Sie sind auf Seite 1von 145

Rosaria Esposito Federica Marchetti Simonetta Cestarelli Romeo Raja Francesco Salamone Roberta de Jorio Daniela Spampatti Giuseppe

eppe Jois Lezzi Giovanna Maria Simone Antonella Bassi Paola Pegolo Roberto Sanna Antonella Rella Mimmo Cavaliere

Ogni riferimento a fatti, cose e persone non e puramente casuale ma ispirato da: MARY READ LUCINDA ARCI MATISSE LARA ASTIANATTE KIMBA E MIKI JOE SIOUX BEPA E BILLIE BART NICOLA E

PIUMA

12,00

gatto bagascio mio GOX EDIZIONI Illustrazione di Roberto del Frate (www.delfratearte.com)

www.goxedizioni.com

Federica Marchetti Rosaria Esposito Antonella Bassi Simonetta Cestarelli Romeo Raja Francesco Salamone Roberta De Jorio Daniela Spampatti Giovanna Maria Simone Giuseppe Jois Lezzi Paola Pegolo Roberto Sanna Antonella Rella Mimmo Cavaliere

Gatto Bagascio mio GOX EDIZIONI Illustrazione di Roberto del Frate (www.delfratearte.com)

Gatto Bagascio mio prima edizione 2012 ISBN 978-88-905763-2-4 GOX EDIZIONI 2012

a Piuma

Prefazione Rosaria Esposito

Un libro sui gatti? No, dei gatti cascati su un libro. Non faremmo mai un libro sui gatti, chiamandolo libro sui gatti. Magari diremmo daver fatto dei gatti su un libro, ecco. Ma nemmeno questo giusto. Non abbiamo mica disegnato dei gatti ad uso e abuso dei pennarelli degli scolaretti.che magari te ne tirano fuori uno a pois e uno a stelle e strisce.! Ma, comunque sia, non questo il peggio. Il peggio che ci hanno, in questo momento, assicurato, con ragioni, con promesse e, alla fine, anche con minacce, che trattasi proprio di un libro sui gatti. Perch, secondo il buonsenso universalmente accettato, se esiste un libro ( e pare che questo lo sia, in special modo per la sua forma) in cui si parli dei fatti dei gatti, esso ha da chiamarsi libro sui gatti. E sia. Lespressione rimane comunque, a mio avviso, poco
7

felice. Essa si presta a interpretazioni le pi disparate e, soprattutto, in netto contrasto con ci che era ed nelle intenzioni degli autori. I quali siamo noi. Ora, si sa che tra gli intenti e i traguardi non mai corso buon sangue, e che si sa dove e perch si comincia, ma non si sa dove e perch si finisce, e basta poco per finire nella terra di nessuno. Un libro sui gatti potrebbe essere abbastanza facilmente scambiato per una specie di documentario scritto, ma senza la bellezza e il fascino indiscutibile delle immagini. Qualcuno potrebbe restarci cos male da farne coriandoli per una festa di carnevale fuori stagione. Qualcun altro potrebbe sperare di cavarne qualcosa per lennesima ricerca assegnata al figlio, che non se ne frega niente. A qualche anima persa, alla dicitura libro sui gatti potrebbe venir in mente di servirsene come munizione, nel senso che lo tirerebbe volentieri ai gatti che dovessero attraversargli la strada, specie se neri. E solo per il semplice fatto che gli sono passati davanti, o di traverso E questo il caso peggiore. Perch contempla luomo
8

che non ama i gatti. I gatti, invece, amano luomo, tant che cercano in tutti i modi di stargli vicino, di abitare dove lui abita, di mangiare ci che lui mangia, di dormire dove lui dorme, di avvezzarsi a ci cui lui avvezzo, comprese le insensatezze, anzi soprattutto a quelle! Non c nulla che un gatto non possa sopportare pur di restare vicino alluomo. E alle sue comodit. Ma anche altre specie non disdegnano abitudini scellerate pur di restare in casa delpadrone. Pensate che c stato un cane che impar a ubriacarsi pur di sentirsi dello stesso umore del suo padrone beone. Ed nota la capacit degli animali ad affezionarsi a qualsivoglia idiozia, purch appartenga al padrone. Si pu dire che luomo amato moltissimo dal gatto, il quale non riesce ancora a farsi una ragione plausibile dellinvenzione di divieti, sgridate e persecuzioni Il gatto, invece, amato pochissimo dai suoi detrattori, che non riesce ancora a farsi una ragione plausibile della sua esistenza. Per questo e per alcune altre ragioni, che non ricordo, un libro sui gatti pu correre vari rischi, per se stesso e per i suoi autori. I quali siamo sempre noi.
9

Ma le intenzioni degli autori superano gli autori stessi e le loro aspettative, e non mi meraviglierei se andassero ad annidarsi , oltre che nelle anime candide amanti del gatto, anche in quelle refrattarie e suscitassero in loro quel certo non so che, capace di instillargli il sospetto che ci sar un giorno del giudizio, e che lodio per i gatti e per tutte le bestie sar punito allo stesso modo dellodio per qualsiasi creatura vivente.

10

Capitolo 1 Federica Marchetti Due gatte e un topolino Paura in dispensa

cosa universalmente riconosciuta che non c nessuno pi bravo del gatto per acchiappare un topo o un qualsiasi altro animaletto in movimento. In virt di questa certezza mi sono orgogliosamente vantata per 18 anni di avere in casa due gatte da guardia, B&B, la premiata ditta baffuta a prova di topo. Vivendo in campagna ne ho avuto la riprova le rare volte che una lucertola (e una volta un piccione) si avventurata oltre le mie finestre e ha avuto un triste destino. Ma questo fino a qualche anno fa. Bepa (la nera) e Belinda detta Billie (la tigrata) hanno vissuto come due regine inseparabili fino alla dipartita della prima che, a soli due mesi dal compimento della maggiore et, ci ha lasciato. Affatto rivali, con gli anni si sono fatte sempre pi pigre e sonnacchiose fino al completo rimbambimento
11

dimostrato dai fatti che seguono. Dagli albori del matrimonio, tra me e il mio coniuge c un tacito accordo per chi dei due si alza per primo e porta il caff a letto allaltro. A me tocca anche una brioche. La mattina in cui ebbe inizio la storia mi alzai prima io. Arrivata in cucina fui assalita da B&B che, fameliche, si assicurarono subito la loro prima dose di pappa giornaliera. Rovistai nella dispensa in cerca delle mie merendine e notai che nella confezione cera la solita bustina con due dosi di dolcificante in omaggio ma quella aveva una caratteristica mai rinvenuta prima: era rosicchiata. Cambier supermercato: questo ha i topi in magazzino! pensai allarmata. Ahim, me ne dimenticai subito. Per accadde di nuovo tre giorni dopo e allora ne parlai a mio marito che confess di aver visto correre un geco lungo una parete della cucina. Un geco! Senza pensarci troppo lo andai a dire a mia suocera che, sulle prime, arricci il naso. Un geco? Andiamo a perquisire la tua dispensa! disse senza esitare un attimo di pi.Ma io ho le Bepe, B&B, la premiata ditta baffuta a prova di topo risposi sicura del fatto mio, avendo intuito i pensieri di mia suocera. Adesso vedremo!.Quello che segu fu lo smacco del
12

secolo: le Bepe avevano fallito su tutti i fronti ed io con loro. Svuotammo la dispensa e trovammo tutto rosicchiato, zucchero, farina, biscotti, pane grattugiato. Gettammo ogni cosa nel secchio dei rifiuti mentre io ero costernata e rivolgevo alle due Gatte-BagascieRincoglionite sguardi e rimproveri completamente ignorati. Le due imputate rimanevano immobili nel loro divanetto avvinghiate per il freddo a dormire beate. Spostammo tutto e trovammo cacchette ovunque. Trasecolai mortificata e disgustata, non so se per lospite indesiderato o per aver scoperto che le mie due gatte erano da gerontocomio. Progettai con mio marito leliminazione del terzo incomodo ed esclusi a priori il veleno per salvaguardare le due traditrici. Non potevo crederci: avevo vissuto per anni in balia di due GatteBagascie troppo abituate agli agi per sforzarsi di catturare un topo di troppo. Mentre io mi consumavo per la presenza ingombrante di un intruso in casa che faceva cacchette ovunque e rosicchiava qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, le due colpevoli di felina indifferenza nel frattempo continuavano lesistenza sonnacchiosa tra un pasto e laltro.
13

Ricordai lepoca in cui erano baldanzose giovanette grintose e piene di energia e mi vennero in mente gli ultimi anni di vita delle mie due nonne che erano appesantite, piene di malanni e in grado solo di lamentarsi delle forze perdute. Mi immaginai vecchia (centenaria, ovviamente) e inerte di fronte anche ad una qualunque minuscola difficolt. Mentre filosofeggiavo passavano i giorni e il topo continuava a scorrazzare beato e indisturbato (dalle Gatte-Bagascie) nella mia cucina. Nellattesa di acchiappare il mariuolo con la tradizionale trappola al formaggio evitavo la cucina e scappavo di casa appena possibile. Dur pi di una settimana e il topastro riusc a fare scattare la trappola per ben due volte senza riuscire a prendere il formaggio e salvando anche la sua pellaccia. Una mattina successe limprevedibile nonch irreparabile e incommensurabile! Mi recai in cucina sperando che il mio rumore non facesse venire in mente al topo di avvicinarsi e mentre mi apprestavo a nutrire le due losche figure pelose ormai considerate prigioniere di guerra, feci per aprire lo sportello del secchio dei rifiuti sotto il lavandino quando mi voltai di scatto e lo vidi l, accanto a me, microscopico ma, in confronto alla
14

mia paura, imponente tanto da farmi ombra. Urlai. Mi arrampicai sul primo gradino della scalinata e chiesi disperatamente aiuto. Inutile dire che quella mattina il caff lo bevvi al bar. Decidemmo di passare alle maniere forti: la colla. In cuor mio, per, provavo compassione per il poveretto che in fin dei conti aveva solo il doppio torto di essere nato topo e di essersi introdotto in casa. La mattina decisiva mi rifiutai di scendere in cucina. Mio marito and a preparare il caff e risalendo le scale sentii che diceva: Topo in trappola!. Di scatto mi alzai dal letto per saperne di pi. Bevvi velocemente il caff e, una volta constatata la cattura, mi assicurai che lo avrebbe liberato fuori, in giardino, senza fargli del male. Poverino, in fondo continuavo a dire. Lavventura si concluse cos dopo che la mia cucina fu setacciata, rivoltata, disinfettata e sterilizzata. Le Gatte-Bagascie ormai sono state pubblicamente svergognate circa la loro assoluta inefficienza come due gatte da guardia e relegate al ruolo di pelosi soprammobili. Dopo due anni Bepa ci ha lasciato e Billie rimasta da sola per un mesetto circa. Poi arrivato Baffetto (il rosso) e la B&B tornata ad esistere pi forte che mai. Predatore
15

nato ha subito dato filo da torcere alle mosche, alle farfalle, ai gechi intrusi e ai cani, nonostante li divida la zanzariera. Con lui nessuno topo potr pi entrare in casa e diventarne il padrone incontrastato. Lunga vita al leone!!!

16

Capitolo 2 Rosaria Esposito Vercingetorige

Vercingetorige manifest la sua presenza in modo subdolo, silenzioso e del tutto indifferente, secondo il costume di quelli della sua razza, cosicch non ci si pu render conto da quanto tempo ci fanno onore delle loro visite se non quando hanno deciso che la nostra casa di loro gradimento e val la pena d'insediarvisi stabilmente. Comparvero, dapprima, dei minuscoli granellini neri in un angolino tra i pi nascosti tali da far pensare a un segnale di progressivo disfacimento della casa; tuttavia essi erano troppo piccoli e ad un attento e ravvicinato esame non parevano contenere sostanze che potessero essere ragionevolmente appartenute ad un muro, seppur in stato di disgregazione costante. Successivamente, e prima che si fosse trovata una spiegazione plausibile ai granellini neri, si manifestarono curiose deformazioni lungo i bordi della credenza, pic17

cole cavit, sgraffiature, quasi minuscole erosioni che furono, di volta in volta, imputate ai tarli, all'usura e ai detersivi, persino all'imperizia e all'inettitudine delle donne di casa, cosa questa che provoc tonanti battibecchi, ma non alla presenza di un membro della nutrita specie di Vercingetorige. Fu stabilito di cambiare il senso di marcia dell'intero sistema pulente, il tipo di detersivo e persino la credenza; non si riusc a cambiare le donne di casa, n a modificare il loro grado di perizia nettante, n a renderlo totalmente innocuo, cos che non si fu mai certi d'aver fatto le cose con scrupolo e ci si aspett, da un momento all'altro, la comparsa di ulteriori segni del proprio ignavo agire. E i segni comparvero, in forma di oscure avvisaglie pi che mai indecifrabili; circostanze, apparenze, sgattaiolii, visto non visto, m'era parso, residui, sgraffignature di avanzi incustoditi, rumorini, crepitii, sfrigolii, scricchiolii, chi sar stato? e la bizzarra metamorfosi di Cesare, il vecchio soriano sornione e gabbamondo che da qualche tempo aveva preso a dormire con un sol occhio e a intraprendere assidue e diligenti peregrinazioni notturne nell'hinterland gastronomico. Tutto rest sospeso nel vago, nell'incredulit e nel sospetto infondato; si giun18

se persino a incolparsi l'un l'altro di piantagrane e vaneggiamento. Eppure gli indizi si moltiplicavano, le tracce erano ben visibili a chi voleva vederle, i rumorini di ignota sorgente attraversavano volentieri l'orecchio non tappato dal cuscino nella calma della notte, ma nessuno si decideva ad ammetterlo. Ad ammettere che s, eravamo beffati da un ospite poco costumato, che ignorava, o fingeva di ignorare, le pi elementari regole dell'ospitalit, essendosi ficcato in casa senza bussare, senza interpellare alcuno di noi sulle mutazioni dell'indice di gradimento generale che la sua presenza avrebbe provocato, che si cibava a tradimento dei nostri stessi cibi, che si abbeverava in qualche modo alle nostre stesse fonti senza che ne fossimo informati, che usava il nostro bagno, anzi, adattava tutta la casa a un bagno, nel modo pi sconveniente possibile, che, in pi, ci ripagava con la ben scellerata moneta dell'ingratitudine, sgraffignando le nostre vettovaglie e deturpando i nostri mobili e, cosa abominevole in sommo grado, si burlava nientemeno che di Cesare, il nostro capo delle guardie. A questo punto fummo finalmente tutti d'accordo (e fu il grande merito di Vercingetorige l'averci condotti a tale insperato punto d' incrocio ) che
19

bisognava fare qualcosa per liberarcene. Contravvenendo a tutte le regole dell'ospitalit e della fraterna accoglienza, che con tanta sollecitudine c'erano state imbeccate da prima che discernessimo un'acca da una cacca, assolutamente dovevamo liberarcene. E lo avremmo fatto seguendo le sue stesse regole, cio: anarchia e improvvisazioni, sfacciataggine e manomissioni. Per cominciare facemmo finta di niente, come la cosa non ci riguardasse, come non ci fossimo accorti di lui e non ne fossimo affatto infastiditi, anzi come ne provassimo un provvidenziale diletto. E questa fu la prima strategia. La seconda, ma solo in ordine di tempo, fu che nulla dovesse trapelare sulla circostanza, a costo di giocar una partita persa in partenza, a costo di dargliela vinta nel momento stesso di cominciare, assolutamente nulla. Poich nessuno sa cosa vuol dire avere in casa un sorcio e, insieme, uno che ne terrorizzato, e organizzare le cose in modo da salvar capra e cavoli pu rivelarsi un'impresa degna del pelide Achille. L'uomo terrorizzato dai sorci quanto di pi sconcertante e ridicolo si possa immaginare, primo perch il sorcio piccolo, secondo perch l'uomo grande, terzo perch in nessun caso potrebbe verificar20

si un caso di divoramento da parte del sorcio, quarto perch l'uomo non si soffermato a pensare che forse il sorcio ha pi paura di lui di quanta non ne abbia egli del sorcio. Allora, fatte tutte queste considerazioni, si pu ben immaginare come siano nati i drammi comici, e quanta ispirazione si possa spremere per la loro stesura dagli accadimenti quotidiani. Concordammo di piazzare esche e trappole ad alto tradimento, un po' dappertutto ma specialmente nei territori pi frequentati da Vercingetorige, vale a dire tutte le contrade che portano in dispensa, compresa quella che attraversava la stanza del nostro uomo terrorizzabile, in caso di sua assenza. Dopodich credemmo di abbandonarci al sonno dei giusti. Come potemmo farlo dopo aver s perfidamente ingannato una creatura di Dio, non si sa. Ma una cosa certa: Dio non doveva dimenticarla nella nostra casa. Cos ci rincuorammo a vicenda. L'indomani scoprimmo d'aver ragione, e capimmo anche perch: il Creatore lasci che il sorcio scorribandasse tra gli uomini perch esso ebbe in dono la medesima malizia. Non solo non fu trovato stecchito, n intrappolato, quando aveva dilapidato tutte le succulente esche casearie, lasciando in cambio un po' d'escrementi bruni,
21

una pera bucherellata e due olive a met; inoltre erano scattate tutte le trappole risparmiandolo. Avevamo un diavolo per capello, avvertimmo l'amarezza del beffeggiato, sentimmo la stizza dello sfottuto, provammo il tormento del tormentato. Ma non avremmo permesso a un sorcetto di fregarci e restare impunito. Non a quel sorcetto. Non nella nostra casa. Triplicammo gli sforzi e le idee scellerate, raddoppiammo senza piet le dosi di vivande funeste, cospargemmo di colla l'intero perimetro della casa e, finalmente, ce ne andammo a letto col cuore in pace. Non avrebbe avuto scampo. Fummo molestati tutta la notte da orde di topi grossi come gatti che, astiosi e spietati, vendicarono instancabili la tragica fine cui avevamo destinato il compagno, scorrazzando per ogni dove, saltandoci addosso, rosicando e sgretolando le nostre cose pi care e riducendo il vecchio Cesare uno straccio di gatto, ch non pareva possibile fosse stato, fino a ieri, un gatto...Al risveglio, per, tutto era stranamente in ordine, cio ogni cosa somigliava in tutto e per tutto a se stessa, a come era sempre stata, non v'era pi traccia della razzia notturna e scoprimmo, cos, che era stato un sogno. L'incubo, invece, ebbe inizio al nostro metter
22

piede a terra. La colla s'era liquefatta, oppure qualcuno l'aveva disseminata in giro a sproposito, o il barattolo doveva essersi rovesciato, insomma doveva essere capitato un accidente alla colla, poich le nostre pantofole erano divenute insolitamente ciacchettose ch pareva masticassero e si tiravano dietro dei filamenti lattiginosi e appiccicaticci, di nuovo le esche erano state dilapidate, le trappole messe fuori uso e, come se non bastasse, un'intera colonna di formiche e due lucertoline verdi ci avevano rimesso le penne. Sembrava l'epilogo di una guerra, quando gli eserciti ormai in rotta non si risparmiano nessuna reciproca offensiva. Un'apocalisse di corpicini, ma non quello di Vercingetorige. Dovevano aver assaggiato i saporiti manicaretti alle erbe tossiche che avevamo preparato con cura, e il gusto li aveva sconvolti, buttandoli pancia all'aria. Mi ricordai che qualcuno mi aveva detto che il sorcio morto o, almeno, moribondo corre a nascondersi da qualche parte, come avesse vergogna, e assai difficilmente lo si pu trovare stecchito dove capita capita...Fu un vero sollievo. Sicuramente anche il nostro ospite la pensava cos, e giaceva da qualche parte in temporaneo abbandono.
23

Rimettemmo tutto in ordine e, quella sera, ce ne andammo a letto come chi scampato da un flagello di Dio, tranquilli e sereni come un cielo stellato. Era solo l'occhio del ciclone. Passarono i giorni, e ognuno aggiungeva una goccia di tranquillante ai nostri spiriti che avevano rischiato d'andare a carte quarantotto, tanto che alla fine ci sembr il tutto esser stato abbastanza ridicolo e dannoso alla salute. Poi, come sempre accade, non se ne parl pi. Nemmeno tra noi. Ma successe un caso strano, uno di quei casi che sembrano ideati apposta non si sa da chi perch si possa venire a capo di altri casi lasciati in sospeso. Una sera ero intenta a preparare una cena pi decente del solito, perch m'ero ficcata in testa di guadagnare un po' di punti nella classifica culinaria domestica; ero sola in casa, avendo anticipato il rientro proprio per realizzare l'idea che m'ero ficcata in testa, non si sentiva volare una mosca, in compenso lo sfrigolio era piuttosto intenso e particolarmente aromatico, e gi cominciavo a immaginarmi l'apoteosi cui sarei andata incontro...Andavo avanti e indietro, aprivo chiudevo, a tratti canticchiavo, guardavo sorgere dal pentolame visioni fantastiche gonfie di tutte le mie bramosie gastronomiche...A un tratto, non
24

so ancora perch, mi ritrovai a fissare un angolino. Era un angolino vuoto, completamente privo di cose che potessero attirar l'attenzione, perci non v'era alcun motivo perch io lo guardassi. Eppure lo guardai. Mi sembr che qualcosa mi osservasse, qualcosa come due puntolini neri e luccicanti, incredibilmente fissi e grossi pur nella loro dimensione a capocchia di spillo, qualcosa come due occhietti di topo. Realizzai il tutto in meno di tre secondi, dopodich sentii i capelli, e tutti gli altri peli incluse le sopracciglia, drizzarsi come pinnacoli gotici, e avvertii le facolt sonore e motorie dare le dimissioni senza preavviso, e anche senza motivo, visto che io non avevo paura dei sorci. O almeno avevo sempre creduto di non averne. E che paura potevo avere di due occhietti neri montati sul muso infinitesimo di una testa ridottissima su un corpo piccolissimo? Nessuna! Mi guard. Sfacciato! Come sapesse il flagello di Dio che gli avevo preparato...E avrei voluto dirgli: guarda che non ce l'ho con te, solo che hai una pessima reputazione, un'autentica taccia; sei il simbolo della sporcizia, dei morbi pestilenziali e della ribalderia, in pi corri come un ladro, ti rintani come il peccato, mangi a ufo e vivi a tradimento... che cosa vuoi che faccia? Che
25

ti prepari una cenetta? Tutte queste cose mi attraversarono la mente come lampi, senza nemmeno darmi il tempo di supporle come vere o se, piuttosto, non fossero frutto di supposizioni congetturate da secoli di raccapriccio rosicatorio. Fatto sta che il tutto trov espressione nel trasalire della mia faccia e nello svettare repentino del mio equipaggiamento pilifero. Nel frattempo lui era sparito, puf! dileguato, come non fosse mai apparso, come se quei due occhietti neri li avessi solo immaginati, sognati. Ma, dati i precedenti e il fatto che non rammentassi d'aver mai patito le allucinazioni, dovetti convincermi dell'assoluta autenticit dell'accaduto. Tuttavia non ne feci menzione con alcuno, riservandomi l'esclusiva del rinnovato grattacapo, ch troppo mi piaceva il ritrovato equilibrio statico dei nervi familiari; avrei trovato da sola il modo di cavarmi d'impiccio, anche se al momento non sapevo quale n come...Fu allora che gli appioppai il nome di Vercingetorige, seguendo l'elementare analogia che in casi come questo il cervello predilige seguire agganciandosi alle cose sottomano e ai luoghi comuni. Si d il caso che avessimo in casa un gatto, che questo gatto avesse nome Cesare, che Cesare mise a morte Vercingetorige, che
26

era il capo dei Galli, che il gatto il nemico del topo e lo mette volentieri a morte, che il gatto si chiama Cesare, che opportuno che il topo si chiami Vercingetorige, anche se non il capo dei galli ma dei sorci. Ecco, n pi n meno, il prodotto delle mie argomentazioni. Il fatto che ormai avesse un nome non significava che dovesse aspettarsi una miglioria del suo stato sociale n un avanzamento di grado... era solo un eccesso di zelo. Ci avrebbe pensato Cesare, era fuor di dubbio. Era quello pi adatto, l'unico che sapesse come trattare il soggetto perch preposto allo scopo dalla natura, da Dio stesso. Anche se ormai vecchiotto e amante della scioperataggine, non avrebbe potuto esimersi, era giunto il momento di fare il suo dovere... dopo anni di disoccupazione (ammesso che nel frattempo non avesse scordato d'esser nato gatto). Cos da quella sera, e per tutte le successive almeno fino a quando non avesse ottemperato ai patti, gli spostai la stanza da letto in cucina e l lo chiudevo a chiave fino all'indomani. Naturalmente il tutto si svolgeva clandestinamente tra la tarda serata e il far del giorno. Si and avanti cos per una settimana, o forse di pi;
27

accompagnavo Cesare la sera nell'arena e lo ritiravo al mattino. Lo ritiravo la parola giusta, proprio come un fagotto, ch invariabilmente lo sorprendevo nel pieno dei suoi sogni gatteschi... ma di Vercingetorige nessuna traccia. Ora, pur non essendoci fondamento alcuno per provare la sua presenza, ugualmente ne mancavano per sostenere la sua assenza. E il dubbio prese a tormentarmi. Che l'avesse beccato? Che lo avesse mangiato? Che lo avesse messo in fuga? Che il sorcio se la fosse data a gambe? Che avesse cambiato nascondiglio? Che si ignorassero a vicenda? Che le cose fossero rimaste invariate? Che fossero destinate a rimaner invariate?..Cos non si poteva andare avanti o, meglio, non potevo, ch nessuno sospettava i miei crucci; del resto non avrei saputo che pesci pigliare per forzare la mano agli eventi. Ignoravo gli accadimenti notturni, anzi ignoravo addirittura se vi fossero o no accadimenti. In questo clima di generale ristagno, decisi la mia estraneit al conflitto, lasciando al caso e alla natura il da farsi. E fu cos che nel bel mezzo di una tranquilla serata tra amici, in cui si discuteva sull'importanza della freddezza d'animo nelle situazioni pi orripilanti, Vercingetorige consum la sua casalinga epopea, attra28

versando la soglia del nostro sconcerto, oltrepassando il disorientamento dei nostri piedi in fuga, valicando gli urli insensati, e mandando al diavolo tutte le teorie. Inseguito da Cesare, varc il confine del balcone, e non se ne seppe pi nulla. ?...

29

Capitolo 3 Rosaria Esposito In memoria di Teo, gattino abbandonato

Allora, avvilito rimango in un angolo, non ho pi voglia di nulla, ma solo di rannicchiarmi, fino a ridiventare piccolo piccolo.. fino a sparire.. fino a morire. Ma non ci riesco. Mi sembra di sentire il calore di mia madre, il suo latte caldo, i giochi con i miei fratelli... e adesso perch? Perch cerco tra i rifiuti un tozzo di pane ammuffito che non placher la mia fame... di tutto. E perch qualcuno cerca di colpirmi con un calcio o un bastone?Io, che non cerco altro che una carezza, di esser chiamato per nome... io, che non so dare in cambio altro che amore..Dove ho sbagliato? Perch coloro che amavo e per i quali avrei dato la vita senza pensarci nemmeno una volta... mi hanno lasciato solo, solo col mio cuore impaurito che batte cos forte che pare vuole uscire da me..Solo davanti a un mondo che
30

non conoscevo... che passa e fugge via, che mi travolge.. perch? Me ne star qui, rannicchiato sulle mie quattro zampe ferite e doloranti in attesa del prossimo sguardo... di una mano che si posi sulla mia testa.. di una voce che mi chiami... di un cuore che abbia un po' di piet...

31

Capitolo 4 Simonetta Cestarelli La classe non acqua

Abito in una bella zona residenziale piena di gente distinta e da oramai tre anni sono ospite non pagante dell'appartamento al terzo piano di quel bel condominio bianco in corso Italia. Non da tutti vivere comodamente senza dover far nulla in una casa lussuosa arredata con lucidi mobili di lacca cinese, divani di morbida pelle dove passare interi pomeriggi pigramente distesi a riposare, guardando il mare dalle ampie vetrate del terrazzo. In cambio di vitto e alloggio, devo solo essere educata, dolce, carina, non invadente e non rumorosa. Questo sembrerebbe difficile per molti ma, per me, che sono una gatta di classe, incredibilmente facile. Sono nata, non a caso, in Inghilterra e possiedo un certificato di nascita importante che garantisce le mie innegabili nobili origini di gatto Bagascio. Ho magnifi32

ci e intensi occhi blu di taglio orientale, che molti definiscono magnetici, snella e flessuosa mi muovo agitando con grazia la mia lunga coda sottile. Il mio mantello crema corto e setoso cos aderente al mio corpo da sembrare una seconda pelle, calzo eleganti guanti vellutati di color cioccolato e so come attirare le carezze e le gentilezze molto meglio di qualsiasi altra creatura femminile che io conosca. Vivo con un bipede umano da circa tre anni e ne sono innamorata, si chiama Bruno lui adora i miei occhi blu ed io i suoi capelli castano chiaro, buffamente ricciuti, che mi diverto a pettinare facendo su e gi con le mie unghie la mattina, quando io sono sveglia e affamata e lui non si decide ad alzarsi. Passiamo spesso le notti insieme mollemente abbracciati l'uno contro l'altra e adoro svegliarmi leccando e mordicchiando i lobi delle sue orecchie e stiracchiarmi contro il suo fianco conficcando le mie unghie gentili sulla sua pelle, per suscitare quei suoi strani mugolii che mi hanno sempre deliziato . In tutti questi anni ho fatto finta di non notare il suo alito pesante mattutino e vi assicuro che, soprattutto dopo le cene con gli amici a base di salsicce allaglio,
33

veramente difficile anche per me, rimanere impassibile al suo hoooo ci sei anche tu della mattina seguente. Sorvolo anche sulla sua mania di dormire con la maglietta della salute con i buchi regalata da mamma, che ha un vago ma persistente odore di topo morto ed io di topi morti ne so qualche cosa. La domenica Bruno ed io vediamo insieme le partite di calcio, anche se non capisco il senso di quello stupido gioco, me ne sto languidamente sdraiata sulle sue ginocchia e mi godo le sue carezze facendo rumorosamente le fusa. Divido con lui i momenti pi belli della giornata, come la colazione con cereali e latte, lui nella tazza ed io nella bella ciotola di porcellana blu. Qualche volta ceniamo insieme da soli, quanto mi emoziono di fronte alle fette di brasato o al roastbeef della rosticceria che mi mette davanti guardandomi negli occhi! Io, confusa e felice, lo guardo con amore, piego la testa di lato e allungo il collo per strofinarmi contro la sua mano. Mentre si rade mi parla, mi racconta non so cosa esattamente, a me non importa proprio cosa poi dica, in fondo vuole solo essere ascoltato e sono cos felice di sentire sue entusiaste espressioni in quella incompren34

sibile lingua umana quando, per fargli sentire tutto il mio amore, gli salto addosso allegra aggrappandomi con tutte le quattro zampe alla sua schiena nuda. Nella sua vita ci sono molte altre femmine, lho sempre saputo ma, poich sono femmine bipedi umane con le scarpe e senza guanti e unghie ridicolamente dipinte di rosso, non le ho mai considerate delle vere rivali. Minnervosiscono questo s, non per come sono vestite o per il loro odore di fiori, di agrumi, di foglie o che so altro, decisamente pessimo che si portano appresso, ma per il loro modo di camminare leggermente dondolante che attira gli occhi scuri del mio grande amore. Ho sempre pensato che le bipedi femmine con le unghie laccate di rosso, fossero gli esseri meno eleganti nel movimento, ma nonostante tutto lui, il mio amato, ne va matto e quando ne ha una per le mani si di dimentica completamente di me. Le prime volte, a dire la verit, ne ho sofferto molto, ma poi, quando mi sono resa conto che, se mi attivavo, dopo poche ore o giorni il mio adorato si dimenticava di loro tornando da me pi innamorato di prima, beh devo dire che mi sono tranquillizzata. Facendo un censimento di tutte le bipedi femmine che
35

ho visto entrare in questa casa in tre anni, considerando il grado e il genere di attenzioni che il mio benamato dedicava loro, ho realizzato che lui preferisse decisamente le femmine brune con gli occhi scuri, i capelli lunghi, una maggiore tendenza al dondolamento delle altre, con strane ma ben presenti protuberanze tondeggianti anteriori che lui guardava con una espressione rapita. Quasi tutte le altre femmine passate di qui, vestivano calze velate sulle quali, non per dispetto, ma per puro passatempo, infilavo le mie graziose unghie ricurve, tirando dolcemente filo per filo, con mia grande soddisfazione e loro estremo disappunto. Mi sono divertita un mondo a far finire le loro scarpe e quelle ridicole mutande inesistenti che lasciavano incustodite sul pavimento nei posti pi impensati. E che delizia quando una di loro guardandomi diceva con quellespressione sibilante che ho sempre detestato: un gatto! Tesoro, puoi metterlo da qualche parte. Io sono allergica! In quel caso, dopo essere sgattaiolata fuori dallo stanzino delle scope, dove mi relegavano, localizzavo il palt
36

della signora e passavo la serata a rotolarmici sopra con tanto impegno da riuscire a riempirlo di peli in pochi minuti. Tornavo poi in salotto e iniziavo ad assediare la bella ragazza saltandole addosso facendo le fusa e strofinandomi su di lei, miagolando e impastando con le zampe, soprattutto se li vedevo abbracciati. Molte di loro hanno ricordi indimenticabili delle cenette al lume di candela, dove mi attivavo in modo sorprendente. Dopo aver annusato ogni pietanza in cucina, leccato per bene i piatti, bene attenta a farmi vedere dalla stupida femmina bipede, aspettavo che iniziassero a mangiare, quindi, senza preavviso, saltavo sulla tavola rovesciando ogni cosa sopra la malcapitata, stando ben attenta a non macchiare i vestiti del mio grande amore. Ah che soddisfazione sentire le grida isteriche sullabito rovinato, le scuse impacciate del mio Bruno non bastavano mai a quelle strane creature! Le cose si complicavano ancora di pi se vedevo una di loro usurpare il mio posto nel bel letto accanto a Bruno. Aspettavo che iniziassero quelle strane effusioni mugolanti per piombare su una qualsiasi parte scoperta dei loro corpi, anche Bruno si arrabbiava molto in questi
37

casi io lo sapevo gi, non me ne sono mai preoccupata, sapevo che poi mi avrebbe chiuso nello sgabuzzino delle scope, ma da l potevo intonare i miei canti damore pi dolci svegliando tutto il condominio. Ero sicura che il giorno dopo Bruno sarebbe stato un po arrabbiato con me, ma sapevo anche che avrei trovato il modo per farmi perdonare e saremo stati di nuovo noi due soli. Vedete com semplice rimanere lunica femmina che vive con il mio amore in questa bellissima casa

38

Capitolo 5 Simonetta Cestarelli Einstein

Sul tavolo di rovere fiammato del tinello di casa mia, tranquillamente intento a fare toilette, c' Einstein: il mio gatto intelligente. S perch, come per le persone, non tutti i gatti si possono dire intelligenti alla stessa maniera, insomma ce gatto e gatto ed Einstein stato chiamato cos proprio per la sua proverbiale sagacia, il suo indiscutibile acume, e la sua non comune prontezza nel tirarsi fuori dai guai. E arrivato da noi un pomeriggio destate dritto dritto dal retrobottega del mio meccanico in un bel cesto di vimini. Pi che un gattino sembrava un grigiastro covo di pulci, puzzava di grasso e di olio e appena arrivato in cucina si lanciato verso la ciotola dei croccantini rovesciando il bidone della spazzatura, la ciotola dellacqua, infilandosi fra i piedi di mia figlia
39

mandandola gambe per aria. Dopo accurati lavaggi e spulciaggi e un giro dal veterinario che, dopo essere stato morsicato due volte, lha trovato in ottima salute, Einstein diventato un bellissimo batuffolo bianco che ha iniziato a tormentare in modo discreto e continuo la nostra vita familiare. Piccolo e apparentemente indifeso, ha immediatamente preteso di dormire dentro i nostri letti vagando di stanza in stanza, lanciando accorati richiami di aiuto ogni qual volta che, ritrovandosi nel corridoio della zona notte, era incapace di scegliere un giaciglio. Nonostante le lunghe nottate spese in angoscianti pellegrinaggi, nulla impediva al nostro nuovo gattino di svegliarci con giocose quanto agitate scorribande da un letto ad un altro, soffermandosi ogni tanto per affondare i suoi piccoli e aguzzi denti canini e tutti i suoi artigli, nessuno escluso, sugli alluci scoperti o sul naso di qualche mal capitato che alle 6 del mattino magari pensava che fosse ancora tempo di dormire. S, Einstein da sempre un gatto mattiniero anche ora che cresciuto! Magari, certe effusioni movimentate, le fa meno frequentemente, ma sembra che
40

abbia una sveglia incorporata, puntualmente alle sei del mattino, intona il suo inconfondibile canto del risveglio e fino a che non siamo tutti in piedi non la smette di girare per le camere chiamandoci a raccolta. Quando ci vede seduti a fare colazione, ci guarda fisso e punta verso la sua ciotola, ci si siede di fronte e, con un lungo e lamentoso miagolio, annuncia che vuole il latte. A colazione finita, ci guarda con sufficienza, si accomoda sulla spalliera del divano di fronte al camino e ci piazza gi una bella dormita fino allora di pranzo. Il piccolo batuffolo candido si trasformato in un bel gattone dal temperamento discretamente dispotico, del tutto indolente, spudoratamente ladro e approfittatore che non poche volte ci ha messo in situazioni imbarazzanti persino con i vicini. Certo, per lui normale entrare nella cucina della signora Rizzi e portarsi via due chili di baccal messo a bagno nel secchiaio, o arrampicarsi sul pero del vicino, arrivare sul suo tetto e non essere capace di scendere miagolando disperato per un giorno attirando le ire e anche altro di tutto il quartiere. Per Einstein, non ce nulla di male nel passare ore sotto la gabbia del canarino della
41

signora di fianco, e magari mangiarselo pure, o entrare nelle case degli altri, farci un giretto e, se capita, anche un pisolino sul letto lasciando peli dappertutto, per poi fare un gran fracasso perch si vuole uscire. Chiss perch ci affanniamo tanto in scuse, giustificazioni e promesse di risarcimenti vari, siamo noi a non capire, a essere pedanti, che diamine! Einstein semplicemente un gatto Bagascio!

42

Capitolo 6 Rosaria Esposito Il bello dei gatti

Jack non era certo un bel vedere, quando comparve la prima volta come venuto dal nulla, nel vano della piccola finestra che d sul giardino, dove alloggiavano, ormai in pianta stabile, gatti di ogni colore, di varie dimensioni e di tutte le et. Se ne stava in disparte, un po discosto dal branco, che accettava malvolentieri gli sconosciuti, specialmente se in pessimo stato. E questo era proprio il caso di Jack, col suo muso incrostato di vecchio catarro, la coda mozza e locchio sinistro ridotto a una palla grigiastra e tumescente, che gli impediva una chiara visione modificando la realt al punto di farlo avanzar di sghimbescio e finire contro lalbero di limoni, o cascare dalla tettoia dei polli con troppa frequenza. Tuttavia non era vecchio, pur se lo sembrava, anzi a dir il vero pareva ancora un cucciolo, forse appena un po pi del micio, comunque non ancora un gatto.
43

Non so come fosse capitato l, probabilmente avvenne in modo del tutto automatico, come semplice conseguenza del randagismo, o forse attirato da un qualche miagolo notturno pi intenso e prolungato del solito, o dallodore di cibo che, specie destate, si diffondeva sulle onde dellafa fino alle sue acute nari.Comunque sia, ora era l con la sua aria impacciata da estraneo, il suo occhio a palla e il muso spelacchiato. Probabilmente il suo appetito era pi grosso e ardito di lui, perch quando fu lora del pasto non seppe frenarsi, e dopo un paio di stiracchiamenti, uno sbadiglio e una sgranata dellunico occhio utilizzabile, si avvi con passetti malfermi, ma in cui si esprimeva tutta la sua gagliardia di giovane gatto attaccato alla vita, verso i saporiti bocconi. Di sicuro ho impiegato pi tempo io a scriver queste cose, che la furia degli altri gatti nel troncare repentinamente il famelico tentativo di Jack. Fu un immediato scatenarsi di gridi acutissimi, di soffi e un sollevarsi simultaneo di temibili gobbe. Il povero Jack..non ebbe scampo, dovette abbandonare limpresa e scomparire pi in fretta di quanto le sue instabili zampe potessero consentirgli. - I gatti non hanno cuore! - sentenzi il mio vicino Ernesto, che come tutti i vici44

ni di casa si sentiva sempre in dovere di ribattere e contrastare odiano i loro simili, e persino ..i loro stessi figli- fanno solo ci che fanno gli uomini, ma senza lipocrisia- risposi, ma in tono conciliatore. - Non capir mai il tuo amore per loromah! bofonchi ancora qualcosa e usc, il che significa usc di scena, poich in effetti pass dal terrazzo alla camera internaper cui rientr. Con la stessa velocit con cui era sorto, il parapiglia gattesco era cessato, ciascuno torn in s. I gatti, finito il rancio e dopo qualche occhiata circospetta in giro, si accovacciarono ognuno per conto suo, tranne Jack che era scomparso. Scene simili non mi erano nuove, ma Jack rimase a saltellarmi tra i pensieri per un bel po, tanto che gli affibbiai pure il nome Jackin fondo forse non era neanche un nome da gatto, ma qualche sera prima avevano dato in tv lennesima replica di Titanic, e mi venne naturale associare il mio spelacchiato ospite al povero e sventurato protagonista. Dovette trattarsi di uno di quei lampi di genio, o meglio distinto, che non si sa da dove vengono, ma vengono. Dunque, Jack doveva essersi preso un bello spavento per quella masnada indemoniata che in tal modo lo aveva assalito, perch per tutta la settimana a
45

venire non mostr il suo muso intonacato di croste in nessun angolo del giardino, incluso lestremo oriente accuratamente disertato dai gatti , per via di Sacha, linclemente pastore tedesco con antenati russi, il quale aveva stabilito proprio in quellangolo la sua sede di governo. Si trattava di una femmina in procinto di parto, fatto che rendeva la cosa doppiamente intimidatoria per qualsiasi incauto avventore.Non ci pensavo quasi pi, solo, a tratti, mi sorprendevo ad augurargli daver trovato una soluzione adeguata al suo poco agevole caso. Soluzione che, evidentemente, non si era prospettata, poich una mattina me lo ritrovai davanti, pi striminzito e arruffato che mai, al solito posto, lo sguardo perso nel ricordo di quei bocconcini che gli erano sfuggiti, lultima volta. Lo guardai, ma lui non sapeva di me, n della mia relazione col cibo agognato, perci mi ignorava. Se ne stava immobile, locchio circospetto e una serie di silenziosi sbadigli intercalati da sporadiche leccatine di baffisenza sapore. Io, che non so trattenermi dallo sfamare gli affamati quando mi so in possesso di ci che pu dilettargli le viscere, non seppi trattenermi dal tirargli un pezzetto di cibo. Si scatenassero pure le furie gatteschedovevo tentare e
46

le furie non mancarono, e il povero Jack, ancora una volta, se la diede a gambe. Il fatto che Jack era un micio, e ancora non gli era chiaro il suo ruolo n quello degli altriper lui contava una sola cosa: addentare un boccone, in qualsiasi modo e a qualsiasi costo. E la sua costanza, di tanto in tanto, lo premiava. Mentre i suoi simili si azzuffavano, a causa sua, lui ingollava ogni bocconcino che gli capitava a tiro, ma.a un certo punto, cera sempre uno dei gatti che ricordava lorigine di tale trambusto, cio :Jack! A questo punto non cera pi nulla da fare, bisognava che se la desse a gambe. Si and avanti cos per tutta lestate, e poi, lautunno, e poiarriv linverno. E fu linverno a cambiare Jacknel mio gatto Babuscio. Jack, a forza del suo zelante spiluccare era diventato un bel gatto, con una bella pelliccia lucente e folta, senza traccia di spelacchiature, un musetto arrotondato dalle proteine e da cui erano sparite le croste, persino il vecchio occhio tumefatto aveva ridimensionato il suo insano turgore, e ora si muoveva con agilit tutta felina come uno che conosce il pericolo, e lo guarda maestosamente in faccia. Talvolta riusciva persino a stiracchiarsi prima dandarsene, e lo faceva guardando con aria di sfida il nemi47

co, il quale, a sua volta, si divideva in due fazioni : quelli che, a tale vista, si giravano sdegnati dallaltra parte, e quelli che non sapevano trattenersi dal rizzare il pelo e partire in quarta. Jack conosceva a memoria tutto landazzo, e non si spauriva pi di niente, tuttavia sapeva bene quando doveva farla finita. Senza possibilit dappello! Si trattava del doveroso tributo da pagare alla gang del quartiere, e lui ci teneva troppo al suo rancio per infischiarsene. Sera stabilito, cos, tra le parti, una specie di tacito accordo, che lungi dallessere tale, tuttavia consentiva a ciascuno uno svolgersi relativamente pacifico delle proprie abitudini. Ormai, Jack associava le mie sembianze alle cibarie che regolavano la sua sussistenza, perci, in tutta onest e senza presunzioneio ero la sua sussistenza. Questo, se da un lato mi punzecchiava lorgoglio, dall altro mi intrappolava tutte le facolt, a partire dal libero arbitrio. Jack dipendeva da me. Io dipendevo dalla sua dipendenza. Non so se il circolo iniziasse e finisse tra noi, ma ha ben poca importanza. Eravamo lui ed io, con in mezzo la zuppa, che ci legava lun laltro. Qualcuno ha detto che il bello dei gatti che sono animali indipendenti, autonomi e padroni di s.
48

Io dico che il bello dei gatti la capacit di far smarrire, al disgraziato che se ne occupa, lindipendenza, lautonomia e la padronanza di s. Per farla breve e dirla in parole pi che povere, il gatto quellanimale tomo tomo cacchio cacchio, che raggiunge la sua piena realizzazione tramite laltrui annichilimento.Il tutto viene fatto con antichissime e collaudate tecniche a base di passi felpati, sguardi innocenti e vocalizzi pietosi. Nella maggior parte dei casiFunziona a meraviglia; se no si passa ai contorcimenti sdolcinati e a languide strizzatine docchi. E allora fatta. La conquista totale e imperitura.E fu cos che Jack venne ad aggiungersi alla nostra gattesca famiglia, gi peraltro numerosa. Fu per questo, e per tanti altri subdoli e spudorati motivi che la mia mente bestiofila seppe escogitare come il fatto che ormai incombeva linverno, che forse le migliorie cos duramente e tenacemente conquistate sarebbero andate perdute, perch Jack avrebbe potuto non resistere, sarebbe potuto ammalarsi, sarebbe, forse, potuto morire Insomma tante e tante di quelle pignolerie catastrofiste mi balzarono in mente che alla fine dovetti ammettere che se lo avessi lasciato alle intemperie invernali, avrei potuto non per49

donarmelo giammai! E cos, adesso qui. Proprio qui, tra me e il foglio che fortunatamente virtuale, e che non corre rischio desser cincischiato dalle sue unghie, che pure lo vorrebbero. Sta qui, con i suoi otto chili di decennale casalinghitudine, con le sue occhiate sornione, con la sua faccia da finto tonto che inutilmente cerchi di fregare, con il suo ronfo sordo e ritmato che induce al sonno e alle coccole, coi suoi sbadigli a tutta fauce, presagi di voglie mangerecce, con la sua improvvisa smania di trastulli e con tante altre cose ancoraEd ancora qui con mea dispetto di tutte le malefattedi tutte le scorribande da ex selvaticole ruberieil frigorifero spalancato nel cuor della nottei maglioni pieni di pelii tappeti scorticatii battibecchi per salvaguardare la sua incolumitUna volta s pure beccato una martellata, cos di sghimbescio, che lo sfior appena ma che lasci il suo sguardo a lungo interdetto. Specie quando incontrava il suo fustigatore, Ernesto il terribile, che continuava a ripetere : non hanno cuore i gattiche il diavolo se li porti!Jack aveva un autentico terrore delle di lui sembianze, tanto che appena ne intravedeva le fattezze o uduiva il suono della sua voce stentorea, o ne avverti50

va, a mezzo del fiuto gattesco, lodore, ecco che passava immediatamente allallarme rosso. Orecchie dritte, occhi a tutto tondo con pupille dilatate, posizione di difesa e insieme dattacco, come solo i gatti sanno approntare, espressione tesa, attenta, vigile, da massima allerta, appunto. Senti Jack dissi un giorno in cui quellanima persa mi aveva particolarmente seccata coi suoi motteggi anti felini dobbiamo dargli una lezione. Dobbiamo assolutamente dargliela, capito? Non so cosa intendessi veramente, e non so cosa lui avesse inteso, ma vidi Jack strizzarmi locchio con fare tranquillo e saggio, come per dire: ogni cosa a suo tempoDopodich di distese a ronfare. Forse davvero i gatti hanno in s qualcosa di magico, di enigmatico, di estremamente misterioso. Sembra sempre che la sappiano pi lunga di noi, almeno su certe questioni. E non fanno mai nulla che non abbia un motivo. Ogni gesto, ogni occhiata, ogni impresa ha uno scopo. In caso contrario, il gatto adulto preferisce sonnecchiare avvolto su se stesso, se inverno, o lungo sdraiato se estate, ed il suo modo, davvero invidiabile, di sottrarsi alle noie. Dunque, ero ormai sicura che Jack sapesse qualche cosa che io non sapevo, ma che presto scoprii. E con
51

immensa gioia. Una mattina, mentre assaporavo un raro attimo di sosta domenicale alla finestra, i miei occhi videro ci che mai avrebbero osato sperare e di cui non potevano n volevano capacitarsi : un provvidenziale animaletto grigio, dal musetto a punta, le orecchie dritte, la coda sottile come uno spago, si trastullava indisturbato sul davanzale della finestra di Ernesto. Fece un paio di giri, annus qua e l, e dopo una rapida occhiata in giro sgattaiol lesto lesto allinterno, infilandosi tra la piccola crepa che il tempo aveva scavato tra il muro e lintelaiatura della finestra, perch offrisse riparo ai reietti della sua specie. Eh, gi, la natura sa sempre quel che fa. Se quelle creature esistono vuol dire che a qualcosa serviranno, e se serviranno vuol dire che giusto preoccuparsi di loro, e se nessuno se ne preoccupa lo far la natura, direttamente. E con gran successo. Non si vorr certo negare la loro straordinaria prolificit e capacit di resistenza ad ogni genere di attacco. Uno schifoso sorcio, mi si dir. Un provvidenziale sorcio, dir io. Perch Ernesto, uomo grande e grosso, spavaldo e burbero, era afflitto da una autentica sorcio fobia. Ecco perch Jack se ne stava sempre l, accovacciato e guardingo, con lo sguardo
52

fuori dalle orbite e della finestra, ecco perch mi sembrava distratto e assente, e mi capitava di doverlo cercare dappertutto prima di scoprirlo, ingobbito e tremolante con la coda che oscillava come un pendolo, pronto a guizzareper dove? Ecco perch, anche dinverno, preferiva la finestra alla calda copertina accanto alla stufa. Era il suo posto dosservazione. La sua torre di controllo del traffico sorciaiolo. E io che lo credevo ammalato. Magari solo di nostalgia, ma ammalato. In fondo si trattava sempre di un trovatello, un gatto di strada, e la vita di strada con tutte le sue piaghe pu ragionevolmente produrre una sorta di dolce malinconia nei suoi reduci. Invece Jack non aveva di questi crucci, era un gatto assennato. Giudicava la vita di strada molto meno affascinante del maglione dangora nellarmadio, dellangolo delle mie gambe nel letto e della ciotola colma e fragrante. Lui era solo preso da una irrefrenabile smania venatoria, quella s mai dimenticata. E pazienza se la preda aveva scelto di annidarsi proprio nella casa di Ernesto, il suo peggior nemico. Ormai sul davanzale ci dormiva pure, era in stato di massima allerta. Lunica cosa che Jack non riusciva ancora a concepire, era il dilemma di come riuscire ad arrivare
53

fin l. Non sarebbe mai saltato dalla finestra col rischio di rompersi il collo, n sapeva dellesistenza di una rampa di lancio tra la nostra casa e quella che il sorcio aveva adibito a dimora. Ma io, s, ed aspettavo che la faccia stravolta di Ernesto facesse il resto. Aspettavamo entrambi, io e Jack, con uguale pazienza ma diverso interesse. Avevamo entrambi un unico dubbio : liberarci del sorcio, o liberarci di Ernesto? Io optavo per Ernesto, lui per il sorcio, senza possibilit di appello. Cos quando, ridotto sullorlo della disperazione dalla scoperta del topo, Ernesto varc pure la soglia del ridicolo affaccendato in mille incredibili scuse per far entrare il gatto in casa, senza darne limpressione, potemmo gustare il dolce sapore della vittoria. Opposi tutte le mie forze, ricorsi a tutte le mie risorse di selvatichezza remota, per non cadere nella tentazione dell aiutiamoci luno con laltro. Fui una vera peste. Inventai, per Jack, situazioni al limite del paradosso. sta male, vomita dappertuttoha preso la cachessia da vecchiaia, oh! Una incontinentissima incontinenza!... scappato di casasi imbestialito, dovr farlo rinchiudere e finii con lapocalittica scena di Jack che, preso da demenza gattile per linspiegabile fatto desser fini54

to in una casa sconosciuta, si dava alla sgraffiatura incontrollata della suddettaTuttavia, la cara bestiola per la quale ci coprivamo a vicenda di bugie e di vergogna, quella che avevo adottata strappandola a viva forza dalle grinfie della miseria, e alla cui ribalderia mero a tal punto affezionata, non pareva dar molto peso alla cosa, nel senso che se ne fregava delle mie fatiche disquisitorie, passava sopra i cavillosi pretesti, sgattaiolava sotto le sudate scappatoie. Alla fine mi guardava pure in tralice coi suoi occhi da cattus philosophus, iridescenti e alteri. Quelli erano i momenti che gli avtrei tirato un calcio! Traditore! Non avevamo concordato di dargli una lezione, a Ernesto? Bel modo di mantenere le alleanze! Non potrei fidarmi di te neanche se giurassi su tutti i sorci del mondo. Ma tu guarda continuavo, presa da irrefrenabile impulso gatticida che tipo! Aveva ragione mia nonna : il gatto infido, infingardo e traditore, diceva e io aggiungo: corrompe prima la mente e poi il cuore! Con quelle sue mossettine felpate, le occhiate strategiche, il suo fare meditabondo e struggente.. un patetico, uno stratega del lisciami pure il pelo che ti prendo lanima.Cos che quando credi daverlo in pugno, e il tuo cervello infa55

tuato lo ha trasformato nelloggetto delle tue pi segrete cure, proprio quando sei convinto che un amico pi pacioccone di cos non pu ragionevolmente trovarsi su questa terra, allinfuori di lui medesimo, ecco che ti spiattella il suo screanzato non me ne frega un baffo dei miei delle tue credenze, dei tuoi patti e delle tue alleanzee poi, manco me li ricordoquando te ne ho parlato? Questa lessenza del gatto. La quintessenza della strafottenza. Un nucleo di malacreanza ricoperto di peli. Con una faccia da schiaffi. Si pu sapere che hai? facevo - bestia fedifraga e voltagabbana.. apostata del duo gatto e padrone..gatto senza stivaliPer tutta risposta si girava dallaltra parte mostrandomi il dosso della schiena e i panciuti fianchi dove il pelo, folto e lanuginoso, si apriva in piccoli vortici di colore pi chiaro. Il furfante lo sa che non avrei cuore per colpirlo alle spalle. Sa anche che quei piccoli vortici hanno il potere di atteggiarmi la mano in una morbida carezza. Ma, soprattutto, sa che le mie sono solo parole. Io, per, continuavo imperterrita la mia solitaria battaglia contro linsopportabile Ernesto e le scostumatezze del mio gatto no, non avrei mai concesso a Ernesto di servirsi del mio gatto senza sconfessare una per una le
56

sue maldicenze, n avrei permesso a Jack di rendergli tale servigio senza la mia approvazione.Dovettero proprio a uno di questi momenti, il realizzarsi repentino e inatteso dei loro propositi. Jack, approfittando di uno dei nostri battibecchi, sgattaiol lestamente tra le maglie dei nostri dissennati diverbi, e raggiunse la sua meta, vale a dire la casa di Ernesto, dove un sorcio che si credeva furbo avrebbe avuto il suo daffare con un gatto che si credeva assai lungimirante. Ma erano solo un sorcio e un gatto. Come migliaia di altri sorci e di altri gatti. Non so quanto dur. Sicuramente pi di un giorno, e certamente meno di due. Dalla battaglia usc vittorioso Jack, che mi si present pi arrogante e immodesto che mai, un autentico pallone gonfiato che si leccava i baffi. Il peggio che fu accompagnato da Ernesto il quale, candido e sincero come una volpe in agguato, mi salut dicendo : sai qual il bello dei gatti? No! risposi- e chiusi la porta.

57

Capitolo 7 Romeo Raja Arci.

La mamma lo sapeva, non sfugge mai niente a una mamma. Comunque era inequivocabile quel ripetuto accanirsi sul pisello del pap al posto di succhiare le mammelle di mamma, quando era ora di pappa. Non ne usciva niente, o almeno, niente di buono, rimase piccolino rispetto a tutti gli altri fratelli. Il pap che si rifiutava di credere che la sua virulenza ormonale avesse avuto questo disguido, lo accett solamente pensandolo cieco. Bagascio cresceva, tutto sembrava apparentemente normale, del resto fin che non gli si alza la coda, un gatto un gatto. Ci sono persone che ci mettono tanto impegno e parecchi minuti prima di decidersi, a questo data la presenza di gatti con la coda particolarmente pronunciata. Cresceva dunque, arriv quel fatidico giorno dove un padre prende i suoi figli e li porta
58

a insegnargli la vita. Radunati i cuccioli, divisi in maschi e femmine, bagascio in mezzo, dopo qualche raccomandazione verbale li port a caccia di topi. Il padre fiero davanti e tutti i gattini gi agguerriti dietro, attraversando un campo bagascio si perse inseguendo delle farfalle e provando a volare come loro, campo di grano e papaveri, torn quando era gi notte, fatto come una biscia, con ancora qualche petalo tra i baffi. Pazienza disse la mamma allo sguardo scoraggiato del padre. La mamma, la mamma lo copriva sempre, ogni tanto lo arruffava apposta per fare vedere al babbo che aveva lottato, si limitava soltanto a qualche sgridata ogni tanto: e abbassa quella coda bagascio, niente di pi e niente di meno. Lo scoprirono un giorno davanti uno specchio che si tirava la frangetta in gi, poi in su, e poi nuovamente in gi. Pass anche quel giorno. La certezza arriv un giorno dinizio primavera, la cucciolata era ormai grande e indipendente, non avevano orari e tutti una loro particolarit, tranne una, erano in calore. Le femmine rintanate nei luoghi pi nascosti e i maschi sopra il muretto del cortile a guardare il piano sopra dove abitava una splendida bagasciona. Venivano gattoni anche da altre parti, tutti l schierati sul muretto
59

a testa in su, belli, grassi grigi e rossi, compreso uno spelacchiato e brutto, magro e pure mozzato in varie parti del corpo, che aveva una voce per, tra la sirena del dopolavoro del cantiere e un trapano che sforza. Era il capo, si vedeva, aveva il posto migliore e bastava uno sguardo per zittire tutti gli altri, che, anche se intimoriti comunque, continuavano a guardare il balcone della miciotta. Un coro di bagasci che guardavano tutti in una direzione, tranne uno, lui, che sotto il muretto, pochi passi prima, incurante della gattona, aveva lo sguardo fisso e languido verso lo spelacchiotto. Testa leggermente inclinata in segno di ammirazione, non si perdeva nemmeno il minimo movimento di un muscolo di spelacchiotto, che da tanto impegno ci metteva ormai da due settimane, era ridotto a un chiodo. Bagascio, che pure era dolcissimo e di una sensibilit rara, capito tutto, aveva preso labitudine di andarlo a guardare con un pezzetto della sua cena, rigorosamente il pezzo pi buono. Dopo qualche giorno spelacchiotto si accorse di questi occhi puntati su di lui, da prima leggermente infastidito, poi, avvistato il bocconcino, opt per la versione dellammiratore. Finito il concerto scendeva e si avvicinava a bagascio, comin60

ciava sempre cos: e si ragazzo, con le donne bisogna saperci fare sai, non facile, vedi tutti questi mozzi? per colpa loro ma. Ma, se mi ascolterai vedrai che tinsegner tutti i trucchi e diventerai un killer come me. Bagascio lo ascoltava, non capiva una mazza di quello che diceva, ma gli bastava essere l con lui, lui che gli parlava e lui che mangiava il boccone che gli aveva portato. Una sera cerc di baciarlo, per questo che ha un orecchio che non riesce pi a piegare. Lamore cosa non fa. Lamore per i figli poi incondizionato. Mamma e pap che avevano visto tutta la scena, si cercarono con gli occhi e poi si abbracciarono stretti stretti, guardarono con tenerezza bagascio che si ritirava in casa sconsolato. La mamma corse da lui, ma un attimo prima pap le mise una zampa sul collo, si avvicin allorecchio e gli miagol: Cara ti amo, sono con te, siamo vicini e ti sono vicino, ma lo chiamiamo Arci?

61

Capitolo 8 Francesco Salamone La stiva e il mio ritratto

Riuscivo a sentire il rumore dell'acqua infrangersi sulla chiglia della nave, mentre rimasto chiuso in cambusa inseguivo quella famigliola dei topi di fogna, venuti gi direttamente dagli scarichi della citt. Una famiglia numerosa, grassa, talmente in salute che quella mia (di salute) compensava tutti i desideri che il buio, la solitudine e la periodica fame della stiva riusciva a tollerare. Neppure i formaggi mi incuriosivano e gli insaccati maturavano velocemente alle carezze umide di un ambiente dal quale mi difendevo molestando un cesto di panni, di quelli che i mar si trascinano in coperta per gli usi dei nocchieri. Vi chiederete come mai sia finito qui dentro? Qualcuno potrebbe suggerirmi di essere scappato dalla gabbia di un'anziana passeggera impegnata pi a rim62

proverare un facchino per le valigie maltrattate che non a ritenere sufficienti per me le ore di abbandono fra le sbarre e fra i tormenti della fame e della sete, per non ritagliarmi l'occasione di una silente fuga. Qualcuno potrebbe suggerirmi che le mie languide soste sulla battigia hanno riconosciuto nel profilo barbuto e un poco antico del trinchetto-cambusiere una via pi comoda e succulenta per godere delle bont della sua cucina. Qualche altro non si sorprenderebbe se giocando con le manichette per le provviste di acqua io mi sia talmente arrotolato nel gioco che a noi gatti infiamma di pi e per questo motivo sia finito su in coperta e non trovando complicit in nessuno degli altezzosi passeggeri mi sia trovato, solo!, la via migliore per raggiungere i profumi di questa cambusa. Oppure? Oppure potrei dirvi io che altro non sono che un gatto ormai maturo, che ho vissuto tanti anni sul molo di questo umido porto, che ho cresciuto tanti micetti che oggi dormono sornioni evitando l'incauto scontro con l'andirivieni frenetico dei naviganti, uomini del mare che pure amo e coi quali ho ambito il viaggio di questa mia
63

ultima traversata, che mi lascer dormire in un posto lontano da dove ho vissuto, ma felice nonostante tutto e pieno di me e del mio istinto felino, del mio appetito godereccio e della sorpresa di chi all'ora prevista aprir la stiva e scoprir nel profilo tranquillo del mio ultimo viaggio che in fondo non ho sporcato nulla, che non ho toccato gli alimenti importanti e che, anzi!, ho dato la caccia a quei luridi, grigi e ombrosi ratti ..... E' vero!, noi gatti si passa per egoisti e opportunisti per l'animo umano che ci ha carezzato in tanti momenti sa che non abbiamo nulla da invidiare al sentimento vero della compagnia e dell'amicizia.

64

Capitolo 9 ROMEO RAJA Nun me rompete.

Come lo guardi, guardi, dove si trova, si trova e qualunque cosa faccia, sembra abbia dipinto sul muso questa frase. Lui Gatto Bagascio, il mio gatto. In verit potrebbe essere che dica anche: Nun me scass u cazz, oppure: Andatavene a fan Ma la leggenda metropolitana degli Aristogatti, che ne so mi porta a pensarlo romano, forse proprio e solo quellaria pacifica e annoiata, perch ci provai a fargli suonare uno strumento, il piano, il contrabbasso, in un delirio autolesionistico persino la batteria, ma Lui, niente. Non romano, ma mi piace pensarlo cos nun me rompete, me rimbarzate. DRIINNN suonano alla porta, scusate. -Tu brutta faccia da. SCENDIIIIII da quel divano, muoviti, forza, che ne occupi met con quella panza,
65

sparisci per tutta la serata, non farti vedere fino a domattina. - Martina, sei bellissima, entra dai - Bellissima un cazzo, ti ho sentito sai, chi che ha la panza? Ma ti sei visto la tua, bifolco? - Ma nooooo Marty - M.A.R.T.I.N.A - Ok ok, Martina, parlavo con il gatto - Quale gatto? Non sapevo tu avessi un gatto? Ti ho detto vero che sono allergica ai gatti? Vero? - Emm..si. Si si mi ricordo, che appena mancato povera bestiola e ancora mi sembra di sentirlo per casa, Bagascio. - A chi? - A chi che cosa? - A chi... bagascia? - Noooo non bagasciaBagascio. Era il suo nome, il gatto, quello morto, il gatto che non c pi. -Ma a quale scemo pu venire in mente di chiamare un gatto Bagascio? - La mia fidanzata, cio... la mia ex fidanzata, stata lei a darle quel nome, diceva che ci somigliavamo, in effetti, poi stato un casino, quando lo chiamava,
66

rispondevo anchio. - Vuoi stare in piedi qui fuori a parlare di gatti oppure entri? -Entro, ma sappi che la serata partita molto molto male. - Sapr farmi perdonare, dai pure a me il cappotto, vieni entra. - Bella casa, calda, accogliente, hai una finestra aperta? Ho visto muoversi le tende - Accomodati cara, chiudo la finestra e sono da te. (Brutta testa di didi gatto rompicoglioni, che cosa ti avevo detto, non muoverti dalla camera anzi, no, dal bagno, meglio il bagno non si sa mai, fila dentro e non muoverti di l) -Dicevi? Non ti ho sentito, che hai detto? -Niente, chiedevo cosa vuoi da bere, mettiti comoda arrivo. -Per me va bene tutto, quello che bevi tu. -Allora, apro questo rosso, temperatura ambiente, corposo, scuro come i tuoi capelli, retrogusto fruttato. Amo i retrogusti sai, amo scoprirli, sentirli sul palato, indovinarli. - Piscio di gatto
67

-Cosa?????? -Io sento un retrogusto di piscio di gatto ( non avr pisciato sui bicchieri quella testa di...per farmi un dispetto) -Whisky, ho voglia di whisky, tu no? Troppo caldo per un rosso, ho sbagliato, lho levato troppo presto, caldo, troppo caldo, un piscio. Ghiaccio? -Si grazie. Davvero sai, gran bella casa, non sembra quella di un single disordinato e arruffone come te, c gusto, c. Un tappeto che si muove!!! Quello l, guarda. -Ma nooo cara, quello non un tappeto, quel robottino che aspira la polvere, per questo che vedi pulito, il nuovo modello in pelo versione de lux, che fa anche da zerbino. -Ma sei scemo? Che minchiate spari? Ma quanto hai bevuto prima che arrivassi. Nervoso? Emozionato? -Emozionato, non sai quanto ho aspettato questo momento e ora qui, qui, qui, quiiiiiiiiiii -L, adesso li, passato di l ed andato dietro quel mobile. -Eh????? -Il coso lil robottino de lux in pelo, dietro quel
68

mobile. -Lascia stare il robottino, lui lavora, noi possiamo rilassarci, parlare, dimmidimmi dove sei stata fino ad ora? -Lascia stare queste stronzate che non ci crede pi nessuno, avvicinati, baciami. -Giusto lasciamo stare le stronzate Martina ( non che mi sia costata poco questa figura di merda, ma mentre la bacio, mi sono gi dimenticato tutto, il mio pensiero sono le mani. Dove le metto, dove posso spingermi a metterle. Certo che se mi ha detto: baciami... non sar mica sorpresa se comincio a ) -Non hai mangiato? -Si che ho mangiato, perch? -Perch sento il tuo stomaco brontolarsi, non senti questo rrrrrrrrrrrrrrrrrrr rrrrrrr anche tu? -Si lo sento, sono le vongole, lo sapevo che non dovevo mangiare le vongole, mi fanno sempre questo effetto le vongole ( guardo senza farmi accorgere dietro il divano, l Bagascio li, l che fa le fusa e mi guarda ) -Cristo santoooooo -Non fa niente amore, non fa niente, non arrabbiarti non
69

niente -Hai detto amore, vero? -Si amore. Ho detto amore -Ma non era partita piuttosto male la serata?v -Stupido vieni qua, ti vuoi decidere o no a usare queste mani, o inizio io.umm caspitaaaaaa, dove hai detto che la camera da letto? (Stupendo, fantastico, un sogno Un sogno un cazzoooo, per andarci dobbiamo passare dietro il divano e quel pirla li, se lo vede salta tutto) -Vieni cara, chiudi gli occhi, ti guido io - Perch? - E una sorpresa, chiudi gli occhi fidati, ti guido io. Aprili solo quando te lo dico ( Si alza, la cingo sui fianchi e la guido verso la camera, che profumo ragazzi, poi deve essere che palpita forte e si diffonde come un Gled, eccolo l il delinquente, proprio se ne fotte, si stira la bestia , si rotola...cazzo si alzato. La fermo e le do un bacio spietato sussurrandogli di tenere gli occhi chiusi ancora un po. Ok se n andato, riprendo a guidarla e arrivo sulla porta. Prima che lei apra gli occhi, mi accerto dove sia il Bagascio; perfetto si messo sul divano, nella sua posi70

zione preferita, l di solito ronfa per delle ore senza rompere fin quando va a bere.bere bere bere.Gli ho messo lacqua? Ho messo lacqua? Ho mess....machissenefreggggaaaaaamore ) -Amore, adesso puoi aprire. -Finalmenteche camera deliziosa, che specchio. E qual la sorpresa? -La sorpresa vero il letto!!!! -Il letto? -Il letto s, hai visto il letto? -Certo che sei un tipo strano tu, chiss se sei strano sempreeh... (Salto questo pezzo perch non credo, di essere molto in forma, poi Bagascio buono sul divano senza muoversi e questa la sua storia) -Amore non so come tu faccia a sfiorarmi cos piano con il tuo piede ma bellissimo, continua ti prego. ( E' lui, dio mio lui. Si infilato sotto le coperte ed LUIIIII .) -Lho imparato in Tibet, questione di concentrazione spirituale sensoriale temporale. -Uaooooo -A volte pensa, riesci a farlo persino mentre non ci sei.
71

-Hehehe si certo mentre non ci sei -Guarda, io adesso mi alzo e vado in bagno, tu dimmi se lo senti ancora. (Mi alzo con la pi grande disinvoltura del mondo senza guardare la sua faccia, ma non resisto, appena in bagno la spio lasciando leggermente aperta la porta. E immobile come paralizzata, guarda la gobbetta delle coperte vicino alle sue cosce, impietrita, occhi sbarrati mani aperte sopra il letto. Ecco si muove, cerca di parlare ma non si sente nulla, ecco prende coraggio. Afferra un lembo del lenzuolo ecco) -HAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA (apro la doccia, calda, dolce, shampoo . Accappatoio, bianco, rigorosamente bianco, fooooooonn. Esco, non c pi nessuno.) -Ciao. (Il letto ancora caldo, minfilo sotto e spengo)

72

Capitolo 10 Roberta de Jorio Lara

Lara camminava nervosa su e gi per la stanza, nonostante i suoi piccoli acciacchi che le facevano presagire momenti difficili... Aspettava con ansia l'arrivo di una cara amica che aveva conosciuto molto tempo prima e di cui ricordava solo dei meravigliosi occhi verdi. Ormai, data la sua veneranda et, si accontentava di poche cose che la facevano sempre vibrare di gioia: un buon pasto, la luce dalla finestra, seguire curiosa il volo degli uccellini, e divertirsi ad immaginare cosa si potesse nascondere dietro il movimento delle foglie che si intravedeva in giardino... Anche oggi la vita era stata benevola con lei.... Avere le carezze dei suoi cari e sentirli felici accanto le era impagabile, lei che sempre sentiva profondamente l'amore avvolgerla e nutrirla..Poi, con l'arrivo dellami73

ca, tutto sarebbe stato speciale...Temeva solo che la visita del medico non avesse fatto preoccupare troppo Andrea, il piccolo di casa che le era tanto affezionato.." Ma su, via, via, che brutti pensieri" - si disse... Con fare veloce, scelse la poltrona pi comoda per andare a riposarsi ed attendere con ansia la dolce sorpresa. Ma quel veloce pensiero, la paura di una eventuale malattia, si instaur in lei. Inizi improvvisamente a ripensare a quando era piccina, ai giochi, alle corse, alla sua infanzia sempre felice, a quando dovette allontanarsi dalla madre per percorrere strade nuove, e a tutti gli amici che l'avevano amata. Era rimasta una signorina, si vociferava per il suo brutto carattere, ma lei non se ne fece mai una pena.. Era gioiosa e soddisfatta cos...Non si accorse neppure che stava arrivando sera quando, all'improvviso, sent correre sulle scale la sua giovane amica... Eccola, gliela avevano portata e forse, chiss, sarebbe rimasta a vivere con lei... La porta spalancata le fece scorgere subito le lunghe ciglia e quel modo di esprimersi che tanto ricordava. Sperava tanto che postesse rimanere con lei con la
74

quale avrebbe condiviso volentieri le sue giornate. Andrea le accost quegli occhioni verdi e...silenziosamente si avviarono sul divano, felici di rincontrarsi all'unisono,.... iniziarono a fare le fusa.......

75

Capitolo 11 Rosaria Esposito Si fa presto a dire miaoooo

Aaahhhhuhhhhmmmche buon profumino! Qual succulento risveglioquali dolci promesse..per un pancino vuoto..! eh, s, ormai vuoto..e brontola! Eh, s che un po scomodo lasciar la poltroncina..il sof, come dice il mio padrone..la dormeuse come dice quellazzeccagarbugli del suo cugino filosofo oh..sapeste, una peste, ma una pestesempre con la puzza sotto il naso! Il mio padrone, ( devo chiamarlo cos, ma io, beninteso, non ho padroni) a volte, lo invita a cenapsstt..perch il tipo uno pieno di patacche ma spero proprio che non sia questa la seraperch sento odor di salsicce arrosto, e se quel tipastro viene qua..se le pappa tutte, e iochiuso a chiave nel cesso di servizio..pfui.. Che tipo! Questi umani, quanto so strani.. e puzzo, e
76

perdo il peloeemeno male che il mio padrone, dopo, mi stravizia di coccole.. e mi fa ficcare nel letto, e fa finta di non vedermi quando mi accoccolo nellarmadio, sul maglioncino di cachemire.. eehh.. lho conquistato..sono uno che ci sa fareci vuole arte! E io, ce lho! Aahh..scusate, non mi sono presentato: mi chiamo Babuscio, il gatto dal lungo piluscio! Sono qua, a scrivere le mie venerande memorie visto che al mio padrone hanno suggerito di scriver storie gattesche.. ma, dico iocome si fa? Che pu saperne mai, un umano, della nostra venerabile felina stirpe? Magari dir se gli gira dritto, che sono un coccolone, ma lui che mi strapazza se non ha di meglio da fare che mi struscio ai suoi piedi, quando torna ma perch ho fame, porca sorcia che gli do calore, e vorrei vedereha i piedi gelati! E se, invece, si mettesse a ciarlar di me quando ha la luna di traverso perch la sua micettaumana gliele ha cantate e suonate di brutto..come fa spesso? Che dir di meche sono infido, infingardo e traditore..? che gli frego il pesce dal frigo (bella questa! frego frigo frigo frego, sto diventando bravo!) che gli
77

ho spappolato la poltroncina da pc? Che gli ho pisciato il tappeto? No, non posso rischiare che la nobile, vetusta e venerabile felina stirpe sia ignobilmente narratae trattata a m diun piscia sotto scorticatore e mariuolo no! ma, adesso, scusatemi sento lineffabile odorino che mi perfora il nasino, sempre pi invitantesento lo sfrigloloahummmm.le salsicce.

78

Capitolo 12 Daniela Spampatti Il guardiano .Matisse

Sembrava un giorno come tanti, aprii la porta della camera ancora assonnata e lui, il mio possente Matisse, era l seduto davanti a me, che mi aspettava pazientemente. Si alz di buona lena e inizi a fregarsi contro le mie gambe, part con le sue rumorose fusa (mi ricordano un piccolo trattorino...) miagolava insistentemente e mi fece capire che dovevo seguirlo. Saltellava allegramente davanti ai miei passi, rischiando di farmi inciampare pi volte. Mi port davanti alla soglia dingresso, smise di fare le fusa, il suo sguardo divent sempre pi attento e si accucci per guardare sotto, nella fessura tra la porta e il pavimento. Mi passarono per la testa 100 cose che potevano giustificare il suo comportamento, ma bisognava capire delle
79

100, qualera. Tentennai qualche minuto perch un certo timore si insinu nei miei pensieri, sicuramente il mio gatto Bagascio vedeva qualcosa sotto o dietro luscio! Mi sdraiai sul pavimento accanto a lui per guardare sotto, io non vedevo nulla! Matisse non si mosse di 1 cm, sempre con gli occhi fissi l. Allora presi coraggio, mi alzai e aprii la porta. Da bravo gatto Bagascio fece un balzo e usc sul pianerottolo con la coda gonfia e il pelo irto sulla schiena, sembrava dovesse affrontare chiss quale nemico, ma nullaapparentemente non cera nulla. Iniziai a credere che nonostante la sua giovane et (4 anni) soffrisse di allucinazioni o che, forse, si stava prendendo gioco di me! Presi Matisse e lo riportai in casa; lui agitato si posizion di nuovo a guardia davanti la porta e a quel punto pensai fosse impazzito! Mezzora pi tardi mi suonarono al citofono e mi dissero che in fondo alle nostre scale (abitiamo in una cascina di campagna) i vicini avevano trovato una vipera, ma, tranquilla, potevo stare tranquilla, perch lave80

vano gi allontanata. In quel momento ho guardato il mio bellissimo Matisse e lui ha alzato i suoi occhioni gialli e attenti verso di me. Ero terrorizzata! Probabilmente Matisse, vista la vipera doveva aver creduto fosse solo una grande lucertola, magari da prendere e portare in casa per fargli fare quattro salti! Fortunatamente non successo nulla. - Vieni Matisse....eccolo, in braccio in un sol balzo. Un minuto di coccole, ma....era impaziente di ritornare a fare la guardia. Balzo Bagascio e via!...di nuovo davanti alla porta. Vi rimasto fino a tardo pomeriggio. Poi al calar del sole, ha ceduto per il comodo divano.

81

Capitolo 13 Roberta de Jorio Il Grande Rosso

Stavano in macchina da ormai molto tempo, e nessuno degli "ospiti si era ancora chiesto quale sarebbe stata la loro meta, ma, si sa, i piccoli sono sempre distratti e hanno sempre molte cose per la testa. A loro piaceva quella sensazione di leggero vibrare che provocava il furgoncino e, nonostante qualche piccola paura , se la cavavano sognando quell'unico prato verde che da poco avevano visitato, prima di salire sulla quella strana "navicella". Solo un ospite pi attento e forse un po nervoso , il Grande Rosso, cos lo chiamavano, faceva roteare lo sguardo alla ricerca di uno spiraglio, tra la porta davanti e quella di dietro, aiutandosi con l'olfatto per "sentire" qualcosa che avesse dei ricordi. Fuori cadevano delle gocciolone di pioggia e delle folate di vento facevano quasi sbandare il mezzo.
82

Saranno stati in dieci, forse quindici, tutti vispi e giovani, con il pelo bellissimo, chi striato, chi dorato, chi tutto grigio...ancora pieni di speranze e desiderosi di correre nel prato appena conosciuto, ma ormai rimasto impresso nel loro cuore come un tatuaggio ...Il grande prato... Tra di loro non si conoscevano , ma qualcosa li univa...la sensazione della solitudine e l'essere cresciuti senza genitori. Giunti ad un incrocio, una folata pi forte fece sbandare il piccolo furgone e il portellone posteriore si apr di scatto lasciando entrare uno squarcio di luce sulle piccole gabbie accatastate. Proprio in quel momento una serie di imprevisti (tipo l'indecisione della scelta del colore del suo ciuffo) lo avevano fatto ritardare, questo bast per far giungere Andrea nel medesimo istante in cui si spalanc ci che celava il grande "bottino". Fu un attimo, ma questo gli bast per incrociare lo sguardo del grande Rosso Non seppe dire perch, ma sapeva che qualcosa, da quel momento, avrebbe cambiato la sua vita. Il furgoncino riprese il suo viaggio non prima che il
83

solito inserviente si fosse accertato di aver fissato bene le aperture. Dondolando con la testa, il Rosso riprese a fiutare l'aria...."ummmmm....l'aria bagnata ci porta odori strani, cosa mai ci aspetter?... Da tanto sognava di avere un amico umano. Ne aveva visti alcuni, ma non sembravano molto cordiali, eppure in cuor suo sentiva che lo stare con loro avrebbe reso felici entrambi. "Follie dei rossi - gli dicevano - ricordati che gli umani sono tutti mostri - .ripetevano gli unici anziani che aveva incontrato - Va beh..non pensiamoci, ma forse chiss!!!... "Ho sentito dire che ci porteranno a sistemarci...e potrebbe essere...Mai perdere le speranze." diceva tra s e s. Mentre questi dolci pensieri lo avvolgevano, tra i primi miagolii dei piccoli ormai spazientiti...si ud un frastuono tale che tutto sobbalz..."Accidenti, calmi - sent dire dagli umani al volante - un pazzo ci venuto addosso!!!! " Un gran trambusto ed un'eccitazione improvvisa lo avvolse tanto che non si rese conto che, per la seconda volta, il portellone aveva aperto le sue metalliche braccia.
84

Il lo motore era in panne, dovettero chiamare la polizia che prese a controllare lo "strano bagaglio vivente"...Quando mani gentili sollevarono la sua gabbia, ecco ancora lo sguardo di quello strano umano, con quello strano ciuffo verde, che gli aveva sorriso molti chilometri prima. Non cap molto di quella giornata, se non che sent solo nettamente proferire queste parole:"Se posso, quello pi grande tutto rosso lo prenderei io..." Dopo qualche giorno tutti gli altri vennero affidati alla protezione animali. Strana giornata per il grande Rosso , ancora non lo sapeva, ma quel viaggio aveva preso tutta un'altra piega. Non sarebbe divenuto il collo di qualche giacca. Ma questo non lo seppe mai.

85

Capitolo 14 Roberta De Jorio Inciampando

Inciampando sul tappeto, Mario si accorse che tra una lista e l'altra del pavimento in legno, si riusciva ad intravedere un piccolo luccicho . Incuriosito si sporse per cercare di afferrare, con un lungo bastoncino, quel grazioso anellino di pregiata fattura. Inciampando sul tappeto, Carla si accorse che tra una lista e l'altra del pavimento in legno, si riusciva ad intravedere un piccolo luccicho .. Incuriosita si sporse, e velocemente pens che l'avrebbe tolto da quel posto appena sarebbe rientrata in casa... Inciampando sul tappeto, Daniela, la cameriera a ore, fece rotolare il suo grazioso anello, regalo del marito, sul pavimento in legno, e lo vide silenziosamente incunearsi nella fessura. Tra una lista e l'altra. Inciampando sul tappeto, Micia si accorse che, tra una
86

lista e l'altra del pavimento, riusciva ad intravedere un piccolo luccicho.... Incuriosita, si sporse fino ad arrivare con il musetto davanti ad un bellissimo cerchietto dorato. Inciampando sul pavimento Lucky, il cane di casa, and a sbattere giusto sul muso di Micia che, perdendo improvvisamente il prezioso bottino, fece fare all'anello un vorticoso volo acrobatico che termin, dopo una forzata deglutizione, nello stomaco del pigro buldog di casa. Cercando tra vecchi arnesi per provare ad estrarre l'anellino, Mario fin per ritrovare quel prezioso tagliacarte che apparteneva a suo padre, e che aveva cercato da tanti anni. Si commosse e riusc a ripensare alle cose belle fatte assieme al padre appunto, al suo sguardo, alla sua voce, cos calda. Cercando di tornare prima a casa, Carla decise di prendere l'autobus, cosa che aveva sempre odiato e spostando lo sguardo distrattamente, incroci gli occhi dolci della sua cara amica.. Da tempo immemore, la cercava, ma di lei non aveva pi avuto alcuna notizia...
87

Un mondo le si stava spalancando. Sorrise e si avvicin al calore di quella autentica amicizia... Cercando di far prima, invece di chiamare il marito, (l'anellino, voleva riprendersi a tutti i costi l'anellino e le serviva aiuto), Daniela and a prenderlo alla fabbrica.... Si accorse che da molto tempo non lo faceva piu'. Guardando il suo sorriso felice, si accorse che era giunto il momento di prendersi un po' di spazio per stare di nuovo assieme... L'anello poteva attendere... Cercando di salvare il cane, che aveva manifestato forti dolori addominali, i padroni di casa, portandolo dal veterinario, scoprirono che, grazie a quell'incidente, Lucky poteva essere salvato da un tumore benigno: preso in tempo, non avrebbe certo fatto pi danni... Cercando di rifarsi del "bottino" perduto, Micia, con la sua agevole zampetta, riusc a scostare lo sportellino che custodiva cose prelibate e deliziose, e, sgranocchiando felice quel ben di dio, si interrog, arguta come sempre, sulla casualit degli eventi.

88

Inciampando e cercando, possono accadere molte, ma molte cose....

89

Capitolo 15 Giuseppe Jois Lezzi Gatto Bagascio dell'erba gatta ne fece un fascio.

Joe, gatto bagascio con la cicatrice, non ne poteva pi della vita, anzi, ne poteva ancora tutta, ch di quella l, fino ad allora vissuta, non ne poteva pi. Si disse: -Uazzo faccio mo?Da ragazzo (ehm, da cucciolo), pensava che non lo capissero, poi gli venne il dubbio che fosse lui a non capire un alcunch, e a quel punto la sua autostima tocc sotto il fondo, esattamente all'altezza (!) che gli consentirono le sue unghie, finch non arrivarono alla roccia, ch quella ebbe l'effetto di bloccare il suo grattare sotto il fondo, affilandogliele anzichen. Joe Bagascio s'innamor un giorno, credo fosse di mattina. Era il 20 o il 21 giugno, perch poi arriv la mezzanotte, o meglio, il cavallo della mezzanotte, quello nitriva,
90

e confondeva le date. A quel punto, tra voglia di rivalsa, unghie affilate e Ammore, Joe Bagascio si sent un leone (ehm), ma Dania Bagascia, dopo anni di baci, lo graffi e se ne and. Joe Bagascio continu ad occuparsi delle sue attivit feline, ma era triste, arrabbiato e ferito (quei diavoli di graffi non si rimarginavano, e s che erano dell'anima ..... tralasciamo di quale anima). Il disperato Joe, che gi nell'immediato passato, con Dania Bagascia, s'era dato alle dissertazioni da vicolo, a quel punto pens bene (sigh) di annegare la sua insofferenza per la vita nelle dissertazioni da centro storico, proprio. Si ridusse un p male, tanto che nuovamente si ritrov a graffiare forte il fondo, non era lo stesso dell'infanzia, ma forse peggio. Le unghie a quel punto fecero scintille, perch grattare il sottofondo proprio non si poteva. Joe Bagascio si ritrov in un gattile, aiutato da altri bagasci ormai (quasi) regolari. L impar delle cose, soprattutto che, in fondo, poteva ritenersi fortunato. Studi la gattalisi transazionale, fondamentalmente
91

impar a contare fino a 1, prima di sfoderare le unghie e soffiare con le orecchie indietro e gli occhi dardeggianti luce. Quella luce, quella lo salv, perch si rischiar e rivel la sua vera Natura, da bagascio autentico, bello e buono. Sulla scia di questa nuova dimensione, s'innamor di nuovo, di Gabba Bagascia, tanto che fecero due micetti belli, ma lei era una tigre, non una gatta, per di pi famelica; (non si vedeva questo, eh, l'Ammore mette le fette di salame felino sugli occhi, e che uazz!). Vabb, stavolta di graffiare il fondo non se ne parlava pi, e con tutto il sentore acuto del dolore, n'atra vota, provocato dalle artigliate ricevute, (stavolta anche fisiche), Joe Bagascio tent di non impazzire, e alla fine ci riusc, anche perch folle lo era gi dalla nascita. Beh, Signori, senza tirarla troppo per le lunghe, dopo un bel p di anni tesi a riequilibrare un Animo miagolante, Joe Bagascio, tra una sortita e l'altra, tra un continente e l'altro, starebbe per farsi una tana, finalmente, aveva preparato anche un bel fascio d'erba gatta, p lu cisape, non si sa mai. Ora non sa pi dove.
92

Capitolo 16 Giovanna Maria Simone Mary Read (la mia prima gatta)

Volevo un gatto da sempre e da sempre era unidea sbagliata nel momento sbagliato. Ho dovuto aspettare che il sempre finisse per mettermi a cercarlo e per trovarlo, un gatto, perch in fondo chi cerca qualcosa prima o poi la trova o viene trovato a sua volta, non ho mai capito bene come funzioni, per il fatto che il gatto lho trovato, e anche se non ero proprio pronta, anche se non era proprio il momento pi giusto, questa volta ho deciso che il gatto sarei andata a vederlo. In fondo poi, a pensarci, le cose raramente capitano quando il momento giusto, le cose capitano e bisogna prenderle, per cui se gatto doveva essere, gatto sarebbe stato. Infatti gatto stato, o meglio gatta . Gattina, per essere precisi, una simil thai (cos c scritto sul suo libretto sanitario) che sta con me da 2
93

settimane, dopo 20 anni di voglia di lei. Sono andata a vederla in un giorno dautunno gelato in una cascina in mezzo al perfetto nulla della Lomellina e di questa micia mi sono innamorata al primo sguardo. Ero gi innamorata prima ancora di vederla dal vivo, mi ero incantata a guardare una foto sul computer in cui sembrava spaventata e indifesa, poi quando lho vista mi sono perduta nel pensiero che dovevo portarmela via, che in qualche modo avrei fatto. Mi si arrampicata sul cappotto appena lho presa in braccio, io ero emozionata, lei non lo so. Dal vivo sembrava molto meno tenera che sulla foto che compariva nella pagina di questo rifugio per animali abbandonati, era aggressiva e sicura, non aveva paura, cercava contatto con me usando unghie e passi verticali. Io ero imbranata, lei no. Lei era un gatto e faceva quello che fa un gatto, si arrampica sugli sconosciuti per capire di che pasta sono fatti, io sono unumana inesperta che lha lasciata fare senza capire di che pasta era fatta lei, sorpresa solo di averla addosso. So che ci siamo guardate e aveva gli occhi pi belli che avessi mai visto, lei non so cosa ha pensato, cosa ha provato, stava in una bella gabbia, con i fratellini, stava
94

l da sempre, quello era il suo mondo, lei non ha avuto paura di uscire dal suo mondo, non ha avuto paura di niente, ora so che nella sua testa felina c tutta unenciclopedia di sopravvivenza che non le permette di avere paura. Probabilmente sapeva che venendo con me iniziava una nuova vita, per non sembrava preoccupata, lei era tranquilla, si arrampicava sul mio cappotto e mi guardava incuriosita. Io anche per qualche secondo ho immaginato che sarebbe iniziata una nuova vita con lei al seguito, ma in quel momento, per 5 minuti, ho deciso di non pensarci. Ho seguito limpulso delle sue unghie, lipnosi del suo sguardo e ho firmato i moduli, in trance, mentre la responsabile mi spiegava cosa dovevo e cosa non dovevo fare, le crocchette, lumido, la lettiera, chiudere la lavatrice e la lavastoviglie dopo aver controllato che il gatto fosse fuori, il balcone, la finestra, cose cos. Non ascoltavo niente, seguivo i passi arrampicatori della micia su di me e lo strusciare del suo muso umido contro la stoffa, finch alla fine le raccomandazioni sono cessate, lei entrata nel trasportino e siamo tornate a casa. Le ho dato il nome di una piratessa, ce ne sono solo 2
95

nella storia della pirateria, e mi piace pensare che io e lei, come Mary Read e Anne Bonny, diventeremo amiche, faremo duelli, ci faremo agguati, giocheremo a prenderci, tireremo due lembi diversi del tappeto, e ci consoleremo in caso di guai. Amiche. Credo. Spero. Mi auguro. Anche con la gatta, come con il resto del mondo, io non so mai bene come comportarmi. Non so mai bene se funzioner, come funioner. E sempre tutto cos complicato. Amiche? Io e una gatta. Perch no? Ridevo di me, mentre tornavo alla mia vita con lei, ridevo della mia incertezza, della mia paura e anche un po ridevo della mia gioia bambina, la gioia che si ha quando si appaga un desiderio antico, una gioia che sa di conquista, come aver trafugato un piccolo tesoro. Mentre guidavo, quel giorno, il ricordo andato ad un viaggio in macchina con un bambino di 3 giorni, mio figlio, 18 anni fa. Anche durante quel viaggio mi avevano accompagnato, sorelle inseparabili, la gioia e la paura. Anche durante quel viaggio mi chiedevo se sarei stata capace di occuparmi di lui, un neonato, il mio piccolino. Quel giorno, per la paura era pi forte della
96

gioia. Quel giorno, durante quel viaggio, continuavo a ripetermi che proprio non sarei stata capace. Io non sono una che crede nellistinto materno, in quelle belle cose sul sentire che andavano tanto di moda qualche tempo fa. Io un bambino non lo avevo avuto mai, non sapevo da dove incominciare e sarebbe stato tutto un bel pasticcio. Nemmeno un gatto lho avuto mai, pensavo 2 settimane fa. Forse sar un bel pasticcio anche stavolta, per stavolta la gioia era pi forte della paura e ancora non so perch. Alla fine siamo arrivate a casa io e Mary Read I, la mia prima gatta, lei dopo 24 ore sembrava a casa sua pi di quanto io dopo 20 anni non sembri a casa mia. Alla fine, guardandola, mi sono detta che forse solo tornata in forma diversa, in qualche altra vita deve essere gi stata in questo posto, per cui sapeva da sempre dov' il bagno con la cassettina, la cucina con le ciotoline, il divano dove dormire e il tappeto dove farsi coccolare. In qualche altra vita doveva essere gi stata con me, forse per questo lei sa che ce la far a prendermi cura di lei, nonostante me. Infatti alla fine stata lei a fare quello che andava fatto, tutto da sola, senza bisogno di spiegazioni, aveva gi iniziato con le arrampicate fuori
97

dalla sua gabbia e quando stata sera si avvicinata a me, ranicchiandosi vicino ai miei piedi, per dirmi nella sua lingua gattesca che da quel momento in avanti saremmo state insieme, saremmo state amiche, che non dovevo preoccuparmi: ci pensava lei a lei, e da quel momento lei, la micia, avrebbe badato anche un po a me.

98

Capitolo 17 Antonella Bassi Lucinda, una gatta da favola

Era l'attimo che precede l'alba, una mesta processione avanzava verso il centro della piazza dove funesto s'innalzava il patibolo per il rogo. Il tribunale dell'Inquisizione aveva decretato l'atroce condanna e Lucinda, una bellissima fanciulla dai capelli corvini, era stata riconosciuta colpevole del crimine di stregoneria. Aveva urlato la sua innocenza, ma non era servito a niente; l'avevano strappata dal bosco proprio mentre raccoglieva i suoi tesori. Quella donna era una guaritrice, una che conosceva i segreti delle erbe ma per loro era soltanto una strega. Sal i gradini che la conducevano alla morte con la fierezza di un eroe, ed un secondo prima che le fiamme avvolgessero il suo giovane corpo trov la disperata forza di sussurrare: "Sono nata libera, il mio spirito lo sar per l'eternit, un giorno ritorner!".
99

"Devo salire fin sopra quel ramo lass" pens la micina attaversando l'aia della fattoria e giunta ai piedi della vecchia quercia, fulminea si arrampic tra le sue fronde. Il mare alle prime luci dell'alba era uno spettacolo da non perdere per questo ogni mattina era la prima a svegliarsi. Intanto nel capanno degli attrezzi i suoi 4 fratellini continuavano a dormire beati dentro il paniere di vimini. Poco pi l, sul muretto del fontanile, Zenice, una bella gattona campagnola ammirava a naso in s quella bagascina cos intraprendente e curiosa..."Tale e quale a sua madre" pens orgogliosa mentre la piccola le correva incontro miagolando: "Buongiorno miaomamma!" Zenice guard con gli occhi lucenti l'unica femmina della sua cucciolata, quella frugoletta nera come la notte. Sapeva che il tempo di separarsi stava arrivando. Presto sarebbero arrivati loro, "gli stranieri" a portare via i suoi cuccioli. E quel giorno arriv...I quattro maschietti Placido, Prospero, Leone e Leopoldo furono adottati nel giro di una settimana ma non la micina, per lei era diverso. Non tutti erano disposti a tenere in casa una "streghetta" cos vivace soprattutto quando venivano a sapere che era nata il 31 ottobre, la notte di Halloween. Per
100

certe persone le antiche superstizioni sono radicate nell'animo e molto dure a morire. Cos, libera come il vento, continu le sue avventure vagabonde giocando ad inseguir le farfalle tra i fiori di campo fino a quando... "MIAOOO, eccomi qua! Mondogatto quanto tempo trascorso! Ormai quasi un anno che vivo in un appartamento in citt e devo dire che mi sono adattata benissimo. Il profumo di libert che ho assaporato quando ero piccola non mi manca pi di tanto, la vita tra quattro mura non affatto male... basta adattarsi! Ho modificato leggermente le mie abitudini e voil, vi faccio un esempio? Una volta affilavo le unghie sul tronco della vecchia quercia, oggi posso scegliere tra le gambe del tavolo di castagno o i cuscini del divanetto del salotto. Anche le scorribande nell'aia e le arrampicate sugli alberi del bosco le ho sostituite con corse velocissime da una stanza all'altra e agili balzi sui mobili... Semplice no? Basta sapersi divertire e a me la voglia non manca! Il profumo delle erbe e dei fiori mi piace ancora tantissimo: le annuso, li mangiucchio e mi diverto a scavare nel terriccio fino a raggiungere le loro
101

radici. ''La giardiniera nera'', ecco come mi chiamano in casa; passo ore sul davanzale vicino alla pianta del rosmarino, il suo odore mi ricorda tanto le mie albe sul mare, quando il ros-marinus, ossia la rugiada del mare imperlava le foglie della vecchia quercia... miao... ogni tanto il richiamo della foresta si fa sentire, ma umano... anzi gattesco emozionarsi ai ricordi dell'infanzia! Adesso basta per, la nostalgia bella quando dura poco: come il gioco (anche se io non mi stanco mai di giocare!). Il mio preferito un classico... UNO, DUE, TRE... STELLA! Lo conoscete vero? Quando qualcuno dei ''miei umani'' si nasconde dietro a una porta, mi acquatto e scatto velocissimamente avanzando verso di loro per poi rimanere immobile appena rimettono fuori la testa. E' divertente, vinco sempre io! E loro, anche perdendo, se la ridono di cuore e mi premiano pure con coccole e carezze. Che dire? O non hanno capito le regole del gioco o sono dei veri sportivi! Insomma mi ritengo una gatta bagascia fortunata: ho trovato una famiglia che mi ama. Solo una volta ho avvertito qualcosa di strano nei miei confronti, mi spiego meglio: la sera del 17 novembre (la giornata del gatto nero), sonnecchiavo tranquillamente sul letto mentre l'umano pi
102

piccolo della mia casa stava disteso accanto a me studiando la storia, d'un tratto mi venuta voglia di giocare. Beh, che male c'? Mi correggo: miao, che male c'? (E che diamine non so' mica una pecora!). Cos, con un balzo degno di un acrobata, sono atterrata sul suo libro. Il caso ha voluto che graffiassi una pagina... E' successo un putiferio! Tutti sono rimasti meravigliati per l'evento. Non tanto per lo strappo in questione, quanto per l'argomento che veniva trattato proprio su quel foglio: il titolo del paragrafo firmato dai miei artigli era: ''Processi, torture e caccia alle streghe''. Loro intanto continuavano a dire: che strano, buffo per, che combinazione! Poi parlavano del mio colore, della mia data di nascita, poi ridevano ... Anche se solo per un istante, giurerei che mi hanno guardato con occhi diversi... una gatta se ne accorge! Certo che adesso quando mi vedo allo specchio quasi non mi riconosco, risaputo che la vita in appartamento ci rende un po' aristocratici... (Questa cosa mica mi piace tanto eh! Saranno le mie origini contadine, sar perch i gatti bagasci sono sempre i migliori, ma io gli snob proprio non li sopporto!)... Il mio pelo bellissimo, di un nero corvino brillante e liscio come il velluto e di pulci? Nemmeno pi l'ombra!
103

Mai avrei pensato di ritrovarmi un giorno su un morbido cuscino ad ascoltare la musica ronfando piano piano, con gli occhi socchiusi per non disturbare e neanche immaginato di rilassarmi sui libri. Mondogatto quanto mi piace stendermi su di essi! Un balzo e opl... sulla libreria faccio la mia figura, specialmente quando lascio dondolare la coda come fosse un segnalibro uscito dalle pagine. Ragazzi miei, pardon, ragazzi miao... la classe non acqua! E i gatti, tutti, anche quelli campagnoli e bagasci come me ne hanno da vendere. Un fagottino nero con gli occhi screziati di sole, ecco com'era quando la vidi la prima volta saltar gi dalle braccia di mio marito. Cominci ad annusare e perlustrare ogni angolo della casa per poi accomodarsi sul davanzale della finestra vicino alla pianta del rosmarino. ''Come possiamo chiamarla?'' domandarono sorridendo i miei figli mentre in sottofondo, dallo stereo, la voce roca di Tom Waits intonava ''Lucinda''. Carpe Diem! Guardai la micia e dissi: ''benvenuta a casa Lucy!'' Da quel giorno in poi ci avrebbe stregato tutti quanti.

104

Capitolo 18 Paola Pegolo Micky: langelo caduto in volo. Il mio lavoro

Ecco, ci siamo quasiagganciato, ora scatto felino e via di corsa! Brutto figlio di una gran bagascia, vieni qui! Ha iniziato a strillare la nonna, rincorrendomi con la scopa lungo tutto il corridoio. Sento dire spesso in casa questa frase, soprattutto dopo le mie performances migliori. Deve essere proprio un gran bel complimento figlio di una gran bagascia! Probabilmente la mia mamma felina era una gran signora, una gatta regina, anche se non me la ricordo pi, ero troppo piccolo quando lho persa, ma per fortuna ora ho una mamma umana. Certo che un titolo nobiliare molto lungo, allora per questo che a volte la nonna mi chiama semplicemente bagascio. Ne vado fiero. Perch io sono un gran bagascio! Io sono un gatto, io salto, rubo e sfascio!
105

E sono soddisfazioni. Sono davvero un bravissimo pescatore, non c che dire. Ho visto la pentola rossa borbottare sul fuoco ed il profumino che proveniva da lass mi invitavami tentavami chiamavaCosa avreste fatto voi umani al mio posto? Insomma, io sono un gatto e non sono andato a scuola, non ho studiato lOdissea e non so niente di un certo Ulisse che per non cedere al richiamo delle sirene, si fece legare e mettere dei tappi di cera nelle orecchie. Potrei concorrere alle Olimpiadi feline, quello s, se c in palio una bella pappa soprattutto. Sguardo fisso, coda ben bilanciata, zampe anteriori unite, zampe posteriori pronte allo scattoe su, in un baleno eccomi sopra ai fornelli, un piccolo colpetto col muso per spostare il coperchio e poi fuori gli arnesi del mestiere: zacuna dopo laltra, le mie belle unghiette ricurve. E la salsiccia al sugo ora ben agganciata alla mia zampa. Non mi sono neanche scottato! Ora la butto per terra, la faccio raffreddare un po e alla fine me la porto via nel mio nascondiglio. Piano perfetto. Tutto questo ho pensato e lavevo quasi portato a termine, se non fosse stato che la scopa della nonna arrivata prima che io potessi portarmi via il bottino per gustar106

melo in santa pace. Una gran cuoca quella donna, davvero. Meno male che ti mancano i denti, ingordo di un bagascio! mi ha gridato. Ops, scusate, ero tutto preso a raccontarvi la mia ultima avventura che non mi sono ancora neanche presentato. Il mio nome Micky. In realt allinizio la mia mamma umana voleva chiamarmi Gipsy, cio zingaro, perch quando mi ha trovato ero randagio, malconcio e puzzolente. Il nonno, che non conosce bene linglese, per, ogni volta che provava a chiamarmi, aveva problemi di slittamento della dentiera, cos mi hanno chiamato Micky, molto pi semplice. ERA UNA NOTTE BUIA E TEMPESTOSA Non iniziano di solito cos le storie pi strane? Notte s, ma di mezza estate. Pi che un sogno, un incubo. Avr avuto s e no tre mesi, non so dirvi prima di quel momento cosa mi fosse successo, so soltanto che non mangiavo da troppo tempo, sul mio debole corpicino erano attaccate tante gomme da masticare, sassi, colla e sporcizia, forse qualche cucciolo umano mi aveva preso come cavia per i suoi esperimenti, per questo ho
107

paura dei bambini anche oggi. Ero proprio ridotto ad uno straccio, ma gi da allora, che gran bagascio! Sono doti innate. Questa s! pensai, quando vidi sotto lalbero dove stavo appollaiato una macchina parcheggiata. Come ci ero finito io lass? Non chiedetemi nemmeno questo, di certo mi sentivo al sicuro tra quei rami e potevo monitorare la situazione. Scelsi proprio quella, tra le tante automobili che vedevo dalla mia postazione. Radunai con tutto me stesso le poche forze che ancora mi sostenevano e mi lanciai con impeto sopra il tetto, cercando di fare pi rumore possibile, nonostante fossi pelle ed ossa ed ormai esanime: tanto cosa avevo ormai da perdere? UN ANGELO CADUTO IN VOLO O UN ALIENO? Come al solito non mi vuoi ascoltare, ti ripeto chema cosa stato? I due fidanzati erano nel pieno di un litigio per una banalit intercorsa durante la serata, quando il mio atterraggio li spavent, interrompendo i loro accesi discorsi. Aprirono lo sportello, con circospezione, non videro nulla allaltezza dei loro occhi.
108

Giuro che io ero l, proprio davanti a loro, pronto per presentarmi. Il mio miagolio era molto flebile, ma cercai di strillare con tutto il fiato che avevo: Sono io, sono qui, aiuto! frase che loro percepirono semplicemente come MIAO!. Ecco cosa stato. Che strana creatura, ma cosa sar? esclam la ragazza notandomi, finalmente. Era buio ed io non avevo proprio le sembianze di un gatto. Microscopico, rachitico, con quel vestitino di rifiuti incollati sul pelo, non dovevo certamente fare una bella impressione. Ed ora cosa succeder? pensai. Avevo paura, tremavo. E se mi avessero fatto del male anche loro? O se cos malconcio e brutto li avessi disgustati cos tanto da andare via, indifferenti, lasciandomi l in balia della mia sorte? Non avevo pi la forza n di scappare n di arrampicarmi sopra il mio albero, il mio amico ospitale e protettore. Rimasi l immobile e li guardavo. Quando la ragazza si mosse verso di me prendendomi tra le sue braccia, non opposi resistenza. Era proprio quello che volevo! Che cattivo odore! Cosa ti hanno fatto povero piccino?.
109

Ora in macchina eravamo in tre, diretti verso quella che ancora oggi la mia casa. Sottolineo mia. Ero salvo dalla strada, ma ero decisamente malandato. Mi sentivo tanti occhi umani addosso che mi scrutavano. Lo so ragazzi, non sono una gran bellezza, ormai per sto qui e chi se ne va pi?. Sempre se fossi sopravvissuto! Non riuscivo nemmeno a mangiare. Cibo: questo sconosciuto. Mi fecero un bel bagnetto caldo e mi tagliarono delicatamente il pelo, laddove non si poteva asportare diversamente quel miscuglio appiccicaticcio e maleodorante. Il giorno dopo mi portarono da un umano tutto vestito di bianco che mi mise sopra ad un freddo tavolino di metallo. Questo gattaccio bagascio deve ringraziare davvero San Francesco, non sarebbe sopravvissuto un altro giorno se voi ieri non laveste salvato. Gastroenterite, rogna, stomatite, cimurro, disidratazione, volete che continui?. No no, meglio di no. Le ricevute con tanti zeri del veterinario e della farmacia rendevano bene lidea! Troppe cose per una creaturina cos minuscola.

110

IL BRUTTO ANATROCCOLO Candido come la neve, atletico, bello. Denti perfetti e zampe lunghe e dritte. Muso orientale e coda sontuosa. Lui s che un signor gatto. Che bello! C un mio simile in questa casa! esclamai rincuorato. Piccoletto, vacci piano! Simile una parola grossa, ma ti sei visto? mi rispose Kimba, come il leone bianco, re della foresta. Cos austero e dominante, chi mai avrebbe creduto che sarebbe poi diventato il mio dolcissimo pap? Allinizio mi teneva a distanza, ma dopo pochi giorni, mosso da piet per questo brutto anatroccolo che ero, cominci ad aiutare a modo suo gli umani a prendersi cura di me, per farmi guarire. La sofferenza patita da piccolo mi ha lasciato dei segni, non posso negarlo: ho le zampette storte e mi mancano tanti dentini, compreso un canino. Per noi felini non di certo un vanto. Eppure niente mi ferma, laver imparato cos presto a cavarmela da solo mi ha reso molto furbo ed intraprendente. Sono speciale! Vi ripeto il mio rap? Perch io sono un gran bagascio! Io sono un gatto, io salto, rubo e sfascio!
111

Oggi sono un ciccione, rotondo e soffice, con un grazioso ed impertinente musetto da bagascio. Le amiche umane della mamma pensano che io sia uguale ad un Maneki Neko. Avete presente il gatto portafortuna giapponese, con la zampetta alzata? Chiss quante volte lo avrete visto allentrata dei ristoranti. E se ora sono cos carino devo ringraziare il mio pap. Con tanta pazienza ed amorevoli cure, Kimba giorno per giorno si occupato della mia toeletta, dedicandomi ore ed ore di baci. Grazie alla sua lingua ruvida e costante, piano piano mi ricresciuto tutto il pelo. Allinizio si capiva neanche di che colore fossi! Che sorpresa c stata dopo la muta, nel constatare che ero uguale al mio pap acquisito. Beh, proprio uguale no. Certo, non sono cos bello ed alto, ma vicini Kimba ed io siamo proprio buffi: Tutti bianchi, con due chiazze e la coda tigrata. La mamma, che ama la moda, ride perch pensa che somigliamo a Dolce & Gabbana. Ah, la potenza dellAmore! Che bagascio di cigno uscito fuori!

112

RITRATTI DI FAMIGLIA Vedi queste foto? In questa casa prima di noi hanno avuto lunga dimora altri gatti. Erano tutte femmine, di grande tempra e di razza pura. Dobbiamo comportaci bene, se vogliamo rimanere qui. Capito? Ricordati che siamo due bagasci tu ed io! Mi istruiva il mio pap Kimba ed io lo ascoltavo con i miei occhi color agata sgranati e la coda ancora spelacchiata, in posa da punto interrogativo. Lo so, me lo ripeti sempre, pap! MIAOW! E queste belle signore invece, chi sono? chiesi con curiosit. Snewi e Bora, le tremende cugine siamesi, regalate da una collega della nonna. Si dice che era impossibile tenerle in braccio, selvagge e ribelli. Se provavi a toccarle, una si lagnava e scappava, laltra soffiava come il vento di Trieste e graffiava! Le due streghe si sono un po addolcite soltanto in vecchiaia, quando poi nata la mamma umana, addirittura dalla bambina si facevano tirare la coda e mettere i vestiti dei bambolotti, quanta pazienza!. Con soddisfazione, pensai che diventato grande io sarei stato ancora pi monello di quelle due siamesi, dovevano solo provarci a vestirmi da Cicciobello! E non mi sbagliavo.
113

Le foto pi numerose ritraevano un altro gatto. Una femmina, dal manto folto e grigio. Collare rosa shocking, sempre ritratta in pose regali. Mai scomposta. Grandissima, anzi, immensa. La sua testa pi rotonda della mia, la sua foto mi sembrava come il ritratto della Gioconda: quei grandi occhi color ambra che mi seguivano con quello sguardo magnetico e penetrante, come per dirmi: Se ci fossi ancora io qui in questa casa, ti metterei a posto come si deve, brutto bagascio! E questa panterona chi sarebbe, invece? La casa piena delle sue foto!. Kimba, come giusto che faccia un padre quando insegna le buone maniere ad un figlio bagascio come me, mi riprese subito: Zitto! Sei matto? Se ti sente la mamma che parli cos di Taffy! La sua gatta preferita, vol sul ponte dellArcobaleno qualche mese prima che io fui preso dallassociazione animalista. -Allora possiamo considerarla la nostra nonna miciosa? esclamai entusiasta, cercando di ricreare un albero genealogico gattesco parallelo a quello della famiglia umana, che mi voleva gi cos bene. Io che non mi ricordavo pi come era fatta la mia mamma gatta e non
114

so neanche che fine avesse fatto, avevo bisogno di punti di riferimento. Fotogramma di una lontana estate tra gli Appennini. Dieci anni, guance sempre rosa per il troppo correre, una grossa treccia spettinata: un maschiaccio sporco di terra ed erba fuori e dentro una mente fantasiosa popolata fin da allora da castellane, principesse, streghe e contesse. LEI mia, voglio lei!, grido gioiosamente la bambina, indicando prepotentemente e senza esitazioni la gattina pi bella della cucciolata, quella che se ne stava elegantemente in disparte, a leccarsi le zampette, mentre i fratellini maschi giocavano come matti tra le balle di fieno, ruzzolando teneri ed inesperti, qua e l nella fattoria della signora Giuditta. Davanti a quegli occhi di sfida e a tanta determinazione su quel bel visino, la verace giovane contadina non seppe dire di no alla bambina. Ridendo divertita, le accarezzo la testolina e la mand a casa contenta con la gattina. Il cuore batteva forte forte per lemozione, saltellando sulla salita del vicolo assolato, tra i profumi di rosmarino, ortensie e di legna bruciata, in quella lontana mattina di agosto. La bambina teneva con delicatezza, ma saldamente tra
115

le sue manine quel batuffolo di pelo, tra la paura di perderlo lungo la strada e quella di farle male per il troppo entusiasmo. Ad un tratto si ferm, avvicin quel musetto al suo nasino e le disse solennemente: Sei bellissima. Sei mia. Ora tu sei Taffy Tiffany contessa di Taffland, per esteso. Da l inizi un amore folle durato diciotto lunghi anni di vita insieme, in simbiosi. -In quel momento pensai che dopo tutto anche io sono nobile, mica solo la contessa cicciona. Io sono figlio di una gran bagascia, non scordiamocelo!- Kimba continu il suo racconto con la vita, morte, miciacoli dei felini di famiglia. Taffy s che sapeva tenere un segreto, mica come quelle invidiose delle compagne di scuola! La prima confidente dei primi amori o del brutto voto in matematica. Non c libro che non abbia limpronta, seppur invisibile, dei cuscinetti delle sue zampe. Fedele compagna delle letture sul letto a gambe in su, ronfante e placida con le sue fusa di sottofondo. Sempre lei sceglieva i pennelli per dipingere e le penne con cui scrivere, giocandoci magari prima un po. Una
116

gatta di grande personalit: forte e dolce, indipendente e possessiva, placida e alloccorrenza per sapeva anche tirare fuori le unghie. Amava i gomitoli di lana ed era un abile e raffinata cacciatrice, mai si sporc le zampe nella pattumiera e di danni in casa non ne aveva mai combinati durante le sue battute. Prendeva a colpo sicuro uccellini, lucertole ed insetti, aveva per la nobilt e labitudine di non uccidere mai le sue prede e neanche di mangiarle. Si limitava a portarle come trofeo, in dono agli umani, tenendole tra le sue fauci, come quella volta che entr nel salotto con in bocca un passerotto. Liberatosi dalla presa felina, vol terrorizzato dietro larmadio e ci volle una giornata intera per tirarlo fuori di l e restituirlo al cielo. Lo stesso cielo dove qualche anno pi tardi vol anche lei. UN ANGELO CADUTOE BASTA UN DIAVOLO! Io, invece sono un cacciatore meno signorile: mosche ed insetti non hanno scampo sotto lo scatto delle mie zampine stortignaccole ed anche se mi manca un canino, ho una mandibola che non perdona e sono anche un
117

buongustaio. Tanta fatica per fare regali agli altri? Che mi importa, io me le mangio tutte le mie prede. Amo fare le poste ai piccioni e ai pettirossi. Sono cos bagascio che ho imparato pure a riprodurre una specie di richiamo per uccelli, un miao particolare. E funziona! Starei ore cos a fissarli, in bilico sul parapetto del balcone, tentando di acciuffarne qualcuno. Amo lo sport estremo, ma questo lo avevate gi capito dallincontro con la mia mamma, vero? Non solo mi piace da matti lanciarmi dalla cima dellarmadio e finire tonfando sul letto, saltare di corsa sul mobiletto non appena squilla il telefono, passeggiare da un pensile allaltro, ma per ben due volte durante le mie prove di volo sono caduto dal balcone, mentre ero a caccia. Il mio pap Kimba, disperato, riuscito a dare lallarme e la mamma scesa a recuperarmi. Sapete una cosa? In nessuno dei due casi mi sono fatto male, nonostante laltezza. E senza paracadute! Le mie origini bagasce mi fanno compiere imprese temerarie. Aprire i cassetti per rubare i calzini, tuffarmi nella pattumiera per sgranocchiare losso delle cosce di pollo. Non si butta niente qui! A dispetto di ci che si dice di noi gatti, io sono aman118

te dellacqua: sono capace di bere da solo dal rubinetto se lacqua della ciotola non di mio gradimento e se vedo la vasca da bagno piena di bollicine, non esito ad immergermi dentro, ma mai senza prima aver testato la temperatura con la punta della zampa. Ah, quando ho fame poi, supero me stesso! Mangio tanto durante il giorno, per la notte mi si sveglia listinto bagascio da predatore. Se non trovo niente da rubare (c pi gusto!) canto e suono. So miagolare con tutte le tonalit possibili per attirare lattenzione su di me, con la zampetta sbatto la ciotola sul pavimento come fosse un tamburo e se neanche questo dovesse servire, salgo su qualcosa allaltezza umana e butto gi qualche oggetto. Quante lampade rotte! E che ritmo! I risultati sono eccellenti. Si svegliano tutti! Mi omaggiano pronunciando ad alta voce il mio titolo blasonato e per tenermi buono mi servono certi manicaretti: pat di sogliola alla pappa reale, croccantini con verdure di stagione ed anche caramelle vitaminiche a forma di topolino. Faccio proprio una vita da signore. Se lo sapesse il mio amico albero protettore, sarebbe felice per me! Sono passati gi otto anni che non soffro pi la fame. E
119

poi sono un grande esteta: che piacere provo ad arruffare con i miei artigli i capelli della mia nonna mentre dorme, ogni mattina si sveglia con una pettinatura diversa. Posso trascorrere giornate intere davanti allo specchio, ad ammirarmi. Che bel bagascio pasciuto e beato! Il divertimento maggiore quando mi vanno a segno i colpi nel contenitore proibito.La mamma si arrabbia molto! Quelle cose cos graziose, piccole e colorate piacciono cos tanto a lei, perch non dovrebbero piacere pure a me? Matite per gli occhi, rossetti, mollette ed elastici per i capelli, orecchini. Vi serve un elettricista? Come so sfilacciare io i fili della corrente e del telefono e mangiucchiare il cavo del caricabatteria del cellulare, non lo fa nessuno. E direi che me lo guadagno tutto questo ben di Dio, lavoro sodo! Ho un cesto colmo di palline, pupazzi e topolini di gomma. Giocateci voi, io vi osservo e voglio divertirmi con le stesse cose che usate voi! Peccato che il nascondiglio dove portavo la mia refurtiva sia stato scoperto. Non fa niente, la mia mente bagascia ne trover di sicuro presto un altro. Scommettete? Ed ora scusatemi se vi saluto, ma il lavoro mi attende!
120

Capitolo 19 Simonetta Cestarelli Astianatte

A casa mia nasce sempre qualche cosa, i fringuelli sul sambuco, le rane in quella pozzanghera con le piante acquatiche che con proverbiale immodestia e altrettanta fantasia chiamiamo stagnetto, i merli che rubano le bacche del biancospino ed imbrattano la macchina del vicino con la precisione geometrica di un bombardiere, i cani frutto dellamore coniugale prolifico dei i nostri jack Russel Colombina e Dante ed i gatti, risultato delle innumerevoli scappatelle delle gatte che, per un motivo o per laltro, ci ritroviamo in giardino. Quello straccetto di pelo bianco e rosso vicino a me sul divano dalle zampette sottili, il musetto neppure bello che mi guarda con gli occhi obliqui piegando la testa di lato quindi lunico risultato di una relazione amorosa del tutto momentanea della Micetta rossa che vive appollaiata sullalbero di caki, in paziente attesa, non per fame, ma per semplice divertimento felino, di qual121

che ingenuo storno da poter acchiappare al volo. Partorito con poca convinzione nel mio armadio, fra le sciarpe di lana e i calzettoni di montagna, questo gattino stato poi trasportato dalla madre sotto lalbero dove vive appollaiata, curato da lei il minimo indispensabile per la sopravvivenza e depositato , tremante e famelico, sullo stuoino della nostra porta di casa: esattamente dopo venti giorni. Abbiamo raccolto quella specie di sgorbio peloso e miagolante, come sempre felici di festeggiare una nuova nascita, lo abbiamo sistemato in un bel cesto in soggiorno e, con il massimo della presunzione, in un momento in cui i poemi omerici erano la croce e delizia di pomeriggi, spesi nello studio di memorabili canti pieni dei nomi impronunciabili dei personaggi dellIliade, lo abbiamo chiamato: Astianatte. Affamato come tutto un continente africano, piccolo da rimanere nel palmo della mano Astianatte cresciuto in fretta privo della compagnia dei suoi simili e per questo, secondo me, nei suoi occhi un po matti e un po strabici si vede unombra strana, quanto strano il suo modo di comportarsi e di comunicare con il genere umano.
122

Certo, posso sbagliarmi, pensando che la mancanza di una madre amorosa ed attenta lo abbia confuso un po e che sia la causa dei suoi continui agguati ai nostri piedi nudi, o che lassenza di fratelli lo faccia accanire contro le mani di chiunque scambiandole per chiss quale mostro da combattere, ma c molto di pi. In tutto quel giocare un po ossessivo Astianatte non tira fuori quasi mai le unghie, con il tocco leggero delle sue zampette magroline ci invita al gioco antico e conosciuto dellappartenere a questo mondo e della semplice gioia della vita. In tutti i suoi minuetti di gobbe salti e scivolate, questo gattino cocciuto ancora non si capacita della nostra mancata risposta, ci scambia un po per gatti, non capisce che gli umani qualche volta si dimenticano di come si gioca fra bestiole. Le carezze e le coccole questo sgorbietto peloso ce le chiede come le chiederebbe un gatto ad un altro gatto, porgendo il muso, leccandoci la fronte e le mani accocolandosi sfusacchiante cercando il calore del nostro corpo, cadendo poi in quei sonni catartici popolati di sogni gatteschi e non riesce a capire neppure le carezze
123

umane! Perch umani per lui penso non lo siamo proprio, le scambia sempre per incitazioni al gioco, un po come farebbe con un fratello di cucciolata, appena si sente toccato gli occhi si illuminano di una luce matta e in ogni suo movimento io posso vedere la gioia del gioco antico di ogni cucciolo terrestre, quella che hanno anche i bambini, cuccioli anche loro dopotutto. Ora Astianatte qui vicino alla mia tastiera, completamente caduto in catalessi fra la fontanella Zen e il ficus nano e io penso che proprio per come , matto e incomprensibile, il pi bel gatto che io abbia mai avuto.

124

Capitolo 20 Roberto Sanna Bart

La testata arriva fortissima, interrompe un sogno non ben definito. La sveglia non ancora suonata eppure non ho bisogno di guardare l'orologio per sapere che mancano pochi minuti alle 7: l'ora di Bart. Una palla di pelo si struscia sulla mia guancia, le intenzioni sono chiare. Mi giro dall'altra parte per prendere tempo, uscire da sotto le coperte a certe ore sempre un trauma anche se ormai ho fatto l'abitudine. Ripenso a come cominciato, un week-end estivo come tanti altri. A Stintino, di fronte all'Asinara, dove l'acqua sembra quella di un paradiso tropicale. Bart era l che ci aspettava e noi non lo sapevamo, due amici ci avevano invitato per passare qualche giorno con loro. Partiamo in due, torniamo in tre. Una proposta buttata l in spiaggia dopo il bagno: C' una signora che sta regalando un gattino, l'ha trovato e
125

non pu tenerlo, bellino, volete vederlo?. Con Margherita ci guardiamo in faccia dubbiosi, l'idea di prendere in casa un ospite con le orecchie a punta in effetti c'era, ma non cos presto. Avevamo appena cominciato a convivere, stavamo organizzando la casa. Anche se lei sentiva la nostalgia della sua amata Kitty, rimasta coi genitori e la sorella. Io rimango incuriosito, ci penso, alla fine cedo alla tentazione e questo gattino vado a vederlo. E pi che un gattino un oggetto caricato con le Duracell che schizza da una parte all'altra del cortile, inesauribile. Si arrotola con le unghie sopra una vecchia pallina da tennis e schizza via, sembra Bart Simpson sullo skateboard. Ogni tanto si ferma e starnutisce, si capisce che avrebbe bisogno di una gita dal veterinario. La padrona di casa ci racconta la sua storia, lo hanno sentito miagolare su una collinetta di fronte alla casa ma non riuscivano a prenderlo, era nascosto in mezzo ai cespugli impenetrabili della macchia mediterranea. Due giorni di miagolii a squarciagola, alla fine un piattino di cibo lo stana, scende dalla collina, va a mangiare nel cortiletto: Ma non me la sento di tenerlo - dice la signora - hanno appena investito la mia Pallina proprio qui, davanti ai nostri occhi, e non voglio un
126

altro gatto. Decidiamo di pensarci ma un pro forma, la decisione gi presa. Come quella del nome. Arriva il giorno della partenza e sorge un problema: come portarlo via? Non abbiamo un trasportino e a Stintino non ci sono negozi per animali. Troviamo una scatola di cartone e subito Bart dimostra di che pasta fatto, pesa poco pi di un chilo ma per metterlo dentro e chiudere la scatola ci vogliono quattro persone e la finiamo pieni di graffi e sanguinanti. Bene o male sistemiamo il pacco nell'auto, partiamo in direzione Sassari e a met strada, a Porto Torres, ci fermiamo ad acquistare la toilette. Arrivati a casa apriamo la scatola e lui schizza fuori come una molla, corre a perdifiato lungo il perimetro del soggiorno in cerca di una via d'uscita e si infila sotto il divano. Ci resta tre giorni, nel frattempo sorge un problema: continua a starnutire, ha il respiro affannato, la notte lo sentiamo ansimare. Chiamiamo un amico veterinario che lo visita e ci dice che ha la rinotracheite, bisogna curarlo immediatamente perch potrebbe non sopravvivere, ha la febbre a 41 e potrebbe essere troppo tardi. Due siringhe di antibiotico si rivelano efficaci, per Bart non cresce, ha i vermi, anzi due tipi di vermi e un altro mese
127

se ne va per trovare la cura anche a questi. Il vero problema, per, l'educazione: un selvaggio senza rispetto per niente e nessuno. Passiamo alcuni mesi fantozziani, sottoposti a ogni genere di agguati e aggressioni. La notte si infila sotto le coperte e ci azzanna gli alluci, se lasciamo penzolare una mano lungo il corpo rischiamo l'amputazione, si getta sul letto per aggrapparsi ai capelli ricci di Margherita. Non ha rispetto nemmeno per gli ospiti che invitiamo a cena, pi volte siamo costretti a chiuderlo in una stanza e prendiamo la buona abitudine di avvisare le signore di non indossare gonne altrimenti dovranno dire addio alle calze. Colpa tua, dovevi dargli un altro nome pi tranquillo mi accusa Margherita tra il serio e il faceto. Il veterinario ci tranquillizza, dice che solo una questione di tempo e si calmer, ma il selvaggio non ha limiti. Non possiamo farlo dormire con noi perch vuole infilarsi dentro le coperte per graffiarci, lo chiudiamo fuori dal corridoio e lui gratta la porta a tutte le ore, impara ad aprire la porta di casa e scappa nelle campagne costringendoci a inseguirlo a tutte le ore del giorno e della notte. Una mattina scappa anche in mezzo alla neve, colpa mia che alle 7 apro la porta per fotografare quello che per noi
128

sardi di mare uno spettacolo insolito e lui con la massima nonchalance va a farsi una passeggiata e si infila sotto un'automobile. Mi tocca indossare una giacca a vento sopra il pigiama e scendere a recuperarlo, lui nemmeno si muove poi quando mi arrendo e giro le spalle esce e torna a casa da solo. Arriva il Natale e Bart scopre l'albero, amore a prima vista. All'inizio non lo guarda nemmeno, poi una notte crediamo di avere Babbo Natale in casa perch alle 4 ci sveglia uno strano tintinnio proveniente dal soggiorno. Accendiamo la luce e il colpevole colto sul fatto in piedi su un panettone, con una zampa si tiene in equilibrio su un ramo e con l'altra prende a schiaffi una campanella. Per l'albero l'inizio della fine, dopo qualche giorno la donna delle pulizie trova qualcosa come 22 palline sotto il divano. Inutile sgridarlo, lui ti guarda con la faccia da monello e uno sguardo che dice Faccio solo il mio dovere, mi chiamo Bart. Ora si calmato (ma non troppo), ha due anni e mezzo ed un gattone meraviglioso, un tigrotto che tutti ammirano, la gente ci chiede di venire a casa per poterlo ammirare e, forse, accarezzare. Non graffia pi gli ospiti, anzi, arriva con andatura ciondolante e si sdraia
129

sul divano per farsi ammirare, vanitoso e vuole tutti i riflettori per s. Nel suo cilindro ha sempre una monelleria, ha imparato ad aprire gli armadi e lo troviamo spesso nella scatola delle sciarpe, a tavola non si pu mangiare se lui non ha annusato il cibo nei piatti, ora che abitiamo in una mansarda danza felice sulle tegole e si ferma a guardare il panorama dell'Asinara, forse sente il richiamo di casa. E' viziatissimo e lo sa, scorrazza per casa all'inseguimento della sua amata pallina di gomma morbida con evoluzioni degne di un acrobata. Ed sempre pi prepotente. Mi arriva un'altra testata seguita da un miagolio prolungato, poi una zampata sul petto. Apro un occhio e lo guardo, il discorso chiaro anche senza parole: Insomma che stai a fare ancora a letto, io ho fame. Alzati e riempi la ciotola, poi se vuoi torna pure a dormire oppure vai a lavorare. E per favore non tardare a pranzo, anzi, se hai voglia cucina i bastoncini di pesce che vado matto. Rassegnato sposto le coperte e vado verso la dispensa, lui gi l impaziente. E' cominciata un'altra giornata agli ordini di Bart.

130

Capitolo 21 Antonella Rella La vita insegna

Di solito quando si leggono le storie , quelle famose conosciute da quasi tutti i lettori, si trova come inizio C'era una volta..... ma per questa storia non credo vada bene. C' realmente il personaggio e d una bella prova di se solo che. in realt, non pu farlo, ma l'immaginazione libera e quindi la lascio volare. Il persiano Nicola come ogni venerd si dirigeva in pista per esercitarsi a gareggiare. Voleva mostrare ai suoi colleghi rivali ilsuo nuovo casco. L'aveva trovato nella scatola regalo sotto il letto per il suo compleanno. Era rosso con le stelle grigio brillante...i colori che pi amava. Giunto in ufficio not sulla bacheca d'ingresso la comunicazione straordinaria di una gara da effettuare alle ore 10. Aveva giusto il tempo di indossare la divisa da lavoro, il nuovo portafortuna e programmare il suo cer131

vello per la vittoria. Certosino, il suo istruttore, lesse nello sguardo di Nicola l'aspettativa della vittoria. Sapeva che il suo speciale pilotapoteva vincere ma sapeva anche che altre combinazioni potevano interferire e posticipare la sua vittoria e classificarlo al secondo posto. Nicola era pronto; il motore ronfava e divent flash dopo ilverde del semaforo. Dopo curve e sorpassi arriv primo oltre la linea di traguardo. Si sentiva brillante come un diamante, aveva vinto! Felice decise di partecipare alla successiva gara ma arriv secondo. Pens che sicuramente l'aver mangiato poco pesce nonl'aveva caricato di energia e grinta sufficiente. Il tredici settembre fissarono l'ultima gara per il giro a Bologna e sentiva che doveva vincere la coppa. Doveva rispettare tutte le regole e tenere a mente tutti i consigli del suo capo. Pronto e concentrato part. Era intento a salire sul podio del primo arrivato e non sbagli una miagolata ma ...arriv quarto. La vittoria dei colleghi rivali era meritata. Aveva riflettuto e capito in cosa impegnarsi, e felice e soddisfatto ringrazi i suoi colleghi del dono della lezione.
132

Capitolo 22 Mimmo Cavaliere I Coyotes

I randagi sono ani poeti, sono un po' gatti bagasci, ma non lo sanno. A chi grida che la gente non cambia, beh in un momento sereno, davanti ad un bicchiere di vino io gli direi... Come quella volta l: intanto il vecchio Stompanato non si vide per una decina di giorni. La caviglia malandata non glielo consentiva, non poteva fare pi le sue passeggiate pomeridiane. Soleva andare in un posto desolato, il meno battuto dell'isola in assoluto. Aveva un paesaggio lunare, non vi era un albero perch il terreno era composto da rocce dalle forme irregolari ed alquanto ruvide, spigolose. Evidentemente il mare doveva avergli lasciato dei messaggi terrificanti per avere un fondo cos pieno di aguzzi rilievi. In tutto questo Pablo quando non era impegnato in una delle sue tante scorribande amorose era con lui fiero e tranquillo
133

e credo a condividere pienamente gli stati d'animo, le emozioni del suo migliore amico. Era molto difficoltoso camminarvici sopra e, per di pi, senza alcun tipo di segnale la terra finiva con uno strapiombo di quasi 40 metri. Era riuscito per, non so come a trovare uno scoglio piatto, forse l'unico metro quadrato di quell'inumano posto, sul quale ci si sedeva pensando magari che quello era il confine del mondo. Stompanato era pressocch analfabeta, ma malgrado ci adorava la musica classica, soprattutto le opere. Le conosceva tutte e quand'era allegro, per enfatizzare il momento, con molto ardimento s'azzardava ad intonarle. Forse accovacciato l s'ascoltava l'Otello di Verdi o magari pensava a Shakespeare, magari pronunciando alla sua maniera:" Tobit or not tobit" o cantava Lucean le stelle della Tosca di G. Puccini immaginando di essere il protagonista che si suicida buttandosi gi da Castel sant'Angelo. Certo che lui stimava molto i pochissimi audaci che da l si tuffavano come angeli da quell'altezza e tante volte espresse l'idea che un giorno gli sarebbe piaciuto farlo. Pablo, intanto, era l, socchiudeva gli occhi quasi a volersi sintonizzare totalmente sulle visioni e sogni di Stompanato. A chi sbraita che le cose
134

non cambiano, beh in un momento sereno, davanti ad un bicchiere di vino io gli direi... Si guardarono attorno, non c'era pi nessuno, solo lei restava, la terribile amazzone stramazzata al suolo, ma pi gi, in fondo, un altro corpo ferito giaceva a terra, era quello del nostro caro, vecchio amico Stompanato. A chi grida che la gente non cambia mai, beh in un momento sereno, davanti ad un bicchiere di vino io gli direi... L'indomabile commando si precipit a soccorrerlo e lui: -Guardate l, c' luce, la nostra, possiamo uscire, siamo ritornati al mondo! Lo portarono fuori di peso e magicamente si trovarono proprio sul suo posto, il suo adorato pezzo di costa, vicino al suo prediletto precipizio. Il vecchio balbett ai suoi amici e nel contempo famiglia, al suo branco al quale si sentiva sinceramente legato:- Per favore portatemi l sul bordo di quella scogliera, ho chiesto due cose alla vita ed una mi stata gi concessa, ma per l'altra dovreste darmi una mano. Lo adagiarono alla men peggio dove lui voleva e cos parl: - Vi ho amato come dei figli anche se per poco tempo. Io ho due figlie, Anna e Maria, pi o meno della
135

tua et, rivolgendosi a Qun Tian. L'ultima volta che le ho viste erano ancora bambine. Loro mi odiano ed a giusta ragione, perch ancora da sposato ero attratto fortemente dalle donne ed ho avuto innummerevoli relazioni. Renata, mia moglie, conosceva questa mia debolezza, con stoicismo la sopportava, ma una volta lei insieme alle nostre figlie beccarono me in flagrante nella nostra casa. A quel tempo Anna e Maria erano ancora bambine e rimasero scioccate, cos Renata mi cacci via. Non aveva bisogno di scacciarmi, perch mai avrei avuto pi il coraggio di guardarle negli occhi. Ho conservato questo cancro per anni nello stomaco, ma un giorno o l'altro doveva pur venir fuori. A parte loro, voi siete gli unici custodi del mio segreto, sappiate farne buon uso! Quante volte vi ho detto che avrei tanto desiderato fare un tuffo da qui , non lo posso fare pi, ma voi dovete lasciare il mio corpo qui, in questo posto. Questa la cosa che vi chiedo facciate per me.Pablo comprendeva tutto e piangeva. All'unisono i suoi "figli" implorarono:- Ma che dici, non finisce qui! Stai zitto! Il vecchio gli obbed e cos spir, esalando l'ultimo respiro nel posto che forse pi aveva pi amato nella
136

sua vita. Come avesse potuto il vecchio parlare cos correttamente risultava inspiegabile. Forse aveva raggiunto quella parte di noi che ci consente di fare, di pensare e quindi parlare nella maniera giusta senza bisogno di regole, limiti e calcoli. Quella parte di noi che ci dice cosa giusto perch semplicemente lo , senza bisogno di spiegazioni o ragionamenti. Ci sono stati tanti uomini che sono passati alla storia per un gesto, un sacrificio ed giusto che li si ricordi, ma ancor pi importante sarebbe scoprire i tanti uomini che vediamo ed ignoriamo ogni giorno che riescono a vivere seguendo le dure e nobili leggi del cuore e magari muoiono per esse senza che nessuno scriva una riga per loro o intoni un canto per loro e tutto questo non giusto! Il cuore di Seng sung si gonfi, le narici si dilatarono, voleva urlare al mondo intero il suo dolore, ma la vita continua insieme all'amore e cos 4 angeli disegnarono nell'aria perfette e sacre traiettorie. S potr pensare che con quel gesto avessero voluto scappare, fuggire, ma io lo so che non cos! N'est pas vrai, it's not true, no es verdade! Essi rincorrevano: Percorsi, sentieri, leyline, terre di nessuno, pensieri che non appartengono,emozioni sole senza padrone.
137

Percorsi, sentieri leyline... - Ma che cazzo ! Ancora le cinque! E che sono tutti 'sti peli di cane e questo odore che ho addosso!? Quando qualcuno sbraita che gli uomini non cambiano io in un sereno momento, davanti ad un bicchiere di vino io gli direi... Questi pensieri ed altri passavano per la mente di Seng Sung, mentre gli occhi guardavano la stessa strada, gli stessi segnali, gli stessi balconi nei pressi della sua piccola bottega dove miseramente si illudeva di ridurre contabilmente i colori dei giorni che inesorabilmente passavano. -Il mio cane" Basco" con me, un meticcio, questo il termine political correct di bastardo o di figlio di una cooperativa, in realt questa ultima opzione pi gli si conf perch figlio di branco di randagi e questo per me un titolo di merito perch amo i cani di strada, a mio avviso sono i poeti della categoria. Lo guardo, lui sa leggere perfettamente i miei stati d'animo, le parole a lui non servono, ma questa volta, ci giurerei vogliono dirmi" ma quanto sei scemo!" Continuo ad osservarlo, quanto vorrei sapere come
138

pensa, cosa pensa, ma questa volta non come le altre volte, mi perdo nei suoi occhi marroni, l'alba e in questo tempo dell'incontro tra il buio e la luce tutto pu accadere. Basco ipnotizza il mio sguardo e senza muovere la bocca mi fa :- Tu non puoi capire quanto bene ti voglio!Basco come ad invitare il mio sguardo si gira e m'invita a vedere in quella direzione, lo seguo: attraverso le ringhiere di un balcone guardiamo la citt che ancora dorme e come d'incanto una strada di vivida luce mi si apre. La percorro, la mia velocit notevole, aumenta, aumenta, aumenta. Sento un colpo dentro di me: parte dall'altezza del petto, mi arriva alla bocca dello stomaco, il cuore mi arrivato alla gola, come cazzo sto andando veloce, se non resisto, se non mi compatto mi disintegrer, all'improvviso per una pace entra dentro di me: stracazzo mi muovo senza muovermi! Ma che '!? Entro in una galleria e qui per la velocit aumenta vertiginosamente e a questo punto non ho paura, ho terrore! Scuoto la testa:- Ma dove cazzo mi hai portato?- Basco mi guarda seccato e se ne va.

139

140

INDICE Prefazione Rosaria Esposito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 6 Capitolo 1 Federica Marchetti Due gatte e un topolino Paura in dispensa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 10 Capitolo 2 Rosaria Esposito Vercingetorige . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 16 Capitolo 3 Rosaria Esposito In memoria di Teo, gattino abbandonato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 29 Capitolo 4 Simonetta Cestarelli La classe non acqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 31 Capitolo 5 Simonetta Cestarelli Einstein . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 38
141

Capitolo 6 Rosaria Esposito Il bello dei gatti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 42 Capitolo 7 Romeo Raja Arci. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 57 Capitolo 8 Francesco Salamone La stiva e il mio ritratto. . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 61 Capitolo 9 Romeo Raja Nun me rompete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 64 Capitolo 10 Roberta de Jorio Lara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 72 Capitolo 11 Rosaria Esposito Si fa presto a dire miaoooo. . . . . . . . . . pagina 75 Capitolo 12 Daniela Spampatti Il guardiano .Matisse. . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 78
142

Capitolo 13 Roberta de Jorio Il Grande Rosso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 81 Capitolo 14 Roberta De Jorio Inciampando . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 85 Capitolo 15 Giuseppe Jois Lezzi Gatto Bagascio dell'erba gatta ne fece un fascio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 89 Capitolo 16 Giovanna Maria Simone Mary Read (la mia prima gatta) . . . . . . . . . pagina 92 Capitolo 17 Antonella Bassi Lucinda, una gatta da favola . . . . . . . . . . . . pagina 98 Capitolo 18 Paola Pegolo Micky: langelo caduto in volo. Il mio lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 104

143

Capitolo 19 Simonetta Cestarelli Astianatte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 120 Capitolo 20 Roberto Sanna Bart. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 124 Capitolo 21 Antonella rella La vita insegna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 130 Capitolo 22 Mimmo Cavaliere I Coyotes . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 132

144

GOX EDIZIONI 2012

Gatto Bagascio mio un'idea di Andrea Loduca per Gox Edizioni

www.goxedizioni.com

145

Das könnte Ihnen auch gefallen