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LA LITE. UNO STRUMENTO CONTRO I POTERI FORTI.

di Elisabetta Grande
Laura Nader: Le forze vive del diritto. Unintroduzione allantropologia giuridica. Napoli ESI, 2003. Pagg 179, Euro 12,50

Il volumetto della nota antropologa del diritto di Berkeley, Laura Nader, lancia con passione un messaggio sul quale pare utile riflettere in questi tempi di riforma in cui il governo cerca di ovviare ai guasti della giustizia civile attraverso scorciatoie efficientistiche piuttosto che tramite una riflessione politica seria sul ruolo delle corti nella societ. L'ingiustizia sociale il motore dei cambiamenti, anche giuridici, e l'attore civile rappresenta, oggi come ieri, la forza motrice di un diritto in continuo divenire. Agli utenti del diritto spetta oggi il difficile compito di contrapporsi a quelle forze egemoniche che, utilizzando retoriche di pacificazione sociale, spingono con determinazione verso le alternative al conflitto e mirano ad impedire ai soggetti pi deboli quell accesso alle corti che potrebbe farne trionfare i diritti. Gli utenti del diritto, i singoli cittadini, devono assumere consapevolezza politica di ci e non farsi deprivare degli strumenti che hanno a disposizione, nell'ambito di una partita che ha forti poste in gioco. I casi dei decessi causati dall'amianto, delle leucemie provocate da agenti tossici derivanti dalla produzione industriale, delle morti dovute a produzioni di autovetture difettose, cos come il protrarsi dello sfruttamento della manodopera debole o ancora delle risorse naturali da parte delle grosse multinazionali, sono altrettanti esempi dell'importanza delle questioni in gioco. Nella lotta contro gli interessi economici di soggetti senza volto che, in una societ fondata sempre pi su relazioni impersonali, conducono una battaglia a favore dell'anti-diritto e quindi dellillegalit diffusa lattenzione critica capace di svelare la retorica di legittimazione la prima arma. L'analisi condotta dall'autrice esplora i rapporti fra diritto, societ, cultura e dinamiche di potere, in una prospettiva storica, etnografica e comparativa che ripercorre i momenti centrali della ricerca antropologico-giuridica lungo un periodo di tempo che copre pi due secoli di studi. L'incontro fra due discipline, quella antropologica e quella giuridica, produce un salto di qualit nella comprensione del fenomeno "diritto". I giuristi, a partire da Morgan e da Maine, ma soprattutto grazie al lavoro di Llewellyn e Hoebel, nell'aprirsi ad un approccio antropologico, imparano che il diritto non soltanto l'insieme di regole formali espresse da un sistema, n soltanto l'insieme di regole la cui violazione comporta la reazione di un potere centralizzato. I confini fra diritto, societ e cultura risultano difficilmente tracciabili, poich le regole giuridiche appaiono fortemente interconesse con quelle sociali e culturali. Ed il dato rimane vero anche per le societ moderne, a potere centralizzato, dove il diritto di matrice statale non rappresenta che una piccola parte di un fenomeno ben pi complesso. Il preteso monopolio sul diritto da parte dello stato cancella, tuttavia la percezione del giuridico al di fuori delle regole dettate ed applicate dai suoi attori istituzionali (legislatori, corti e dottrina) ed avvalora una nozione di diritto autonoma rispetto al contesto sociale, culturale e politico in cui opera. Il contributo dell'antropologia appare cos l'offerta di una nuova lente di osservazione per studiare il diritto, una lente grandangolare, che, nell'ampliare i confini del fenomeno giuridico ne pone in evidenza i nessi con le dinamiche di controllo sociale e culturale di cui esso risulta espressione. Il diritto, calato in un contesto pi ampio di relazioni sociali e ad esse indissolubilmente legato, va analizzato smascherando le retoriche che lo vogliono strumento neutrale, appannaggio di meri tecnici da laboratorio. Dall'incontro con i giuristi anche gli antropologi derivano un ampliamento di prospettiva, imparando che le singole culture non possono essere studiate senza prenderne in considerazione gli aspetti pi propriamente giuridici, che appaiono quali fattori illuminanti le dinamiche di relazione pi profonde. La lezione resta valida anche quando, avendo saldato il debito metodologico di cui Evans Prichard si fa portavoce, gli antropologi passano dallo studio locale, di popolazioni lontane di piccole dimensioni, ad un'analisi comparatistica transculturale che coinvolge la stessa societ occidentale. Spinta dal desiderio di comprendere quali siano le forze responsabili dei mutamenti del diritto -questultimo ormai inteso quale meccanismo di controllo sociale- Nader focalizza la sua

attenzione sul conflitto e sui modi -espliciti o muti- di sua soluzione, partendo dallanalisi di societ di piccole dimensioni, fino a raggiungere, in un excursus che passa per lo studio della societ americana, la dimensione internazionale. Il conflitto, presente ovunque, il cuore delle dinamiche sociali ed il modo di risolverlo lo specchio delle relazioni di potere fra gli individui. Per questo motivo la spinta dei sistemi verso luno o laltro metodo di risoluzione delle controversie nasconde sempre dinamiche egemoniche o contro-egemoniche che lantropologo riesce a svelare. E questo il compito che Nader si prefigge quando si domanda cosa stia dietro la tensione della societ occidentale moderna verso la conciliazione, invocata, tanto sul piano nazionale quanto internazionale, quale meccanismo armonioso di soluzione delle liti. La retorica dellarmonia nasconde, secondo lautrice, il progetto di privare lutente del diritto del foro aggiudicativo, quale luogo in cui far esplodere le contraddizioni di un sistema che lo vede parte debole cercando di ottenere ragione. Lideologia dellarmonia, utilizzata -anche grazie allaiuto consapevole o inconsapevole dei missionari cristiani- per dominare le popolazioni autoctone nel periodo del colonialismo, le appare oggi in tempi imperiali lo strumento attraverso cui i soggetti economici forti impongono a livello globale le proprie regole. Lenfatizzazione e laccento posti sulla necessit di una comprensione reciproca fra le parti portatrici di interessi contrapposti, sul concetto di cooperazione nella composizione della lite, sulla bont dellatteggiamento compromissorio e di soffocamento della rabbia, le sembrano altrettanti modi per smorzare il desiderio di vendicare le ingiustizie subite della parte pi debole, il cui anelito di giustizia viene patologizzato e costruito quale voglia di conflitto e quindi di disarmonia sociale. Lharmony ideology diventa allora strumento di controllo culturale, volta ad anestetizzare le spinte di cambiamento di chi potrebbe altrimenti essere portato a tentare un riequilibrio di quelle asimmetrie di potere di cui vittima. I modi in cui nelle differenti societ, piccole o grandi che esse siano, vengono risolte le controversie, ci dice Laura Nader, non dipendono tanto dalle diverse forme politiche o economiche delle societ stesse, quanto piuttosto dalle scelte strategiche di chi fa uso di quei meccanismi. Losservazione densa di conseguenze. Nader rifiuta, lidea di un collegamento necessario fra cambiamento del diritto e variabili economico-politiche. Le forme di soluzione del conflitto non possono, in una prospettiva tipicamente evoluzionista, essere poste in relazione con il grado di sviluppo economico o politico raggiunto da una societ: la comparazione transculturale dimostra, infatti, come societ economicamente o politicamente allo stesso grado di sviluppo, utilizzino differenti meccanismi di soluzioni delle controversie. Una pluralit di forme di soluzione dei conflitti -implicite o esplicite, di tipo conciliativo o conflittuale- sembra, piuttosto, spesso convivere e competere allinterno della stessa societ e la scelta fra luno e laltro meccanismo di soluzione dipende dalle motivazioni individuali dei protagonisti della disputa e dalla struttura degli incentivi istituzionali. E questa la conclusione cui Laura Nader perviene, dopo aver sottoposto a verifica su campo la tesi avanzata da Gluckmann, secondo la quale di fronte ad una pluralit di modi di soluzione delle controversie la scelta delle parti sarebbe determinata unicamente dal tipo di relazione interpersonale fra le stesse. In contrasto con quanto affermato da Gluckmann, Nader dimostra come anche in ipotesi di rapporti interpersonali complessi -in cui cio i litiganti abbiano forti interessi in comune (familiari, culturali, economici)- gli individui ricorrano a metodi di risoluzione della controversia di tipo conflittuale cos sacrificando il rapporto sociale con lavversario- se gli interessi in gioco siano ritenuti dalle parti cos importanti da richiedere una definizione della controversia in chiari termini di torto o ragione. Il mutamento del diritto viene allora a dipendere, ed questa la tesi forte e rivoluzionaria di Laura Nader, dalluso che i singoli fanno di esso. Non pi meri spettatori di un gioco, che vede protagonisti la legge, il giudice o il giurista culto, le parti di una controversia assumono nella nuova ottica un ruolo attivo nella costruzione del diritto, poich dalle loro strategie e dalla loro perseveranza dipender la scelta di una piuttosto che di unaltra forma di soluzione del conflitto, ci che in ultima analisi significa applicazione di una piuttosto che di unaltra regola concreta. Lattore giudiziario appare cos la vera forza motrice del cambiamento giuridico e i tentativi di limitazione o di manipolazione delle sue scelte assumono un preciso significato politico di conservazione. Le proposte di riforma del settore della responsabilit civile negli Stati Uniti, volte a

limitare lammontare dei danni punitivi, a modificare il destinatario del corrispondente risarcimento sostituendo lo stato allattore giudiziario o a ridurre il ruolo della giuria; cos come il movimento globale (e anche molto nostrano) per la soluzione alternativa delle controversie (ADR), la cui retorica fondata sulla pretesa armonia sociale risulta disvelata, nascondono un progetto politico di manipolazione delle scelte dellutente (debole) del diritto, a cui si tenta di impedire laccesso alle corti. E solo attraverso il conflitto aperto, attraverso lo scontro che richiede una decisione in termini di torto e ragione, sembra dirci lautrice, che passa la possibilit di rivendicare le ingiustizie sociali. In un momento in cui le poste in gioco sono drammatiche, a causa delle fortissime asimmetrie di potere che la societ globale porta con s, gli utenti del diritto non devono farsi ingannare dalle strategie discorsive che accompagnano i tentativi di ridurre la loro forza propulsiva nella creazione delle regole giuridiche. Essi devono continuare a litigare, e quindi a lottare per un mondo migliore. Cos suona il messaggio di speranza di Laura Nader, di cui, oggi pi che mai, abbiamo bisogno.

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