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"LA ZISA" DI PALERMO UN ESEMPIO DI ARCHITETTURA BIOCLIMATICA

Prof. Ing. Armando La Pica - Arch. Adelaide Pignato

Facolt di Ingegneria - Universit di Palermo Dip. di Energetica ed Applicazioni di Fisica (D.E.A.F.)

SOMMARIO Nel presente lavoro si esamina, quale esempio ante litteram di residenza estiva e di architettura bioclimatica, lantico castello della Zisa, significativa opera di carattere islamico-normanno in Palermo. Linvolucro delledificio, caratterizzato da murature di grande spessore, svolgeva un ruolo di filtro tra lambiente interno e quello esterno, controllando la fluttuazione della temperatura e limmissione di aria, calore e luce. Gli aspetti legati alla funzione bioclimatica delledificio sono stati oggetto prevalentemente di intuizioni ma solo in tempi recentissimi si ottenuto qualche specifico riscontro[11]. Con il presente lavoro gli autori presentano i risultati di una ricerca su tali funzioni bioclimatiche della Zisa. In particolare modo sulle concrete possibilit offerte dalledificio di utilizzare al meglio le brezze estive provenienti dal mare. Viene infine analizzata, sulla scorta di un pi attento esame dei caratteri morfologici del manufatto e dei dati meteorologici medio orari raccolti presso il DEAF nellestate-autunno1999, la funzione di due corpi a torre, esistenti sui fronti minori ed opposti delledificio, cui lo stato dellarte sino ad oggi ha attribuito la funzione di torri di ventilazione. I risultati dellanalisi degli autori rende inconsistente tale ipotesi e porta ad una diversa interpretazione, gi adombrata da isolati ricercatori: che si tratti di captatori di esalazioni fumarie.. SUMMARY Is here examined, example ante litteram of summer residence and bioclimatic architecture, the ancient "castle of Zisa", meaningful work of Islamic-Norman character near Palermo. External and inernal partitions are characterized by thick masonries and developed a role of filter between the inside environment and the outside one, controlling temperature fluctuation and immission of air, heat and light. Bioclimatic aspects of the building have primarily been object of "intuitions". Only in recent times specific analysis were carried out [11]. In the present paper the authors present results of their search on bioclimatic functions of Zisa. In particularly way on the concrete possibilities offered by the building to use at best the summer breezes from the sea. Is finally analyzed, on the base of a more careful examination of the morphological characters of the monument and on meteorological data scheduled at DEAF nell'estate-autunno1999, the function of two tower bodies, existing on the small and opposite fronts of the building, which actual state of the art attributes the function of "towers of ventilation". The results of the analysis of the authors it makes inconsistent such hypothesis and leads to a different interpretation, already shaded from isolated researchers: they were chimney ducts of fireplaces.

Introduzione
Il problema del controllo ambientale per creare delle condizioni favorevoli ai propri obiettivi ed alle proprie attivit antico quanto luomo. Attraverso tutta la sua storia, il progetto dellabitazione ha rispecchiato le diverse soluzioni che ciascun periodo ha proposto per il perpetuo problema di assicurare un microambiente controllato allinterno di un macroambiente naturale troppo spesso assediato dalle forze avverse del freddo, del caldo, del vento, dellacqua e dal sole.[1]. Nel presente lavoro si esamina, quale esempio ante litteram di residenza estiva e di architettura bioclimatica, lantico castello della Zisa (dall'arabo 'al-aziz = nobile, splendente, glorioso), significativa opera di carattere arabo-islamico, risalente agli inizi del XII secolo. Ledificio riveste una notevole importanza in quanto uno dei pochi esempi di architettura civile normanna con elementi di carattere arabo-islamico e di cultura bizantina, ma anche perch era stato concepito secondo le pi raffinate tecniche islamiche di refrigerazione [2].

Figura 1: Vista da sud- est - Immaine darchivio data 1895


Contemporaneamente alledificio venne annessa una cappella reale, 1a chiesa della SS. Trinit, che venne alterata da sovrastrutture ed incorporata allinizio del XIX secolo nella chiesa di Ges, Maria e S. Stefano [2]. Il palazzo sub poche interventi fino al 1635, anno in cui fu concesso gratuitamente per le sue pessime condizioni a Giovanni de Sandoval che con le manomissioni apportate arrestarono lo stato di degrado ma modificarono limmagine e la struttura originale della costruzione penalizzando cos le strutture di sostegno. Nel 1809 estintasi la famiglia dei Sandoval, la Zisa passa a Francesco Notarbartolo e Pilo, principe di Sciara che ne mantenne il possesso fino al 1951 anno in cui venne espropriata e assegnata al Demanio regionale.

Limmagine originale del palazzo documentata dallausilio dei dati osservati durante i lavori di restauro di questi ultimi anni e dalla descrizione del frate domenicano Leandro Alberti fatta nel 1526, prima delle trasformazioni apportate dai Sandoval avvenute nel 1636 [3]. Nel 1952 hanno inizio i primi lavori di restauro che furono interrotti nel 1958 per essere ripresi nel 1966, ma per essere ancora paralizzati nello stesso anno. Il 13 Ottobre 1971 croll gran parte dell'ala Nord, dove le trasformazioni seicentesche dei Sandoval avevano rese labili le reazioni dei muri perimetrali alla spinta delle volte e delle arcate principali. L'incarico di redigere il progetto di restauro fu affidato al Prof. Giuseppe Caronia. [2]. La tematica si rivel subito vasta e complessa. Il progetto doveva muoversi attraverso due importanti dilemmi: ricostruire le parti crollate riconfigurandone 1a spazialit originaria o limitarsi solo a consolidare le parti superstiti. L'una o l'altra soluzione implicavano delle scelte di fondo sulle quali si apr un ampio dibattito. Prevalse alla fine la decisione, sostenuta dal Caronia, di ricostruire il monumento ripristinando gli antichi volumi originari ma conservando alcuni elementi dei restauri seicenteschi. Sul piano architettonico il monumento stato oggetto, in passato ed oggi, di numerosi studi di archeologi e storici dellarte, anche rivolti al fine di enucleare le numerose superfetazioni che vi si sono sedimentate nel corso dei secoli. Gli aspetti legati alla funzione bioclimatica delledificio sono stati oggetto prevalentemente di intuizioni prive, sino ad oggi, di alcuno specifico riscontro. Con il presente lavoro gli autori presentano i risultati di una ricerca su tali funzioni bioclimatiche della Zisa. In particolare modo sulle concrete possibilit offerte alledificio di utilizzare al meglio le brezze estive provenienti dal mare. Viene infine analizzata, sulla scorta di un pi attento esame dei caratteri morfologici del manufatto e dei dati meteorologici raccolti presso il DEAF nella stagione estiva del corrente anno, la funzione di due corpi a torre, esistenti sui fronti minori ed opposti delledificio, cui lo stato dellarte sino ad oggi ha attribuito la funzione di torri di ventilazione. I risultati dellanalisi degli autori rende inconsistente tale ipotesi e porta ad una diversa interpretazione, gi adombrata da isolati ricercatori: che si tratti di canne fumarie.

ANALISI BIOCLIMATICA Ledificio (fig. 1) si presenta come una massiccia costruzione rettangolare (L=36,40; B=19,60; H=25,70) sviluppata su tre livelli e orientata con lasse longitudinale in direzione nord-sud cos da offrire il prospetto principale est, con una sua bacino-peschiera antistante (oggi non pi in uso), alla vista ed agli effetti del mare da cui provengono le brezze pi temperate, accolte all'interno dell'edificio attraverso tre ampi fornici sul portico. Tali strategie, per il controllo climatico, hanno consentito alledificio di autoregolarsi rispetto allambiente esterno e di gestire in modo dinamico i flussi di calore e di energia. Per lanalisi del comportamento energetico delledificio sono stati studiati la scelta del sito, la forma, linvolucro e la disposizione interna, clima del sito. [5]

SITO Il palazzo sorgeva (fig. 2) all'interno del parco reale del Genoard (Gennet-el-ardhj) = paradiso della terra, circondato da giardini e frutteti ed ameno per labbondante presenza delle acque, che assolvevano al compito di creare un confortevole ambiente bioclimatizzato. In asse con la facciata principale vi era un bacino (peschiera: fig. 3) con unisola-padiglione raggiungibile attraverso un ponte, in cui si riversava lacqua che sgorgava da una fonte posta sulla nicchia di fondo della sala della fontana, alimentata probabilmente da un recipiente di raccolta delle acque posto nel grosso muro a ridosso della fontana [3]. Allapprovvigionamento dellacqua provvedeva verosimilmente una la derivazione da un qanat - tipica rete di canali cavata in sotterraneo che captavano ed incanalavano le acque, a temperatura piuttosto bassa (12/13C), della lestesa falda freatica dellagro palermitano che permetteva lafflusso continuo di acqua nellimpianto della peschiera. Recenti prospezioni geologiche [6 e 7] hanno individuato un quanat a distanza sufficientemente ravvicinata alla Zisa da rendere plausibile una tale ipotesi. La presenza dellacqua e della vegetazione contribuivano a creare effetti benefici sulla costruzione. Una superficie liquida, anche se soggetta alla stessa insolazione ed assorbimento di radiazione solare del suolo, si riscalda molto meno ed ha un calore specifico pi alto rispetto al suolo ed normalmente pi calda dinverno e pi fredda destate ed usualmente pi fredda di giorno e pi calda di notte.

Nel caso della Zisa la vicinanza dei corpi dacqua moderava le variazioni di temperatura attenuando le massime estive. Inoltre nelle variazioni della temperatura diurna, quando la terra pi calda dellacqua, una corrente daria fresca vicino al suolo proveniente dal mare compensava le correnti termiche ascensionali. Durante il giorno, questa brezza dal largo aveva un effetto rinfrescante. Di notte, invertendosi la direzione della brezza, gli effetti erano pi efficaci sul lato sopravento e quindi sul lato ovest del palazzo.

Figura 2: Palermo e la Conca dOro (anni 40) localizzazione della Zisa e di altri siti

Un ulteriore contributo veniva apportato dal manto naturale del terreno. La vegetazione e i manti erbosi, accortamente irrigati, intercettando parte della radiazione solare incidente al suolo ed attenuando lirraggiamento notturno, facevano quindi diminuire la temperatura e ne stabilizzavano le variazioni. Levaporazione superficiale apportava ulteriore refrigerio e beneficio nelle giornate particolarmente calde del secco scirocco [1].

MORFOLOGIA La forma delledificio della Zisa la si pu considerare una risorsa vincente e strategica per il pi appropriato uso delle fonti naturali e gratuite utili per il miglioramento delle condizioni climatiche.

La sua tipologia presenta alcune caratteristiche delle costruzioni fatimite nord-africane, che rappresentano il livello pi alto di evoluzione in relazione al rapporto fra struttura edilizia, comfort ambientale e condizioni climatiche, quali:

Figura 3: La Zisa Planimetria del piano terra con localizzazione della sala della fontana e della peschiera

Figura 4: La Zisa Planimetria del piano primo

Figura 5: La Zisa Planimetria del piano secondo

Figura 6: La Zisa sezione longitudinale da sud a nord sviluppo in altezza, impiego, come materiale da costruzione, di pietra di levata massa specifica ma anche a bassa conduttivit termica (arenaria sedimentaria di origine marina con p.s. circa 1800 kg/m3), mura e partizioni interne di grande spessore, volume raccolto (massimo rapporto tra il volume occupato e le superfici che lo delimitano), poche e piccole aperture allesterno sui prospetti esposti allarco solare, pi grandi aperture sui lati in ombra od esposti alle brezze fresche,

massimo riscontro daria nei locali grazie ad aperture di comunicazione tra i vani e ad aperture praticate sul fronti contrapposti. [8] [9]. Ognuna di queste caratteristiche favoriva il benessere termico degli occupanti. Infatti un controllo climatico reso possibile attraverso una razionale forma e disposizione delle aperture, sia esterne che interne, ubicate in modo tale da realizzare percorsi preferenziali dellaria sia dal basso verso lalto, ma principalmente dal fronte est al fronte ovest. Sul prospetto principale (ad est, lato mare), al piano terreno, dominano tre fornici di cui quello al centro pi grande e raggiunge laltezza del piano mediano. I tre fornici appaiono concepiti per favorire il convogliamento delle fresche brezze di levante verso la sala della fontana e da questa, attraverso la connessione aeraulica operata delle finestre grigliate posta nella parte alta della sala della fontana, verso le sale del primo piano. Al primo ed al secondo piano, sempre sul prospetto principale dal lato est (lato mare) la rilettura dei documenti di archivio e le versione di esse pi accreditate suggerisce la presenza di numerose bifore, di ampia, ma non amplissima superficie, sormontate, in alcuni casi, da piccole monofore poste in asse. Tali aperture funzione di dare luce ai locali ad esse pertinenti ed aria fresca non solo ad essi ma anche ai locali intermedi e ai locali del fronte opposto (lato occidentale). Il lato ovest, cio il retroprospetto (fig. 7), stato concepito tenendo conto che nellarco della giornata era il lato pi caldo a causa della combinazione di radiazione solare e di una pi alta temperatura dellaria durante il pomeriggio. Infatti questo costituito da piccole aperture che limitavano lingresso di aria calda e facevano entrare pochissima radiazione solare. Inoltre queste, essendo sistemate piuttosto in alto, favorivano il richiamo di correnti daria pi fresca provenienti dal vestibolo e dai locali lato est.

I Figura 6: La Zisa - retrprospetto sud-ovest Figura 7: La Zisa torre sud-est

INVOLUCRO Linvolucro delledificio svolge il ruolo di un filtro tra lambiente interno e quello esterno, controllando limmissione di aria, calore, luce. I muri portanti della Zisa combinavano la funzione di sostegno con la protezione dalla luce e dal calore. Ledificio caratterizzato da murature di grande spessore. Al piano terreno le murature esterne hanno uno spessore di ml 1.90, al primo piano di ml 1.60 e al piano secondo di ml 1.40; quelle interne hanno spessore rispettivamente di ml 1.50, ml 1.10 e ml 0.80. Esse sono costituite da una doppia fodera di pietra da taglio riempita con pietrame a secco o legato con malta ed intonacate con stucco applicato sulla pietra e decorato con disegni policromi. Grande la capacit termica del materiale e quindi linerzia termica: lapporto radiativo estivo viene mitigato dagli effetti dello sfasamento e della attenuazione termica [11]. Il materiale da costruzione stato sfruttato al meglio per avere condizioni equilibrate allinterno delledificio.

IL CLIMA DEL SITO E LA VENTILAZIONE DEGLI INTERNI La lettura planimetrica mette in chiara evidenza (vedi figg. 3, 4, 5 e Sez. in fig.6) il naturale percorso dellaria che si stabilisce allinterno delledificio, a ciascun piano, attraverso i vani, i corridoi e le aperture interne, allorquando le fresche brezze di levante mettono in sovrappressione il prospetto est rispetto a quello ovest. In assenza di venti o di brezze la naturale aerazione di locali interni esterni resa possibile dalla adozione delle numerose piccole monofore ad arco a tutto sesto, poste in alto, sopra i vani di transito e su alcune aperture esterne. Per meglio comprendere tale fenomenologia si consideri infatti che in un ambiente la stratificazione dellaria dovuta ad inevitabili effetti termici produce un cappa di aria calda nella parte superiore del locale e di aria pi fresca nella parte bassa. A tale gradiente verticale di temperatura si associa un gradiente verticale di pressione che, se pur modestissimo, suscettibile di attivare ricambio di aria se su una parete dellambiente stesso si apre una luce a tutta altezza, anche stretta, ovvero se sulla stessa parete si aprono due luci: una in basso ed una in alto. Viene a crearsi, di fatto, tra le due luci una sorte di camino naturale in cui il movimento dellaria ha motivazioni di tipo termogravimetrico. Se si hanno due ambienti contigui (in differenti condizioni termiche) , quindi, possibile attivare un efficace scambio daria tra di essi praticando nella parete di separazione due luci di siffatte caratteristiche. In egual modo, se lambiente prospetta sullesterno, e possibile attivare il ricambio daria esterna, anche in assenza di brezze e di aperture contrapposte, praticando sulla parete esterna due luci a differente livello. A tali principi si sono strettamente attenuti, in modo capillare, gli antichi e sapienti costruttori della Zisa . Il retroprospetto (fig. 7) lato ovest, stato concepito tenendo conto che nellarco della giornata era il lato pi caldo a causa della combinazione di radiazione solare e di una pi alta temperatura dellaria durante il pomeriggio. Presenta aperture di piccola luce che limitavano lingresso di aria calda e facevano entrare pochissima radiazione solare. Inoltre queste, essendo sistemate piuttosto in alto, favorivano la fuoriuscita di aria calda sedimentata nel volume superiore degli ambienti ed il richiamo (anche non forzato) di correnti daria pi fresca provenienti dal vestibolo e dai locali lato est. Anche lorientamento delledificio svolgeva una funzione importante, infatti, questo era disposto sullasse nord-sud, orientamento non casuale in quanto essendo una dimora destinata alla residenza estiva stata data preferenza allorientamento a levante per i locali pi importanti. Questi sono infatti sono esposti al sole basso e tiepido del mattino, mitigato dai musharabja alle aperture esterne mentre ad ovest la forma compatta e il notevole spessore murario e le piccole aperture minimizzavano gli scambi con lesterno e lapporto della radiazione solare del pomeriggio. Altra forma di difesa dal caldo diurno era stata affidata ad una razionale progettazione e destinazione degli spazi interni. Infatti si era scelta unubicazione lungo il lato sud per gli spazi occupati durante il giorno mentre lungo il lato rivolto ad ovest erano stati ubicati i servizi e dei disimpegni. Un lungo corridoio al primo e secondo piano a ridosso del lato ovest, fungendo da schermo di radiazione, permetteva di dissipare gran parte del carico termico della parete esposta al sole pomeridiano agendo, anche attraverso il meccanismo termogravimetrico prima descritto, sulla ventilazione dello stesso corridoio e sul richiamo di aria pi fresca dai locali di levante.

Al secondo piano sulla scorta della descrizione dellAlberti vi erano tre atri scoperti con una funzione molteplice poich le dimensioni limitate e laltezza facevano s che questi rimanessero in ombra mantenendo una temperatura radiante pi bassa che allesterno. Di sera e di notte si aveva un effetto di raffreddamento per irraggiamento verso latmosfera a beneficio degli ambienti vicini. I tre atri, fornivano inoltre il naturale riscontro daria agli ambienti del secondo piano, che vi si affacciavano nella loro totalit. ANALISI DEI DATI METOROLOGICI Allo scopo di correlare quanto sopra qualitativamente descritto in merito alle felici intuizioni e conseguenti soluzioni adottate dagli originari costruttori per utilizzare al meglio le fresche brezze estiva e proteggersi dai caldi venti meridionali, gli autori hanno analizzato i dati meteorologici medi orari rilevati da una stazione installata sulla copertura delledificio del Dipartimento. La stazione gestita da altro gruppo di ricerca D.E.A.F. dellUniversit di Palermo il quale ha messo a disposizione degli autori i dati registrati per le successive elaborazioni confacenti agli scopi ora indicati. La stazione meteorologica ubicata a poco meno di un chilometro dalla Zisa e, dal punto di vista della localizzazione rispetto alla piana della Conca dOro, alla cintura montana, allesposizione al mare ben riproduce le omologhe localizzazioni della Zisa . Si serve di un multiacquisitore BABUC che, a cadenza tra 1 e 6 minuti, registra i valori massimi e minimi della Tbs, U.R, Vvento, DIRvento, ILL p. oriz., IRR.GLp. oriz. Patm ed invia tramite modem i dati ad un centro di elaborazione che provvede alla determinazione dei parametri statistici ed alla ulteriore determinazione di: ANGOLO medio orario del vento nella direzione prevalente; RICORRENZE% orarie delle direzioni del vento in ciascuno dei 16 settori della rosa dei venti; % oraria di CALMA; Vmed nel settore prevalente (cio a maggiore ricorrenza percentuale). Il periodo preso in esame, proprio in considerazione della originaria destinazione a residenza prevalentemente estiva, copre 117 giorni, dal 01/07/99 al 05/11/99, della stagione estiva e met della autunnale 1999. Il numero di eventi medi orari presi in considerazione ammonta a 2.768 per ciascuno dei parametri prima indicati A titolo di esempio si riportano in Tab. I a e Tab I b i facSimile dei tabulati dei dati elaborati:
data ora T min T med T max UR UR UR min med max P min P max V min V V max RG med 47/5 min 2,39 3,17 1 1 RG RG 47/5 47/5 med max 1 3 1 13

01/07/1999 19,8 20,2 5,00 01/07/1999 20,84 21,27 6,00

20,6

52

53 54

54 1012,7 1012,9

0,2 1,01

21,9 52,6

55 1012,6 1012,8 0,19 1,24

Tabella I a : elaborazione dei dati medi orari dei valori Max, Med e Min di Tbs, U.R, Patm , Vvento , IRR.GLp. oriz.
canale 6 Direz. VENTO Valori orari Data ed ora 1 set tor e % 0 vali 22, di 5 3 se tto re 45 22, 5 67, - 5 45 0 0 3 se tto re 4 se tto re 67, 5 90 5 se tto re 90 11 2,5 6 se tto re 11 2,5 13 5 15 16 se set tto tor re e 31 5 33 - 7, 33 5 7,5 36 0 1 4,5 17 19 22 25 8,3 1,8 0,7 0,2 0 0 1,1 6 3 10 36 39 7,8 1,2 0,8 0,2 7 se tto re 13 5 15 7,5 8 se tto re 15 7,5 18 0 9 se tto re 18 0 20 2,5 10 se tto re 20 2,5 22 5 11 se tto re 22 5 24 7,5 12i se tto re 24 7,5 27 0 13 se tto re 27 0 29 2,5 14 se tto re 29 2,5 31 5

% di cal m a

dir med sett prev

Settore Sett ore del Vento nella Prev alen direzione prevalent te e 9 10 Mezzog. e Libeccio Libeccio

Vme d sett prev

Vel med risul t

01/07/1999 100 0,00 01/07/1999 100 1,00

0 0

0 0,3

0 200

1,19 1,06

1 0,9

0 0,2 0,5

0 0,5 213

Tabella I b: elaborazione dei dati medi orari dei valori di: RICORRENZE% delle direzioni del vento in ciascuno dei 16 settori della rosa dei venti; ANGOLO medio del vento nella direzione prevalente; % oraria di CALMA; Vmed nel settore prevalente I dati analizzati sono stati raccolti nei seguenti grafici di sintesi.

S e tt o r e P r e v a le n t e

V m e d s e t t p re v

T m ax

U R m ax

96 88 80 72 64 56 48 40 32 24 16 8 0 29/07/1999 00,00 01/07/1999 0,00 08/07/1999 0,00 15/07/1999 0,00 22/07/1999 0,00 05/08/1999 0,00 12/08/1999 0,00 19/08/1999 0,00 26/08/1999 0,00 02/09/1999 0,00 09/09/1999 0,00 16/09/1999 0,00 23/09/1999 0,00 30/09/1999 0,00 07/10/1999 0,00 14/10/1999 0,00 21/10/1999 0,00 28/10/1999 0,00 04/11/1999 0,00

Grafico 1: Periodo 01/07/99 04/11/99 Settori angolari della Direzione del Vento Prevalente; e Vvento media oraria nella direzione prevalente; Valori Max, di Tbs, U.R.

Settore Prevalente 96 92 88 84 80 76 72 68 64 60 56 52 48 44 40 36 32 28 24 20 16 12 8 4 0
10/08/1999 0,00 11/08/1999 0,00 12/08/1999 0,00 13/08/1999 0,00 14/08/1999 0,00 15/08/1999 0,00

Vm ed sett prev

T max

UR m ax

16/08/1999 0,00

17/08/1999 0,00

18/08/1999 0,00

19/08/1999 0,00

20/08/1999 0,00

21/08/1999 0,00

Grafico 2: Stralcio del periodo di maggio calura autunnale - Periodo 10/08/99 23/08/99 Settori angolari della Direzione del Vento Prevalente; e Vvento media oraria nella direzione prevalente; Valori Max, di Tbs, U.R.

10

22/08/1999 0,00

Settore Prevalente
96 92 88 84 80 76 72 68 64 60 56 52 48 44 40 36 32 28 24 20 16 12 8 4 0 17/10/1999 0,00 18/10/1999 0,00 19/10/1999 0,00 20/10/1999 0,00 21/10/1999 0,00 22/10/1999 0,00

Vmed sett prev

T max

UR max

23/10/1999 0,00

24/10/1999 0,00

25/10/1999 0,00

26/10/1999 0,00

27/10/1999 0,00

Grafico 3: Stralcio del periodo di maggio calura autunnale - Periodo 17/10/99 29/10/99 Settori angolari della Direzione del Vento Prevalente; e Vvento media oraria nella direzione prevalente; Valori Max, di Tbs, U.R. I successivi grafici 4 e 5, ed ancor pi il grafico 6 evidenziano in modo chiaro la prevalenza dei venti caldo sudoccidentali ed occidentali (da libeccio a libeccio-ponente: fortemente variabili tra il molto secco e lumido) - e ricorrenza pi limitata dei venti freschi orientali del 2 (levante: mediamente umidi) e 3 settore (scirrocco-levante fortemente variabili tra il molto secco e lumido).
Settore del Vento nella direzione prevalente

16

Settore della rosa dei venti

12

0
01/09/1999 0,00 08/09/1999 0,00 22/09/1999 0,00 29/09/1999 0,00 06/10/1999 0,00 13/10/1999 0,00 20/10/1999 0,00 27/10/1999 0,00 15/09/1999 00,00 03/11/1999 0,00

data ed ora

Grafico 4: Periodo 01/07/99 31/08/99 Settori angolari della Direzione del Vento Prevalente

11

28/10/1999 0,00

Settore del Vento nella direzione prevalente

16

Settore della rosa dei venti

12

0
01/07/1999 0,00 08/07/1999 0,00 15/07/1999 0,00 22/07/1999 0,00 29/07/1999 00,00 05/08/1999 0,00 12/08/1999 0,00 19/08/1999 0,00

data ed ora

Grafico 5: Periodo 01/09/99 05/11/99 Settori angolari della Direzione del Vento Prevalente E opportuno rilevare, poiche ci appare strettamente connesso con gli aspetti bioclimatici delle soluzioni costruttive ed architettoniche adottate nella Zisa, che tale ricorrenza meteorologica, ha carattere locale nella sicilia occidentale, a causa della ubicazione al margine tra larea continentale europe e larea continentale africana, e si protrae sino alla meta del mese di novembre. Nel periodo considerato, difatti, le perturbazioni di origine atlantica prevalgono rispetto ad altre perturbazioni. Esse, penetrando nel Mediterraneo da occidente ad oriente, determinano regimi ciclonici con rotazione in senso antiorario che richiama nelle estreme frange meridionali aria da sud/sudovest, sudovest, est, sud est. Nel successivo grafico sono rappresentate, in forma istogrammica, a conferma di quanto asserito, le ricorrenze medie orarie dei venti prevalenti in ciascuno dei sedici settori della rosa dei venti, nellarco temporale dei 117 giorni considerati . La prevalenza dei venti sud occidentali (caldi) ed orientali (freschi) nettamente apprezzabile.
Ricorrenze % nel settore - Media su 117 gg delle ricorrenze medie oraria (27,860 acquisiz. sulla base di 10 acquis./ ora)

16 14,4 14 12 10
% di ricorrenza

13,2

9,4 7,0 6,0 5,7 5,0 3,0 3,1 4,6 4,1 3,2 3,2 2,5 2,0 7,2

8 6 4 2 0
0 - 22,5 1 settore N-N/NE

6,5

Mezzogiorno e libeccio

Libeccio e Ponente

Scirocco e Levan.

26/08/1999 0,00
% di calma

Tramontana

3 settore N/NE - NE

135 - 157,5 7 settore SE- SE/S

270 - 292,5 13 settore O -O/NO Ponente

225 - 247,5

90 - 112,5 5 settore E - SE/E

180 - 202,5 9 settore

settori angolari

Grafico 6: Periodo 01/07/99 05/11/99 Ricorrenza % media oraria dei Venti Prevalenti in ciascino dei sedici settori della rosa dei venti estesa allintero periodo di osservazione .

12

S - S/SO

11 settore SO - SO/O

315 - 337,5 15 settore NO - N/NO Maestrale

45 - 67,5

Grecale

Scirocco

TORRI DI VENTILAZIONE Durante gli ultimi lavori di restauro vennero alla luce, nei due corpi a torre(fig. 7) sporgenti sui fronti minori sud e nord delledificio, cavedi rettangolare dalle dimensioni di circa cm 120 di larghezza e 25 centimetri di profondit. Tali fori si presentano come tali negli attraversamenti dei solai del primo piano. Mentre negli attraversamenti del secondo piano e della copertura interessano ambiti murari o muqarnas che ne configurano laspetto nella forma di canale verticale. Tali canali e fori hanno fornito spunto alle pi varie interpretazioni. Taluni sostengono che facessero parte di una evoluta canalizzazione a tiraggio naturale diretto (movimento verso lalto) ovvero indiretto (movimento verso il basso) concepita dagli originari costruttori per assicurare la ventilazione ed il raffrescamento delledificio ed il ricambio daria, interessando circuiti aeraulici di pura fantasia coinvolgenti la sala della fontana e percorsi orizzontali e verticali variamente articolati da questa dipartentisi. Taluni altri, pi prudentemente, hanno ipotizzato che leffetto camino (diretto od inverso) potesse avere efficacia sui locali immediatamente attraversati da tale canalizzazione. Altri ancora ritengono che tale rete di canalizzazione a tiraggio naturale avesse un pi ampio coinvolgimento interessando finanche un corridoio di ronda sotterraneo (indiana) limitrofo alledificio su alcuni lati. Altri ancora [10], pi pragmaticamente, opinano che tali canalizzazioni fossero a servizio di posti fuoco a dei singoli piani: che fossero nientaltro che camini (canne fumarie originariamente pi o meno multiple) di cucine. Una presa di posizione sullargomento meriterebbe oggi pi attente indagini ed esami di reperti in loco; non ultimo la esatta individuazione della ubicazione delle finestre che vari studiosi, in varie epoche, hanno localizzato, vuoi sul lato maggiore delle torri, vuoi sui due lati minori delle torri, vuoi su tutti i tre lati, vuoi in nessuno di essi. Qui si ritiene utile mettere in luce le seguenti argomentazioni: 1. un canale verticale collegante un ambiente, interno in cui vi siano squilibri termici, con lambiente esterno sempre sede di transito daria originata da squilibri termogravimetrici (effetto camino) che viene richiamata dallambiente ed espulsa allesterno, 2. laria effluente attraverso il camino viene richiamata nellambiente attraverso le aperture praticate nelle pareti dellambiente stesso, 3. Le aperture esterne allepoca erano del tutto permeabili allaria e protette soltanto da musharabja, 4. se nellambiente vi presenza di aperture o finestre in prossimit delle bocche di aspirazione della canna di ventilazione di fatto viene esclusa qualsiasi possibilit di richiamo di aria da altra via che non sia quella della stesse finestre, 5. la depressione di tipo termogravimetrica (tiraggio) determinato dagli squilibri termici ambientali di entit cos modesta che possono essere interessati soltanto circuiti aeraulici (percorsi daria) estremamente elementari, 6. circuiti complessi coinvolgenti lattraversamento di numerosi ambienti e di numerose aperture comportano resistenze al moto (perdite di carico) elevate e non compatibili con lazione di propulsione (tiraggio) assicurabile da una canna di ventilazione a tiraggio naturale, 7. Il sistema a canna di ventilazione naturale od a captazione di brezze si presta tradizionalmente a volumetrie edilizie estremamente semplici 8. la presenza di finestre nello stesso ambiente in cui vi un bocca di presa di una canna di ventilazione limita lazione di questa, al massimo allo stesso locale in cui la canna, 9. se risultasse confermato che sulle pareti delle torri, a ciascun piano, verano sin dalla origine finestre allora dovrebbe accettarsi che lazione delle canne di ventilazione si esaurirebbe nello volume della stessa nicchia della torre, 10. In tale ultima circostanza acquisterebbe corpo lipotesi che, in realt, le torri e le canne di ventilazione fossero destinate a posti fuoco e che le canne altro non fossero che camini da cucina. Taluno ha anche ipotizzato che i canali avessero funzione di torri di ventilazione a captazione di vento o brezze, diaframmate al loro interno. A suffragio di tale ipotesi dovrebbero ritrovarsi riscontri di tali diaframmi. Contrasta tuttavia con essa la circostanza che una torre a captazione richiede che in loco vi sia una brezza utile fortemente dominante. Siffatta circostanza non si verifica oggi e non vi alcun motivo di ritenere che si verificasse allora. Lefficacia del sistema resterebbe comunque limitato al solo locale in cui ubicata la bocca della canna.

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