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F U T U R O
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R A D I C I
A N T I C H E
IL PUNTO DI DAMASIO
E la coscienza?
di PAOLO PECERE La ricerca in neuroscienze sta attraversando un periodo di grande sviluppo e popolarit e, ormai da una trentina di anni, molti scienziati hanno affrontato quello che il maggiore trattato della disciplina, i Principles of Neural Science di Erich Kandel, chiama la frontiera della disciplina: la spiegazione della coscienza. Come ricorda Antonio Damasio allinizio del suo nuovo libro Il s viene alla mente (appena tradotto da Adelphi), non tutti gli scienziati concordano sul fatto che i tempi siano maturi per affrontare questo problema. SEGUE A PAGINA III
THOMPSON/WALLACE
Elettorama
di ALBERTO PICCININI
(ie rpr ocgie i p) Inr iebsal dr i t a e u , rmaz m i cmbntr ,rs r e tr o no tc o ia i t t i Soi ro oo a oe a i naf t ie i sf r i a a e Fl oi o ,ns o a dL ceiG. A Maea F a c Vra dtr i urz o G. . t - rno eg E i e r o V lme e ( t dtv aR maz) ou Z r i r ut o l o no o no i
IR ma z h fr a e i ( dcslb a ia naeaa,d cnei l o no a om m tc e eaiai r ict t)e ot ra n l m n n tr cm i -ntr d eet t i peag,fdta artc-r( oe o psoui i ivni e e asgiaf ai nrar ioie t ao ,m i i/ avr proag)cl ctindvre pce tr h. oeoearv i ai esngi ol ae i i s eoh s i eN t ll eii , o / e oc v v sez l g ii (inrdz n e o az)m r lgc,es aeit cna i usc d It ui e R m no, of oi l i l ne n ta o o o a sc , r pninl e ltm ne ga m tae Q et V lmeZ r peet u uz ae , aa et rm ai l us ou o , c . o eo rsna n Daooim gnr ,m os i ( fr am tc) udvri ro et ilg m aiai ipsi l i om e i s i s agm ni o be n ra e , aceatborfit dednensecne prneeii sfpe nh uoigai,r u on ot ot oae c a r m foi ot l - i L cei, rn, epri G a siA eoaol ltr nm rs N t a urz Buo Load e rm c gvln a eua u eoe oe o . t pedpgn,utrleigii ee ouingai e t a n isei i iaiacl ai l usc , slz irfh at u p pdt u n th o c e o pros d ltr. uoeluet i:Flsf , eee e Lnu, ecro i eua La tr arao n i oi Ltr t o a t ige Mein e s ooi(fr aon Pi t aipi aaic) dc a Pi lga eom ti: s oe pa s onli . i c c r c ta C s :uo 5 0d vras slcpn 8. . . , ot er 1. , a esri u c 4 4 2 1 o 0 780 it tt a rno eg, ne ao F a cV ra s va C ruc6 F as eo n. ( l iG.ad ci rsi l Mo fo A) nl t
So che le campagne politiche possono sembrare una piccola cosa, anche stupida. E che forniscono un sacco di materiale ai cinici quando ci spiegano che la politica niente pi che uno scontro tra ego, o il dominio di interessi particolari. Cos Barack Obama, la notte della vittoria. Le sue parole ci proiettano diritti al cuore del problema. Come si pu credere ai politici, specie in tempo di elezioni? Come si pu pensare che essi agiscano nel nostro interesse, invece che nel proprio? SEGUE A PAGINA II
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II
Stefano Graziani , Scimmia , da Under the Volcano and Other Stories, galleria Mazzoli 2009, c-print, dimensioni variabili fatto dimostrato, che lui ha la capacit di consacrarsi a qualcosa di diverso dellinteresse personale, not Wallace ricordando affascinato quella vicenda. Non fu il solo. Le mie idee politiche erano a circa 179 posizioni di distanza da lui, precis poi in unintervista. Otto anni dopo furono gli attuali reporter politici di Rolling Stone Matt Taibbi e Tim Dickinson (una coppia per molti versi simile a quella del sulfureo Thompson e dellordinato Crouse), a svelare i molti buchi neri di quella leggenda di guerra. Ma questa unaltra storia. Come Thompson e Crouse prima di lui, Wallace punt lobbiettivo sulla cerchia dei reporter (Le Dodici Scimmie) e dei tecnici che raccontavano la campagna al pubblico americano. Lo interessava particolarmente il sistema di scatole cinesi che spiegava passando attraverso gli elettori, gli uomini dei media e quelli dello staff elettorale aveva al suo centro la scatola imperscrutabile di McCain: narratore e narrato al tempo stesso. Chiunque abbia seguito una carovana elettorale sa che la serialit degli eventi che vi si svolgono ha un effetto micidiale sulla loro pretesa sincerit. Wallace cronometr la durata standard dei discorsi pubblici di McCain: 22,5 minuti. Trov un tormentone sicuro nella loro stentorea chiusa: Vi dir. Sempre. La verit. Us ogni possibilit comica. Impegnato comera nella difficile impresa di infiltrarsi in un gruppo consolidato senza mai smarrire linnocenza dello sguardo, Wallace probabilmente esager a bella posta la situazione. I partecipanti a quella campagna spiegarono ad esempio che il suo travestimento da giornalista di Rolling Stone non ebbe mai e poi mai un aspetto vagamente pericoloso. John Dickerson di Time una delle Dodici Scimmie lo rimprover di aver fatto dellesilio una virt. Eppure, nellepoca di twitter ha notato la rivista online Salon le interazioni banali e la noia sono diventati il pane quotidiano dei reporter politici. Un recente reportage della corrispondente politica del New York Times cronometrava la stretta di mano di Obama durante gli incontri coi suoi sostenitori: meno di un secondo. In dieci secondi capace di salutare almeno sette persone. Si pu smontare ulteriormente il reportage di Foster Wallace fino a sottolineare il paradossale status del racconto di un osservatore travestito da giornalista di Rolling Stone che osserva attori travestiti da politici, giornalisti, addetti alla comunicazione. E smarriti nel gioco di scatole cinesi della politica (e della vita) chiedersi infine se si possa cercare ancora, da qualche parte, un pallido riflesso della realt. Un vero leader prov a rispondere lo scrittore uno che sa aiutarci a superare i limiti individuali della pigrizia e dellegoismo e della debolezza e della paura, riuscendo a fare cose migliori e pi difficili, quelle che riusciremmo a fare da soli. Per questo il grado di realt di un politico, conclude, dipende meno da quello che c nel suo cuore che da ci che c nel vostro. Cercate di rimanere svegli. ALBERTO PICCININI
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III
LEX DE LA IGLESIA
Stefano Graziani, Taxonomies,a+mbookstore Milano, cprint dimensioni variabili, 2006 . sto punto di vista rigorosamente biologico non mette in dubbio il libero arbitrio e le capacit creative delluomo. Damasio rileva piuttosto una fondamentale continuit tra processi biologici e processi culturali: tracce della funzione omeostatica si possono ritrovare allorigine dello sviluppo di capacit culturali elevate, come larte o la morale, e, daltra parte, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e conservazione della memoria modifichi lo stesso corredo biologico delle facolt cognitive e emotive. Il s viene alla mente costituisce cos un ambizioso inquadramento delle neuroscienze della coscienza, che ne ritrae fedelmente caratteristiche divenute negli ultimi anni sempre pi evidenti: la coscienza appare irriducibile nel suo complesso a un processo materiale non intelligente, e tendenzialmente nessuno scienziato di oggi vuole togliere a nessuno il proprio mondo vissuto di sogni, angosce e entusiasmi estetici; eppure la descrizione scientifica pu aiutare a comprenderne sempre meglio il contenuto, se solo si prendesse atto come avviene sempre pi spesso di essere di fronte a un compito ai suoi inizi e che il sistema nervoso, nelluomo e negli altri animali, forse loggetto pi complesso delluniverso. Proprio Spinoza (lalter ego filosofico che Damasio ha scelto qualche anno fa nel bellissimo Alla ricerca di Spinoza) fu tra i primi e pi profondi sostenitori dellidentit sostanziale tra mente e corpo, e scrisse in proposito delle parole di grande attualit: Finora nessuno ha conosciuto tanto accuratamente la struttura del corpo da poterne spiegare tutte le funzioni, per non dire che negli animali si osservano moltissime cose che superano di gran lunga lintelligenza umana e che i sonnambuli, nel sonno, compiono uninfinit di cose che da svegli non oserebbero fare; e questo dimostra a sufficienza che lo stesso corpo, in base alle sole leggi della sua natura, pu molte cose di cui la sua stessa mente si meraviglia. PAOLO PECERE
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IV
LETTERA AL DIRETTORE
di LISA NUR SULTAN Gentile Direttore, noto con stupore che siamo al numero otto e ancora non sono comparse interviste con domande fisse. A 'sto punto qualcosa di pi di una semplice dimenticanza. Certa di farla rientrare da questa assurda posizione, mi sono permessa di stilare una serie di domande di indubbio interesse, che lei potr sottoporre a chiunque abbia qualcosa da promuovere in settimana. Cosa mangi il mercoled? Cosa c' nel tuo mobiletto brutto? Primo ricordo legato a un bufalo? Come vivi la tua contemporaneit, esofagite da reflusso o attacchi di panico? Pandoro o panettone? La qualit che ami di pi in un commercialista? Sudoku: da 1 a 9 quanto conta veramente? Entri in una stanza piena di gente sconosciuta, perch lo fai? Ultimo film che hai pensato gli venisse un colpo a lui, a lei, al regista, allo sceneggiatore, al produttore e via via a tutti fino all'omino dei popcorn? Voterai alle primarie? Altre perversioni? Il tuo rapporto con fumo, alcool e cerini? Se sei donna e ti reincarnassi in un uomo, cosa vorresti sperimentare come prima cosa? A parte la differenza di stipendio, intendo. Non ti stupisce che la maggior parte delle intervistate risponda fare pip in piedi? E' un problema di pochezza di immaginario o di igiene dei bagni? Tolti amore-soldi-amicizia-sesso-felicit, cosa conta per te nella vita? Tolta anche la salute, cosa conta? Leva pure quella, cosa conta? Se non fossi uno (scrittore/attore/musicista) con qualcosa in promozione, perch dovremmo interessarci a cosa c' nel tuo frigo? Metti che muori a met questionario, chi vorresti che finisse di rispondere al posto tuo? Ti scoccerebbe molto se finissi io?
Stefano Graziani, Con titolo, stampa ink jet, dimensioni variabili, 2012 di SERGIO LO GATTO Nell'ultimo Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia figurava un programma speciale di realt nazionali dal titolo Young Italian Brunch: Brunch perch gli spettacoli si tenevano all'ora di pranzo; e Young. Giovane. Una sorta di mani avanti semantico appoggiato l a specificare l'et degli artisti coinvolti. Una postilla a met tra l'ostentazione del bambino prodigio come se poi l'et anagrafica coincidesse con quella professionale e qualcosa che suona come: sono giovani, non prendeteli troppo sul serio. Certe volte, insomma, specificare pu essere sinonimo di limitare. E questo non vero soltanto in termini di analisi estetica, ma molto di pi in rapporto alle scelte strategiche delle politiche (culturali e non) che una certa definizione va a significare. Quando si parla di arte, giovane, nuovo, addirittura contemporaneo sono termini problematici, funzionali solo se trattati in maniera critica, considerando elemento dopo elemento per riscoprirne le propriet organiche. Nel concreto, organico quello spazio di espressione in cui i segnali di una coraggiosa variet siano tenuti insieme da una funzione comune, quella di produrre pensiero. Allora il festival Ammutinamenti di Ravenna pu permettersi di includere un sottoinsieme dal titolo Giovane Danza d'Autore perch si inserisce in un lavoro preciso condotto sul territorio, perch l'offerta di cultura innanzitutto un'opera di radicamento; al contrario, i numerosi bandi e premi che, dall'alto di schemi istituzionali e di circuito, invitano le giovani realt a esprimersi senza creare per loro un sistema dinamico in grado poi di diffonderli e farli crescere minano l'accessibilit invece di agevolarla. Nel programma del Romaeuropa Festival, uno dei maggiori eventi di arti performative in Italia, si inserisce la tre giorni di DNA Danza Nazionale Autoriale, una selezione decisa a schivare le categorie convenzionali. Lavori brevi, materiali in forma di studio e debutti, presentati senza mai aver bisogno di classificare gli artisti. Sufficiente la specifica sul carattere originale delle creazioni e sulla provenienza d'origine ch alcuni di loro in Italia ci sono solo nati. Addirittura il termine danza, andando oltre la semplice indicazione di un genere, viene coraggiosamente sporcato, in scena, da linguaggi che finalmente sono ibridi fin dalla nascita. La personalissima auto-grafia di Giorgia Nardin nel suo primo solo da "danzautrice", Dolly, era accanto al Folk-s di Alessandro Sciarroni, che usava i balli tradizionali tirolesi per comporre una performance di gruppo in cui, in maniera inedita, faceva parte anche lo spettatore. Nel vedere accadere quei linguaggi e nel considerarne il valore culturale si dovrebbe fluidificare il discorso, andando a eliminare, dove possibile, una divisione per categorie; categorie che suonano ormai come altri di quei dogmi anacronistici di cui il nostro paese compulsivamente si ciba. A caratterizzare il sistema di produzione e distribuzione delle arti sceniche (e non solo quello) in Italia una sempre pi grave bulimia: una forsennata digestione di materiale che si reputa davanguardia solo perch prodotto da giovani generazioni con nuove tecnologie rischia di calciare via l'unica categoria che un mezzo come il teatro dovrebbe reputare primaria, quella della rilevanza culturale. Se certe punte dell'offerta culturale di una citt o di un paese non riescono a emergere non tanto perch non sia stato pensato per loro uno spazio adeguato, ma al contrario perch i muri di definizione che delimitano quello spazio sono talmente alti da scavalcare che anche la pi vivace creativit ne esce omologata. In questo sistematico appiattimento di linguaggi e codici dentro nicchie polverose si annulla anche la capacit critica del pubblico, che dovrebbe invece essere l'elemento di chiusura del cerchio. Molte realt che monopolizzano quell'offerta culturale lo fanno allora attraverso il perfezionamento di un modello, l'aguzzarsi di un ingegno che ancora una volta per necessit, quasi per darwiniana intelligenza d'istinto le posiziona al meglio nel perimetro di comode categorie. Il caso di Romaeuropa, fortunatamente non isolato, diviene virtuoso nel momento in cui espone certe creativit in un'area delimitata e per non protetta da recinzioni e teche museali. Ne prova anche la sezione Digitalife, che apre a Roma il 15 novembre e fino al 16 dicembre mette una accanto all'altra arti di diversa natura, in una sorta di percorso selezionato ma non selettivo. Se Club to Club a Torino (fino all'11 novembre) basa tutto il programma sulle interazioni tra arti e musica, diversi eventi, come Zoom Festival a Scandicci (fino al 12) si occupano di affiancare un tipo di fruizione all'altro, in modo che l'uditorio si frammenti. Sono tutti inizi da cui ripartire. Di l dal puntare il dito contro un unico responsabile, possiamo osservare questa geografia come il sintomo ulteriore di una perdita di cultura. La tendenza a classificare le espressioni artistiche con il metodo dei concetti definiti (novit, giovinezza, valore politico, popolarit) e a concepire tra loro rapporti di interdipendenza (giovane = nuovo; popolare = politico; testo = reazionario; movimento/performance = rivoluzionario) finisce per fossilizzare a priori la libert di sguardo che uno spettatore attivo dovrebbe difendere. Forse gioverebbe riportare dunque l'attenzione proprio su chi guarda. La scansione per generi e per fasce d'et proviene infatti da un ragionamento a priori sul pubblico, al quale si tenta di proporre un prodotto confezionato. E tuttavia il rischio proprio quello di immaginare lo spettatore come ennesimo elemento scenico da manipolare, quando invece la sua presenza attiva si offre a donare senso anche e soprattutto a quelle parti che l'opera lasci aperte, come analizzava il bel libro di Jacques Rancire Le spectateur mancip (La Fabrique, 2005), tradotto in inglese (Verso, 2009) e non in Italia. Finch si continuer a impostare l'offerta e la distribuzione dell'arte in base a una presunta forbice di interesse il destino di certe forme di creativit rischier di essere quello del cibo ingerito e digerito da un soggetto bulimico. Lespulsione.
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