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IL TERZO LIBRO DEL PENTATEUCO

IL LEVITICO.

PREFAZIONE. Onesto libro detto Lento sa nella veis#nede'LXX., e si ancora nella nostra Volgata, perch In esso s, tram deisacnfiz -, e dlle altre incombenze de' Levit,. Tut ' discendenti di Levi, e tutta quela tnbfu eletta da Dio pel serv.gw ^f^T, con tal distnse, claeidxscendenUdAmram, vale a dire Aronne, e vsuoa hglmo , ebbero il sacerdozio, e la potest d, offerne isacrifizii; gli altri poi, oo i postm d, Caath, di Merari,e di Ger*m *** nati al'inferior ministero. Formato che iu il tabernacolo, da questo luogo (che era come il trono e la residenza del StgnoreDio d Israele), da questo luogo ripieno gi della gloria e delll maest del Signore park e, a Mos,e a luiprescrive ^5le?erem^ deUe obblazioni e de sacrifizn, co-^uaU vuo essere onorato in Israele. Qnest, sacnfizu degli animali furono istituiti, primo per rendere a Dio il culto dovuto ali infinita sua Maest, e riconoscerne il supremo domanio, e in pubblica dimostrazione della venewzone e dell'ossequio, che a lui debbono> totte le ragionevoli creature. In secondo luogo, per sentLento comune de' padri, volle D,o coU l'ingiungere il peso di tal. e tanti sacnfizu

occupare religiosamente gli Ebrei, e rattenere quel popolo rozzo tuttora e carnale dai rivolgersi al? empio culto de* simulacri. In terzo luogo finalmente i tanti sacrifizii e le tante vittime ordinate nella legge mosaica erano altrettante profezie e figure del sacrlfizio di Cristo. Nelle vittime degli animali, che offerivano a Dio, rammemoravano la profezia di quella vittima, che Cristo offer,<Lice s.Agostm^.Sg. 7. Molti veramente (dice altrove lo stesso sar to Dottore) ripetevano tali figure e profezie del futuro , e ne intendevano il senso ; la maggior parte per il faceva senza capirlo, coni. Faust. lib. xx. 18. Tutti applicati e intenti a quel loro culto esteriore e sensibile, molti di quel popolo si avvezzarono a costituire in esso tutta la sostanza della religione, immaginandosi stolta mente, che (asola moltitudine delle loro vittime dovesse renderli grati a Dio, bench trascurassero il pi essenziale della legge (Matth.xxm.); vale a dire il culto spirituale interiore , il sincero amore di Dio e del prossimo, e la innocenza e purit de'costumi. Quindi pi volte Dio stesso dichiar ad essi pe'suoi profeti, che tutti quei lor sacrifizii offerti con disposizioni di cuore tanto perverse in vece di piacergli lo disgustavano , e in vece di onorarlo Tof-

fendevano. Fedi Is. i. 11. 12. 13. Amos vers. 21. 22. Jer. vii. 6. Le riprensioni medesime de' profeti ci danno luogo di osservare un altro errore, in cui cadevano gli Ebrei, ed era di credere, clic T obblazione e il sangue di queste vittime potesse per sua propria virt togliere i peccati, e operare la riconciliazione dell' uomo con Dio. La stessa natura di tai sacrifizii, e il replicarli continuamente dimostrava (come not il grande Apostolo) la lor imperfezione: La legge avente tombra de i beni futuri, non la stessa espressa immagine delle cose , con quelle ostie , che continuamente offeriscono, non pu mai rendere perfetti coloro, che sacrificano, altrimenti si sarebbe cessato di offerirle ... impossibile essendo, che col sangue de tori e de capri tolgans i peccati, Heb.x. i.2.4-Non ebbero adunque questi sacrifzii virt dimondare e purificare le coscienze dalle opere di morte, se non per effetto del sacrifizio di Cristo , e di queir unica obblazione , colla quale il nostro Salvatore divino rendette perfetti in perpetuo quei che sono santificati, ibid. 14.5 perocch mediante questa sola obblazione furono, e sono riconciliati con Dio, e santificati tutti quelli, i quali l riconciliazione e la santificazione ottennero

nelPet precedenti, o la otterranno ne'tempi avvenire. La gran variet de'sacrifizii carnali prescritti da Dio in questo libro era necessaria a figurare e predire la infinita preminenza, e gli effetti grandissimi delT unico sacrifizio della nuova legge offerto da un nuovo sacerdote non secondo l'ordine di Aronne, ma secondo l'ordine di Melchisedech-, sacerdote eterno, sacerdote santo, innocente, immacolato, s egregato da peccatori, e sublimato sopra de cieli ; sacerdote finalmente, quale si conveniva all'altezza e perfezione della nuova alleanza, come c'insegna lo stesso Apostolo , Heb. vn. 26,27.28. Dalle quali cose ancorai cristiani, cheleggeran questo libro, possono apprendere,<juanto migliore sia la lor condizione, che quella dell'antico popolo di Dio ; e quanto debbano a quel Mediatore divino , il quale divenuto loro pontefice nel sacrifizio del corpo e del sangue suo ha riuniti in pro loro tutti gli effetti, de' quali le ostie e i sacrifi zii levitici erano semplice e nuda figura. Questo libro ancora ripieno di utilissimi documenti pe'sacerdoti della nuova legge,, la virt e santit de'quali debb'essere tanto pi grande, quanto pi augusto e divino il loro ministero.

IL LIBRO

DEL LEV1TICO.
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CAPO PRIMO.
Varii riti nel l'offerir e olocausto d bovi, di pecore, e d uccelli. i. y -ocavit autem Moysen , et locutus est ei Dominus de tabtrnaculo tejstijnQnii) dicensi s. Lpquere filiis Israel^ et dces ad eos: Homo, (jui obtulerit ex vobis hostiam Domino de pecoriLus id e-st^ de iobus^ et ovibus offe" rens victimas> 1. JLj il Signore chiam Mese, e gli parl dal tabernacolo del testimonio, e disse: 2. Parla a' figliuoli d* Israele , e dirai loro : Chiunque di voi vorr offerire al Signore uria ostia di quadrupedi, vale a dire , offerir vittime di bovi, e di pecore,

\ers. 5; Pria a?figlinoli <FIsraele, ec. Eretto gi il tal>rnacolo, e preparate tutte le cose necessarie al culto della religione , restava , qhe Dio si spiegasse intorno a' riti e alle ceremouie, colle quali voleva essere onorato nel suo tabernacolo ; e ci egli fa adesso , prescrivendo questi riti a Mos , e ordinando a lui U notificargli al popolo. Dio volle dagli Ebrei i sacrifizii degli animali per ritrarre questo popolo inclinatissimo ali' idolatria dal culto de' falsi dei: e perch egli avesse continuamente davanti agli occhi l'idea del sacriiizio di Cristo, dal quale solo ottener poteano la remissione de'lor peccali. Or a questa remissione non potevano pervenire per mexxo di que' sacrifzii, i quali appunto per questo si reiteravano sovente , perch erano impotenti per stessi a santificare, come nolo l'Apostolo, fJeb. x. i. . ec. Gli stessi sacrifzii e V uccision delle vittime serviva a far loro comprendere la gravezza de'loro peccati, pe*quali i offervan quegli

3. Se l'obblazione di lui sar un olocausto, e questo di rnandra; offerir un maschio senza macchia alla porta del tabernacolo del testimonio per rendersi propizio il Signore: 4. Ponelque manum 4. E porr la mano super caput hostiaet et sul capo dell' ostia, e acceptabils erit> atque questa sar accettevole, in expiadonem ejus pro- e alla espiazione di lui ficiens: giover.
(i) Exod, 2g. io.
animali, e pe7 quali ancora doveva offerirsi queli' ostia d'infinito merito, la quale un d dovea succedere , e tenere con immenso vantaggio il luogo di tutte le altre. Chiunque d voi vorr offerire . ce. Parlasi di un sacrifzio pontaneo di bovi, o di pecore: sotto il nome di pecore intendonsi anche le capre. Dio destino pe' suoi sacrifizii, tra gli animali terrestri, il bue, la pecora, la capra : tra' volatili, la colomba , e la tortora, e qualche altro piccolo uccello. Questi animali e si trovavano facilmente, e avean ciaseheduno delle relazioni particolari con quella vittima, per cui tutte queste erano ordinate ; cos il bue figurava la pazienza , e i travagli di Cristo, la pecorella dinotava l'innocenza, ec. Vers. 3. Se V obblazione di lui sar un olocausto, ec. Questa voce greca olocausto significa una vittima che si consuma interamente sul fuoco. Gli Ebrei chiamano questo sacrificio con un nome che dinota 1' alzarsi che fa questa vittima verso del cielo, essendo ridotta in fumo. E questo di mandra. Cio di bovi, come ha 1' Ebreo. Offerir un maschio senza macchia ec. Si altrove notato , che questa espressione senza macchia non esclude le macchie del pelame dell' animale , ma s i difetti corporali ; voleasi cio, che l'animale fosse sano , intero, non istroppiato. Nelle vitti me ordinarie fuori dell' olocaustoVcomunemente credesi, che si offerisse senza eccezione la femmina come il maschio. Ver. 4 Porr la mano sul capo delV ostia ec. Con questo rito d'imporre la mano ( o piuttosto ambedue le mani ) sopra 1' ostia lignificava , ch* gli trasferiva in potest, dominio d

5. ( i ) $ holocaustum fuerit ejus oblatio^ ac de armento; masculum immaculatum offeretad ostium tabernaculi te" stimonii ad placandum sibi Dominum:

5. Immolabitque vitulum coram Domino, et offerent filii Aaron sacerdotes sanguinem ejus.fundentes per altaris circuitum , quod est ante ostium taberna* culi". 6. Detractaque pelle hostiae^ artus in frusta concident: 7. Et subjicient in altari ignem , strue lignorum ante composita:

6. Egli immoler il \itello dinanzi al Signo re, e i sacerdoti figliuoli di Aronne ne offeriranno il sangue, spargendolo intorno ali' aliare , che davanti alla porta del tabernacolo: 6. E tratta la pelle all'ostia, ne faranno in pezzi le membra: 7. E accomodate prima sopra 1' altare le le< gna, vi daran fuoco:

Dio quella vittima , e che sopra di essa poneva i suoi peccati, e la pena di morte meritata per essi : imperocch P olocausto stesso , bench principalmente offerto in onore di Dio, si offeriva anche per l'espiazione de'peccati. E alla espiazione di lui giover. Giovava ali' espiazione di chi l'offeriva, primo, perch serviva ad assolvere dalla pena temporale , e dalle pene di questa vita, colle quali Dio avrebbe punito il peccatore : secondo , espiava 1' offerente dall' immondezza legale : terzo , lo liberava ancora dalla colpa, e dalla morte eterna , non per la natura del sacrifzio, ma in virt dell' altra vittima , e dell' altro sacrifzio ; vale a dire del sacrifizio di Cristo, al quale si unisse 1' offerente mediante la fede e la carit. Vers. 5. Egli immoler ec. I LXX., e con essi quasi tutti gl'interpreti dicono, che la vittima si scannava da' sacerdoti ; onde dee intendersi la volgata in questo senso, che 1' offerente la immolava per mano del sacerdote. // vitello. Nell'Ebreo il figliuolo del bue: dal che s' intende, che il bue doveva esser giovane. Spargendole intorno alV aliar . Dall'Ebreo apparisce, che il sangue in questo sacrifizio dovea ersarsi sull' orlo dell' altare tutto ali' intorno. Vers. 6. E tratta la pelle. Que to si faceva ordinariamente da' Leviti : la pelle era del sacerdo e , vedi cap. vii. 8. : non si scorticavano pero tutte le ostie, com vedremo, cap. 4Vers. 7. Vi daran fuoco. Questo fuoco dopo il primo sacrifizio che fu offerto su queli' altare, fu mantenuto perennemente. Fedi cav. vi. 13.

8. Et membra, quae sunt caesa, desuper ordinantes, caput videlicet, et cuncta, quae ad" haerent jecori, 9. Intesfinis, et pedibus lotis aqua : adolebitque^ea sacerdos super altare in holocaustum, et suaveni odore m Domino. 10. Quod si de pecoribus Malio est, de ovibus, sive de capris holocaustum , masculuvi absque macula ofiereti 11. Immolabitque ad latus altaris, quod respicit ad aquilonem, coram Domino : sangui item vero illius fundent super altare filii Aaron per circuitum: 12. Qividentque membra , caput, et omnia, quae adhaerent jecori ; et ponent super Ugna , quibus subjiciendus est
Q71S'.

13. Intestina vero, et pedes lavabunt aqua.

8. E vi porran sopra con ordine le membra spezzate, vale a dire il capo, e tutte le parti che sono annesse al fegato, g. Gli intestini, e i piedi lavati nell' acqua: e il sacerdote far bruciare queste cose sopra 1' altare in olocausto di soave odore al Signore. 10. Che se l'obblar zione di quadrupedi un olocausto di pecore, ovver di capre , offerir un maschio senza macchia: 11. E 1 o immoler davanti al Signore dal lato settentrional dell'altare: e ifigliuolid'Aronne ne spargeranno il sangue sopra tutto il circuito dell' altare: 12. E spezzeranno le membra , ii capo , e le parli annesse al fegato; e le porranno sopra le legna, alle quali dee darsi fuoco: 13. E laveranno l'interiora,e i piedi nell'ac-

Vers. \i. E lo immoler davanti al Signore dal lato settentrionale, ec. S' immolavano quest'ostie sulla terra appi dell' altare dal lato che guardava selientrioiie.

Et oblata omnia advlebitsacerdos super altare in holocaustum, et cdorem suavissimum Domino. 14 Si autem de avibus holocausti oblatio fuerit Dominole turturibus> aut pullis columbae. io, Offeret eam sacerdos ad altare., et retorto ad collum capite, ac rupto vulneris loco, decurrerefacietsa nguinem super crepidinem altarisi 16. Vesciculam vero Qutturis^t plumasprojiciet prope altare ad orientalem plagam, in loco , in quo cineres effundi solent,

qua. E il sacerdote far bruciare tutta 1' obblazione sopra 1' altare in olocausto di odore soavissimo al Signore. 14. Se aA7r a farsi obblazione di uccelli iti olocausto al Signore, (farassi) di tortore, o di colombini. 15. Il sacerdote la offerir ali* altare, e ripiegatole il capo sul collo, e fattale una ferita, far scorrer il sangue sull'orlo dell' altare: 16. Mala vescichetta della gola, e le penne le getter presso ali' altare dalla parte d'oriente l dove soglion gettarsi le ceneri,

Vers. 14- * Se avr da farsi obblazione di uccelli. In ogni saerifizio dovendosi il meglio al Signore, non meraviglia se nei volatili si rigettasser le penne ed il gozzo. Ma e perch lasciarli poi interi, e prescrivere , che gli animali terrestri si facessero in pezzi? Forse ne'primi Dio non comport divisione per averceli dati ne* loro voli, simbolo dei moti liberi del nostro cuore; ma volle negli altri insinuarci il debito di adoperare la Violenza ed il taglio contro le pretensioni della carne \iziata. Comunque sia, Abramo stesso osserv questo rito. Genesi XV. ver, io. Vers. i5. Ripiegatole il capo sul collo, e fattale una ferita, Questa ferita si faceva coli' unghie per farne uscire il angue. I LXX., e 1' Arabo , e gli Ebrei dicono , che la testa i strappava coli' unghie. Ver; iti. La vescichella della gola. Il gozzo j il m-ipkm ti e 1 cibo.

17. Confringetque ascellas ejus, et non secabit^ neque ferro divi' det eam-, et adolebit super altare, lignis igne suppositoJlolocaiistum est, et oblatio suavissimi odoris Domino.

17. E le romper le ali, e non la taglier, n la spezzer con ferro; e fa ralla bruciare sopra 1' altare, dato fuoco alle legna. Olocausto questo, e obblazione di soa\issimo odore al Signore.

C A P O IL Riti, nelV offerta de* sacrifizii : del fior di Jarina aspersa di olio , dell' incenso , delle stiacciate e delle primizie , aggiunto a tutte queste cose il sale , e non mai if lievito , n il miele. i. JjLnima cum obtulerit oblationem sa crificii Domino, simila erit ejus oblatio: fundetque super eam oleum, et ponet thus-, i. v^/uando un uomo far un* offerta di farina in sacrifzio al Signore , la sua obblazione sar di fior di farina: e verser sopra di essa dell' olio, e \i porr dell' incenso;

Vers. 17. Le romper le ali. Senza per staccarle. Vera. i. Un? offerta d farina. Ho aggiunto questa parola di farina , che portata dal!' Ebreo, ed necessaria a spiegare di qual sorta di sacrifzio si parli in questo luogo. Queste offerte erano di varie specie, come vedremo, ed erano tutte accompagnate e condite , per cos dire , con olio , sale , vino e incenso , e non vi avea mai luog*o U fermento : P offerente portava insieme colla farina tutte 1' altre cose. * La sita obblazione sar, di fior d farina. Pi antiche de' sacrifizii degli animali furono le obblazioni a Dio fatte dei commestibili. E questi, e quelle per prescrisse il Signore , ed .

a. Ac deferet ad fi* lios Aaron sacerdotes : quorum unus tollet pugillum plenum similae, et ohi, ac totum ihus, et ponet memoriale su per altare in odorem suavissimum Domino. 3. (i) Quod autem reliquum fuerit de sa crificio , erit Aaron, et filiorum ejus , sanctum sanctorum de oblationibus Domini. 4. Cum autem obtuleris sacrificium coctum in cubano^ de simila, panes scilicet absque fermento, conspersos oleo, et lagana azyma oleo lita. 5. Si oblatio tuafue* rit de sartagine, similae conspersae oleo, et absque fermento. (i) Eccl. 7. 34.

2. E la porter a' sacerdoti figliuoli d'Aronne: uno dei quali piglier una piena manata di farina, e dell' olio, e tutto l'incenso, e porrallo per memoria sopra l'altare in soavissimo odore al Signore. 3. Quello poi, che rimarr del sacrifizio, sar di Aronne, e de* suoi figliuoli, cosa santissima presa dalle obblazioni fatte al Signore. 4. Quando poi offerirai obblazione cotta nel forno, sar di fior di farina , cio pani senza lievito, intrisi coli' olio, e stiacciate azzime unte con olio. 6. Se la tua obblazione sar di cosa cotta nella padella, di fior di farina impastata coll'olio e senza lievito,

lui piacquero ; poich se coli' uccision delle vittime si figurava il Sacrificio cruento del Divin Figlio, colle offerte di farina , pane ec. adombravasi l'incruento da esso lasciato alla Chiesa, Vers. a. Formilo per memoria sopra V altare ec. Si pu tradurre forse meglio : Porrallo sopra V altare per culto di toavissmo odore al Signore. Yers. 4- Obblazione colta nel forno, sar ec. Ecco la seconda specie di offerta di cose fatte colla farina : si distinguono i pani Impastati intrisi coli' olio da quelli ch' eran solamente unti coll'olio, o prima, o dopo d'esser cotti.

6. Divides eam mirtutatim, etfundes su-per eam deum. j. Sin autem de era-* ticulafuerit sacrrficium, aeque simila oleo conspergetur: 8. Quam offerens Domino trades manibus sacerdotis: 9. Qui cum obtulerit eam, tollet memoriale de sacrificio , et adolebit super altare in odo-^ rem suavitatis Domino. to. Qudgud autem reliquum est, erit Aaron, et filiorum ejus , sanctum sanctorum de oblationibus Domini. li. Omnis oblatio, quae offertur Domino^ absque fermento fiet,

6. La farai in bricioli, e vi verserai sopra dell' olio. 7. Che se il sacrifizio sar di cosa cotta sulla gratella, sar parimente la farina impastata coli' olio: 8. E tu offerendola al Signre la porrai nelle mani del sacerdote: 9. Il quale , fattane T offerta j prender la parte della obblazione per memoria, e faralla bruciar sopra 1* altare in odore soavissimo al Signore, 10. Quello poi, che rimane, sar di Aronne, e de' suoi figliuoli, cosa santissima presa dalle obblazioni del Signore. 11. Qualunque offerta , che si faccia al Signore , sar senza lievi"

Vers. 5. Se ... sar d cosa colta nella padella. Ecco la terza specie d'offerta. Yers. 7. Di cosa colta sulla gratella, "Ecco la quarta specie: "quello che la Volgata dice gratella, potrebbe benissimo significare una padella bucata, come quelle, nelle quali s' arrostiscono i marroni. Vers. 9. Il quale fallane V offerta ec. Il sacerdote , ricevuta 1' offerta, ne prender quella porzione che dee bruciarsi in onore del Signore , e 1' alzer , e la presenter aJ Signore, riterr il resto per s.

nec quidquam fermenti, to, e niente di fermenac mellis adolebitur in to, o di miele si brucer nel sacrificio del Sisacrificio Domni. 12. Primitias tantum eorum offeretis, ac munera: super altar vero non imponentur in odorem suavitatis. 13. Quidf/uid obtuieris sacrificii, ( i ) sale condies-, nec auferes sal foederis Dei tui de sacrificio tuo. In omni o~ Ulatione tua ojfferes sal.
gnre. 12. Di questi offerirete solamente primizie, e doni: ma non saranno posti sopra l'altare in obblazione di grato odore. 13. Qualunque cosa offerirai in sacrifizio, la condirai con sale; e non separerai dal tuo sacrifizio il sale che entra nell' alleanza del tuo Dio. In tutte le tue obblazioni offerirai il sale*

(i) Mare. g. 4&

Vers. ti. Qualunque offerta che si faccia al Signore , sar senza lievito, ec. Nelle offerte fin qui descritte non dovea esservi niente di lievito; in altre occasioni qualche volta offerivasi 'del pane fermentato anche col sacrifizio. F'edi cap. xxm. ij., e vii. 13. Il miele proibito in queste offerte non meno che il lievito , non era cosa impura , mentre se ne offerivano le primizie come del pane fermentato , vers. i ?.. S. Cariilo con altri dice , che il miele simbolo de' carnali diletti ; e l'Apostolo disse gi, che il fermento figurava la malvagit, e la malizia, i. Cor. v. 3, Ed ecco quello che Dio vieta che si porti nel suo santuario, e si abbruci sul suo altare. Yers. 12. Di questi offerirete solamente primizie e doni. Si offerivano a' sacerdoti le primizie di tutto il pane che cuocevasi per le case ; le quali primizie servivano al sostentamento de' sacerdoti. Quanto al miele, di cui qui dicesi, che si offeriran pur le primizie, gli Ebrei, e molti altri autori credono, che non debba solo intendersi del miele delle api, ma anche di quello che eavavusi, e tuttora si cava dai datteri.

14- S autem obtulerf munus prmarum frttgum tuarum Domino, de spicis adhuc vi" rentbus, torrebis igni, et confringes in morem farris\ et sic offeres pri* mitias tuas Domino, 15. Fundens supra oleum et thus imponens, quia obiado Domini est-. 16. De qua adolebit sacerdos in memoriam muneris partem farris frac ti, et olei ac totum thus.

14. Che se offerirai al Signore il dono delle primizie delle tue biade, delle spighe ancor verdeggianti, le tosterai al fuoco, e le stritolerai, come si usa del grano, e cos oiferirai al Signore le tue primizie, 15. Versandovi sopra dell' olio , e mettendovi dell'incenso, perch ella obbiaziorie del Signore: 18. E di essa il sacerdote far bruciare per memoria del dono una parte de' granelli stritolati , e de 11' olio , - e tutto l'incenso.

Vera. i3. Qualunque cosa offerirai, la condirai con sale. I Giudei intesero questo precetto non solo riguardo alle obblazioni sopra descritte, ma riguardo ancora a qualunque ^acrifzio ; onde quella parola di Cristo in s. Marco , cap. ix. 48. Ogni vittima sar condita con sale. Anche co'pani della proposizione andava unito il sale, Philo de vita Mos. lib. IH. // sale che entra nelV alleanza del tuo Do. Il sale che entra in tutti i sacrifizii, co' quali si rinnovella, e si rafferma l'alleanza , che Dio ha fatta con te. Il sale simbolo d'incorruttibilit dinotava ancora la fermezza di quest' alleanza. Vera. 14. Se offerirai ...il dono delle primizie ec. Gli Ebrei offerivano le primizie dell' orzo alla Pasqua ; le primizie de' pani di grano alle Pentecoste ; le primizie di tutti i prodotti alla festa de' tabernacoli : qui si parla delle primizie dell' orzo : tostate le spighe al fuoco, stritolavansi colla mano i granelli, e riducevansi in farina ; vi si metteva sopra una dose d' olio , e dell' incenso: quindi il sacerdote offeriva , e abbruciava tutto l'incenso, e parte della farina ; la qual parte serviva a mostrare, come tutto il dono er* offerto al Signore ; il resto era pel sacerdote.

In qual modo si offeriscano le ostie parifiche d buo^ di pecore^ di agnellit e di capri \ il grasso e il sangue il Signore lo ha riserbato per se , ed vietato di mangiarne. i. uod si hostia pacifica rum fuerit ejus oblatio, et de bobus voluerit off erre , marem , sivefeminam> immaculata off ere t coram Domino'. - 2. Ponetque manum super caput victimae suae, quae immolabitur in introitu tabernaculi testimonii,fundentcfue filii Aaron s acerdotes sanguinemper altaris circuitum-.
i. VJhe se 1' obblazione sar un'ostia pacifica, ed ei vorr offerire de' buoi, presenter dinanzi al Signore u maschio , o una femmina senza macchia: 2. E porr la mano sul capo della sua vittima , la quale sar immolata ali* ingresso del tabernacolo del testimonio, e i sacerdoti figliuoli d' Aronne spargeranno il sangue intorno all'altare:

Ver, i. Se P obblazone sar un'ostia pacifica. Vale a dire un' ostia che si offerisca a Dio per qualche grazia ottenuta ^ o che si desidera di ottenere. I tiXX. in vece di ostia pacifica tradussero ostia di salute, losche fa l'istesso senso. Gli Ebrei per nome di pace intendevano ogni specie di bene : 1' ostia pacifica era volontaria, e tutta di elezione dell' offerente, eccetto che la offerisse per voto ; quindi si offeriva o un maschio, o una femmina 7 e di essa il sangue, e il grasso era dato al Signore ; il petto e la spalla destra restava al sacerdote , il resto sei toglieva 1' offerente : 1' ostia pacifica dovea essere un bue, o una pecora, o una capra ; non avean luogo in tali sacrifzii gli uccelli, u le tortore, n le colombe. Vers. a. E porr la mano sul capo ec. L'Ebreo: Porr la mano sul capo della vittima ch* egli d: la scanner, *

3. Et offerent de hostiapacificorum in obltionem Domino (i) dip emfl ui operit vitala, et quidquid pinguedinis est intrinsecus: 4. Duos renes cum adipe^cjuo teguntur illa, et reticulum jecoris cum renunculsi 5. Adofabuntcjiie ea super altare in holotaustum, ligns igne supposito : in oblationem suavissimi odoris Domino. 6. Si vero de oviLus fuerit ejus cblatio, et pacificorum hostia^ si' ve wasculum obtulerint, sivefeminam^ immaculata erunt. 7. S agnum ob tuie* rit coram Domino. (i) Exod. 29. 13.

5. E dell'oslia pacifica offeriranno al Signore il grasso che cuopre le viscere , e tutta la pinguedine interiore: 4.1 due reni col grasso, onde sono coperti i lombi, e co' reni la rete del fegato: 6. E queste cose le bruceranno in olocausto sopra Fallare, dato fuoco alle legna: obblazioni di slavissimo odore al Signore. 6. Che se 1' obblazione, e Y ostia pacifica sar di pecore, queste o sien maschi, o sien femmine , saranno senza macchia. 7. Se offerir davanti al Signore un agnello.

quegli Ci sacerdoti) verseranno il sangue d lei. Vedi cap. i, vera. 5. Yers. 3. Il grasso che cuopre le viscere. Che cuopre il cuore, e i precordii. * La pinguedine interiore. 1 LXX. intomo al cuore. Vers. 4- * La rete del fegato. L' omento. \ers.5.Le bruceranno in olocausto. Alcuni con Tcodorcto traducono Le bruceranno colV olocausto, ovvero sopra V olocausto , come se dir volesse, che queste parti delle ostie pacifiche saranno messe opra 1' olocausto del sacrifzio perenne per essere bruciate con esso. Mi sembrerebbe pi semplice cosa il dire , che queste parti dell' ostia pacifica si bruceranno interamente, come si fa dell' olocausto.

8. Ponet manum suam super caput victimae suae, quae imtnolabitur in vestibulo tabernaculi testimonii: fundentque filii Aaron sanguinem ejus per circuitum altaris. 9. Et offerent de pacificorum hostia sacrificium Domino adipem, et caudam totam, 10. Cum renibus, et pinguedine, quae operit venirem , atque universa vitalia et utrumque renunculum cum adipe, qui est juxta ilia, retculumque jecoris tum renunculisi 11. Et adolebit ea sacerdos super altare in pabulum ignis, et obladonis Domini. 12. Si capra fuerit ejus oblatio , et obtulerit

8. Porr la sua mano sul capo della sua vittima, la quale sar immolata nel vestibolo del tabernacolo del testimonio: e i figliuoli d'Aronne ne spargeranno il sangue intorno all'altare. 9. E deli* ostia pacifica offeriranno al Signore in sacrifizio il grasso^ e tutta la coda, 10. E insieme i reni, e la pinguedine, che copre il ventre, e tutte le viscere coli' uno , e colF altro rene, e col grasso, che intorno a'lombi, e la rete del fegato co' reni: 11. E il sacerdote gli far bruciare scjbra l'altare in alimento del fuoco, e obblazione al Signore. 12. Se Tobblazione d'una capra, cui egli offerisca al Signore;

Vcrs. g. E lutto, la coda. Questo si osservava solamente, quando 1' ostia era di genere pecorino. Le pecore della Siria hanno grosse code e grassissime, e d' ottimo gusto. Cos non miracolo, che Mos volesse offerta al Signore la coda delle pecofe , e nou ojuella de' buoi, ovvero delle capre.

r i5. Ponet manum suam super caput ejus-, immolabitque eam in introitu tabernaculi testimonii. Et fundent filii Aaron sanguinem ejus per altaris circuitum. 14 Tollentque ex ea in pastum ignis Dominici adipem, qui~operit ventrem, et qui tegit universa vitliai

15. Duos renunculos cum reticulo , quod est super eos juxta illa, et arvinam jecoris cumrenunculis: .6. Adolebitque ea super altare sacerdos in alimoniam ignis, et suavissimi odoris. Omnis adeps Domini erit. 17. Jure perpetuo in generationibus, et cunctis habitaculis vestris-. nec sanguinem, nec adipem omnino come'detis.

13. Porr sul capo di essa la sua mano ; e la immoler al' ingresso del tabernacolo del testimonio. E i figliuoli d' Aronne ne spargeranno il sangue intorno al 1* altare. 14. E d'essa prenderanno in alimento del fuoco del Signore il grasso, che cuopre il ventre, ed disteso sopra tutte le viscere: 15. I due reni colla rete, che sta sopra di essi presso i fianchi, e il grasso dei fegato co' reni: io. E queste cose brucer il sacerdote sopra 11 altare in alimento del fuoco, e in odor soavissimo . Tutto il grasso sar del Signore. 17. Per legge perpetua in tutte le generazioni, e in tutti i paesi vostri: voi non mangerete giammai n sangue; n grasso.

Vcr. *?. Non mangerete giammai ne sangue, nt grasso, <-irca la proibizione di mangiare del sangue di qualunque animale od offerto in sacrifizio, o ucciso nelle case per uso della tavola, vedi Gin. ix. 4., Alii xv. 29.; ma riguardo al grasso degli

C A P O IV.

In qual modo offeriscasi Hostia pel peccato del sacerdote, del principe, della moltitudine , commessa per ignoranza. 1. JLJocutusque est Dominus ad Moysen> dicens: 2. Loguere filiis /srael: Anima> quaepeccaverit per ignorantam, et de universis mandatis Dommi,guae praecepi^ut nonfierent^ quippiam fecerit:
1. Hi il Signore parl a Mos, e disse :

2. Di* a' figliuoli d'Israele : Ls anima, che avr peccato per ignoranza , e avr fatta alcuna di tutte quelle cose, che il Signor ha comandato , che non si facciano:

animali, questa proibizione crede!, che vada intesa in tal modo che non sia lecito di mangiare del grasso della bestia offerta in sacrificio, o che in sacrificio pu offerirsi. Vedi August. quaest. 2. I moderni Ebrei prendono questo divieto in senso generale , e s' astengono dal grasso di qualunque animale. Vers. a. ,' anima che avr peccato per ignoranza , e avr fatta alcuna di tutte quelle cose ec. I peccati d'ignoranza, dei quali si parla in questo luogo, riguardalo secondo la comune opinione tanto i precetti affermativi, come i negativi ; vale a dire tanto i precetti, ne'quali ordinato di far qualche cosa, come quelli, ne' quali proibito di far qualche cosa ; e quest' ignoranza s'intende e dell* ignoranza di fatto, e dell' ignoranza della legge , o sia del diritto. L'ignoranza , di cui si parla, quella che non fa che il peccato non sia in qualche modo volontario : ella l'ignoranza colpevole, che almen suppone negligenza nell' mpa, rare le proprie obbligazioni, e per questa negligenza si offeriva il sacrificio : ma se uno non per ignoranza, ma per malizia avesse trasgredita la legge, e la colpa era pubblica , era condannato non ad offerir sacrificio , ma a subire la pena che gli veniva imposta dal giudice. Questi sacrifizii offerti per i peccati d' ignoranza nor^ rimettevano di loro natura la colpa, ma toglievano l'impurit ledale clic per essa si contraeva : valevano , dice 1' Apostolo , a

3. Sei! sacerdote,che 5. S sacerdos , qui unctus est, peccaveri^ fu unto , quegli, che delinquere faciens po- ha peccalo, facendo pecpulum, offeret pro pec- care il popolo, offerir cato suo vitulum immo." pel suo peccato al Signore un vitello senza culatum Domino: macchia: 4. E Io condurr alla 4. Et adducet illum ad ostium tabernaculi porta del tabernacolo testimonii coram. Do- del testimonio dinanzi mino; ponetque manum al Signore : e porr sul super caput e/a J1, et ini' capo di esso la sua manwlabit eum Domiio. no , e lo immoler al Signore. 5. Prender ancora 6. Hauret quoque de sanguine vituli, infe- del sangue del vitello ,
mondare la carne, a togliere l'immondezza esteriore, e ad esimere il reo dalla pena, colla quale o i giudici, se avessero avuto notizia del peccato, o Dio stesso lo avrebbe punito. La fede e la* carit unita a questi sacrifizii ( che eran pur necessari! , perch comandati da Dio ) servivano ad espiare effettivamente la colpa dinanzi a Dio per la virt del sacrifzio di Cristo, il quale col1' unica sua obblazione merit la santificazione a tutti quegli, i quali in tutti i secoli o prima, o dopo di lui ricevettero, e riceveranno la santificazione. Vedi Heb. \. Vers. 3. Se il sacerdote che fu unto ec. I LXX. se il sacerdote sommo: e cos l'intese anche la volgata, come si vede da quelle parole che fu unto ; lo che era proprio del pontefice, mentre i sacerdoti inferiori ( dopo che furono unti i figliuoli d' Aronne ) non ebbero mai pi unzione. Facendo peccare il popolo. L' Ebreo pu tradursi : se peccher^ come fa il popolo : quasi volendo dire , che cosa aliena da lui il peccare ; da lui che dee intercedere il perdono pei peccati del popolo. La lezione della Volgata ottima, e significa la forza che ha il mal esempio di un uomo costituito in dignit nella Chiesa. Notisi ancora, che trattasi di peccati non di piena malizia, ma d'ignoranza , e di peccati noa enormi ; perocch questi non si espiavano si facilmente ; trattasi di peccati ebe riguardavano secondo alcuni le cerimonie della legge; contuttoci s ordina un'ostia maggiore per tali colpe.

rens illum in taberna- e lo porter dentro il culum testimonii i tabernacolo del testi" G. Cumque intinxerit digitum in sanguine^ asperget eo septies coram Domato contra ve" luni Sanctuarii: 7. Ponetque de eodem sanguine super cornua altaris thymiamatis gratissimi Domi" 7w, f/uod est in tabernaculo testimonii : omnem autem reliquum sanguinem fundet in basim altari? h/>locausti in introitu tabernaculi. 8. Et adipem vituli auferet pro peccato tam eum. qui vitalia pperi^ quam omnia , quae in* trinsecus sunt: 9. Duos renunculos, et reticulum , quod est
monio: 6. E intinto il dito nel sangue , ne far aspersione sette volte dina n ai al Signore ver- so il velo del Santuario: 7. E dello stesso sangue ne porr su' corni dell' aliare dei timiarni gratissimi al Signore, il qual (altare) sta nel tabernacolo del testimonio: e tutto il rimanente del sangue lo verser a' piedi dell' altare degli olocausti ali' ingresso del tabernacolo. 8. S (estrarr) il grasso del vitello immolato per lo peccato, tanto quel che cuopre le viscere, come tutto quello ebe internamente . 9. I due reni, e la rete, che sta sopra questi

Yers. 5. Lo porter dentro il tabernacolo. Ceremonla, clic non si usa , se non nel sacrifzio pel peccato del pontefice , e in quello pe' peccati del popolo. Vers. 6. e 7. Ne far aspersione sette volte ec. Una parte del sangue della vittima si spargeva appi dell' altare ; un' altra parte si mettea su'corni dell' altare de'timiami; della terza parte si faceano sette aspersioni verso il velo che separava il Santo dal Santo de' Santi.

super eos juxta illa , et dipem jecoris cum renunculis: io. Sicut aufertur de vitulo hostiae pacificorum i et adolebit-ea super altare holocaust. \\.Pellem vero, et omnes carnes cum capite, et pedibus , et intestinis, et fimo, 12. Et reliqua corpore efferet extra castra in locum mundum, ubi cineres effundi solent ; incendetene ea super lignorum struem, quae in loco effusorum cinerum cremabuntur.

presso ai fianchi, e il grasso del fegato eo' reni: 10. Nella slessa maniera, che ci si estrae dal vitello dell' ostia pacifica : e queste cose le brucer sopra 1* altare degli olocausti. 11. La pelle poi, e tutta la carne col capo, e piedi, e intestini, ed escrementi, 12. E con tutto il> resto del fcorpo li porter fuori degli alloggiamenti in un luogo mondo, dove soglion gettarsi le ceneri -, e li brucer sopra una massa di legne, e saran consunti nel luogo, dove si buttan le ceneri.

Ver*. 12. Li porter fuori degli alloggiamenti ce. Tolto quello che notato, vers. 8. 9. ,#utto il resto della vittima insieme colla pelle si portava a bruciare fuori degli alloggiamenti, e questo si osservava riguardo al vitello offerto pel peccato del pop lo, onde anche da ci apparisce quale idea volesse Dio che si avesse del peccato del Sacerdote , agguagliando il peccato di lui a'peccati di tutto il popolo. Serviva ancor questa ceremonia a imprimere negli Ebrei un sentimento di giusto, terrore ; mentre reggendo queste vittime per lo peccato portarsi a bruciare fuori degli alloggiamenti venivano a intendere , che molto pi il peccato, e i peccatori meritavano di essere puniti col fuoco dell' altra vita. Contenea finalmente questa ceremonia una tacita preghiera a Dio che^olesse far si che i peccati del pontefice , e del popolo non fossero funesti n all'uno, n all'altro, ma insieme eolla vittima per essi offerta fossero tolti via e aboliti. Sopra di che dobbiam ricordarci, che gli alloggiamenti degli Ebrei erano

13. Quod s omnis turba Israel ignoraverii, et per imperitiam fecerit, quod contra mandatuni Domini est, 14 Etpostea intellexerit peccatum suum, offeret pro peccato suo vitulum , adducetque eum ad ostium taberfiaculi: io. Et ponent senio* ?*es populi manus super caput ejus coram Domino. Immolatoci u vitulo in conspectu Domini, 16. Inferet sacerdos, fjui unctus est, de san-

13. Che se tutta la moltitudine d' Israele peccher d'ignoranza, e per imperizia far quello che contro al comando del Signore , 1.4. E di poi riconoscer il suo fallo, offerir pel suo peccato un vitello , e lo condurr alia porta del tabernacolo: 15. E sul capo di esso porran le mani i seniori del popolo dinanzi al Signore. E immolato il vitello al cospetto del Signore, 16. Il sacerdote, che unto, porter del san-

allora , come una citt ambulante col suo tabernacolo clic era il tempio d' allora, e ebe Cristo conformandosi a questa figura il suo sacrifizio compi fuori della porta di Gerusalemme ; come n'otb gi l'Apostolo, Jfeb. xm. 12. 13. , onde s. Leone serm. g. de pass. scrive cosi : Ne dentro il chiuso della citt , la quate secondo il merito d sua scelleraggine dovea essere diroccata, ma fuori, e lontan dagli alloggiamenti Cristo fu crocifsto, affinch fnito il mistero delle vittime antiche , sopra un nuovo altare fosse posta la nuova vittima, e la croce di Cristo fosse altare non del tempio, ma di lutto il mondo. Vedi il luogo della lettera agli Ebrei sopraccitato , e le annotazioni. In un luogo mondo, dove sogl&n gettarsi le ceneri. Le ceneri delle vittime si gettavan primieramente nell* atrio presso P altare degli olocausti, cap. i. 6. ; di l poi si portavan fuori degli alloggiamenti n luogo mondo, dove non si mettesser n corpi morti, n immondezze. v ers. 14. Offerir ... un vitello. La stessa ostia, le stesse cerimonie si osservano in questo, ebe si sono vedute nel sacrifizio precedente, se non che qui non il pontefice, ma i seniori impongono le mani ali' ostia per tutto il popolo.

Lentico. Vol. IL

16

gitine ejus in tabernaculum testimonii, 17. Tncto digito aspergens septies contra^ velami 18. Ponetque de eodem s anziane incorni* bus altars quod est coram Domino in tabernaculo testimonii\re* tiquum autem sanguinemfundetjuxta basirti altaris holocaustorum, -quod est in ostia iabernaculi testimonii. 19. Omnemque ejus adipem tollet, et adole* bit super altare'. zo.Sicfaciens et de hoc vitulo, quomodo fecit et prius : et rogante vro eis sacerdote, propitus erit eis Dominus. 21. Ipsum autem vitulum efferet extra castra atque comburet sicut et priorem vitulum^

gue di esso nel tabernacolo del testimonio, 17. E intinto il dito (nel sangue) far sette volte i' aspersione verso il velo: 18. E dello stesso sangue ne spruzzer su? corni dell' altare, che davanti al Signore nel tabernacolo del testimonio; e il rimanente del sangue lo fparger appi dell* altare degli olocausti, che alla por* ta dei tabernacolo del testimonio, 19. E tutto il grasso di esso lo prender, e lo brucer sopra 1* al* tare: 20. Facendo anche di questo vitello , come fu fatto del precedente : e fatta dal sacerdote orazione per essi, il Signore sar propizio verso di loro. 21. Lo stesso vitello poi lo porter egli fuor dell' accampamento, e lo brucer come il pre-

Vfrs. iG. // sacerdote che e nnto.l pontefice. Vedi ver s. 3, Vers, 18. Che alla, porta. Yicino aria porta.

quin est pro peccato cedente; perch offerto pel peccato del pomulttudinis. polo. .22. Se peccher un zz.Sipeccaverit prin ceps> et fecerit unum e principe , e far per ipluribus per ignoran* gnoranza una delle moltiam> quod Domini lege te cose proibite dalla legge del Signore, prohibetur, 26. E poscia ricon23. Et postea intelle* xerit pecca tum suum ; scer ij suo peccato; ofofferet hostiam Domi" ferir ostia al Signore, no , hircum de capris un capro senza macchia, parto di capra: immaculatum: 24. E porr sul capo 24- Ponetque manum, suam super caput ejus; di lui la sua mano ; e cumque immolverit dopo d1 averlo immola- eum in-loco i ubi solet to in quel luogo, dove mttctari holocaustum suole scannarsi l'olocaucoram, Domino ; quia sto dinanzi al Signore ; perocch (sacrifzio) pro peccato est\ per il peccato; 26. Il sacerdote ina 6. Tinget saeerdos digitum in sanguine tinger il dito nel sanhostiae pro peccato, gue di questa ostia per tangens cornua aUaris il peccato, e ne spruzholocausti, et reliquum zer su' corni dell' altafundens ad basim e- re degli olocausti, e il jus. rimanente lo sparger appi dell'altare.
Vers. 22. Un principe. Per questo nome intendonsi i capi idi famiglia, e quelli della trib,~ e i capi dell' esercito. Vers. a5. Nel sangue di questa, ostia per lo peccalo. Vuol significare , che se questa non fosse ostia per lo peccato, il sacerdote non tingerebbe i corni dell* altare col di lei sangue ; perocch questo non faceasi, se non in quella specie di sacriflzii. L'altare rappresentava Dio ; onde aspergendo 1' altare Cl sangue <1 queli' ostia si veniva a dare a D^o il saiigue di essa invece del

&.MKpem fiero adtileit glipra, sicut in victimis p acificorum fieri solet: rogabitque pro eo sacerdos, et pro peccato ejus, et dimittetur ei. 27. Quod sipeccave* rii anima per ignorantiam de populo terrae, utfaciat quidquam de his <> quae Domini lege prohibentur, atque de linquat, 28.E* cognoverit peccatum suum, offeretcapram immaculatam : ap. Ponetque manum ^uper caput hostae, quae pro peccato est: et immolabit eam in loco Jiolocausti. 3o. Tolletque s&cerdos de sanguine in digito suo : et tangens cornua altaris holocausti, reliquum funde t ad basim ejus.

25. Sopra del quale far bruciare il grasso, come far si suole dell'ostie pacifiche : e il sacerdote far orazione per lui, e pel suo peccato, e saragli rimesso. 2J. Che se un uomo del volgo avr peccato per ignoranza, e avr fatto alcuna delle cose vietata nella legge del Signore , e avr prevaricato, 28. E riconoscer il suo peccato, offerir una capra senza macchia: 29. E porr la mano sul capo di essa, che ostia per il peccato : e la immoler nel luogo degli olocausti. 30. E il sacerdote prender col suo dito del sangue: e avendone messo su' corni dell' altare degli olocausti, il rimanente lo verser appi di esso.

sangue e della vita del peccatore. S in questo versetto, come in altri luoghi in vece di ostia per lo peccato , 1' Ebreo legge peccalo : e cos 1' Apostolo parlando di Cristo dice, che il Padre fece peccalo per noi colui che non avea peccato veruno , 2. Cor. v. ult. Vera. 26. Sopra del quale far bruciare il grasso ec. Le carni poi saran date a' sacerdoti. Vedi cap. vi. 6.

31. Omnem autem adipem auferens , sicut afferri solet de vietimi^ pacificorum, adolebit super altare in odar erri suavitatis Dominai rogabitque pro eo, et dimittetur ei. 32. Sin autem de pecoribus obtulerit vietimam pro peccato^ ovem scilicet iminaculatam: 33. Ponet manum super caput ejus, et im- molabt eam in loco, ubi solent caedi iolor causforum hostiae. 34. Sumetque sacerdos de sanguine ejus digito suo , et tangens cornua altaris holoeausti, reliquymfundet ad basm ejus. 36. Omnem quoque adipem auferens, sicut auferri solet adeps arietis t qui mmolatur

31. E levatone tutto il grasso, come suoi togliersi dalle vittime pacifiche , lo far bruciar sul!5 altare in odor soavissimo al Signore: Q pregher per queli' uomo , e gli sar perdonato . 32. Che se pel peccato offerir vittima presa da un branco di pecore , vale a dire una pecorella senza macchia; 33. Porr la mano sul capo di lei, e la immoler nel luogo , dove sogliono scannarsi le vittime degli olocausti. 34 E il sacerdote prender col dito del sangue di essa , e toccher i corni deli' altare degli olocausti, e il rimanente lo verser appi di esso. 35. E presone ancor tutto il grasso, come suoi prendersi il grasso dell' ariete,, che s'immo-

Yer. 35, In olocusto al Signore. L'Ebtc s*esprime qui, come nel capo in. 5. Vedi sopra. Notisi, clie nel sacrifizio per lo peccato usavasi il sale, ma non altre libagioni n di vino, n d'olio , n di farro, le quali si w*avan solo pU' olocausto, e per 1' ostia pacifica.

pro paetfics, cremabt super altare in incerisum Domni; ragabtque pro eo, et pro peccato ejus, ei dimittetur ei.

la in ostia pacifica , lo brucer sopra l'altare in olocausto al Signore ; e far orazione per queli' uomo, e pel peccato di lui e gli sar perdonato.

C A P O V. Delle ostie per il peccato di aver taciuta la ve* rit, per la immondezza, pey l'errore, pel giuramento , per /' abuso delie cose sacre, e per ignoranza. i. O peccaverit a* nlma, et auderit vocem jurantis, testisque fue~ rt, quod aut ipse vidit> aut consdus est: nisi indc&vsrit, portabit iniwtatem suam. i. i^e un uomo peccher, perch avendo udite le parole di uno, che giur, o essendo testimone della cosa per aver veduto, o per esserne consapevole, non vuol renderne testimonianza, porter la pena di sua iniquit.

Vers. i. Perche avendo udite le parole d uno che giuro ec: Vale a dire avendo udite le parole di un terao che promise con giuramento di^ar qualche cosa, e, contratto interponendo il giuramento: se questo tale che informato del vero, rieus di render testimonianza in giudizio, egli pagher la pena dei suo peccato. Questa sposizione di s. Agostino, di Origene, e di molti altri. Havvi chi espone in tal guisa queste parole : se uno interrogato dal giudice , previo il giuramento, affinch dica quello che ei vide , o sa intorno a un affare, che in controversia , se egli ricusa di parlare, porter la pena pel suo peccato. Quelli ebe cosi spiegano, suppongono , che il testo debba tradursi cos : Se uonw peccher, perche avendo udito la voce di colui ch

2. Anima, quae letigerit aliquid immun dum,) sive quod occisum a bestia est, aut per se mortuum, aut quodlibet aliud reptile , et oblita fuerit immunditiae $uaet rea est, et deliquit. 3. Et sitetigeritquidquam de immunditia hominis , juxta omnem impurilatem, qua poilui solet, oblitaque co~ gnoverit postea, subjacebit delicto.

2. Colui, che avr toccato qualche cosa d'immondo, sia un corpo ucciso da una bestia ovvero morto da s, oppur qualche rettile, e si sar scordato di sua immondezza, egli reo, ed in colpa. 3. E se avr toccato cosa alcuna d'un altro uomo, che sia im monda, di qualunque specie d'immondezze, ond'eipu contaminarsi e non vi abbia posto mente, e poi siasene avveduto, sar reo di delitto.

gli d giuramento (vale a dire del giudice ), e non vuol rendere testimonianza ec. Dicesi, che in alcuni MSS. si legga adjurantis in luogo di juranlis. La prima interpretazione sembra meglio fondata. Porter la pena di tua iniquit. Se potr forse nascondersi alla giustizia degli uomini, non potr schivare la pena, con cui lo punir Dio. Vedi vcrsr. 6. Vers. 2. Sa un corpo ucciso da una bestia, ovvero ec. Chiunque ha toccato il cadavere di qualunque animale (fosse egli mondo 7 o immondo) morto da s stesso, ovvero di un animale immondo che stato ucciso , e o per dimenticanza , o per inavvertenza non si purificato, lavando la sua persona , e le sue vesti, costui in peccato. Notisi, che il cadavere di un animale mondo che fosse stato ucciso, non recava immondezza a chi lo toccava ; ma gli animali impuri, ancorch vivi, recavano immondezza : tali erano i rettili, Levt. xi. 4^. * Ed e in colpa. Ha peccato. Vers. 3. Di qualunque specie d? immondezza, orwf ei pu contaminarsi. (Qualunque sia la maniera d'immondezza legale, iti cui quegli pot cadere secondo la legge.

4- Anlm^ yuaehira' vrt&tprotulerit fbiis $ut9 * ut vel male quid facere^ vel bene> et Id ipsum \ juramento et sermne firmaveriti ob" Iftaqu postea intellexefifdlictum suum, 5. A gai poenitentiam pro peccato, 6. Et offeret de gregibus agnam, sive capram, orabitque pro ea sacerdos, et pro pecca** to ejus: 7. Sin autem non po^ fuerit off erre pecus, offe~ rat (i) duos turtures , vel duos pullos columbarum Domino, unum pro peccato, et alterum in holocaustum.
(i) Infr. 12. 8. Lue. 2. 24.

4. e un na giurato e si dichiarato colle sue labbra di far qualche cosa di bene, o di male, e lo stesso ha confermato con parole di giuramento, e dopo essersene dimenticato riconosce poscia il suo delitto, 5. Faccia penitenza del suo peccato, 6. E,offerisca un' agiiella, o una capra del gregge suo, e il sacerdote far orazione per lui, e pel suo peccato: 7. Che se non potr offerire la pecora, offerisca due tortore, o due colombini al Signore, uno per il peccato, l'altro in olocausto.

Vcrs. 4- $ "o /ia giurato ... di far qualche cosa di bena , o di male. lutendesi di un male fisico, e permesso , non morale , v. g, un padre che giura d gastigare la trascuranza del figliuolo. Gli Ebrei intendono del male che uno giura di fare a s stesso mortificandosi col digiuno, o colla penitenza. Riconosce poscia il suo delitto. L'Ebreo riconosce di aver peccato in alcuna di queste cose: donde s'inferisce , che la penitenza , e il sacrificio ordinato ne' due versetti seguenti riguarda tutti i casi finora descritti in questo capitolo. Cos s. Agostino , tjiiaest. i. Vers. 5. Faccia penitenza. L' Ebreo , e il Caldeo: Confetti il peccato che ha fatto : e gli Ebrei insegnano, che riccrcavasi una special confessione del peccato, la quale faceasi dal reo uell' atto di 'Drre le sue mani tra IR corna della vittima.

, %.J)abitque eos sa* '*' cerdoti) qui primum offerns pro peccato retortjuebit caput ejus ad pennulas, ita ut collo haeret) et non penitus abrumpatur. 9. JS/ asperget de 3anguine ejus parietem altaris\ quidquidautem reliquum fuerit, faciet distillare adfundamentum e]us ; quia pro peccato est. v 10. A Iterum vero adolebit in holocaustum, ut fieri solete rogabitque pro eo sacerdos, et pro peccato ejus et dimittetur ei, 11. Quod si non quiverit manus ejus duos ~ off erre turtureStOut duos pullos colmbarumt offeret pro peccato suo similae partem epTiidecimam : non mittet in eam oleum, nec thuris aliquid imponet; quia pro peccato esti

8. E li dar al sacerdote , il quale offerendo l primo per il peccato ripiegher il capo di esso verso 1' ali, in guisa per che resif attaccato al collo , e non ne sia totalmente strappato, 9. asperger con parte del sangue di esso i lati dell'altare: e il rimanente lo far colare appi dello stesso altare; perch (sacrifizio) per il peccato. 10. L'altro poi lo brucer in olocausto secondo il rito : e il sacerdote far orazione per lu, e pel suo peccato, e saragli rimesso. ij, Che se non avr facolt di offerire le due tortore, o i due colombini, offerir pel suo peccato la decima parte di un ephi di fior di fa* rina: non vi verser sopra 1* olio, n vi metter incenso, dappoich si d per il peccato:

Vers. 7. Che se non potr offerir la pecora. Per la sua pover* t j come vedesi dall'Ebreo. Vers. n. La decima parte di un ephi. Cio un gomor, che era la misura di farina sufficiente pel vitto di un giorno. Vedi lExod. xvi. ulf.

12. Tradetqtte eam sacerdti, 'qui plenum ex ea pugilhim^furins cremabit superai tare in monimentum ejus, qui obtulerit, 13. Rogans pr illa , etexpans\ retiyuam vero partem ipse habebit in munere. p 14. Locutusque est Dominus ad Moysent dicensi 15. Anima s prae" variccms caeremonias per errGremiti his, quae "Domino sunt sanctificta, peccavert) ojferet pro delie to suo arietem immaculatum de gregi~ bua) qui ertii potest duo&ussittis juxta pondus anctuarii: 16. Ipsumque, quod intuiti, damai restituet,

12. E da ralla al sacerdote, il quale presane una piena manata , la brucer sull1 altare in memoria dell' offerente^ 13. Facendo orazione per colui* ed espiandolo ; la porzione poi che rimane, l'avr egli in dono. i4 3E il Signore parl a Mos, e disse: 16. Colui, c&e per errore trasgredisce le cerimonie, e pecca riguardo alle cose santificate al Signore, offerir pel suo peccato un ariete immacolato del gregge, che pu aversi per due sicli secondo il peso del santuario: 16. E risarcir il danno dato, e vi aggiunge-

Non vi verser sopra Volio, ne vi metter incenso. Lo che costumavasi generalmente nel sacrifizio di farina, ma vietato, quando sacrifizio per lo peccato, per significare, che il peccatore privo della vera allegrezza figurata nell' olio, e non pu essere di buon odore dinanzi a Dio, come lo sono i giusti, secondo quella parola di Paolo: ti buop odore di Cristo sian noi a Dio, n. Cor. a. 15. Vers. 15. E pecca riguardo alle cose santificate. Come per esempio, se un laico mangia delle carni immolate a Dio, e riserbate pe'sacerdoti, o non offerisce le primizie, le decime) ec., non per malizia, ma per inavvertenza, o ignoranza.

18. Offerir un ariete d branco senza macchia al sacerdote secondo la misura, e la qualit del peccato : e questi far orazione per lui, che ignorantemente ha peccato e saragli perdonato, 19. Quia per erro19. Perch ha peccarem detiquit in Domi- to per errore contro il num. Signore. \

et qumtam partem po nei supra t tradens sacerdoti , qui rogabit pro eot offerens arefem, et dimittetur ei. 17. Anima si peccaverit per ignorantiam, feceritque unum ex his quae Domini lege prohibentur, et peccati rea intellexerit iniquitatem suam, 18. Offeret arietem immaculatujn de gregibus sacerdoti juxta mensuram, aestimatonemque peccati : qui orabit pro eo, quia nesciens fecerit> et dimittetur ei,

r un quinto di pi, e lo dar al sacerdote, il quale far orazione per lu offerendo T ariete, e saragli perdonato. 17. Se un uomo pecca per ignoranza, e fa alcuna delle cose vietate dalla legge del Signore, e reo di colpa riconosce la sua iniquit,

Vers. 17. Se un uomo pecca. Da quello che dicesi, vers. ir), perch ha peccato contro il Signore, ne inferiscono g' interpreti , che si tratti qui della omissione commessa intorno alle cerimonie sacre ; omissione, che non sia di danno ad alcuno. Yers. 18. Secondo la misura e la qualit (hi peccato. Il sacerdote determinava la qualit dell' ostia secondo la maggiore o amore gravezza della colpa.

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LEViTIGO

G A P O VI.

Oblazione per il peccato commesso sdentemente. Leggi dell olocausto, dei fuoco perpetuo , e di ciascheduno dei sacrifizii e oblazioni del sacerdote nel di delta sua consacrazione , e generalmente delle ostie per il peccato ; e chi, e quando possa mangiarne. 1. JLjocutus est Dominus ad Moysen, d censi - y 2. nima, quae pet" caverit, et contempto Domino, negaverit proximo suo depositim^ quod fidei ejus credi* tumfuerat, vel vi aliquid extorserit, aut ea* lumniam fecerit, 3. Sive remperditam invenerit, et inficians insuper pejeraverit, et quodlibet aliud ex piribus fecerit, in quibus solent peccare homi* nes,
1. JU4 il Signore par* l a Mos, e disse: 2. Colui, che ha peo cato,perch disprezzando il Signore neg al suo prossimo un depo-> sito confidalo alla sua fede, o rap violente* mente, alcuna cosa, e defraud con inganno, 3. O avendo trovato una cosa perdutala nega colla giunta del giuramento , o alcun' altra avr fatta di quelle cose, nelle quali gli uomini sono usi di peccare,

Vers. a. Dispreizando il Signore. 11 quale tatto sa, tutto vede, e fu testimone del deposito, e vede la mala fede di colui che lo niega. Il disprezzo di Dio qui preso per una mancanza di rispetto , o sia per poco timore di Dio, ed un disprezzo interr pretativo. Parlasi qui di peccati occulti, e de' quali non si pu in giudizio convincere il reo. Di simili peccati, quando sono pul>T hlici, parl gi Mos, Exod. XXH.

4- Convnta detteti reddet o. Omnia, quae per fraudem voluti obtnere, ntegra^ et (i) quintam insuper partem domino , cui damnum in* tulerat. 6. Pro peccato autem suo offeret arietem immaculatum de grege, et dabit eum sacerdoti juxta aestimationem , mensuramque delicti: 7. Q ui rogabit pro eo coram Domino, et di* mittetar illi pro sngU' lis, quae faciendo pec~ cavit. 8. Locutusque est "Dominus ad Moy$en, dicens'. 9. Praecipe Aaront et filiis ejus i Haec est lex liolocausd : Cremabitur in altari tota nocte usque mane : ignis ex eodem altari erit:

4. Riconosciuto il suo delitto, restituir 6. Per intero al padrone , cui fece il danno , la roba usurpata con fraude , e un quinta di pi. 6. E pel suo peccato offerir un ariete di branco, immacolato , e lo dar al sacerdote secondo la estimazione, e misura del delitto: 7. E quegli far orazione per lui dinanzi al Signore, e saragli rimesso qualunque peccato, che ha fatto. 8. E il Signore parl a Mos, e disse; 9. a sapere ad Aronne , ea' suoifigliuoli: Questa la legge delP olocausto: Ei sar bruciato sopra 1' altare per tutta la notte fino al mattino: il fuoco sar quello del medesimo altare:

(\) Niun 5. 7. Vers. 6. Secondo la estimazione, ec. Questa estimazione la cea il sacerdote, e l'ariete dovea essere di maggiore o minor pn z secondo il giudizio del sacerdote.

10. 11 sacerdote iar vestito di tonaca, e di brache di lino: e prender la cenere, in cui il fuoco divoratore ha ridotto P olocausto, e avendola messa |resso l'altare 11. Spotibitur prio 11. Si spoglier delle rbus vestimentiS) ind- prime vesti, e in altro tusque aliis efferet eos abito la porter fuori extra castra^ et in loco degli accampamenti, e mundissimo usque ad in luogo mondissimo fafavittam consumifaciet. r, che si consumino fino alla ultima favilla. 12. H fuoco s tara sem12. Igni autem in altari semper drdebit, pre acceso sopra l'alta quemnutriet saoerdos, re, e il sacerdote lo man<subjiciens Ugna mane* terr , ponendovi ogni per singulos dies, et d al mattino delle leimpositQ holocausto de- gna, sulle quali poser io. Festieturtunica $acerdost et feminali* bus Knels : tolletgue cinerest guos vorans ignis ezussit, et ponens juxta altare *
Ver, g. Questa e la legge dell'olocausto. Di quello che si offeriva mattina e sera. Sar brucialo fino al mattino. Si dovean perci mettere le parti dell' ostia al fuoco l'una dopo l'altra, affinch questo sacrifizio della sera durasse sino alla mattina, come quello della mattina si facea durare fino alla sera, se per non vi fossero stati altri olocausti da offerire. Quanto agli altri sacrifzii di espiazione, o di propiziazione, o di ringraziamento, le parti dell' ostia che dovean abbruciarsi, si mettevano sopra l'olocausto perenne ; onde queste ostie erano accessorie dell' olocausto, e perci l'altare ebbe il nome degli olocausti. IL fuoco sar ec. Non si prender d' altronde , ma sar perpetuamente sull' altare. Gli Ebrei vogliono che questo fuoco si conservasse per miracolo. Versali. In altro abito la porter ec, Prender la sua veste ordinaria per uscire dell' atrio. Far che si consumino fino ec. Se qualche carbone, od osto della vittima vi restasse non ancor consumato ckl tutto.

super ^^dleMt adipes gli olocausti, e brucer il grasso delle ostie papacifrum. cifiche. 13. Questo $ il fuoco 13. gnis est iste per^ pettms, qui numquam perpetuo , il quale non deficietin altari. mancher giammai su!l'altare, 14. Questa la leg14. Haec est lex soli eri/idi, et tibamento- ge de5 sacrifizii, e delle rum, quae offerent filii libagioni, che si faranAaron coram Domino no da' figliuoli d' Aronne dinanzi al Signore , ei coram altari. e dinanzi all'altare. 15. Il sacerdote pren15. Tollet sacerdos pugilim smilae^ quae der una manata di fior conspersa est oleo, et di farina aspersa d'olio, totum thus, quod super e tutto 1* incenso messo similam positumest. ad- sopra la farina, e bruolebitque illud in al- cer il tutto sull' altare tari in monimentum o- in memoria, e odor soadoris suavissimi Do- vissimo al Signore: mino: 16. Il rimanente poi 16. neliquam autem partem imilae come- della farina , la mangedet Aaron cum filiis r Arornie co' suoi fisuis absque fermento : gliuoli senza lievito : e et comedet in loco san- la manger nel luogo cto atrii tabernaculi. santo, nell' atrio del tabernacolo. 17. Ella non si far 17. Ideo autem non fermentabiturtquia pars lievitare , perch una
Vers. 14. De* sacrifizi e delle libagioni. L'Ebreo Del tacrifzio di fior di farina. La nostra volgata lo chiam sacrifizio (li libagione per rispetto all'olio( che mettevasi sulla farina , e rispetto al vino che versavasi appi dell' altare.

ejus in Domni ojfer* tur incentum . Sanctum^mctorumerit^icf pro peccato , atque delie to. 18. "Mares tantum tirpis Aaron comedent illud . Legitimum , ac sempiternum erit in <? neratonibus vestris de sacrifics Domni : omnist qui tetigerit illa, sand^cabitur. 19. Locutusque est Dominus ad Moy$e& , dicens: 20. Haec est ollatio <daron et filzorum ejus, quam off erre debent Damino in die uncdonis suae, Decimam partem ephi ojferent similae in sacrificio sempiterno, medium ejus mane, et medium ejus vespere;

parte di ossa si fa bruciare in'ooor del Signore, E sar cosa sacrosanta, come l'offerta per il peccator,e pel delitto, 18. Ne mangeranno i soli maschi della stirpe d5 Aronne. Legge eterna per voi sar questa, e per tutte le vostre generazioni ne1 sacrifci del Signore chiunque toccher queste cose, sa-^ r santificato. 19. E il Signore parl a Mos, e disse: 20. Questa l'obblazione, che debbono fare Aronne, e i suoi figliuoli al Signore il giorno della loro unzione . Offeriranno in sacrifcio sempiterno la decima parte di un ephi di fior di farinata met al mattino , l'altra met la se* ra;

Vera. 18. Chiunque toccher queste cose sar santificato, Vale a dire .dee santificarsi, debb' esser mondo da ogpi spezie d'impurit. Chiunque toccher d queste cose sar santificato. Ovver ro ali' opposto diverr immondo, v. Exod. 3o. v.jn. Ezech. X.LIV. v. 19.

*i.'Quae(n sartagne oleo confpersa frgetur : afferei autem eam calidam in odorem suavissimum Domino 22. SacerdoS) qui jure patri successerit, et tota cremabitur in al* tari*

21. La quale (farina) aspersa con lio sar fritta nella padella : e calda la offerir in odor soavissimo al Signore 22. Il sacerdote, che \ar succeduto legittimamente a suo padre, e tutta si brucer sull'altare: 23. Perocch ogni sacrifizio de' sacerdoti dee , consumarsi tutto nel fuoco, e nissuno ne dee mangiare. 24. E il Signore parl a Mos, e disse:

23. Omne enim sacrificium sacerdotum igne consumetur* nec quisquam comedet ex eo. 24. Locutus est autem Dominus ad Moysen, dicensi 26. Loquere Aaron, 26. Di' ad Aronne, e et filiis ejus : Ista est a' suoifigliuoli: Questa lex hostiae pro pecca- la legge dell'ostia per to : In loco ubi offertur. il peccato: Ella sar im-

Vers. ao. U dbblazone che debbono fare Aronne e i suoi figliuoli il giorno della loro unzione. Questa legge era fatta prima della consacrazione^ d'Aronne , la quale consacrazione dovea esser modello .della consacrazione de' suoi figliuoli, cio de' suoi successori nel sommo sacerdozio in perpetuo : Mos ha posta qui questa legge , come spettante alla materia , di cui qui si tratta. Molti dotti interpreti da quelle parole in sacrifizio sempiterno inferiscono, che questa obblazione dovesse reiterarsi per tutti i di della vita di ciascun pontefice. Yers. ^3. Ogni sacrifizio de* sacerdoti dee consumarsi tutto. Questa obblazione di farina era tutta pel Signore, quando era obblazione de' sacerdoti : le obblazioni de' privati erano pel Signore , e pe' sacerdoti : ci dimostra, come Dio vuole che i sacerdoti sienp perfettamente suoi, e non abbiano parte , se non con lui. Vedi Theodor. quaest. i. 3. in Levit.

hlocaustum,immolabi- molata dinanzi al Situr coram Domino. San- gnore nel luogo, dove ctam Sanctorum est. si offerisce T olocausto. Ella sacrosanta. 26. Sacerdos, qui af26. Il sacerdote, che fert, comedet eam in la offerisce, la manger loco sancto in atrio t- nel luogo santo, nel!' abernaculi. trio del tabernacolo. 27. Quidquid ttge27. Qualunque cosa, rit carnes ejus , sancti" che sia stata toccata ficabitu^. Si de sangu- dalla carne di lei, sar ne illius vestis fuerit santificata. Se del sanaspersa > lavabitur in gue di essa^ar caduta stilla sopra un vestiloco sancto. mento, dee lavarsi nel luogo santo. 28. Il vaso di terra 28. Vas autem fielile, in quo coda est3con- in cui sar stata cotta, Jringetur : quod si vas si spezzer : se il vaso aeneum fuerit^ defrica- di rame, si strofiner, e bitur^ et lavabitur aqiia. si laver con l'acqua. 29. Tutti i maschi di 29. Omnis msculus de genere sacerdotali stirpe sacerdotale manvescetur de carnibus e- geranno delle carni di
Vers. 26. Il sacerdote che la offerisce, la manger,. Le ostie offerte per il peccato de' privati sono del sacerdote che le offerisce : ei le mangia co* suoi figliuoli maschi nel luogo santo ; sembra per che potesse farne parte anche ad altri sacerdoti, e a' loro figliuli, vers, 29.1 privati uomini; da'quali erano offerte, non ne aveano nulla. Vers. 27. Qualunque cosa che sia stata toccata ec. Sar in certo modo santa qualunque cosa che avr toccato le carni di queli' ostia , talmente che non potr adoperarsi ad uso profano, se non mediante certe cerimonie. Vers. ?.8. Il vaso di terra ... s spezzer : se il vaso e d rame , ec. 11 vaso di terra essendo poroso ritiene mai sempre qualche cosa di quello che vi si cuoce ; il vaso di rame al contrario facilmente si ripulisce.

jus, qua sanctum san- lei, perch cosa sacrosanta. ctorum est, 3o. Ma di quell'ostia 3o. Hostia enim,, quae caeditur pro peccato^ ( i ) immolata per lo peccacujus sanguis infertur to , il sangue di cui si in tabernaculum testi- <3porta nel tabernacolo monii ad expiandum in "" ^1 testimonio per fare sanctuario, non come~ F espiazione nel sandetur, sed comuretur tuario , non se ne manger , ma sar bruciata igni. nel fuoco.
G A P O ?IL

Ulto delf obblaz9?te del? ostia per il delitto , e dett ostia, e della vittima pacifica : proibito generalmente d mangiare il grasso e il sangite. i. v^uesta parii. JLJLaec quoque lex hostiae pro delctoi mente la legge dell' osanela sanctorum e$t\ stia per il delitto : ella sacrosanta:
(i) Supr. 4- 5. Hebr. i3. n.
Vers. 3o. Ma di tjiielV ostia immolata per lo peccato, ec. Se n' parlato, cap. iv. 12. ai. Vers. i. Questa e la legge dell'ostia per il delitto. Sono molto discordi tra loro gl'interpreti nel? assegnare la differenza tfa'l peccato , e '1 delitto. S. Agostino queit. 20. disse, che il peccato consiste nel fare alcuna cosa proibita ; il delitto nell' omettere quel che comandato : e dello stesso sentimento fu s. Gregorio., liom, io. in Ezech., e altri spositori. Egli eerto, che queste due parole sono usate sovente nelle Scritture 1' una per 1? altra ; ma allorch si distingue 1* una colpa dall' altra, sembra pi verisimile , che il peccato sia quello , il quale o di sua natura, o attese le circostanze rnen grave ; come per esempio quello che si fa per ignoranza, o per inavvertenza: il delitto poi quello che

a. Jdclreo ni immo labitur holocaustum , mactabitur et vidima pro delicto j sanguis e~ jus per gyrum altars fundetur\ 5. Offerent ex ea cau~ dam%et adipem, qui o* perii vitalici) 4- Daosf renunculos, et pinguedinem, quae juxta ila^est^reticubim" que jecoris cum renun* calisi 6. Et adolebit ea sacerdos super altare*, incensum est Domini pro delicto. 6. Omnis mas cuius de sacerdotali genere in loco sancto vespetur his cjarnibus', quia sanctum sanctorum est. 7. Sicut pro peccato offertur hostia, ita et pro delicto: utriusque hostiae lex una erit: ad

a. Quindi , che dove immolasi l'olocausto, ivi s* immoler 1* ostia per il delitto: il sangue di essa si sparger intorno ali'altare; 5. Si offerir la coda, e il grasso che cuopre le viscere, 4 I due reni, e il grasso, che presso a* lombi, e*)a rete del fegato insieme co' reni * 6. E il sacerdote li ^ar bruciare .sopra l'altare: si consuma tutto col fuoco in onor del Signore per il delitto. 6. Delle altre carni di essa mangeranno tutti i maschi di stirpe sacerdotale nel luogo santo; perch elle son sacrosante. 7. Si offerisce Y ostia per il delitto allo stesso modo, che per il peccato: l'una e l'altra ostia

di soa natura, o attese le circostanze pia grave ; eome per esempio quello che riguarda Dio e le cose sante. Per la qual cosa osservano , richiedersi maggior vittima per il delitto, cio un ariete, laddove per il peccato bastava un agnello o una capra. Ella e sacrosanta. E perci non potranno mangiarne, se nott i sacerdoti, e questi non altrove che nell' atrio, cap. vi. a6. Yers. 6, Mangeranno tutti i maschi ee. Potranno mangiarne,

sacerdotem, qui eam hanno la stessa legge: e apparterranno al sacerobtulerit^ pernebit. dote, che le ha offerte. 8. Il sacerdote, che of8. Sacerdos, qui of> feret holocausd vieti' ferisce la vittima dell'olocausto , ne avr la mani) Jiabebit pellem e- >^^*^ pelle. jus. 9. E ogni obblazione g. Et omne sacrifbcum similae, quod co- di farina , che si cuoca quitur in clibano, et nel forno, e quella che quidquid in craticula, si prepara sulla gratelvel in sanatine prae" la, o nella padella , sar paratur^ ejus erit sacer- del sacerdote, da cui viene offerta: dotiS) a quo offerturi 10. Sia ella aspersa 10. Sive oleo conspersa, sive arida fuerit^ d' olio, ovvero asciutta, cunctis filiis Aaron sar distribuita tra tutmensuraaequa per sin- ti i figliuoli d' Aronne, eguai porzione a ognugulos dividetur. no i it. Questa la legge 11. "Haec est lex hostiae pacificorum, quae dell' ostia pacifica offerta al Signore. offertur Domino. 12. Se F obblazione 12. Si pro gratiarum actione oblatio fuerit t sar per rendimento di offerent panes absque grazie, si offeriranno pafermento consperso o- ni non lievitati aspersi
Vers. 8. Il sacerdote ... avr la pelle. Che la sola cosa che resti di tutto l'animale offerto in olocausto. I sacerdoti della stirpe d'Aronne servivano alternativamente al tabernacolo, ognuno per la sua settimana , come vedremo. Vers. io. Sar distribuita ... eguai porzione a ognuno. Ognuno servendo a suo turno al tabernacolo, e facendo le funzioni sacerdotali nel tempo ebe a Ini tocca, verr a godere egualmente ebe gli altri di tali offerte. Sembra questa la maniera pi semplice di conciliare queste parole con quelle del versetto precedente.

/eo, t^fgana azyma utvtt oleo, coctamque smilam, et collyridas ole i admixtione conspersa$'. ' i3. Panes quoque fermentatos cum hostia' gratiarnm, quae inunolalur pro pacifcis\

con olio , e. schiacciate azzime unte con olio, e fior di farina cotta, cio torte fritte intrise con olio: 13. E anche de' pani lievitati insieme coli' ostia di ringraziamento, che s'immola nel sacrificio pacifico; 14. De5 quali (pani) ' 14- Ex quibus unus pro primitis offeretuf uno fi offerir al Signotubi-ino , et erit sacer- re per primizia, e sar dotis, quifundet hostae del sacerdote, che spar-. ger il sangue dell* sanguinem:

16. Le carni della 16^ Cujus carnes eadem comdentur die , quale si mangeranno lo nec remaneblt ex eis stesso giorno, e non ne quidquam. usque mane rester nulla fino al seguente mattino. 16. Se per ragion di 't6. Si voto, vel sponte quispiam bbtulerit voto, o per libera elehosttam eadem simili- zione uno offerir qualter edetur Aie\ sed et si che ostia , ella sar siVeris. lai Se Voblilaione sar per rendimento di grazie. Questo chiamasi sacrificio pacifico, perch col nome di pace gli Ebrei intende vano 4jiajunque bene o favore, o grazia. Vedi cap. IH, 12. "* Non lievitali aspersi. Impastati con olio. Vers. 13. E anche de'pan lievitati. Non per metterne snH'altare, e bruciarli; perocch questo proibito, cap. u. 11.; ma per offerirgli a' sacerdoti. Non mancano per interpreti, i qnali dicano , che nel sacrifizio di rendimento di grazie potesse offerirsi del pane fermentato. Vers. 14. De1 qnali (pani) uno si offerir al Signore ec. Uno <Ti questi pani sar dato al sacerdote che rappresenta lo stesso Do: colPofferta di questo pane si considereranno-come offerti nciurli altri.

quid in crastinum re* milmente mangiata lo manssrit, vesci licitimi stesso di; ma quando alcuna parte ne avanest. zasse pel d di poi, sar lecito di mangiarla. 17. Ma qualunque 17. Quidquid autem tertius invenerit dies, parte ne resti al terzo giorno, sar consunta ignis absumet. col fuoco. 18. Se alcuno man18. Si quis de carni" bus victimae pacifico- ger il tersio giorno delrum die tertia comede- le carni della ostia part, irrita fiet oblatio ; cifica, l'obblazione dinec proderit offerenti : verr inutile, e non giof/uin potius fjuaecum- ver ali' obblatore: anzi que anima tali se e- qualunque anima si sadulo contaminaverit, r con tal cibo contapraevaricationis rea e- minata, sar rea di prevaricazione. rit. 19. La carne , che a19. Carot quae aliquid tetigerit mmun- vr toccato cosa immondum, 72072 comedetur, da, non si manger, ma sed comburetur ignit sar consumata col fuoqui fuerit mundus, ve* co: manger dell' ostia scetur ex ea. (pacifica) chi puro. 20. Anima pullula, ao. L* uomo, che esquae ederit de carnibus sendo impuro manger
Vers. i y. * Qualunque parte. Qualunque cosa. Vers. 18. Se alcuno manger il terzo giorno delle carni dell'ostia, Vobblazione diverr inutile. Peccando contro questa legge stabilita da nae , perder il merito del suo sacrifzio. Yers, iq. La carne che avr, toccato ec. S'intende delle .carni, offerte a Dio , le quali dopo l'immolazione avesser contratta immondezza col leccamento di qualche cosa d'immondo ; queste non si mangiavan pi, ma si bruciavano col fuoco profano. Manger deW ostia chi e puro. Questa una legge generale , che per mangiare le carni di una vittima bisogna esser** scevro d' ogni immondezza.

hostae pacificorum, delle carni della ostia quae oblata est Domi- pacifica offerta al Sino , peribit de populis gnore , sar sterminato suis. dalla societ del suo popolo. zi. Et quae tetigerit 21. E colui, che avr mmunditiam nominis ; toccato qualche cosa veljumenti, sive omnis d'impuro sia di un uorei quaepolluere potest, mo, sia d' un giumento, et comederit de hujus- o alcuna di tutte quelle cemodi carnus, inter- cose , che possono renibit de populis suis. dere immondo, e manger di esse carni, sar sterminato gialla societ del suo popolo. 22. E il Signore par22. Locutusque est Dominus ad Moysen, l a Mos, e disse: dicensi 23. Tu dirai a' fi26. Loquere filiis Israeh Adpem ovis, et gliuoli d' Israele : Voi bovi$t et caprae non co- non mangerete il grasso della pecora , e del mdets. bue, e della capra. 24. Del grasso di una 24. Adipem cadaveris morticini, et ejus a- bestia morta da s, ovnimaliS) quofl a bestia vero uccisa da un' altra captum est, nabebits in bestia , ve ne servirete pe1 varii bisogni. varios usus.
Vers. %o. L'uomo die ssendo impuro mahgera ec. Se sapendo d' esser immondo uno mangia delle carni di una vittima, sar reciso dalla congregazion d'Israele : se lo fece per ignoranza , si espier col sacrificio, di cui cap. v. 3. Vers. a3. Non mangerete il grasso c. Il grasso di questi animali immolati in onor mio. Vedi cap, m. 17. Vers. a4- Del grasso di una bestia morta da se ec. Non poteano mangiare il grasso di questi animali ; ma era lecito di servirsene per altri usi.

26. Se alcuno man20, S quis adipem, qui off erri debet in in- ger del grasso, che dee censum Domni, come- offerirsi bruciato al Siderit, peribit de populo gnore, sar sterminato dalla societ del suo posuo. polo. 26. Parimente v' aa 6. Sangui/lem quo* que omnis animalis non sterrete dal cibarvi del sumetis in cibo tam de sangue di qualunque aavibuS) quam de peco- nimale, sia uccello, sia quadrupede. ribus. 27,Chiunque mange27. Omnis anima, quae ederit sanguinemt r del sangue, sar sterperibit de populis uis. minato dalla societ del suo popolo. 28. E il Signore par28. Locutusque est Dominus ad Moysen, l a Mos, e disse : dicens: 29. Loquere filiis /29. Tu dirai ^figliuo<$rael, dicens: Qui offe' li d'Israele : Colui, che ret victimam pacifico- offerisce al Signore un' Tum Domino^ off erat si- ostia pacifica, offerisca mul et sacrificium^ id insieme 1' obblazione, esti li lamenta ejus: vale a dire le sue libagioni: 30. Tenelit manibus 3o, Tejrr nelle mani adipem hostiae, et pe- il grasso dell5 ostie, e il ctusculum: cumque am- petto: e dopo aver conbo oblata Domino con- sacrato 1' una e l'altra secraverit, tradet sa- cosa al Signore, le dar cerdoti? al sacerdote,
Vers. 26. * Sia quadrupede. Il vocabolo originale pi esle10, e significa qualunque degli animali terrestri. Yers. 29. Offerisca insieme V obb fazione. Cio la libagione di lor di farina.

31. Il quale far bruSi. Qwi adolebit adi56. E queste le cose, 36. Et quae praecepit pem super altare ; pe- ciare il grasso sopra eis dari Dominus a fi- che il Signore ordin, ctusculum autem erit 1' altare; ma il petto saliisIsrael religione per- che ad essi fossero date Aaron> etfiliorum ejus: r di Aronne, e dei suoi petua in generationi&us da' figliuoli d' Israele figliuoli: suis. per rito sacro invaria32. Similmente la S'i.Armus quoque dex* bile per tutte le loro ter de pacificorum Ho- spalla destva delle ostie generazioni. stis cedet in primitias pacifiche sar primizia 87. Ista est lex ho 67. Questa l legge > del sacerdote. sacerdots. locausti, etsacrifcii pro dell' olocausto, dell'ob35, Colui de' figli d> 53. Qwi obtuleritsanpeccato, atque delicto, blazione dl sacrifizio guinem et adipem, filio* Aronne, che avr ofleret pro consecratione, et pel peccato , e pel derum Aaron^ ipse fiabe- to il sangue e il grasso, fitto, e della consacrapacificorum victimis. bit et armum dextrum avr parimente la spalzione , e delle ostie pala destra per sua porin portiene sua. cifiehe. zione. 38. Quam constituit 58. Legge prescritta 34- Perocch il petto 34- Pectusculum eDominus Moysiin mon- dal Signore a Mos sul dopo la elevazione, e la te Sinai, quando man* monte Sin ai, allorch nini elevations , et ar* mun separationis tuli spalla gi separata, la davit filiis Israeltut of- comand a' figliuoli d'Ia filiis Israel de hostiis ho io presa da' figliuoli ferrent oblationes suas Sraele, che offerissero le eorum pacifics> et dedi d'Israele delle loro o- Domino in deserto Si- loro obblazioni ai Si* Aaron sacerdoti, et fi- stie pacifiche, e Fho danore nel deserto del liis ejus lege perpetua ta ad Aronne sacerdote, inai. ab omni populo^ Israel. e a' figliuoli di lui per legge perpetua a tutto il popolo d'Israele. 36. Tale 1* unzione 35. Haec est unctio AfLron, etfiliorum ejus d' Aronne, e de' suoi fi-* Vers. 35. Tale e V unzione <P Aronne. Tale la porzione de' in caeremoniis Domini^ gliuoli riguardo a' sa-^ sacrifizii serbata ad Aronne, e a* suoi successori ; porzione acqui-die, qua obtulit eos crifizii del Signore, nel stata da lui nella sua consacrazione. La volgata un poc' oscura,; Moyses, ttt sacerdoda giorno, in cui Mos gli ma tale il senso di essa , e dell'Ebreo,-come apparisce da quel che segue. offerse al servizio de! fungerentur: * Tale e F unzione <P Aronne. Ebr. Questa la porzione d' Aronne, la quale egli prender delle offerte che si bruceranno Signore:

Vers. 3o. Dopo aver consacrato V unrt, e V altra, cosa al S- ] gnore . L' Ebreo : agiter, alzer il grasso , e il petto della vil--' Urna dinanzi al Signore. Si gi parlato di questa cerimonia, Ex od, xxix. 7,6.

al Signore dal di in cui egli entr al servizio del Signore. Vers. 87. Dell'olocausta e dell' obblazwnc, e. Si noverano le sei specie di sacrifizii gi descritti; prima 'olocausto ; secondo, 1* obblazione , cio il acrifizio di farina ; terzo, il sacrificio per il peccato -, quarto , per il delitto ; quinto , per la consacrazione de' sacerdoti ; sesto , il sacrifzio pacifico.

C A P O VUI.

Consacrazione di Aronne pontefice , e de* sacerdoti suoi figli : unzione fatta da Mos del'tabernacolo , e delle sue suppellettili. 1. JLJocutusque est Dominus ad Moysen, dicensi 2. (i) folle Aaron cum filiis suis, vestes eorum, et unctionis oleum, vitulumpro pec* caio, duos aretes, cr nistrum cum azymis. 3. Et congregabis omnem eoetum ad ostium tabemaculi. 4 Fecit Moyses, ut Dominus imperaverat. Cojtgrgataque omni turba ante fres tabernacul) 6. Ait: Iste est $er~ m^ quem jussit Dominus fieri. 6. Statimene obtulit Aaron , et filios ejus. Cumque lavisset eos,
(i) Exod. 29. 3. et 4o. 13. Vers. 2. Prendi Aronne , ec. Quello che era stato ordinato a Mos nel capo xxix., si descrive qui come eaegoito a parte a parte.

1. JL^ il Signore parl a Mos, e disse: 2. Prendi Aronne, e i suoi figliuoli colle loro vestimenta, e l'olio d' unzione . il vitello per il peccato, i due arieti, e un canestro cogli azzimi. 3. E ragunerai tutta la moltitudine ali' ingresso del tabernacolo. 4. E Mos fece come avea comandato il Signore, e raunata tutta la turba dinanzi alla porta del tabernacolo, 6. Disse : Questo quello che il Signore ha ordinato che si faccia. 6. E immediatamente present Aronne, e i Suoi figliuoli. E avendogli lavati,

7. Vestivit pontificem subucula linea, accngens eum balteo, et induens eum tunica hyacinthna, et desuper Numerale imposuit, 8. Quod astringens cngulo aptavit Razionali , in quo erat Doctrinat et Veritas. g. Cidari quoque te" xit caput, et super eam contra frontcm posuit laminam auream consecratam in sanctiftcatione, sicut praeceperdt ei Dominus. 10. Tulit et unctionis oleum^uo linivit tabernaculum cum omni supellectit sua. 11. Cumque s anetificans aspersisset altare septem vicibus, unxit illud, et omnia vasa ejusr, labrumque cum basi sua sanctificavit oleo. i2.(i) Quodfundens
(ij E celi. tf. 18.

7. Rivesti il pontefice della tonaca di lino, e gli pose ai fianchi il cingolo, e gli mise la veste di jacinto , e sopra di questa P Ephod, 8. E serrandolo col cingolo, lo attacc al Razionale , sopra del quale era (scritto) Dottrina, e Verit. 9. Gli coperse eziandio la testa colla tiara, e sopra di essa alla fronte pose la lamJAa, d'oro consacrata, e sfntificata, come gli avea ordinato il Signore. 10. Prese anche 1' olio 4^ unzi<?" ^ j col quale u le il/ tabernacolo, e tutte^"^ >e suppellettili. 11. E avendo fatta sette volte l'aspersione ali' altare santificandolo, unse questo, e tutti i suoi vasi, e santific coli' olio la vasca insieme colla sua base. 12. E versando l'olio

Vers. 7. Della tonaca di lino. La qnuale4 Exod. xxvui., chiamata tonaca, di lino stretta.

super GtipUFaron, unxit eum, et consecravik 13. Filios quoque ejus oblatos vestivittunicis lineis, et cinxit balteis, mposuitque mitras, utjusserat Domi nus. /

sulla testa cPAronne, lo unse, e lo consacr.

13. i figliuoli d lu, che eran presenti, rivest di tonache di lino, e pose il cingolo ai loro fianchi, e mise loro in testa le mitre,conforme* avea ordinato il Signore. i4^ff erse i poi un i4. ObtuUt et vitulum pro peccato : cum- vitello per il peccato, e que super caput ejus avendo Aronne, e i suoi posuissent Aaron, et fi- figliuoli poste sopra il capo di esso le loro malii e]us manus suas, ni, 16. Lo scann, e ne 16. Immolavit eum, iauriens sanguinem, et attinse il sangue, e intincto digito, tetigit cor- tintovi il dito , tocca i nua altafis per gyrumi corni dell' altare ali' inquoexptato, et sancti- torno: e avendolo espiaficaio, fudit reliquum to e santificato, sparse sanguinem ad fonda- appi di esso il resto del menta ejus. sangue. 16. Il grasso poi, che 16. Adipem vero, qui erat super vitalia , et era sopra le viscere, e reticulum jecoris, duos- la rete del fegato, e i que renunculos cum ar- due reni col loro grasvinulis suis adolevit so, fece il tutto bruciaXUnP.T fLt.fl-rt> re sopra l'altare:
Vers. 13. E i figliuoli di lui... nVe/it ec. N qui, n in alcun altro luogo si parla di alcun abito particolare pe' Leviti, i quali solamente sei anni prima della rovina del tempio ottennero da Agrippa re de' Giudei di poter portare la tonaca di lino, come i sacerdoti ; lo che fu considerato come gran novit.

17. Vitulum cum pelte, et carnibus, et fimo cremans extra castra, sicut praeceperat Dominus. 18. Obtulit et arietem in holocaustum: super cujus caput cum im* posuissent Aaron, et filii ejus manus suas 19. Immola?it eumt et fudit sanguinem e* jus per circuitum alta* ris. 20. tpsumque arie* tem infrusta concidens, caput ejus, et artus et adipem adolevit igni, 21. Lotis prius inte* stinis , et pedibus : ta* tumque simul arietem incendii super altare, eo quod esset holocau* stum suavissimi odoris Domino, sicut praece* perat ei. 22. Obtulit et arie* tem secundum in con* s oratione sacerdotum: posueruntcjue super caput ejus Aaron, et filii ejus manus suas: 23. Quem cum im-

17. Bruciando il vitello colla pelle, e le carni, e gli escrementi fuori dell'accampamento, come avea ordinalo il Signore. 18. Offerse anche un ariete m olocausto : e avendo Aronne, e i suoi figliuoli poste le loro mani sopra il capo di esso, 19. Lo immol, e ne sparse il sangue intorno ali' altare. 20. E tagliato m pezzi l'ariete, ne bruci sul fuoco il capo, le membra, e il grasso, 21. Avendone lavati prima g' intestini, e i piedi; cos tutto insieme 1' ariete lo bruci sopra 1' altare, perch era un olocausto in odor soavissimo al Signore, come questi gli avea comandato. 22. Offerse ancora un secondo ariete per la consacrazione de' sacerdoti : e Aronne, e i suoi figliuoli posero sopra di esso le loro mani: 25. E Mos avendo-

mola$3$ Myses, sumens fa sanguine ejus* tetigit extremum auriculae dextrae Aaro?i, etpolUcem manus ejus dextrae similiter et pedi*. 24* Obtulit et filos Aarom cumque de sanguine arieti^ immolati tetigisset extremum auriculae singulorum dextrae^ etpoUicesma* nu$t ac pedis extr\ reliquum fudit super altare per circuitum ; 25. Adipemvero, et caudam>omnGmquepinguedinejn,, quae operit intestina, reticulumque jecoris et duos renes cum adipibus suis, et armo dextro separavit. 26. Tollens autem de canistro azymorum quod erat coram Domi" no, panem absque fer* mento, et collvridam

lo immolato prese dei sangue di esso,e toccl'estremit dell' orecchia destrad'Aronne, e il pollice della destra d lui, e Slmilmente del piede. 24. Prese anche i figliuoli di Aronne: e avendo col sangue del1' ariete immolato toccata T estremit del1' orecchio destro di ciascheduno, e i pollici della mano, e del piede destro ; il resto ( del sangue ) sparse sopra T altare ali5 intorno : 26. E separ il gras* so, e la coda, e tutta la pinguedine, che copre g' intestini, e la rete del fegato, e i due reni col loro grasso, e la spalla destra, 26. E avendo preso dalpanere degli azimi, che stava dinanzi al Signore , u pane non lievitato, e una stiac-

Vers. a3. Tocco Vettremita delVoreehia det}ra eo. Con que-, eto toccare e bagnare col sangue dell' ariete 1' orecchia, il pollice della mano , e quello del piede, veniva a significarsi la cousacraxione di tutto il sacerdote al servigio del Signore. y.ers. a4- * Presi anche. Presentali anche i figli di Aronne.

conspersam oleo, laga humqne posuit super adipes, et armum dex* trum, 27. Tradens simul omnia Aaron, et filiis ejus', qui postquam le* vaverunt ea coram Do#zzV+0, 28. Rursum suscepta de manibus eorum adolevit super altare ^olocausti, eo quod consecrationis esset ojbla* ilo in odorm suayitatis sacrfidi Domino 29. Tulitgue pectu* sculum elevans illud coram Domino, de arie" te consecrationis in partem suam, sicut praeceperat ei Dominus,

fo.Assumensque unguentumt etsanguinem qui erat in altari^ aspersit super Aaron, et vestimenta ejus, et super filios illius , ac ve~ stes eorum. ta. 3i. Cumque sanctifi31 .E dopo di averli san. rfi.ssp.t-. &n.<t in ofiAt.r.tu tificati, vestiti come era*
Vers. 27. * Dopo che V ebbe elevate. Alzate.

ciata aspersa d'olio, e una torta, la pose so* pra il grasso, e la spal la destra, 27. E diede tutte queste cose insieme ad Aronne, e a* suoi figliuoli : e dopo che questi 11 ebbero elevate dina n* zi al Signore, 28. Mos .le ripigli dalle mani loro, e le f. ce bruciare sopra l'ai* tare dell'olocausto, perch era obblazione di consacrazione, e sacrifizio di soave odore al Signore, 29. E dopo aver eie* vato dinanzi al Signore il petto dell' arici e della consacrazione, Io prese per sua por-zio ne, secondo l'ordine datogli dal Signore. 30. E preso l'unguen* lo, e il sangue, che era sopra l'altare, ne asperse Aronne, e le sue vestimenta, e i figliuoli di lui, e le loro vestjqien*

Lenitico. VoL II,

17

suo, pr&ecepit eis, di cessi Coquite carnes fiate fores tabernaculi, et ibi comedite eas: panes quoque consecratonis edite, qui positi sunt in*cami$&o9 sicut praecepit mihi Dominus, dicensi (i) Aaron et filii ejus comedent eos: 32. Quidquid autem reliquum fuerit de car ne , et panibus , ignis absumet. 33. De osilo quoque tabernaculinon exibits sejfcem diebus, usque ad diem, quo complebitur tempus coisecratio* nis vestrae: sgptem enim diebus finityr consecratio : 34- Sicut -et ^praesentiarum factum est,

DO,comand loro, dicendo: Cuccete le carni davanti alla porta del tabernacolo, e ivi mangiatele : e mangiate anche i pani della consacrazione, ebe sono nei paniere, conforme mi ordin il Signore, dicendo :JLi mangeranno Aronne, e i suoifigliuoli: 3a. Quello poi che avanzer di carne, e di pane, sar consumato col fuocO 33. Voi di pi non uscirete dalla porta del tabernacolo per sette giorni, sino al d, in cui si compie il tempo della vostra consacrazione; perocch in sette giorni si compie la consacrazione : 34- Nella guisa che si fatto adesso, affiti-

(\) Exod. 29. 3a. et 3o. 22. et 4<>. g., et in/. 24. 9Yers. 31. Vestiti come frano. 1 sacerdoti non poteano fare veruna funzione senza le loro vesti. Vers. 33. Non uscirete della porta del tabernacolo. Ne' tempi posteriori i sacerdoti, quando erano di settimana, non uscivano fuori del tempio; e il sommo sacerdote non si yedea mai coi suoi abiti sacerdotali fuora del medesimo tempio. Jaddo and cosi vestito incontro ad Alessandro Magno ; ma questo fu un caso .traordinut^.

utrtus sacrificu compleretur. 35. Die, ac nocte manebitis in tabernaculo observantes custodias Domini, ne moriamini: sic enim mihi praeceptum est. 36. Feceruntgue A a* ron, et filii ejus cuncta, quae locutus est Dominus per manum Moysi.

ch perfetto sia il rito del sacrifizio. 35. D, e notte starete nel tabernacolo vegliando al servzio del Signore, affinch non muoiate; dappoich cos mi stato comandato. 56. Aronne, e i suoi figliuoli fecero tutte le cose comandate dal Signore per mezzo di Mos.

C A P O IX. Aronne consacrato, dopo aver rendute a Dio le primizie de sacrifizii per s, e pel popolo, benedice il popolo. Apparisce la gloria del Signore, e un fuoco che divora /' olocausto. 1. facto autem octavo die vocavit Mqyses Aarofrt et filios ejus ac mapres nati Israel, dixitque ad Aaron: 2. (i) Tolte de armento vitulum pro peccato, et arietem in holocaustum , utrumque
(i) Exod.*Q..i. Vers. i. remito poi V ottavo giorno. Dopo la consacrazione di Aronne, e del tabernacolo.

1. V enuto poi l'ottavo giorno, Mos chiam Aronne, e i suoi figliuoli, e gli anziani d* Israele, e disse ad Aronne: 2. Prendi dall* armento un vitello ( da offerire) per il peccato e un ariete in olocau-

immatuiatum, CLVJJ*' illos coram Domino.

sto; ambedue sieno sen macchia, e offerisciza gli dinanzi al 1Signore. o 3. E dirai a figliuoli 5. E/ adfilios Israel d'Israele : Prendete un loqueris: Tofte Urcum d ariete per peccato, e pro peccato, et vitulum, a vitello, il un agnello un e atque agnum annicii- ij dell' anno, e senza macUs, et sine macula m e cchia per fare olocausto, . holocaustum, 9 4. Un bue, e un ariek.Bovem9etarietem te per ostia pacifica, e pro pacifici , e z/nwo- I immolateli dinanzi al /afe eo5 com/n Domino, iSignore, offerendo nei fw sacrificio singula- sacrifico di ognun di ri $imilam consper* !questi della farina as0t oleoofferentes-. ho- spersa con olio : impedie enim Dominus ap- rocch oggi il Signore parebit vobis vi apparir. 5 Presentarono a5. Tulerunt ergo cun* dunque tutte le cose et, quaejusserat'M.oy-, ordinate da Mosfc alla ses ad ostium taberna-. porta del tabernacolo: culi i ubi cum omnis e stando ivi presente multitudo astaret, tutta la moltitudine, S.DisseMos: Que5 6. AitMoyses: Iste sto il comandamento . est sermo, quem prae- che ha dato il Signore: , cepit Dominus : facite, eseguitelo, e la maest H et apparebit vobis glo- dilu si far a voi veria ejus. dere. ,. 7 E disse ad Aron7. Et dixit ad A al ne/Accostati all'altaron: Accede ad altare,
Ve,, 4. Oggi il Signore vi aprir. Mandanao cielo a bruciare i vostri sacriiizu. aMJani del popolo a nome dello stesso popolo.

et immola pro peccato tua: offer liolocaustum, et deprecare pro te, et pro populo: cumque ma~ ctaveris hostiam populi, ora pro eo, sicut praecept Dominus. 8. Statimene Aaron accedens ad altare immolavit vitukim pro peccato suo: 9. Cujus sanguinem obtulerunt ei filii sui i in quo tingens digitum tetigit cornua altaris, et fudit residuum ad basim ejus: 10. Adipemque, et re nunculoS) ac reticulum jecoris^ quae sunt pro peccato, adolevit super altare^ sicutpraeceperat Dominus Moysi: 11. Carnes vero, et pellem ejus extra castra combussit igni.

re, e fa il sacrifizio pel tuo peccato : offerisci T olocausto, e fa orazione per te, e pel popolo : e scannata che avrai l'ostia del popolo, fa orazione per esso, come ha ordinato il Signore . 8. E immediatamente Aronn appressatosi ali' altare immol il vitello pel suo peccato : p. E avendogliene i figliuoli di lui presentato il sangue , intinse in esso il dito, e tocc i corni dell'altare, e vers il rimanente appi dello stesso altare : 10. E messe nel fuoco sull' altare il grasso, i reni, e la rete del fegato dell' ostia per il peccato, conforme aveva ordinato il Signore a Mos : 11. La carne poi e la pelle T abbruci egli nel fuoco fuora dell'accampamento.

in questo sacrifizio Aronn come uno del popolo.

12. Immolavit et holocausti victimam\ obtuleruntque ei filii sui sanguinem ejus, quem fuditper altaris circu* tum 13. Ipsam etiam iostiam in frusta concisom cum capite^etmembris singulis obtuleruntt quae omnia super alta* re cremavit igni, i4 Lotis aqua prius intestnis etpedibus. 16. Et pr peccato populi offerens maciavit hircum : expiatoque altari, 16. fecit holocau$tum> 17. Addens in sacrificio libamenta, quae pariter offeruntur, et adolens ea super altare absque caeremoniis holocaust, mata tini.

12. Immol parimente la vittima dell' olocausto, e i suoi figliuoli gliene presentarono il sangue, cui egli sparse intorno ali' altare. 13, Gli porsero eziandio V ostia fatta in pezzi col capo, e con tutte le membra : e ogni cosa abbruci egli nel fuoco sopra l'altare, 1.4. Avendone prima lavati coli* acqua g' intestini e i piedi. io. Egli scann anche un ariete, e 1' offerse pel peccato del popolo : ed espiato 1' altare, 16. Fece 1' olocausto,

17. Aggiunte al saorifizio le libagioni, che si offeriscono insieme, e le fece bruciar sull'altare senza pregiudizio deli' olocausto del mattino. 18. Immol anche il 18. Immolavit et bovemt atque arietem^ho- bue, e l'ariete, ostie paVers. 15. Espiato V altare. Con quel sacrifizio, col sangue di cui fu asperso lo stesso altare. Vers. 17. Senza pregiudizio dell'olocausto del mattino. 11 quale fu offerto secoudo l'ordine immutabile dato da Dio. * Aggiunte al sacrificio. Ebr. Ali1 offerta di fior di farina.

stias pacificar populi: obtuleruntcjue ei filii sui sanguiner, quemfudit super altare in circuitum. !$ Adipem autem bovis et caudam arie, tis, renunculosque cum adipibus suis et reticulumjecoris 20. Potuerunt super pectora: cumque cremati essent adipes super altare, 21. Pectora eorum, et armos dextros separa" vit Aaron , elevans coram D omino> sicut praeceperat Moyses: 22. E lex tendens manus ad populum benedixit ei. Sicque completis hostiis pro peccato, et holocaustis, et pacificis, descendit. a 3. Ingressi autem Moyses et Aaron in tabernaculum testimonii^ et deinceps egressi benedixerunt populo .

cifiche del popolo : e i suoi figliuoli gliene presentarono il sangue, il quale egli vers sull'altare in ogni parte. 19. E il grasso del bue, e la coda dell'ariete, e i reni col foro grasso, e la rete del fegato 20. La posero sopra i petti ( delle ostie ) : e bruciato che fu tutto il grasso sopra l'altare, 21. Aron ne mise a parte i petti, e le spalle destre, elevandole davanti al Signore, come aveva ordinato Mos : 22. E stesa la mano verso dei popolo lo benedisse. E avendo in tal guisa compiuto il sacrifizio per il peccato, e l'olocausto, e l'obblazione dell' ostie pacifiche, discese. 23. Ed essendo Mos ed Aronne entrali nel tabernacolo del teslimonio, ed essendone poscia usciti benedissc-

Vers. 22. Lo beneditse. La formula della benedizione si ha, Nitm. vi. 24. Questo gesto di stendere la mano dimostrava 1' autorit del nuovo pontefice.

(i) jtppGndtqne gloria ro il popolo* la glot&mini omni multitu- ria del Signore si f' vedini' dere a tutta la moltitudine : ecce 24. E repentinamen4- Et cgressus ignis a Domino devo* te una fiamma, che veravit hotocaustunt) et a- niva dal Signore, divodipes, qui erant super r l'olocausto, e il grasaltare. Quod cum vids- so tutto, che era sull'alsent turbae, laudave- tare. La qualcosa avenrunt Dominum^ ritentes do veduto il popolo, diede lode ai Signore, in facies suas. prostratosi boccone per terra.
(^) ?.. Mach. 1. 8-

Yers. 24- &na fimtna che veniva dal Signore. Dal cielo, come spiegato , 2. Mach. xi. io. Una fiamma scese dal cielo T la quale consumo U olocausto cV Aronne. Con questo prodigio volle il Signore confermare l'istituzione del sacerdozio Levitico , e le leggi dello stesso sacerdozio , e de' sacrifizii, e rendere vie pi venerabili presso del popolo i suoi ministri. Cosi lo Spirito santo in figura di lingue infuocate scese sopra g Apostoli, e sopra la Chiesa nascente per istare con essa sino alla fine de' secoli.

C A P O X, fladab e Abiu offerendo P incenso con fuoco >pro* fano sono consunti da un fuoco celeste* e sono pianti dal popolo, non dd sacerdoti, E proibito a sacerdoti V uso del vino, e della sicerat ed comandato loro di mangiare quello che resta dalle obblazioni. i. *nLrreptisque]$adab et A biu filii A oran thuribulis( i) posuerunt ignem, et incensum desuper, offerentes coram Domino ignem alienum : quod eis praeceptum non erat. i. Hi Nadab e biu figliuoli d' Aronne presi i turiboli vi misero del fuoco, e sopra d'esso gettaron incenso, offerendo dinanzi al Signore fuoco straniero : lo che non era stato loro ordinato.

i < Num, 3. 4 e* a& 61. i. Par, 24. 2


Vera. i. Nadab e Abiu eo. Nell'Esodo, cap. vi. -i3. sono nominati i primi tra'figlinoli d'Aronne -, onde si credono i maggiori. Questi due~*acerdoti vollero cominciare V esercizio del loro rninisteroi e offerire l'incenso sull'altare de' profurai, com' era ordinato di fare due volte il giorno ; ma in vece di prendere del fuoco dall'altare degli olocausti presero altro fuoco, die dovea essere nell'atrio ad uso de'sacerdoti. La Scrittura non ispiega in qual modo ci avvenisse; ma supponendo, che queato fatto sia dello stesso giorno ottavo della loro consacrazione, potrebbe credersi, che questi giovani sacerdoti, veduto confermato da Dio in faccia a tutto il popolo il loro sacerdozio , presi da brio giovanile , volendo offerire lr incenso in rendimento di grazie ,, dato di piglio a' turiboli, presero in fretta il fuoco d'altronde, che da quel luogo, donde dovean prenderlo. Lo che non era stato loro ordinato. Maniera di parlare simile a quella, Jerem. XXXH, 35. Immolarono i loro figliuoli a Moloch: lo che io ad essi^non comandai; vale adire, lo che era stato da ne proibito. E adufique certo, che la legge di non adoperare nel culto del Signore altro fuoco, che quello dell' al-

7 Vos autem non e* gredfemini fores tabernacuK* alioquin peribiti$ : deum quippe sanctae unctonisest super vos. Quifecerunt omnia juxta praeceptum Mo?' sL 8. Dixit quoque Dominus ad Aaron : 9, Vinum^ et omne, quod inebriare potest^ non bibets tut et filii tuit quando intrats tabernaculum testimonii^ ne moriamini : quia praeceptum est in generationes vestras $

7. Ma jgroi non usci? rete fuor della porta del tabernacolo, altrimenti perirete: perocch ave- , te sopra di voi T olio di Unzione santa. Fecero quegli in tutto e per tutto, come aveva ordinato Mos. 8. Disse anche il Signore ad Aronne : p. Non berete vino tu, e i tuoi figliuoli, n altro, che possa inebria re, quando entrate nel tabernacolo del testimonio , affinch non muoiale : questo un comandamento sempiterno per la vostra posterit ;

stracciare le vesti, fedar Job. i. 20., e Reg. iv. 12. l'uso di stracciar le vestij e di gettarsi la polvere sulla testa ignuda. Queste, dimostrazioni di dolore proibisce Dio ad Aronne, e a' suoi figliuoli per onore del sacerdozio, e per riguardo alla unzione santa , ond' erano stati consacrati ed essi, e le loro vesti. Dio stesso ne d questa ragione, vers. 7. Vei cap. xxi. Vers. 7. Non uscirete fuor della porta del tabernacolo.Fuor della porta dell' atrio, dov' era la loro residenza. Spesse volte e in questo libro , e in altri della Scrittura la voce tabernacolo posta per 1' atrio de} tabernacolo. Vers. g. Non lerete vino ... quando entrale nel tabernacolo. Il vino e tutto quello che py inebriare, ovvero la icera proibita a' sacerdoti per tutto il tempo che erano nel servizio attuale del tabernacolo. II Crisostomo e Teodoreto dicono , che la sicera il vino di palma ; ma s. Girolamo d a questa parola un si-> Unificato pi ampio , volendo che essa comprenda qualunque liquore capace d'tibbriacare : vero per , che il vino di palma, cio di dattili di palma , era il pi fumoso di tutti i liquori co-

10. E affinch abbiaio. Et ut habeatis sciendam discernendo te scienza da saper discernere tra '1 santo e inter sanctum et pr" fanum, inter pottutum profano * tra '1 mondo e 1' immondo : et mundum : 11. E insegniate a' n.Doceatisquefilios figliuoli d'Israele tutIsrael omnia legitima te le mie leggi, quali io mea, quae locutus est le ho intimate loro per Dominus ad ^ eos per mezzo di Mos. manum MoysL 12. E Mos disse ad 12. Locutusque est Aronne, e ad Eleazar, e Mbyses ad Aaron , et Ithamar, che eran riad Eleazar, et Itha- masi a lui de' suoi fimar filios ejus, quie- gliuoli: Prendete quel rant residui-. Tallite che restato del sacrisacrificium, quod re- ficio del pane offerto al mansitdeoblatione Do- Signore, e mangiatelo mini, et tomedite illud senza lievito presso 1 alabsque fermento juxta tare; perocch cosa altare; quia sanctam sacrosanta ; sanctorum est ; i 13. E voi la mange13. Comedetis autem. rete nel luogo santo, in loco sancto, quod da-. perch cosa assegnatum est libi, et filiis. ta a te, e a' tuoi figUuotuis de oblationibus Do li delle obblazioni pel i mini, sicut pracceptum Signore, come stato est mihi. a me ordinato.

-asMsssSSS?*
anche dormivano nel tempo del loro servmo.

discapito della memoria, e della presela p Vers. 19.. Prenderete guelfo cfo'' 0 . nel sac^fmo ofPrendeteipani, le torte , ec. werbate=pcr ^01 ^ ^^ ferto per il peccato, descritto PJf*i de^li olocausti in

-^i^^^^^^ dove

LEVITICO

14. Pectuswfttin qvoque quo Qbtetum est} et 4rm>&, qui separat#$rj$t edetis in loco mondissimo tut et filii tjtiy etfiliae tuac tecum-, libi enim, ac Uberis tus ' reposita sunt de hostis salutaribus filiorum Israel, 15. Eo quod armum, etpectus, etadipeS) qui cremantur z/t altari elevaverif&t coram )o~ mo^tt pertneant ad tes et adfilios tuos. lege perpetua, sicut praecepit Dominus, 15. (i) Inter haec hrcum qui oblatusfue(ij*. Mac. 2. IL

14. Parimente il petto, che stato offerto, e la spalla separata la mangerete in luogo perfettamente mondo tu, e i tuoi figliuoli, e le tue figlie con teco : perocch sono cose riserJbate per te, e pe? tuoi figliuoli di tutte le ostfe pacifichc de' figliuoli d'Israele, 15. Perch essi hanno alzato in aito dinanzi al Signore la spalla, il petto, e i grassumi, che si abbruciano sull' altare : per questo quelle cose saranno tue e de' tuoi figliuoli per legge sempiterna, come ha ordinato il Signore. 16. Frattanto Mos avendo fatta ricerca del

Vn. i4- %a mangerete in luogo perfettamente mondo tu, e tuoi figliuoli, e le lue figlie. La spalla adunque e '1 petto djell' ostie parifiche potevano i sacerdoti portarli alle loro case, e mangiarli con tutta ja loro famiglia, a coudizione per, che il luo'go, dove ci si m^ngi^ya, fosse esente da ogni immondezza. Vf r. 15, Perche *' "hanno alzalo ... dinanzi al Signore ec. Percji i tooi figliooli a^erdoti hanno alzato ( secondo il rito spiega^ di sopra) la spalla, i! petto, e '1 grasso dell'ostia pacifica dinanzi al Signore ; onde queste tre cose sono mie : io ritenendomi il grasso die sar Bruciato in omor mio, lascio la spalla e il petto agli stessi sacerdoti.

rat pro peccato, cum quaereret Moyses, exustum reperii: iratusque contra leazar et Ithamar filios Aaront qui remanserant) alt : 17. Cur non comedi" sts hotftiam pro peccato in loco ^ancto, quae sancta sanctorum est, et data vobis, ut portetis iniquitatem multitudinis, et rogetis pro ea in conspectu Domini,

18. Praesertim cum de sanguine illius non sit illatum intra sanet, et comedere debueritis eam in sanctuario, sicut praeceptum est mihi ?

capro, che era stato offerto per il peccato, trov che era stato bruciato ; e si adir contro Elea$ar e Ithamar, i due figliuoli rimasi d Aron ne, e djss^ ; 17, Per qual ragione non avete voi mangialo 1' ostia per il peccato, che sacrosanta nel luogo santo, essendo ella stata a voi data, affinch portiate la iniquit del popolo, e facciate orazione per lui nel cospetto del Signore, 18. Tanto pi, che del sangue di essa non n' stato portato nel santuario , e voi dovevate mangiarla nel santuario, come fu a me comandato ?

Vers. 16. Trov che era stato bruciato. Parla del capro offerto per il peccato, cap. i*. 15. Aronne, e i figliuoli pieni d' afflizione per la <roe*te di Nadab e di A.biu non avean messo da parte le porzioni clic ad,essi appartenevano di questa vittima, ed erano state brucnte insieme coli' altre parti, e forse lo stesso Aronne , e i figliuli' noji potendo mangiarle in quel giorno secondo la legge, cap. vi. afe,, le fecero bruciare colla stessa vittima. Vers. i "7. 'Essendo eS[ stata data a voi, affinch portiate V iniquit ec. Voi dovev^e mangiarla, perch questo vi ordinato , affine di dimostrar^ T cme voi prendete sopra di voi l'iniquit del popolo per orare, e intercedere per lui, ed espiarlo. Vers. 18. Tanto pi che del sangue di esso ec. Del sangue di questa vittima non ne stato portato nel Santo de* Santi, e non

19. Respondit a* ron : Oblam est hodie victtffisepro peccato, et htyttstum coram DoiMt> ; mihi autem acditi quod vides : quomodo potiti comedre eam, aut piacere Domino in caeremoniis mente lugubri ?

ip. Rispose Aronne Oggi si offerta la vittima per il peccato, e 1' olocausto dinanzi al Signore ; e a me avvenuto quel che tu vedi ; come poteva io mangiare di quell'ostia, o piacere al Signore fa.^endo quella cerimonia con animo afflitto? 20. Gio avendo udito 20, Quod cum audisset Moyses , recept Mos, accett la scusa. satisfactionem.

ne stato asperso sul!' altare de'timiami, onde voi aveste a giiar.. darvi di mangiare. Si gi veduto , come quelle ostie , il sangue delle quali si portava nel Santo de' Santi, dovean bruciarsi interamente fuori degli alloggiamenti. dovevate mangiarla, nel santuario. Nell' atrio del tabernacolo. Vers. i g. Come poteva io mangiare ec. Questo tempo di s dolorosa memoria per me non m' paruto tempo da convito, ma di piangere e digiunare ; e l'osservare questa ceremonia in tal tempo non ho creduto che potesse piacere al Signore, * Con animo afflitto. Con cuore in lutto.

C A P O XI. VeMTtaione degli animali mondi dagi immona, I%^oli <f Israele sieno ,a*u. come fo e U Signore. l.JLiocutuSque est Dominus ad Moysen, et Aaron^ dicens : z.Dcite fif* Israeli (i) Haec sunt animaU, quae comedere debetis de cunctis an* mandbus terrete : 3. Omne, quod halet divisavi ungulam, et ruminai in pecoritux. r.omedetis :
(\) Deut. 14- 3Ver, , o* ~?S31S - suo popolo i cibar* i ? oib'ediema ; in secondo luotinuo di tempera",, b mondezza tenore go,.avv*>ndoy ^/^imrnonde.ze, e da'bagordi deveniva a tenersi lontan divieto un nuovo muro di gl'idolatri-, onde era insieme q*"^ ^^ ijnmerse tutte separazione tra'l popolo d uio, e ^i^aii che son dine! culto da' falsi d i t ^^ quali Dio vuole c^ chiarati immond,, erano "J0^^. es?erore dovea pi si guardino i suoi servi ; cosi la mon ^ gi Jr re di disposizione ad '^<%^ &di Tertull coni. voluta da lui la ^^ Giudaici, s. Clem. lib. 2. Pedag* e Warc.1*^, f^tft Wto -SV JL, ,.^t.w. Origene horn.r. in f^'' he poTtavan seco questi anima^n. cp. xv. ta immondezza cfiM? ^brattava

1. J_J il Signore parl a Mos, ed Aronne, e disse : 2. Dite a' figliuoli d' Israele : Tra tutti gli ammali della terra questi son quelli che voi mangerete : 3. Be' quadrupedi mangerete tutti quelli che hanno lo zoccolo fesso, e ruminano :

SA^jss^^-jsspssiE>; s-^^riSsr^iK^puri eW'ri


veduta nclie avanti alla legge, 6-erz. vn, a,

4. Quidquld autem ruminai quidem^ et haet ungulam, sed non dividit eam, sicut co* meluS) et celer, non comedetis illudj-et inter immunda reputabits. 6. Choerogryllus^qu ruminati ungulamque non dividiti immundus est : 6. Lepus quoque : nam et ipse ruminat\ sed ungulam non divi* diti

4 Di tutti quelli cKe ruminano, e han lo zoccolo, ma non fesso, come il cammello, e gli altri, voi non ne mangerete, e li conterete ira g' immondi. 6. Il porcospino, il quale rumina, ma non ha lo boccolo fesso, immondo: 6. Parimnte k lepre, perch ella pure rumina*, ma non ha fes* so lo zoccolo :

Vers. 3. Tutti quelli che hanno lo zoccolo fesso. I LXX., e il Siriaco inte*erckipegji animali che hanno il pi diviso in due parti O sia bifido , come il bue, il cervo, la capra, la pecora , a differenza di quelli che hanno il pi diviso in pi dita, o sia ugnelli, come i cani, i gatti, gli orsi, i lupi, ec. Yers. 4- Come il cammello. Questo animale rumina, ed ha anche lo zoccolo un po7 diviso , ma coperto con una forte pelle ; onde con ragione disse Mos, che il piede del cammello non diviso. Yers. 5. Il porcospino. Intorno a molti degli animali notati qui da Mos si disputa grandemente tra g' interpreti : mi contenter di riportare 1' opinione, che mi parr la pi probabile : qui la volgata dice il cherogrillo ; e cosi i LXX. Bochart crede 7 ch' ei sia una specie di topo buono a mangiare, che trovasi nelF Arabia ; ma il sentimento espresso nella traduzione assai comune. Vers.6. La lepre, perch ella pure rumina. Non , che veramente la lepre rumini ; ma ella fa certo movimento della gola, pel quale sembra ch' ella rumini, e ha nello stomaco un certo presame, come lo hanno gli animali che ruminano. Non ha fesso lo zoccolo. Non ha il piede diviso in due parti , ma in molti ugnelli. Fedi vers. 3.

7< (r) Et $, qui cum ungulam divida^ non ruminai* 8. Jforum carnibus non vescemini nec ea(laver contingetis ; quia immunda sunt vobis.

g. "Haec sunt) quae ggnuntur in aquist et vesci licitum est : omne quod habet pinnulas et squamas tam in mari, quam influminibus et stagns comedetis : 10. Quidquid autem pinnulas, et squamas non habet eorum quae in aquis moventur et vivunt) abominabile vobisfxecrandumque erit. 11. Carnes eorum non comedetis, et morticina vitabitis. 12. Cunetta, quae non habent pinnulas, et squamas in aquis^ poi" luta erunt.
f i ) 2. Mac. 6. 18.

7. E il porco, il quale ha fesso lo zoccolo, ma non rumina. 8. Delle carni i questi animali non vi ciberete, e non toccherete i loro corpj. morti ; perocch sono immondi per voi. g. Ecco gli animali acquatici, de' quali lecitotimangiar^: tutti quelli che hanno le ali, e le squame tanto nel mare come ne' fiumi, e negli stagni, \o li mangerete : io. Ma tutto quel che si muove, e ha vita nell' acque, e non ha ali, n squame, lo avrete in abominazione, ed esecrazione. 11. Non vi ciberete di essi, e schiverete di toccarli morti. 12. Saranno impuri tutti gli acquatici, che non hanno ale, o squame.

Yers. 7. E il porco. Qucst' animale fu ed tuttora in grande avversione a molte nazioni : altre lo adoravano. Vers. 8. E non toccherete i foro corpi morti. Qualunque corpo morto di morte naturale era impuro i molto pi i corpi morti delle bestie impure,

e avibus comederenon debetist et vitanda sunt vobis : aquilani^ et gry phem, et haliaetum^ \[\. Et milvum.) ac vulturem juxta genus \suumt 16. Et omne corvini 'generis in simUitud^ nent suam, 16 Struthionem.) et noctuamt et larum, et accipitrem juxta genus suum. il.Buonem^tmergulam, et ibin, 18. Et cycnum, et onocrotalum, et porphyronem, 19. fferodionem, et charadrion juxta genus suum> upupam quoque, et vesperUonem.

. j|L Jffa $kntt quae

13. Degli uccelli non dovete mangiare, ma lasciar da parte i seguenti : P aquila, il grifone, e l'aquila di mare, 14. E il falcone, e 1' svoltolo colle sue specie, 16. E il corvo, e tutte le specie simili al corvo, 16. Lo struzzolo, e la civetta, il laroj e l'avoltoio con tutte le sue speciej 17. Il gufo, il mergo, e V ibi, 18. E il cigno, e V onocrotalo, e il porfirione, 19. La cicogna, e il caradrio colle sue specie, l'upupa, e il pipistrello.

Vers. 13. V aquila., il grifone, e V affilila, di mare. Il grifone ( nell'ebreo peres ) crede Bochart, che sia una seconda specie d'aquila, la quale mangiato che ha l'animale, porta in alto le ossa per farle cadere sulle pietre, e mangiarne il midollo ; e che per aver il rostro molto adunco ella sia detta griphe nella volgata, Vers. 16. Il laro, E una gallina d'acqua. V ibi. Uccello notissimo dell' Egitto. * // laro. Altri il cnculino. Vers. 18. V onocrotalo. Secondo Bochart un uccello simile al cigno, ma che stride e ragghia come un asino, donde ebbe il nome. Il porfrione. Alcuni credono, che sia la gazzera. Bochart lo crede una specie d' a vol toio.

20. Tutti gli anima20. Omne de volucrbuSy quod graditur li, che volano, e camsuper quatuor pedes, minano a quattro gamabominabile erit vobis : be, gli avrete in abbominazione : 21. Ma tutti quelli 21. Quidquid autem 'ambulai quidem super che camminano a quatquatuor pedest sed ha- tro piedi, ma hanno gli bet longiora retro crii" stinchi di dietro pi 773, per quae satt su* lunghi, co1 quali saltano sopra la terra, per terram, 22. Li potete man22. Comedere 'debetis : ut est bruchus in giare s e tale il brugenere suo, et attacus co colle sue specie, l'atatque ophiomacus, ac taco, e P ophiomaco , e locusta^ singula juxta la cavalletta, ognuno colle sue specie, genus suumt e 5. Ma tutti i volati25. Quidquid autem <ex volucribus quatuor li, che hanno quattro tantum "habet pedes\ piedi, gli avrete in eseexecrabile erit vobis: crazione : 24. Et quicumque 24. E chiunque li mortcina eorum tetige* toccher morti, contrarrtt poUueturt et erit im- r impurit, e sar immundus usque ad ve- niondofinoalla sera : sperum:
Vers. i g. Il cardar io. Ctedesi una specie di falcone montano. Vers. 20. Che volano e camminano a quattro gambe. Entrano in questa proibizione le mosche, le api, ec, Vers. 22. Tale e il bruco. Il bruco, l'attaco, e l'ophiomaco sono specie di locuste. Il bruco, come not s. Agostino m ps, io4-, il feto della locusta : l'attaco, ovvero attelato, una specie di locusta senz' ali, o con ali cosi piccole che l'aintan per camminare, ma nen son buone per volare: l'ophiomaco un genere di locuste, che combattono co'serpenti, dalla qual cosa ebbero il nome: la locusta finalmente in questo luogo significa la cavalletta grande e grossa. Vedesi da s, Matteo ni. 4- che le locuste si mangiavano nella Palestina ; ed esse ci luangiqn. tuttora dalla povera gente sulle coste dell'Africa.

25, Ea si necesse fxerfy *u,t portet quippiimi horum mortuumt l&vabit vestimento, sua, et immundus erit usque ad occasum* solis* 26. Omne animaf, quod habet quidem ungulam> sed non dwidit enm^nec ruminatt immundum erit: et qui tefgerit illudt contami" nabitur. - 27. Quod ambulai snpe* mwmts ex curi ct$ animantibuS) quae incedunt) quadrupedi^ immundum erit: qui tetigeritmorticina eorum, polhtetur usque ad, vesperum. trTSrifuyortaverit foaptcemodi cadavera, l&vabit vestimenta suat et immundus erit usque ad vesperum\ quia

20. E se sar necessario, ch* ei porti alcuno di tali animali morto, laver -le sue vesti, e sar immondo fino al tramontar del sole. 26". Qualunque ani* male, che ha lo zoccolo, ma non, lo ha fesso, e non ramina, sar immondo, e chi lo tocche, r contrarr immondezza. 27. Tra gli ammali quadrupedi queli che hanno mani, sulle quali camminano, saranno irrariondi : chi toccher i corpi loro morti, sar impura fino aliassero. 28. E chi porter simili cadaveri, laver le sue vesti, e sar immondo fino alla sera; perch tutti questi ( -

Yera. a5. E se sar necessario ch? ei porti ec. Per esempio, se uno trovasse un simile animale morto sulla strada, o vicino a sua casa, Mule.bisognasse levarlo per non soffrire V infezione del cadavere. Sar immondo fino al tramontar del sole. Quand' anche, contratta l'immondezza di gran mattino , ei si fosse lavato subito, contuttoci ei restava immondo fino alla sera, e separato dalle cose sante. Vers. 26. E chi lo toccher, contrarr ec. Intendasi hi toccher quest' animale morto. Vers. 27. Quegli che hanno mani ec, G4i orai, le scimmie, i cinocchi, ec.

omnia haec immunda sunt vobis. 29. Htiec quoque in" ter polluta reputabuntur de his quae moven~ tur in terra: mustela, et mus, et crocodilus , singula juxta genus suum, 3o* MygaZe, et chamaeleon, et stelliot et lacerna, et talpa : 3i. Omnia haec immunda sunti qui tetigerit rnorticina eorum, mmundus erit usque ad vesperum : 32 Et super quod eeciderit quidquam de morticini^ eorum, poiUtetur tam vas Li" gneum,et vestimentum^ quam pelles, et cilicia, et in quocumque sit o* pus, tingentur aqua, et polluta erunt usque ad

nimali) sono immondi per voi. N 29. Degli animali, che si muovono sopra la terra, questi ancora si conteranno tra g' immondi: lo scoiattolo, e il topo, e il coccodrillo, ciascuno secondo la sua specie, 30. Il migale, il camaleonte, lo stellione, la lucertola, e la talpa : 31. Tutti questi sono immondi : chi li toccher morti, sar immondofinoalla sera : 62. E se da' loro corpi morti alcuna cosa venga a cadere sopra qualsivoglia altra, questa sar immonda, sia ella o un vaso di legno, o una veste, o una pelle, o un panno di Cilicia, e ogni arnese, che

Vers. 3o. Il migale. Il topo scoiattolo, come porta il nome greco, Alcuni traducono Iti mignatta ; ma questa si pu contare piuttosto tra gli animali acquatici. Il camaleonte. Pi famoso pelle favole tenute sopra di lui, che per quello cV egli si . Yers. 31. Chi li toccher ec. Riguardo a questi rettili solo toccargli anche vivi recava immondezza, vcrt, fa, 43., e eap. v, 2,

vesperwMt et sicpostea serve a far qualche comundauntur. sa, tuttoci si laver nel!' acqua, e sar immondo fino alla sera, e cos sar di poi purificato. 33. Ma il vaso di ter33. Vos autem fleti" le, in quod horum quid* ra, dentro del quale sia quam intr cecderf, caduta alcuna di tali polluetr, et idcirco cose, contrae immonfrangendum est. dezza, e perci dee spezzarsi. 34- Omnis cibus, 34- Qualunque cibo, quem comedetis^ si fu- di cui voi vi nudrite, se sa fuerit super eum a- viene a versarvisi soqua, immundus erit : et pra dell'acqua, sar imomne liquens, quod bi- mondo : e ogni liquore, bitur de universo vase, che pu beversi, se immundum erit, viene da qualsisia vaso (imrnonjia)^sajc,im mondo. 35. Et auidquid de 35. E se di tali bemordcinis hujuscemodi stie morte alcuna cosa ceciderit super illud, viene a cadere sopra un immundum erit: sive vaso, questo sar imcliban) sive chytropo- mondo : sieno forni, siedes^destruentur^ et im- no pignatte co* piedi, mundi erunt. contrarranno immondezza , e si distruggeranno.
Vers. 33. Ogni vaso, dentro del quale .. contrae immondezza. Contrae l'immondezza s il vaso, e s quello che vi dentro. Vers. 34- Se venga a versarvisi sopra delV acqua. Vale a dire dell' acqua che sia impura, coin per esempio quella che esce da un vaso immondo. Vers. 35. Sieno forni, Intendonsi forni a mano, ma di terra.

35. Fvntes vero, et cisternae, et omnis aquarum congregalo Tumida erit. Qui morti cinum eorum tetgerit^ polluetur. 3 7. Si tecdert super seme/item) non poi" luet eam. 38. Si autem quspam aqua sementem perfuderit, et, postea morticini^ tacta fuerit^ illico poUuetur. 3p. Si mortuum fuerit animai, quod licet vobis comedere, qui eadaver ejus teligerit, im* mundus erit usque ad vesperum : 4o. Ef qui comederit ex eo quippiam, sive portaverit, lavabit ve stimenta sua> et immun-

56. Le fontane, le cisterne, e tutti i serbatoi d' acque non contrarranno immondezza. Chi toccher un corpo morto in esse acque sar immondo, 37. Se cade sopra il grano da seminares non 10 far immondo. 38. Ma ove uno abbia bagnato n eli' acqua 11 seme, se questo poi sar toccato da un corpo d'animale morto, immediatamente sar impuro. So.. Se morr da se un animale di quelli che permesso a voi d mangiare, chi lo toccher, sar immondo fino alla sera : 4o. E chi n' avr mangiato, o n'avr portata qualche parte, laver le sue vesti, e sa-

Vers. 36. Le fontane ... non contrarranno immondezza. Quantunque vi cadesse dentro qualche cosa d'immondo. Eccezione stabilita da Dio pel bisogno che ha l'uomo dell'acqua. Vers.* 37. 38. Se cade sopra il grano. Se alcuna cosa di tali bestie (delle quali s' parlato, vers. 35.) cade sul grano da semer questo non ne rester contaminato. Anche in questo Dio ebbe riguardo al comodo degli uomini ; ina se il seme era bagnato , la cosa va altrimenti, perch allora al acme s'attacca pi facilmente l'immondezza delle carnj morte,

r immondo fino alia sera* 4i. Tutto quello che si e trascina sopra la terra, sar abbominevole, e non sar usato per nudrimento, .,42. Qudquid super -40. Voi non mangepeetus (juadrupes gra^ rete^ - alcun di quegli ditur, et multas habet animali, che avendo pedef, sive per iumum guarir-piedi, caminitrahitur, non comede- na sul suo petto, o ha tlst quia abominabile molti piedi, ,o si strascina per terrai peroce#t. ch sono COSCL abbominevoli. 43. Non vogliate con43. ISoite contaminare anima. vestras, taminare le anime vonec tangads qudguam stre, e non toccate aleorum, ne immondi ai- cuna di queste cose per non diventar imds. mondi. 44- Perocch io so44 Ego enim sum freminus Deus vester : no il Signore Dio vo(i) sancti estote, quia stro : siate santi, perego sanctus sum : ne ch santo son io : non polluads animas ve~ contaminate le anime dus -erit *6fe ad vespenta** r&X* Omne, quod re ptat super terram, abommabile erit, nec as* sumetur in cbum*
(i) i.Pelr. i. 16. Vers. 4>. E chi n' avr mangiato, ec. Chi n' avr mangiato senza sapere di mangiare, o di portar cosa immonda : perocch se 1' avesse fatto scientemente, egli era degno di morte, Vers. 43. Non vogliate contaminare le anime vostre. Potevano contaminarle disprezzando la legge , e facendo volontariamente contro 1' ordine del Signore; e allora non il toccamente di tali cose , ma la disobbedieuza rendevg 1' uomo veramente immondo agli cicchi di Dio.

stras in omni reptil, quod movetur super terram. 46. Eg enim sunt Dominus, qui eduxi vos de terra AEgyptijit essent vobis in Deum. Sancti eritis, quia ego sanetus sum. 46. Ista est lex ani mantium ac volucrum, et omnis animae viven* tst quae movetur in aqua, et reptat in terra, 47. Ut differentias noveritis mundi> et immondi, et sciads quid comedere, et quid re spuere debeatis,

\ostre per ragion di alcuno de' rettili, che si muovono sulla terra. 45. Perocch io sono il Signore, che vi ho tratti dalla terra d' Egitto per essere vostro Dio. Voi sarete santi, perocch io son santo. 46. Questa la legge riguardante le bestie, e i volatili, e tutti gli animali viventi, che guizzano nell' acqua, o strisciano sulla terra, 47. Affinch conosciate la differenza tra il mondo, e l'immondo, e sappiate quel che abbiate a mangiare, o rifiutare.

Vers. 44- Siate santi, perche santo son io. Qual paragone! potrebb' egli essere , che Dio raccomandasse si altamente ai suoi serv di farsi santi , com' egli santo , coli' osservanza di tali precetti , se questi non fossero diretti ad inspirare a'medesimi Ebrei 1' amore , lo studio di quella purezza interiore, la quale sola degna di Dio , e alla quale non giugn , se non il vero amor di Dio ? Certamente chi tanta cura prendevasi per serbar inondo 1' uomo esteriore , molto pi bramava , ebe fosse perfetto, e senz' ombra d'immondezza 1* uomo ascoso nel cuore : ma moltissimi degli Ebrei contentandosi della lettera smarrirono lo spirito delia legge , e meritarono perci i rimproveri di Cristo, e degli Apostoli, redi Mfilth, x u .

CAPO

XII.

Immondezza della partoriente^ e come ella s purifichi^ e quel che offerisca. \.JLJoGutusque est Dominiis ad Moysen, dicens : 2. Log nere filiis Israel^ et dices ad eos : (i) Mulier, si suscepta semine pepererit mascuhim, immunda erit septem diebus^ juxta dies separatlonis men<struae. 3. (2) Et die octavo circumcidetur infantulus : .
(i) Lue, a. 42.

i. JLJ il Signo?e parl a Mos, e disse : a. Parla a'figliuolid' Israele, e dirai loro: La donna, la quale rimasa incinta partorir un figliuolo maschio, sar immonda per sette giorni, come ne'mensuali suoi corsi. 3. E 1' ottavo giorno si circoncider il bambino.

(a) Lue. 2. ss., Joan. j. 32.

Vera. a. La donna, la quale rimata incinta ec. Le parole stesse di questa legge mostrano , che qui si parla della donna, la quale 'concepisce e partorisce secondo P andamento ordinario e naturale, a ragione per i padri ne hanno concluso , che dalla medesima legge veniva eccettuata colei, che dovea concepire , e rimaner vergine, e partorire eziandio senza pregiudizio veruno di sua integrit , e senza essere soggetta n ai dolori che accompagnano il parto , n agi' incomodi che lo seguono. Sara immonda per sette giorni, come ne' mensuali tuoi corsi. In questi sette giorni la donna comunicava la sua immondezza a qualunque cosa, cui ella toccasse ; onde era separata dal consorzio di tutti, e fin dal marito : dopo i sette giorni poteva convivere cogli altri, e attendere alle faccende della casa ; ma non le era permesso fino al quadragesime giorno di accostarsi alle cose sante. Se in vece d' un maschio avesse partorito una figlia, si raddoppiava il primo termine de' sette giorni d'immondezza; e per partecipare alle cose sante dovea aspettare, che (baser passati sessanta sei giorni,

4. Ipsa vero triginta tribus diebus manebit in sanguina purificationis suae. Omne sanctum non tangeti nec ingredietur in sanctuarium-t donec impleantur dies purificationis suae. 6. Sin autem feminam pepereritjmmunda erit duabus hebdomadibus, juxta ritumflu* xus menstrui) et sexaginta sex diebus manebit in sanguine purificationis suae 6. Cumque explet fuerint dies purificationis suae pro filio , sive profitta, deferetagnum anniculum in holocaustum et pullum columbae, sive turturem pro peccato ad ostium tabernaculi testimonii^ et tradet sacerdoti,

4. Ed ella trenta tre giorni star a purificarsi dal suo sangue. Non toccher nulla di santo, e non entrer nel santuario, fino a tanto che sien compiuti i giorni di sua purificazione. 5. Che se avr-partorito una bambina, ella sar immonda per. due settimane, come neimensuali suoi corsi, e per sessanta Sei giorni star a purificarsi dal suo sngue. 6. E compiuti che sieno i giorni della sua purificazione pel figliuolo, ovver pella figlia, porter alF ingresso del tabernacolo del testimonio un agnello dell* anno per 15 olocausto, e un colombino, o una tortora per il peccato, e dar queste cose al sacerdote,

Ver s. 4' Star a purificarsi del mo sangue. Star in sua casa purificandosi dal corso del saogue che la rende tuttora immnda riguardo alle cose santo. Vers. 6. Pel figliuolo, ovvero pella figlia. Queste parole sembrami , che debbano riferirsi non a quel che segue, ma alle precedenti parole, e che il senso sia questo : passato il tempo di sua purificazione : il qual tempo maggiore, o minore, come si detto, secondo che il parto un maschio, o una femmina. Poste

V
u ,i

7 II quale le offerir dinanzi al Signore, e far orazione per lei; e cos sar ella purificata dal flusso del sangue suo. Quest' la legge per colei, che partorisce un maschio , o una femmina. &.~fch se ella non ha S Quod si non nveneri} manus ejus, nec il modo di poter offeripotuerit off erre agnum, re l'agnello, prender sumet (i) duos turtu* due tortore, ovvero due res, vel duos pullos co- colombini, uno per l'olumbamm unum in ho- locausto, e l'altro- per focau'trim, et alterimi il peccato : e il sacerpro peccato :. orabitque dote far orazione per pf" ea sacerdoSj et sic lei, e cosi sar purificamundabitur. ta.
(i) Supr, 5. 7.11. Lue. a. i4-

7. Qi offret lila. Coram Dottino, et orabit pr&ta; et sic mundatitur a profluvio sanguinis sui. ista est lex parientis mascidum, autfeminam.

ci i sacrifizii qui ordinati sono per la madre , e non per la prole e ci sembra assai chiaro da quelle parole : II sacerdote le offerir dinanzi al Signore, e far orazione per lei : lo clic ancor ripetuto, vers. uh. : e anche da quelle : Questa e la legge per colei che partorisce un maschio , o una femmina. Per il peccato. Per la sua immondezza -, questa immondezza chiamata peccato legale particolarmente perch traendo questa la sua origine dal peccato originale , chiaramente dimostra , come la nostra stirpe fu viziata in Adamo. Cos s. Agostino,

C A P O XIII. Legge intorno alla lebbra deW uomo, o delle ve sti, della quale il giudizio rimesso a? sacer~ doti ; e che debba fare il lebbroso. ..JLjacutus(jue est "Dominus ad JMLoysen, et Aaron, dicens : 2* Homo, in cujus cwle, et carne ortus fuerit diversus color\ stxe pu$tulat aut quasi lucens quppiam, idest plaga leprae, adducetur ad JUtron sacerdotem, vel ad unum quendibet fi" lionati ejus. 5. Qui cum viderit lepram in cute, et pilos in album mutatos colo rem, ipsamque speciem leprae humilio w S-J il Sigaorerparl a Mos, e ad Aroane, e disse : 2.. X/ uomo che avr sulla sua pelle, e sulla carne variet di colori, 0 una pustola, o qualche cosa di lucido, che sia indizio di lebbra, sar condotto ad Aionne sacerdote, o ad uno d' suoi figliuoli. 3. Se questi vede la lebbra sulla cute, e che 1 peli sen diventati di color bianco, e che dove apparisce la lebbra,

Vers. a. L' uomo che avvi mila sita pelle... variet di colori^ o una pustola, ec. Si danno tre segni, a' quali polca riconoscersi, se im uomo era infetto di lebbra , la variet de' colori sulla pelle, le pustole , e qualche cosa di luccicante, ovvero di candido , come sarebbe la forfora. L' Ebreo secondo alcuni interpreti pu tradursi : L' uomo che avr alla cute tumori, o pustole, o macchia aderente aliti carne, o qualche cosa di biancastro che faccia sopra la 0arne di lui il male della lebbra, Sar condotto adAronne. Perch al sacerdote appartiene il giudicare, se uno sia i istato da poter entrare nel santuario, o debba starne lontano pella sua immondezza : egli era in ci una figura de' sacerdoti della nuova legge, a' quali fu data da Cristo la potest di seiogliere e di legare. Vedi Hieron. in cap. *vu Matth. e il Grisost, lib, m. de saverdot.

rem cute, e$ etam reli* gua;jitega leprae est, Gt#d#rbitrium ejus se? para^itur

4* Sin nutem lucens. candor fuerit in cutes nec humilior carne re" liquci) et pU coloris pri" stini) recludet eum sacerdos septem diebus : 5. Et considerabit die septimo ; et si quidem lepra ultra non creverit^ nec transierit in cute priores terminos, rursum reclinet eum septem diebus aliis. 6. Et die septimo contemplabitur ; si obscurior fuerit lepra, et non creverit in cute, mundabit eum ; quia
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la parte pi afiondata, che non il resto della cut^ e della carne; la malattia di lebbra, colui sar separato ad arbitrio del sacerdote. 4. Se poi vi sar sulla cute un candor luccicante, e non pi affondato del resto della carne, e i peli son del color primiero, il sacerdote lo rinchiuder per sette giorni : 5. E il settimo giorno lo esaminer ; e se la lebbra non si sar dilatata, e non sar penetrata pi oltre dentro la cute, lo rinchiuder nuovamente per sette altri giorni. 6. E il settimo giorno lo visiter ; e se la lebbra sar pi fosca, e non si sar dilatata sulla cute, lo monder

Vers. 3. Sarei separato ad arbitrio del sacerdote. Il sacerdote!^ lo dichiarer immondo, e da essere separato dal consorzio degli altri. Vers. 4- <Se poi vi tara rulla cute un candor luccicante, ec. Se vi erano delle macchie biancastre pi profonde del resto della pelle , si poteva allor dubitare, se queste fossero segno di lebbra almeno principiante ; cos si prendeva tempo a vedere , se la malattia si dichiarasse.

scabes est', lapabitque perocch questa oa& homo vesAmenta sua* bia : s quegli laver le sue vesti, e sar mon* ; et mundus erit, do. 0. Che se dopo chic 7. Quod si postquam a sacerdote visus est, ei fu visitato dal saet redditus munditiae, cerdote, e renduto moniterum lepra creverit, do, la lebbra va ancora crescendo, ei sar n* adducetur ad eum, condotto a lui, 8. E sar condanna 8. Et immunditiae 10 d'immondezza. condemnabitur. 9. Un uomo, che ha 9. Plaga leprae s fuerit in homine, addu- 11 male della lebbra, sar menato al sacerdote, cetur ad sacerdotem, 10. E questo lo visi10. Et videbit eum. Cumque color albus in ter. E se la cute sar cute fuerit* et capillo- di color bianco e il corum mutaverit aspe* lore de' peli sar canctum, ipsa quoque caro giato, e apparisca anche la viva carne, viva apparuerit, 11.La lebbra sar giu*t. Lepra vetustissima judicabitur, atque dicata inveteratisshna, inolita cuti. Contami' e radicata nella cute. Il nabit itaque eum sa* sacerdote adunque lo cerdos, et non rechi* dichiarer impuro, e det\ quia perspicuae nonio rinchiuder; perch evidente la sua immunditiae est. immondezza.
Vers. 6. Lo monder. Lo dichiarer mondo di lebbra Laver le sue vest... Bench sia mondo di lebbra, laver 6 tutto il corpo, e le sue vesti. Cos si dimostra , che tutti i giusti hanno bisogno di lavarsi, perch non sono mai mondi perfettamente. Vers. ii. Non lo rinchiuder. Non essendovi luogo di dubitare , che questa sia vera lebbra, anzi lebbra quasi immedicabile. Alcune edizioni de'LXX. portano lo ieparera\ e cos lesse s. Ago-

12. Sia autem efftorttexteii&cufrens lepra ireste, et operuerit omnem cute m a capite usque ad pett&s^quid'(pad s^b aspectam t>e^ lorum cadit^ 15. Consderabiteum iSftcendos, et teneri le* pro, mundssima jud cabit\ eo quod omnis in candorem versa siti et idcirco homo mundus erit. 14. Quando vero ea? T&*viv&n$ in eo apparuerit, 16. Tunc sacerdods judicio pollueturt et inter immundos reputabitur ; caro enim viva9

12. CHe se la lebbra fiorisce serpeggiando sulla cute, e tutta la cuopre dai capo insino a* piedi, quanto cade sotto degli occhi, . r5i II sacerdote lo esaminer, e pronunzie* rsche egli ha una lebbrC^Sondissma; perch tuttainanca; e perci colui sar mondo. 14. Ma quanda s vedr in lui la viva carne, 15. Allora sar egli giudicato impuro dal sacerdote, e contato tra g' immondi: perocch

stino, ma ci fa in sostanza lo stesso senso. 11 sacerdote lo separer dal testo del popolo non per un numero di giorni, ma per sempre.. Ver 13. 14. *5. Pronunzier , ch1 egli ha una lebbra mondissima* Vale a dire niente contagiosa, perch questa una espulsione naturale, e non vera infezione : al contrario poi se il color bianco non sparso per tutto il corpo , e in qualche parte di e,sso , consunta la cute, vedesi la viva^carjie r allora la lebbra pericolosa.^elTet^CTerle^cKe nel primo caso non si separi dal commercio degli altri quel lebbroso per principio d'umanit, perch, essendo fuor di speranza di guarigione, dovrebbe restare per sempre lontano dalla societ ; laddove nel secondo caso, essendovi speranza di ricuperar la salute, si ordina, che il lebbroso sia separato, e cosi si faccia curare : cosi secondo Teodoreto quella lebbra sarebbe detta mondissima, perch ella non rendeva n* mondo chi trattava con un: simil lebbroso.

si lepra spergitur, im la viva carne macchiamunda est. ta di lebbra immon* da. 16. Ma se la pelle ri16. Quod si rursum versa fuerit in albo* prende il bianco, e querem, et totum homnem sto per tutto l'uomo s estende^ operuerit, 17. Il sacerdote lo e17 Considerabit eum sacerdos, et mundum saminer e dichiarer, ch' egli monda. esse decernet. 18. Ma se nella car18. Caro autem, et cutiS) in qua ulcus na* ne, e nella cute spuntata un'ulcera, ed tum estt et sanatum, guarita, 19. E se nel sito del19. Et in loco ulceri^ cicatrix alba apparue" 1' ulcera viene a copriria,, sv& &afa*ufat ad' re n cicatrice bianduc&tur homo ad sa* ca, e ohe tira sul rosso, questi sar menato al cerdotem ; sacerdote : o. E se questi vede 20. Qui cum viderit locum leprae humilo- il luogo della lebbra rem carne reliqua> et pi profondo del rimapilos verses in'cando* nente della carne, e che rem, contandnabit eum^ i peli son diventati piaga -enim leprae orta ferawelii-, lo dichiarer impuro: perocch il ma* est in ulcere. le della lebbra nato sul!' ulcera. 21. Ma se il pelo ai Quod sipilus co" loris est pristini, et ci- del color primiero, e la catrix subobscura, et cicatrice scuretta, e non
Vers, 16. 17. Ma se la pelle riprende il color bianco ec. Se le macchie e pustole che penetravano sino alla carne, spariscono, e la pelle ripiglia il suo color naturale , allora tioa vi pi irti-

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vicina eterne non est humlior, recludet eum septcm diebus : * 22, Et siquidem ere* vvrit, adjudicabit eum leprae: 26. Sin autem stete rit in loco suo> ulceris. est cicatriX) et, homo mundus erit. 24* Caro autem, et cutis, quam ignis exusseritt et sanata albam sive rufam farfwgrt & catricem^ s 5. Considerbteam 'sacerdosi et ecce versa est in alorem, et locus ejus reliqua cute est humKor, contaminabit eum ; quia plaga leprae in cicatrice grta est 26. Quod s pilorum color non fuerit immutatust nec humilior plaga carne reliqua^ et psa leprae species fuerit subobscura> rechidet eum septem diebus.

pi bassa dell' altra carne, lo rinchiuder per sette giorni : 22. E se il male cresce, lo giudicher lebbroso j 26. Se poi rester coni* era, ella la cicatrice dell'ulcera, e l'uomo ar mondo. 24* Se un uomo si abbruciato la carne, o la cute, e guarita la scottatura formisi una cicatricQ bianca, o ^ossa, 26. Il sacerdote lo esami n era : e s'ella divenuta bianca, e il sito di essa pi profondo del rimanente della cute, lo dichiarer impuro : perocch nato sulla cicatrice il mal della lebbra. 26. Ma se il colore de* peli non cangiato, e la parte piagata none pi bassa del rimanente della carne, e la lebbra, che apparisce scuretta, lo rinchiuder per sette giorni,

Yer. a 5. . Della, cute. Lo rlchiareri ijnpnroj p&roc!i d salo sulla cicatrice ti al dejl# lebbra.

27. E il Settimo gior27* Et d& septinto contemplabitur: si ere no lo esaminer : se sul* verit in cute lepra^ con- la cute sar cresciuta la lebbra, lo dichiarer taminabit eum : immondo: 28. Se il color bianco 28. Sin autem in laco suo candor steterit non si sar inoltrato, e non satis clarus^ pia-* non sar cosi chiaro, ga combustioni^ est\ et ella la piaga di scotidcirco mundabitur, tatura; e perci quegli quia cictrix est com- sar dichiarato mondo, perch ella cicatrice d1 busturae. ahbruciam e n to. 29. L' uomo, o la 29. fi>, sive mulief in cujus capite^ vel bar- donna, nel capo di cui, ba germinaverit lepra, ovvero nella barba spunti la lebbra, li vividebit eos s acerdos : siter il sacerdote : 30. "Et siquidem hu 5o. se il sito sar milior fuerit locus car- pi basso del resto delne reliqua, et capillus la carne, e il capello flavus, solitoque subt- gialliccio, e pi fino Hor, contaminabit eos ; del solito, li dir impuquia lepra capitist ac ri; perch questa ia barba est* lebbra della testa, ovvero della barba. 3i. Che se vedr es31. Sin^ autem viderit locum maculae ae- sere il luogo della macqualem vicinae, carni, chia pari alla carne viet capillum nigrumt re* cina, e nero il capello, eludei eum septem die- lo rinchiuder per sette giorni, bust
Vers. 3o. E il capello giallccio. Nette altre parti la lebbra d a' peli il color bianco ; nel capo, e nella barba fa i peli gialli.

'"4&fcr-W Ve septimo ntt&btur. Si non ere" Verit macula, et capii" lus sui coloris est, et locus plagae carni rel' quae aegualiS) 35. nadetur homo vtbsque loco maculae, &t includetur septem diebus aliis. 34- Si die septimo visa fuerit tetissv plaga in loco suo, nec humilior carne relif/ua, mundabit eum*, lotsque vestibus suis, mimdus erit* 35. Sin autem post ismundationem rursus creverit macula in cute, 36. Non ffnaeret am* plius, utrum capillus in jlavum colorem sit immutatus ; - quut aperte mmundus est. 37. Porro i steterit macula, et capilli nigr fuerint,noverit hominem sanatum esse, et confidenter eum pronuntiet mundum*

32. il sttimo giorno lo visiter. Se non sar dilata taia sua macchia, e il capello avr il suo color naturale, e il -Sito del male pari al rimanente della carne, 33. Colui si rader per tutto fuori del luogo della macchia, e saf TniiiMiso per sette altri giorni. 34-Se il settimo giorno vedrassi, che l piaga non uscita dal suo sito, e non pi bassa del rimanente della carne, (il sacerdote) lo dir mondo ; ed egli laver le sue vesti, e sar mondo. 56. Ma se dopo ch'ei fu giudicato puro, la iriacchia si dilata ancora per la cute, 36. Non bader pi, se il pelo sia diventato gialliccio ; perocch quegli evidentemente immondo. 37. Ma se la macchia resta ferma, e i peli son neri, sappia, che l'uomo 'guarito, e francamente dichiarilo mondo.

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38. L'uomo, e la don38. Vir, sive mulier, m cujus cute candor na , sulla pelle di cui comparisce del candoapparuerit, re, 09. Intuebitur eos sa3p. Li visiter il sacerdos: si deprehende- cerdote : e se ritrover rii subobscurum albo- che un bianco scur rem lucere in cute, riluca sulla cute, sapsciat non esse lepram ; pia, che non lebbra, sed maculam coloris ma s macchia di biancandidi, et hominem co colore, e che la persona monda. mundum. 40. L' uomo a cui ca40. Vir, de cujus eapite capilli fluunt, cai- scano i capelli del eapo, sar calvo, ma monvus, et mundus est: do : 41. E se i capelli gli 41. Et si a fronte ceciderint pili, recalva- cascano dalla fronte, egli calvo in parte, ma ster, et mundus est. mondo. 42. Ma se a costui, 42. Sin autem in ealvitio, sive in recalva- ch.e calvo in tutto, o tione albus, vel rufus in parte, comparisce un color bianco, o rosso, color fuerit ex ortus, 43. Il sacerdote, che 43. Et hoc sacerdos viderit, condemnabit lo avr veduto, lo coneum hctud dubiae le- danner di non dubprae, quae orta est in bia lebbra nata nella calvitio. calvizie. 44 Chiunque per44- Quicumque ergo maculatus fuerit lepra, tanto sar infetto di et separatus est ad ar- lebbra ,' e separato per bitrium sacerdotis, giudizio del sacerdote,
Vers. 38. 3g. Comparisca del candore ec. Compariscano macchie biancastre sparse qua e l per la persona; cpesta dice, non lebbra, ma lentiggine.

' f$^f J1fabebit vesti' Pinta dissuta, caput nudum, s veste contectum\ contaminatimi, tic sordidum se dama" bit. 46. Omni tempore, quo leprosus est,, et im mundus^ solus habita* bit extra castra.

46. Avr scuscite le vesti, il capo ignudo il volto coperto eolla veste, e grider se essere contaminalo, impuro. 46. Per tutto il tempo, che sar lebbroso, e immondo, star solo fuori degli alloggiamenti.

Yers. 45. vivrei sdiscile le vesti ec. Il lebbroso dichiarato tale devea essere riconosciuto da tutti a questi segni : primo, le vesti scuscite in varie parti ; secondo , il capo ignudo, cio ( come spiegano alcuni ) raso ; perocch da varii luoghi di questo libro apparisce , che nudare la testa vuol dire radere i capelli ; terzo , coprire la bocca colla veste. L' Ebreo dice coprire i mostacci , ovvero il labbro superiore : e un' antica versione : cuopra le sue labbra, com'uomo ette in duolo. Sopra di che vuoisi osservare , che gli Ebrei non portavan la barba sulle labbra, n alle gote, ma solo al mento , e attorno alla mascella inferiore, e un mostaccio sotto il naso. Nel lutto lasciavan crescer la barba ui labbro superiore, e se la tagliavano al mento : pu adunque significarsi secondo l'Ebreo per questo terzo segno il rito di lasciar crescere il pelo sul labbro superiore. La lezione pero della nostra Volgata buonissima : perocch certissima 1' usanza tra gli Ebrei di rinvoltare il viso nella veste in tempo di lutto. Vedi Ezecfiiel. xw. 17. 22. 11 lebbroso adunque prendeva tutti i contrassegni d' uomo ch' era in duolo, quali erano le vesti scuscite o stracciate , la testa rasa , la faccia involta nella veste , e anche il pelo del labbro di sopra lasciato crescere, che veniva a coprire fa bocca. Vers. 46. Star fuori degli alloggiamenti. E dopo che gli Ebrei ebbero il possesso della terra di Chanaan, il lebbroso stava fuori della citta, e non avea societ se non con altri lebbrosi, come apparisce da varii luoghi del Vangelo. Dio, il quale sa preparare i rimedii de' mali che egli solo fa conoscere e prevenireT con tutte queste leggi promulgate intorno ai lebbrosi ( leggi cosi minute e cosi severe) preparo la difesa al suo popolo contro le calunnie degli empi, i quali ebbero 1' ardimento di scrivere, che Kos , e tutta la sua gente non eran altro che una ciurmaglia infetta di lebbra, e cacciata perci dall' Egitto,

47 Festis lanca, s* ve lnea, quae lepram liubuerit 48* In starnine) atque subtegmne, a ut certe pelUs, vel quidquid ex pelle confectum est, 49 Si alba , vel rufa macula fuerit, infecta ' lepra reputabitur, ostendeturque sacerdoti , o, Qui consideratam recludet septem diebus : 61. Et die. septimo rursus aspiciens, si deprehenderit crevisse,

47. Se una veste di lana, o di lino sar infella di lebbra 48. Nel!' ordito, o nel ripieno, ovvero una pelliccia, o qualunque altra cosa fatta di pelle, 49. Se vi sar una macchia bianca, o rossiccia , si creder infezione di lebbra, e faras s vedere al sacerdote, 50. E questi esaminatala la rinchiuder per sette giorni : i. E il settimo giorno visitandola di bel nuovo, se trover, che

Vers. 47- fo una veste ... sar infetta di lebbra. Questa lebbra delle vesti di lana e di lino non stata conosciuta da altre nazioni ; e non solo varii antichi Rabbini, ma -anche Teo loreto , quest. 17. in Levit., e altri interpreti dicono, che questa e quella delle case era un male proprio della terra di Chanaan, e mandato da Dio agli Ebrei in pena de' loro peccati. Si sa , che alcune malattie , come la tisi, possono infettare le vesti del malato a segno di comunicare il suo male a chi dopo di lui le portasse ; onde in varii paesi sono state fatte delle leggi per ordinare l'abbruciamento di tali vesti, e altre ordinazioni si son fatte anche riguardo alle case, le quali sieno state abitate da tali persone infette. Egli ancor cosa facile a concepire, che ne' paesi caldi un male attaccaticcio, come questo , potea fare strage assai pi grande ; contuttoei chi rifletter a tutto quello che intorno alla lebbra delle vesti e delle case scritto qui, e nel capo seguente, vedr, che noi non conosciamo n malattia, n alcuna specie di vermi, da' quali possan provenire gli effetti che son qui descritti. Yers. 4fy Se vi sar una macchia bianca, o rossiccia, L'E^ breo, e i LXX. Se le macchie ton verdi, o rosse.

Lentico. Vol. IL

io

sia cresciuta la macchia, ella lebbra pertinace : giudicher immonda la veste, e qualunque cosa, sopra d cui si trovi tal macchia : 62. Et idcirco com 62. E perci si dar bureturjlammis. alle fiamme. 65. Quod si eam vi63. Ma se vedr che derit non crevisse, non sia cresciuta la macchia, 64. Bara ordine, che 54- Praecipiet, et lavabunt id, in quo lepra si lavi la cosa,^in cai est, rechidett/ue illud apparisce lebbra, -e la rinchiuder per sette septem diebus aliis. altri giorni. 55. "Et cum viderit 55. E quando vedr faciem quidem pristi- non essere ritornata alnam non reversam, nec la vista, quale era pritamen crevisse lepram, ma , bench la lebbra immundum judicabit, non sia cresciuta, la et igne tomburet ; eo giudicher imm<mda,~e quod infusa sit in su- la dar alle fiamme; peperficie vestimenti, vel rocch si sparsa sulla per totum lepra. superfcie, o per tutto il corpo della veste la lebbra. 56. Sin autem obseu66. Ma se dopo che rior fuerit locus leprae, la veste stata lavata, postquam vestis est lo* il luogo, dov'era la lebVers. 55. E quando cedr, non essere ritornata alla vista, qual era prima. Vedendo , che la veste, o checche siasi, non la ripigliato il suo pi'imiero colore. Vers. 56. * // luogo dov1 era. II pezzo dov' era la lebbra lo separer dal suo tulio. Dal resto.

hprg.$&&*>trans est : poll'tum judicabit vesfimentum, et omne, in guo fuerit nventa :

f, abrumpet eum, et a bra, pi scuro, lo straccer, e lo separer solido dividet. dal suo tutto. 67. Che se dopo que67. Quod si ultra apparuerit in his locis, sto nelle parti, che priquae prius immaculata ma erano senza maceran^ lepra volatilis et chia, comparir una vaga, debet igne com* lebbra vaga e volante, dee darsi alle fiamme: uri : 58. Se (la macchia) 68. Si cessaverit, lavabit aqua ea, quae sen va, laver per la sepura sunt, secundo, et conda volta con acqua quello che puro, e samunda erunt. r mondato. 6*9. Ista est lex le^ g. Questa la legprae vestimenti lani, ge sopra la lebbra delet linei,. staminist at- la veste di lana, e di lique subtegminis^omnis- no, dell' ordito, e del rique supellectilis pelli- pieno, e di tutte le supceae, quomodo munda- pellettili fatte di pelle, ri debea^ vel contami' e sopra il modo di giunarit dicarle monde, ovvero contaminate. C A P O XIV. Sacrifizii per V espiazione della lebbra delT uomo, della casa, delle vesti. Maniera di riconoscere, di curare, di purificare la lebbra delle case. 1. M-Jocutusc]ue est 1. Hi il Signore parDominus ad Moysen^ l a Mos, e disse : dicens : 2. "Hic est ritus le~ 2. Questo il rito prosi) quando mundan- della purificazione del

dus:e&> ( O ddducetur .a&sacerdotem ; 3. qui egressus de castris> cum invenerit lepram esse mujidatam^ 4, (2) Praeciptt ei, qui purificatUTi ut offe* rat duos passeres vi* vos pro se, quibus ve* sci licitum est) et lignum cerinum vermiculumquet ethyssopum :
(i) Mati. 8. 4-

lebbroso* Egli sar condotto al sacerdote ; 3. E questi uscito fuor degli alloggiamenti, quando avr trovato che la lebbra sia guarita, 4. Ordiner a colui, che debb' esser purificato, che offerisca per s due passerotti vivi, i quali lecito di mangiare, e prenda del legno di cedro, o della lana porporina, e delV issopo :

(s) Mare. i. 44- "c- 5" 4-

Vers. 3. E questi molto fuor degli ^^n!L'J-J, delT non rientrava negli alloggiamenti, se non dopo il giudzio del sacerdote , e fatto il sacrificio, che qui comandato. Vers 4 Del legno di cedro e della lana porporina, dell'uso*A' due ramoscelli di cedro e d'issopo si avvolgeva la lana cofor di porpora. V ha chi per quel vermiddurn intende un nastro di coor rosso -, ma le parole di Paolo, che descrive^un^m e aspersorio , HA. i*. 19-, mi fan credere che debba mtend rsi come si tradotto. Il passerotto vivo era legato anch' essesulKa apersorio colla coda, e 1' ali ^e^rgev. m foo J1U parte superiore , la testa rivolta verso il manico dell asPersorlr ** e la coda e le ali di lui si bagnavano qualche poco, quando^m tergeva 1' aspersorio nell' acqua tinta del sangue del-P" 0 ucciso. Sopra questa bellissima figura del sacrifico di Cristo ,.nel quale colla morte del Salvatore ili omini son realmente monLi da' loro peccati, rimessi nella libert de'figlmol,^ch D10 si osservi, come nel sacrifuio del lebbroso concorrono pnmo il legno di cedro, che fortissimo, col quale e Sfta \",^ di Cristo, la quale vinse tutte le potest del mondo e dell mfer no ; secondo, la lana porporina , che il sangue della pa sione terzo, l'issopo, pianta utile a purgare e sanare i P^or^ significa lardello Spirito anto ; quarto il passero vivo rappresentante la divinit di Cristo } quiuto , il Posero svenato ,

6. E comander, che 6. Et unum ex passeribus immolari jube~ uno de5 passerotti sia Ut in vase fidili super immolato in un vaso di terra sopra V'acqua viaquas v'wentes : va : 6. E col sangue del 6. Alium autem vi vum cum ligno cedrino, passerotto immolato aet cocco, et hyssopo tin sperger 1* altro, che gei in sanguina passe vivo, e il legno di cedro, e la lana porporiris immolati. na, e P issopo. 7. E col medesimo a7. Quo asperget illum, qui mundandus sperger sette volte coest^septies, ut jure pur* lui che dee mondarsi, getur : et dimittet pas* affinch sia rettamente serem vivum^ ul in a- purificato: e lascer in grum avolet. libert il passerotto, che sen voli alla campagna. 8. E l'uomo avendo 8. Cumque laver Jiomo vestimente^ sua^ lavate le sue vesti si radei omnes pilos cor rader tutti i peli del paris, et.lavabitur ti- corpo, e si laver nelgna : purificatila que in- T acqua, e purificato gredietur castra ita rientrer negli allogdumtaxat 9 ut maneat giamejaUj co guasto

ebe figura Cristo immolato, la morte del quale e il stngue salute pel peccatore mediante le acque vivificanti del santo Battesimo. Vers. 5. Sopra V 'acqua viva. Acqua di fontana , o di fiume, non d cisterna. Di quest' acqua empieva! un vaso, e opra di essa s' immolava 1' altro uccello , cadendo cosi il sangue di questo nell' acqua. S. Giovanni ep. i. cap. v. 6. pot avere in mira questo fatto, allorch disse t che Cristo venne col?ac qua e eoi fangite i non coli' acqua, loia, ma colf1 acqua e noi fangue.

extra,- fabernaculum pero, che stia sette sum^eptem diebus ; giorni fuora del suo ta9. Et die septimo radei capillos capitis , arbamqwet et superciIta, ac totius corporis plos : et lotis rursum vestibus^ et corpore, 10. Die octavo assumet duos agnos immaculatos, et ovem anni Caiani absque macula^ et tres decimas similete in facrficim, quae ceaspersa sit oleo, et seorsum olei sextarmm. 11. Cumque sacerdos purificans hmin&m statuerit eum, et haec omnia coram Domino in o^do tabernaculi testimoni^ 12. Tottet agnum, et offeret eum pro delicto, oleique sextarium : et oblds ante Dominum omnium,
bernacolo ; 9. E il settimo giorno rader i capelli della testa, e la-barba, tfle ciglia, e tutti i peli del corpo : e lavate di nuovo le vesti, e il corpo, 10. L' ottavo giorno prender due agnelli senza macchia, una pecorella dell'anno $en za macchia, e tre decimi di farina aspersa d' olio pel sacrifizio, e un log d' olio a parte 11. E quando il sacerdote che dee purificare quell'umo lo a- . vera presentato insieme con tutte queste cose dinanzi al Signore alla porta del tabernacolo del testimonio, 12. Prender l'agnello , e P offerir per il delitto insieme coi log d'olio: e offerto tutto questo al Signore,

Vers. lo. E tre decimi di farina. Tre gomor. 11 log, o sia settario ebreo la duodecima parte di un hin, e teneva tredici cuce iu circa.

13. Immoler l'agnello, dove suoi immolarsi 1' ostia per il peccato, e 1' olocausto, vale a dire nel luogo santo. Perocch come quella per il peccato, cos quella per il delitto appartiene al sacerdote : ella sacrosanta. \ [\.Assumensq u sa- 14. E il sacerdote cerdos de sanguine ho- preso del sangue dell'ostiae, quae immolata stia immolata per il deest pro delicto, ponet litto, ne stiller sulla super extremum auri- punta dell' orecchio deculae dextrae ejus, qui stro di colui che si pumundatur, et super poi- rifica, e su' pollici della lces manus dextrae, destra mano, e del piede: et pedis : 16. E del log d'olio 15. Et de olei sextario irdttet in manum ne verser sulla sua sisuam sinistram> nistra, 16. Tingetque digi16. E in esso intintum dextrum in eotet ger il suo dito destro, asperge't coram Domi- e ne far sette aspersioni dinanzi al Signore. no septi&s. 17. Quello poi che 17. Quod autem reliquum est olei in laeva rimarr dell'olio sulla manUjfundet super ex* mano sinistralo versetremum auriculae dex- r sull' estremit deltrae ejus, qui munda- 1' orecchio destro di-cotur, et super poUices lui che si purifica, e soVers. 13. Appartiene al sacerdote. Egli solo pu mangiarne. Vers. 16. Sette aspersioni dinanzi al Signore. Verso la porta del tabernacolo.

13. Immolabit a~ gnuni) ubi solet immolari hostia pro peccato, et holocaustum, id est, j,n loco sancto. Sicut enim pro peccato., ita et pro delieto ad sacerdotempertinethostia: sancta sanctorum est.

manit$t-ac pedis dextristi super sanguinemt qui effusus est pro delicto, 18. Et super caput ejus : 19. Rogabitque pro eo coram Domino, et faciet sacrificium pro peccato : tunc immola" bit holocaustum, 20. Et ponet illud in altari cum libamentis suis : et homo rite mundabitur. 21. Quod si pauper est, et non potest ma~ nus ejus invenire, quae dicta sunt, pro delicto assumet agnum ad oblationem, ut roget pro eo sacerdost decimamquepartemsimilae conspersae oleo in sacrificium^ et ole sextarium^ 22. (i) Duosque turtures, sive duos pullos columbae, quorum u~ nus sit pro peccato^ et alter in holocaustum : 20. Offeretqueeadie octavo purificationis

pra i pollici della mano, e del pi destro, e sopra il sangue sparso per il delitto, 18. E sulla testa del1' uomo : 19. E far orazione per lui dinanzi al Signore, e far sacrifizio per il peccato : allora poi immoler 1' olocausto, 20. E Io porr sul1' altare colle sue libagioni i e 1* uomo sar rettamente mondato* 21. Che se quegli e povero, e non capace di trovare le cose che si sono dette, per il delitto prender un agnelio da offerirsi, affinch il sacerdote preghi per lui, e una decima di farina aspersa d'olio pel sacrifizio, e un log d' olio, 22. E due tortore, o due colombini, de' qua* li uno sia per il peccato, l'altro in olocausto: 23. E gli offerir l'ottavo giorno di sua pu-

(ij Sup. 5. 7. n. et 12. 8. Lue, a. 24.

suae sacerdoti ad ~ stum \ tabernacoli testimonii coram Domino*. 24. Qui suscipiens agnum pro delcto, ei sextarium olet l&vahit simul : 26. Immtlatoque a* gno, de sanguino ejaf ponet super extremum auriculae dextrae illius', qui mundatur, et super pollice^ manus ejus, ac pedis dextri 26. O lei vero partem mittet in manum suam sinistram s 27 In quo jingens 'digitum dextrae ma* nus asperget septie coram Domino j

rificazone al Sacerdote alla porta del tabernacolo del testimonio dinanzi al Signore : 24. il sacerdote preso 1' agnello per il delitto, e il log d'olio, gli elever insieme : aJL E immolato l'agnello, col sangue di esso intrider la punta dell'orecchio destro di lui, che si purifica, e i pollici della mano di lu, e del piede destro: 26*. E verser una parte dell' olio Sulla sua sinistra i 27. E intintovi un dito della sua destra, ne far sette volte 1* aspersione dinanzi ai Signore t 28. E intrder l'* 28. Tangetque externum dextrae auriculae stremila deli' orecchio illius, qui mundatur, et destro di colui che si pollices manus, ac pe" purifica, e i pollici deldis dextri in loco san- la mano, e del pi de- guinh, qui effusus est ,stro nel luogo, dove fu pro delcto. sparso il sangue per il delitto.
Vers. 27. E sopra il sangue sparso ec. Verser di ifuesi'olio sul sangue , onde tinta 1' estremit dell' orecchia destra, e il pollice della mano, e del pi destro di colui che dee purificarsi-, sopra queste parti gi tinte e bagnate col sangue dell' agnello immolato per il delitto verser 1' olio. Questa stessa maniera di parlare ritorna ftl versetto 28.

t^liRqm autem partim olei, quae est ffiinistra manu, mittei super caput purificati, ut placet pro eo Dominum. 3. Etturturemt sive pullum columbae offe* rett Si. Unum pro deli" cto, et alterum in holo* caustum cum lbamen*
tis USf '

29. E il rimanente dell' olio, ch* egli ha nella sinistra mano, lo verser sui capo delr uomo che si parifica, affin di rendere a lufr placato il Signore. 5o. E offerir le due tHrelle, o i due colornbiti, 31. Uno per il delitto, e l'altro in olocausto colle loro libagioni.

32. Questo il sacri32. Soe est sacrificm leprosi, qui habe- fizio del lebbroso, il re non potest omnia in quale non pu avere tutto quello che vi voremundationem sui. rebbe per la sua purificazione. 33. tbctusque est 33. E il Signore parDominus et Moysent l a Mos, e ad Aronet Aaron, dicns : ne, e disse : 34. Cum ingressi S^. Quando voi safuerids terram Cha* rete entrati nella terra naan, guani ego dabo di Chanaan, della quavobis in possessionem^ le io darovvi il domisi fuerit plaga leprae nio, se il flagello della in aedibust lebbra si sar attacca* to a una casa,
Vers. 3 i. Clle sue libagioni, Di farina , d' olio ; di vino , ec. Vedi cap. 11. Vers. 34. Se il flagello della lebbra. L'Ebreo anche pi espressivo : S* io mander il flagello della lebbra. Donde Teodoreto , e altri inferirono , che questa lebbra delle case"fosse un particolare ilagello, col eguale Dio soleva punire talora gli^Ebrei.

55, Ibit cujus est domus, nuntians sacerdoti ; et dicet : Quasi pia" ga leprae videtur mihi esse in domo mea. 36. At ille praeci* piet, ut efferant universa de domo, priusquam ingrediatur eam et videat, utrum leprosa sit, ne immunda fiant omnia, quae in domo sunt. Intrabitque postea, ut consideret lepram domus : 67. Et cum viderit in pariedbus illius quasi valliculas pallore^ sive rubare deformes, et humHiores superficie relic/ua,

35. Ander il padrone della casa a darne parte al sacerdote, e dir : Farmi, che nella mia casa vi sia qualche cosa di simile al irai della lebbra. 35. E quegli prima d' entrarvi per visitarla dar ordine, che dalla casa sieno portate altrove tutte le cose che vi son dentro, affinch tutto quello che in casa, non diventi immondo, e poi vi entrer per esaminare la lebbra : 67. E se vede nelle parti come delle fossette bruttamente pallide, e rossiccie, e pi incavate del rimanente della superfcie^

Vers. 35. * Panni che m casa mia vi sa qualche cosa di simile alla lbbra. La corruttela e gli scandali in una comunit, o famiglia sono proprhmente la lebbra adombrata qui dalla legge nella locale: lebbra, che assai da temersi, e cui, quando insorga , conviene pronto riparo. Temea 1' Apostolo , che questa lebbra nel noto incestuoso dissimulata non giungesse a infettare in Corinto tutta la chiesa , onde con tutto il suo zelo cerc sradicarvela , i. Cor. cap. V. Vcrs. 36. Affinch tutto quello che e in casa, non diventi immondo. Tali divenivaiao i mobili, e tutte le robe della casa , quando il sacerdote avea pronunziato, che la casa era infetta. Vers. 3y. Come delle fossette. Ovver cavit prodotte dal rodere clic fa la lebbra.

* Brullamente pallide e rossiccie. Verdastri e rossiccie.

58. Uscir fuor del38- Egredietur ostum domus, et sta* la porta della casa, e )im claudet illam se* immediatamente la chiuder per sette ptem diebus. giorni. 3$. Reversusque die 39. E tornato il setseptimo considerabit timo giorno la esamieam : si invenerit ere* ner : se trova che la vsse lepram, lebbra sia cresciuta, 4o. Jubebit erui la' 40. Ordiner, che se pides, in quibus lepra rie smurino le pietre, est, et projici eos extra sulle quali la lebbra, cvitatem in locum im e fuor della citt si getmundum : tino in luogo immondo: 41. La casa poi si 4i* Domum autem ipsam radi intrinsecus scalcini di dentro da per circuitum, et spar~ ogni parte, e i calcinacg pulverem .rasurae ci si spargano fuori extra urbem in locum della citt in luogo imimmundum; mondo ; 42. Lapidesque alios 42. E che in luogo reponi pro his, qui ab- di quelle che furon lelati fuerint, et luto alio vate, si rimettano alliniri domum. tre pietre, e s'intonachi di bel nuovo la casa. 43. Sin autem post45. Ma se dopo averquam eruti sunt lapi- ne smurate le pietre, e dest et pulvis rasus, et averla scalcinata, e inalia terra lita, tonacata di nuovo, 44- Ingressus sacer44- 11 sacerdote in doti viderit reversam entrandovi vede, che la lepram. et parietes re lebbra ritornata, e le spersos maculis, lepra pareti sono sparse di est perseverarti, et im- macchie, la lebbra jnuula domus : pertinace, e la casa immonda ;

45. Quam statim destruent, lapides ejus, ac Ugna, atque wiiversum pulverem projicient extra oppidum in locum immundum. 46. Qui intrar erit domum quando clausa est, immundus erit us* que ad vesperum : 47. Et qui dormierit in ea, et comederit quippiam, lavabit vestimenta sua. 48. Quod si introiens saceraos viderit le pram non crevisse in domot postquam denuo lita fuerit, purificabit eam reddita sanitatei 49- "Et in purificatonem ejus sumet duos passeres, lignumque cedrinum, et vermicu* lum, atque hyssopum : 60. Et immolato uno passere in vase fictili super aquas vivas^ 61. Tollet lignum cedrinumt et hyssopum, coccum et passerem vi viini^ et tnget omnia in sangune passeris ini'

4^- E subito 1' atterreranno, e le pietre, e il legname, e tutti i calcinacci li getteranno fuor della citt in luogo immondo. 46. Chi entrer nella casa nel tempo che chiusa, sar immondo fino alla sera : 4y* E chi vi dormir, o vi manger, laver le sue vesti. 4^ Che se il sacerdote entrando nella casa dopo che fu nuovamente intonacata, trover non esser cresciuta la lebbra, la purificher, e la dichiarer sana : 49- E per la purificazione di essa prender due passerotti! e un legno di cedro , e lana porporina, e issopo : 5o. E dopo di aver immolato uno de'passerotti in un vaso di terra sopra acqua viva, 61. Prender il legno di cedro, e 1* issopo, e la lana porporina, e il passerotto vivo, e intinger ogni cosa nei

molait~&ty&e in aquis sangue del- passerotto vw&nt0us, et asperget immolato, e nell' acqua viva, e far sette volte domum $epties> l'aspersione alla casa, ,62. Purificabitque 62. E se ne far la eam tam in sanguine purificazione tanto coi passeris^quamin aquis sangue del passerotto, viventibuS) et in passe^ quanto coli' aqua viva, re VVO) lignoque cedri* e col passerotto vivo, e no, et:hyssopOy atque col legno di cedro, e coirissopo, e colla lana vermiculo\ porporina; 63. E messo in liber63. Cumque dimise" rlt passerem asolare in t il passerotto, che se agrum iib&re ^ orubit ne voli alla campagna, pra domo, et jure mun* far orazione per la cadabitur sa, e sar legittimamente mondata. 64. Questa la leg54 Ista est lex o* mnis leprae% et percus* ge sopra ogni sorta di lebbra, e sopra le piasurae, ghe della lebbra, 65. E sopra quella ^&$. Leprae vestium, etdomorum delle vesti, e delle case, 66". E delle cicatrici, 66. Cicatrici^, et e* rumpentium papula- e delle pustole, che rum lucentis maculae, scappan fuori, e delle et in varias specles^ co- macchie lucenti ed alle diverse mutazioni di foribus mmutatis> colori, 67. Affinch possa sa67. Ut possit scirit quo tempore mundum persi, quando una cosa quid, vel immundum sia monda, o immonda.

sit.

C A P O XV. Espiazione e purificazione deW uomo , die patisce gonorrea, e della donna che ha i suoi mesi, e della emorroissa. i. JLjocutusque est Dominus ad Moysen, et Aaron> dicensi z. Loquimini filiis I* srael, et dicite eis: Vir> qui patitur fluxum seminia) immundus erit* 5. Et tunc judicabi^ tur huic vado subjacere^ cum per singula mo menta adhaeserit carni ejus atque concreverit foedus humor. 4. Omne stratum> in quo dormierit, immun* dum erit) et ubicumque sederti. 5. Si quis hominum tetigert lectum ejus,
. E il Signore paiv l a Mos, ed Aronne*

e disse : 2. Parlate a' figliuoli d'Israele, e dite loro : V uomo, clie patisce di gonorrea, sar immondo. 3. E allora sar giudicato soggetto a questo morbo, quando ad ogni momento 1' umore impuro si rannera, e si attaccher alla sua carne. 4- Qualunque letto, su di cui egli dorma, sar immondo, e qualunque cosa, su di cui egli segga. 6. Chiunque toccher il suo letto, si laver

Vers. i. L? uomo che patisce di gonorrea, ec. Ogni Homo saggio e timorato trover qui grande argomento della premura che Dio ha della mondezza e purit- interiore , -e anche esteriore del1' uomo, veggendo , come per cose non volontarie egli colle sue leggi soggetto i figliuoli d' Abramo a soffrire 1' umiliazioni d'esser tenuti per immondi, e ad astenersi dalle cose saut T e ad offerire saerifuio per la loro purificazione.

lapgjjikvestimenta sua^ cttpse Lotus aqua imMundus erit usque a4 vesperum.f 6. Si sederti, ubi ille sederai* et ipse lavabit vesmenta sua\ et lotus aqua immundus <srit usque ad vesperum 7. Qui tetigerit car* nem ejus, lavabit vestimenta sua , et ipse totus aqua immundus erit usque ad vesperum. 8. Si salivam hujuscemodi homo jecerit super eum, qui mundus est, lavabit vest* menta sua, et Ictus aqua immundus erit usque ad vesperum, #. Sagma, super quo sederti > immundum erit: io. Et quidquid sub eo fuerit, qui fiuxum seminis patitur, pollutum erit usque ad vesperum. Qui portaverit horum aliquid, lavabit

le sue vesti, *> la persona, e sar immondo fino alla sere. 6. Se s metter a Sedere, dove quegli ha seduto, laver le sue vesti, e la persona, e sar immondo fino alla sera. 7. hi toccher le carni di lu laver le sue vesti, e la persona, e sar immondofinoalla sera. 8. Se un tal uomo sputa addosso ad un, che mondo, questi laver le sue vesti, e la persona, e sar immondo fino alla sera. 9. La sella della bestia, che quegli avr cavalcato, sar immonda : 10. E qualunque cosa, che sia stata sotto queli' uomo , che patisce tal male , sar immonda fino alla sera. Chi porter alcuna di

Vers, 7. Chi toccher le (arni di lui. Fuori che le mani, purch quegli se le sia lavate , vers. 11. Vers. 8. Se un Ini uomo sputa addosso ec. Se accidentalmente gli vien fatto di sputare addosso ad un altro che mondo t il suo sputo reca a (juesto immondezza.

GAP vestimenta sua, et ipse lotus aqua mmundus erit usque ad vespe" rum. 11. Omnis , quem ttigerit, qui talis est, non lotis ante manibus, la" vabit vestimenta sua^ et lotus aqua immun dus erit usque ad ve* sperum.

O VIL 433 tali cose, laver le sue vesti, e la persona, e sar immondo fino alla sera. ti. Chiunque toccher un uomo, che in tale stato, e quando questi non ei lavato le mani, laver le sue vesti, e la persona, e sar immondo fino alla sera. 12. Fas fidile, quod 12. Il vaso di terra tetigerit, confringetur : toccato da colui si spezvas autem lgneum la- zer : e il vaso di legno vabitur aqua. S laver nell' acqua. 15. Si sanatus fuerit, j.5. Ove poi colui che qui hujuscemodi sustl* soggetto a lale inconet passionem, nume* modit, venga a guarirabit septem dies post re, conter sette, gioremundationem sui> et ni dopo la sua guarilotis vestibus, et toto gione, e lavate le sue corpore in aquis viven* vesti, e lutto il corpo tibus> erit mundus. nel!' acqua viva, sar mondo. 14. E l'oliavo gior14 Die autem oda" vo sumet duos turtures, no prender due toraut duos pullos colum- tore, ovvero due cobae, et venet in con" lombini , e fii presenspectu Domini ad o* ter al cospetto del Sistium tabernaculi testi* gnore alla poria del
Vere. 12. Il va jo di terra toccato da colui eo. Intende de'vasi che non sono per uso di chi ha tal malattia , ma per uso d j altri. Di quelli, de' quali egli si serviva , finch era in tal? tato, nis suno poteva far uso.

^EVITICO nioniit daMtque &o$ sa- tabernacolo del testimonio, e daragli al sacerd0tj&, cerdote : 16. Il quale ne offe* i5. Qui faciet unum pm peqcato, etaltqrum rir uno per il peccato, in holocaustum : roga-^ e l'altro in olocausto: bitque pro eo coram e far 'orazione per lui I)omino , ut emundetur dinanzi al Signore, afa fluxu semini^ sui, finch egli sia mondato, dal suo flusso. 15. L'uomo, che ha *6", T^r de quo egre* T ietr semen coitus, la- conosciuta la donna, la* vabit aqua, omne cor- vera tutto ii suo corpo pus suum ^ et immun* nell' acqua : e sar imdu$ erit usque ad. ve. mondo fino alla sera, sperum. 1.7. Laver nelP ac,17, Vestem^ et pellem, quam habuerit la~ qua la veste, e la pelle, vabit aqua : et immun- che aveva addosso : le da erit usque ad ve- quali cse saranno immonde fino alla sera. sperum,^ ^ . - , 18. La donna, chte si jj$, 3fluUer> cum qua coiert, lavabitur aqua\ congiunge con lui, si et mmuna erit usque laver nell'acqua: e sar ad veperum. immonda fino alla sera. J$. La donna, che al . I^L. Mulier^ quae reeunte mense pattur. tempo ordinario soffre
Ver$. |6. t^uoniQ che ha conosciuta Id donna* Vedesi dal versetto 18., ebe qui si parla dell' immondezza legale, che contraeva P uomo accostandosi alla donna , bench sua propria moglie. Questa immondezza impediva di entrare nel tabernacolo prima d' aver fatta la lavanda che qui ordinata. Colla molestia di tali purificazioni voleva Dio ( come osserva Teodoreto ) affrettare quella incontinenza tra le persone congiunte in matrimonio , la quale si contraria al buon ordine , e anche al fine del matrimonio. I pagani stessi aveano su tal materia de' sentimenti da far vergogna a molti cristiani.

fluxuni sanguinis, septem diebus separabitur. - 20. Omnis , qui tetigerit eam, immundus erit usque ad vesperum. zi.Etinquodormerit> vel sederli diebus separationis suaet polluetur. 22. Qui tetigerit lectam ejus, lavabit ve- ' stimenta sua: et ipse lotus aqua immundus erit usque ad vesperum " 25. Omne vast super quo illa sederti, quisquis atgerit, lavabit vestimenta sua: et ipse lotus aqua pottutuf ~erit usque ad ve&perum. 4. S clerit cum ea vir tmpore sanguinis menstrualis^mmundus erit septem diebus : et omne stratum , in quo dormierit, polluetur.

incomodit, sar separata per sette giorni. 20. Chiunque la toccher, sar immondo fino alla sera. 21. E le cose, sulle quali ella, dorme, o si pone a sedere ne5 giorni di sua separazione, saranno immonde. -22; Chiunque tocchi il suo letto, la-vera le sue vesti, e la persona nell'acqua: e sar immondo fino alla sera. 23.Chi toccher qualsivoglia cosa, sulla quale ella siasi messa a sedere, laver le sue vesti, e la persona , e sar immondo fino alla sera. a4 Se il marito si congiunge con essa in tempo, che ella ha l sua incomodit, sar immondo per sette giorni : e il letto, su di cui egli dormir, sar immondo.

Vcrs. =4. Se il marito si congiunge con essa in ">npo...Mm immondo ce. Si sappone, oche il munto abbia fatto tal cosa

26 Matte?, quae po* iiter'fliultis diebus fiuxum sanguinis non in tempore menstruaUt vel quae post menstruum sanguinem fluere non cessatt quamdiu subjacet huic passioni, immunda erit, quasi sit intempore,menstruo. 26. Omne strettami in quodormieritietvaS) in qua sederi^ pottutum erit, 27. Quicumque tetigerit ea , lavabit vesti" menta sua-, et ipse totus aqua immundus e* ritusfue ad vesperum. *8. Si steterit sanguis, etjiuere cessaverit, numerabit septem diespurificationis suae: 29. Et die octavo offeret pro se sacerdoti duos tunureS) aut duas

a5. La donna, die patisce flusso di sangue per molti giorni non nel tempo de* suoi corsi, e quella, in cui passato il periodo, non cessa il flusso, per tutto il tempo, ebe le continua questa infermit, ella sar immonda, come se fosse, nei suoi mesi. s 6*. Sar immondo il letto, su di cui dormir, e qualunque cosa, su di cui si metter a so dere. 27. Chi toccher tali cose laver le sue vesti e la persona, e sar immondo fino alla sera. 28. Se il sangue si arresta, e cessa il flusso, ella conter sette giorni di sua purificazione: 29. E l'ottavo giorno offerir per s al sacerdote due tortore, o due

senza sapere lo stato della moglie t ovvero cne il peccato ascoso , poich e il delitto veniva a notizia de' giudici, eravi pena di morte. Vedi cap. xx. 18. Ver. 28. Conter sette giorni ec. Guarito il male ella non comunicava pi immondezza a ci che toccava ; ma non potea accostarsi alle cose sante , se non dopo i eette giorni che dovevano provare la sua perfecta guarigione.

puttos clumbarum ad ostium tabernaculi te* stimonii: 30. Qui unum faciet pro peccato^ et alterum in holocaustum s roga" bitque pro ea coram Domin , et pro fiuxu immunditiae ejus 31. Doce&itis rgo 'filos Israel, ut caveant mmunddam et non moriantur in sordibus suis, cum polluernt tafrernaculum meumjjuod est inter eos. 32. Ista est leb just qui patiturfluxum semini$i et qui pottuitur coitoli T&J&tquaemenstruis temporibus separatur, vel quae jugi fluii sanguine, et hominis , qui dormerit cum ea.

colombini alla porta del tabernacolo del testimonio t 5o. E il sacerdote ne offerir uno per il peccato, e l'altro in olocausto : e far orazione dinanzi al Signore per lei, e la purificher dal suo flusso immondo. S i Voi adunque insegnerete a* figliuoli d' Israele, che schivino i1 immondezza s , affinch non periscano per le loro impurit, dopo aver profanato il tabernacolo mio, che tra di loro. 32. Questa la legge per chi patisce gonorrea, e contrae impurit) congiungendosi con donna, 33. E per la donna, che si separa ne* suoi mesi, ovvero che patisce flusso continuo di sangue, e per 11 uomo, che le si accosta.

Vers. 3r. Dopo avere profanalo ec. Profanava il tabernacolo utv Lminoado che vi fosse entrato.

C A P O XVI.

In qual tempo, e con quali riti debba il sacerdote entrare nel santuario, ed espiarlo insieme col tabernacolo, & coli1 altare ; cacciar via il capro ems sario, e celebrare la festa delP Espiazione. 1. JLJocutusque est Dominus ad Moysen post mortem duorum fiUorum A-aron, guan do(ri) offerentes ignem alienum interfecti sunti 2. Et praecepit ei, di* censi Loquere ad A a* ron fratrem tuum i (2) ne omni tempore ingrediatur s&nctuarinm -, qu&d" et intra vebim coram propiziatorio$uo tegitur arca, ut non moriatur (quia in nube appareo super oracu luni)
(i) Sup. io. i.

- *> JLl* il-Signore parl a Mos dopo la morte de'due figliuoli d'Aronne, allorch per 4u ver offerto un fuoco estraneo furono uccisi: 2. E gli f' comando, e disse : Di' ad Aronne tuo fratello, ch' ei non HI og4 tempo ~dee entrare nel santuario, che di l dal velo dinanzi al propiziatorio, che cuopie P arca, affinch gli non muoia (perocch nella nuvola io mi far vedere sopra l'oracolo)

(2) Exod. 3o. io. Heb. g. 7.

Vers. i. Parlo a Mese dopo la morte de* due figliuoli di Aronne ce. L' occasione adunque in cui Dio istitu la celebre annuale solennit dell' Espiazione, si fu, quando egli pun l'irreverenza de' due figliuoli d' Aronne, e li fece morire per essere entrati nel tabernacolo con n fuoco profano. Il fine poi, e la ragion della festa fu l'espiazione di tutti i peccati commssrdal popolo, e dallo stesso pontefice in tutto il corso dell'anno.

5. Nisi haec ante fe3. E se prima non acerit, vtulum pro pec- vr fatto queste cose , cato afferai, et aretem offerir un vitello per il peccato, e un ariete in holocaustum. in olocausto. 4:. Tunica linea ve4- Si vestir della tostie^r: feminalibus li- naca di lino, e delle braneis verenda celabit: che di lino intorno^ ai accingetur zona linea : fianchi: si cinger con cidarim lineam impo- cintura di lino : si metnet capid\ haec enim ter sul capo la tiara d vestimenta sunt sancta; lino : perocch queste quibus cunctis^ cum lo- sono le vesti sante ; delle quali tutte si amtus fuerit) induetur. manter dopo di essersi lavato. 5. Suscipietque ab 5. E gli sar n preuniversa multitudine sentati da tutto il po
Vers. 2. Non in ogni tempo dee entrare. Entrava ordinariamente il pontefice una sola volta l'anno nel Santo de'Santi; straordinariamente v> entrava, quando bisognava consultare il Signore. Perocch nella nuvola, io mi faro vedere ec. Io apparir in figura visibile nella nuvola sopra il propiziatorio , onde nemmen lo stesso pontefice non debbe entrare io tal luogo, se non di rado , e con timore e tremore. ". *%'einon ip, ogni tempo. Non in tutti i tempi dee entrare nel santuario,. che e di l dal velo dinanzi al propiziatorio. Oltre il velo sospeso dinanzi al propiziatorio ... Mi faro vedere sopra V oracolo. Sopra il propiziatorio. Vers. 3. Offerir, un vitello per il peccato. Questo vitello era pel peccato del pontefice , ^e di tutti i sacerdoti, e leviti, e il vitello, e 1' ariete non s'immolavano, se non dopo che il pontefice era entrato nel Santo de' Santi, e n' era uscito. Yers. 4- Si vestir della tonaca di lino ec. In tal occasione il pontefice non portava le preziose sue vestimenta , ma era vestito come un levita ; perocch egli dovea comparire in atto di supplicare pel perdono de' suoi peccati, e per quelli del popolo ; ed era quello un tempo di lutto e di penitenza ; fatta poi l'espiazione prendeva le sue vesti pontificali. '

filiorajp* tsrael duos HrcS pro peccato , et unum arietem in holo* caustum. 6. Cumque btulert vitulum, et oravertpro $e, et pro domo sua, 7. Duos hircos stare faciet coram Domino in ostia tabernaculi tsti" monii: 8. Mttensque super utrumque sortem unam Domino, etalteram capro emissario^ 9. Cujus exierit sor s Domino, off'eret illum pro peccato*. 10. Cujus autem in caprum emissarium, statuet eum vivum coram Domino, utfundat preces super eo, et emittat eum in solitudinem.

polo de* figliuoli di Israele due capri per il peccato, e un ariete in olocausto 6. E dopo che avr offerto il vitello, avr fatta orazione per se, e per la sua casa, 7. Presenter i due capri dinanzi al Signore alla porta del tabernacolo del testimonio : 8. E tirate le sorti per vedere qual de' due debba essere del Signore, e quale il capro emissario : 9. Offerir per il peccato quello, cui toccato d' essere del Signore : 10. Quello poi, cui toccato d' essere il capro emissario, (il sacerdote) lo presenter vivo dinanzi al Signore per fare sopra di esso le preghiere, e scacciarlo nel deserto.

Yers. 5. E un ariete in olocausto. Questo immolvasi poi alla fine della funzione, vers. a4Vers. io. Quello poi, cui e toccato di essere il capro emissario. Vale a dire capro clic dee essere mandato via nel deserto carico de* peccati del popolo. Nell' Ebreo in luogo di emissario Jeggesi batazel) e sopra il vero significato di questa parola moltissime cose son dette da'Rabbini, e d varii moderni interpreti:

li. His rte celebra" ,ts, off ere t vitulum , et rogans pro se, et pro domo sua immolabit eum: i i.Assumptoque thuribulO) quod de prunis altaris impleverit, et hauriens manu compositum thymiama in incensumt ultra velum introibit in Sancta\ 13. Ut positis super ignem aromatibus, nebula eorum.) et vapor operiat oraculum> quod est supra testimonium, et non moriatur* i4 Tollet quoque de sanguine vituli, et a-

11. Fatte queste cose secondo il rito, of* ferir il vitello, e fatta orazione per s, e per la sua casa,lo immoler: 12. E preso il turibolo, e riempiutolo d carbone acceso dell5 altare, e preso colla mano il timiama composto per l'incensazione, passer oltre il velo nel Santo de' santi : 15. Cos avvenendo, che posti sul "fuoco i profumi, il fumo, e il vapore di essi coprir T oracolo, che sta sopra il testimonio, onde quegli non morr. 14. Prender eziandio del sangue del vi-

il pi sicuro di tenersi alla sposizione di s. Girolamo , di s. Crillo , e di Teodoreto, i quali hanno inteso, che volesse dire un capro messo in libert; e cos l'intesero anche Siminaco, e quila. Vers. n. Offerir il citello. Quello, di cui si parla vers. 6. Alcuni credono , che il sacerdote tornasse la seconda volta a imporre le mani a questo vitello , e confessasse nuovamente i suoi peccati prima d'immolarlo. Dalla sera della vigilia, e per tutto il giorno della festa gli Ebrei facevano la confessione dei peccati fino a dieci volte. Vedi Morin. de poenit. lib. 11. 22. lib. iv. 35. 36. Vers. 12. // timiama composto. Exod. xxx. 34- 35. Vers. 13. // vapore ... coprir V oracolo che sta sopra il testimonio. Il fumo degl' incensi adombrer il propiziatorio che sta sopra P arca, nella quale stan le tavole della legge. Vedi Exod. xxv. 21. Dio non voleva che il sommo sacerdote potesse vedere , o considerare 1' arca, e il propizii)torio.

Lenitico. yoL II.

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$perg$ digito septies tello, e"col dito ne far coatta propitatorum sette volte 1' aspersioad orientem. ne verso il propiziatorio ali' oriente. 15. E immolato il ca15. Cumque matta vert hircum pro pec- pro per il peccato del cato populiyinferet san* popolo, porter il sanguinem ejus intra ve- gue di esso dentro del lum, sicut praeceptum velo, conforme stato est de sanguine vituli, prescritto del sangue ut aspergat e regione del vitello, per farne aspersione verso T oraoracully colo, 16. Ed espiare il 16. Et expt san" ctuarium ab immundi- santuario dalle immontis fitiorum Israel, et dezze de'figliuoli d'Ia praevaricationibus sraele, e dalle loro preeorum, cunctisque pec* varicazioni, e da tutti catis. Juxta hunc ri- i peccati. Tale il rito, tum, faciet tabernaculo che egli osserver ritestimonii, quodfixum guardo al tabernacolo est inter eos in medio del testimonio eretto sordium Ttabitationis tra di loro in mezzo alle immondezze delle eorum. loro abitazioni. 17. Non vi sar ani- 17. (i) "Nullus hominum sit in ^abernaculo, ma nel tabernacolo, quando ponti/ex san- quando entrer il ponctuarum ingreditur^ ut tefice nel Santo de' san(i) Lue. i. io.
Vers. 14. All'oriente. Verso cio la parte anteriore del propiziatorio. Vers. 16. E per espiare il santuario ec. Per espiare i peccati del popolo commessi in vista del tabernacolo del Signore, e quegli particolarmente commessi coatro la venerazione dovuta allo stesso tabernacolo.

roget pro set et pro domo sua, et pro universo eoetu Israeli donec egrediatur. 18. Cum autem exierit ad altare^ quod coram "Domino est, oret pro se; et sumptum sanguinem vituli atque hirci fundat super cornua ejus per gyrumi 19. Aspergensque digito septies, expiet, et sanctificet illud ab immtinditiis filorum Israel. 20. Postquam emuli* daverit sanctuarium, et tabernaculum, et altare , tunc off erat Jdrcum viventemi 21. Et posita utraqne manu super caput ejus, confiteatur omnes iniquitatesfiliornm Israel, et universa delicta> at-

ti a orare per se, per la sua casa, e per tutta la societ d'Israele, fino a tanto che ei siane uscito. 18. E quando egli sar venuto all'altare, che dinanzi al Signore, faccia orazione persele preso del sangue del vitello e del capro lo versi sui corni dell' altare tutto all'intorno: 19. E fatta col dito sette volte 1' aspersione , lo purifichi, e lo mondi dalle impurit de' figliuoli d'Israele. 20. E purificato che avr il santuario, e il tabernacolo, e l'altare, allora presenti il capro vivo : 21. E poste sul capo di lui ambe le mani, confessi tutte le iniquit de' figliuoli d' Israele, e tutti i loro cle-

Vers. 17. Non vi sar anima nel tabernacolo, quando ec. Nissuno di quelli clie possono entrare nel tabernacolo, cio nel Santo , nissun sacerdote, nissun levita ardir di stare nel Santo nel tempo che il pontefice entra e dimora nel Santo de'Santi. Vers. 18. E quando egli tara venuto aW altare. Ali' altare de'timiami che davanti al propiziatorio, su cui risiede il Signore . Vers. 20, II santuario, e il tabernacolo. Il Santo de1 Santi, e il Santo.

gue^eataeorum'iquae .jiprecans capiti ejus cmittet illum per hominem paratimi in desertum. 22. Cumque portavert hircus omnes iniquitates eorum in terram solitariam^ et dimissus fuerit in deserto^ 23. Revertetur Aaron in tabernacuumtestimonii, et depositis vestibus, quibus prius iudutus erati cum intraret sanctuarium, retictisque ibi, 24. Lavabit carnem suam in loco sancto, in. dueturquevestibussuis. Et postquam egressus obtulerit holocaustum suum, ac plebis , rogait tam pro se, quam pro populo: 20. Et adipem, qui oblatus estpropeccatis, adolebit super altare. 26. Ille vero, qui dimiserit caprum emissarium, lavabit vestimenta sua, et corpus aqua, et sic ingredietur, in castra.

litti, e peccati : i quali scaricando sulla testa del capro per mezzo di un uomo a ci destinato, lo mander nel de- serto. 22. E quando il capro avr portate tutte le loro iniquit nella solitudine, e sar lasciato libero nel deserto, 23. Torner Aronne nel tabernacolo del testimonio, e deposte le vesti, delle quali era ammantato, allorch entr nel santuario, e ivi lasciatele, 24. Si laver la persona nel luogo santo, e ripiglier le sue vesti. E dopo che uscito fuora avr offerto l'olocausto suo, e del popolo, far orazione tanto per s, come pel popolo : 26. E far bruciare sull' altare il grasso offerto per il peccato. 26. Quegli poi, che avr condotto via il capro emissario, laver le sue vesti, e il corpo nel1' acqua, e poi torner agli alloggiamenti.

27. Vitulum autem, et hircum, qui pro peccato fuerant immolati, et quorum sanguis illatus est\ in sanctuariun, ut expiatio com." pleretur , asportabunt foras castra , (i) et comburet igni tam pelles, quam carnes eorum, ac fimumi 28. Et quicumque combusserit ea, lavabit vestimenta sua, et carnem aqua, et sic ingredietur m castra. 29. Ertque vobis hoc legitimum sempiternum. (2) Mense septimo decima die mensis afftigetis animas vestras> nullumque opus
(Oflifc i3.ii.

27. Il vitello poi, e il capro, che furono immolati per il peccato, e il sangue de' quali fu portato nel santuario per fare P espiazione, si porteranno fuori degli alloggiamenti, e si bruceranno col fuoco tanto le pelli, come le carni loro, e gli escrementi : 28. E chiunque gli avr bruciati, laver le sue vestile la persona nell' acqua, e fatto questo torner agli alloggiamenti. 29. Questa sar per voi legge sempiterna. Il settimo mese ai dieci del mese umilierete le anime vostre, e non lavorerete n voi, n

(2) Infr. aS. 27. 28.

Vers. 26. Quegli che avr condotto via il capro emissario, laver ec. Per purificarsi dall' immondezza contratta nel toccare il capro carico di tutti i peccati del popolo; lo stesso ordinato a chi abbrucia fuora degli alloggiamenti le pelli, le carni, ec. delle vittime per il peccato ; e generalmente credesi ci usato in tutti i sacrifizii per il peccato. Vedi Num. xix. 7. Le vittime per il peccato nel di dell' espiazione, essendo offerte pei peccati an che de' sacerdoti, non maraviglia, se nissuna parte di esse dovea restarne a' medesimi sacerdoti, come in alcuni sacrifizii per il peccato pur si facea ; perocch in questa occasione avrebbero epsi mangiate in certo modo le proprie iniquit, mangiando delle carni offerte anche per le loro colpo.

faciejift &it>6 indgena,, Sjpf advena, qui pere" grinatur inter vos. 30. In hac die expiato erit vestri atquei mundatio ab omnibus? peccads vestris ; coram i Domino ruindabimini". 31. Saltatimi enim reqvieionis est, et affiigetis animas vestras religione perpetua. &fc JjZxpiait autem $ae$#dos , f ui unctus fuerit, et cujys manus inidatae sunt, ut sacer dotto fungantur pro patre suo : iti due turque stola, linea t et vestibus
SaMC&St

gli stranieri domiciliati tra voi. 3o. In questo giorno si far la vostra espiaione, e purificazione da tutti i peccati vostri : ne sarete mondati dinanzi al Signore : ?tv Perocch questo il sabato de' sabati, e voi umilierete le anime vostre con tal culto religioso e4 eterno, 3a. La espiazione sar fatta dal sacerdote!} che sar stato unto e le mani del quale sa* ranno state consacrate per esercitare il sacerdozio in luogo del padre suo, ed ei sar vestito della veste di lino, e delle vestimenta sante. 33. Ed egH espier il santuario, e ij taberna-

33. "Et expiabt san* ctuarium et tabernacu-

Yers. *g. Umilierete le animi vostre. Col digiuno, e colla penitenza , coli' astinenza da ogni piacere anche lecito, e colla reiterata confessione de* peccati. Osservano anche oggigiorno gli Ebrei questo costume, e digiunano per ventotto intere ore senza cibo, u bevanda di alcuna sorte. Gli uomini sono obbligati al digiuno ali' et di tredici anni finiti, le donne a undici finiti. Ne WM, n gli stranieri domiciliati tra voi. Questi stranieri sono i proseliti di giustizia, de'quali si altrove parlato. Ver*. 31. Questo e il sabato de* sabati. Il sabato sommo, il pi solenne di tutti, e nel quale perci proibito ogni lavoro.

lum testimonii, atque altare, sacerdotes quo* que, et universum populum. 34- Eritgue vobis hoc legitimum sempiternum, ut oretis pro filiis fsrael, et pro cunctis peccatis eorum semel in anno. Fecit igitur sicut praeceperat Domi" nus Moysi.

colo del testimonio e l'altare, ed anche i sacerdoti, e tutto il popolo. 54- E legge sempiterna sar per voi di pregare pe' figliuoli d* Israele, e per tutti i loro peccati una volta 1* anno* Fece adunque Mos come avea comandato il Signore*

C A P O XVII. Gli Ebrei debbono offerir sacrificio al solo Dio, e non ai demoni, n mai altrove che alla porta del tabernacolo: si astengono dal sangue , e dal mangiare delle carni di un animale morto da s. 1. JLl/t locutus est Dominus ad Moy$ent dicens: 2. Loquere Aaron, et filiis ejus t et cunctis filiisJferaeif-dicens ad eos : Iste est sermo quem mandavit Dominus, dicens: 3. Homo quilibet de domo Israele s occde1. Jl il Signore parl a Mos, e disse : 2. Parla ad Aronne, e a' suoi figliuoli, e a tutti i figliuoli d' Israele: e di loro : Questo il comando del Signore : egli ha detto. 3. Un. uomo chiunque egli sia della stir-

Vers. 34- Fece adunque Mos, ec. Mos intim e pubblic questa legge , e la fece eseguire a suo tempo.

rit botf&fn aut oveni s~ pe d'Israele$ se uccideve capram in castrisy r un bue, o una pecora, o una capra negli vel extra castra,, alloggiamenti, o fuori degli alloggiamenti, 4. E non presenter 4. Et non obtulerit ad ostium tabernacu~ la sua oblazione al Sili oblatonem D omino> gnore alla porta del tasanguinis reus erit : bernacolo, sar reo di quasi si sanguiner fu* morte : sar sterminato derit, sic peribit de me~ dalla societ del suo popolo, come se avesse dio populi sui. fatto omicidio. 6. Quindi cne i fi6. Ideo sacerdoti offerre debent filii Israel gliuoli A" Israele debhostias suas, t/uas oc- bono offerire al sacercident in agro, ut san" dote le loro vittime ucctificentur Domino ante cise da loro alla camostium tabernaculi te" pagna , affinch sieno stintomi, et immolent consacrate al Signore eas hostias pacficas dinanzi alla poria del tabernacolo del testiDomino, monio, e sieno immolate al Signore in ostie di pace.
Vers. 3. Un nomo ... f uccider un. bue, o una pecora t Jtc. Checch abbia detto qualche interprete, non si parla qui della uccisione degli animali per uso della tavola, ma s dell' immolaone per farne saerifizio. Vedi s. Agost. quaest. 56. in Levit. Proibisce adunque Dio di offerir saerifizio fuori che al Signore, e fuori del luogo da lui destinato, cio nel tabernacolo. Prima dell' istituzione del sacerdozio Levitico , e prima che fosse eretto il tabernacolo , era permesso ad ognuno di offerire a Dio de'sacrifzii in qualunque luogo volesse, e per mano di chi volesse, ina ci con ragione fu dipoi proibito , lo che principalmente serviva a rattenere il popolo dal culto de' falsi dei, come apparisce dal versetto 7.

6. Fundetque sacerdos sanguinem super altare Domini ad osuum tabernaculi testi" monii, et adolebt adipem in odorem suavitalis Domino: 7. Et nequaquam ultra immolabit hostias daemonibus , cum quibus fornicati sunt. Legitimum sempiternum erit illis i et posteris eorum. 8. Et ad ipsos dicesi Nomo de domo Israel, et de advens, qui peresrinantur apud vos, qui obtulerit holocau&tum\ sive victmam, 9. Et ad ostium taberhacli testimonii nri adduxerit eamt ut

6. E il sacerdote ne sparger il sangue sul1* altare del Signore alla porta del tabernacolo del testimonio, e far bruciare il grasso in odore soave al Signore: 7. E non mmole-, ranno pi le loro ostie a'demoni, co' quali han- no aTuto impuro commercio. Ella legge eterna per essi, e pe' loro posteri. 8. E tu dirai loro : Qualunque uomo della casa d'Israele, o straniero, che abiti tra d voi, il quale offerisca olocausto, o vittima, 9. E non la conduce alla porta del tabernacolo del testimonio,

Vers. 5. Debbono offerire al sacerdote le loro vttime uccse da lro alla campagna. Vale a dire quelle vittime che una volta era loro permesso di uccidere alla campagna, e dovunque loropiacesse. Debbono offerire le loro vittime alla porta del tabernacolo, tra l'altare degli olocausti, e il tabernacolo; e queste uccise, il sacerdote ne offerita il sangue al Signore, versandolo appi dell' altare. L'imposizione delle mani sopra la vittima la faceano anch' essa nell'atrio cogli occhi rivolti verso lo stesso tabernacolo. Vers. 7. E non immoleranno pi le loro ostie a* demoni. Vedesi da questo luogo, e da Ezech. xv. 22., e da altri luoghi della Scrittura, che molti degli Israeliti vivendo tra gli Egiziani aveano imitato almen in parte l'idolatra di quella nazione. Tedi anche gli Alti cap. vit 20 *

off'erata*ftominos inter- perch sia offerta al Siibit de populo suo. gnore, sar sterminato dalla societ del suo popolo. io. Homo quilibet de io. Qualunque uomo domo Israel9 et de ad- della casa d'Israele, o venis, qui peregrinane forestiere, che abiti tra tur inter eos , si come- di loro, se manger del derit sanguinem 4 ob* sangue, fisser 19 irato firmabo faciem meam mio sguardo sopra l'acontra animam illius, nima di colui, e lo steret disperdam eam de miner dalla societ del suo popolo ; populo suo\ n. Perocch l'anima 11. Quia anima 'car* nis in sangume est: et dell'animale sta nel sanego dedi ilhim vobis-, ut gue: e io l'ho dato a voi super altare in eo ex* affinch con esso sopra piets pro animabus ve* 11 altare espiar possiate striSy etsanguis pro a* T anime vostre, e il sangue serva ali' espianimae piaculo sit. zione dell'anima. 13. Idcirco dixifiliis 12. Per questo ho Israel: Omnis anima detto ai figliuoli d'Iex vobis non comedet sraele : Nessun di voi
Ver, io. e 11. Se manger del sangue ... /o sterminer ... perocch V anima delV animale sta nel sangue. Sovente nelle Scritture il nome di anima, si adoper a significare la vita sensitiva, o animale: il sangue si pu dire principio del senso, e della vita degli animali ; perch da esso si estraggono gli spiriti animali, e l'animale perdendo ii sangue perde il moto e la vita. Lo ho dato a voi, affinch con esso ec- Come se dicesse io mi son riserbato il sangue per me ; il solo uso che voi ne farete, sar di spanderlo sull'altare per placarmi, ed gran ventura per voi che io mi coutenti del sangue e della vita di un animale , mentre e il vostro sangue , e la vostra vita sarebbe dovuta , alla mia giustizia a causa delle vostre colpe. * Serva all'espiazione, Alla purificazione dell' anima.

sangwnem} nec ex ad" vens, qui peregrina/itur apud vos. 13. Homo quicumque de filiis Israelt et de advenis, qui peregri" nantur apud vos, si venatione, atque aucupio ceperitferam, velavem, quibus vesci Ucitum estjfundat sanguinem ejus t et operiat illum terra-. 14. (i) Anima enim omnis carnis in san~ guine est\ unde dixi filiis Israeli Sanguinem universae carnis non comedetis ; quia anima carnis in sangune est: et quicumque comederit illum interibit. 15. Anima, quae comederitmorticinum, vel captum a bestia tam de ndigems quam de ad" venis, lavabitvestimen" ta s,ua> et semetipsum aqua> et contaminatus erit usque ad vespe(i) Gen. g. 4- Sup. 7. 6.

manger del sangue, n alcuno de' forestieri che abitano tra di voi. 13. Se alcuno de' figliuoli d'Israele, e de' forestieri che abitan tra di voi, prende alla caccia, o ali' uccelliere una bestia, o un uccello di que* che lecito di mangiare, ne sparga il sangue, e lo copra colla terra : 14. Perocch la vita d'ogni animale sta nel sangue: per questo ho detto a' figliuoli d' Israele: Non mangerete il sangue di verun animale ; perch la vita dell' animale nel sangue : e chiunque ne mangia , perir. 15. Qualunque persona o della nazione, o forestiero, che manger d' ,un animale morto da se, o straziato da una fiera, laver le sue vesti e il corpo nell'acqua, e sar immondo

Vers. 13. J!Ve sparga il sangue, e lo copra colia terra, Affinch Iti bestie stesse lion possali leccarlo.

LENITICO rum', et hoc ordine mun- fino alla sera : e con dus $$*. questo sar mondo. 16. Quod si non la19. Ma se non lava verit vestimento. suat et le sue vesti, e il suo corpus. portabit iniqui- corpo, pagher il fio tatem suam. della sua iniquit. C A P O XVIII. In quali gradi sa lecito il matrimonio* Del fuggire i turpi vizii dGentili) e de9 ChananeL 1. .Ljocutusque est Dominus ad Mqysen, dicensi 2. Loquere filiis Israel, et dices ad eos*. Ego Dominus Deus verter*. 3. Juxta consuetudinem terrae AEgypti* in qua habitastiS) nonfacietis-i et juxta morem regionis Chanaan^ ad quam ego introducturus sum vos , non agetis, nec in legitimos eorum ambulabitis. 4- Facietis judicio, mea , et praecepta me.a servabitis, et ambula1. JLj il Signore parl a Mos, e disse : 2. Parla a* figliuoli d'Israele, e di'loro : Io il Signore Dio vostro : 5. Voi non seguirete le usanze del paese d'Egitto, in cui avete abitato : e non prenderete i costumi della terra di Chanaan , nella quale io v* introdurr, e non camminerete secondo le loro leggi. 4. Praticherete i miei comandamenti, e osserverete i miei precet-

Yers. 15. E sar immondo fino alla sera. Dal momento, in cui si avvede del suo errore fino alla sera.

Mtis in eis. Ego "Domi- ti, e secondo questi vivrete. Io il Signore Dio nus Deus vester. vostro. 5. Osserverete le mie 6. (i) Custodite leges meas , atque jud- leggi, e i miei comaneia, quaefacienshomoj damenti, nei quali avr vivet in eis. Ego Domi- vita chiunque gli osserver. Io il Signore. nus. 6. Nessun uomo si 6. Omnis homo ad proximam sanguinis congiunger con una sui non accedet, ut re- donna propinqua di velet turpitudinem ejus sangue, n avr che fare con essa. Io il SiEgo Dominus. gnore. 7. Non ti unirai in 7. Turpitudinem patris tui, et turpitudinem matrimonio tu (o figlia) matris tuae non discoo- col padre tuo, n tu (o periesi mater tua est : .figliuolo) colla madre, non revelabis turpitu- tua : ella tua madre : tu non le farai disonodinem ejus. re, 8. Non avrai che fa^.Turpitudinem uxoris patris tui non dis- re colla moglie del pa
(i) Ezech. 20. il. Rom. io. 5. Gai 3. i a.

Yefs. 5. jVe' quali avr vita , chiunque gli osserva. Secondo la lettera queste parole non altro promettono a chi osserva la legge, se non la conservazione della vita temporale , o sia il vantaggio di non incorrere nella pena di morte minacciata dalla legge a' prevaricatori. Vedi quello che si detto Rom. cap. x. 4- 5. Ma i veri figliuoli d'Abramo secondo lo spirito, animati dalla fede nel Cristo venturo, adempievano perfettamente la legge e perci meritavano la vita eterna. Vers. y. Non ti unirai in matrimonio , tu ( o figlia) col padre tuo. I matrimonii incestuosi proibiti in questo, e ne' seguenti versetti, furon proibiti per legge o espressa, o tacita fin dal prinlali cipio del mondo. Vedesi ci da'terribili castighi, co' qu; Dio pun 1' empie loro nozze ne'Cananei. Vedi vers. il\.

coopcriefrt terpitudo e dretuos perocch ella nim patfis ivi est. stata conosciuta dal padre tuo. . Turpitudinem so9. Non avrai comroris tuae ex patre, si- mercio colla sorella di ve ex matre , quae do padre, o di madre, sia mi, velforis genita est, ella nata in casa tua, non revelabis. ovver fuori. 10. Turpitudinemfi* 10. Non ti congiunHiae filii lui, vel neptis gerai colla figlia di tua ex filio, non revelabis \ figliuolo, o colla nipoquia turpitudo tua est. te dal canto di tua figlia : perocch ella tuo sangue. 11. Non ti con giun11. Turpitudinem filiae uxoris patris fui, gerai colla figlia della quam peperit patri tuo, moglie del padre tuo, et est soror tua, non re- cui questa partor al padre tuo, ond' ella velabis. tua sorella. 12. Turpitudinem so12. Non ti congiunroris patris fui non dis- gerai colla sorella dei cooperies : quia caro padre tuo : perocch est patris lui. ella e del sangue, stesso di tuo padre.
Vers. 8. * Ella e stata conosciuta dal padre tuor Ella stata unita al padre tuo. Vers. q. Non avrai commercio colla sorella ec. Questa sorta di matrimonii sono stati permessi da Dio in certi tempi per una necessit ; ma eglino sono tanto pii vituperevoli, quando la religione li proib, diee $. Agostino, lb. xv. de civ. cap. 16. Sia ella nata in casa tua, o fuori Vale a dire, sia ella figliuola dello stesso tuo padre, ovvero solamente figlia della moflie di lui, e partorita da questa ad altro marito. Alcuni han vouto sottilizzare su queste parole, ina generalmente tutti le intendono in questo senso. Vers. io. * Perocch ella e tuo sangue. Perocch disonorerc*ti te stesso (ella tuo sangue ).

13. Turpitudine so13. Non ti congiunroris matris tuae non gerai colla sorella della revelabis\ eo quod caro madre tua; perocch sit matris tuae. ella del sangue di tua madre* 14. Turpitudinem pa* 14- Non farai sfregio trui tui non revelabis, al tuo zio paterno, sponec accedes ad uxorem sando la moglie di lui, ejus, quae tib affinita- la quale tua prossite conjungitur. ma parente. 15. Turpitudinem nu16. Non avrai che farus tuae non revelabis\ re colla tua nuora i perquia uxor filii tui est, ch el|a moglie di tuo nec discooperies igno* figliuolo, e tu non le miniam ejus. farai oltraggio. 16. Turpitudinem a16. Non ti congiunxoris fratris tui non re* gerai colla moglie di velabis; quia turpitudo tuo fratello ; perch elfratris tui est. la una cosa stessa con tuo fratello. 17. Turpitudinem u17. Non ti unirai inxoris tuae> etfiliae ejus sieme alla madre, e alla non revelabis. Filiam figlia. Non prenderai la filii ejus, et filiam filiae figlia di suo figliuolo, o illius non sumes, ut re- di sua figlia per farle veles ignominiam ejus*, oltraggio : perch quequia caro illius sunt ste sono del sangue di et talis coitus incestus tua moglie ; e tali maest. trimonii sono incestuosi. 18. Non prenderai 18. Sororem uxoris tuae in pellcatum illius per concubina la soreiVers. 16. Non l congiungerai colla moglie di tuo fratello. Tolto il caso espresso Detiler. xxv.5. S. Agostino, quest. 01. crede, che voglia significarsi, che mn fratello non pu sposare la moglie ripudiata dall' altro fratello vivendo tuttora questo fratello.

non aetipies %nec revelabis t&rpitudinem eJUS) adhuc illa vvente, ig. Ad mulierem, (jiae patitur menstrua non accedes ; nec reve labis foeditatem ejus 20. Cum uxore pro* ximi tui non coibis\ nec seminis commistione maculaberis. 21. (i) De semine tuo non dabis, ut consecretar idolo Moloch; nec pollues nomen Dei tui. Ego Dominus.

22. Cummasculo non commiscearis coita Jemneo, quia abominatio est. 26. Cum omni pecore 23. L* uomo e la non coibis, nec macu- donna si guarderanno laberis cum eo. (2) Mu" dal peccare con bestie,
(i) Inf. 20. i. (i)Inf. 20,
l6.

]a di tua moglie, n avrai commercio con essa, vivente tua moglie. 19. Ti asterrai dalla donna nel tempo di sua incomodit ; e n<m avrai commercio con essa. 20. Non peccherai colla donna del tuo prossimo; e non ti contaminerai con simile unione. 21. Non darai de* tuoi figliuoli ad esser consacrati all'idolo Moloch ; e non profanerai il nome del tuo Dio. Io il Signore. 22. Ti guarderai dal peccato di soddomia,che cosa abbominevole.

Vers. 18. Non prenderai per concubina la sorella di tua moglie. Si proibisce d' avere nello stesso tempo due sorelle per mogli ; ma poteva sposarsi la seconda dopo la morte della prima. Vers. 21. Non dottai de1 tuoi figliuoli ad essere consacrali alV dolo Moloch. Questo era il dio degli Ammoniti, e non era altro che Saturno , il quale fu quasi il solo tra le pagane divinit che chiedesse vittime umane , Vedi s. Agost. de civ. lib. vn. Di lui finsero i poeti ch? avesse divorato i proprii figliuoli. E non profanerai il nome del tuo Do. Col dare questo nome ( che e incomutiicabile ) agli dei falsi, anzi a' demoni.

lier non succumbet jumentoi nec miscebitur ei: qua scelus est. 24. Nec polluamini in omnibus his, quibus contaminale sunt universaegentes, quas ego ejiciam ante conspectum vestrum-, 26. Et quibus polluta est terra ; cujus ego scelera visitabo, ut evomat habitatores suos. 26. Custodite lesitima mea, atque judicia, et nonfaciatis ex omnibus abominationibus tam indigena, quam colonus, qui peregrinar tur apud vos. 27. Omnes enim exsecrationes istas fecerunt accolae terrae, qui fuerunt ante vos, etpolluerunt eam. 28. Cavete ergo , ne et vos similiter evomaft cum pariafeceritist sic-

perocch cosa scellerata. 24. Abbiate in avversione tutte le impurit, onde sono imbrattate tutte le genti, le quali io discaccer dal vostro cospetto ; 26, Le quali genti hanno contaminata quella terra ; ond3 io visiter }f scelleraggini di lei, ed ella vomiter i suoi abitatori. 26. Osservate le mie leggi, e i miei kcomandamenti, e guardatevi da tutte queste infamit tanto voi, come i forestieri, che abitano tra di voi. 27. Imperocch tutte queste esecrande cose le hanno fatte quelli che prima di voi hanno abitato quella terra, e l'hanno contaminata. 26. Badate adunque, che ella non vomiti nella stessa guisa anche

Vcrs. 24. * Tutte le impurit. Tutte le infamit.

ut evommt gentem, voi, come ha vomitato quae fati ante vos. il popolo, che vi stava prima di voi, se farete le stesse cose. 29. Omnis anima, 29. Chiunque comquae fecerit de abomi- metter alcuna di quelnationibus his quip~ le orribili cose, sar piani) peribit de medio sterminato dalla sociepopuli sui. t del suo popolo. So. Osservate i miei 30. Custodite man'data mea. N'olite face- comandamenti. Non fare, quae fecerunt hi, te quello che hanno fatqui fuerunt ante vos^ et to coloro, che vi sono ne polluamini in eis. stati avanti a voi, e non Ego Dominus Deus ve* vi contaminate con tal cose. Io il Signore Bib s&r. vostro. CAPO XIX.

J'inculcano nuovamente varii precetti cerimo* niali, e morali gi annoverati, e altri si ag- giungono. 1. JLjocutns est Daiftinus ad Moysen, dir cens: 2. Loqueread omnem CaetumfilQr&jfrIsrael, et dices ad eos : (i) Sancti- estote, qua ego sanctus sum, Dominus Deus vester. 1. Jl Signore parl a Mos , e disse : 2. Parla a tutta l'adunanza de' figliuoli d5 Israele, e dirai loro: Siate santi, perocch santo son io il Signore Pio vostro.

(i)Supr. 11.44. i.Petr. i. 16.

3. Onori ciascheduno il padre suo, e la madre sua : osservate i miei sabati. Io il Signore Bio vostro. 4. Non vi rivolgete a' simulacri, e non vogliate farvi degli dil di getto. Io il Signore Dio vostro. 6. Se immolate al Si5. Si immolaveritis Jiostim pacificorum gnore un'ostia pacifica Domino^ ut sit placa- affin ci' averlo propizio , bilis, 6. Eo die, quo fuerit 6. Nel d, in cui fu immolata, comedetis immolata, e nel di apeam, et die altero: quid" presso la mangerete : quid autem residuimi tutto quello poi elle ne fuerit in diem tertium, resti il terzo giorno lo darete alle fiamme. igne comburetis: 7. Si quis post ei7. Chi dopo i due duum comederit ex ea, giorni ne manger, saprof onus erit% et impe<' r profano, e reo d'emtatis reusi piet. 8. Il pagher il fio di 8. Portabitque ini" g lutate m suam, quia sua iniquit per aver Sanctum Domini poi- profanato il Santo del
Ver, s. Siate *#qii, perocch tanto ec. Siate alieni da tutte le immondezze finor proibite, separati da' pravi e ab.bominevoli costumi degl' idolatrit affine di essere degni del nome di niiei servi, di mio popolo. Vers. 4- Non vi rivolgete ci simulacri. U Ebreo alle cose vane , alle cose da nulla : nome dato pili volte nelle Scritture a'falsi dei. Vers. n. * Sar profano. I LXX. co*a profana : quella carne non pu sacrificarsi : non sacrificabile.

3. Unusquisque patrem suum, et matrem -suam timeat i sabbata mea custodite. Ego Dominus Deus vester, 4- Tfolite converti ad idola , nec deos conflatiles faciatis vobis. Ego Dominus Deus vester

luit s t peribit anima illa ^populo suo. g. (i) Cum messue' ris segetes terrae tuae^ non tondebis usque ad solum superficie, terrae : nec remanentes spicas colliges.

10. "Neque in vnea rtua racemos, et grana decidentia congrega&s, sed jtauperibus et peregrinis earpenda dimttes. Ego Dominus Deus vester. 11. -Non facietsfur* tum. Non mentiemini, nec decipiet unusquisque preymum suum. - 12. Non perjurabis in nomine meo, nec polliies nomen Dei tui. Ego Dominus. Exod. 20. 7. 13. (2) Non facies 13. Non defraudare il calumniam proximo prossimo tuo , e non lo tuo, nec vi opprimes opprimere con prepo(i) 7n/jz3. 22. (a) E'celi. 10.6.

Signore, ed ei sar sterminato dalla societ del suo popolo. ' 9. Quando tu segherai la messe de' tuoi campi, non mieterai fino a terra tutta la su* perficie delle tue terre : n raccoglierai le spighe, che potranno restarvi. 10. E nella tua vigna non coglierai i raspolli, n prenderai i granelli che cadono : ma lascerai , che li prendano i poveri e i pellegrini. Io il Signore Dio vostro. 11. Non ruberete. Non direte bugia, e nissuno inganner il suo prossimo. 12.Non ispergiurerai nel mio nome, e non profanerai il nome del Dio tuo. Io il Signore.

Yers. g. JVbn mieterai fino a terra. L'Ebreo, e i LXX. non finirai di mietere le prode del tuo podere. Gli Ebrei dicono, che dovea lasciarsi pe' poveri almeno una sessantesima parte delle spighe del podere , e il simile dell' uve, ulive, e altri frutti.

eum. (i) Non morabi- lenza. La paga dell' otur opus mercenarii lui peraio che lavora per te , non rester in tua apud te usque mane. mano sino al d di poi. i4- Non parlerai ma14- 'Non maledice s sardo, nec coram caeco le d' un sordo , e non pones offendiculum ; porrai inciampo tra' sed timebis Dominum piedi del cieco; ma teDeum tuuni, quia ego merai il Signore Dio tuo, perch io sono il sum Dominus Signore. 16. Non farai in giu15. Non facies, quod inicjuum est, nec injuste stizia, e non pronunziejudicabis. (2) Non con- rai ingiusta sentenza. sideres personam pau- Non avere riguardo alperis, nec honores cul- la persona del povero, tum potends. Juste ju e non aver soggezione della faccia dell' uom dica proxima tuo. possente. Giudica il prossimo tuo con giustizia. 16. Non sarai maldi16. Non eris criminator^ nec susurro in cente s n soffione nel populo. Non stabis con- popol tuo. Non cospitra sangunem proximi rerai contro il sangue del prossimo tuo. Io il tuL Ego Dominus. Signore.
(1) Deut. 24. 14. Tob. 4. 15. (2) Deut. i. 17. et 16. 19. Prov. a4- a ^. ^ccZi. 42- * Jac- z- 2< Vers. 14- -ZVon parlerai male Ji un sordo. E cosa inumana far ingiuria a chi non pu far difesa. Si pu intender compreso in questa legge il dir male degli assenti, e il denigrare per vie segrete la fama altrui. Non porrai inciampo tra* piedi del cieco. E si pu estender ancile alle occasioni date al prossimo debole di peccare iis jualsjvoglia marera.

i^, (i)Non oders fr&tfctii tttum in corde t&Qi sed (2) publice argue eum, ne habeas super illum peccatum. i$. Tfon qnaeras nliionem, nec memor erisinjuraechium tuorum. (3) Diliger amicum tuum sicutteipsum. Ego Dominus 19. Leges meas custodite. Jumentum tuum non facies coire cum alterius generis animntibas: agrum tuum non seres diverso se*

17.Non odierai il tuo fratello in cuor tuo;ma riprendilo pubblicamente , affinch tu non incorra per causa di lui in peccato. 18. Non cercar la vendetta, e non conser* var la memoria dell'ingiuria de'tuoi concittadini. Amerai l'amico tuo come te stesso, lo il Signore. 19. Osservate le mie leggi. Non accoppierai iltuo giumento con animale d' altra specie. Non seminerai il tuo campo con seme vario:

(1) i. Joan. a. 11. et . 14. ^ (2) Eccli. io. 13. Matih. 18. 15. Lue. 17. 3. (3) Mteath, 5. 43- 22. 3g. Lue. 6. 27. /om. 13. g. Ver. 16. Non cospirerai contro il sangue. Contro la vita del prossimo: non farai lega co*malvagi contro l'innocente. Vers. 17. Ma riprendilo pubblicamente, affinch ec. Questa parola pubblicamente qui posta relativamente ali' odio interno contro il fratello ; onde qui vuoisi dire : spiegati apertamente col fratello, il quale tu credi che ti abbia offeso , altrimenti o covando l'odio, o molto pi cercando segretamente di vendicarti, cadresti in gran peccato. Questa parola pubblicamente non nell'Ebreo, n ne'LXX., n in altre versioni. Vers. 18. Non. cercar la vendetta. N privatamente, n in giudizio non cercar la vendetta per isfogo di rancore. Cosi questa legge perfeziona quella de' Num. xxxv. 19., e Dealer, xix. l'. Amerai il tuo amico. Intendonsi certamente tutti i prossimi nostri: e prossimi nostri sono tutti gli uomini, Vedi s. Girot., e /. Agost. in cap. v. Matth. * Anerai V amico tuo. I LXX, il prssimo tuo come te stesso.

mine t veste, quae ex duobus texta est, non netuers. 20. Homo, si dormierii cum muliere cota <seminist quae sit an* cilla etiam nubilis , et tamen pretio non re" dempta, nec liberiate donatapapulabunt ani" bo: et non morientur, quia nonjuit liberai 21. Pro delicto autem suo offeret Domino ad ostium tabernaculi testimonii arietemi 22. Oroblique pro eo sacerdote^ et pro peccato ejus coram Domino, et repropitiabitur eit dimitteturgue peccatum. 2 3. Quando ingressi fueritis terram^et pian-

non ti vestirai d' una vesta tessuta di due materie. 20. Se un uomo ha che fare con una donna, che sia schiava, e nubile prima che sia riscattata , e fatta libera, saranno battuti ambe* due ; ma non morranno, perch colei non era libera : fil. Ma quegli offerirai al Signore pel suo delitto un ariete alla porta del tabernacQlo del testimonio : 22. E il sacerdote far orazione per lui e pel suo peccato dinanzi al Signore, e trover clemenza, e gli sar rimesso il peccato, 23. Quando sarete entrati in quella terra,

Vers. i e). ATon accoppierai il tuo giumento ec. Oltre il senso della lettera questa legge pu riferirsi a' matrimonii illeciti contrarii alla natura, e alle confederazioni del popolo di Dio cogli altri popoli idolatri. Non seminerai ... con seme vario : non ti vestirai di una veste ec. Si dice lo stesso con due diverse figure. Giuseppe ere-* de , che secondo la lettera la proibizione d 'avere una veste fatta di fana e di lino abbia per ragione il non avere voluto Dio che ad alcun fosse lecito di avere una veste simile nella materia a quella del sommo sacerdote. Vers. 20. Schiava e nubile. Ebr. schiava e promessa. I LXX. e riserbata per un uomo ... Saran battuti ambedue, Saraa battuti con nerbi di bue.

tatmrU&rin ealgna pomi/era, auferetis praeptttia eorum: poma,quae germinanti immunda erunt vobis, nec edetis ex eis. a4- Quarto autem anno omnis fructus eorum sanctificabtur laudabilis Domino. 26. Quinto autem an* no comedetis fructus , congregantes poma, quae proferunt. Ego Dominus Deus vester. 26. Non comedetis cum sanguine. Non augurabiminit nec observabitis s omnia. 27. Neque in rotundum attondebids co-

e vi avrete piantati degli alberi fruttiferi, voi rigetterete le prime frutta, che quelli produrranno, le qualiavrete per immonde, e non ne mangerete. 24. l quarto anno poi tutti i loro frutti saranno consacrati alla gloria dei Signore. 26. Il quinto anno ne mangerete i frutti, e raccoglierete tutto quello che ei produrranno . Io il Signore Dio vostro. 26. Non mangerete carni, dentro le quali sia il sangue. Non farete augurii, e non darete retta a'sogni. 27. Non vi taglierete i capelli in tondo : e

Yers. a3. Le prime frutta le avrete per immonde, ec. Dice il Crisostomo: Osserva, la sapienza del legislatore: non permeile che si mangino i primi-frutti, affinch nissun siavi, che ne riceva prima di Dio : ne permette, che si offeriscano, affinch non si dieno ' a lui frutti immaturi. Lasciagli andare ( dice egli ), perch son primi frutti ; non gli offerire, perche non sono ancora da offerirsi. Vers. 26. Non farete augurii. Fu una delle follie del Paganesimo l'investigare il futuro o dal volo, o dal canto, o dalla maniera di beccare degli uccelli. Tale la specie di divinazione proibita qui secondo la nostra volgata. * Carni dentro le quali sia il sangue ; Soffogati ... Non farete augurii. Non farete da indovini.

mam i nec radette barbarn. 28. Et super mortuo non incideds carnem vestram; neque figuras I aliquas , aut stigmata i facietis vobis. Ego Dominus. 29. Ne prostituas filiam tuam, ne contaminetur terra , et impleatur piaculo.

non vi raderete la bar-* ba. 28. Non farete incisioni sulla vostra carne a causa d* un morto ; e non farete figure o segno sopra di voi. Io il Signore. 29. Non prostituire la tua figliuola, affinch non si contamini la terra , e non si riempia di scelleraggini.

Vers. ly. Non vi taglerete i capelli in tondo. Gli Ammoniti, gl'Idumei, e i Moabiti tagliavan cos i loro capelli, Jerern. ix. -2.5, 26. ; onde pareva, che avessero una corona attorno alla testa. Non v' ha dubbio , che in questo vi fosse una superstizione ; e alcuni dicono, che i pagani che si tosavano in tal guisa, lo facevano per imitare Bacco. Non raderete la barba. Anche questa proibizione dee aver per ragion di toglier d mezzo qualche rito superstizioso ; e probabilmente qualche rito superstizioso usato presso gli Egiziani. Gli dei di questi non men che gli uomini radevan la barba, fuori che alla punta del mento ; donde ne scendeva un lungo flocco sul petto. Gli Ebrei aveano un filo di barba dall' orecchio fino a mezzo il mento , dove la lasciavan crescere assai, e per tutto il labbro inferiore 5 avean. poi sul labbro di sopra due mostacci distinti. Vedi cap. xxi. 5, Yers. 28. Non farete incisioni sulla vostra carne ec. Lo straziarsi le carni ne' funerali era usitatissimo tra g' idolatri ; e gli Ebrei non sempre s' astennero da simili eccessi. Vedi Jerern. XLI, 5., Ezech, v. i. G' idolatri credevano di placare col sangue che usciva dalle loro graffiature, gli dei infernali. Non farete figure, O segni sopra di voi. I pagani s* imprimevano sulla carne le figure , o alcun segno della divinit , alla quale si consacravano ; e ci qui vietato agli Ebrei. I cristiani fin da' primi tempi usarono di portare sul pugno , o sul braccio incisa la figura della croce , o il nome di Ges Cristo ; costume, che ho veduto praticarsi ancora da qualcheduno tra noi, Vers. 29. Non prostituire la tua figliuola ec. Anche queste facevasi in onor di Venere da' Fenici, da' Babilonesi, e da quei di

Lenitico. FoL IL

21

30. S abbaia mea cujstodite^ et sanctuarum meum metuite. Ego Dominus. 31. Nec declineds ad magos, nec ab hariolis aliquid sciscitemini, ut polluaminipereos. Ego Dominus Deus vester. 32. Coram cano eapite consurge, et honora personam senis : et tinte Dominum Deum fuum. Ego sum Domi" nus. 33. Si Jiabtaverit advena in terra vestra, et moratus fuerit inter vos> non exprobretis ei: 34* Sed sit inter vos quasi indigena, et diligetis eum quasi vosmetipsos : fuistis enim et vos advenae in terra AEgypti. Ego Dominus Deus vester. 36. Nolite facere iniquum aliquid in judicio^ in regula , in pondere, in mensura. 36. Stater justat et

30. Osservate i miei sabati, e riverite il mio santuario. Io il Signore. 31. Non andate dietro ai maghi, e non interrogate gli indovini, perocch eglino vi corromper ebbero. Io il Signore Dio vostro. 32. Alzati dinanzi alla canizie, e rendi onore alla persona del vecchio : e temi il Signore Dio tuo. Io sono il Signore 33. Se un forestiero abita nel vostro paese , e fa sua dimora tra di voi, non lo rimprocciatei 34- Ma sia tra voi, come se tra voi fosse nato , e amatelo come voi stessi : perocch voi pure foste forestieri nella terra d'Egitto.Io il Signore Dio vostro. 35. Non fate ingiustizia nei vostri giudizii, nella canna, nel peso , nella misura. 36. La stadera,e i pe-

Cpro, e da altri popoli. Vedi Augzist de eie. xvm, 5. Lucian. deDeaSjr.

aegua sint pondera: justus modius, aeguusque sextarius. Ego Do* minus Deus vester, qui eduxi vos de terra AE-

si sien giusti : giusto l'epha, e l'hin. Io il Signore Dio vostro, che vi trassi dalla terra d1 Egitto.

67. Osservate tutti i 87. Custodite omnia praecepta mea, et uni- miei precetti, e tutti i versa judicla , et fotite miei ordini, 6 mettetegli in pratica. Io il Siea. Ego Dominus. gnore.

gypt-

C A P O xx.
Son degni di morte quelli che offeriscono i loro figliuoli a Moloch, (fuetti che consultano i maghi, o g indovini, quelli che maltrattano i genitori, e quelli che sono rei di varie scelleraggini che erano in uso tra i Chananei. 1. M-Jocutusque est Dominus ad Moysen> dicens: 2. Jae loqueris filiis Israel: Homo de filiis Israel> et de advenis, qui habitant in 1srael, (i) si quis dederit de semine suo dolo Moloclijnorte moriatur: populus terrae lapidaUt eum,
(i) Supr. 18. ti.

1. JLJ il Signore parl a Mos, e disse: 2. Tu dirai a'figliuoli d'Israele: Chiunque de' figliuoli d'Israele, e de' forestieri, che abitano .con Israele , dar dei suoi figliuoli ali' idolo Moloch , sar punito di morte : la plebe lo lapider.

EEVITICO 3. io sarogli nemi3. &t ego ponam facet meam contra il- co , e Io schianter dalIam, succidamene eum la societ del suo popode medio populi sui> eo lo per aver dato a Moquod dederit de semi- loch i suoi figliuoli, e ne suo Moloch, et conta- per aver profanato il minaverit sanctuarium mio santuario, e disomeum , ac polluerit ro* norato il nome mio santo. men sanctum meum. 4. Glie se il popolo 4. Quod si negligeva populus terrae, et qua- trascurer, e metter si parvipendens impe* quasi in non cale i miei rium meum dimiserit comandi, e lascer imhominem, qui dedit de punito colui che ha dasemine suo Moloch, nec to dei suoi figliuoli a Moloeh, e non vorr voluerit eum uccidere^ ucciderlo, 6. Sar io il nemico 6. Ponam faciem meam super hominem di colui, e della sua stirillum, et super cogna- pe; e schianter dalla tionem ejus, succidam- societ del suo popolo que et ipsum, et omnes e lui , e tutti quelli che qui consenserunt ei, ut hanno acconsentito , fornicaretur cum Mo- ch' ei si prostituisse # loch, de medio populi sui. Moloeh. 6. Chiunque ande6. Anima , quae declinaverit ad magos, et r dietro ai maghi, e liariolos, et fornicala agi' indovini, e si affeVers. 3. E per aver profanato il mio santuario. Disprezzando me , e la mia casa, e andando a servire agi' idoli disonora il mio santuario, e il nome mio , il qual nome egli ardisce di dare a Moloeh. Vers. 4. * Che se il popolo trascurer ec. Quando il male cresce, perch chi dovrebbe porvi rimedio noi cura, Iddio lo punisce con maggiore severit e in chi lo commette , e in chi Io iomenta. Vedine un esempio nel lib. de' Giudici cap. xx. sulla tr.i~ bu di Beniamui. ^.

fuerit cum eis, ponam faciem meam contra eam, et interficiam illam de medio populi sui. 7. (i) Santificami* ni, et estote sancti; quia ego sum Dominus Deus vester. 8. Custodite praccepta mea , et facite ea Ego Dominus, qui sanctifico vos. 9. (2) Qui maledixerit patri suo, aut matri, morte moriatur: patri, matrique maledixit, sanguis ejus sit super eum. 10. (3) Si moechatus quis fuerit cum uxore alterius , et adulterium perpetraverit cum conjuge proximi sui, morte moriantur, et moechus, et adultera.
(O i. Pet. i. 16.

alener ad essi, io sarogli nemico, e lo sterminer dalla societ del suo popolo. 7. Santificatevi, e siate santi; perocch io sono il Signore Dio vostro. 8. Osservate i miei precetti, e mettetegli in pratica. Io il Signore, che vi santifico. o.. Chi maledir il padre suo, o la madre sua, sia punito di morte: ha maledetto il padre, o la madre , sia sopra di lui il suo sangue. io. Se uno pecca colla donna altrui, e commette adulterio colla moglie del suo prossimo, sien puniti di morte V adultero, e l'adultera.

(2) Exod. ai'. 17. Prov. ao. ao. Matth. 15. 4- Mare. 7. io. (3) Deut. aa. aa. Joan, 8. 5.

Vers. 8. Io il Signore, che vi santifico. Che voglio e comando, che voi siate santi dalle immonde divinit degli idolatri. Vers. q. Sia sopra di lui il mio sangue. Siccome del sangue d' un innocente messo a morte si dice, che quel sangue cade sul1' uccisore , cosi per lo contrario s dice , che il sangue , o sia la pena di morte cade sul peccatore, il cjuale col sno delitto 1' ha meritata.

11. Qui dormierit cui noverca sua, etrevelaverit ignominam patris sui, morte moriantur ambo : sanguis eorum sit super eos. 12. Si quis dormierit cum nuru sua , uterque moriatur\ quia scelus operati sunti sanguis eorum sit super eos. 13. Qui dormierit cum masculo coitu femirteo, uterque operatus est nefas\ morte moriantur : sit sanguis eorum super eos. 14 Qui supra uxorem filiam duxerit matrem ejus, scelus operatus est: vivus ardebit cum eis, nec permanebit tantum nefas in medio vestri. l. Qui cum fomento, et pecore coierit, morte moriatun pecus quoque occdue.

11. Se uno pecca colla sua matrigna, disonorando il proprio padre, saran puniti di morte ambedue : sia sopra di essi il sangue loro. la. Se uno pecca con sua nuora, saran puniti di morie ambedue; perocch hanno fatto una cosa scellerata : sia sopra di essi il loro sangue. 13. Se uno pecca con un maschio, come se questo fosse una donna, ambedue han fatto una cosa esecranda; sien puniti di morte: sia sopra di essi il loro sangue. i4* Se uno dopo la figliuola sposa anche la madre di lei, fa cosa scellerata : sar bruciato vivo con esse, e non si tollerer tra voi tanta indegnit. 15.Chi pecca con una qualunque bestia, sia punito di morte : uccdete anche la bestia.

Vers. 14. -Sar bruciato vivo con oste. Con 1' una e l'altra moglie -, supposto per, che anche la prima sia tata d'accordo.

16. (i) Mulier, quae succubuerit cuilibet jumento, simul interficietur cum eo: sanguis eorum sit super eos. i 17. Qui acceperitsot rorem suamfiliampatris sui, vel filiam matris suae, et videritturpitudinem ejus, illaque conspexerit fratris ignominiam, nefariam rem operati sunt : occidentur in conspectu populi sui', eo quod turpi{ tudinem suam mutuo revelaverint, et portabunt iniquitatem suam. Sup. 18. 6. 18. Qui coierit cum muliere influxu menstruo, et revelaveritturpitudinemjuS) ipsaque aperuerit fontem sanguinis sui, interficientur ambo de medio populi sui. 19. Turpitudinem materterae, et amitae tuae non discooperies : qui hoc fecerit, gnominiam carnis suae nu.
(i) Sup. 18. a 3.

16. La donna, che peccher con un animale qualunque , sar messa a morte con esso : sia sopra di essi il loro sangue. 17. Se uno peccher colla sua sorella figliuola di suo padre s ovver di sua madre , ed ei la disonora , ed ella disonora il fratello , hanno fatto una cosa esecranda ; saranno uccisi ambedue al cospetto del popol loro ; perch si sono scambievolmente disonorati, e porteranno la loro iniquit. 18. Chi ha che lare con la donna nel tempo de' suoi mesi, e la disonora , ed ella scuopre la sua immondezza , saranno ambedue sterminati dalla societ del loro popolo. . 19. Non avrai che fare colla aia da canto di madre , o da canto di padre : chi fa tal cosa , fa ignominia alla pro-

davit: jkyrtabunt ambo pria carne t porteranno iniquitatem suam. f uno e 1' altra la loro iniquit. 20. Qui colerti cum 20. Se uno pecca coluxore patrui} vel avun- la moglie i suo zio paculi sui, et revelaverit terno, o materno, e disgnominiam cognatio- onora la propria panis suae, portabuntam- rentela , ambedue porbo peccatum suum*, abs- teranno il loro peccaque liberis morientur. to: morranno senza figlinoli 21. Qui duxerit uxo* 21. Chi sposa la morem fratris sui, rem fa" glie di suo fratello, fa cit illicitam, turpitudi- cosa illecita, disonorannem fratris sui revela~ do il proprio fratllo : vit: absque liberis e- non avranno figliuoli* rurtt. 22. Custodite leges 22. Osservate le mie meas, atque judicia, et leggi, e i miei comanfacite ea, ne et vos evo- damenti, e mettetegli mat terra, quam intra- in pratica, affinch la turi estisi et habitatu- terra, in cui siete per entrare , e per abitare , ri. non vomiti anche voi. 26. Non vi governa23. lolite ambulare in legitimis nato num , te secondo le leggi di (juas ego expulsurus quelle nazioni, le quali sum ante vos: omnia e- io sterminer dal coVers. o. Morranno fenza figliuoli. Non si aspetter che tali incestuosi abbiano figliuoli, la nascita de' quali sveli, e accresca lo scandalo ; ma subito che verr scoperta tal cosa , saranno ambedue^ messi a morte per sentenza del giudice. L' Ebreo porta Saranno senza ^figliuoli, come nel versetto seguente-, lo )che s. Agostino spiega cosi : i figliuoli che avranno , non saran tenuti per veri figliuoli, n succederanno al padre nell' eredit : ovvero Dio non benedir tali matrimonii e non ne verranno figliuoli, Vedi Greg. M. retp. ad q. Aug.

nm haec fecerunt, et spetto vostro : perocch elle han fatto tutabominatus sum eas. te queste cose , e le ho avute in abbominio. 24. Ma a voi io dico: , 24. Polis autem loquon Possidete terram Entrate in possesso deleorum, quam dabo vo- la loro terra , la quale bis in haereditatem s io dar a voi in retagterram fluentem lacte, gio ; terra , che scorre et melle. Ego Dominus lattej e miele. Io il SiDeus vester, qui sepa- gnore Dio vostro, che ravi vos a ceteris popu- vi ho separati da tutti gli altri popoli. lis. 26. Separate dunque 26. Separate ergo et vos jumentum mundum anche voi la bestia monab immundo , et avem da dall'immonda , i vomundam ab immunda: latili puri dagli impune polluatis animas ve- ri: non contaminate le stras in pecore, et avi- anime vostre, facendo bus , et cunctis , quae uso degli animali, e demoventur in terra, et gli uccelli, e di tutto quae vobis ostendi esse quel che muovesi sopra la terra 4 che io vi pollata. ho mostrato esser immondi. 2\ Voi sarete il mio 26. (i) Eritis mihi sancti; quia sanctus popolo santo $ perch sum ego Dominus, et santo son io il Signo
(t)l.Pct.!. 1&

Vers. a4- e 2^- ^ ^ Signore clic vi ho separali da tutti gli altri popoli. Separate anche voi ec. Osservate l destinazione de' cibi prescritta da me: ella dee servire richiamarvi alla memoria la gratuita predilezione, colla quale v' ho distinti e separati da tutte le altre genti all'onore di essere mio popolo. 21 *

separavi vos a ceteris re, e vi ho separati da pqwlist ut essetis mei. tulli gli altri popoli, perch foste miei. 27. (i) Vir sive mu27. L' uomo , o la lier, in quibus pythoni- donna , che ha to spiricus, vel divinationis to di pitone, o d'indoz- fuerit spiritus, morte za me n Lo , saran messi moriatur: lapidibus ob" a morte : li lapideranruent eos: sanguis eo- no : sia sopra di essi il lor sangue. rum sii super illos. C A P O XXI. A quali funerali possano intervenire i sacerdoti) e quali donne non debbano sposare. Quali uomini sieno inetti al sacerdozio* Della figliuola del sacerdote che cade in grave fallo. i. JLrixt quoque i.JLIisse ancora il Dominus ad Moyseni Signore a Mos : Parla Loquere ad sacerdotes a' sacerdoti figliuoli di
(i) Deut. 18. ir. i. Reg. 28. 7.
Vers. 27. Che ha. lo spirito di pitone: Apollo era soprannominato Pillo da un serpente ucciso da lui, secondo la favola. A questo dio attribuivano la scienza delle cose future, e gli oracoli. Vedi Atti xvi. 16. ec. * L'ziomo, o la donna che ha lo spirito di pitone ec. Questa legge suppone la persona invasata per propria colpa, o ha provocato il Demonio con opere di superstizione, o con invocazioni espresse, qual fu colei mentovata nel Gap. XXVIH. del primo de' Re, e le persone ad essa simili condannate prima da Saul, e poi da Giosia iv. Reg. xxui. Che se taluno senza sua colpa, ma per occulta divina disposizione parlasse con entusiasmo pitonico , come la fanciulla degli Atti xv. v. 16. anzi cfce pena, meriterebbe compassione e soccorso.

filios Aaron* et dices ad eoo' : Ne contaminetur sacerdos in mortibus civium suorum, 2. Nisitantumin consanguineis , ac propinquis, id est, super pa~ tre, et matre, et filio, et filia>fratre quoque, 3. Et sorore virgine, quae non est nupta viro, 4. Sed nec in principe populi sui contaminabitur. 6. (i) Non radent ea* puf, nec barbom, neque in carnibus suisfacient incisuras. 6. Sancti erunt Deo suo, et non polluent no(i) Sup. i g. 27. Ezech. 44ao>

Aronne, e dioro: II sacerdote non contragga immondezza nella morte de* suoi concittadini, 2. Eccettuati gli stretti parenti, e propinqui, vale a dire, il padre , e la madre, il figliuolo, e la figlia , e anche il fratello, 3. E la sorella fandulia non ancor maritata. 4. Del resto si guarder da contrarre immondezza nella morte dello stesso principe del suo popolo. 6. Non si raderanno il capo , e la barba , e non faranno incisioni sulle loro carni. 6. Si serberanno santi al Dio loro, e non pro-

Vers. i. // sacerdote non contragga immondezza ec. Si guaiv di il sacerdote dal contrarre immondezza legale col toccare un cadavere, o aver cura del funerale , o accompagnandolo, o facendo duolo, o entratdo nella casa del morto. Si parla qui de' sacerdoti inferiori, del sommo sacerdote al verso i o. Vers. 3. E la sorella fanciulla non ancor maritala. Se avesse avuto marito , allora non le mancava chi avesse cura del suo funerale. Yers. 5. Non ti raderanno ... la barba. Queste parole dimostrano , che fuori del lutto gli Ebrei se la radevano, e che la proibizione, che si letta nel capo precedente, riguarda cjualche superstiziosa maniera di raderla.

menja^i incensum ejjjhnuomini, et panes Dei sui offerunt, et ideo sancti erunt* 7. (i) S certum et vile prostibulum non ducent uxorem, nec eam, quae repudiata est a marito", quia consecra* ti sunt Deo suo, 8. Et panes proposi tionis ojferunL Sint ergo sancti, quia et ego sanctus sum, Dominus qui sanctfico eos. 9. Sacerdotis filio, f i deprhensa fuerit in stupri, et violaverit nomen patris suit fiammis exuretur* 10. Pontifex, id est <sacerdos maximus inter fratres suos, super cujus caput fusum est unctionls oleum, et cujus manus in $acerdo* to consecratae sunt, ve* stitusque estsantts vestibus, caput suum non discooperiet, vestimelita non scindei*.
(i) Slip, ly, ag.

faneranno il suo nome: perocch eglino offeriscono P incenso del Signore , e il pane del lo ro Dio; e perci saranno santi. 7. Non sposeranno una donna disonorata, n una vil meretrice, n quella che fu ripudiata dal m a rito .'perocch sono consacrati al loro Dio, 8. E offeriscono i pani della proposizione. Sien eglino dunque santi, perch santo son io il Signore,che li santifico. 9. Se la figlia d'un sacerdote colta in peccato , onde ha disonorato il nome del padre suo, sar bruciata. io.Il pontefice, vale a dire il sacerdote sommo trai suoi fratelli, sulla testa del quale fu versato P olio d' unzione, e le mani del quale furono consacrate per le funzioni sacerdotali, che vestito delle ve* stimenta sante , non iscoprir la sua testa, non istraccer le vesti;

11. Et ad omnem mortuum non ingredietur omnino : super pa* tre quoque suo , et matrz non contaminaci' tur. 12. Nec egredietur de sanctis , ne polhiat sanctuarium Domini 5 quia oleum sanctae unctionis Dei sui super eum est. Ego Dominus. 13. ( i ) Tirginem ducei uxorem: 14* Viduam autem , et repudiatam 9 et sor didam, atque meretri"
(i) Ezech. 44- aa.

11. Non entrer in alcuna casa, dove sia cadavere: non contrarr immondezza neppur per ragion di suo padre, o della madre. 12. E non si partir da'luoghi santi per non contaminare il santuario del Signore ; perch egli ha sopra di s 1* olio della unzione santa del suo Dio. Io il Signore. 13. Egli sposer una vergine: 14. Non isposer una vedova, n una ripudiata, n una donna diffa-

Vers. i o. Non slraccerh le vesti. Rito usato ne' funerali. I Rabbini dicono, ch'ei poteva stracciare le vesti (non le sacre usa te nelle funzioni pontificali, ma le vesti ordinarie ) in tempo di calamit , ovvero in udendo qualche motto di bestemmia, e questa seconda eccezione sembra inventata per giustificare il fatto di Caipha , Matth. xxvi. 65. Ver?, ir. Neppur per ragione di tuo padre. Bench il figliuolo non potesse essere sommo sacerdote, se non dopo la morte del padre, potevano per darsi de' casi, pe' quali il figliuolo, fosse consacrato prima che il padre morisse ; per esempio in caso che il padre fosse infermo e impotente a far le funzioni. Vers. 12. Non ti partir da? luoghi santi ec. Non uscir dal santuario per andare a provvedere a' funerali de' suoi parenti. Egli contrarrebbe immondezza, e non sarebbe nello stato, in cui dee sempre essere di poter servire dinanzi al Signore. Vers. 13. Sposer una vergine. Ed ei non poteva avere pi d'una moglie, n potea ripudiarla, Giuseppe antiq. HI. io. Questa vergine doveva essere della stirpe d'Israele, e (secondo Filoae ) di stirpe sacerdotale.

cem mt* aocipiet ; sed mata, n una meretrice; puellam de populo suo. ma una fanciulla del popol suo. 15. Egli non mesco15. Ne commiseeat stirpem generis sui vul- ler il sangue della sua go genus suae: quia ego stirpe col volgo del poDominus, qui sanctfi- pol suo : perocch io il Signore son quegli che co eum. 10 santifico. 16. E il Signore par16. Locutusque est Dominus ad M.oysen, l a Mos, e disse : dicens'. 17. D i5 ad Aronne: Se 17. Log nere ad Aaron: Homo de semine v' ha uomo di tua stirtuo per familas, qui pe in qualche famiglia, habuerit maculam, non 11 quale abbia qualche offeret panes Deo suo, difetto, ei non offerir i pani al Dio suo, 18. E non si accoste18. Nec accedet ad ministerium ejus :' si r a servirlo: se cieco, coecus fuerit, si clau- se zoppo, se di troppo dus> si parvo vel gran- piccol naso, o troppo grande, o torto, di vel torto naso, 19. Se ha un piede 19. Sifracto pede% si manu, rotto, o una mano, 20. Se gobbo, se lo20. Si gibbus, s lippus, si albuginem ha- sco, se ha nell' occhio bens in oculo, si jugem una macchia, se ha una scabiem, si impetigi' rogna pertinace, o scabriem in corpore^elher- bia pel corpo, o allenniosus. tato.
Yer& 15. Non met colera il sangue della tua stirpe col volgo. Ammogliandosi con Una fanciulla, che non pu essere sua moglie per la proibizione della legge, ovvero (com'altri intendono ) sposando una fanciulla plebea.

479 C A P O XXI. 21 * Omnis, qui ha21. Qualunque uobuerit macutam de se- mo della stirpe d'Aronmine Aaron sacerdotis ne sacerdote, che avr non accedet off erre ho- qualche difetto, non stias Domino , nec pa- s'accoster ad offerire nes Deo suoi ostie al Signore, n pani al suo Dio: 22. Vesce tur tamen 22. Manger nondipanibust qui offeruntur meno dei pani offerti in sanctuarium ; nel 'santuario ; 26. Ita dumtaxat^ 26. Con questo per ut intra velum non in- che non entrer dentro grediatur, nec accedat il velo, n si accoster ad altare, quia macu- ali5 altare, perch dilam habet\ et contami- fettoso; e non dee pronare non debet san- fanare il mio santuario. ctuarium meum. Ego Io il Signore, che Ij sanDominus, qui sanctifi- tifico. co eos. 24. Locutus est ergo 24. Disse adunque Moyses ad Aaron, et Mos ad Aronne, e a' adfilios ejus , et ad o- suoi figliuoli, e a tutto mnem Israel cuncta, Israele tutto quello che quaefu&rant sibi impe- gli era stalo comandarata. to.

Vers. a3. Non entrer, dentro il velo. Non entrer nel Santo : non passer oltre il velo che separa il Santo dall' atrio. Dio voleva , che i suoi sacerdoti, i quali non immolavano se non de' tori T delle pecore, ec. non avessero difetto che potesse renderli men rispettati dal popolo. Qual perfezione, e santit , e virt sovrumana non ha egli diritto di chiedere da' sacerdoti della nuova legge, i quali il corpo stesso, e il sangue gli offeriscono del suo Figliuolo! * Non s accatter alV aliare. N degli olocausti, ne dei timiami.

C A P O

XXII.

Gli 'stranieri, e g? immondi si guardino dal mangiare delle cose sacrificate , e delle vttime. Da quali difetti, o vizii debbano essere esenti le vittime^ e quali sieno guelle che debono offerirsi 1. JL/ocutus quoque est Dominus ad Moyserii dicnsi 2. Loquere ad Aaron.ei adfilios ejus, ut caveant ab his, quae consecrata sunt filiorum Israel; et non contaminnt nomen sanctificatorum mihi) quae offerunt. Ego Dominus.
3. Die ad eos , et ad postero s eorum: Omnis homo, qui accesserit de stirpe vestra ad ea, quae consecrata sunt, et quae obtulerunt filii Israel Domino , in quo est immunditia, peribit
1. A arl < nuovo il Signore a Mosj e disse: 2. Di' ad Aronne , e a' suoi figliuoli, che si astengano dalle cose, le quali sono consacrate a me da' figliuoli d'Israele; e non profanino le cose santificale in onor mio, le quali eglino offeriscono. Io il Signore. 3. Fa sapere ad essi, e a' loro posteri, che qualunque uomo della loro stirpe, il quale essendo immondo si accoster alle cose consacrate, e offerte dai figliuoli d' Israele al Si-

Vera. 5. Che s astengano dalle cose ec. Gh <J0d6 avranno qualche immondezza (vers. 3.J, si guardino dal far uso delle cose consacrate a me (pane, carne, vino, ec.) ne' sacrifizii dia'figliuoli d'Israele , e dal profanare le cose separate per me , e in onor mio mediante 1' offerta che essi stessi ne hanno a me fatta.

coram Domino. Ego gnore, perir dinanzi al Signore. Io sono il Sisum Dominus. gnore. 4 Homo de semine 4 Un uomo della Aaron, qut fuerit lepro- stirpe d' Aronne, che suS) autpatiens fiuxum sia lebbroso, o malato seminis, non vescetur di gonorrea , non mande his, quae sanctifica* ger delle cose consata sunt mihi, donec sa- crate a me, fino a tanto ne tur. Qui tetigerit im." ch' ei sia guarito . Chi mundum super mortuo, toccher un uomo, che et ex quo egreditur se- immondo per ragione men quasi coitus, d'un morto, o uno, che soggetto a gonorrea, 6. Et qui tangit re5. E chi toccher un ptilet et quodUbet im- rettile, e qualunque comundum, cujus tactus sa immonda, il toccaest sordidus, mente, della quale porta impurit, 6. Sar immondo fi6. Immundus erit usque ad vesperum, et no alla sera, e non manno7i vescetur his, quae ger delle cose santifisanctificata sunt i sed cate; ma lavata che avr cum laverit carnem l sua carne nell' acqua, suam aqua, 7. Et occubuerit solt 7. E tramontato il tunc mundatus vesce- sole,allor essendo montur de sanctificatis;quia do manger delle cose santificate; perch elle cibus illius est. sono suo cibo.
Vera. 3. Perir dinanzi al Signore. Il Signore se lo lever dinanzi, lo sterminer egli stesso, se il delitto occulto ; perocch essendo noto, v'era la pena di morte per sentenza del giudice. Vers. 4- ^* toccher un uomo che immondo per ragione P un morto. Questa immondezza durava fino alla sera (vers. 6.J; ma quella proveniente dall' aver toccato lo stesso mrto durava sette giorni, Niun. xis. 11.

8. ( i ) Morticnum^ et captum a. bestia non comedent, nec polluentur in eis. Ego sum Dominus. g. Custodiant prae'Cepta mea> ut non sub' jaceant peccato etmoriantur in sanctuario^ cum polluerint illud. Ego Dominus, qui sancfico eos 10. Omnis alienile- ' na non comedetde sanctificatis\ inquilinussacerdotis, etmercenarius non vescentur ex eis. 11. Quem autem sa* cerdos emert, et qui vernaculus domus ejus fuerit, hi comedent ex eis. 12. .Si filio, sacerdotis cuilibet ex populo nupta fuerit9 de his,

8. Non mangeranno (V una bestia morta da se, ovvero uccisa da un1 altra bestia, e non si contamineranno con tali cose. Io sono il Signore. 9. Osservino i miei comandamenti, affinch non cadano in peccato, e non muoiano nel santuario dopo d5 averlo profanato . Io il Signore, che li santifico. 10. Nissun d' altra stirpe manger delle cose santificate; colui, che coabita col sacerdote, e il servo mercenario non ne mangeranno. 11. Ma il servo comprato dal sacerdote, e il servo nato in sua casa , questi ne mangeranno. 12. Se la figlia del sacerdote sposa un uomo qualunque del popolo,

(ij Exod. aa. 3i. $/?. 17. i5. Z>euf. 4- a i - Ezech. 44- 3i.

Vers. 9. E non muoiano nel taniuario. Come Nadab e Abiu: perocch sarebbero profanatori del mio santuario , se si accostassero alle cose sante, essendo immondi. Vers. ii. Ma il servo compralo ce. Questo come pure il servo nato in casa appartenevano per sempre al padrone, ed erano come della famiglia d esso.

quae santificata suntt et de primitiis non vescetur: 13. Sin autem vidua, velrepudiata^et absque liberis reversa fuerit ad domum patris sui, sicut puella consueverat, aletur cbis patris sui. Omnis alle nigena comedendi ex eis non habet potestatem. i4- Qui comederit de sanctificatis per gnorantam, addet quin" tam partem cum eo, quod comedit, et dabit sacerdoti in sanctuarium. io. Nec contaminabunt santificata filiorum Israel, quae offerunt Dominos 16. Ne forte sustineant iniquitatem delicti sui, cum sanctificata comederint. Ego Dominus , qui sanctifico eos.

non manger delle cose santificate , e delle primizie: 13. Ma se divenuta vedova, ovvero ripudiata, e senza figliuoli, ella fa ritorno alla casa di suo padre, manger di quel che mangia suo padre, com' ella usava di far da fanciulla. Nissuno d'altra nazione ha potest di mangiarne. 14. Chi per ignoranza avr mangiato delle cose santificate,aggiunger un quinto a quel che ha consumato, e darallo al sacerdote per uso del santuario. 15. Guardinsi dal profanare le cose santificate , offerte dai figliuoli d'Israele al Signore: 16. Affinch non abbiano a portar la pena del loro delitto, quando abbian mangiato delle cose santificate. Io il Signore, che li santifico.

Vers. 14. Chi per Ignoranza avrh mangiato ec. Se un laico ha mangiato senza riflessione alcuna cosa consacrata al Signore, restituir quello che ha consunto, e il quinto di pi in pena. Nel capo v. 15. era gi stabilito il sacrifzio che ei dee fare per la sua ignoranza. Se avesse fatto ci appostatamente, o per disprezzo, v' era pena di morte, Num. xv. 5.

17. Locutusfjue est, Dominus ad Moysen, dicens\ a 8. Loquere ad Aa* rn , et filios ejus, et ad omnes filios Israel, dicesque ad eos*. Homo de domo Israel, et de advenis, qui habitant apud vos, qui obtulerit oblatinem suam vel vota solvens, vel sponte fferenS) quidcjuid illud obtulerit in holocaustum Domini^ utof* feratur per vo$t i g* Masculus immaculatus erit ex bobus, et ovibus% et ex caprs\ 20. Si maculam habuerit^ non off ere tisaneque erit acceptabile. 21. Uomo , qui obtulerit vittimarti pacificorum Domino vel vota solvens, vel sponte of> ferens , tam de bobus, qUam de ovibust immaculatum offeret, ut ac* ceptabile sit: omnis macula non erit in eo.

17. E il Signore parl a Mos, e disse: *8. Parla ad ronne, e ai suoi figliuoli, e a tutt'i tigliuoli d'Israele, e di* loro : Qualunque uomo della casa d'Israele , o forestiero abitante tra voi, il quae faccia sua obblazione o per iscioglere un voto, o per libera elezione, qualunque sia la vittima, che egli presenta per farne olocausto al Signore per le mani vostre, 19. Ella sar un maschio senza macchia, o bue, o agnello, o capro: 20. Se avr difetto , non l'offerirete, n sar accettevole. 21. Chi offerisce al Signore un' ostia pacifica, o per iscioglere un voto, o di libera elezione, sia ella di buoi, o di pecore, la offerir immacolata, affinch ella sia accettevole: nissun difetto sar in essa.

Ver* 18. O forestiero abitante tra voi. Proselito d giustizia divenuto Ebreo , di stroniero e Gentile che egli era.

a a. Si caecum fuerit> sifractum, si cicatricem habens, si papu~ las, aut scabiem, aut impetiginem, non offeretis ea Domino, nec adolebitis ex eis super altare Domini. 23. Bovem e o^e/w, wre, et cauda amputa tis, voluntarie off erre potes ; votum autem ex eis solv non potest 24. Omne animai, $roJ pe/ contritis, pe/ tusiSt vel sectis, &&ztis que testiculis est, non offeretis Domino, e^ /z terra vestra hoc omnino ne faciatis. 26. De manu alienigenae non offereds panes Deo vestro, et quidqu,id aliud dare volueritt quia corrupta, et

22. Se sar cieca, se stroppiata, se con qualche cicatrice, se ha scrofole, o rogna, o scabbia, non 1' offerirete al Signore , e non ne farete andare siili' altare del Signore. a3. Il bue, o la pcora , a cui sia stato tagliato un' orecchia, o la coda tu puoi offerirla volontariamente ; .ma non puoi con essa sciogliere un voto. 24. Non offerirete al Signore nissuno animale, a cui sieno slati ammaccati, o pestati, o tagliati, o strappati i testicoli, e non farete assolutamente tal cosa nel vostro paese. 26. Non offerirete al vostro Dio de' pani presentati a voi da uomo straniero , n qualunque altra cosa, che que-

Yers. 23. Puoi offerirla volontariamente. Se il saeriilzio tuo di libera elezione. Vers. a/,. Non farete assolutamente tal cosa nel vostro paese. Generalmente g' interpreti intendono , che questa proibizione riguardi gli uomini non meno che gli animali, e che Dio vieli di esercitare e yli nui, e gli altri.

maculate sunt omnia i sti voglia dare, perocnon mscipietis ea* ch tutte le cose loro sono contaminate: non le accettate. 26. Locutusffue est 26. E il Signore parDominus ad Moysent l a Mos, e disse: dicens: 27. Bos+ovis et ea27. Il vitello, la pepra, cum genita fuerint, cora , e la capra, nate septem diebus erunt che sieno, per sette sub ubere matris suae: giorni staranno alla die autem octava, et mammella della madre: deinceps off erri pote- e 1' ottavo giorno, e in runt Domino. appresso potranno offerirsi al Signore. 28. Sia vacca, sia pe28. Sive illa bos, sive ovis, non immola- cora, non sar immolabuntur una die cum ta lo stesso di coi suoi parti. foetibus suis.
Ver*, a 5, Non offerirete ... de* pani presentali a voi da uomo straniero ec. Alcuni intendono per nome di pani i pani della proposizione, i quali dovean essere di grano seminato, mietuto , macinato, e cotto da?sacerdoti. Vedi Hieron. ira cap.^i. Malach. Altri generalmente intendono proibito di ricevere dallo straniero checch si fosse per offerirlo in sacrificio : perocch non cosa nuova nelle Scritture, che le vittime che si sacrificano, sien chiamate pane di Dio. Non poteva adunque accettarsi n vittima, n altro da offerirsi in sacrificio al Signore dalle mani d; un uomo non circonciso ; poteva pero riceversi da lui del denaro, col quale gli stessi sacerdoti comprassero le vittime da offerire per lo stesso incirconciso ; e di ci vi sono degli esempi. Questa seconda sposizione mi sembra la vera. Certamente la ragione, che Dio ne apporta, generale ; perch essendo costoro corrotti di cuore , e incirconcisi, tutto quello che offeriscono, corrotto, e non pu essere presentato al Signore , il quale non gradirebbe tal sacrificio venuto a dirittura dalle mani d' un infedele. Vers. 28. Sia vacca, sia pecora, non sar ec. Dio voleva che 1' umanit, e la compassione comandata verso le bestie disponesse il cuore alla bont , e amorevolezza verso degli uomini, dice Tcrtulljano. Yed una non dissimll legge, Deuter. XXH. 7.

29. Se immolate al 29. S immolaverits hostam pro gratiarum Signore un'ostia in renactione Domino, utpos* dimento di grazie affinch egli vi sia propisit esse placabiliS) zio, 30. Voi la mangerete So. "Eadem die comedetis eam : non rema' 10 stesso d: non ne renebit quidquam in ma- ster nulla pell mattine alterius diei. Ego na del d seguente . Io 11 Signore. Dominus. 31. Osservate i miei 31. Custodite mandata mea, et facile ea . comandamenti, e mettetegli in pratica. Io il Ego Dominus. Signore. 32. Non profanate il 32. Tfe polluatis nomen meum sanctum, ut nome mio santo, affinsanctificer in medio fi- ch io sia glorificato liorum IsraeL Ego Do- dalla societ de' figliuominus qui sane tifico li d'Israele. Io il Signore, che vi santifico, vos^ 33. E vi ho tratti dal33. Et eduxi de terra AEgypti, ut essem la terra d' Egitto per vobis in Deum. Ego essere vostro Dio . Io il Signore. Dominus.

Vers, 9.q. * Affinch egli vi fia propzio. Vi possa esser propizio.

C A P O XXIII. Delle solennit del sabato, della Pasqua , delle primizie, delle settimane* della messe , delle trombe, detta espiazione, e de* tabernacoli ; e con gitali riti debbano celebrarsi. i. JLjocutusque est Dominus ad Moysen, duensi a. Loquere filiis 1 srael, et dices ad eos : Hae sunt feriae Domi ni, quas vocabits Sancts. 3. S ex diebus facie" tis opus-, dies sepdmus, quiasabbatirequies est, vocabitur Sanctus : omne opus non facietis ine&isabbatum Domini est in cunctis habi" tationibua vestris. 4. Hae sunt ergo feriae Domni sanctae, quas celebrare debetis temporibus suis 6. (i) Mense primo, quartadecima dies mejisis ad vesperum Phase Domini est: 1. L il Signore parl a Mos, e disse: 2. Parla a* figliuoli d* Israele , e di' loro ; Queste sono le ferie dei Signore, alle quali darete il nome di Sante. 3. Per sei giorni lavorerete: il settimo giorno, perch la requie del sabato, sar chiamato Santo: in questo di non farete nissun lavoro: egli il sabato del Signore in ogni luogo di vostra abitazione. 4. Queste adunque sono le feste sante del Signore, le quali voi dovete celebrare a' suoi tempi. 6. Il primo mese , a' quattordici del mese alla sera viene la Pasqua del Signore:

fi ) Exo(. la. 18. Num. 28. 16,

. Et quintadecima die mensis hujus sole' mnitas azymorum Domini est. Septem die bus azyma comedetis. 7. Dies primus erit i~'is celeberrimus san* ctusque: omne opus ser* vile nonfacietis in eo: 8. Sed offeretis 3acrificium in igne Domino septem diebus : dies autem septimus erit celebrior> et sanctior: nuilumque servile opus facie tis in. eo.

6. E a' quindici di detto mese "> la solennit degli azzimi del Signore. Mangerete a zzi- mi per sette giorni. 7. Il primo giorno sar per voi solennissimo, e santo: in esso non farete alcun' opera servile: 8. Ma offerirete ne' sette giorni sacrifizio al Signore sul fuoco; il settimo giorno sar poi pi celebre, e santo : e in esso non f^feete alcun' opera servile.

Vers. 8. Offerirete ne' sette giorni sacrfizio al Signore sul fuoco, I LXX. Offerirete n* selle giorni olocausto al Signore ; che il senso della volgata, la quale vuol dire sacrfizio, che si consuma col fuoco. Il settimo giorno sar pi celebre. Il primo, e il settimo non si potr lavorare : ma notisi, che parlando del sabato, ver.t. 3.t disse, Non farete nissun lavoro: qui poi Non farete alcun' opera servile: perocch il lavoro non servile , come il far da mangiare , non era proibito in que' giorni festivi. Vers. io. E farete la mietitura delle biade. Vale a dire vorrete mietere , o cominciare a mietere. Vedi Deuter. xvi. 9. L' offerta , di cui qui si parla, si permetteva alla mietitura. Parlerete al sacerdote de* manipoli di spighe. A far quest' offerta era obbligato tutto il corpo della nazione , non ciascheduno in particolare. Erano perci deputate delle persone a posta per mietere queste primizie ; e molti ne portavano eziandio per divozione. Di tutti i manipoli offerti il sacerdote ne prendeva uno, e l'offerta al Signore , e offertolo lo abbrostoliva , e ne faceva uscir le granella, le quali egli pestava, e ne faceva farina, sulla quale messo dell' olio e dell' incenso ne prendeva una manata, la quale egli gettava sul fuoco abbruciandola in onor del Signore': tutti gli altri manipoli restavano a' sacerdoti. A Pasqua si offerivan le primizie dell' orzo a Pentecoste quelle del grano.

9. Jjcutusqne est Dominus ad Moysen, tfcns: 10. Log nere filiis Israel, et dces ad eos : Cum ingressi fueritis terramt quam ego dato vobist et messuerids segetem, feretis mani' pulos spicarum^ primi' tias messis vestrae^ ad sacerdotem\ 11. Qui elevabitfa* ciculum coram Domino, utoacceptabile sit pro vofns, altero die sabbatiy et sanctificabit illum. 12. Atque in eodem die) quo manipulusconsecratur, caedetur agnus mmaculatus anniculus in holocaustum Domini. 15. Et libamenta offerentur cum eo, duae dedmae simlae conspersae oleo in ncensum Domni odoremcjue suavissimum: liba quoque vini quarta pars hin. 14- Panem, etpolentam , et pultes non co-

g. E il Signore parl a Mos, e disse: 10. Parla a' figliuoli d' Israele, e di' loro: Allorch sarete entrali nella terra, di cui dar a voi il dominio, e farete la mietitura delle biade, porterete al sacerdote de' manipoli di spighe, come primizie delle vostre raccolte: 11. E quegli il secondo d della festa terr alzato quel fascio dinanzi al Signore, affinch sia accettevole in pro vostro, e lo santificher . 12. E Io stesso d, in cui si consacra il manipolo, si uccider im agnello dell' anno, che sia senza macchia, in olocausto al Signore. 13. E con esso si offeriranno le libagioni, due decimi di fior di farina aspersa d'olio per esser bruciala in soavissimo odore al Signore : e del vino per la quarta parte d' un hin. 14. Non mangerete n pane, n polenta, n

medets ex segete usque ad diem, qua offeretis ex ea Deo vestro. Praeceptum est sempiternum in generazionibus> cunctisque habitaculis vestris. ., 15.( \y^umerabids ergo ab altero die sabbaii, in quo obtulistis manipuLum primitiarum septem hebdomadas plenas 16 Usque ad alteram diem expletionis hebdomadae septimae id est, quinquaginta diesi et sic offeretis sacrificium novum Domino. 17. Ex omnibus ha" bitaculis vestris, panes
(\) Deut. 19. g.

minestra di grano nuovo fino a quel d, in cui ne avrete fatta P offerta al vostro Dio. Questa la legge sempiterna per tutti i posteri vostri, in qualunque luogo abitiate. 16. Voi adunque dal secondo giorno della festa, nel quale avrete offerto il manipolo delle primizie, conterete sette intere settimane, 16. Fino ali' altro giorno, in cui si compie la settima settimana, vale a dire (conterete) cinquanta giorni: e allora offerirete nuovo sacrifizio al Signore. 17. Due pani di primizia fatti di due deci-

Vers. 15. 16. Dal secondo giorno della, festa ... conlerete ec. Dal secondo giorno della festa di Pasqua, o sia da' sedici del primo mese fino a' sei del terzo mese conterete sette sabati ( cos P Ebreo ), cio sette settimane , e poi verr la Pentecoste. Tutti i giorni del sabato, che erano dal secondo giorno della Pasqua i fino alla Pentecoste, prendevano il nome da questo secondo gior no di Pasqua, e chiamavasi primo sabato dopo il secondo giorno, secondo sabato dopo il secondo giorno , ec. Vedi quello che si notato, Lue. vi. i. Offerirete un nuovo sttcrifizio. Le primizie del grano in due pani lievitati, ec. Con queste offerte voleva Dio, che gli Ebrei riconoscessero il supremo dominio che egli si riteneva della terra ceduta ad essi. A.lcvtai Vogliono, che ogni famiglia fosse tenuta a far quest' offerta.

prmidarum duos de duabus decimis similae fermentatae, quos coqueds in primidas Domini. 18. Offeretisque cum panibus septem agnos immaculatos anniculos , et vitulum de armento unum\ et arietes duoS) et erunt in holo* caustum cum libamentis suis in odorem suavissimum Domino. 19. Facie tis et hircum pro peccato, duosque agnos anniculos hosdas pacificorum. 20. Cumque elevaverit eos sacerdos cum panibus primitiarum coram Domino, cedent in usum ejus. 21. Et vocabitis hunc, diem celeberrimum, atque sanctissimum : o* mne opus servile non facieds in eo. Lecitimun sempiternum erit

mi di fior di farina fermentata,.! quali voi farete cuocere in primizie del Signore in tutti i luoghi di vostra abitazione. 18. E insieme co' pani offerirete sette agnelli dell' anno senza macchia i e un vitello di branco, e due arieti, che serviranno ali' olocausto colle loro libagioni in odor sQavissimo al Signore. 19. Offerirete ancora un capro per il peccato, e due agnelli dell* anno per ostie pacifiche. 20. E quando il sa* cerdote gli avr elevati dinanzi al Signore insieme co' pani di primizia, rimarranno ad uso del sacerdote. 21. Voi chiamerete questo di solennissimo, e santissimo : non farete in esso nissun* opera servile. Questa sar legge eterna in tutti i

Yers. 20. Rimarranno ad uso del sacerdote, E le vittime , e pani testavano a' sacerdoti ; nulla se ne bruciava sull' altare , e nulla se ne rendeva a chi avea fatta l'offerta, contro 1' uso praticato negli ordinarii sacrifizii pacifici T a' quali partecipavano gli offerenti.

in cunctis Jiabtacutis, et generationibus vestris. 22.(i) Postquam antem messueritis segelem terrete vestrae ^non secabitis eam usque ad solum\ nec remanentes spicas collgetis ; sed pauperibust et peregrinis dimittetis eas. Ego sum Dominus Deus vesier. a 3. Locutusque est Dominus ad Moysen^ dicens i 24. (?) Loguere filiis Israeli Mense septfrno, prima die mensis erit vobis sabbatum, memoriale clangentibus tu* bis, et vocabitur Sanctum:
(i) Slip. 19. g.

luoghi, dove abitiate, e per tutta la vostra posterit. 22. Quando poi mieterete le biade de' vostri campi, non le taglierete fino a terra; n raccoglierete le spighe, che restano; ma le lascerete pe'poveri, e pe' forestieri, lo sono il Signore Dio vostro. 23. E il Signore parl a Mos, e disse: 24. Tu dirai a'figluo* li d'Israele: II settimo mese, il primo giorno del mese sar giorno di festa per voi memorabile pel suono delle trombe, e chiamerassi Santo:

(i) Num. ag. i.

Yers. a4- II settimo mese , il primo giorno del mete ec. Non qui accennata la ragione di questa festa delle trombe celebrata il primo d del* settimo mese, detto di poi Tisri. Alcuni credono , che questo mese fosse il primo dell' anno civile degli Ebrei, e che {il suono? delle trombe fosse destinato ad avvertire gli Ebrei del cominciamento del nuovo anno, e dell' imminente digiuno ,.affinch essi rendessero grazie pe' benefizii da Dio ricevuti nell* anno gi scorso, e s'implorasse la sua misericordia per l'anno che cominciava. Questo settimo mese era pieno di feste, perch eransi ,gi raccolti tutti i frutti della terra ; onde oltre la festa delle trombe , la ^uaie era accompagnata dalla Neomenia, si celebrava in quel mese la festa dell'espiazione, e poi quel-

a6r Omne opus servile non faciets in eo, etoffereds holocausturn Dmino. 26. Locutusque est Dominus ad Moysen, dicenst 27. (i) Decimo die mensis hujus septimi dies expiationum erit celeberrimus, et vocabitur Sanctus : affligetiscjue animas vestras in eo, et offeretis holo* caustum Domino. 28. Omne opus servale nonfacieds in tempore dici hujus : quia dies propidadonis est> ut propitie tur vobis Dominus Deus vester. 29. Omnis anima, quae afflicta non fuerit die hac, peribit de populis suis: 30. Et quae operis quippiam fecerit, delebo eam de populo suo.
fij Supr. 16. 29. Nttm. 29. 7,

26. In esso non farete alcun' opera servile , e offerirete olocausto ai Signore. 26. E il Signore parl a Mos, e disse: 27. A' diecidi questo mese settimo sar il di celeberrimo della espiazione, e sar chiamato Santo: e in esso umilierete 1' anime vostre , e offerirete olocausto al Signore. 28. Nissun'opera servile voi farete per tutto quel giorno : perocch egli giorno di propiziazione, affinch il Signore Dio vostro vi sia propizio. 29. Qualunque uomo, che non si umilier in tal giorno, sar sterminato dalla societ del suo popolo: 30. E chi avr fatto alcun lavoro, lo scanceller dal registro del suo popolo.

la de* tabernacoli : onde Origene die, che questo mese settimo era il sabato tra'mesu

3*. Nihil ergo opers facietis in eo. Legtimun sempiternum erit vobis iti cunctis generationibus et habitationibus vestris. Sz.Sabbatum requie* tionis est: et affligetis animas vestrae die nono mensis A vespero, usque ad vespertini ce* lebrabitis sabbata ve* stra. 33. Ei locutus est Dominus ad Moysen, dicensi 34- Lquere filiis Israeli A (/uintodecimo die mensis hujus septimi erunt feriac tabernaculorum septem diebus Domino.

31. Non farete adunque allora nissun lavoro. Questa sar legge sempiterna per voi, e per la vostra posterit in ogni luogo dove abitiate. 32. Egli giorno di requie : e voi il nono giorno del mese un-ilierete le anime vostre . Celebrerete le vostre feste da una sera ali' altra. 33. E il Signore parl a Mosj e disse:

34. Tu dirai a' figliuoli d'Israele : Da' quindici di questo mese settimo saranno le ferie de' tabernacoli per sette giorni in onor del Signore. 36. Dies primus vo35. Il primo giorno cabitur celeberrimus, sar celeberrimo, e sanVers. 34. Le ferie de* tabernacoli. Questa festa istituita per tramandare a* posteri la memoria della protezione specialissima , colla quale Dio guid, e conserv per quarant' anni il suo popolo nel deserto ; onde l'uso di celebrar questa festa sotto le tende , e sotto i frascati. Questa festa non dovea celebrarsi, quando Mos la istitu -, ma questo legislatore profeta dispone 1' anno sacro del suo popolo, come se gi lo vedesse collocato tranquillamente nella terra che Dio gli aveva assegnata. Dio voleva ancora, che gli Ebrei a imitazione de' loro patriarchi bramo , Isacco , e Giacobbe, si avvezzassero a riguardarsi su qusta terra come viaggiatori e pellegrini, che hanno per termine una stabile , e permanente citt, come dicci' Apostolo. Vedi Heb. 11. g. io.

atque yanctissimus : oitine opus servile non facietis in eo. 36. Et septem diebus offereds holocaustaDo* mino: (i) dies quoque octavus erit celeberrmus > atque sanctissimu\ et offeretis holocanstum Domino: est enim coetus atque collectae: omne opus servile nonfacietis in eo. 57. Hae sunt feriae Domini, qnas vocabitis celeberrimas , atque sanctissimas f afferttsque in eis oblationes Domino* holocausta, et -libarnenta juxta ritum unuscujusque dieii 38. Exceptis sabbats Domini, donisene vestris, et quae off ere" tis ex voto > vel quae sponte tribuetis Domi" no.
(\) Joan. 7. 37.

tissimot in esso non'farete nissun'opera servile. 35. E ne* sette giorni offerirete olocausto al Signore t 1* ottavo giorno parimente sar celeberrimo, e santissimo, e offerirete olocausto al Signore : perocch giorno di raunanza, e di congrega: in esso non farete opera servile. 37. Queste sono le ferie delSignore, le quali voi chiamerete solen nissime, e santissime, e in esse offerirete al Signore obblazioni, e olocaust, e libagioni secondo il rito proprio di ciascun giorno: 38. Oltre i sacrifiz^i de' sabati del Signore, e i doni, che farete, e quello che offerirete per ragione di voto, ovver di libera elezione al Signore.

Vere. 36. giorno di raunanza ec. Vedi Joan. va. 3 n. In questo ottavo giorno era proibito il lavoro, essendo giorno di solenne adunanza.

39. A quntodcimo ergo die mensis septimi, quando congregavertis omnes fructus terrae vestrae, celebrabitisferias Domini septem diebusi die primo, et die octava erit sabbatum, id est requie s. 4- Sumetisque vobis die primo fructus arboris pulcherrmae, spatulasque palmarum^ et ramos Ugni densarum frondium, et salices de torrente, et laetabimini coram Domino Deo vestro: 41. Celebrabitisque solemnitatem ejits septem diebus per annum. Legitimum sempiternum erit in generationibus vestris.Mense septimo festa celebrabitis, 42. Et habitabitis in umbraculis septem diebus-, omnis, qui de ge-

3$. Da' quindici adunque del mese settimo, quando avrete ragunati tutti i frutti della vostra campagna, celebrerete questa festa del Signore per sette giorni. Il d primo, e l'otlavo, sabato, cio requie. 4- E il primo d prenderete de' rami de' pi begli alberi: e frondi di palma, e rami dell'albero pi ombroso, e dei salcio de' torrenti, e fa rete festa dinanzi ai Signore Dio vostro: 41. E celebre re te questa solennit ogni anno per sette giorni. Sar questa legge eterna per la vostra posterit. Celebrerete tal festa il settimo mese, 42. E abiterete sotto capanne per sette di : ogni uomo della stirpe

Vers. 4o. Rami de'pi begli alberi ec. Giuseppe Ebreo scrive, che gli Ebrei portavano in mano rami di palma, di mirto, di salcio. Questo rito fu usato dal popolo , e particolarmente da' fanciulli che accompagnavano Cristo nel giorno del suo ingresso in Gerusalemme. ,

LEVITICO nere est Isral, mane" ci' Israele star ne' tabit in tabemaculis: bernacoli: 43. Ut discant poste43. Affinch impariri vestri^ quod in taber- no i vostri posteri, com' naculis habitare fece" 10 ho fatto abitare sotto rm filios Israele cum le tende i figliuoli d' Ieducerem eos de terra sraele nel traigli fuora AEgypti. Ego Dominus dalla terra d' Egitto. Io Deus vester. 11 Signore Dio vostro, 44- Locutusque est 44- Mos adunque diJdoyses super solemni- chiar a* figliuoli d'Itatibus Domini ad fi- sraele le feste del Signore, lios IsraeL C A P O XXIV. Rito, e tempo deW accomodar le lucerne', e i pani della proposizione. Della pena de' bestemmiatori , e del taglione. \.JCit locutus est Dominus ad Moysen, dicens : 2. Praecipe filiis '! srael) ut off erant tibi oleum de olivis purissimum , ac lucidum ad concinnandas lucernas jugiter 3. Extra velum testimonii in tabernaculo foederis. Ponetene eas Aaron a vespere usque ad mane coram Domino, cultu rituque 1. il Signore parl a Mos, e disse : 2. Ordina a' figliuoli d'Israele, che ti portino dell' olio di uliva purissimo, e chiaro per mantenere continuamente le lucerne 3. Fuori del velo del testimonio nel tabernacolo dell' alleanza, E le collocher Aronne dinanzi al Signore, perch vi sieno dalla sera

perpetuo in generatiornonia, e rito perpetuo nibus vestris. sar questo per tutti i vostri posteri. 4- Super candela* 4- Saranno sempre brum mundissimum po- collocate sopra il can/tentar semper in con" delabro tersissimo davanti al Signore. spectu Domini. 5* Prenderai pure del 5. Accipies quoque smilam et coques ex fior di farina, e ne farai ea duodecim panes^ qui dodici pani, ognuno ^iuguli habebunt duas de* quali conterr due decimi ( d' un epbi ) : decimasi 6. De' quali ne met6. Quorum senos al" trinsecus super men- terai sei per parte sosam purissimam coram pra la mensa tersissima dinanzi al Signore: Domino statuesi J. Et pones super 7.E sopra di essi poreos thus lucidissimum rai dell'incenso lucidisut sit panis in moni' simo , affinch il parie mentum oblationis Do- sia monumento d' obblazione al Signore. mini. 8.Ogni sabato si e am8. Per singula sabbata mutabuntur coram bieranno (i pani ) al
Vers. 6. Ne metterai sei per parte sopra la mensa. Si mettevano o in due (lari ciascuno di sei pani, e 1* un presso ali' altro, o in due torrette di sei pani l'una , come.altri vogliono. Vers. 7. E sopra di essi porrai dell'incenso. Secondo i LXX eravi anche del sale, e secondo alcuni interpreti vi era nuche del vino ; cos era questo una specie di convito imbandito in onor di Dio vivo. Il sabato si bruciava P incenso, quando si levavano i pani vecchi, e mette vansi i nuovi. Affinch il pane sia monumento di obblazione ec. Affinch questo pane sia memoria perenne della perenne offerta che a Dio fanno i figliuoli d'Israele, i quali mettendo opra questo pane l'incenso vengono a dichiarare , che questi pani a Dio sono offerti; perch l'incenso a Dio solo si offerisce , e per lui s' abbrucia,

Domino suscepti a filiis cospetto del Signore Israel\foedere sempi- ricevendoli da' figliuoli d'Israele per rito semterno* g. Eruntque Aaron, etfiliorum ejus, ut comedanteos in loco sancto, quia sanctum sanctorum est de sacrificiis Domnit jure perpetuo. 10. Ecce autem gressus filius mulieris IsraelitidiSy quem pepererat de viro AEgyptio inter fiKos Israel, jurgatus st in castrs cum viro Israelita. 11. Cumque blasphemasset nomen , et maledixisset ei, adductus est ad Moysen ( voca* batur autem mater ejus Satumithi filia Dabri de trib Dan):
piterno : 9. E apparterranno per diritto perpetuo ad Aronne, e ai suoi figliuoli , perch li mangino nel luogo santo ; perocch sono cosa santissima , e offerta al Signore. 10. Ed eccoti, che un figliuolo di donna Israelita , cui questa aveva avuto da un Egiziano dimorante tra' figliuoli d'Israele , attacc mischia negli alloggiamenti con uno Israelita. 11.E avendo bestemmiato^ maledetto quel nome, fu condotto a Mos ( la madre di lui chiamava*! Salumith, figliuola di Dabri della trib di Dan ):

Vers. 8. Ricevendoli da?figliuoli d'Israele. I figliuoli d'Israele saran quelli che offeriranno questi pani, e da essi Dio li ricever ; perch quantunque de7sacerdoti sia e la materia, e il lavoro di qusti pani, sono per offerti in nome del popolo, e tanti di numero, quante son le tribU d'Israele. Alcuni han detto, che il popolo desse la farina , ma mi sembra, che senza intaccare la tradizione degli Ebrei riferita da s. Girolamo ( come si notato eap. xxu. a5.) si pu spiegar questo luogo, come si detto. *

12. Miseruntque eum 12. E lo cacciarono in carcerem, donec nos- in prigione , persino a seni, quid juberet Do~ tanto che sapessero quel che ordinasse il minus: Signore: 13. Il quale parl a 13. Qui locutus est Mos , ad Moysen, i4- Dicens : Educ 14 E disse: Conduci ilasphemum extra ca- il bestemmiatore fuor stra, et ponent omnes, degli alloggiamenti, e qui audierunt, manus tutti quelli che lo han suas super caput ejus, sentito, pongan le lor et lapidei eum populus mani sul capo di lui, e tutto il popol lo launiversum. pidi. 15. E dirai a'figliuoli 16. Et ad filios Israel loqueris : Homo, d'Israele : Chiunque qui maledixerit Deo maledir il suo Do, suo, portabit peccatum porter la pena del suo suum: peccato : 16. Et qui blaspheio. E ehi bestemmiemaverit nomen Domini, r il nome del Signore, morte moratur: lapidi- sa messo a morte : lo bus opprimeteum omnis lapider tutto il popomultitudo, sivs ille ci- lo , sia egli cittadino, o vis ^ sive peregrinus fue- sia forestiero. Chi berit. Qi$ blasphemave- stemmier il nome del
Vers. 11. Avendo bestemmiato ... r/uel nome. Quel nome clic gli Ebrei non pronunziano (\7dWa/iJ ; ma incontrandolo nelle Scritture vi sostituiscono un altro nome, cio Adonai. Vedi quello che si detto, Exod. IH. Vers. 14- Tulli quelli che lo han sentilo, pongano le lor mani sul capo di lui. Con questo rito dichiaravano d* aver udita la sua bestemmia , e che egli era degno della pena di morte : e chiedevano, che sul capo di lui cadesse il gastigo meritato. Fedi Dan. xin. 34

rit nomenomini, morie moriatar* *? (*) Qu* percusserii, et occiderit hominent, morte moriatur. 18. Qui percusserit animai, reddet vicarium, id est animam pro anima. 19. Qui irrogaverit macnlam cuilibet ci" vium suorum \ sicut fecit\ sic fie tei. 20. (2) Fracturam pro frattura, oculum pro oculo , dentem pro dente restituet: qualem inflixerit maculam, lalem susdnere cogetur. ai. Qui percusserit jumentum, reddet aliud: qui percusserit homi' nem, punietur. zz.AEguumjudicium sit inter vos, sive peregrinus, sive civis pec" caverit : quia ego sum Dominus Deus vester.

Signore, sa messo a morte. 17. Chi percuoter, e uccider un uomo, sia messo a morte. 18. Chi percuoter una bestia, ne render un' altra in sua vece, vale a dire una bestia per un' altra. 19. Chi offender nella persona qualunque de' suoi concittadini, sar fatto ad esso, come egli ha fatto altrui. 20. Dar rottura per la rottura , occhio pell'occhio, dente pel dente : qual il mal, che ha fatto, tal egli il sopporter. 21. Chi uccider un giumento, ne render un altro : chi uccider un uomo, sar punito. 22. La stessa giustizia si far tra voi riguardo al peccato commesso dal cittadino, o dal forestiero: perocch io sono il Signore Dio vostro.

(i) Exod.ti. 12. f') Exod. n. 4 Dettt 19. zi. Mati. 5.38,

2 3. Locutusque est Moyses adflios Israel-, et eduxerunt eum , qui blasphemaverat, extra castra^ ac, lapidibus oppresserunt. Fecerunttjue filiis Israel, sicut praeceperat Dominus Moysi.

a 3. E Mos parl ai figliuoli d' Israele : e questi condussero fuori degli alloggiamenti il bestemmiatore , e lo lapidarono. E i figliuoli d'Israele fecero , come il Signore aveva ordinato a Mos.

C A P O XXV. Legge intorno att anno settimo, o sia sabatico, e intorno al cinquantesimo^ o sia del giubileo. Non dee prendersi P usura da* fratelli : n debbono questi opprimersi in perpetua schiavit^ anzi debbono riscattarsi dalle mani dei facoltosi stranieri. 1. JLJocutusque est Dominus ad Moysen in monte Sinai> dicens : 2. Loquere filiis /srael, et dices ad eos : Quando ingressi fuerits terram, quam ego dabo vobis , ^i) sabbatizet sabbatum Domino.
(i) Ex od. 3. io.
Vers. 2. (La terra) faccia il sabato in onor del Signore. Cosi non solamente 1' Ebreo, e i LXX., ma anche alcune edizioni della Volgata. Siccome l'uomo "lavora per sei giorni, e riposa il settimo ; cosi la terra sar arata, seminata, ec. per sei anni, e dipoi riposer: quindi 1' anno settimo chiamasi Vanno sabatico^ In

1. .1 il Signore parl a Mo's sul monte Sinai, e disse : 2. Parla a' figliuoli d* Israele , e di' lro : Quando voi sarete entrati nella terra, di cui darovvi il dominio, (la terra) faccia il sabato in onor del Signore.

5. Sex annis seres agrum taum 9 et sex annis putabis vineam tuam, voUigesque fructus ejus: S4- Septimo autem anno sabbatum erit terrae recjuietionis Domini : agrum non seres, et lineam non putabis. 5. Quae sponte ggnet humus, non metes: et uvas primitiarum tuarum non colliges quasi vindemiam : annus enim requietionis terrae est: 6. Sederunt vobis in cibumt tibi, et servo

3. Per sei anni seminerai il tuo campo , e fper sei anni poterai la tua vigna , e ne raccorrai i frmtti : 4- Ma il settimo anno sar per la terra il sabato del riposo del Signore : non seminerai il campo, e non poterai la vigna. .ISFon mieterai quello che la terra spontaneamente produrr : e non raccoglierai, come per farne vendemmia, le uve, delle quali tu offerivi le primizie : perocch egli 1' anno di . requie per la terra : 6. Ma ve ne ciberete tu> e il tuo servo, la

questo anno si rimettevano i debiti, si rendeva la libert agli schiavi, e facevasi la lettura della legge al popolo congregato pella festa de'tabernacoli. Vedi Deuler. xv. 2., Exod. xxi. 2. Dealer, xxxi. io. Il riposo di quest'anno era come un tributo renduto a Dio supremo padrone della terra ; e i frutti prodotti spontaneamente dalla stessa tcYra, e lasciati a benefizio de' poveri erano una recognizione del dominio di Dio. Alessandro concedendo agli Ebrei la facolt di vivere secondo le loro leggi, aggiunse , che il settimo anno non pagasser tributo. Vers. 5. Non raccoglierai, come per farne vendemmia ec. Alcuni dicono, che era permesso al proprietario di prendere qualche cosa^de'frutti de'suoi campi prima di ogni altro ; e ci sembra insinuarsi in queste parole , con questa limitazione per, die prendendo delle uve non se ne prenda in quantit, come e s facesse vendemmia. Alcuni traducono: Tu non le chiuderai: vaie a dire non impedirai, che entri a prenderne chi ne vuole.

tuo> et ancillae^ et mercenario tuot et advenae, qui peregrinatur apud te. 7. Jumentis tus, et pecoribus omnia > quae nascuntur^ praebebunt cibum. 8. Numerabis quoque libi septem hebdo~ madas annorum, id est, septies septem , guae simul faciant annos quadraginta no vem. 9. Et clanger bucci" na mnse septimo decima die mensis propitiationis tempore in universa terra vestra.

serva, e gli operai tuoi, e i forestieri, che dimora n tra voi. 7. E servir tutto quello che nasce, a nudrire i tuoi giumenti, e bestiami. 8. Conterai parimente sette settimane di anni, vale a dire, sette volte sette , che fanno in tutto quarantanove anni.

g. E il settimo mese a' dieci del mese nel tempo della espiazione farai sonare la tromba per tutto quanto il paese. io. E santificherai i o.Sanctificabisque annum qunquagesmum, 1* anno cinquantesimo, et vocabis remissionem e annunzierai la remis-

Vers. 7. * I tuoi giumenti e bestiami. Gli animali domestici e i selvatici, Yers. 8. Conterai parimente tette settimane di anni ec, 11 giubileo s'intimava, e s celebrava non l'anno quaranta nove, ma 1' anno cinquantesimo, secondo gli Ebrei, e s. Girolamo, e tutti i Padri col maggior numero degl* interpreti. Vers. 9. Il settimo mese addicci del mse nel tempo delCespiazione farai sonare la tromba ec. Col suono di questa trorwfoa , ovvero dl corno, cominciava il giubileo, il d primo del.primo mese dell'anno civile verso l'equinozio autunnale: ma nxrfto convenientemente fu istituito , che nel giorno dieci, ipr<3ui tutto il popolo chiedeva a Dio la remissione de' peccati, sftinnunziasse la remissione de'debiti, e la libert degli schiavi^onde in allegrezza si cangiasse la comune mestizia; "

cunctis habitatorbus terretuae*. ipse est enim jubilaeus. Revertetur homo ad possessio~ nem suamt etunusquisque rediet ad familiam pristinam^ 11. Quia jubilaeus est et quinquagesimus annus, Non seretis^ neque metetis sponte in agro nascentia, et primitias vindemiae non colKgeds 12. Ob sanctificationem jubilaei ; sed statim oblata comedetis. 13. Anno jubilaei redient omnes ad posaessiones suas.

sione a tutti gli abitanti del tuo paese: perocch egli l'anno del giubileo. Ognuno torner alle sue possessioni , e ognuno torner alla sua famiglia, 11. Perch P anno cinquantesimo 1' anno del giubileo. Voi non farete la sementa , e non mieterete quello che sar nato spontaneamente pe* campi, e non coglierete le primizie della vendemmia 12. Per santificare il giubileo ; ma voi mangerete quello che vi si parer davanti. 13. L' anno del giubileo torner ciascuno ne'suoi beni.

Vers. io. Egli V anno del giubileo. Lasciate da parte molte altre interpretazioni, pare che il vero significato di Jobel sia ricondurre, richiamare, e che questo nome fosse dato a queli' anno , perch allora tutte le cose erano ricondotte ai primi padroni. Ognuno torner alle sue possessioni ec. Cosi Mos veniva, primo, a impedire, che non si confondessero le trib ; lo che importava moltissimo per ragion del Messia ; secondo , a impedire la rovina delle famiglie ; terzo , a raffrenare 1' avidit e la prepotenza ; quarto, a mantenere una certa uguaglianza ; e finalmente ad avvezzare gli Ebrei a considerarsi non come padroni, ma come usufruttuarii delia terra data loro da Dio, e a dipendere dalla Provvidenza. Ver*. 12. Per santificare il giubileo, ec. In quest'anno tutti i frutti ono di Dio . si permette di mangiare di quello che viene alle mani; mar non di farne raccolta in pregiudizio dei poveri.

14- Quando vendes quippiam c'wi tuo , vel emes ab eo, ne contri" stesfratrem tuum sed juxta numerum annorum jubilaei emes ab eo, 15. "Et juxta supputationem vendei doi. 16. Quanto plures anni remanserint post jubilaeum , tanto cre<&ce etpretium\ et quanto minus iemporis numeraveriS) tanto minoris et emptio constatiti tempus enim frugum vendei tibi. 17. "Nolite afflilere contribules vestros, sed timeat unusquisque Deum suum ; quia ego Dominus Deus vesier. i 8. Facite praecepta mea, etjudicia custodite, et implete eat ut habitare possitis in terra absque ullo pavoret

l4- Quando venderai qualche cosa a un tuo concittadino, o comprerai da lui, non affliggere il tuo fratello, ma regolerai la compra sul numero degli anni, che vi sono sino al giubileo, 15. quegli vender a te a ragione del prodotto. 16. Quanto pi anni vi restano dopo d'un giubileo, tanto sar maggiore il prezzo : e quanto il tempo sar minore, tanto caler il prezzo della compra : perocch quegli vende a te il tempo di raccogliere i frutti. 17. Non vogliate affliggere gli uomini della stessa vostra trib , ma ognun di voi tema il suo Dio ; perocch io il Signore Dio vostro. 18. Eseguite i miei precetti, e osservale i miei giudi zii, e adempietegli, affinch possiate abitare senza timore sulla terra,

Vers. 16. Quanto pi anni vi restano dopo-(F tin giubilno. Intendi fino al giubileo futuro.

19. Et gignat vobis humusfructus suosjuibus vescamini usque dd saturitatem> nullius impetumformidantes. 20. Quod sidixeritis*. Quid comedemus anno septimo, si non severimus, neque cottegerimusfruges nostras 21. Dabo benedictio* nem meam vobis anno sexto, et faciet fructus trium annorum-. 22. Seretisque anno octavo, et comedetis veteres fruges usque ad nonum annum i donec nova nascanturt e^etis veler. 23. Terra quoque non vendetur in perpetuam^ quia mea est> et vos advena, et coloni mei estis. 24. Unde cunefa re* gio passessionis vestrae sub redmptionis conditione vendetur.

19. E questa produca a voi i suoi frutti, de' quali vi cibiate, e vi satolliate senza temere di prepotenza. 20. Che se voi direte: Che mangerem noi Tanno settimo , se non semineremo, ;e non raccorremo le nostre biade ? 21. Io dar a voi la mia benedizione l'anno sesto, e la terra fruttificher per tre anni: 22. E seminerete Tanno ottavo, e mangerete il grano vecchio sino ali' anno nono : mangerete il vecchio, fino che sia venuto il nuovo. 23. Parimente la terra non si vender per sempre: perocch ella mia, e voi siete in essa stranieri,e miei coltivatori. 24. Per la qual cosa tutti i fondi, che voi possederete, si venderanno colla condizione del riscatto.

Vers. 20. * E non raccorremo le nostre biade? E non faremo raccolta ? -o Ver*. a3. La terra non si vender per tempre. La sola eccezione che abbia questa legge, specificata T cap. xxvn. a o.

26. Si attenuatus fra* ter tiius vendiderit possessiunculam suam, et voluerit propinquus ejus, potest redimere, quod ille vendiderat'. 26. Sin autem non habuerit proximum, et ipse pretium ad redi" mendum potuerit invenire, 27. Computabuntur fructus ex eo tempore, quo vendidit : et quod, reliquum est, reddet emptorii sicque recipiet possessionem suam. a8. Quod si non invenerit manus ejus, ut reddat pr#tium> habebit emptor ) quod emerat^ usque ad annum jubilaeum*. in ipso enim omnisvenditio redibitad dominum, etadpossessorem pristinum.

20. Se impoverito il tuo fratello vende il suo poderaccio, il parente prossimo pu, se vuole, riscattare quello che il primo ha venduto: 26. Che se egli non ha parente prossimo, ma trovar pu il prezzo per fare il riscatto,

2^7. Si computeranno i frutti dal tempo della vendita: e quel che rimane, lo render egli al compratore, e rientrer nel suo in tal guisa. 28. Che se non pu egli trovar modo di rendere il prezzo, riterr il compratore 1* effetto comprato fino ali' anno del giubileo: perch in quest' anno tutte le cose vendute ritorneranno al padrone, e possessore primiero. 29. Colui che vende 29. Qui vendiderit domum intra urbis mu- una casa posta dentro
Vers. 27. Si computeranno i frutti dal tempo della vendita. Si far il conto di quello che il compratore ha cavato di frutti dal tempo, in cui gli fu venduto il podere, e il di pi della somma data da lui per la compra se gli restituir. Pongasi, che avesse comprato per cinquanta sicli, e che i frutti calcolati arrivino alla somma di quaranta-, il venditore pagher ancor dieci sicli, e ripiglicr il suo podere.

ros, hefat licentiam redimeridiy donec unus mpleatur annus: 30. Si non redemeriti et anni circulus fuerit evolutus, emptor possi* debit ent) et posteri ejus inperpetuum, et redimi non poterit, etiam in jubilaeo. 31. Sin autem in villa fuerit domus, (juae muros non habet> agrorum jure vendetur : si ante redempta non furit> in jubilaeo revertetur ad Dominum. 32. AEdes Levitarum,, quae in urbibus sunt, semper possunt redimi-. 33. Si redemptaenon fuerint, in jubileo revertenturad dominos-, quia domus urbium Levita"

le mura della citt, avr la libert del riscatto per un intero anno : 3o. S' ei non la riscatta, passato il giro d* un anno, la posseder il compratore, e i discendenti di lui in perpetuo, e non potr farsene il riscatto, neppur nel giubileo. Si. Ma se la casa in un borgo non murato, si vender colleeondizioni stesse de' poderi: torner al padrone nel giubileo, ove non sia stata prima riscattata. 32. Le case de* Leviti, che sono nella citt, polran sempre riscattarsi: 35 Se non saranno stale riscattate, torneranno a' padroni nel giubileo; perch le case

Vers. 29. Avr la libert del riscatto per un intero anno. Passato 1' anno, il venditore non la poteva riaver pi , nemmeno 1' anno del giubileo. Si fa qui la distinzione tra le case poste in citt murata, e quelle de' villaggi ; perch le prime sono di maggior importanza, e sono talora come il patrimonio d' una famiglia. * Posta dentro le mura della citt. Posta in u luogo

rum pro possessionibus de' Leviti nella citt sosunt inter filios Israel. no tutto quello ch* essi hanno tra'figliuolid'Israele. 34. Il terreno, che es34- Suburbana antem eorum non veneant; si hanno intorno alle qua possessio sempi- citt, non potr vendersi; perch di ragion terna est, loro in eterno. 36. Se il tuo fratello 55. S i attenuatus fuerit frater tuus 4 et infir- impoverito, e impomus manu, et suscepe- tente a sostentarsi, e tu riseum quasi advenam lo hai ricettato come oet peregrinuni) et vxe- spite, e forestiero, ed ei vive con te, rit tecum, 36. Non prendere u36 Ne accipias usuras ab eo, nec amplius sura da lui, n pi di quam dedisti. Time quel che gli hai dato . Deum tuum, ut vivere Temi il tuo Dio, affinpossit frater tuus apud ch possa vivere il tuo fratello in casa tua. te. 37. Non darai a lui il fy, Pecuniam tuam non dabis ei ad usu- tuo denaro a interesse , ramt et frugum super- e de' comestibili non eYers. 34- Il terreno che efsi hanno intorno alle citt ec. La legge dava a'Leviti un tratto di due mila cubiti di terreno attorno alla loro citt per pascolo de' loro greggi. Il piccolo campo suburbano , dice s. Girolamo in Jerem. xxxn. 7., noi potea vendere un sacerdote fino ali' anno del giubileo , se non al pi propinquo di sangue : nissun adunque di verun' altra trib poteva comprarlo. Vers. 35. Se il tuo fratello e impoverito ... e tu lo hai ricettato come ospite e forestiero ec. Nell' Ebreo sono qui due precetti : il primo riguardo al fratello ebreo caduto in povert , al quale dee prestarsi soccorso ; il secondo riguardo allo straniero (forse proselito di giustizia) da cui non dee prendersi usura per quello clic gli s'impresta.

almndaTitiam non exi*

I 3#. Ego Dominus J)eu9 vester, qui eduxi vos de terra AEgypti , ut darem vobis terrarii Chanaan , et essent ve* ster Deus. 3p. Sipaupertate com' pulsus vendiderit se tibifrater tuus, non eum opprmes servitute fa" mulorum; 40. Sed quasi merc* nariuS) et colonus erit", usque ad annum jubilaeum operabitar apud te, 41. Et postea egredietur cum libers suis, et revertetur ad cognatonem, et ad possessione patrum suorum: 42. Mei enim servi sunt, et ego eduxi eos de terra AEgypti: non veneant conditione servorum.

8*-

sigerai oltre quello che hai ciato. 38. Io il Signore Dio vostro, che vi ho tratti dalla terra di Egitto per darvi la terra di Chanaan , ed essere vostro Dio. So,. Se astretto da povert si vender a te il tuo Fratello, non lo strazierai, facendolo servire come schiavo; 4<x Ma egli sar co* me un mercenario, e un lavoratore: faticher in casa tua fino ali* anno del giubileo, 41. E poi se n'andr co' suoi figliuoli, e torner a* sooi parenti, ali' eredit de' padri suoi: 42. Imperocch eglino sono miei servi, e io li trassi dalla terra d'E gitto: non debbon vendersi in qualit di schiavi .

Vers. 3g. Se astretto da povert, ec. Non poteva vendersi un . Ebreo, se non nell'ultima necessit; ed era un dettato degli Ebrei: chi compra n servo ebreo , si compra un padrone : perocch dee metterlo ftlla sua mensa, ec. Vers. 4'- Se re' andr c>suoi Jgliuol. Notisi, che vendendosi n Ebreo , la sua vendita non nuoceva alla libert della moglie > n de' figliuoli, bench ed ella, ed essi vivessero in casa del padrone , da cui eran mantenuti.

43. Ne affligas 'eos per potentiam, sed metuito Deum tuum. 44- Servus , et andila sint vobis de nato nibus, quae in crcutu vestro sunt 45. Et de advenis, qui peregrinante apud vos, vel qui ex his nati fuerint in terra vestra, hos habebitis famulos. 46. Et hereditario jure transmittetis ad posteros, ac possidebitis in aeternunifratres autem vestrosfilioslsrael ne opprimatis per potentiam. 47. Si voluerit apud _ vos manus advenae^ atque peregrini, et attenuatusfrater tuus vendiderit se ei, aut cuiquam de stirpe ejus, t$*Post venditionem potest redimi. Qui voluerit exfratribus suis, redimet eum, 4<?. Et patruus, et patruelis et consanguineus, et qffinis: sin autem et ipse potuerit, redimet se,

45. Non gli affliggere con prepotenza, ma temi il tuo Dio. 44- Schiavi, e schiave avrete voi di quelle nazioni che vi stanno al l'intorno; 45. E de' forestieri che vengon tra voi, o che sieno stati generati da questi nel vostro paese, questi terrete per ischiavi. 4$ E li lascerete per diritto d'eredit a' vostri posteri, e saran vostri in eterno: ma i fratelli vostri i figliuoli d' Israele non gli opprimerete con prepotenza. __47- ^Jinx> straniero tra voi si arricchisce , e un tuo fratello caduto in basso stato si vende a lui, o ad alcuno della famiglia di esso, 48* Dopo la vendita potr essere riscattato Lo riscatter chiunque vorr de' suoi fratelli, 4^. E il zio , e il fgliuolo del zio, e un parente da canto del padre, <5 da canto della madre: e s'egli stesso potr riscattarselo far,
23

60, Sttpputatis dumtaxat annis a tempore venditionis suae usque ad annum jubilaeum; et pecunia, qua venditusfuerat, juxta annorum numerum, et rationem mercenarii supputata. o i. Si plures fuerint anni, qui remanent usque ad jubilaeum, secundum hos reddet et predumi 62. Si pauci, ponet rationale cum eo juxta annorum numerum, et reddet emptori, quod reliquum est annarum, 5J3. Quibus ante serviva mercedibus imputatisi non affiiget eum violenter in conspectu tuo. 64. Quod si per haec redimi nonpotuerit, an-

50. Contati per gli anni dal tempo della sua vendita sino all'anno del giubileo*, e dalla somma, per cui fu venduto, deducendo quello che gli si dee come a mercenario secondo il numero degli anni. 51. Se molti anni rimangono fino al giubileo , a jproporzione di questi sar il prezzo; 62. Se pochi, far i conti col compratore secondo il numero degli anni, e render a lui a proporzione degli anni, che restano, 53^-Cojiiriiitato il salario del tempo che ha servito : il compratore noi tratter crudamente sotto i tuoi .occhi. 54* Che se in nissuno di questi modi pu

Vers. 4^ E se egli stesso potr riscattarsi. Risparmiando di quello che riceve dal padrone, o in altro modo guadagnando, talmente che possa dare il prezzo del suo riscatto. Vers. 53. U compratore noi tratter ec. E un precetto fatto a tutti gli Ebrei di aver cura, che quelli di loro, i quali costretti da dar necessit si fossero venduti, non venissero maltrattati da' loro padroni nel tempo che durava la loro serviti* : perocch (dice Dio) anche questi poveri sono miei servi.

no julilaeo egredietur essere riscattato , se n' andr co' suoi figliuoli cum lileris suis. Tanno del giubileo. 66. Perocch servi 66. Mei enim sunt servi filii lsfael,quos miei sono ifigliuolidleduxi de terr AEgy- sraele, i quali io ho tratDtL ti dalla terra d' Egitto. C A P O XXVI. Si promette felicit a chi osserva i comandamenti di Dio\ e molti mali a quelli che non ali osservano. 1. J2/go Dominus Deus verter: (i) Non facietis vobis idoum, et sculptile^ nec titulos erigetis.nec insigne lapidem ponetis in terra vestra, ut adoretis eum. Ego enim sum Dominus Deus vester* 2. Custodite sallata meat et p avete ad sanctuarium meum. Ego Dominus. i. J o il Signore Dio vostro : Non vi farete idoli, n statue, e non alzerete eolonne,n pietre insigni nel vostro paese p*r adorarle. Perocch io sono il Signore Dio vostro. a. Osservale i miei sabati, e state in timore dinanzi al mio santuario. Io il Signore.

(i) Exod. 20. 4- Deut. 5. 8. Pt. 96. 7. Vers. i. 2V pietre insign. I LXX. tradussero pietre d scopo ; lo che io intenderei delle pietre poste in onore del dio Termine. L' Ebreo tradotto in varie guise : alcuni intendono pietre figurale, ovvero dipnte: comunque sia, di queste pietre non meno che di colonne consacrate ed esposte sulle pubbliche strade, il paganesimo n'avea dovizia ; ed esse erano venerate con certo culto ; quindi proibito agli Ebrei d'alzare simili pietre. * 2V7on alzerete colonne. Ebr. statue.

3. (i) &i in praeceptis meis ambulaverits i et mandata mea custodierids, et feceri' tis ea% dabo vobis pivias temporibus suis, 4 Et terra gignet germen suum, etpomis arborea replebuntur. 6. Apprehendet messium tritura vindemiam i et vindemia Occupabit sementem : et comedetis panem Vestrum in saturitate ; et absque pavore habitabitis in terra vestra. 6. Dabo pacem in fi" nibus vestris : dormietis,etnon erit, qui exterreat. Auferant ma" las bestias, et gladius non transibit terminos vestros. 7. Persequemini inimicos vestros, et corrent coram vobis.
(i) Deut. a8. i.

3.' Se camminerete ne'miei comandamenti, e osserverete le mie leggi, e le adempirete, io darovvi a1 suoi tempi le Piogge 4- E la terra produrr suoi germi, e le piante si caricheranno di frutti. 5. La battitura delle messi incastrer nella vendemmia, e nella vendemmia la sementa : e mangerete saziet il vostro pane ; e abiterete senza timori nella vostra terra. 6. Dentro i vostri confini manterr la pace : dormirete , e non sar chi vi disturbi. Discaccer le bestie nocive, e la spada non entrer ne' vostri confini. 7. Voi darete dietro a* vostri nemici, ed ei cadranno dinanzi a voi.

Vers. 5. La battitura de* gran incastrer nella vendem mia, ce. La vostra messe sar si copiosa, che non avrete finito di batterla , quando verr il tempo di vendemmiare ; e la vendemmia sar tanto abbondante, ebe non 1' avrete finita, che verr su bito il tempo di seminare. Vers. 8. * Davanti 3 voi. Davanti a pochi vostri.

ft.P ersequentur quinque de vestris centum alienos, et centum de vobis decem millia: ca dent inimici vestri gladio in conspectu vestro. 9. Respiciam vos, et crescere faciam : multiplicabiminii et firmabo pactum meum vobiscum *o. Comedetis vetustissima veterum, et vetera, novissupervenientibus, projicietis. 11. Ponam tabernaculum meum in medio vestri, et non abjiciet vos anima mea. 12. (\) Ambulalo inter vos, et ero Deus ve* $tert vosque eritis populus meus. 13. Ego Dominus Deus vester, qui eduxi vos de terra AEgyptiorum, ne serviretis eis, et qui confregi catenas cervieum vestrarumt ut incederetis erectL
(1)2. Cor. 6. 16.

8. Cinque di voi daranno addosso a cento stranieri, e cento di voi a dieci mila: cadranno i nemici sotto le vostre spade davanti a voi. 9. Getter il mio sguardo sopra di voi : farov vi crescere; e molliplicherete, e raffermer con voi la mia alleanza. 10. Mangerete i prodotti gi assai vecchi, e sopravvenendo abbondanza de' nuovi, metterete i vecchi fuora. 11. Io porr il mio tabernacolo in mezzo a voi, e 1' anima mia non vi rigetter. 12. Camminer tra voi, e sar vostro Dio, e voi sarete mio popolo.

13. Io il Signore Dio vostro, che vi ho tratti dalla terra degli Egiziani, affinch non foste schiavi loro , e spezzai le catene de' vostri colli, affinch camminaste a testa alzata. i4> Ma se non mi a14- (2) Quod si non

(2 ) Detti 28. a5. Thren. 2. 17. Malach. a. .

audientia m&> nec fecerits omnia mandata mea, 16. Si spreverits le* ges measjetjudicio, mea contempseritis, ut non faciatis ea, quae a ma constituta sunt, et ad irritam perducats pacium meum; 16. Ego quoque haec faciam vobis'. Vistabo 9os velociter in egestate, et ardore, qui confidai oculos vestros, et consumai animas ve~ stras. Frustra feretis sementem, quae ab hostibus devorabitw. 17. Ponam faciem meam contra vos^ et corrueds coram hostibus vestris, et subjiciemini his, qui oderunt vos: fugetis, nemine perseguente. 18. Sin autem nec sic obedieritis mihi,addarn correptions ve-

scolterete, e non adempirete tutti i miei comandamenti, 15. Se disprezzerete le mie leggi, e non farete caso de' miei giudizii, talmente che non facciate quello che stato da me prescritto, e vano rendiate il miopatto; 16. Io pure tratter con voi in tal guisa : Vi gastigherd prontamente colia penuria, e con un ardore, che seccher i vostri oechi, e consumer le vostre Vite. Spargerete indarno la vostra sementa, la quale sar divorata dal nemico. 17. Vi guarder con faccia irata, e voi cadrete a* pi dei vostri nemici, e sarete soggetti a coloro che vi odiano : vi darete alla fuga senza alcuno , che vi perseguiti. 18. Che se nemmeno allora sarete a me obbedienti, vi gastigher

Vers. 18. Vi gastgherb fette volte di pi. E messo Vrie volte in questo capitolo il numero definito peli' indefinito : vi punir assai pi rigoroiamente.

stras septuplum propter peccata vestra. 19. Et conteram superbiam duritiae vestrae , daboque vobis coelum desuper sicut ferruni) et terram aeneam. 20. Consumetur incassum labor vester; non proferet terra germen^ nec arbores poma praebebunt. 21. Si ambulaverids ex adverso mihi, nec volueritis audire me, addam plagas vestras in septuplum propter peccataMj&sjtra^^ 22. Immittamyue in vos bestias agri, quae consumant vos> et pecora vestra^ et ad paucitatem cuncta redigant, desertaecjue fiant viae vestrae. 23. Quod si nec sic volueritis recipere di' sciplinam, sed ambulaverids ex adverso mihi, 24. Ego quoque contra vos adversus ince* Aam i et percutam vos septies propter peccata vestra: 26. Inducamque su-

sette volte di pi pei vostri peccati. 19. E spezzer la superba durezza vostra, e far che il cielo lass sia di ferro per voi, e la terra di bronzo. 20. Le fatiche vostre saranno gettate in vano ; la terra non germiner, n le piante daranno frutti. 21. Che se voi vi metterete in arringo contro di me, e non vorrete obbedirmi, accrescer sette volte le vostre piaghe a^jcausa de' vostri peccati: 22. E spedir contro di vos fiere selvagge, le quali divorino voi, e i vostri bestiami, e vi riducano a piccol numero, e le vostre strade diventeranno deserte. 25. E se neppure allora vorrete emendarvi, ma vi metterete in arringo contro di me, e4 1 pure mi metter in arringo contro di voi, e vi percuoter sette volte pe' ^vostri peccati: 26. E far piombare

54. KttMC placebnnt terra&sabbatasua cun* ctis diebus solitudinis suae: quandofueritis in terra hostili. 35. Sabbatizabit, et requiescet in sabbatis solitudinis suae , eo quod non requieverit in sabbatis vestris i quando hbitabatis in ea. 35. Et qui de vobis remanserint, dabo potforem in cordibus eo* rum in regionibus ho* stluni; terrebit eos' so nitus folli volantis , et ita fugient quasi gladium: cadent, nullopersequente. Sy. Et crruent singula superfratres suos> quasi bella fugientes : nemo vestrum inimicis audebit resisterei 38. Peribitis inter gentes, et hostilis vos terra consumet.

34 Allora l terra s godr i suoi sabati per tutto il tempo che ella sar in solitudine: quando voi sarete nel paese de' nemici. 35. Ella celebrer i suoi sabati, e riposer ne' giorni di sua solitudine, perch non ripos ae' vostri sabati, quando voi ritinta vate. 36". E a qualli che rimarranno di voi, empier il cuor di paura nelle regioni de* nemici ; gli atterrir il movimento d' una foglia volante , e la fuggiranno come una spada : cadranno , senza che alcuno gli insegua. 37. E precipiteranno T uno sopra l'altro fratello, quasi fuggissero dalla battaglia : nissun di voi avr cuor di resistere all'inimico: 38. Perirete tra le nazioni, e la terra nemica v' ingoier.

Vers. 34. Allora la terra si godr i suoi sabati. In gastigo della violazione della legge riguardante 1' anno sabatico. Per tutto il tempo della cattivit di Babilonia la terra rimase in ozio, vale a dire per settant' anni che fanno ( dice Teodoreto ) il preciso numero degli anni sabatici che doveano esser osservati nel corso di 490- anni dal regno di Saul fino alla cattivit.

3g. Quod s et de iis aliqui remanserint, tabescent in iniquitati* bus suis in terra inimicorum suorum,etpropter peccata patrunt suorum, et sua affli" gentun 40. Donec confiteantur iniquitates suas, et maiorum suorum, quibus praevaricati sunt in me, et ambulaverunt ex adverso mihi. 41. Ambulabo igitur et ego contra eos, et inducam illos in terram hostilem, donec erubescat incircumcisa mens eorum: fune orabunt pro impetadbus suis . l\z,Et recordabor foederis mei, quod pepigi cum Jacob, et Isaac, et Abraham. Terrae quoque memor ero-. 43 Quae cum reiicta fuerit ab eis , compiacebit sibi in sabbatis suis, patiens solitudinem propter illos . Ipsi vero rogabunt pro peccatis suis, eo quod ab-

So,. Che se alcuni rimarran di costoro , si struggeranno pelle loro iniquit nel paese nemico, e saran flagellati pe' peccati de5 padri loro, e pe' proprii ; 4o. Sino a tanto che confessin le loro iniquit , e quelle dei loro maggiori, colle quali hanno offeso me , e m' han fatto guerra. 4i.Far adunque ancor io guerra a loro, e li caccer in paese nemico , fino a tanto che nell' incirconciso lor cuore abbian Vergogna: allora clomanderan perdono delle loro empiet. 42. E io mi ricorder della alleanza formata da me con Giacobbe, e Isacco, e bramo . Ricorderommi ancor della terra: 43. La quale evacuata da loro , godr i suoi sabati, divenula per causa loro un deserto . Ei chiederan perdono dei loro peccati per non aver fatto conio de'miei

fecerint judicio mea, et leges meas despexerint. ~44- E* tamen etiam cum essent in terra hostili, non penitus abje* ci eos, negue sic despexi, ut consumerentur^et rritumfacerem pactum jneum cum eis. Ego enim sum D omlnus Deus eorum-, 45. Et recordabor foederis mei pristini, quando edux eos de terra AEgypti in con spectu gentium, ut essent Deus eorum. Ego Dominus. Haec sunt judicia, atque praecepta, et leges , quas deditDominus inter se, etfilios Israel in monte Sinai ver manum Mqys.

giudizii, e per avere sprezzate le mie leggi. 44- 3E io per altro quando ei si stavano in paese nemico, non li rigettai totalmente, n li disprezzai a segno , che si riducessero al niente, e vano rendessi 10 il patto, che ho con loro. Perocch io sono 11 Signore Dio loro ; 45- E ricorderammi dell'antica mia alleanza, quando a vista delle nazioni, li trassi dalla terra d1 Egitto per essere il loro Dio. Io il Signore. Queste sono le minacce, e i precetti, e le leggi stabilite per mezz^diMos sul monte Sinai dal Signore, tra s, e i figliuoli d'Israele .

Vers. 44- E IO Per altro quando ei si stavano ec. Cosi fu setopre : Dio non rigett mai interamente il suo popolo , e nemmeno dopo il gran rifiuto, che ei fece del suo Messia, l'Apostolo non vuole, che dicasi, aver Dio rigettato il suo popolo ; si perch reliquie di esso furono gli Apostoli, e gli altri credenti , che formaron la prima Chiesa ; s perch l'induramento della intera nazione ha un termine fisso dalla Previdenza, fino a tanto che la pienezza delle Genti entri nella Chiesa, dopo di che entreravvi anche Israele , fedi Rotn. ix, x. xu

C A P O

XXVJI.

Varie leggi intorno 'voti, o sa intorno alle cose offerte a Dio con voto : e del pagare le decime. 1. JLjocutusque est Dominum ad Moysen, dicens: 2. Loquere filiis 1srael^ et dices ad eos: Homo, qui votum fece" rit, et spoponderit Deo animam suam, sub aestimatione dabit pretium. 3. Sifueritmasculus a vigesimo anno usque ad sexagesimum an num^ dabit quinquaginta siclos argenti ad mensuram sanctuari: 4- Si mulier, triginta. 1. Li il Signore parl a Mos, e disse: 2. Parla a' figliuoli d' Israele, e di' loro : Un uomo, che avr fatto un voto, e avr promessa a Dio 1' anima sua,pagher il prezzo tassato. 3. Se un maschio da' venti auni fino a sessanta, dar cinquanta sicli d' argento al peso del santuario:

4- Se una donna, trenta . 6. A quinto autem 6. Da' cinque anni anno usque ad vigesi* sino ai venti l'uomo mun masculus dabit dar venti sicli; la donviginti siclos : femina na dieci. decem.
Vers. 2. Avr promessa a Do V anima sua. Avr promesso di consacrarsi a Dio per servizio del tabernacolo, e per ivi esercitare gli uiJzii pi bassi di spazzare, portar P acqua, e le legna , eo.

6. Ab uno mense usque ad annum quintum pro masculo dabuntar quinque sicfa pro/emina tres. 7. Sexagenarius, et ultra masculus dabt quindecim siclos:femina decem. 8. Si pauper fuerit, et aestimatityem reddere non valeit, stabit coram sacerdote : et quantum ille aes>timaverit, et viderit eum posse reddere, tantum dabit. g. Animai autem, quando immo lari-patst Domino , si quls voverit3 sanctum erit, io. Et mutari non poterit, id est, nec melius malo, nec pejus bono: quod si mutaverit, et ipsum , quod mutatum est, et illud, pro quo mutatum est, consecratum erit Domino.

6. Da un mese fino a' cinque anni si daranno per un ragazzo cinque sicli : per una ragazza tre. 7. A' sessant' anni, e al di l 1' uomo dar quindici sicli: la donna dieci. 8. Se un povero, che non possa pagar la tassa , si presenter al sacerdote: e dar quello che questi giudicher, e vedr, ch' ei possa dare. 9. Se uno fa voto d* un animale , che possa essere immolato al Signore , P animale sar cosa santa, 10. E non potr cambiarsi, vale a dire , non si dar n un migliore per un cattivo, n uno peggiore in vece di un buono: che se si cambier, sar consacrato al Signore, e quello, in cui fu fatto il cambio, e quello, in luogo di cui fu fatto. 11. Se uno fa voto d1 un animale immondo, che non pu immo-

' i [ ,

li* Animai immundum, quod immolari Domino non potest, si

quis voverit) adducetur larsi al Signore, lo con* ante sacerdotem, duca dinanzi al sacerdote, 13. Il quale giudiche12. Quijudcans, utrum bonum, an mahim r, se T animale buosit, statuet pretium. no, o cattivo, e fisser il prezzo. 13. Quod s dare vo13. E se 1' offerente luerit s, qui affert^ ad- vorr pagarlo, aggiundet supra aestmatio- ger un quinto sopra nem quintam partem. la stima. i4 Homo s voverit 14. Se uno fa voto domum suam , et san- della sua casa, e al SictficaveritDomino, con- gnore la consacra, il sasiderabteam sacerdos, cerdote la esaminer, utrum bona, an mala s'ella buona, o cattisit) et juxta pretium, va^ venderassi al prezquod ab eo fuerit con- zo ch' egli avr fissato: stitutum, venundabitun 15. Sin autem ille, 16. Che se colui, che qui voverat^ voluerit re- fece il voto, vorr redimere eam ^dabit quin- dimerla, dar il quinto tam partem aestima- sopra la stima, e avr tionis supra, et habebit la casa. domum.
Vers. n. Senno fa voto cT un animale immondo, ce. Cio d' n animale , che ha qualche difetto legale. Vers. 13. Aggiunger un quinto, ec. Sembra che ci sia ordinato come una multa, e per levargli la voglia di riavere 1' animale , che egli vot al Signore. Vers. 14- e 15. Se uno fa voto della sua casa, ec. Anche in questo caso si obbliga colui, che avea fatto il voto , a pagare il quinto sopra la stima , se vuol riscattare la casa ; ma molti amavano meglio di pagar questo quinto ; perch se i sacerdoti stessi l'avesser venduta ad altri, ella ritornava nelle loro mani al tempo del giubileo , e non nelle mani del primo proprietario ; cosi egli, se non pagava il riscatto , perdeva la casa per sempre.

ll Quod si grwi possesionis suae vov&ij.i et consecraverit 'glino, juxta mensuram sementi^ aestima' bitur pretiumi si tri" ginta modus hordei serifar terra, yuinquagintasiclis venundetur argenti. ij. S statim ab anno incipientis jubilaei voverit agrum, guanto valere potest, tanto aestimabitun 18. Sin autem post Ufjuantum temporis, supputabit sacerdos pecunia, juxta annorum qui reliqui sunt, numerum usque ad jubilaeum, et detrahetur ex predo. i g. Quod si voluerit redimere agrum ille, qui voverat, addetquin-

i 6. Ch se fa roto, e consacra al Signore un podere di suo dominio, il prezzo sar fssalo a ragione della sementa; se il podere porta di seme trenta moggia d' orzo, si vender per cinquanta sicli d' argento. 17. Se fa voto d'u podere subito al principio dell'anno del giubileo , sar stimato, quanto ei pud valere: i8.Se fa il voto qualche tempo dopo-, il sacerdote calcoler il prezzo a proporzione del numero degli anni, che restano fino al giubileo, e si far detrazione dal prezzo. 19. Che se colui, che fece il voto, vorr riscattare il podere , ag-

Vers. 1,6. 17. 18. Se fa foto, e consacra ... un podere ec. Si parla qui d' un podere ereditario. Fatto adunque il voto d' un tal podere, se ne fissa il prezzo a ragione della sementa, e se ne porta l'esempio: si ha anche riguardo, nel fissare il prezzo del podere, al numero d'anni, che rimangono fino al prossimo giubileo ; perch allora il podere tornava a'sacerdoti : se colui, che ne fece il voto, lo vuol riscattare, paga anche qui il quinto sopra le stime; ma non riscattandolo allora non potr pii riscattarlo in appresso , se non colla stessa condizione, colla quale un altro poteva comprarlo, vale a dire, che il podere, venuto il giubileo, torni a' sacerdoti, ver/, zi,

tam partem aestmatae pecuniae, et possidebit eum. 20. Sin autem noluerit redimere, sed alteri cuilibetfuerit venundatus, ultra eumt qui voverat> redimere non poterit. 21. Quia cumjubilaei venerit dies, sancti/i* catus erit Domino, et possessio consecrata ad jus pertinet sacer<> dotum. 22. Si ager emptus est, et non de possessione majorum sanctif* catus fuerit J)ominQt 2 3. Supputabitsacer dos juxta annorum numerum usque ad jubi~ laeum pretium, et dabit ille, qui voverat eum, Dominoi 24. In jubilaeo autem revertetur ad priorem dominum, qui vendiderat eum, et habueratin sorte possessionis suae.

giunger un quinto al prezzo di stima, e se 10 terr. 20. Se poi non vorr riscattarlo, e sar venduto ad un altro , colu , che ne fece voto , non potr "pi riscattarlo,. 21. Perocch venuto 11 d del giubileo , (il podere) sar consacrato al Signore , e il fondo consacrato egli di ragione dei sacerdoti. 22. Se il podere consacrato al Signore fu comprato , e non dell'eredit de' maggiori, 23. Il sacerdote fisser il prezzo secondo il numero degli anni fino al giubileo, e colui, che fece il voto, dar questo prezzo al Signore : 24. Ma al giubileo ( il podere ) ritorner al primo padrone , che 1' aveva venduto, e F avea avuto nel catasto de' suoi beni.

Yers, 23. * 11 sacerdote fisser. Calcoler il prezzo.

35. Non eligetur nec bonum, nec malum, nec altero conimutabitur: s quis mutaverit^ et quod mutatimi est, et pro quo mutatum est\ sane tifi* cabitur Domino, et non redimetur*

34 "Haec sunt praecepta , quae mandavit Dominus Moysi ad fi lios Israel in monte Sinai*

33. Non i bader se sia buono, o cattivo, n si canger con un altro : se uno cambier , sar santificato al Signore , e quello che stato messo in cambio, e quello, in luogo di cui quello stato messo, e non si dar riscatto. 34- Questi sono i co* mandamenti intimati dal Signore a Mos per esporgli a' figliuoli d'Israele presso il monte Sina.

FINE DEL LEVITICO.

Vere. 3a. D'ogni dieci buoi, pecore, e capre che passano sotto la verga del pastore ec. Gli Ebrei dicono, che messe fuori dell' ovile le madri si facevano uscire ad uno ad uno i loro parti, e il pastore colla verga tinta di color rosso segnava il decimo. Notisi, che la decima degli animali si pagava a Dio di quelle sole tre specie. Se questa decima pecora , o capra , o bue era buona ad esser immolata , si offeriva in sacrifizio ; se no, si uccideva, e si mangiava. Non si dice, se i sacerdoti ne avessero la loro parte ; ma generalmente ne' sacrifzii di ringraziamento colui che dava la vittima, offerto che era sull'altare il sangue, il grasso ec., prendeva per s le carni.

INDICE
DE* CAPITOLI CHE SI CONTENGONO

NEL VOL.

II.

rvwt

IL LIBRO DELL'ESODO.

CAPO I. Li orni de* figliuoli ' Israele che en* trarono nell'Editto 11 nuovo Faraone tenta in* vano d'impedire la loro moltiplicazione colFaggravarli di pesi, col far uccidere, e affoga re i maschi. Piet delle levatrici, le quali sono rimunerate da Dio , . . . . Pag. 6 CAPO II. Nasce Mos ; posto nellacqua, e ne tratto fuori, allevato dalla propria madre per ordine della figliuola di Faraone, la qua* le lo adotta. Avendo ucciso un Egiziano, per timore del re fugge in Madian ; dove avendo sposata S ephora figliuola d? un sacerdote, ne ebbe due figliuoli, Gersam ed Eliezer . 11 CAPO III. Il Signore apparisce in un roveto, che. arde senza consumarsi, a Mos, che pasce le pecore d? Jethro suo suocero. Lo manda an cor suo malgrado a liberare i figliuoli d'Israele dalle mani di Faraone, con ispogliare gli "Egiziani 18 CAPO IV. Mos dopo aver ricevuti da Dio tre segni di sua missione si scusa in varii modi Esodo. Vol. II. 24

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tuti ra : efinalmente s'arrendere torna in Egitto colla moglie , e co*figliuoli.V Angelo minaccia di uccider Mos ; ma la moglie cirtoncide il figliuolo. Aronne va incontro a Mos, e insieme vanno a trovare i figliuoli d' Israele . . ,.. . . , . Pag. *6 CAPO V. M os , Aronne intimano a Faraone i comandi di Dio \ ma egli se ne burla, e ag~ grava vie pi gli Israeliti, negando ad essi le paglie ; la qual cosa avendo udito Mos prega per essi il Signore , ., . , 33 CAPO VL Dio incoraggia Mos. Gli rivela Usuo nome Jehvah. Consola per mezzo di Mos gl'Israeliti, promettendo loro la terra di Chanaan* Genealogia di Ruben, di Simeone^ e di Letfino<a Mos) ed Aranne* . . . . 09 CAPO Vil. Mos> <g Aronne parlano a Faraone, Cangiano la verga in ^serpente^ e V acqua percossa colla verga in sangue. Il simile fanno i maghi di^ara&ne colro incantesimi^ onde Faraone 3indura per non lasciare andare gli Ebrei * . , . . , . . . 4$ CAPO VUI. Seconda piaga delV Egitto le rane ; le quali perch siena tolte * promette Faraone d lasciar andale il popolo ; ma noifa ; ende ^ aggiungeva terza piaga de? mosconi, e la c/uarta delle mosche ; per le quali di nuovo promette di lasciar andare i figliuoli d?Israele, m a nel f a . , . . < . * . . , . 62 CAPO IX. Quinta piagala peste n1 giumenti; , sesta le ulcere ; settima la grandine, i tuoni e fulmini i perch questa cessi Faraone pro* mette di lanciar libero il popolo; ma non man* tien la parla, e nuovamente s'indura. Tfissuno de'figliuoli d'Israele patisce danno veruno in tati sciagure , , . . 61

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CAPO X. Segno ottavo, ovver piaga , le locuste i tolte queste , Faraone indurato neppur adesso d licenza al popolo secondo la pro- messa \ si viene perci alla nona piaga di tenebre foltissime, per ragion delle quali Faraone permette, che se ne vadano', ma instando Mos, perch vadan con essi anche tutti i bestiami^ quegli ci niega, e minaccia d dar morte a Mos Pag. 70 CAPO XI. Prima del decimo segno ( la strage de*primo geniti ) predetto dal Signore , questi esorta gli Ebrei a spogliare 1' Egitto i lo che fu fatto dopo questa strage 78 CAPO XII. Dichiarato, ed eseguito il rito della immolazione, e del mangiare 1agnello pasquale, e asperso il sangue di esso sopra i liminari delle case, l'Angelo, uccisi tutti i primogeniti dell'Egitto, lascia intatti gli Israeliti, i quali colle spoglie, e colle ricchezze dell Egitto si partono. Detriti della Pasqua, e delmangiare gli azzimi ; e del tempo che Israele stette nell'Egitto.. . . . . . . . . . 81 CAPO XllI.Comanda Di, che a lui si offeriscano i primogeniti degli uomini, e degli animali ; e che la memoria della liberazion dell' Egitto conservisi nella celebrazione- della Pasqua , e nella consacrazione de' primogeniti. Dio conduce Israele non pel paese de' Filistei, ma pel deserto Portano seco le ossa di Giuseppe. Una colonna di fuoco, e di nuvola serve di guida uel viaggio . . . . . 97 CAPO XIV. Faraone co suoi d dietro a Israele. V Angelo si frappone di mezzo nella colonna della nuvola* Mos divide il mar Ro.yjo, e lo passano a piede asciutto gli Ebrei* Gli Egiziani con tutta la cavalleria , e coi lor

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ro cocchi sono sommarsi e dall'Angelo) e dal Vacqua che vengono loro sopra . Pag. io4 CAPO XV. Mos, e gli Israeliti, rendute grazie a Do con un Cantico, arrivano a Maran, dove l'acque amare sono addolcite da Mos. Di l vanno ad ERm, dove erano dodici fontane, e settanta palme . n3 CAPO XVI. Mormorano gli Israeliti nel deserto di Sinper la scarsezza de'viveri, e Dio man* da loro le quaglie, e piove manna a saziet. Comando del Signore intorno all'osservanza del sabato, e intorno al raccoglier la manna, e come dee riporsene per memoria deWaverli Dio nutriti con essa ogni di per quaranf anni 121 CAPO XVII. Agli Israeliti che mormoravano di nuovo in Raphidim per mancanza d" acqua il Signore d delf acqua da un masso. Gli Amaleciti assaliscono gli Ebrei : ma combattendo Giosu, e Mos pregando colle mani distese sul monte, i nemici son vinti . i3i CAPO XVIII. Jethro suocero di Mos gli rimena la moglie co*figliuoli: e avendo udite le co* se fatte da Dio, dopo aver lodato il Signore, e offerto a lui sacrifizio, d a Mos il buon consiglio di creare de? magis trati che giudichino delle cause minori 136 CAPO XIX. Gli Israeliti mosso il campo giungono al Sina. Mos per ordine di Dio sale sul monte, e gli avvertimenti di lui riferisce al popolo ; al quale ordinato , che si purifichi, affinch scenda il Signore nel tuono, e nel folgore per parlare a Mos dinanzi a tutta la moltitudine 143 CAPO XX. L* Angelo facendo le veci di Dio dal monte Sina promulga il decalogo a tutto

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// popolo \ ma questo vuole piuttosto , che gli ordini di Dio sieno intimati coli' interposizione di Mos. Mos consola il popolo. Gli comandato di fare di terra, o di pietre non tapiiate taltare, al quale non si salga per iscalinata Pag. 161 CAPO XXI. Precetti giudiciali riguardanti i serk vi comprati, e le serpe, i furti, gli omicidii, i parricida, il plagio,maledizioni contro i genitori, le risse, la pena del taglione, e ihbue, che cozza . . . 169 CAPO XXII. Pena del furto, e del danno dato. Legge del deposito, dell imprestito, della conduzione e dello stupro. Supplicio de'malefizii della bestialit, e del sacrifzio offerto agl'idoli. Pena di chi/a torto al forestiero, alla vedova, e al pupillo. Legge del mutuo, e dell' usura, del pegno, del rispetto a*superiori, delle decime: delle primizie, de'primo geniti, della carne rosa gi da una bestia . . . . . 168 CAPOXXIII.g$7 prescritte a giudici. Dee salvarsi ilbue e Casino del nemico. I giudici non debbono accettar donativi. Del riposo dell'anno, e del giorno settimo, e delle tre solennit principali. Dio promette di mandare un Angelo per guida del viaggio , e che premier chi osserva i comandamenti. Delfuggire lidolatria e lasocietdChananei,i quali debbono sterminarsi 176 CAPO XXIV. Mos intima al popolo le leggi stabilite da Do, le quali sono accettate dal popolo. Ferma 1 alleanza tra Dio , e 7 popolo, offerendo sacrifizii al Signore, e aspergendo il popolo col sangue dell alleanza : restano tutti gli altri alle falde del monte: e solo Mo* s sale a ricevere le tavole del Signore ; e ivi

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rimana col Signore per quaranta d, fina* ranta notti ^ Pag. *85 CAPO XXV. comandato d offerire primzie, e doni per formare il tabernacolo di. Do, /' arca delPalleanza, la mensa de'pani della proposizione \e il candelabro a sette brcci, e tutte le cose che a ci appartengono : di tutto questo mostrato il modello a Mos . 190 CAPO XXVI. Forma, e costruzione del tabernacolo mosaico, del velo delfarca> del propiziatorio,della mensa, del candelabro,.e della tenda secondo le loro misure. . . . . 200 CAPO XXVIL Altare degli olocausti i atrio del tabernacolo, tende, colonne, e olio per le lucerne, e da chi debbano accendersi. 209 CAPO XXVIII. Descrizione dette vesti pontificali di Aronne, e de suoi figliuoli . . 216 C AP XXIX. Consacrazione de'sacerdoti e rito delfobblazione fatta per essi, e chi possa mangiare di queste obblazioni. De' due agnelli dell'anno da offerirsi ogni giorno . . 229 CAPO XXX* Formazione dell altare dtimiami* Del denaro da esigersi per servizio del tabernacolo. Della conca di bronzo per la lavanda de'sacerdoti. Dell'unguento sacro per ungere i sacerdoti, e i oasi. De* timiami, e di altre cose spettanti al tabernacolo . . . . 244 CAPO XXXI. Sono destinati dal Signore Beser leel, e Ooliab a fare il tabernacolo, e le altre cose gi dette. Dell osservanza del sabato; e delle due tavole di pietra contenenti la legge data dal Signore a Mos . . . . 262 CAPO XXXII. In assenza d Mos il popolo fa un vr.tel d'oro d getto, e lo adora ; Mos placa il Signore sdegnato per V adorazione del vitello, e scendendo dal monte spezza le ta-

vole, abbrucia il vitellonesgridato ronne, ordina, che sieno uccisi gl'idolatri., e a tutti gli altri impetra il perdono^ e sale di nuovo &ul monte . . . . . . . . . Pag. 266 CAPO XXXIII. quietate le minacce di Do contro il popolo, il popolo depone i suoi ornamenti, e piange il suo peccato ; Dio si placa , e parla con Mas a faccia afaceia. Quegli brama di vedere ilvolto^ e la gloria del Signore. 266 CAPO XXXIV. Mos preparate le nuove tavole torna sul mante ; proibita ogni societ coi Gentili, e l'idolatria* Comandamenti, intorno ?primogeniti, intorno al sabat&, e agli azzimi, e intorno alle altre feste. D&po un digiuno d quaranta giorni Mos scende dal mante con le corna sulla fronte, e al popolo parla col velo sulla faccia . . . . . . . 27 5 CAPO XXXV. Osservanza del sabato. Primizie , e doni da offerirsi per fermare le cose gi annoverate, delle quali la direzione data dal Signore a Beselael, e ad O oliali . 2&3 CAPO XXXVI. Essendo stato offerto pi di quello che abbisognasse', s,i forma il tabernacolo con tutte le sue parti, cio cortine, coperte, tavolati, stanghe ,^veli, e tende . . . . 289 CAPO XXXVII. formata Varca, U propiziatorio, i cherubini, la mensa, il candelabro le lucerne e l'altare dei timiami, pe* quali si fa la composizione del timiama 296 CAPO XXXVIII. 'Si fabbrica Vallare degli olocausti e la conca di bronzo, e l'atrio., e si fa il novero de" doni off erti Soi CAPO XXXIX. Si fanno gli ornamenti de' pontefici, e dei sacerdoti, e s conduce a fine tutta 1 opera comandata, e Mos benedice il poplo . . . . .. . . . . . . . . . . .. So?

CAPO XI*; E'orMnato, che il primo mese il d primo del mese s alzi il tabernacolo , e si consacri. Fatto ci il tabernacolo ripieno della maest di Dio, e la nuvola lo cuopre continuamente > se non quando il popolo dee mettersi in viaggio . . . . Pag, 3i4 LIBRO DEL LEVmCO. CAPO I. r arii riti nellofferir e olocausto di bovi) di pecore, e d uccelli . . . . 527 CAPO II. Riti nell'off'erta dsacrifizii : del fior d farina aspersa d'olio , dell' incenso, deile stiacciate, e delle primizie , aggiunto a tutte queste cose il sale, e non mai il lievito , n il miele 332 CAPO III. In qual modo si offeriscano V ostie pacifiche di buoi, di pecore, di agnelli, e di capri : il grasso, e il sangue il Signore lo ha riserbato per se, ed vietato di mangiarne . . . . . 337 CAPO. IV. In qual modo offeriscasi hostia pel peccato del sacerdote, del prncipe, della moltitudine, commesso per ignoranza . . 341 CAPO V. Delle ostie per il peccato di aver taciuta la verit,per la immondezza, per 1 errore, pel giuramento, per l'abuso delle cose sa\ ere, e per l'ignoranza 35o CAPO VI. O bblazione per il peccato commesso scientemente. Legge dell' olocausto, del fuoco perpetuo, e di ciascheduno dsacrifizii, e obblazioni del sacerdote nel d della sua consacrazione, e generalmente dell'ostie per il peccato: e chi, e quando possa mangiarm . , . . . . . . . . . , , 556

CAPO VIL Rito det oblazione deU*ostia per il delittore del? ostia,e della vittima pacificai proibito generalmente di mangiare il grasso e il sangue . Pag- 365 CAPO Vili. Consacrazione di Aronne pontefice e dei sacerdoti suoi figli: unzione fatta da Mos del tabernacolo, e delle sue suppellettili 672 CAPO IX. Aronne consacrato, dopo aver rendute a Dio le primizie de'sacrifizii per se, e pel popolo, benedice il popolo. Apparisce la gloria del Signore-, e un fuoco che divora f olocausto. , 379 CAPO X. Tfadab, e Abiu offerendo Vincenso con fuoco profano sono consunti da un fuoco celeste, sono pianti dal popolo, non ddsacerdoti.. proibito rf sacerdoti l'uso del vino- e della sicera, ed comandato loro di mangiare quello che resta delle obblazioni . . . . 3ft5 CAPO XI. Separazione degli animali mondi dagl'immondi; I figliuoli d' Israele seno santi, come lo il Signore 3^3 CAPO XII. Immondezza della partoriente^ come ella si purifichi, e quel che offerisca . 44 CAPO XIII. Legge intorno alla lebbra dell'uomo, e delle vesti, della quale il giudizio rimesso a* sacerdoti ; e che debba fare il lebbroso . . . 47 CAPO XlV.Sacrifiziiper l'espiazione della lebbra dell'uomo, della casa, delle vesti. Maniera di riconoscere, di curare , di purificare la lebbra dette case 4*9 CAPO XV. Espiazione, purificazione dell? uomo che patisce gonorrea, e della donna che ha i suoi mesi, e della emorroissa . . . 431 CAPO XVI. In qual tempo, e con quai

ba il sacerdote entrare nel santuario , ed espiarlo insieme col tabernacolo, e coli altare, cacciar ma il capro emissario, e celebrare la Jesta dell espiazione . . , . . . , . Pag. 438 CAPO XVII.' Gli Ebrei debbono offerir sacrificio al solo Dio, e non a? demonii, n altrove, che alta porta del tabernacolo ; si astengano dal sangue, e dal mangiare delle carni di un animale morto da se. . . . . . 447 CAPO XVIII. In quali gradi sia lecito il matrimonio. Del fuggire i turpi vizii de' gentili e de' Cananei . . . . . . - . . 4&* CAPO XIX. S inculcano nuovamente varii precetti ceremoniatit e morali gi annoverati ^ e altri si aggiungono . . . . . . i. $68 CAPO XX. Son degni di morte quelli che offer* scono i loro figliuoli a Moloch, quelli che consultano i maghi, & g?indovini^ quelli che maltrattano i genitori, e quelli che sono rei di va' rie scellerggini che erano in uso tra i Cananei . '* 4^7 CA$O XXI. A quali funerali possano intervenire i sacerdoti^ quali donne non debbano sposar. Quali uomini sieno inetti al sacerdozio. Della figliuola del sacerdote^ che cade in gravefatto 474 CAPO XXII. Gli stranieri, e gimmondi si guardino dalmangiare delle cose sacrificate e delle vittime. Da quali difetti o vizii debban esser esent le vttime. e quali sieno quelle che debbono offerirsi 4$o CAPO XXIII^ Delle solennit del sabato, della Pasqua, delle primizie, delle settimane^ della messe, delle trombet della espiazione, e dei tabernacoli ; e con quali riti debbano celebrarsi. '. 4&

543 CAPO XXIV. Rito e tempo dell'accomodarle lucerne e i pani della proposizione. Della pena de bestemmiatori^ e del taglione. Pag. 498 CAPO XXV. Legge intorno att anno settimo, o sia sabatico, e intorno al cinquantesimo, o sia del giubileo. Non dee prendersi P usura dai fratelli, n debbono questi opprimersi in per" petua schiavit; anzi debbono riscattarsi dalle mani de'facoltosi stranieri . . . . 5o3 CAPO XXVI. Si promette felicit a chi osserva i comandamenti di Dio ; e molti mali a quelli che non gli osservano 616 CAPO XXVII* Varie leggi intorno a' voti, o sia intorno alle cose offerte a Dio con voto, e del pagare le decime 626

FINE DELI INDICE DEL VOI. Ut

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