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Grande e valoroso generale cartaginese.

Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin

ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a

nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso.

Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui.

A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch

e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. v Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen

to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro

contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra

rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni.

Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che

ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e

sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t

attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte

alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a

ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor

e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman

i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare.

Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche

ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal

e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale .

Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e

ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre

ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si

svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano.

Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica.

A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne.

Dopo Canne, per, i Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e serciti. Un giovane generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg li, per allontanare Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo impose il richiamo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa

zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale. Grande e valoroso generale cartaginese. Dopo la perdita della Sardegna nella prima guerra punica, Annibale, all'et di 9 a nni, part insieme al padre Amilcare per la Spagna, nuova terra di conquista, dove realizzare gli arditi sogni di grandezza che la severa educazione paterna aveva alimentato in lui. A 24 anni la maturazione era avvenuta: pens dunque di passare dalla teoria alla p ratica, dai disegni alla realt. La morte del padre gli mise nelle mani lo strumen to indispensabila alla lotta: il potente esercito cartaginese. L'assedio di Sagu nto (219 a.C.) gli offr l'occasione di sfidare finalmente Roma. Poi, nel 218 a.C., l'incredibile grande impresa al cuore stesso dell'avversario, attraverso il mai tentato prima passaggio in armi delle Alpi, sperando di attra rre dalla sua parte le popolazioni italiche. Partirono in cinquantamila, arrivar ono in ventimila. Infatti, partendo dalla Spagna, giunse in Gallia, dove, contan do sul malcontento popolare (infatti i Galli erano stati conquistati dai Romani durante l intervallo tra le prime due guerre Puniche) si procur degli alleati, che ampliarono e rafforzarono il suo esercito. A questo punto Annibale, oltrepassand o la catena montuosa delle Alpi, si diresse verso la Pianura Padana, in cui, pri ma lungo le rive del Ticino e, in seguito, lungo quelle del fiume Trebbia , avve nnero le prime grandi battaglie. In questa occasione egli introdusse una nuova t attica militare, costituita dalla manovra avvolgente, che, al contrario dello sc ontro frontale, si basa sull accerchiamento del nemico. Il primo a sperimentare l ef ficacia dell innovazione di Annibale fu appunto l esercito Romano, di cui vennero fa tti prigionieri o uccisi addirittura quindicimila soldati, costringendolo, cos, a ritirarsi con successiva conquista cartaginese della Gallia Cisalpina. Annibale continu, poi, la sua avanzata verso Roma e quest ultima, cercando di imped irne l avvicinamento, gli mand in contro un suo esercito; dunque il comandante puni co, cambiando registro, organizz un imboscata al lago Trasimeno (217 a.C.): i Roman i vennero tratti in un tranello fra il lago e la collina e si trovarono circonda ti su ogni fronte. Durante lo scontro vi furono altri quindicimila morti dell arma ta romana, contro 1.500 punici, ma Annibale pens di non essere ancora pronto per attaccare la metropoli sua nemica. Cos si limit ad attraversare la penisola sacche ggiando le varie citt incontrate e cercando invano altri alleati. Scrisse Polibio: Quanto accadde ad entrambi i contendenti e cio ai Romani e ai Ca rtaginesi fu opera di un unico uomo e di un'unica persona: quella di Annibale . Dopo la vittoria al Trasimeno che non aveva prodotto i risultati sperati (le cit t federate di Roma nell'Italia centrale non avevano tradito), tenace e imperturba bile Annibale decise di ripetere il tentativo pi a sud, tra le citt di cultura gre ca del Meridione, ancora poco affidabili per Roma: creare, cio, le ragioni di una alleanza e cogliere una nuova occasione per prostrare, in maniera definitiva, l 'apparato bellico romano. Nell'ottobre si trovava gi in Puglia per trascorrervi l'inverno e preparare i pia ni per la primavera. All'inizio dell'estate egli si spost, invece a Canne. Dopo Canne, per, i serciti. Un giovane li, per allontanare impose il richiamo Romani non si arresero. Con sforzi sovraumani armarono nuovi e generale Publio Cornelio Scipione venne nominato console. Eg Annibale dall'Italia, trasfer la guerra in Africa. Cos facendo di Annibale in patria e lo costrinse a dare battaglia in con

dizioni di inferiorit. Lo scontro decisivo avvenne non lontano da Cartagine, a Zama nel 202 a. C. Fu la fine di Annibale ed anche di Cartagine. A nche se Annibale diresse manovre magi strali, come l avvolgimento, l attacco, la finta ritirata e l accerchiamento dell eserci to nemico, la battaglia, per lui, si concluse tragicamente. Ritroviamo questo grande ex-comandante, ormai sconfitto e cinquantenne, in Bitin ia, dove rischia di venire consegnato ai Romani; ma questa una fine troppo umili ante per Annibale, che invece di essere ucciso per mano dei suoi pi grandi nemici , preferisce togliersi la vita lui stesso. Battaglia di Canne Attento osservatore, non gli era sfuggita la natura del luogo, per i vantaggi ch e potevano derivare in una battaglia risolutiva, al suo esercito mobile e discip linato, appoggiato da un'abile e manovriera cavalleria, al centro di un teatro i n cui gli elementi naturali (pianura, fiume, collina) avrebbero portato il loro contributo al risultato finale. Cos all'alba del 2 agosto 216 a.C., il console Ca io Terenzio Varrone, cadde avventurosamente nella trappola e Annibale pot ringraz iare gli dei perch avevano condotto da solo il nemico nel luogo pi favorevole ai s uoi disegni. Varrone aveva (e con lui il Senato e Popolo romano) il desiderio di infliggere f inalmente al Cartaginese una dura sconfitta (gli 80.000 uomini raccolti dalle le ve nel corso dell'anno costituivano una massa d'urto imponente) e di liberare la Repubblica dall'incubo punico. Ma la falange romana non aveva di fronte a s un e sercito qualunque o un qualunque generale, ma la duttile capacit del terribile ge nio, in grado di muovere il suo esercito come un solo uomo, con la rapidit e la v eemenza della folgore (come indicato dal soprannome di famiglia: Barca). Annibal e aveva collocato il suo campo maggiore sulla riva destra dell'Ofanto di fronte alla cittadella (collina di San Mercurio). Ma ben presto cambi posto, portandosi in basso a sinistra del fiume. I Romani si trovarono anch'essi a sinistra (a 9 km. circa dal nemico), ma con un campo minor e a destra. Il 2 agosto tutti i reparti, attraversando il fiume, si disposero a battaglia proprio davanti a questo campo. Anche Annibale allora convogli i suoi u omini a destra, attestandosi con le spalle alle alture di Canne. I Romani, invec e, avevano dietro di loro il mare. Varrone schier i Romani in linea retta su un fronte lungo 1 km e mezzo, a ranghi compatti e profondi per aumentare la capacit di sfondamento della falange romana; i 2.400 cavalieri a destra (lungo il fiume), dietro il secondo console, Lucio E milio Paolo, e i 3.600 cavalieri italici a sinistra, al proprio comando. Annibal e dispose i Cartaginesi in modo del tutto nuovo: su linee continue i veterani li bici; a sinistra la cavalleria celtica e iberica, al comando di Annibale e, a de stra, la celebre ed abilissima cavalleria numidica al comando di Annone. Annibal e prese per s il controllo del delicatissimo settore centrale (sul quale doveva e ssere imperniato tutto l'andamento della battaglia) organizzandolo ad arco conve sso. Formato da fanteria leggera (Celti e Iberi), esso, nei piani del generale, doveva cedere a poco a poco, ma senza rompersi, rovesciandosi indietro ad imbuto , attirandosi cos nel fondo la massa incauta dei soldati romani. La battaglia si svolse in effetti rispettando puntualmente le previsioni di Annibale. Annibale, con la sua cavalleria, mise ben presto in fuga i cavalieri di L. Emili o Paolo, disperdendoli, ma torn a dar man forte ai Numidi contribuendo cos a sbara gliare l'opposta cavalleria italica. A quel punto egli pot assalire alle spalle le fanterie romane, che intanto si era no incuneate nel fatale imbuto, nel quale, serrati anche ai fianchi dalla morsa dei veterani libici, non trovarono pi scampo. L'impossibilit di una via d'uscita, il gran numero di armati costretti in uno spa zio angusto, il panico e lo scompiglio aggravarono il massacro dei Romani, attes tato dalle cifre impressionanti: oltre 40.000 morti fra le truppe; caddero, inol tre, i 3 consoli, i questori, 29 tribuni militari, 80 senatori, 2.700 cavalieri, 19.000 furono i prigionieri e 15.000 i superstiti ( fra i quali Varrone), rifug

iatisi nelle vicine citt di Canosa e Venosa. Tra i Cartaginesi si contarono solta nto 6.000 caduti: un trionfo per Annibale.

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