag. XVIII).
tam hora(7); paulatimque per regulas, quae sunt Aleriensis Episcopus scrive: "dierumque ac noctium
ex aere inclusae, singulis diebus decresceret, ac magnitudines: strato lapide ad Obelisci magni-
rursus augesceret(8). Digna cognitu res et ingenio tudinem"; mentre Dalencampius emenda in:
foecundo Manlii Mathematici(9). Is apici(10) "dierum que ac noctium magnitudines etiam, ac horas
auratam pilam additit, cujus vertice umbra(11) col- strato lapide ad Obelisci magnitudinem, cui par fieret
ligeretur in se ipsam(12), alia enormiter incremen- umbrarum ejectus, paulatimque, etc." (edizione Hack,
ta jaculante apice: ratione, ut ferunt, a capite sec. XVIII, tomo III, p. 650). Weidler infine ripor-
hominis intellectam(13)". ta: "strato lapide ad umbrae Obelisci magnitudinem,
cui par fieret umbra, bruma confecta fere hora sexta"
1) Si tratta del Campo Martio, citato poco prima (Consul. epistol. Weidler. ad Marinon. apud
dallo stesso Plinio. Bandinium num X fol. LX).

2) Nel codice Riccardiano appare D. nel modo in 5) Obelisci.


cui i Romani usavano scrivere il prenome e quindi Qui nasce la questione se Plinio intendesse un
"Divus" in questo caso. orologio solare completo di linee orarie o se l'o-
belisco fosse lo gnomone per la sola linea meridi-
3) L'uso mirabile dell'obelisco deve essere quello ana del mezzogiorno. Per Harduino, Plinio non
di destinarlo non solo a gnomone di una linea scrive "horarum" (nullam horarum mentionem fecisse
meridiana, ma di un gigantesco orologio solare e Plinium praeter unicam horam sextam) per indicare
calendario gnomonico: "Quod velim adnotares, est un orologio. Ma per Marinonius, Maffejus,
usus mirabilis deprehendendis Solis umbris, Muratore, Bosium, Wolfium, Heinsiumque, ed
dierum, et noctium horis adjectum, ut omnibus altri, Plinio intendeva con "horam", od "horarum"
perpensis emergat sciothericum horologium a proprio un orologio solare completo. D'altra parte,
Plinio describi, non unice lineam illam, quam se con "dierumque ac noctium ita magnitudines",
Neoterici meridianam vocant..." D'altra parte già il Plinio intendeva parlare di una costruzione che
Masi e il Kircher, erano dell'opinione che l'obelisco indicasse in senso calendariale la durata dei giorni
gnomone era destinato per un intero orologio e delle notti in tutto l'anno, ciò poteva farsi solo
solare-calendario e ciò è ben visibile nell'eccellente attraverso le linee ipotizzate da Buchner nel suo
disegno effettuato da Kircher nel suo libro studio, disposte trasversalmente sulle rette orarie.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 58
6) Par fieret. quando parlavano del solstizio invernale. Infatti,
Tutti d'accordo su questo passo in cui si dice che il in Vitruvio si legge "dies brumalis", e non "dies
pavimento doveva essere grande per l'equivalente Brumae confectae"; Manilio scrive: "Ternis fuerit si
lunghezza dell'ombra dello gnomone nel giorno longior horis Brumali nox forte die...". Ed anche qui si
del solstizio invernale, all'ora Sesta. Zieglero e legge "brumali die", e non "brumae confectae".
Dalecampio si presero lo scomodo di calcolare Nell'antichissimo codice Politiani, si legge "rume",
questa grandezza, considerando alla latitudine di che appartiene senz'altro alla parola "brume".
Roma e nel giorno del solstizio estivo, nell'ora Volendo proprio mescolare le varie citazioni, si
Sesta, un obelisco di cubiti 48 e 3/4 gettava un'om- potrebbe anche scrivere, come suggerisce
bra pari alla nona parte della sua altezza, cioè pari Scipionis Maffei (Cit. epist. ad Bandin. fol. XLV): "cui
a 43 cubiti, 1/4 e 10/12. par fieret umbra Romae brumali die sexta hora", rifer-
endosi più precisamente al giorno del solstizio
7) Sexta hora. invernale di Roma. Ma siccome Plinio parla già
In Episcopus Aleriensis, manoscritti del 1470 e dell'obelisco situato nel Campo marzio, è evidente
1472, si legge "cui par fieret umbrarum Romae confec- che sarebbe stato superfluo scrivere anche
to die sexta hora", ma il Hermolai Barbari, in "Romae".
Castigationes Plinianae, nel 1473, corregge in
umbra, alla quale segue decresceret et augesceret. 8) Ac rursus augesceret.
Il codice Riccardiano riporta: "umbrarum et confecte Per questa frase le differenze fra i vari codici sono
die hora sexta"; molto contenute. Essa comunque si riferisce all'an-
l'Ambrosiano I.: "cui par fieri umbrarum effectus dies damento della durata dei giorni la quale cresce e
et horas"; decresce nel corso dell'anno.
il Laurentianus e Vaticanus 1951: "Umbrarum
Romae confecto die". 9) Ingenio foecundo Manilii Mathematici.
Il Vaticanus 1559, e il Palatino: "Romae umbrarum Si veda il paragrafo "Chi era Fecondo Novo?".
confecto die".
Il Codice A, o I. Politianus: "Umbra Romae confecto 10) - 11) - 12) -13) Is apici... Cuius vertice umbra...col-
die". ligeretur in se ipsa...intellecta.
Il Codice B, o II. : "umbra tum Romae". Nei codici vaticani citati da Rezzonici con i numeri
1950. 1952. 1955. 1957, si legge "cujus vertice cum
In Rezzonici ed in Salmasio, vi è una notevole dis- umbra".
sertazione erudita su questo passo di Plinio. Il Pigafetta descrive il globo che sarebbe stato
Trattandosi di un orologio solare e riferendosi posto sulla sommità dell'obelisco: "E questo pomo di
Plinio alla lunghezza dell'ombra dell'obelisco al rame finissimo, e coperto di fogli d'oro... non è mescola-
mezzogiorno del solstizio invernale, gli autori to l'oro col metallo, ma sopraposto, ed il rame è dorato
hanno pensato bene di emendare il passo riportato con molte coperte e lame d'oro". Sembra che anche
degli antichi codici, come "Umbra Romae confecto Ammiano Marcellino parlasse di sfere sovrapposte
die", che non ha senso, nel modo in cui suggerisce ad obelischi, come riporta Rezzonici: "...quanquam
anche Salmasio e Scaligero: non ignorem Ammiani Marcellini verba, ex quibus col-
ligunt Eruditi aliorum etiam Obeliscorum vertici pilam
"ad deprehendendas solis umbras, Brumae fuisse impositam, eamquae aeneam, auro circumduc-
confecta diei, hora sexta". tam: "Sphaera superimponitur ahenea, aureis laminis
nitens" (Lib. XVII.4.)
Salmasio fa notare che anche Manilio, nel terzo Anche Montucla si esprime a tal riguardo scriven-
libro (sicuramente parla del Poema Astronomicon) do, ma evidenziando che il matematico Manlio
usa il termine "Brumae sidus". Infatti, è facile aveva disposto il globo sull'obelisco non per la ras-
credere che il termine "Brumae" sia stato trasfor- somiglianza alla testa umana, ma per meglio con-
mato in "Romae". vogliare sull'orologio il punto gnomonico di
La frase "Brumae confecta die", però non cor- proiezione: "Le mathematicien Manlius qui dirigea cet
risponde al modo di dire degli scrittori antichi ouvrage, termina l'obeliscque par un globe, non pour

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 59
lui donner de la ressemblance avec la figure humaine, observé); ou bien les secousses particuliérs ressentier à
come le dit Pline souvent peu heurex dans ses coniec- Rome ont tordu le gnomon; ou bien enfin les inonda-
tures, mais asin que le sommet de l'obélisque étant censé tions du Tibre ont produit un affaissement de la masse,
au centre de ce globe, le milieu, de l'ombre, qu' il pro- bien que, dit-on, l'on ait poussé aussi les fondations en
jetteroit, designàt la hauteur du centre du Soleil". terre à proportion de la hauteur de la charge imposée.

Il codice Dalecampii (edizione Hack, tomo III, p. Il Codice Riccardiano recita:


650), riporta: "an pilam sic imposuerit, ut extaret tota Haec deservatio XXX iam fere annis non congruit sive
humani capitis similitudine", che è quanto riportato solis ipsius dissono cursu, et caeli aliqua ratione muta-
anche nelle versioni moderne. Si sbagliava, quindi, to, sive universa tellure a centro suo aliquid emota (ut
Montucla nel suggerire la "ressemblance avec la fig- deprehendi et aliis in locis accipio) sive urbis tremoribus
ure humaine", in quanto il globo sull'obelisco dove- ibi tantum gnomone intorto, sive inundationibus
va rassomigliare proprio ad una testa umana Tiberis sedimento molis facto quamquam ad acti-
(intellecta). tudinem impositione res in terram quoque dicuntur
acta fundamenta
Dopo la descrizione dell'orologio, Plinio, scrive
che le indicazioni orarie non sono più attendibili e Codice I. Ambrosiano:
per spiegarne le ragioni ricorre a varie cause natu- Haec dies XXX. iam fere annis non congruit, sive solis
rali, tra cui un presunto errore del cammino del ipsius dissono cursu et caeli aliqua ratione mutato sive
sole, uno spostamento dell'asse terrestre (!), inon- universa tellure a centro suo emota (ut deprehendi et
dazioni e terremoti. Il passo ufficiale è quello delle aliis in locis accipio) sive urbis tremoribus ibi tantum
"Belles Lettres": gnomone intorto sive inundationibus Tiberis et imenso
facto mol' q q,aptitudinem inpositione intraris quoque
Haec observatio XXX iam fere annis non congruit, sive dicuntur iacta fundamenta.
solis ipsius dissono cursu et caeli aliqua ratione mutato
sive universa tellure a centro suo aliquid emota (ut dep- Codice II. Ambrosiano:
rehendi et aliis in locis accipio) sive urbis tremoribus ibi Haec observatio XXX. iam fere annis non congruit,
tantum gnomone intorto sive inundationibus Tiberis sive solis ipsius dissono cursu et caeli aliqua ratione
sedimento molis facto, quamquam ad altitudinem mutato sive universa tellure a centro suo emota (ut dep-
inpositi oneris in terram quoque dicuntur acta funda- rehendi et aliis in locis accipio) sive urbis tremoribus ibi
menta. tantum gnomone intorto sive inundationibus Tiberis
La cui traduzione francese è: sedimento facto molis qq. aptitudinem inpositione
Les données de l'observation initiale ne sont plus val- interra quoque dicuntur iacta fundamenta.
ables depuis environ trente ans; c'est que ou bien la
course du soleil lui-meme est differente et a changé pour Il termine dierum observatio, compare in molti cod-
quelque raison due à l'économie céleste; ou bien la terre ici antichi e nn si capisce per quale ragione la paro-
entièere s'est un peu dèplacée par rapport à son propre la dierum sia stata abolita. In ogni caso essa vuole
centre (et j'apprends qu'en d'autres lieux aussi on l'a indicare.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 60
fig. 32 L’orologio solare di Augusto come immaginato da Kircher (da Obeliscus
Phamphilius, 1650)

fig. 33 L’orologio solare di Augusto come immaginato da Padre Giovanni Boffito e disegnato
da Padre Giovanni De Bernard barnabita in “La Bibliofilia”, dicembre 1937 p. 465

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 61
fig. 34 Il frontespizio del più ampio e importante trattato sulla storia dell’obelisco di Cesare
Augusto in Campo Marzio, scritto da Angelo Maria Bandini e pubblicato nel 1750, due anni
dopo l’innalzamento del monolito.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 62
L’OBELISCO-GNOMONE
DI AUGUSTO
di Padre Giuseppe Boffito 64

Molta importanza avrebbe potuto avere nella sto- gulis diebus decresceret (t.: decrescere) ac rursus
ria dell'astronomia e della cronografia l'obelisco- augesceret. Digna cognitu res ingenio Facundini
gnomone di Augusto, se fosse durato più a lungo (t.: facundin; al. Facundi, Facundi Novi; Faciendi
nell'uffizio a cui era stato principalmente destina- non cod Laurenziano; foecundo Manlius; & c). L.
to. Con l'esatta determinazione infatti degli (Liberti) mathematici (t.: mathematic). Is apici
equinozi e dei solstizi avrebbe potuto servire di auratam pilam addidit, cuius vertice umbra col-
perpetuo controllo al calendario di recente rifor- ligeretur in se ipsa; alias enormiter iaculante apice,
mato, risparmiando il dissesto secolare che doveva ratione, ut ferunt, a capite hominis intellecta. Haec
rendere necessaria nel Cinquecento la riforma deservatio (al. observatio) XXX iam fere annis non
Gregoriana. L'obelisco rimane, ed è quello di congruit, sive solis opsius dissono cursu et coeli
Montecitorio, uno dei due obelischi per ordine di aliqua ratione mutato (t.: relato) sive universa tel-
Augusto asportati dall'Egitto, ma lo scopo, per cui lure a centro suo aliquid emota, ut deprehendi et
era stato collocato nel Campo Marzio, venne meno aliis (t.: alis) in locis accipio, sive urbis tremoribus
non molto tempo dopo, quando forse non era ibi tantum gnomone intorto sive inundationibus
ancora trascorso il mezzo secolo dal suo innalza- Tyberis sedimento molis facto, quamquam ad alti-
mento. tudinem (t.: actitudine) impositione res (al. ad alti-
tudinem impositi oneris) in terra quoque dicuntur
Plinio è degli scrittori antichi quello che meglio ci acta fundamenta".
informa nella sua Historia, XXXVI, 10 (15), di ques-
ta degna opera di Augusto, ma presentando il Segue la traduzione in italiano che pochissimo si
passo qualche difficoltà di lettura e d'interpre- discosta da quelle già riportate. Il commento di
tazione, ho creduto bene di ricorrere al vetusto Boffito al testo pliniano è il seguente:
codice pliniano della Biblioteca Riccardiana (sec.
X.XI) 65, trascrivendovelo esattamente e aggiun- "Il passo è irrimediabilmente corrotto qua e là, ma
gendo quella che secondo me dovrebbe essere non sì da nascondere del tutto il significato.
fedele traduzione. Esaminiamolo particolarmente, cominciando dal-
l'autore dell'impresa. Che sia stato Augusto a vol-
"Ei (obelisco) qui est in campo, Augustus addidit erla è fuor di dubbio. Alcunchè di simile aveva
mirabilem usum ad deprehendendas solis imbras potuto forse vedere a Sira, o ad Atene o altrove. La
dierumque ac (testo: an) noctium ita magnitudines conoscenza dell'astronomia era abituale nella
strato lapide ad magnitudinem obelisci, cui par famiglia Cesarea: Giulio Cesare aveva scritto un
fieret (t.: fiere) umbrarum et confectae die (al: trattato De astris, citato da astronomi di profes-
umbra brumae confectae die) sexta hora paula- sione, come Tolomeo e Germanico tradusse Arato.
timque per regulas quae sunt ex aere inclusae sin- Augusto a sua volta ci teneva ad ornare le sue

64
Questo articolo venne pubblicato nella rivista "La Bibliofilia" del dicembre 1937. Come è evidente, il padre Boffito era convin-
to che l'obelisco fosse lo gnomone per la sola linea meridiana calendariale e non per un intero orologio solare. Noi abbiamo
deciso di trascrivere le parti più importanti di questo articolo perchè in linea con il tipo di ricerche e considerazioni storiche pro-
poste in questo volume, e anche perchè la rivista è ormai consultabile solo nelle grandi biblioteche.
65
Si tratta dello stesso codice Riccardiano citato da Rezzonici e del quale abbiamo riportato numerosi stralci.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 63
monete e gemme del segno di Capricorno, sotto il Cinquecento in Campo Marzio vennero alla luce
quale, se non nato, era stato concepito. Un collabo- alcuni avanzi di un quadrante solare, non apparte-
ratore peraltro aveva avuto nell'impresa: un certo nenti però al gnomone augusteo. Accanto a questo,
Facondino o Facondo Novo, forse liberto (se l'ab- o più o meno discosto da questo, che non dava
breviazione "L." va interpretata così). Come Cesare l'ora che a mezzogiorno, era una necessità ci fos-
nella riforma del calendario s'era associato il greco sero dei veri orologi in quella località così frequen-
Sosigene, così Augusto aveva preposto ai lavori tata...".
questo matematico: fosse greco o latino non impor-
ta qui definire, sebbene il nome sembri rivelarlo Naturalmente, si tratta della scoperta riportata
per romano. Ma quele era l'uso, che Plinio esalta nella nostra citazione n° 2, cioè i frammenti del-
come "mirabile", a cui l'obelisco era stato adattato? l'orologio solare orizzontale con la scritta "Boreas
Forse quello d'un volgare orologio solare? Gli Spirat".
orologi solari erano divenuti comunissimi in
Roma....(...)....Doveva essere quindi qualcosa di Come già si è detto, nell'antichità, soprattutto nel-
più e di meglio per venir detto "mirabile". Già, l'ac- l'ambito di un progetto topografico, sebbene di
cenno iniziale al solstizio d'inverno, quando l'om- dimensioni imperiali quale quello che Augusto ris-
bra meridiana doveva essere due volte e un quinto ervò al Campo Marzio, non vi era necessità di
più lunga dell'altezza dell'obelisco, farebbe esclud- avere a disposizione orologi precisissimi adatti a
ere per sè che si trattasse d'un comune quadrante verificare i solstizi e gli equinozi e l'obliquità del-
solare. Si aggiunge poi la descrizione del lastrico di l'eclittica, come invece fu fatto nel Rinascimento.
marmo intersecato da regoli di bronzo, lastrico che L'ambizioso progetto di realizzare un enorme
si prolungava solo in un senso o direzione e non orologio solare, completo almeno delle sue parti
tutto all'intorno, come sarebbe stato necessario se essenziali, può benissimo rientrare nel desiderio
l'obelisco avesse dovuto far da gnomone o stilo dell'imperatore di dedicare al Sole, come già ave-
d'orologio solare. Per l'esattezza poi dell'osser- vano fatto gli Egiziani, la piazza del Campo
vazione scientifica si noti l'accorgimento adopera- Marzio e l'obelisco.
to dal matematico augusteo, la sostituzione cioè
alla cuspide, che con la sua penombra avrebbe E' inverosimile quindi che l'imperatore abbia
potuto facilmente trarre in inganno, d'un globo approvato di far realizzare solo una linea meridi-
aureo il cui centro d'ombra o linea centrale doveva ana, sebbene questa sia la principale in un orologio
coincidere col punto preciso della linea meridiana solare sulla quale è possibile ricavare dati calen-
dov'erano segnati i solstizi e gli equinozi. dariali, e non i un progetto più grandioso, come
La ricostruzione che io ne ho tentata......" appunto quello di realizzare ciò che sembra impos-
sibile: ovvero un intero orologio solare dalle
L'autore informa che ha adottato, per il suo diseg- dimensioni eccezionali. E' pur vero che se si con-
no effettuato dal padre Giovanni De Bernard barn- siderano anche le linee orarie estremme, la 1 e la 11
abita, le misure fornite dal testo di Giacomo Stuart temporaria, si dovette ricorrere ad un pavimento
e O. Marucchi ed è quello visibile nella fig. 33. largo circa mezzo chilometro (!), sul quale è
Inoltre, in una nota riporta le sue considerazioni alquanto difficile andare (proprio nel senso del
contro le teorie di Kircher e Masi: movimento) a leggere l'ora verificando la
" Volendo farsi ragione dell'interpretazione posizione del vertice d'ombra dell'obelisco.
erronea data al testo di Plinio da Atanasio Kircher L'ipotesi però di Buchner che prevede un orologio
(Obeliscus Pamphilius, pag. 80, Roma, L. Grignani, senza le suddette linee orarie, riduce di molto
1650) da Giacomo Masi (e forse da qualche altro) i questo inconveniente. Ma, come si è visto, a
quali ci vedono un comune orologio solare, Kircher, al Masi e agli altri che perseguirono l'idea
sebbene più gigantesco, converrà ricordare che di di un intero orologio solare, è stata resa giustizia
fatto in alcuni scavi fatti sul principio del dagli stessi scavi archeologici.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 64
L’ALTEZZA DELL’OBELISCO
L'altezza dell'obelisco di Psammetico II è un altro
rebus sul quale sono stati scritti paragrafi rompi-
capo sulla base di varie interpretazioni non solo
del testo pliniano, ma anche di vari altri riferimen-
ti.
Vediamo gli autori moderni cosa propongono in
merito :

FONTE misure altezza obelisco


Fantoni G.: La meridiana di Augusto, Orologi. Le misure del tempo,
Technimedia, Roma, 1988 29.42 metri
Habachi L., I segreti degli obelischi, newton compton, Roma, 1978 metri 21,79 - piedi 71,50
Ravaglioli A., Questa è Roma, TEN, Roma, 1994 metri 21,791 - con basamento e
puntale : metri 33,272
Orlando-Castellano C.,Frammenti dell'obelisco di Montecitorio, L'Urbe, n.5, 1964 metri 21.80 - con il piedistallo e
il globo e la cuspide : metri 29.
Buchner E. Altezza originale : mt.29,42 - piedi
romani 100

Come si vede già da questa breve lista, le misure it excisum est a rege Psemetnepserphreo, quo regnante
sono in alcuni autori piuttosto approssimative. Pythagoras in Aegypto fuit, LXXXV pedum et dodran-
Come è evidente, il problema vero e proprio non è tis praeter basim eiusdem lapidis ; is vero quem in
l'altezza attuale del monolito la quale dovrebbe campo Martio, novem pedibus minor, a sesothide" 66.
essere, tra le più precise, quella indicata da E già le note dell'edizione "Les Belles Lettres", da
Ravaglio, cioè 21,791 metri e con la base e puntale, cui è tratta la citazione, mettono in evidenza che in
33,272 metri. Ma è l'altezza che esso aveva quando altri codici antichi sono riportate diverse misure
svolgeva le sue funzioni di gnomone alla meridi- pari a piedi romani LXXXV ; XXCV ; CXXV.
ana di Augusto? Il Buchner ha adottato la lunghezza del piede
Dalla tabella precedente si legge che il prof. romano pari a metri 0,2942. Tenendo conto che
Buchner ha calcolato essere, questo valore, pari a Plinio indica 9 piedi in meno rispetto alla misura
100 piedi romani (assumendo il piede romano da lui indicata per l'obelisco del Circo Massimo, le
antico pari a 0,2942 metri), cioè 29, 42 metri, che è precedenti altre misure, indicate negli altri codici,
l'altezza ideale assunta dal Fantoni per il calcolo diventano:
del tracciato orario della meridiana. Ma siamo
sicuri che è l'altezza giusta ? LXXXV. 3/4 - IX= 76. 3/4 piedi romani x 0,2942 =
Vediamo cosa ne pensavano gli studiosi di qualche 22, 49 metri (senza base)
secolo fa. XXCV. 3/4 è pari sempre a 85. 3/4 e dà lo stesso
Innanzitutto, partiamo dalla fonte principale, risultato ;
Plinio, il quale nella Storia Naturale ci lascia il CXXV. 3/4 - IX = 116. 3/4 piedi romani x 0,2942 =
seguente passo: 34, 51 metri
"Is autem quem divus Augustus in Circo Magno statu-

66
Plinio il Vecchio, Storia Naturale, lib. XXXVI, cap. 9, 71. Edizione "Les Belles Lettres", Paris, 1969

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 65
E' strano che in un codice sia saltato fuori questo unus in Vaticano pedum LXXII : unus in Campo
valore di CXXV piedi, che sembra piuttosto il con- Martio ped. LXXII. Duo in Mausoleo Augusti pares
trario di XXCV. Forse il copista avrà voluto indi- singuli pedes XLII. Semis. In Insula Tyberis unus.
care il valore compresa la base dell'obelisco. Obelisci parvi quadraginta duo. In plerisque sunt notae
La versione delle "Disquisizioni Pliniane" di Aegyptiorum".
Rezzonici, riporta: "Is autem Obeliscus, quem Divus Rezzonici riporta altri due esempi tratti da mano-
Augustus in Circo Magno posuit, excisum est a Rege scritti antichi, in cui si riporta :
Semetempferteo, quo regnante Pythagoras in Aegypto ...In Campo Martio unus, altus pedes octoginta duos
fuit, XXCII. Pedum, et dodrantis praeter basim ejusdem semis" e l'altro
lapidis. Is vero, quem in Campo Martio, IX. Pedum ...In Campo Martio unus, altus pedes LXXII.-S.-.
minor a Sochide". dove la S. significa "semis".
Rezzonici fa notare che in alcuni manoscritti è Nel primo caso si ha 82 piedi e mezzo. Nel secon-
riportato il numero XXCV e in altri LXXXV, e do 72 piedi e mezzo.
avverte che essi indicano lo stesso numero, 85, in Rodulfino Venuto, in una sua opera sulle antichità
due maniere diverse di scrittura. romane del secolo XVII, scrive:
Il Bandini, dal canto suo, si esprime in questo "Augusto fece collocare nel Campo Marzio il maggiore
modo: di quegli obelischi alto cento undici piedi senza contare
"At hic jam statim innotescit, quam facile hic numerus il piedistallo..." e in una nota si legge: "l'obelisco è
in illum 125. Sit a librariis commutatus. Si in vetustis lungo XCV. Palmi Romani, la base era il pezzo più con-
codicibus scriptum fuit XXCII. Admodum facile in servato, ed in piedi alto palmi XIX....In tutto quest'o-
primis transposita notula C pro XXC. Scribi potuit belisco era alto palmi CXII" dove è evidente l'errore
CXX. Et quidem huius transpositionis habemus non- commesso, in quanto l'altezza compresa la base
nullos Florentinos Riccardianae, ac Laurentianae non è di CXII. Ma di CXIV palmi.
Bibliothecae codices ; in quibus, ut ex amici litteris ad La base, secondo l'indicazione del Venuto, sarebbe
me Florentia datis nuper accepi, habetur XXCV. Licet alta metri 4,21 (mentre il Fantoni riporta 6 metri).
editiones omnes passim habeant CXXV. Deinde binae Non meno confusa è la situazione relativa alla
litterae II nonnihil inclinatae admodum facile abire frase "IX. Pedum minor" di Plinio.
potuerunt in V. Hoc autem pacto salva Plinii fide, Nei codici Ambrosiani I., Riccardianus,
ejusque loco consentiente cum re ipsa, jam habebitur Medicaeus, Academicus e Gudianus, si legge IX.
XXCII, cum dodrante, pro quo suum illud CXXV. Pedum; in altri è annotato VIIII. Pedum che è lo
Cum dodrante corrupti codices, atque editiones e cor- stesso., ma almeno sembrano tutti indicare la cifra
ruptis codicibus derivatae, nobis obtrudunt". IX.
In un esemplare membranaceo di Andrea Asulano Secondo il gesuita Athanasius Kircher (sec. XVII),
Aldi, in Venezia, anno 1518, si legge : l'obelisco era alto piedi 125. 3/4, meno i 9 piedi
"Obelisci magni VI. II. In circo maximo, major est come indicato da Plinio, si arrivava a piedi 116.
pedum. CXXXII. Minor pedum LXXXVIII. Semis. 3/4. Francesco Jacquier, commentando questo
unus in Vaticano pedum. LXXII. Unus in campo mar- passo 67 fa notare che un orologio solare con un
tio ped. LXXII. Due in Mausoleo Augusti pares singuli obelisco di tale altezza, pari a 34.46 metri, necessi-
ped. XLII. Semis. OBELISCI parvi XLII. In plerisque ta di un lastricato di palmi 1702, pari a circa 450
sunt notae Aegyptiorum." metri. Infatti, la coordinata oraria orizzontale,
In una edizione postuma, pubblicata anche da ovvero l'ascissa del punto orario della Prima ora
Graevio e Bandini, si legge : temporaria per tale orologio (considerando una
"Obelisci magni sex. Duo in Circo Maximo, major est latitudine di 42° 15' prossima a quella di Campo
pedum CXXXII. Minor pedum LXXXVIII. Semis: Marzio e l'altezza dell'obelisco come anzidetto),

67
Francisco Jaquerio ad Antonius Joseph Comes a Turre Rezzonici S.P.D., epistola pubblicata in A.J. Comes a Turre Rezzonici,
Disquisitiones Plinianae, 1767, Tomo II, pag. 393: Kircherus vulgatae adhaerens lectioni, quae Semetempfertei Obelisco pedes 125. 3/4
attribuit: necessario debeat Sciotherico, novem pedum minori, adscribere pedes 116. 3/4; unde cum Masooani horologii figuram exhibet, coge-
batur strati lapidis longitudinem proferre palmorum 1702. Verum si Campi Obeliscus vix attingebat pedes 73. 3/4: strato lapidi sufficient
pedes 1071. uncia 1. puncti 5. atomi 2.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 66
dista dalla base dell'obelisco metri 226. Se si con- iti, pari a 0,222 metri, mentre 1 pes = 4 palmi =
sidera la stessa estensione dalla parte opposta, cioè metri 0,296 ; 1 decempedes o pertica = 10 piedi =
l'ascissa dell'ora 11 pari ancora a 226 metri, si ha 2,960 metri e quindi 1 piede = 0.296 metri.
che il lastricato deve essere largo almeno 452 metri. Quindi, le misure di Venuto, diventano 114 palmi
Mentre, osserva Jacquier, per un obelisco di piedi x 0,222 metri = 25,30 metri che sommata alla base
73. 3/4, pari a 21,74 metri, la precedente coordina- di 4,21 metri dà una'ltezza dell'obelisco pari a
ta diventa di metri 142.6 ed occorre quindi un las- 29,51 che ci sembra tra le più verosimili, in accordo
tricato di 285 metri di lunghezza. con quanto scrive Plinio.
Prendendo l'indicazione data in alcuni codici pari
Tirando le somme, sembra un'impresa impossibile a 95 piedi (XXCV), e sottraendo 9 piedi come dice
quella di stabilire sulla base dei documenti storici, Plinio, si ha 86 piedi, pari a metri 25,456 che som-
la vera altezza dell'obelisco, con o senza base. mati alla base di 4,21 metri dà un'altezza totale di
Assumendo il palmo romano pari a mt. 0,264 68, le 29,66 metri, anche questa in ottimo accordo con le
misure date da Rudolfino Venuto danno per l'o- misure probanti.
belisco una lunghezza (compresa la base) pari a L'indicazione di Buchner, di 100 piedi romani,
metri 30,09, in buono accordo anche con la diventa : 29,63 metri.
lunghezza prevista da Buchner. Per una latitudine prossima a quella del Campo
Ma se adottiamo per esempio le misure romane Marzio , di circa 41° 51' e adottando tre diverse
come specificato nel libro "Spazio e Tempo. Vita e misure per l'obelisco gnomone, si ottengono i
costumi dei Romani antichi", di A. Dosi-F. Schnell, seguenti dati: (i calcoli sono effettuati col program-
ed. Quasar, già citato nel testo, si ha che il Palmus ma "Meridiane" dell'ing. Gianni Ferrari di
maior, usato nel tardo Impero, equivaleva a 12 dig- Modena)

Altezza obelisco: 100 piedi romani secondo Buchner = 29.42 metri

Lunghezza linea meridiana (compresa tra le due curve dei solstizi invernale ed estivo): 53.9 metri
Punto estremo dell'ora temporaria 1 dall'obelisco: 249.3 metri
Distanza linea equinoziale dall'obelisco (sull'intersezione con la linea meridiana): 26.7 metri

Altezza obelisco adottando 1 palmo romano antico pari a 0.296 metri = 29.63 metri

Lunghezza linea meridiana: 54.4 metri


Punto estremo dell'ora temporaria 1 dall'obelisco: 251 metri
Distanza linea equinoziale dall'obelisco: 27 metri

Altezza obelisco secondo il testo di Plinio


85.3/4 piedi - 9 piedi = 76.3/4 piedi x 0,296 = 22.62 + 4,21 (base) = 26.84 metri

Lunghezza linea meridiana: 48.3 metri


Punto estremo dell'ora temporaria 1 dall'obelisco: 227.4 metri

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da Dizionario UTET, voce "palmo".

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 67
Distanza linea equinoziale dall'obelisco: 24.4 metri concludere che i raggi del sole nascente vadano ad
Le prime due misure concordano abbastanza bene illuminare il monumento augusteo. Ed è ancora
con il piano topografico e la sovraapposizione del- più invitante supporre che l'imperatore avesse pre-
l'orologio come proposto da Buchner. La terza disposto un qualche altare, o qualcosa di simile, su
misura avvicina la linea equinoziale all'obelisco di cui i raggi del sole, all'alba del suo compleanno,
circa 3 metri. Troppo pochi per ipotizzare una dis- risplendessero della sua gloria. Tre metri, quindi,
connessione del piano urbanistico di Augusto se non sono molti per sviare una ipotesi del genere,
rivolto all'esaltazione e divinizzazione della pro- per cui anche un obelisco di 26 metri di altezza,
pria immagine. Infatti, se egli in qualche modo come indicato da Plinio, potrebbe rientrare nelle
volle paragonarsi agli antichi faraoni, e verosimil- supposizioni.
mente al grande Ramsete II, imitando l'effetto del
tempio di Abu-Simbel, (in determinati giorni del- Per finire, l'unica cosa che resta da fare per scoprire
l'anno il sole illumina le statue del faraone ricavate esattamente quanto era alto l'originario gnomone,
dentro una lunga caverna all'interno di una mon- sarebbe quella di riuscire a determinare la
tagna) non lo possiamo sapere. Il sole, nei giorni di lunghezza della linea meridiana, mediante altri
equinozio, sorge esattamente ad est, cioè in scavi, conosciuta la quale si ha immediatamente
direzione della linea equinoziale la quale, essendo l'altezza dell'obelisco come fatto realizzare da
rivolta perfettamente verso l'Ara Pacis, è ovvio Augusto.

Nicola Severino Storia dell’obelisco e dell’orologio solare di Cesare Augusto in Campio Marzio 68
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