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CLAUDIO MARTINI

IL CANTO DELLALBA

Quando e perch abbiamo cominciato a cantare

INDICE

INTRODUZIONE CAPITOLO I Il comportamento canterino e le radici del canto Localizzare una sorgente sonora Vincoli alla localizzazione Durata e respiro CAPITOLO II Scimmie canterine LIndri indri Le Hylobatidae Le sacche laringee Convergenza Indri Hylobatidae Il pant-hoot dello scimpanz CAPITOLO III Funzioni sociali dei richiami sonori (long & loud calls) nei primati La funzione di status La funzione di legame La funzione di allarme e lorigine del linguaggio Altre forme di comunicazione sonora nei primati CAPITOLO IV Lipotesi dellorigine del canto in habitat arboreo I padri degli antenati Let del canto dellalba Discesa al suolo: la saga degli australopiteci Esaptazione del repertorio vocale

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CAPITOLO V Memi e mimi: lipotesi di una origine recente e culturale del canto La transizione innato/appreso nel regno animale I memi del canto Elementi di discriminazione CAPITOLO VI Prove dal campo: filogenesi e ontogenesi Lorigine del linguaggio Tre geni Ontogenesi CAPITOLO VII Aspetti neurologici La percezione del tono e la mappa tonotopica umana La relazione suono-gesto-emozione Lateralizzazione delle funzioni uditive La relazione suono-memoria CAPITOLO VIII La musica non unarte simbolica Small-integer ratios, toni e metri: una possibile spiegazione neurologica Conclusioni BIBLIOGRAFIA INDICE ANALITICO

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INTRODUZIONE

Io sostengo che labitudine di emettere suoni musicali si sia sviluppata per prima, come mezzo di corteggiamento, nei remoti progenitori delluomo, e che in tal modo si sia stabilito un rapporto tra questa abitudine e le emozioni pi forti di cui essi erano capaci, cio lamore ardente, la rivalit, il trionfo. (Charles Darwin - Lespressione delle emozioni)

Dal momento che luomo nato dal suono, la sua essenza rimarr sempre sonora. (Marius Schneider - La musica primitiva)

quel suono avvolgente al quale tutti ambiscono. (Nisa, donna !Kung)

Alcuni anni fa, assistendo alla proiezione di un documentario sui lemuri del Madagascar, fui colpito profondamente da un suono che riecheggiava allinterno delle splendide foreste dellisola, oggi purtroppo seriamente minacciate dal crescente sfruttamento operato dalluomo. Era il canto dellindri, uno splendido primate dal muso allungato e dai modi gentili, il pi grande rimasto in quei luoghi da quando luomo, provenendo dal lontano oriente indonesiano, vi si insediato circa millecinquecento anni fa. Quella reazione emotiva era simile a quella che avevo provato altre volte, ad esempio ascoltando da bambino il richiamo del pavone diffondersi al tramonto dalle colline di fronte alla mia casa, o lululato del lupo o ancora gli incredibili canti delle megattere, ma cera anche qualcosa in pi. Si trattava infatti del canto di un primate, un essere assai pi simile alle caratteristiche dei nostri antenati di quanto possa esserlo un cetaceo, un carnivoro o un uccello. A quellepoca componevo colonne sonore per documentari, e lavoravo gi con i primi campionatori, come il mitico Prophet 2002, alfieri della rivoluzione digitale del trattamento del suono. Non esitai a campionare la forma donda di quel suono accattivante e flessuoso per impiegarlo in alcune composizioni, accorgendomi non senza stupore che si trattava di un tono quasi puro, con uno spettro armonico simile a quello di un flauto. Fu linizio di una serie di riflessioni che mi hanno portato, dopo oltre un decennio di approfondimenti, a formulare alcune ipotesi sullorigine del canto, e dunque della musica, nella nostra specie, nel tentativo di capire perch un comportamento culturale di questo tipo sia cos diffuso da essere considerato unanimemente dagli antropologi come uno dei tratti universali che caratterizzano luomo.
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Lo psicologo Anthony Storr, nellanalizzare il rapporto tra la musica e la mente, ha focalizzato perfettamente i due termini, strettamente legati tra loro, che sono implicati nella questione:
Ci sono convenzionalmente due modi di affrontare il problema del significato della musica nelluomo. Uno quello di esaminarne le origini: se potessimo comprendere come inizi, forse potremmo comprenderne i significati fondamentali. Il secondo quello di esaminare gli usi che della musica vengono fatti, le sue funzioni sociali storicamente e culturalmente determinate.

Lo scopo di questo libro proprio il tentativo di delineare il percorso filogenetico che stato compiuto dai nostri lontani antenati verso la produzione di suoni vocali tonali. Si tratta anzitutto di capire quali sono i modi possibili in cui ci potrebbe essere accaduto, e poi di verificare se i dati in nostro possesso possono consentirci di discriminare tra le diverse ipotesi. Il punto di partenza di questo viaggio alla ricerca delle origini del canto necessariamente il periodo in cui vissuto lultimo antenato che abbiamo in comune con unaltra specie vivente, ovvero listante, in termini geologici, in cui si sono biforcate le due linee evolutive che hanno condotto da una parte a tutti noi esseri umani e dallaltra agli scimpanz. La paleoantropologia ha vissuto negli ultimi anni una stagione esaltante, ricca di scoperte e rivelazioni provenienti non solo dai reperti fossili rinvenuti durante gli scavi, ma anche dalle possibilit offerte dal sequenziamento in laboratorio di DNA antico e recente. Ad oggi sembra essere quasi certo che lintervallo di tempo in cui collocare la divergenza tra le due linee vada posto tra 5 e 7 milioni di anni fa. La scelta di questo punto di partenza potrebbe sembrare arbitraria, ma si basa su un fatto certo: gli scimpanz non mostrano nel loro comportamento alcuna propensione canora ed infatti non sono compresi tra le specie di primati cosiddette canterine. Naturalmente potrebbero in via teorica aver perso questa caratteristica nel tempo, tuttavia ci appare improbabile, visto che il loro habitat naturale rimasto pressoch invariato fino ad oggi. Lindividuazione dei precursori del linguaggio e del canto stata sempre considerata una questione indecidibile, tanto da essere stata messa al bando nel 1866 dalla Societ de Linguistique de Paris. La scarsit dei dati a disposizione ha infatti condotto ogni ragionamento a riguardo a sprofondare in una palude auto-referenziale priva di qualunque falsificabilit (ovvero della possibilit di dimostrarne la falsit o la verit) e dunque, secondo la celebre definizione di Karl Popper, di qualunque scientificit. Tuttavia, dopo i recenti trionfi della paleogenetica e dopo gli ultimi importantissimi ritrovamenti di reperti fossili relativi proprio al periodo compreso allincirca tra 7 e 4 milioni di anni fa, comincia a delinearsi un sentiero percorribile dalle menti pi curiose e affamate di conoscenza, la possibilit concreta di elaborare un modello epistemologico da sottoporre

alla verifica dei fatti osservabili. Questo sentiero rappresentato anzitutto dalla possibilit di distinguere tra un comportamento innato e un comportamento appreso culturalmente. La prima e pi importante domanda che dobbiamo farci a questo riguardo la seguente: discendiamo direttamente da scimmie canterine o abbiamo iniziato a cantare alla luce dei primi fuochi, quando avevamo gi guadagnato, a causa della rottura dellequilibrio delle armi tra noi ed i nostri predatori naturali, la possibilit di non curarci troppo dei segnali che immettevamo nellambiente? Se realmente siamo stati scimmie canterine possiamo oggi cercare di capire quando e perch ci si verificato. Al contrario, lunico altro modo in cui avremmo potuto iniziare a cantare per via culturale (o memetica come si usa dire oggi), ovvero utilizzando una plasticit neuromuscolare e respiratoria che si era evoluta1 per cause del tutto diverse dalla produzione di suoni. I memi del canto, inventati una o pi volte da qualche geniale innovatore, si sarebbero diffusi nei nostri antenati per mezzo dellapprendimento per imitazione, perch garantivano un qualche tipo di vantaggio ai loro portatori. Cercher di dimostrare che le due ipotesi comportano, riguardo alla questione dellorigine, una differenza temporale valutabile in alcuni milioni di anni e con molta probabilit delle differenze nella biochimica e nel comportamento degli individui che possono essere osservate nel presente o nelle registrazioni storiche di cui disponiamo. Dobbiamo comprendere se e come sia possibile arrivare ad operare una scelta. Se, alla fine del nostro cammino, la questione dovesse risultare ancora indecidibile, avremo quantomeno contribuito a delineare una solida cornice epistemologica allinterno della quale collocare le molte scoperte che come conchiglie lasciate sulla spiaggia dalla risacca vanno accumulandosi in molti campi del sapere scientifico. La traccia che seguiremo ci porter inizialmente a cercare le radici del canto, ovvero quali sono le componenti che meglio di tutte identificano la capacit di una specie di produrre il canto. Individueremo un aspetto, quello della durata assoluta di unemissione sonora, che si riveler utile per discriminare quali specie, allinterno dellordine dei primati, possano essere considerate canterine e quali no. Passeremo poi ad analizzare alcuni dei loro repertori vocali identificandone le funzioni ed infine, dopo una presentazione pi dettagliata delle due ipotesi alternative alla luce delle pi recenti scoperte nel campo della paleoantropologia, cercheremo in particolari aspetti della filogenesi, dellontogenesi e della neurologia, indizi e prove che possano consentirci di operare una
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E sempre bene ricordare, per il lettore non troppo avvezzo a queste questioni, come nel campo delle teorie postdarwiniane, il termine evoluzione non vada mai inteso in senso teleologico, ossia come evoluzione finalizzata verso qualcosa che deve ancora venire ma di cui esiste in nuce un progetto platonico, una idea pi o meno divina. Il suo significato invece quasi un sinonimo di trasformazione. Per intenderci, nel nostro caso non dobbiamo cercare il modo attraverso il quale i nostri pi lontani antenati hanno sognato di diventare Johan Sebastian Bach, ma cercare di capire se luso che facciamo della musica, e pi in generale del suono organizzato, possa o meno essere compreso nel quadro pi vasto dei comportamenti nei quali i primati utilizzano il suono. 6

scelta. Cercher di dimostrarvi che siamo molto vicini alla soluzione di questo enigma e che questo potrebbe avere delle profonde ripercussioni sul modo in cui pensiamo a noi stessi. Come diceva Boezio, la musica cos intimamente legata a noi che non potremmo separarcene neanche se lo volessimo. Siamo tutti talmente abituati a vivere circondati quotidianamente dalla musica da dare per scontato che questo fatto non necessiti di una spiegazione, ma possibile invece tentare di comprendere quali sono i profondi motivi evolutivi di questa condizione. Due accortezze sono essenziali quando si tenta di ricostruire processi storici di tale portata; la prima riguarda la consapevolezza del fatto che lacquisizione di nuove capacit, da parte di una linea evolutiva, spesso non un percorso che va dalla semplicit alla complessit, quanto piuttosto un processo che trasforma una complessit preesistente in una complessit di nuovo tipo, un riadattamento di facolt gi possedute a nuove funzioni. Tecnicamente si definisce questo processo come una esaptazione. La seconda riguarda la linearit dei processi storici. Quando osserviamo due eventi chiaramente correlabili tra loro tra cui intercorre una grande distanza di tempo (secondo il metro umano), siamo naturalmente portati ad immaginare che questi siano collegati da una linea retta, ossia che le trasformazioni intercorse tra i due punti siano state tutte progressive e lineari. E invece assai pi probabile che almeno molti aspetti di quel collegamento siano meglio rappresentabili con un moto di tipo Browniano, ossia un moto che appare casuale e non predicibile anche se in tutti gli istanti governato da relazioni di causa-effetto. Gli agenti delle variazioni di traiettoria sono quelle piccole e grandi catastrofi che possono ad esempio far scomparire da una popolazione anche gli individui dotati di una maggior fitness semplicemente per un accidente del caso o far estinguere interi taxa che apparivano prosperi e ben adattate, a causa di variazioni ambientali anche relativamente piccole. Questo equivale a dire che la maggior parte delle variazioni delle condizioni al contorno che guidano la coevoluzione delle specie sono puntiformi sulla scala geologica dei tempi e dunque praticamente impossibili da ricostruire in modo esatto. La teoria degli equilibri punteggiati, elaborata da Steven Jay Gould e Nils Eldredge a partire dallosservazione che la stasi sembra la norma delle specie nella documentazione fossile, descrive, ad una lettura attenta, proprio questo: il potere causale di singoli eventi nella storia osservabile. Pur restando il gradualismo linossidabile dogma centrale del darwinismo, quando si ha a che fare con i tempi geologici, la fissazione delle mutazioni, le speciazioni, le corse agli armamenti che si instaurano nelle relazioni predatore-preda e pi in generale tutti gli agenti della diversit biologica, hanno tempi dazione valutabili al massimo in decine di migliaia di anni. Troppo poco perch la natura venga colta sul fatto dalla documentazione fossile.

Due parole vanno spese sulla classificazione tassonomica che incontrerete in questo libro. Quella comunemente accettata della famiglia degli Hominidae prevede che si siano differenziati a partire da un antenato comune vissuto meno di 9 milioni di anni fa, lasciando oggi i generi viventi Gorilla, Pan, Homo, e conoscendo i generi estinti Sahelanthropus, Orrorin, Ardipithecus, Australopithecus, Kenyanthropus e Paranthropus. Sta emergendo per una nuova classificazione, caldeggiata in primis da Morris Goodman, che utilizza solo due generi, Gorilla e Homo, per descrivere lintera storia di quella che, invece che famiglia degli Hominidae, diventerebbe la sottotrib Hominina. Gli scimpanz rientrerebbero in questo caso nel genere Homo. Bench ci siano ottimi motivi, derivanti principalmente dalla estrema somiglianza del nostro genoma con quello degli scimpanz, per aderire a questa nuova classificazione, ho scelto invece di attenermi a quella classica, in particolare nella variante proposta da Bernard Wood che vede in ergaster anzich in habilis il primo rappresentante del genere Homo (come esposto nella figura 1). Questo perch ai fini di questo libro aiuta meglio a capire le tre fasi principali della nostra peculiare storia: la fase di vita in habitat arboreo, con il genere Ardipithecus collocato a cavallo del limite superiore della datazione molecolare dellorigine della nostra sottofamiglia, la fase di adattamento alla savana e di colonizzazione dellintera Africa, con il genere Australopithecus, ed infine, con il genere Homo, la fase di colonizzazione del resto del pianeta, lacquisizione dello status di superpredatore e laffermarsi di culture via via pi elaborate.

fig. 1: Filogenesi approssimata delle linee evolutive degli ominidi nei tre generi viventi Gorilla, Pan e Homo. La linea ominina divisa secondo il criterio di Wood. (fonte: Cleveland Museum of Natural History - www.cmnh.org)

Tre considerazioni preliminari sono necessarie sul problema della consistenza dei dati paleoantropologici in nostro possesso e sulla loro classificazione. Tra i paleontologi che studiano la nostra linea evolutiva, la linea ominina, la disputa vede attualmente contrapposte due scuole di pensiero: quella di derivazione Gouldiana, sostenuta ad esempio da Ian Tattersal, che vede un cespuglio di specie imparentate tra loro presente quasi in ogni tempo della nostra storia, e quella pi linearista, impersonificata da Tim White, che vede nei reperti fossili una sostanziale continuit e depreca la proliferazione di specie ominine che imputa soprattutto allambizione degli scopritori di legare il loro nome a qualcosa di unico (il che anche del tutto spiegabile viste la fatica, la pazienza e la passione, oltre naturalmente ai fondi, che generalmente vengono spesi per una scoperta). Si possono formulare a riguardo alcune considerazioni di carattere logico. La prima riguarda la rappresentativit del campione di fossili che abbiamo per le mani, che stata stimata in circa il 7% per lintera storia dei primati. Anche se questa percentuale non ovviamente distribuita nel tempo in modo uniforme e in particolare i reperti ritrovati a est della Rift Valley africana (e in particolare nel triangolo etiopico dellAfar) e databili a partire dalla fine del miocene sono sicuramente un campione migliore della media, a causa dellintensa attivit vulcanica e delle inondazioni che hanno ripetutamente interessato quelle aree favorendo i processi di fossilizzazione, resta comunque il fatto che la maggior parte delle specie che hanno avuto una vita breve (ma dalle quali magari si originato un clade di lunga durata) non ci hanno lasciato alcuna traccia fossile. La seconda considerazione riguarda la definizione stessa di specie, il livello tassonomico pi importante in quanto descrive il limite entro il quale il materiale genetico pu ricombinarsi. La sola morfologia dei reperti fossili non consente di discriminare con certezza, allinterno di un genere, due specie sincroniche imparentate (il cui accoppiamento non produce per definizione prole fertile) da due sottospecie, che possono invece ibridarsi. Nel primo caso il flusso di geni che ha prodotto un organismo attualmente vivente (il Fiume della Vita, come lo ha chiamato con una bella immagine Richard Dawkins) passato obbligatoriamente per una sola delle due specie e non dallaltra, mentre nel secondo potrebbe essere passato per entrambe. Solo lanalisi del DNA antico ha permesso di dirimere la questione per la biforcazione pi vicina a noi, quella tra sapiens-neanderthal. E gi in atto, come ha ben descritto Leslea Hlusko, una direttrice di ricerca volta allintegrazione dei dati genotipici e fenotipici nellanalisi dei reperti fossili, e senza bisogno di avvalersi del sequenziamento di DNA antico. Infatti, posto che i set di geni che determinano la variazione di un carattere in una specie possono essere quegli stessi che determinano la variazione di quel carattere tra le diverse specie, lanalisi genetica delle variazioni di un carattere allinterno di popolazioni viventi, insieme allanalisi della dipendenza evolutiva o meno di queste variazioni dalle variazioni di altri caratteri presenti negli organismi (o multifattorialit), consentir di estrarre molta
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informazione proprio dalla morfologia dai reperti fossili gi in nostro possesso. In particolare sar presto possibile definire se un carattere morfologico (la lunghezza di un arto piuttosto che la forma di un dente o lo spessore dello smalto, tanto per citarne alcuni per cui la documentazione massiccia) variato nel tempo perch direttamente sottoposto alla selezione naturale essendo evolutivamente indipendente, oppure se variato per effetto della pleiotropia, cio in diretta dipendenza della variazione selettiva di altri caratteri, con cui condivide alcuni geni o processi ontogenetici anche in assenza di una relazione funzionale diretta tra i due caratteri espressi. La comprensione della covarianza genetica tra i caratteri dunque un aspetto cruciale per linterpretazione corretta della storia dei processi evolutivi, e siamo appena allinizio di questo cammino. In terzo luogo, in relazione allaffermazione che i processi evolutivi sono meglio rappresentabili con un moto di tipo browniano, occorre precisare che caso e caos sono ben lontani dallessere sinonimi. Kauffman ha genialmente collegato il lavoro di Stuart e Mack sulla simulazione computerizzata di ecosistemi coevolventi con la logica delle reti booleane, per dimostrare lesistenza di una naturale transizione di fase verso piccoli e grandi eventi di estinzione che si producono in seguito allaumentare del numero di specie (della diversit totale) in un ecosistema. Gli eventi di estinzione seguono una legge di elevamento a potenza, con molte piccole catene di estinzioni e poche grandi valanghe di estinzioni massicce. Analogamente laspettativa di vita di una specie, dato confermato nel mondo reale, segue una legge di potenza, con molte specie che vivono poco e poche specie che durano molto a lungo2. Questo significa che, pur essendo le interazioni sincroniche tra gli esseri viventi dominate interamente dal caso, nel tempo si manifestano spontaneamente delle regolarit. Tanto il modello lineare che quello a cespuglio sono modelli statici nel tempo, in cui i reperti che abbiamo a disposizione tendono ad essere visti come nodi fondamentali di un albero o di una rete, piuttosto che come campionamenti puntiformi di un processo fluido. Allora un modello dinamico di tipo ciclico che considerasse le variabili ambientali (e per ambiente bisogna intendere tanto le condizioni geoclimatiche che il complesso dei tratti delle specie che coevolvono) come agente modulante della quantit degli eventi di speciazione potrebbe forse avvicinarsi meglio alla incredibile complessit del reale. Considerando che, indipendentemente dalla specie di appartenenza, il numero di individui che occupano un certo habitat sfruttandone le risorse in modo simile tende ad essere costante nel tempo, durante i periodi di stasi ambientale la tendenza
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Nel mondo reale questo ha una stretta relazione con il fatto che una specie sia specializzata o generalista. Le specie generaliste sono poche e tendono a durare a lungo conservando i caratteri ancestrali e ladattabilit a diversi ambienti. Quelle specializzate sono molte di pi (esistono molti pi modi di essere specializzati che di essere generalisti) e sono maggiormente soggette a estinzione proprio a causa della loro specializzazione. 10

naturale sarebbe quella verso il formarsi di un cespuglio. A causa del meccanismo darwiniano di mutazione, ricombinazione e selezione, che tende a far aumentare e a conservare la quantit totale di differenza presente nellecosistema, ed in conseguenza di fenomeni di isolamento geografico e/o di specializzazione verso particolari risorse, si formano sottospecie locali che tendono a divergere, trasformandosi pi o meno lentamente in specie3. In conseguenza poi di catastrofi ambientali, quali che ne siano le cause, lemergere di un adattamento specifico in una delle specie imparentate (o semplicemente la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto), ha una forte probabilit di causare la rapida espansione di questa a danno delle altre, che, vedendo modificato il proprio paesaggio di fitness4 in un modo troppo rapido perch riescano ad adattarsi, vanno incontro ad estinzione. Da questo nuovo tronco si origina un nuovo cespuglio e cos via, in modo ciclico simile ad un respiro, anche se di periodo intrinsecamente imprevedibile a causa della natura puntiforme e casuale, sulla scala geologica dei tempi, delle catastrofi e della trasformazione degli habitat. Il repertorio fossile rinvenibile per un dato periodo potrebbe facilmente contenere alcune delle specie presenti, ma non quella che ha dato origine al successivo tronco, per cui ogni tentativo di tracciare un collegamento esatto tra i reperti rinvenuti in epoche successive sarebbe in quel caso vano, pur se quel collegamento realmente esistito. Per esemplificare, il genere Hylobatidae, che conta oggi dodici specie, sarebbe nella fase di massima cespugliosit mentre il genere Homo, dopo lultima fase a cespuglio che ha visto i sapiens coevi dei neanderthal e dei discendenti asiatici degli erectus, contiene oggi una unica specie, forse a causa di quella catastrofe che fu lemergere del pensiero simbolico e del linguaggio simbolico ad esso correlato o semplicemente per il susseguirsi di una serie di sfavorevoli eventi fortuiti occorsi alle altre specie. Andremmo adesso incontro nuovamente ad una differenziazione a cespuglio se non fosse che, avendo invaso tutto il pianeta e messo in comunicazione tra loro tutti gli habitat che abbiamo occupato, abbiamo trovato il modo di disattivare, almeno temporaneamente, questo meccanismo naturale. Una rappresentazione di questo fenomeno, che consideri come parametro dimensionale il numero di specie per genere rapportato al tempo trascorso, avrebbe laspetto di una serie di funghi che crescono uno sullaltro. La larghezza del fungo corrisponderebbe

E noto che la speciazione in s adattiva (ovvero favorita dallevoluzione), in quanto consente una maggiore esplorazione dei paesaggi di fitness, e consente la conservazione dei caratteri innovativi che emergono localmente nei demi, le popolazioni semi-isolate che costituiscono la vera unit su cui agisce la selezione naturale. Lidea di visualizzare con un paesaggio la relazione tra i genotipi (o i fenotipi) e il loro successo riproduttivo si deve a Sewall Wright, che la introdusse nel 1932. Si assume che ogni genotipo abbia un tasso di riproduzione (ovvero una fitness) ben definito. Questo valore laltezza del paesaggio. Si assume che i genotipi molto simili tra loro siano vicini nel paesaggio e quelli molto differenti tra loro siano distanti. I due criteri, laltezza e la distanza sono sufficienti a definire graficamente un paesaggio. Il paesaggio di fitness costituito da tutti i genotipi possibili, per ognuno dei quali noto il valore di fitness il rapporto di somiglianza con tutti gli altri. 11

alla sua estensione geografica. Da un punto qualsiasi della sommit del fungo potrebbe originarsi un nuovo fungo o nessun fungo nel caso dellestinzione di tutto il genere. Mentre altamente probabile che non saremo mai in grado di conoscere il loro numero e lesatta sequenza storica delle speciazioni, potremmo essere in grado di descrivere con una certa accuratezza le sequenze di funghi, e cercare di metterle in relazione se non altro con le pi importanti variazioni ambientali o con gli eventi catastrofici (caduta di asteroidi e comete, esplosione di supernove vicine etc ) che sono ricostruibili. Questo approccio non ancora stato formalizzato. Le idee di Kauffman non hanno ancora raggiunto in profondit la paleontologia. La figura 2, che descrive la storia del genere Homo nella variante proposta da Bernard Wood, si avvicina in qualche modo ad una rappresentazione che non lineare n a cespuglio: la dimensione del numero di specie che costituiscono il genere pulsa nel tempo.

fig. 2: La storia approssimata del genere Homo a partire da ergaster. (fonte: nature.com, modificata)

Per completare il quadro di riferimento epistemologico che far da sfondo alla nostra ricerca, necessario citare due scoperte di Robin Dunbar che sono fondamentali soprattutto per capire lorigine del linguaggio e lorganizzazione delle societ umane, ma che hanno ricadute importanti anche per il nostro tema. La prima scoperta quella dellesistenza di un limite dimensionale di circa cinquanta unit oltre il quale un gruppo di primati non pu pi usare, per questioni di tempo e di strategie comportamentali, il grooming come principale attivit ricorsiva necessaria a garantire la
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coesione interna del gruppo stesso. Al superamento della soglia di circa cinquanta individui, si presenta la necessit di sostituire il grooming, parzialmente se non del tutto, con forme vocali di relazione interpersonale, che possono avere gli stessi effetti biochimici del grooming nel mantenimento di un legame sociale, ma comportano un dispendio energetico e di tempo decisamente minore. La seconda scoperta riguarda lesistenza di un limite alla quantit di relazioni sociali stabili che possibile per un essere umano mantenere nel tempo. Questo limite, situato da Dunbar tra le centocinquanta e le duecento unit, ha avuto evidentemente, ed ha tuttora, conseguenze fondamentali sulla nostra organizzazione sociale. Gli antropologi dividono le societ umane in quattro classi: le bande, le trib, le chefferie e gli stati. Jared Diamond ne ha riassunto le caratteristiche: Banda Popolazione
Numero Tipo di insediamento Relazioni basate su Etnie e lingue Decine Nomade Parentela Una Egualitari No No Informale No No No No Reciproci No No No No No Centinaia Villaggio Clan e parentela Una Egualitari o influenzati dal capo No No Informale No No No > S No Reciproci No No No No No Migliaia Uno o pi villaggi Classe sociale e residenza Una Centralizzati No o embrionale S Centralizzata No > S, villaggio centrale S S > Intensivi No > S Ridistributivi (tributi) S (clan familiari) Su piccola scala S No > S No Pi di 50.000 Molti villaggi e citt Classe sociale e residenza Una o pi Centralizzati S, complessa S Leggi e giudici S, citt capitale S Intensivi S Ridistributivi (tasse) S Su larga scala S S Spesso

Trib

Chefferie

Stato

Governo
Processi decisionali Burocrazia Controllo della forza e dellinformazione Risoluzione dei conflitti Gerarchia degli insediamenti

Religione
Giustifica la cleptocrazia

Economia
Agricoltura e allevamento Divisione del lavoro Scambi

Societ
Stratificazione Schiavismo Beni di lusso per le elite Edifici pubblici Alfabetizzazione

Finch siamo stati cacciatori-raccoglitori seminomadi, ovvero per milioni di anni, non abbiamo mai superato il limite di Dunbar. O meglio, quando una trib si trovava a superare quella soglia, si
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scindeva spontaneamente in due o pi gruppi che prendevano strade differenti. Quel limite era infatti superiore alla quantit massima di cacciatori-raccoglitori seminomadi che un dato territorio poteva sostentare. Ma dopo lultima glaciazione, con linizio della domesticazione di piante ed animali a partire da circa 11.000 anni fa e la conseguente formazione di scorte alimentari, cominci a diventare possibile il sostentamento di un maggior numero di persone su uno stesso territorio5. Tuttavia il limite di Dunbar continu ad operare nelle menti di ciascuno di noi (e lo fa tuttora), essendo un limite di calcolo del nostro cervello. Le conseguenze di questo fatto sono evidenti per chiunque abbia occhi per vedere. Se i conflitti nellambito di un clan o di una piccola trib possono sempre essere risolti attraverso la mediazione di un parente comune visto che tutti sono pi o meno imparentati (ed essendo la parentela un vincolo biologico assai prima che un vincolo sociale), in una societ pi numerosa questo diventa impossibile. Non solo, ma laggressivit verso gli estranei, prima rivolta ai non appartenenti al clan, si trova a poter esplodere in qualunque momento allinterno del gruppo sociale, rendendolo altamente instabile. La soluzione di questo dilemma sociale, un dilemma per alcuni versi simile, come vedremo, a quello che dovette essere affrontato al tempo della transizione dagli ardipiteci agli australopiteci, stata inevitabilmente quella della formazione di strutture sociali gerarchiche e stratificate, con capi riconosciuti ed istituzionalizzati in grado di esercitare la legge di convivenza. Ma non solo; visto che riconoscere un estraneo come capo pu essere un tipo di legame molto debole (da cui tutte le forme di coercizione storicamente escogitate per rafforzarlo), ci sono le condizioni perch emerga spontaneamente la rappresentazione simbolica di un legame di tipo biologico: un Padre o una Madre simbolici, cui tutti possano rivolgersi con quel sentimento di fiducia che normalmente i mammiferi sperimentano verso i propri consanguinei, sono memi potenti che possono costituire un collante sociale pi forte di qualunque stratificazione. In questa ottica lemergenza delle religioni sarebbe dunque un fatto naturalmente atteso dopo il superamento della soglia di Dunbar. Esiste nella fede un valore adattivo ben pi importante della realt ontologica stessa di quelle rappresentazioni; essa una necessit sociale al di l di ogni trascendenza o metafisica. Che cosa ha a vedere questo con il tema dellorigine del canto? E semplice, il canto nei primati indissolubilmente legato ai rapporti sociali che intercorrono allinterno di una specie e in
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Un ettaro di terra coltivata pu sostentare mediamente da 10 a 100 volte pi individui di un ettaro di terra vergine sfruttato da cacciatori-raccoglitori. Diamond ha anche efficacemente descritto come questo non comporti affatto un miglioramento della qualit della vita: un contadino-allevatore necessita di un maggior numero di ore giornaliere di lavoro rispetto ad un cacciatore-raccoglitore; il vantaggio quello di poter disporre di scorte per i periodi di magra, ma laumento demografico che questo induce sopravanza sempre di poco laumento di risorse disponibili. La relazione demografia/risorse va fuori equilibrio e comincia a cadere in avanti inducendo quellaumento demografico esponenziale accompagnato dal crescente sfruttamento delle risorse naturali che ha prodotto voi e me oggi. 14

particolare al comportamento monogamico, che una vera e propria rarit allinterno del nostro ordine. Dunque entrambi gli aspetti che riguardano dallinterno levoluzione di una specie, la fitness degli individui e le strategie di interazione sociale, vanno considerati approfonditamente se vogliamo arrivare a comprendere razionalmente il nostro bisogno di musica. Come sostiene Jauch, dopo aver descritto la misteriosa complementarit subatomica di particelle e campi che costituisce il cuore della teoria quantistica:
impossibile capire il comportamento di individui che interagiscono allinterno di un gruppo senza nuove categorie strutturali e dinamiche, che non si possono ricavare dal comportamento individuale. Proprio come le correlazioni tra sistemi quantistici interagenti introducono nel comportamento dei singoli sistemi molti tipi diversi di mutazioni, che in mancanza di un termine migliore chiamiamo salti quantici, cos la persona integrata in un gruppo presenta intuizioni spontanee che nellisolamento le sarebbero state inaccessibili.

E non forse sufficiente che una nuvola oscuri momentaneamente il sole perch sia possibile sperimentare una improvvisa variazione dello stato danimo?

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CAPITOLO I

Una rapida panoramica sulla tipologia delle emissioni sonore nel mondo animale ci servir per introdurre il tema in modo generale. Ci serviremo di alcune considerazioni di Yveline Leroy, che allo studio della bioacustica ha dedicato la vita, e che introducono, oltre al tema della divisione dei segnali sonori in innati ed acquisiti, quello dellesistenza di una relazione che lega tra loro ripetizione e variazione, una relazione che definirei, sulla scorta di Gilles Deleuze, tanto ontologica che epistemologica, propria cio sia dellintima essenza della natura che del nostro modo di percepirla ed analizzarla6. Un terzo tema introdotto quello della durata dei segnali sonori, un parametro fondamentale come vedremo, per la nostra analisi:
"Nella maggior parte degli animali, il repertorio acustico innato. Se l'universo sonoro organizzato, ci non pu essere che il risultato di una lunga evoluzione. I segnali di comunicazione sono messi a punto in fasi successive cos da formare un repertorio al servizio di diverse funzioni: grida difensive, richiamo sessuale, grida speciali dei piccoli per richiamare i genitori, grida di contatto che assicurano la coesione di un gruppo sociale, grida differenziate che denotano il tipo di organizzazione di un modo di vita familiare, plurifamiliare o gerarchico. Il repertorio di una specie varia schematicamente da uno a venti segnali diversi circa. I repertori si arricchiscono via via che si diversificano i comportamenti sociali. L'evoluzione influisce anche sulla struttura temporale dei segnali sonori. Un grido breve, costituito da una sola nota o da un solo schiocco, risulta da un unico sforzo coordinato da parte dei muscoli dell'organo emettitore Un primo mezzo consiste nel prolungare la durata di questo suono breve: sostenuto a lungo, uno stesso suono esige tuttavia un apporto continuo di energia o di aria, ed difficile aumentare la durata di una unit sonora. Alcune specie - balene, gibboni - arrivano a produrre note di diversi secondi, ma si tratta di eccezioni. Di fatto, per dare ampiezza ad una manifestazione sonora, il principio prevalente quello della ripetizione dell'unit sonora di base. Dapprima la ripetizione si limita alla riproduzione della nota unitaria originale e del primo intervallo apparso tra la prima nota e il suo primo doppio, secondo un ritmo regolare. Da questo risulta unemissione sonora monotona in tutti i sensi del termine. Una nuova tappa evolutiva corrisponde all'apparizione di interruzioni in una emissione continua, che si scinde in sequenze. Queste, inizialmente irregolari, acquisiscono in seguito una composizione omogenea e vengono emesse a intervalli di durata identici. In altre parole, nell'evoluzione, da quando si stabilito il principio di ripetizione, apparso un altro principio, quello di rottura della continuit. A partire da l si apre un vasto campo di diversificazione basato su variazioni di ritmo: la maggior parte degli insetti
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Questa relazione appartiene, in modo pi generale, a tutto ci che nelluniverso in grado di produrre copie di se stesso, ovvero che possiede lo status di replicatore, come lo ha definito Richard Dawkins. 16

ha sfruttato questa combinazione Il principio della successione di note appare nel canto di uccelli. L'emissione manifesta in diversi modi il principio di innovazione nella ripetizione: sia emettendo una successione di note simili che formano un motivo omogeneo, ma al quale fa seguito una nuova serie di note ancora identiche tra loro ma diverse dalle precedenti, sia producendo una successione di note ogni volta differenti Ora, questo principio di differenziazione delle note successive, come il principio di variazione ritmica, giova alla specificit delle comunicazioni sonore molto pi di quanto non faccia il perpetuo rinnovamento del canto di un singolo individuo I diversi gruppi zoologici apparsi sui continenti hanno prodotto innovazioni: gli insetti ortotteri ed emitteri hanno inventato la ripetizione, la discontinuit, la sequenza, il motivo regolare o irregolare; gli anfibi anuri hanno introdotto le risonanze di una frequenza fondamentale; gli uccelli hanno apportato la linea melodica e certi hanno costruito il loro canto in base alla regola della monotonia minimale (non somiglianza nella successione). Il fenomeno acustico, inizialmente sfruttato per segnalare il pericolo, stato messo al servizio della funzione riproduttiva; poi intervenuto nelle relazioni parentali e ha permesso il mantenimento dei gruppi sociali, assicurando in alcuni il contatto tra gli individui, e in altri un dato tipo di organizzazione."

La linea di demarcazione che divide quegli animali che sono dotati alla nascita di un repertorio vocale gi completo ed immodificabile da quelli che sono invece in grado di apprendere il proprio repertorio vocale durante la crescita, una linea di demarcazione che distingue le specie animali in modo del tutto trasversale agli ordini. Non esiste cio una relazione di discendenza filogenetica, un antenato comune da cui possano essere discese tutte quelle specie che hanno varcato il Rubicone dellapprendimento post-natale.

Il comportamento canterino e le radici del canto Nella accezione pi larga del termine, una specie pu dirsi canterina quando il suo comportamento vocale strettamente legato allaccoppiamento ed alla riproduzione. Dobbiamo anzitutto chiederci se le specie canterine siano tali per capacit o per comportamento, ovvero se sono o meno necessarie delle particolari varianti genetiche affinch una specie si differenzi come canterina rispetto ad altre specie simili, appartenenti ad esempio alla stessa famiglia. La risposta non semplice: il canto in natura certamente un comportamento, una strategia sociale e non qualcosa che viene acquisito a seguito di alcune semplici mutazioni genetiche. Ma ladozione del comportamento canterino quasi certamente collegata a complessi processi epigenetici in cui esistono componenti ereditarie e la cui comprensione attualmente al di l della nostra portata. E certo invece che una volta che il comportamento canterino si sia fissato in una specie pu favorire a sua volta la fissazione di particolari varianti genetiche, anche molto complesse. Ne sono state osservate non solo a carico degli organi di fonazione, ma anche a carico delle componenti ormonali
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legate alla riproduzione. Esistono ormai stringenti evidenze a questo riguardo, ricavate soprattutto, ma non solo, dallo studio degli uccelli canori. La ricerca delle cause e degli effetti del comportamento canterino sar il tema principale dei prossimi tre capitoli. Esistono molte diverse tipologie di comportamento acustico in natura. Se volessimo per indicare le caratteristiche strutturali fondamentali del canto umano, in senso puramente fonatorio, dovremo innanzitutto riconoscere che esso non esisterebbe senza la possibilit di emettere suoni che siano chiaramente tonali e che possano essere prolungati a lungo, fino allintera durata di un respiro. Definiamo questo tipo di emissioni Suoni Tonali Prolungati (dora in avanti li chiameremo STP) e consideriamoli in prima approssimazione come delle unit di canto ancestrali, una conditio sine qua non che soggiace al canto umano. Cominciamo ad approfondire la definizione di STP: Per tonale intenderemo la classica definizione del suono in opposizione al rumore, ovvero la tipica organizzazione dello spettro sonoro che prevede una sola frequenza fondamentale, chiaramente riconoscibile, con le armoniche superiori disposte sui multipli interi della frequenza fondamentale. La differenza tra lemissione di suoni tonali e non tonali, come grida o ruggiti, prodotti dalla vibrazione delle corde vocali7, dipende dalla periodicit o meno della vibrazione indotta dalla colonna daria che sale dai polmoni. Una vibrazione periodica produce la fondamentale di un suono tonale, il cui timbro viene poi definito dalle camere di risonanza del tratto vocale sopralaringeo, che agiscono come filtri spettrali additivi e sottrattivi. Una vibrazione irregolare della glottide dovuta a forti non-linearit nella dinamica del tratto vocale sub-laringeo, produce quel tipico esempio di caos deterministico che chiamiamo rumore. Entrambe le modalit di vibrazione, suono e rumore, sono dovute ad una caratteristica puramente fisica del sistema fonatorio8 e qualunque tetrapode in grado per sua natura di produrre entrambe. La laringe non si infatti evoluta come organo della fonazione ma come organo sfinterico, come saracinesca tra il serbatoio polmonare e lambiente esterno.

Esistono anche suoni non derivati dallazionamento delle corde vocali, come soffi ecc, che sono causati dal moto turbolento (forzato) dellaria. Questi suoni possono essere prodotti simultaneamente a quelli laringei e costituiscono una componente importante delle consonanti prodotte nel linguaggio umano. Ad esempio la f un suono non laringeo mentre la v data dallunione di una f con un suono laringeo. Il sistema polmoni-laringe in grado di produrre suoni anche se viene estratto dal corpo e isolato da qualunque connessione neuromuscolare. Si pu paragonare approssimativamente lintero apparato vocale ad uno strumento a fiato a doppia ancia, ma di una tipologia sconosciuta ai liutai, dotato com di raffinatissime ance a tensione variabile per la modulazione della frequenza, di una camera di risonanza a geometria variabile (per la modulazione dello spettro, ossia del timbro) e di tre fori (occludibili) per la diffusione del suono. Negli strumenti a fiato che costruiamo, invece, la modulazione di frequenza avviene principalmente variando la lunghezza della colonna daria che vibra nella camera di risonanza mentre le ance o le boccole vibrano a frequenza pi o meno costante. 18

Per prolungato va intesa invece la durata di uno stesso singolo suono, ovvero il fatto di potere (o meglio di volere, se vera la premessa che si tratti di un comportamento e non di una capacit) sostenere un suono per lintera la durata di una espirazione e anche oltre nel caso del canto bifasico, in cui il suono viene prodotto tanto durante la fase di espirazione che durante quella di inspirazione. Una avvertenza: con la locuzione long calls nella letteratura specialistica si intende generalmente un richiamo territoriale fatto per diffondersi il pi lontano possibile (long distance call). Questa locuzione non contiene nessun riferimento alla durata dei richiami. E fondamentale per seguire le mie argomentazioni tenere sempre bene a mente la distinzione tra STP e long calls: un STP un singolo suono che pu o meno far parte di una sessione di long calls. La produzione di richiami territoriali (che a volte sono definiti anche loud calls in relazione alla loro intensit sonora) un tratto tipico dei primati, un tratto considerato addirittura ancestrale; sono emessi da un gran numero di specie che non sono affatto considerate canterine. Esiste tuttavia una corrispondenza tra la forma acustica dei richiami e il comportamento canterino: le due caratteristiche che definiscono i STP (tonalit e durata), sono quelle che meglio di tutti identificano le specie canterine allinterno dellordine dei primati, con una notevole eccezione che analizzeremo in seguito. Non tutte le specie canterine producono infatti STP, ma tutte le specie che producono STP sono canterine. Lemissione di STP teoricamente producibile da moltissime specie animali, praticamente da tutti i tetrapodi, e tuttavia si osserva molto raramente in natura. Quali sono dunque i motivi che innescano il comportamento canterino, permettendogli di emergere come caratteristica innata di una specie? Secondo il paradigma adattazionista affinch una variazione (genetica o epigenetica che sia) si stabilizzi in una popolazione necessario che il pool genico che la esprime ne ricavi un aumento di fitness ossia della capacit di trasmettersi alle generazioni successive. Questo aumento pu essere diretto, indiretto o al limite essere una non-diminuzione di fitness, un tratto neutrale. Dobbiamo qui distinguere due ordini di agenti causali, che modulano la fitness degli individui in relazione al comportamento canterino: un livello intraspecifico ed uno interspecifico. Laspetto intraspecifico ben compreso. Tra i primati ormai noto che la produzione di suoni molto elaborati si sviluppa in relazione alla monogamia, fino ad arrivare alla formazione del cosiddetto duetto nunziale. I richiami sostituiscono nella comunicazione interpersonale luso delle espressioni facciali, che, a causa delle dimensioni molto minori dei gruppi allinterno dei quali esiste una relazione ravvicinata tra gli individui, tendono a non svilupparsi molto nelle societ monogamiche. La durata tanto delle singole emissioni (come nei STP) che dei richiami nel loro complesso, pu allora diventare un indicatore onesto (ovvero non falsificabile dallemettitore) di
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resistenza e di capacit aerobica e pu essere considerata alla stregua di un codice che indichi le qualit genomiche di un individuo. Come ogni altro indicatore di fitness potenziale (e ce ne sono molti altri oltre alla durata che sono contenuti nei richiami), pu dunque essere usata per la scelta del partner. Il secondo aspetto, quello interspecifico, stato invece raramente approfondito in diretta relazione col comportamento canterino. Occorre anzitutto ricordare che la fitness di un individuo legata non solo alla sua riproduzione ma anche alla sua sopravvivenza: animali che non sopravvivono al corteggiamento non hanno speranze di trasmettere i loro geni alle generazioni future. E evidente che un comportamento che favorisce la predazione di chi lo attua non ha molta possibilit di diffondersi allinterno di una specie. Possiamo considerare insieme entrambi gli aspetti, quello intraspecifico e quello interspecifico, e raffigurarci idealmente che per ogni specie esista un campo allinterno del quale la forma acustica dei richiami pu liberamente svilupparsi sotto la spinta principale della selezione sessuale. I confini di questo campo, frequenziali, spettrali, di durata o di intensit, sono modellati da vincoli ambientali di varia natura caratteristici dei diversi habitat ed in particolare tra questi dal vincolo costituito dallazione dei predatori. Se non esistesse questa azione di shaping, di imposizione di limiti alle forme acusticamente possibili, osserveremmo probabilmente un numero assai maggiore di specie canterine. Cominciamo a notare a questo riguardo che nei primati la monogamia ha una strettissima relazione con lhabitat delle volte arboree.

Localizzare una sorgente sonora Esaminiamo ora in modo pi approfondito la relazione predatore-preda, anche perch ci fornisce loccasione di descrivere le caratteristiche salienti dei sistemi di produzione e ricezione dei segnali sonori, ovvero di come sia possibile far vibrare laria e captarne le vibrazioni. Per un predatore, la capacit di localizzare la preda una condizione preliminare necessaria al buon esito di una caccia, qualunque sia la strategia che utilizza. Tutti i segnali rilasciati da un organismo nel suo habitat possiedono potenzialmente una doppia valenza, essendo contemporaneamente tanto utili (ad una qualche funzione per la quale si sono evoluti o adattati) che dannosi, in quanto suscettibili di essere intercettati da altri organismi ed utilizzati a danno degli emettitori stessi. Limportanza della localizzazione delle prede mediante il suono ben evidente nello sviluppo delle pinne (la parte esterna dellorecchio) nella maggior parte
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dei mammiferi carnivori terrestri, che pure assai di rado utilizzano sistemi di comunicazione sonora complessi nelle relazioni interspecifiche9. Rickye Heffner ha dimostrato che in questi animali la pressione evolutiva che ha guidato lo sviluppo delle dimensioni delle pinne dovuta alla possibilit di usare le frequenze pi acute dello spettro sonoro come un codice per la localizzazione delle prede. Le dimensioni relative delle pinne e la capacit di rilevare le frequenze pi acute sono chiaramente correlate nei mammiferi, con leccezione dellelefante in cui leccezionale sviluppo delle pinne dovuto alla necessit di disperdere il calore corporeo in eccesso. I segnali sonori possiedono, rispetto ad altri tipi di segnale, due caratteristiche importanti; quella di potersi diffondersi anche in ambienti dove i segnali visivi vengono facilmente schermati, come foreste, savane o terreni accidentati e quella di esistere solo nel presente, a differenza ad esempio di quelli chimici. Occorre saper cogliere lattimo per poterli usare nella localizzazione di una preda. Come avviene che un segnale sonoro possa essere tradotto in informazione sulla posizione spaziale della sorgente di emissione? Nei mammiferi, il sistema nervoso sfrutta simultaneamente tre differenze che in grado di rilevare tra i due recettori uditivi destro e sinistro: quella del tempo di arrivo, quella di intensit e quella di fase. Tali differenze, causate dalla separazione spaziale esistente tra le orecchie, dalla forma della testa e dalla forma dell'orecchio esterno, si producono naturalmente ogni volta che la sorgente sonora non si trovi, in una rappresentazione bidimensionale, nelle posizioni 0 e 180.

fig. 3: Rappresentazione bidimensionale del fronte sonoro. (da Fobes & King 1982)
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Fanno eccezione lupi e sciacalli, che producono con i loro ben noti ululati suoni che rientrano a tutti gli effetti nella categoria dei STP. Sono predatori che hanno un comportamento sociale particolarmente complesso e ricco di interazioni, anche nelle strategie di caccia. 21

Le differenze sul piano verticale, quello che taglia il piano orizzontale passando per i punti 0 e 180 (quando cio non c differenza nel tempo di arrivo), sono riconosciute invece attraverso differenze nello spettro del suono causate dalla forma stessa delle pinne. Ripeto che i segnali sonori si evolvono con funzioni essenzialmente interne alle necessit sociali e riproduttive di una specie, ma che lazione dei predatori svolge una funzione di selezione, determina cio il campo allinterno del quale i suoni emessi non agevolano la predazione di chi li emette. Proprio in questo senso la durata di un suono un parametro decisivo, e possiamo aspettarci che suoni prolungati nel tempo siano rari, peculiari di specie che per habitat, dimensioni o altro subiscano una predazione solo sporadica a causa dei suoni che producono, una predazione non statisticamente determinante nella selezione del pool genico. Per rendere chiaro con un esempio quanto ho esposto sinora, vi riporto il singolare caso dei pinguini imperatore, attraverso le parole di Pierre Jouventin, Thierry Aubin e Amanda Scarby che li hanno studiati approfonditamente:
il canto non tipico soltanto della specie, ma del sesso e addirittura dell'identit, e permette agli individui di riconoscersi reciprocamente. Il riconoscimento individuale non avviene infatti attraverso la vista, e nemmeno attraverso l'olfatto, ma solo attraverso i richiami acustici. Queste firme sonore possono essere cos efficaci da far s che un pinguino reale ci metta spesso meno di due minuti per trovare il proprio piccolo tra diverse migliaia di uccelli. Il riconoscimento avviene semplicemente attraverso il timbro della voce che unico per un individuo. Per evitare il disturbo reciproco tra cantatori, il pinguino imperatore, che si trova dinanzi a un pi difficile problema di identificazione (dal momento che non vi alcun riferimento spaziale sulla banchisa), il solo a possedere una sorta di "regola di galateo": il primo uccello che canta impedisce ai vicini di cantare nel raggio di una decina di metri! Il silenzio viene mantenuto dai vicini per tutta la durata del canto, permettendo cos al segnale di emergere meglio dal rumore di fondo.

Il raffinato comportamento acustico dei pinguini ha potuto evolversi indisturbato proprio perch non agevola in alcun modo lazione dei loro predatori naturali. Emettono i loro richiami solo mentre sono sulla banchisa, dove non sono raggiungibili. Esaminiamo ora pi in dettaglio i fattori che concorrono alla abilit di localizzare una sorgente sonora. Possiamo genericamente distinguerli in fattori relativi al lavoro della coclea ed in fattori relativi al lavoro del sistema nervoso10. La coclea sensibile o meno alle frequenze del segnale in modo specie-specifico ed a causa dalla maggiore o minore elasticit della membrana basilare. Allinterno del campo di frequenze

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captato dalle stereocilia11 esistono zone di maggiore sensibilit12 che solitamente cadono nelle bande di frequenza tipiche delle emissioni sonore della specie stessa (o meglio le emissioni tipiche e le zone di massima sensibilit coevolvono). Dalla figura 4 possibile farsi unidea delle differenze che esistono a riguardo allinterno del nostro ordine.

fig. 4: Audiogrammi dei primati. (da Fobes & King 1982)

Ma la coclea non solo un trasduttore meccanico delle onde sonore in impulsi elettrici (per lesattezza della pressione che le onde esercitano; recente la scoperta della proteina TRPA1, che da lavvio alla conversione della pressione esercitata dalle onde sonore sulle cellule ciliate in un
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Trascuro qui per brevit il lavoro di trasduzione, pur importante, che viene svolto dallorecchio esterno e mediano; ho gi accennato a come sia impiegato nella localizzazione sul piano verticale. 11 Il che non esaurisce il campo delle frequenze udibili. Nelluomo le frequenze inferiori a circa 200 Hz, non vengono trasmesse alla corteccia uditiva (non ci sono neuroni che scaricano per quelle frequenze), tuttavia i toni le cui frequenze fondamentali siano comprese tra circa 40 e 200 Hz, vengono ricostruiti dal sistema nervoso sulla base delle prime armoniche superiori, e dunque udite. Le frequenze superiori a quelle captabili dalle stereocilia (circa 17 kHz) possono ancora essere percepite dalle ciglia. Se lintensit sufficiente possiamo captare fino a 90 kHz, ma percepiamo comunque questo suono come fosse a 17 kHz. 12 Dove in realt la risposta motoria allo stimolo acustico risulta molto meno accentuata, ovvero il meccanismo di amplificazione raggiunge il livello di saturazione. 23

segnale elettrico), vi agiscono anche fondamentali meccanismi di preparazione del suono, che riporto nella descrizione di Renato Nobili, che ha approfondito lo studio della trasduzione dei segnali a livello cocleare:

Equalizzazione dei livelli di stimolazione acustica: Un suono complesso formato da molti toni che variano rapidamente di ampiezza e frequenza nel corso del tempo. La coclea fa in modo che due toni di intensit molto diverse producano stimoli di intensit quasi uguali sul nervo acustico. Cos, ad esempio, quando l'orecchio raccoglie simultaneamente un tono di una certa frequenza e di grande intensit e uno di frequenza diversa e di intensit cento volte pi debole, siamo in grado di percepirli perfettamente entrambi.

Soppressione dei toni vicini meno intensi: Quando un tono di una certa intensit affiancato da toni di frequenze appena diverse e di intensit minore, anche di poche volte, questi ultimi vengono soppressi quasi completamente. Il fenomeno dovuto al fatto che il picco dell'onda viaggiante generata dal tono pi intenso manda localmente in saturazione l'amplificatore cocleare. In questo modo, il nervo acustico viene stimolato solo dal tono di maggiore ampiezza, che quello che viene percepito. Questo effetto ha grande importanza nella soppressione del rumore che molto spesso fa da sfondo ai segnali.

Accentuazione della risposta nell'attacco di un tono: Un tono che si accende improvvisamente produce inizialmente una risposta molto accentuata che si attenua rapidamente in 20 millisecondi. Questo effetto favorisce la percezione dell'istante d'inizio dello stimolo acustico.

Caduta della risposta alla fine di un tono: Questo effetto in un certo senso il reciproco del precedente. La cessazione improvvisa di un tono produce, per un tempo di circa 20 millisecondi, la soppressione della sensibilit uditiva per toni di frequenze vicine. Questo favorisce la percezione dell'istante di cessazione del tono. Il sistema nervoso invece controlla, attraverso la comparazione dei dati provenienti dalle coclee destra e sinistra, la localizzazione e la percezione del movimento dei suoni (oltre che ovviamente il riconoscimento dei suoni, la segmentazione della scena acustica e molto altro ancora). In effetti non localizziamo i suoni nello spazio fisico, bens ricostruiamo lo spazio a partire da un'integrazione tra il dato visivo e le sorgenti sonore. Il fatto che questa ricostruzione sia a tutti gli effetti una rappresentazione del mondo operata nellambiente del sistema nervoso e non una percezione
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ontologica della realt, rende possibile ad esempio il fenomeno della focalizzazione, in cui possiamo isolare e apparentemente amplificare un singolo segnale sonoro in un mare di altri segnali di intensit paragonabile. Un esempio celebre ed estremo della elaborazione corticale che operiamo sul suono dato dal cosiddetto terzo suono di Tartini, un suono perfettamente percepibile prodotto dalla contemporanea vibrazione di altri due suoni (la cui frequenza pari alla differenza tra le frequenze dei due suoni che lo generano). Questo suono non esiste in realt nellaria che vibra ma solo nella mente di chi lo ascolta. Quando il bicordo che lo produce eseguito da due strumenti separati nello spazio, il terzo suono viene percepito dalluditore come se fosse localizzato nello spazio a met strada tra i due esecutori.

Vincoli alla localizzazione Un fattore limitante dellattivit di localizzazione nel suo complesso dato dal cosiddetto minimo angolo udibile ovvero il minimo angolo per cui due sorgenti sonore possano essere percepite come provenienti da differenti posizioni. Questo parametro descrive langolo di incertezza sulla posizione di una sorgente sonora: minore langolo, maggiore la sensibilit delluditore, la sua precisione. Questo angolo diminuisce con laumentare della frequenza, fino ad un punto di massima sensibilit, per poi aumentare di nuovo ed eventualmente presentare altre zone di sensibilit a frequenze superiori a 1,5 kHz (tipicamente tra 4 e 8 kHz), fascia nella quale, a causa del rapporto tra lunghezza donda e dimensione della testa, la localizzazione avviene utilizzando le differenze di intensit pi che le differenze di tempo di arrivo. Uno studio di Fobes e King riporta che nei macachi, ad esempio, il minimo angolo udibile varia drammaticamente da 20 a 250 Hz (peggior performance) a 4 a circa 1 kHz (miglior performance) per poi risalire a 14 a 4 kHz e presentare la seconda zona di sensibilit con 10 a 8 kHz. La capacit degli esseri umani di localizzare una sorgente sonora in assoluto una tra le migliori di quelle misurate fra i mammiferi, come emerge chiaramente dalla figura 5. Lo stesso non pu essere detto per altre capacit legate alludito, come il campo delle frequenze percepibile o la soglia di udibilit delle frequenze percepibili. E molto probabile, sebbene sia prematuro trarre delle conclusioni a causa dellesiguit del campione analizzato, che agisca nelluomo un meccanismo legato non tanto ad un apparato di percezione sensoriale pi efficiente quanto soprattutto ad una pi raffinata elaborazione corticale ed alla formidabile integrazione dei dati sensori operata dalla nostra neocorteccia. Per quanto riguarda la percezione stato recentemente scoperto da Michael J.
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Harrison che la maggior grandezza del condotto che va dal timpano al padiglione auricolare, praticamente lunica differenza anatomica esistente tra lorecchio umano e quello delle altre grandi scimmie, comporta una maggiore capacit di sopprimere il rumore ambientale di fondo, come fosse una sorta di dolby naturale, e dunque consente un minor mascheramento dei suoni a bassa intensit. Questo dovuto ad una relazione diretta tra le dimensioni del condotto e la temperatura dellaria che contiene, che inversamente proporzionale alle dimensioni del condotto. Il moto delle molecole di aria meno turbolento e disturba meno il moto ordinato delle onde sonore che si propagano.

fig. 5: Soglia di localizzazione uditiva nei mammiferi (minimo angolo udibile in gradi). (tratto da Heffner 2004)

Ho descritto le modalit di localizzazione di una sorgente sonora con lo scopo di mostrare come tale capacit non sia di per s cos efficiente come si potrebbe pensare, specie in relazione ai rapporti predatore-preda. I suoni emessi dalle prede possono infatti cadere nelle bande di massima sensibilit dei predatori, ma pi probabile che si sviluppino in zone di risposta non ottimali. I suoni pi lunghi presenti nei richiami dei primati, ad esempio, tendono a essere quelli di altezza (frequenza) minore, quelli cio che non contengono frequenze abbastanza acute da poter essere utilizzate dai predatori per la localizzazione mediante le pinne. Le prestazioni di cani e gatti nella localizzazione (e sono praticamente gli unici dati di carnivori che abbiamo oggi a disposizione) sono paragonabili a quelle fornite dalla maggior parte delle scimmie, anzi mediamente peggiori. Questo nonostante i carnivori abbiano in generale un udito assai migliore dei primati per quanto riguarda la sensitivit e la risposta in frequenza. La loro capacit di localizzazione per non se ne avvantaggia a causa dellintegrazione con la vista, che nei primati funziona decisamente meglio. Sarebbe importante conoscere le performance di localizzazione del maggior numero possibile di esseri viventi in totale assenza di integrazione con gli altri dati sensori, ma al momento i dati
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scarseggiano, anche perch simili ricerche, oltre ad essere impegnative, non promettono immediate ricadute in applicazioni commerciali e dunque non attraggono finanziamenti. Lultima considerazione sulla localizzazione riguarda lhabitat arboricolo: per un predatore che si muove al suolo localizzare una preda situata su un albero col solo aiuto del suono comporta unincertezza ancora maggiore sulla sua posizione. Invece di dover fare i conti con un angolo di incertezza posto praticamente su un piano, si trova a dover calcolare la posizione della sorgente allinterno di un volume di spazio. Langolo di incertezza lo stesso ma la porzione di spazio che descrive notevolmente maggiore. Potete provare a fare un piccolo esperimento: provate a localizzare il canto di un uccello appollaiato sul ramo di un albero da una distanza minima di alcune decine di metri mentre tenete gli occhi chiusi. Vi accorgerete facilmente che lincertezza sulla sua posizione sar pressoch pari al volume occupato dallintero albero, se non di pi alberi adiacenti. In assenza di integrazione con altri dati sensori, la localizzazione di una sorgente sonora possiede dunque ampi margini di incertezza, incertezza che in termini assoluti di volume di spazio aumenta con la distanza. E veniamo al punto chiave: langolo di incertezza pu essere migliorato effettuando una misurazione continua della sorgente mentre si varia langolo di approccio, alla ricerca della posizione in cui le differenze binaurali si annullano, e dunque la sorgente sonora venga localizzata nei pressi di 0. Ci pu facilmente essere ottenuto, come sa perfettamente chi conosce cani e gatti e li ha osservati mentre muovono in modo sottile e aggraziato la testa o anche solamente le orecchie in risposta ad un suono interessante (e che spesso noi non percepiamo affatto). Occorre per che il segnale persista durante le operazioni di confronto. La semplice relazione tra la durata di un segnale e la facilit della sua localizzazione gi stata dimostrata da Heffner in mammiferi sotterranei come le talpe, i topi nudi e i topi ciechi (noti anche come moli). In questo caso, in cui oltretutto non esiste il problema dellintegrazione col dato visivo, risultato evidente come questi animali non siano assolutamente in grado di localizzare suoni pi brevi di 400 millisecondi mentre riescono a direzionarsi, sebbene in modo impreciso, verso suoni pi prolungati. Possiamo quindi ragionevolmente ipotizzare che esista una relazione diretta tra la durata di un segnale e la possibilit che il suo emettitore venga localizzato a causa del segnale stesso. La critica che pu essere mossa a questa ipotesi quella che anche suoni brevi, ma ripetuti costantemente a intervalli di tempo ravvicinati, possano funzionare da radiofaro allo stesso modo di un suono prolungato. In realt esiste una importante differenza. Al di sopra della soglia di riconoscibilit di due suoni come distinti tra loro (soglia che nelluomo di 20 millisecondi; se lintervallo tra due suoni consecutivi inferiore a questo valore allora percepiamo un solo suono
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continuo), per ogni evento la coclea costretta a spendere tempo ed energia per lamplificazione dellattacco e del rilascio, come abbiamo visto a proposito del lavoro della coclea, ed come se i suoni, bench ripetuti, siano ogni volta nuovi, un reiterato da capo percettivo che non consente di migliorare la performance di localizzazione di un ipotetico ricevitore. La mia ipotesi che muovendo la testa di fronte ad un suono corto e ripetuto si possano facilmente perdere i riferimenti spaziali che si acquisiscono ad ogni impulso sonoro, ovvero che la quantit di lavoro occorrente per calcolare le coordinate spaziali e confrontarle con eventi ritenuti nella memoria aumenti esponenzialmente a causa dei silenzi che segmentano le onde sonore. Un suono ripetuto aiuta ovviamente la ricerca del luogo in cui si trova chi lo emette, ma se i singoli suoni non superano una certa durata langolo di incertezza di un localizzatore non dovrebbe diminuire sensibilmente. Se questo vero, ci che dovremmo dunque attenderci, nelle specie che appartengano agli habitat terricoli siano questi sottobosco savana o prateria, lo sviluppo di segnali sonori costituiti da unit brevi, eventualmente ripetute. A causa della selezione naturale i suoni prolungati dovrebbero essere molto rari, legati ad habitat particolari e/o a particolari relazioni predatore-preda, del tipo di quelle che abbiamo visto nei pinguini imperatore. In effetti, questo esattamente quello che si osserva in natura.

Durata e respiro Dobbiamo adesso cercare di capire come i vincoli che operano sulla forma dei richiami sonori influenzino lemergere del comportamento canterino. Esiste per i predatori un valore limite nella durata di un segnale a partire dal quale langolo di incertezza migliora drasticamente, una transizione di fase come quella gi individuata da Heffner nelle moli (400 ms)? O comunque che tipo di curva descrive meglio il rapporto tra la localizzabilit di una sorgente sonora e la durata dellemissione? Si producono differenze nella performance di localizzazione usando suoni prolungati piuttosto che set di suoni brevi della stessa durata complessiva? Questi ed altri possibili test potrebbero portare ad una definizione scientifica di quella conditio sine qua non del canto che ho etichettato come Suono Tonale Prolungato. Qui entrano per in gioco due fattori che riguardano la durata, uno relativo ed uno assoluto. Avendo ipotizzato che sia la durata assoluta di un suono a renderlo pericoloso per chi lo emette ed avendo altres definito la durata dei STP in relazione alle capacit respiratorie di una specie, ne consegue che specie molto piccole possono diventare canterine anche in habitat dove specie pi grandi non possono assolutamente permetterselo. A conferma di questo venuta, alla fine del 2005,
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la sorprendente scoperta che i topi da laboratorio (Mus domesticus) appartengono ad una specie canterina a tutti gli effetti, i cui i maschi si esibiscono in delicati arabeschi canori ultrasonici (tra 30 e 110 kHz) in presenza dei feromoni rilasciati dalle femmine. Se vogliamo fissare un limite che ci consenta di discriminare attraverso la durata delle emissioni le specie che ricorrono al comportamento canterino da quelle che non lo fanno, questo sar valido solo per gruppi di specie accomunati da dimensioni corporee simili. Possiamo domandarci quanto, in primati di taglia media quali erano i nostri antenati, debba essere lungo un singolo suono per essere considerato prolungato, ossia un valido precursore del canto umano, la risposta che si pu fissare un limite, per ora arbitrario ma non illogico, nella durata di almeno 2 secondi. Questo un tempo abbastanza lungo da non poter essere prodotto come variazione occasionale di richiami brevi, ma abbastanza breve da rientrare pienamente nelle loro capacit respiratorie. La durata di un ciclo respiratorio completo (inspirazione, espirazione, pausa) infatti legata nei primati, come in tutti i mammiferi, alle dimensioni corporee e non soggetta al dominio della volont; pu essere accelerata fino al limite delliperventilazione ma non pu essere rallentata oltre un certo ritmo basilare, come facciamo noi ad esempio nelle apnee. Quello che invece pu variare il rapporto di durata fra le tre componenti del ciclo. Nella produzione di richiami la fase di espirazione pu essere estesa fino ad occupare la quasi totalit del ciclo. Per ogni espirazione viene emesso solitamente un solo suono e dunque suoni ravvicinati comportano cicli respiratori pi rapidi13. Nello scimpanz la durata di un ciclo respiratorio a riposo stimata in circa tre secondi (si compiono cio 20 cicli respiratori completi al minuto) e pu accelerarsi fino 300 cicli al minuto, come spesso avviene durante lesecuzione delle loro tipiche sequenze vocali note come pant hoot. Questo significa che i nostri parenti viventi pi prossimi sono potenzialmente in grado di emettere STP della durata di 2 secondi e oltre, ma tuttavia non lo fanno mai. I loro richiami, che contengono suoni tonali come avviene nella quasi totalit dei primati, non sembrano offrire nessun valido precursore del canto umano nel senso della durata. Abbiamo gi visto come questo sia un dato comportamentale e non sia dovuto alla mancanza di un appropriato corredo genetico. Cercare di capire perch si sviluppa un comportamento sonoro piuttosto che un altro il tema del prossimo capitolo.

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Ci che ci distingue da tutti gli altri primati nellemissione vocale proprio la capacit di produrre pi note separate tra loro (nel canto) o fonemi (nel linguaggio parlato) con una sola espirazione. Questo comporta una raffinata coordinazione neuro-muscolare. 29

CAPITOLO II

Abbiamo analizzato le principali modalit di localizzazione di una sorgente sonora dal punto di vista della relazione predatore/preda, e ipotizzato come sia proprio tale relazione a imporre un severo limite alla durata osservabile dei singoli segnali sonori. Possiamo considerare questo limite come una delle tante condizioni al contorno che vincolano la tipologia delle emissioni acustiche di una specie, non diversamente da parametri fisici come la velocit del suono o il diverso assorbimento ambientale delle frequenze sonore. Alcuni dei vincoli che operano sulla produzione del suono nei vertebrati variano dunque col variare degli habitat. I vincoli che operano sullevoluzione delle specie si possono dividere in vincoli funzionali, vincoli filogenetici e vincoli ecologici. Quelli funzionali sono dovuti a fattori fisici, anatomici e fisiologici che limitano il campo delle forme e delle funzioni possibili. Questi vincoli derivano direttamente dallesistenza delle leggi fisiche che governano luniverso. Ad esempio il fatto che una superficie cresca in modo quadratico mentre un volume cresce in modo cubico impone limiti alla crescita dimensionale di tutte le forme viventi. Poich il rapporto tra superficie e volume varia con la dimensione, due animali che hanno lo stesso rapporto tra lepidermide (la superficie) e la massa del corpo (il volume) ma che hanno dimensioni molto diverse tra loro, hanno necessit completamente diverse per quanto riguarda, ad esempio, la dissipazione del calore corporeo. I vincoli filogenetici derivano invece da fattori storici e sono riassumibili nel concetto di gradualismo dellevoluzione. Una particolare specie pu esplorare, attraverso la mutazione e la ricombinazione, solo quella piccola porzione dello spazio adattivo che adiacente a quella che occupa. Ad esempio il fatto che tutti i tetrapodi siano pentadattili non dovuto al fatto che avere cinque dita per arto piuttosto che sei o sette sia imposto da una legge fisica. Nel Devoniano, tra i primi abitanti delle terre emerse esistevano molte forme di vita con sette o addirittura otto dita per arto, ma il caso o altri fattori che probabilmente non hanno avuto nulla a che fare col numero delle dita ha fatto s che solo la discendenza di una creatura pentadattila si propagasse nel tempo. I vincoli ecologici ci dicono che anche quando un adattamento possibile dal punto di vista funzionale e filogenetico deve fare i conti con il complesso delle altre specie presenti nellecosistema. Questa pressione fa s che determinate direzioni di sviluppo tra quelle possibili nello spazio adattivo di una specie diventino pi probabili di altre ed probabilmente responsabile di quelle apparenti finalit dellevoluzione che hanno messo fuori strada anche molti appassionati osservatori della natura, inducendoli a credere in un disegno preordinato. Gli ecosistemi coevolvono
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non cercando di andare verso un qualche radioso futuro ma cercando in ogni istante il punto di equilibrio tra le diverse forze in campo, un equilibrio che viene continuamente perturbato. Linsieme di tutti i vincoli evolutivi forma, per ogni specie, quello che mi piace definire come lo stampo del budino, la forma in cui la materia densa e cangiante dei replicatori14 pu, avendo tempo a disposizione, colarsi dentro, ovvero adattarsi.

Scimmie canterine Tra i primati viventi, le poche specie considerate propriamente canterine si trovano allinterno di quattro famiglie: Tarsiidae, Callicebidae, Indridae e Hylobatidae. Nessuna di queste specie appartiene allAfrica continentale, il che perlomeno strano, visto il tempo avuto a disposizione, la vastit del territorio e la diversit degli habitat, che il continente che ci ha dato i natali non abbia prodotto un primate canterino. Quale pu essere il motivo, accertato che non si tratta della mancanza di un antenato con particolari caratteristiche genetiche? Le due ipotesi che mi sembrano ragionevoli non sono necessariamente in contrasto tra loro; la prima che potrebbe non esistere pi da molto tempo in Africa lhabitat necessario allo sviluppo di una specie con queste caratteristiche. La seconda che forse in realt esiste una specie canterina africana; oggi se ne va a spasso per tutto il pianeta (e oltre) canticchiando qualunque cosa gli passi per la testa. Il fatto che se sono stati i nostri antenati ad aver occupato nel passato quella nicchia comportamentale, questo potrebbe aver inibito altre specie dallo sviluppare simili caratteristiche, avendo trovato lo spazio sonoro gi occupato, un fenomeno noto come esclusione. Osserviamo dunque pi da vicino le canterine viventi per scoprire quali sono i tratti convergenti dei loro habitat e del loro comportamento sociale. Due di queste sono specie minuscole, il tarsio spettro del Sulawesi non supera i 200 grammi mentre il callicebo grigio della Bolivia15 non supera il chilo di peso. Non ha senso applicare loro il limite di due secondi in quanto a causa delle dimensioni non sono fisicamente in grado di produrre suoni cos lunghi.

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Per replicatore intendo qui, con Dawkins, i replicatori genetici considerati come unit di selezione, ossia come quei tratti di genoma, non esclusivamente corrispondenti ai geni, che possono possedere alleli di uguale lunghezza. Il numero e la frequenza degli alleli varia nel tempo a causa della selezione degli individui, definiti come veicoli dei replicatori. Densa e cangiante sono metafore rispettivamente per lomeostasi e la mutazione-ricombinazione. 15 Queste deliziose scimmie del nuovo mondo sono lepitome stessa della monogamia: le coppie di maschi e femmine, di dimensioni quasi identiche tra loro, fanno quasi tutto insieme e passano gran parte della vita sugli alberi abbracciati strettamente e con le lunghe code teneramente intrecciate. Come le altre scimmie canterine diurne cantano principalmente allalba il loro duetto nunziale. 31

La produzione di STP che siano chiaramente tonali e che raggiungano la soglia dei due secondi si ritrova invece pienamente nei canti territoriali di alcune specie appartenenti alle altre due famiglie: Indridae ed Hylobatidae. Thomas Geissmann, il maggior studioso vivente dei gibboni, ha messo in evidenza come i richiami tanto degli uni come degli altri siano capaci di generare risposte emotive negli ascoltatori umani. Non posso che confermarlo, visto che in realt anche il mio interesse in questo campo una conseguenza di questo fatto, un tentativo di dare una spiegazione razionale alla forte reazione emotiva che ho provato nellascoltare per la prima volta il canto dellIndri indri. La distanza filogenetica che separa Indridae ed Hylobatidae molto grande, tale da far escludere a priori, per chi avesse ancora dei dubbi, la possibilit che abbiano acquisito la capacit di produrre STP da un antenato comune, ereditandone particolari caratteristiche genetiche. Si tratta invece evidentemente di un caso di evoluzione convergente, la cui spiegazione va ricercata, a mio avviso, proprio nelle caratteristiche di un particolare tipo di habitat, quello delle volte arboree delle grandi foreste pluviali primarie e secondarie, e nei pattern comportamentali che questo tipo di habitat favorisce nellevoluzione delle specie. Parafrasando la definizione di John Maynard Smith, possiamo considerare la produzione di STP come unESS condizionata, ovvero una strategia che evolutivamente stabile solo in un dato contesto ambientale. Possiamo allora cercare di definire meglio, alla luce di quanto abbiamo visto sinora, il motivo per cui questa strategia si manifesta cos raramente in natura. Sappiamo che nei primati il legame tra monogamia e canti elaborati certo, e che la monogamia un comportamento raro16 che tende a svilupparsi in habitat di volta arborea. Se a questo aggiungiamo che, per via del vincolo relativo alla localizzabilit dei segnali, i primati di dimensioni appena medie (monogami o meno) che occupano habitat terricoli (o comunque che stazionano al suolo durante buona parte della vita sociale) sono fortemente scoraggiati dal produrre STP, la rarit di questo comportamento appare comprensibile. Osserviamo in dettaglio le caratteristiche dei repertori sonori e dei comportamenti associati nelle specie viventi di queste due famiglie.

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Tra i mammiferi solo il 3% delle specie adotta questa strategia, contro il 90% delle specie di uccelli. 32

LIndri indri Allinterno delle Strepsirrhine17 la famiglia delle Indridae considerata la pi evoluta. Si divide nei tre generi Avahi, Propithecus e Indri, che presentano le specie pi grandi e spettacolari di tutto il sub-ordine. I balzi dei Sifaka (Propithecus verreauxi) da un albero allaltro, e la loro corsa bipede e saltellante al suolo, sono certamente annoverabili tra i grandi spettacoli acrobatici offerti dalla natura. Il genere Indri contiene una sola specie, lIndri indri (vedi la figura 6), ed proprio questa ad essere lunica canterina non solo della sua famiglia, ma dellintero sub-ordine. Nei suoi richiami sono contenuti dei notevolssimi STP, pregevoli sia per la durata che per la pulizia del tono. LIndri indri vive nelle foreste del nord del Madagascar ed in assoluto il pi grande dei lemuri viventi. Pesa fino a 10 kg ed alto circa 70 cm. Il dimorfismo tra maschi e femmine estremamente ridotto. A questi splendidi primati dagli occhi gialli, e solo a loro tra tutti i lemuri, gli abitanti delle zone in cui vivono danno il nome evocativo di Babakoto, che significa il padre degli antenati. Vivono in gruppi familiari composti solamente da due a cinque individui, generalmente una coppia con prole. Sono monogami e le femmine sono generalmente dominanti sui maschi, nel senso che hanno la precedenza sul cibo. Le manifestazioni di aggressivit tanto allinterno del gruppo che tra i diversi gruppi sono estremamente rare, legate in massima parte alla breve stagione riproduttiva o al comportamento di femmine che trasportano infanti. Si accoppiano in posizione ventro-ventrale, (non deteniamo affatto lesclusiva di questa posizione nel mondo animale). Si nutrono principalmente di foglie, ma non disdegnano frutta, semi e fiori. Lattivit strettamente diurna, e varia da 5 a 11 ore al giorno a seconda della stagione e del tempo. Sono altamente territoriali, e difendono un territorio di circa 18 ettari con piccole zone di sovrapposizione tra i gruppi. Si spostano fino a 700 m al giorno allinterno del loro territorio ed hanno pochissimi predatori naturali (trascurando luomo). I maschi marcano il territorio comune con sostanze odorose prodotte da ghiandole situate sulle guance, sotto il muso e nella zona ano-genitale, ma, assai significativamente, in modo molto meno frequente delle specie appartenenti ai generi Avahi e Propithecus. La coda, a differenza di quanto accade negli altri due generi della famiglia ed in generale nei Lemuroidea, fortemente ridotta, quasi vestigiale (3 cm). Passano la vita pressoch esclusivamente sugli alberi, adottando nei movimenti verticali una postura tipica denominata tecnicamente vertical clinging (vedi la figura 7) che comporta il tronco
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Lordine dei Primati si divide anzitutto nei sub-ordini delle Strepsirrhine e delle Haplorrhine. Ci che li distingue la presenza o meno del rhinarium, ossia di un cuscinetto umido analogo a quello dei gatti fessurato sulla sua linea sagittale; con la fessura che prosegue ventralmente sino alle labbra. La perdita del rhinarium nelle Haplorrhine testimonia di una sempre minore importanza dellolfatto nellevoluzione dei Primati, tendenza che raggiunge il suo apice nelluomo. 33

eretto, parallelo al tronco dellalbero, gli arti inferiori solitamente ripiegati e quelli superiori aggrappati al tronco o ai rami adiacenti. Quando si spostano in orizzontale su rami medio-piccoli lo fanno invece sospesi agli arti anteriori (armswinging). Tra un albero e laltro si spostano mediante lunghi salti orizzontali, superiori anche a 10 metri. Come ha descritto Ian Tattersal, che li ha studiati sul campo approfonditamente, le rare volte che si trovano al suolo esibiscono unandatura bipede, utilizzando gli stessi pattern di movimento dei salti, con gli arti posteriori che funzionano come una molla e quelli superiori sollevati sulla testa o aperti in funzione di bilanciere per mantenere lequilibrio. Dunque in questo caso landatura bipede non la conseguenza di un adattamento alla vita terricola, ma esattamente il contrario. Ci sono buone ragioni per ritenere che anche nella nostra storia sia successo qualcosa di molto simile; riprenderemo pi avanti questo ragionamento. Infine, come molti altri primati, sono dotati di una sacca laringea dorsale, il cui uso nella produzione dei suoni esamineremo in dettaglio tra poco.

fig. 6: Indri indri (da http://www.primates.com/indritree.htm)

Il repertorio acustico dellIndri indri notevolmente variegato sia nelle forme acustiche che nelle funzioni. Con ogni probabilit un repertorio che viene ereditato alla nascita e non appreso durante
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lo sviluppo, anche se mancano a riguardo studi specifici. Tutte le osservazioni disponibili sono state infatti compiute direttamente sul campo e non in cattivit. Si compone, cos come stato descritto da Pollock, di: Song: che consiste in una serie di ululati i cui toni fondamentali sono compresi tra 500 e 6000 Hz, ciascuno di durata compresa tra 1 e 4 sec circa, che vengono ripetuti per 1 - 3 minuti. Ci sono tre tipi di emissioni allinterno di una Song: il tipo 1 lungo, basso (con il tono fondamentale intorno a 750 Hz), con piccole modulazioni in frequenza ed emesso esclusivamente dai maschi adulti. La massima durata registrata di 5,2 sec; il tipo 2 tipicamente cresce in modo continuo, cio glissando, a partire da circa 700 fino a 3000 Hz e presenta modulazioni in ampiezza. Dura fino a 2 sec ed emesso da tutti i componenti del gruppo; il tipo 3 consiste in una serie di 3-4 richiami consecutivi, ognuno dei quali di frequenza discendente rispetto al precedente, e dura fino a 2 sec; emesso da tutti i componenti del gruppo, ma viene di solito introdotto dalle femmine. Le emissioni Song, quando sono di gruppo, possono o meno essere sincronizzate. Le femmine adulte sono le uniche a cantare dallinizio alla fine dei canti, mentre i giovani partecipano solo ai primi momenti ed i sub-adulti alla prima met della sessione. Ogni gruppo possiede una sua variante di Song, e le battaglie sonore che i diversi gruppi di Indri ingaggiano tra loro nelle aree di territorio sovrapposte utilizzano questo tipo di richiamo. La sua principale funzione sociale infatti quella di affermazione territoriale, affermazione che si esplica in tutto il suo splendore nel canto mattutino, con cori che coinvolgono due o pi gruppi. Song viene usato anche per il ricongiungimento dei membri sparsi del gruppo, per la comunicazione dello stato riproduttivo e come reazione ai predatori aerei, agli aeroplani e ai tuoni. La frequenza temporale e la durata delle sessioni di canto sono influenzate dalle stagioni (aumentano destate), dal tempo meteorologico (diminuiscono con la pioggia) e dalla vicinanza degli altri gruppi. Il canto pu essere anche notturno, solitamente in estate e nelle notti di luna piena. Song spesso preceduto da Roar, emesso dal maschio adulto del gruppo. Roar: grido di allarme emesso da tutti i membri soprattutto in relazione ai predatori aerei. Honk: grido di allarme emesso dai maschi adulti in relazione allavvistamento di predatori terrestri. Sono i maschi ad emetterlo, talvolta in forma corale. Viene riconosciuto anche da altre specie di lemuri. Hum: richiamo a bassa intensit che annuncia la messa in marcia del gruppo.
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Grunt, Kiss e Wheeze: richiami di paura o ansiet rispettivamente di bassa, media e alta intensit, solitamente emessi in sostituzione di atti aggressivi o di sottomissione durante le dispute per la posizione sullo stesso albero.

fig. 7: Vertical clinging

Le Hylobatidae Sotto il nome di Hylobatidae, si raggruppano dodici specie viventi (tante ne sono attualmente riconosciute) che appartengono al clade degli Hominoidea, sotto il quale si raggruppano le discendenze di un primate che si differenziato da tutte le altre scimmie del vecchio mondo circa 23 milioni di anni fa (vedi la figura 8). Comunemente noti come gibboni, queste specie formano un gruppo molto omogeneo che abita le foreste pluviali tropicali di buona parte del sud-est asiatico. Si dividono, secondo Geissmann, in quattro generi: Hylobates con 6 specie, Nomascus con 4 specie, Bunopithecus e Symphalangus con 1 specie ciascuno. Possono arrivare a pesare, a seconda delle specie, da una media di circa 5 kg fino ad una media di 10 kg (per il Siamang o Symphalangus syndactilus, con punte che superano i 20 kg), e sono alti fino a 60 cm. Il dimorfismo delle dimensioni estremamente contenuto. Sono generalmente monogami, con maschi e femmine che detengono lo stesso status. Possono vivere fino a 40 anni, in piccoli gruppi composti da due a cinque individui, generalmente una coppia con prole.
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Si nutrono di frutta matura, foglie giovani e piccoli insetti. Lattivit strettamente diurna, da 8 a 10 ore a seconda della stagione e del tempo atmosferico.

fig. 8: Filogenesi dei primati (da www.yerkes.emory.edu)

Ogni gruppo difende, attraverso il canto e linseguimento degli invasori, un territorio di circa 34 ettari, allinterno del quale si sposta fino a 700 m al giorno. Raramente ricorrono a scontri fisici nelle dispute territoriali. Detestano lacqua ed i fiumi sono per loro dei confini naturali quasi invalicabili, che spesso hanno una relazione evidente con gli eventi di speciazione. Hanno pochi predatori naturali (trascurando luomo). La coda, come in tutte le Hominoidea, assente. Sono le antropomorfe di media taglia meglio adattate in assoluto ad uno stile di vita prettamente arboricolo, avendo sviluppato particolarmente lelongazione degli arti anteriori ed un particolare tipo di locomozione acrobatica, la brachiazione (vedi la figura 10), che costituisce un altro dei grandi spettacoli della natura. Possono spostarsi agilmente in questo modo anche tra rami molto sottili posti a considerevole altezza dal suolo. Le rare volte che si trovano al suolo assumono unandatura bipede, con le mani sulla testa per bilanciarsi.
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Alcuni di loro (il Siamang, lHylobates hoolock ed il Nomascus concolor) sono dotati di sacche laringee laterali ventricolari, che utilizzano nella produzione dei richiami.

fig. 9: Hylobates lar ripreso durante una sessione di canto (da www.gibbons.de)

fig. 10: Brachiazione 38

Nel repertorio acustico dei gibboni spiccano i canti territoriali e di status, presenti in tutte le specie, la cui struttura stata studiata con attenzione, in particolare da Thomas Geissmann. Generalmente i maschi adulti cantano a lungo poco prima dellalba; le femmine cantano insieme ai maschi poco dopo lalba e verso le 10 di mattina. I duetti durano in media tra 10 e 30 minuti. I maschi non accoppiati cantano pi a lungo di quelli accoppiati, per attrarre potenziali partner. Le femmine solitarie cantano invece di rado. Alcuni maschi producono il canto sia inspirando che espirando (canto bifasico). La struttura tipica del duetto, il cosiddetto great call, prevede una introduzione del maschio, una parte centrale in cui la femmina emette una serie di note di frequenza progressivamente crescente e/o intensificate nel tempo, ed una coda fornita di nuovo dal maschio. Volendo essere provocatori (ma non troppo) si potrebbe affermare che quella che in musica si chiama forma bitematica ABA (primo tema maschile, secondo tema femminile, e chiusura con la riproposizione del tema maschile), stata inventata dalle Hylobatidae. Nei gibboni adulti quasi tutto il repertorio vocale sesso-specifico, con la sola eccezione del Bunopithecus hoolock in cui maschi e femmine condividono le stesse note. Sembra per che la differenziazione si formi dopo la costituzione del legame di coppia essendo gli individui immaturi capaci di produrre lintero repertorio della specie. Questo potrebbe riflettere la condizione ancestrale, ipotizzata da Geissmann, di un canto comune ad entrambi i sessi, in seguito differenziatosi in varianti specifiche dei maschi e delle femmine. Quello che veramente sorprendente notare nei gibboni la sostanziale ereditariet dei canti che sono complessi tanto nella variet dei singoli elementi che nella loro struttura globale. Non solo i canti mostrano una specificit cos elevata da poter essere usati dai ricercatori sul campo per distinguere le zone occupate dalluna o dallaltra specie anche in assenza di contatti visivi, ma, come hanno riportato gli studi di Marshall e altri, le femmine nate da accoppiamenti tra le diverse specie presentano canti diversi da quelli delle madri ma uguali a quelli di altre femmine generate in condizioni analoghe. Ricostruzioni filogenetiche del cespuglio delle Hylobatidae sono state tentate da Geissmann proprio a partire dallanalisi della struttura e degli elementi costitutivi del canto nelle diverse specie. Analisi raffinate dello spettro sonoro hanno anche dimostrato, almeno per lHylobates klossii, lesistenza di varianti allinterno della stessa specie in relazione alla distribuzione geografica, lesistenza cio di dialetti locali che sono in probabile correlazione con differenze locali nel pool genico. Queste differenze, inavvertibili allorecchio, consentirebbero di individuare la provenienza di un individuo con una precisione di oltre il 90%.

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E solitamente allinizio del canto della femmina18 che le emissioni raggiungono lo status di STP, ma, sebbene pi raramente, questo avviene anche nel canto dei maschi. Le espressioni pi notevoli di prolungamento del tono si trovano tra le femmine delle specie Hylobates lar, Hylobates klossii e Nomascus concolor (figura 11) e tra i maschi delle specie Nomascus nasutus e Nomascus gabriellae (figura 12).

fig. 11: Sonogrammi di great call di femmine di, dallalto: Nomascus concolor, Hylobates lar e Hylobates klossii (tratto da Geissmann 2001). Le sottolineature in nero sono code al canto fornite dai maschi. In giallo ho evidenziati dei chiari esempi di STP, della durata di oltre tre secondi.

fig. 12: Sonogrammi del canto di maschi di Nomascus nasutus e Nomascus gabriellae (da Geissmann 2001).

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La stessa cosa accade nel duetto nunziale del callicebo grigio della Bolivia, che nella sua struttura ricorda molto quelli dei gibboni, tenendo conto della differenza di dimensioni. 40

Non tutte le specie raggiungono regolarmente STP della durata di due secondi (vedi la figura 15) tuttavia questa la norma nella maggioranza dei casi. Il canto dei Siamang, che pure sono i gibboni pi grandi e sono oltretutto dotati di una vistosa sacca laringea che li fa assomigliare ad una zampogna vivente (vedi la figura 14), non presenta di norma STP, pur essendo il pi elaborato tra tutti ( proprio questa la pi notevole mancanza di corrispondenza tra la presenza di STP nei richiami e il comportamento canterino). La spiegazione del perch sia proprio la specie canterina per eccellenza (e quella di maggiori dimensioni) ad aver accorciato19 la durata assoluta delle proprie emissioni risiede a mio avviso nella natura del duetto nunziale. Negli Indri, a differenza di quanto accade nelle Hylobatidae, non si assiste alla formazione del duetto nunziale e la struttura del loro canto pu essere considerata probabilmente come la condizione ancestrale del canto nei primati, con poche varianti sesso-specifiche e nessuna modifica del repertorio conseguente alla formazione del legame di coppia. Nel Siamang invece, il canto trova la sua massima espressione proprio nella formazione del duetto nunziale. Qui siamo in presenza di una interessante fase di transizione tra il canto ereditato, ovvero quello che un individuo sarebbe in grado di produrre anche se crescesse in un ambiente privo di insegnanti, e il canto appreso, ovvero quello che non si produce se non viene assorbito dallambiente sociale durante la fase di crescita. Tutte le singole componenti, le note, del duetto dei Siamang sono innate, ma il modo in cui il duetto nunziale viene eseguito unico di ogni coppia. Viene creato (o meglio assemblato) durante il corteggiamento e ripetuto poi per tutta la vita. Talmente importante la fase di creazione del duetto che i Siamang che non sono in grado di crearne uno che soddisfi il partner non hanno la minima speranza di trovare un compagno/a. Tre tipi di suoni compaiono sostanzialmente nel great call dei Siamang: boom, un suono basso prodotto durante il riempimento della sacca laringea; bark, un suono acuto penetrante e breve; ululating scream, un ululato generalmente prodotto dal maschio che pu anche essere bitonale.20 La struttura formale del great call (vedi la figura 13) prevede una introduzione di boom maschili e bark femminili alternati, seguiti da una serie di boom e bark alternati in accelerando da parte della femmina e che culminano in un ululato maschile bitonale (nellesempio da 0 a 13 secondi). Lintera sequenza viene ripetuta una seconda volta in modo pi stretto (da 13 a 22 secondi) ed seguita da una coda in cui il maschio e la femmina si scambiano boom e bark in rallentando (da 22 a 27
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E del tutto evidente che stato il Siamang a perdere labitudine di emettere STP e non gli altri gibboni ad averla acquisita. La produzione di suoni bitonali una caratteristica tipica anche degli oranghi, con cui i gibboni sono strettamente imparentati. 41

secondi) mentre si esibiscono in comportamenti acrobatici, scuotimento dei rami ed erezione del pelo, manifestando una fondamentale relazione tra suono, gesto ed attivit ormonale su cui torneremo pi avanti. Il great call si conclude con il solo maschio che, dopo alcuni secondi di silenzio e alcuni boom isolati, emette un ultimo ululato seguito da una serie di rapidissimi bark.

fig. 13: Sequenza tipica del great call nunziale di una coppia di Siamang. La prima parte, sottolineata in blu, contiene il duetto vero e proprio con i due climax accelerati prodotti dalla femmina. La seconda parte, sottolineata in rosso, la coda eseguita solo dal maschio. (Liberamente tratto da www.gibbons.de)

E probabile che nel Siamang, essendosi la scelta del partner focalizzata sullatto di creazione del duetto, sulla sincronizzazione e coordinazione delle emissioni, laspetto ritmico si sia imposto sulla durata intesa come indicatrice delle qualit del partner. La stessa formazione di una cos vistosa sacca laringea quasi certamente causata proprio dalla necessit di aumentare non solo la potenza sonora delle emissioni ma anche la velocit delle ripetizioni.

Le sacche laringee La presenza delle sacche laringee, che a prima vista potrebbero essere ritenute in stretta relazione col prolungamento dei suoni, una sorta di terzo polmone merita un piccolo approfondimento. Nonostante lapparenza, uno studio di Hewitt e altri ha chiaramente dimostrato come la presenza delle sacche non correlata con la durata delle singole emissioni ma con le dimensioni delle specie e con la rapidit dei richiami, intesa come frequenza di cicli respiratori consecutivi.

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fig. 14: La vistosa sacca laringea di un Siamang adulto (www.gibboncenter.org)

Esistono quattro tipi di sacche laringee nei primati, definite in base al sito di attacco alla laringe: 1) sacche dorsali, nelle Strepsirrhine; 2) sacche latero-ventricolari, nelle Colobinae e nelle Hominoidea; 3) sacche infraglottali, nelle Cebidae e nelle Callitrichidae; 4) sacche subioidi, nelle Cercopithecinae. La maggior parte delle Hylobatidae pi piccole, che sono come abbiamo visto quelle che producono i suoni pi lunghi, le hanno perdute. La funzione ipotizzata dagli autori dello studio quella che servano principalmente a prevenire liperventilazione, in particolare nelle rapide sequenze di richiami bifasici, consentendo cos unaccelerazione delle frequenze respiratorie che non sarebbe raggiungibile altrimenti. Una seconda funzione quella di servire in alcuni casi (certamente nel caso del Siamang) come un correttore dimpedenza. Limpedenza si definisce come la relazione che lega la lunghezza donda di un suono con la dimensione della cavit vibrante che lo produce. Un corpo di una data dimensione pu trasferire energia acustica solo alle lunghezze donda che hanno una dimensione compatibile con quella della cavit vibrante che le produce. Questo significa che anche se un corpo pu produrre suoni di lunghezza donda pi lunga (ovvero toni pi bassi) di quelli che possono risuonare nella cavit vibrante, non in grado di trasferirvi dellenergia acustica perch siano diffusi nellambiente. La sacca laringea pu servire proprio a questo, ad aumentare le dimensioni della cavit vibrante per diffondere nellambiente toni pi bassi (il boom del Siamang ad
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esempio). Visto che in natura un suono pi basso vuol dire un animale pi grande, chiaro che chi sviluppa la facolt di correggere la propria impedenza pu utilizzarla per ingannare gli altri riguardo alla propria dimensione. Unultima funzione ipotizzabile quella che le sacche servano anche a prevenire possibili danni da sforzo alla laringe. Un danno alle capacit di emissione di suoni molto intensi potrebbe diminuire drasticamente la fitness di un individuo qualora quei segnali vengano usati dai potenziali partner per la scelta del compagno/a. Nelluomo alcune sindromi disfoniche, dovute proprio ad un uso eccessivamente intenso ed improvviso della voce, che causa lapertura di solchi sul bordo libero delle corde vocali. La presenza di sacche latero-ventricolari chiaramente ancestrale nelle Colobinae, nelle Hominoidea e nelle Cercopitecinae (vedi la figura 15), ovvero in tutte le Haplorrhine del vecchio mondo. Nello studio di Hewitt viene anche riportata lipotesi di Harrison, pi che probabile, che le piccole saccule che si dipartono dalla laringe umana siano vestigia di sacche latero-ventricolari simili a quelle che si osservano negli scimpanz. La perdita delle sacche nelluomo ancora tutta da spiegare e, visto che la laringe non fossilizza, occorrer attendere che una analisi genetica mirata ci sveli in quale momento della nostra storia evolutiva le abbiamo perse. Qualcosa di diverso potrebbe accadere per le sacche dorsali degli Indri, che si sono sviluppate in modo filogeneticamente indipendente. Nelle Strepsirrhine la presenza delle sacche non ancestrale ma si ritrova in due sole specie, le pi grandi delle loro famiglie, conformemente a quanto predetto dal modello di Hewitt. Tuttavia le sacche degli Indri non possono essere messe in relazione alla rapidit di emissione degli elementi del canto. In loro manca quella tipica accelerazione delle emissioni sonore che osserviamo nella struttura dei loud call di tutte le Hominoidea. E per da notare che emissioni di 4 o 5 secondi, quali quelle normalmente prodotte dai maschi di Indri nella song di tipo I, oltrepassano i limiti imposti dalla formula di Stahl alla durata del ciclo respiratorio di animali del peso di circa 10 kg. E possibile, ma non esiste nessuno studio che affronti la questione, che in questo caso la sacca laringea, oltre a funzionare da correttore dimpedenza, svolga una qualche funzione nel prolungare il ciclo respiratorio e dunque i suoni producibili.

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fig. 15: Probabile filogenesi delle sacche laringee (da Hewitt et al. 2002), con aggiunta lindicazione delle specie che producono STP della durata di almeno 2 secondi. 45

Convergenza Indri Hylobatidae Come abbiamo visto, le specie di primati che emettono STP allinterno delle sequenze di richiami territoriali condividono, a dispetto della distanza filogenetica, un numero notevole di caratteristiche sociali attribuibili soprattutto allevoluzione in habitat arboreo; tanto tra gli Indri che tra le Hylobatidae la discesa al suolo avviene molto raramente, spesso solo quando inevitabile. Ladattamento alla vita prettamente arboricola comporta una serie di importanti conseguenze: 1. una netta diminuzione della predazione subita da parte dei carnivori terricoli: anche se molti di loro sono capaci di arrampicarsi, la taglia gli impedisce di raggiungere i rami pi piccoli; in una densa foresta tropicale primaria la volta pressoch continua e dunque una via di fuga quasi sempre disponibile; 2. una struttura sociale composta da piccole unit familiari (ognuna di 2-5 unit), spesso in contatto solo acustico tra loro e non in relazione diretta; 3. una strategia riproduttiva essenzialmente monogamica e stabile nel tempo; 4. lallevamento prolungato della prole; 5. bassi livelli di aggressivit tanto allinterno del gruppo che tra i diversi gruppi; 6. un basso dimorfismo e una sostanziale parit di status tra maschi e femmine. Inoltre, tanto tra gli Indri che tra le Hylobatidae, ladozione di una postura in cui il tronco del corpo viene a trovarsi quasi sempre sullasse verticale, parallelo ai tronchi degli alberi, comporta la tendenza ad utilizzare una andatura bipede al suolo, del tutto indipendentemente dal fatto di avere una conformazione degli arti inferiori adattatasi a questo scopo. Lhabitat arboreo fornisce insomma le condizioni ideali per cui il suono possa emergere indisturbato come sistema di segni privilegiato rispetto a codici comunicativi basati sulla vista o sullolfatto. Presi nella loro interezza, i canti degli Indri e delle Hylobatidae manifestano molte affinit ed alcune differenze a vari livelli di analisi. Una prima uguaglianza riguarda lora del giorno in cui i canti vengono eseguiti: per entrambe le specie dobbligo una esecuzione mattutina, poco dopo lalba e prima di mettersi in attivit per procurarsi il cibo. E stato dimostrato che a quellora la differenza di temperatura tra la volta arborea ed il suolo, funzionando come una lente acustica, consente di ottenere la massima diffusione longitudinale dei richiami. Il sorgere del sole fornisce dunque un innesco alla produzione dei canti che potrebbe, in via del tutto ipotetica, avere una componente genetica rintracciabile, ad esempio una particolare proteina attivata dalla luce solare che interagisca con un fattore di trascrizione correlabile ad un dato comportamento. Siamo ancora lontani dal poter identificare con certezza simili sfumature nella biochimica dei comportamenti
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complessi e dal poterle comparare tra specie diverse. Assumiamo pertanto che lagente causale di questo comportamento risieda nella competizione acustica tra i gruppi o gli individui, che comporta ladozione di una strategia che potremmo definire del ben canta chi per primo canta. La cosa interessante che nelluomo sembra esistere un impulso a cantare al mattino, o meglio una produzione mentale di canto mattutino, che potrebbe essere il lascito del comportamento innato di un primate canterino, comportamento che per inciso non si verifica affatto negli scimpanz. Torneremo pi avanti su questo punto. Dal punto di vista della struttura formale dei canti, ci che accomuna i canti degli Indri e delle Hylobatidae il fatto che lintroduzione sia eseguita dal maschio e la parte principale dalla femmina. I suoni pi lunghi, che sono solitamente anche quelli di minor frequenza (ossia quelli dal tono pi basso), compaiono pi frequentemente allinizio della sessione di canto, nelle introduzioni dei maschi, e nella parte iniziale del canto femminile. Qualche differenza si registra osservando le sovrapposizioni tra le voci maschili, femminili e infantili di un gruppo. Negli Indri lesistenza di sezioni del canto in cui le voci si sovrappongono la norma mentre nelle Hylobatidae una reale sovrapposizione delle voci compare solo nei duetti del Siamang e del Bunopithecus hoolock. Secondo Geissmann quella del great call sovrapposto comunque la condizione ancestrale delle Hylobatidae, quella da cui si sarebbero poi evolute le forme di great call diviso e solistico che compaiono nelle altre specie. Per quanto riguarda invece il profilo melodico delle singole emissioni STP, il disegno dei suoni prolungati, bisogna osservare che quando c una modulazione della frequenza, questa sempre continua, tanto negli Indri che nelle Hylobatidae. Nellesecuzione di un STP non ci si sposta mai di salto tra una frequenza e laltra ma sempre per mezzo di una ascesa o discesa che passa per tutte le frequenze intermedie. Una modulazione di frequenza ha leffetto di aumentare la localizzabilit del segnale. In un ambiente dove questo non costituisca un vantaggio per i predatori, poter valutare e localizzare a distanza un potenziale partner un fattore della massima importanza. Esistono alcuni profili STP tipici, rintracciabili tanto allascolto che nella lettura dei sonogrammi (vedi le figure 11 e 12), in particolare: 1. note stabili, con eventuali piccole flessioni allattacco e al rilascio del suono; 2. note stabili raggiunte con flessione ascendente o, pi raramente, discendente; 3. note con flessione centrale (caratteristica negli Indri la flessione di un tono), ritorno alla frequenza iniziale ed eventuale rapida ascensione successiva, spesso bifasica, anche molto
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marcata (fino a due ottave circa); queste sono le note pi tipiche, emesse di solito nei momenti culminanti tanto delle song degli Indri che dei great call delle Hylobatidae; 4. note ascendenti o discendenti in modo continuo (solitamente emesse allinizio delle sessioni di canto). Ancora oggi la capacit di muoversi in modo continuo tra le frequenze ad imitazione della voce (uso del portamento e del glissato, nella terminologia musicale occidentale corrente) un tratto talmente irrinunciabile nelle musiche strumentali colte orientali di antica tradizione (quelle che oggi identifichiamo come appartenenti alle culture islamica, induista e buddista) da poter essere ritenuto la causa del mancato sviluppo di un sistema armonico verticale e della notazione scritta: gli strumenti a tastiera (harmonium), essendo impossibilitati per loro natura a produrre glissati e microintervalli, non hanno mai potuto aspirare al ruolo di strumenti solisti. Ne sa qualcosa Pandit Shivkumar Sharma, il pi grande suonatore vivente di santoor (il salterio indiano), che per farsi accettare come solista allinterno della cultura musicale Hindustani, ha dovuto elaborare una particolare tecnica fatta di slittamenti e percussioni rapidissime con lo scopo, per lappunto, di imitare il glissato. In occidente, lo sviluppo della notazione neumatica in ambito monastico, unita alla preoccupazione di eliminare dalla musica ogni residuo di sensualit pagana, ha inevitabilmente condotto al fatto che il pensiero musicale si sviluppasse per entit discrete, perdendo in raffinatezza melodica ma guadagnando prima il contrappunto orizzontale tra voci diverse e in seguito lo sviluppo di un sistema armonico pensato in verticale. Per quanto attiene ai rapporti di durata interni ai canti, cio alla scansione ritmica, una importante differenza consiste nellintensificazione emotiva (accelerando) che compare nella maggior parte dei great call delle femmine dei gibboni (vedi anche nella figura 11 i sonogrammi del Nomascus concolor e dell Hylobates klossii) e non viceversa nelle song degli Indri, in cui le singole note emesse dai singoli individui risultano quasi sempre ben spaziate tra loro e di durata simile, come per altro succede anche nel great call di Hylobates lar riportato sempre in figura 11. Nella struttura formale del raga, lantichissima forma musicale che tipica tanto della musica classica indiana karnatica che hindustani (nella quale pi presente linflusso islamico), troviamo, amplificato nel tempo, lo stesso pattern generale di molti dei great call: ad unintroduzione (alap) composta da note prolungate segue una parte accompagnata dalle percussioni (tala) e condotta su tempi sempre pi serrati ed in cui, anche nellimprovvisazione melodica, gli elementi ritmici sono sempre pi predominanti. Questa intensificazione ritmica correlata con lintensificazione dello stato emotivo generale tanto degli esecutori che degli ascoltatori.

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Il pant-hoot dello scimpanz Quale tratti condivide il pant-hoot, la peculiare sequenza di richiami degli scimpanz (del Pan troglodytes in particolare) con la struttura formale dei great call delle Hylobatidae? Ebbene, ci sono analogie e differenze: lintroduzione presenta note basse e tonali, ma sempre di breve durata; laccelerando emotivo emesso soprattutto dai maschi e con suoni non tonali. Al culmine della sequenza si osservano lerezione del pelo e una serie di comportamenti gestuali che vanno dallo scuotimento della vegetazione al lancio di pietre ed altri oggetti alla corsa ed alla percussione con le mani del suolo e dei tronchi; infine si osserva una coda sonora decelerata. E possibile interpretare il pant-hoot come la trasformazione di un great call dovuta al cambio di habitat, ad una vita sociale che si trasferita soprattutto al suolo? A mio avviso s. O meglio, anche se li consideriamo entrambi come trasformazioni indipendenti di un richiamo ancestrale, e non come discendenti luno dallaltro, la questione resta negli stessi termini. Sembrano esistere due varianti delle sequenze di loud call nelle Hominoidea, una che potremmo definire terricolopoligama e unaltra che potremmo definire arboricolo-monogama. Sono tra loro simili nella struttura, nel modo in cui si susseguono gli eventi acustici, ma sono assai diversi nella forma sonora delle singole emissioni, soprattutto nella loro durata e nel loro spettro. Per quanto concerne la durata, laccorciamento dei suoni tonali prolungati a bassa frequenza, potrebbe essere una conseguenza del vincolo costituito dalla capacit di localizzazione dei predatori di cui abbiamo parlato nel secondo capitolo. Bench amino arrampicarsi spesso sugli alberi, gli scimpanz passano infatti molto tempo al suolo o nelle sue dirette vicinanze. E l che conducono buona parte della loro vita sociale, come testimonia la natura poligamica, la costituzione di harem controllati dal maschio dominante, del loro legame riproduttivo. Per quanto concerne lo spettro sonoro, ovvero la presenza di non linearit (ovvero di rumore) nelle note accelerate e modulate in frequenza che costituiscono il clou della sequenza di pant-hoot, bisogna osservare che questo fatto certamente riconducibile alla struttura sociale degli scimpanz. Quando il canto si tramuta in grido la rabbia che si manifesta. Anche il fatto che siano i maschi a eseguire le sezioni principali una diretta conseguenza di una struttura sociale molto differente rispetto alle societ monogamiche degli Indri e delle Hylobatidae. Non siamo pi in presenza di piccoli nuclei familiari in scarsa interazione tra loro, ma di gruppi pi grandi in cui naturalmente tende a costituirsi una gerarchia sociale, e con essa aumentano nel tempo il dimorfismo, la competizione tra maschi e laggressivit.

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Anche il pant-hoot degli scimpanz innato e non appreso, tuttavia alcune varianti possono essere apprese, e non solo in ontogenesi, ma anche acquisite socialmente nellet adulta, a testimonianza di un cammino gi intrapreso verso la plasticit neuronale. Resta intatta negli scimpanz la relazione tra intensificazione ritmica del richiamo, emozione e gesto, che sarei tentato di considerare un tratto monofiletico delle Hominoidea (e che potrebbe essere stato perso nellorango a causa di una vita sociale spinta al limite della atomizzazione). Per citare Geissmann:
La maggior parte delle forme musicali sono legate allemotivit ed hanno un potente effetto sia sugli esecutori che sugli ascoltatori, spingendoli ad agitare parti del corpo in sincronia con il ritmo, battendo le mani, i piedi o danzando. Spesso la danza appare inseparabilmente legata alla musica. Leffetto quasi universale e semi-ipnotico che la musica esercita sulla maggior parte degli esseri umani suggerisce che questa una caratteristica ancestrale che potrebbe avere una forte componente ereditaria. Questo comportamento presenta una ovvia similarit con il comportamento locomotorio ritualizzato (percuotere i tronchi, battere i piedi, scuotere i rami) che associato con i loud calls di molti primati del Vecchio Mondo, suggerendo ulteriormente che la musica sia derivata proprio da questi richiami. (mia traduzione)

Osservava Darwin in Lespressione delle emozioni che:


movimenti agitati e violenti possono essere spiegati in parte dal sollievo che per esperienza sappiamo di poter trarre dallesercizio muscolare, in parte dal fatto che il sensorio eccitato produce un eccesso di energia nervosa senza una destinazione precisa.

Anche una cavit vibrante come la laringe pu essere vista come un ottimo mezzo per dissipare un eccesso di energia nervosa. Quando questo comporta una accelerazione del ritmo respiratorio necessario un maggior consumo di ossigeno per evitare liperossigenazione e dunque gesti, attivit muscolare indotta dal Sistema Limbico (o direttamente dal Sistema Nervoso Autonomo Simpatico) attraverso il rilascio di specifici neurotrasmettitori. Noi esseri umani siamo soliti chiamare emozione gli effetti percepibili di questo rilascio. In s, la relazione tra suono, emozione e movimento per molto pi antica e si riscontra praticamente in tutti gli esseri viventi che possiedono un sistema sensorio atto alla percezione del suono. Non si evoluta per la produzione di canti territoriali nei primati ma come sistema automatico di reazione a suoni improvvisi, che spesso sono indicatori di potenziali minacce alla sopravvivenza. Quando ci accade di provare trasalimenti e/o reazioni di panico in relazione a suoni improvvisi, sappiamo che questo meccanismo agisce ben al di sotto della soglia di coscienza, che si tratta di uno di quei programmi innati di sopravvivenza

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che sono scritti direttamente nel linguaggio macchina, per cos dire, piuttosto che nel software di alto livello. Se la mia interpretazione corretta, non esistono dunque n sono mai esistiti, allinterno della famiglia Hominoidea come dellintero ordine, vincoli filogenetici che operano sulla forma21 del canto, ma solo vicoli ambientali e comportamentali, che diventano determinanti per disegnare la forma acustica dei richiami. Il pool genico di tutte le specie di primati cio capace di esprimere diverse varianti di produzione dei suoni laringei (lungo/corto, tonale/non tonale, etc), in modo condizionato da parametri ambientali e dalla modalit di apprendimento dei richiami. Le forme del comportamento acustico sono cio nello stato che Maynard Smith definiva come Mixed ESS (strategia mista evolutivamente stabile) piuttosto che in una condizione di polimorfismo bilanciato, ossia di un polimorfismo che dipende dallo sviluppo nel tempo di una competizione tra diversi alleli.

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Vincoli filogenetici sono invece chiaramente allopera in altri aspetti della produzione e del riconoscimento dei suoni, quali il campo delle frequenze o la soglia di intensit. 51

CAPITOLO III

Funzioni sociali dei richiami sonori (long & loud calls) nei primati Ogni segno per sua natura multifunzionale, pu essere cio utilizzato a fini strategici diversi, ovvero assumere diversi significati. I significati di uno stesso segno possono essere diversi tanto dal punto di vista dellemettitore che del ricevitore. Parlando delluso sociale che in generale viene fatto dei richiami sonori nei primati, possibile distinguere tre principali funzioni, che chiameremo funzione di status, funzione di legame e funzione di allarme. In molte specie gli stessi richiami assolvono alle prime due funzioni contemporaneamente, ovvero sono utilizzati sia come segnale territoriale utile per spaziare i diversi gruppi tra loro, che come segnale per mantenere il contatto e la coesione allinterno dei gruppi. Ci che varia in questi casi il comportamento di chi riceve il messaggio. Per chi allinterno del gruppo il richiamo assicura un costante rinnovo del legame sociale oltre ad essere utile per conoscere la posizione spaziale degli altri membri del gruppo quando la vista impedita da ostacoli fisici (denso fogliame, configurazione accidentata del terreno etc ). Per gli altri gruppi e soprattutto per quelli adiacenti, invece un messaggio di sfida, una marcatura del territorio che sottintende una potenziale minaccia.

La funzione di status Posto che i caratteri genetici legati alla produzione di richiami acustici nei primati sono tutti derivati, ossia che le pressioni di selezione vi si applicano solo secondariamente (possono essere favorite solo quelle variazioni che non disturbano eccessivamente le funzioni primarie di quegli stessi caratteri, ad esempio la respirazione), ne deriva che molti dei parametri in cui scomponibile una emissione acustica (altezza, intensit, spettro e durata) contengono codici onesti, ossia non modificabili dallemittente, che sono legati direttamente alla morfologia generale. Proprio a causa di questo, sono inevitabilmente presenti nei richiami delle differenze che rendono unico ogni individuo. Un richiamo contiene dunque dei codici di identit allo stesso modo, ad esempio, di un

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odore.22 Molti dei tratti costitutivi di un individuo (et, sesso, stato di salute, ricettivit allaccoppiamento) lasciano una traccia nello spettro sonoro dei richiami che pu essere decodificata dai conspecifici, e spesso anche da altre specie che ne condividono lhabitat. Il richiamo di status assume il suo significato tanto nella relazione tra i membri di un gruppo (come nel caso di unaffermazione di dominanza) che in quella tra i diversi gruppi di una stessa specie (o di specie strettamente imparentate come avviene nelle Hylobatidae). In questo secondo caso possiamo correttamente definirlo come una marcatura territoriale. I segnali sonori di status sono autoreferenziali, nel senso che il loro significato rimanda direttamente, indicandolo, al produttore del significante: io sono questo suono.23 Il semiologo Thomas Sebeok ha giustamente definito questo tipo di emissioni con la seducente locuzione di Nomi Propri Individuali. Quando laccoppiamento profondamente collegato alla qualit dei richiami, come accade nelle specie canterine, il segnale sonoro di identit quello che viene utilizzato nella scelta del partner. In regime di accoppiamento assortativo negativo, quello cio che preferisce laccoppiamento tra individui fenotipicamente dissimili, allo scopo di evitare linincrocio (ed il conseguente impoverimento del pool genico) causato dallaccoppiamento tra consanguinei, laccoppiamento avviene solitamente tra individui che appartengono a gruppi diversi. Aspetti della forma acustica dei richiami come lintensit sonora, la durata, lo spettro o la rapidit di ripetizione delle emissioni possono essere assunti come indici onesti delle qualit fisiche dei potenziali partner ed in particolare lo spettro sonoro (il timbro dei suoni) un inevitabile indicatore di quella che tecnicamente nota come fluctuating asymmetry. La simmetria degli individui uno dei parametri pi importanti nella scelta del partner in una variet impressionante di specie, essendo un indicatore non solo della qualit del genoma ma anche della qualit dello sviluppo. Oltre alla simmetria esteriore, che viene solitamente valutata a vista ed , come sappiamo tutti, un parametro strettamente correlato alla percezione della bellezza degli individui, esistono simmetrie nascoste, non visibili esteriormente. Asimmetrie del tratto vocale sono state ad esempio chiaramente identificate da Hirano e altri in studi post-mortem effettuati sugli esseri umani. Le asimmetrie del tratto vocale si riflettono direttamente sulle formanti del suono e lasciano inevitabilmente una traccia percepibile nel timbro dei suoni.
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Con alcuni vantaggi, ad esempio nella marcatura del territorio. Una marcatura olfattiva dei confini territoriali va rinnovata continuamente e ci comporta il pattugliamento della linea di confine con l'elevata possibilit di incontrare confinanti poco amichevoli impegnati nella stessa operazione. Una marcatura acustica del territorio funziona invece come una bolla sonora che, spandendosi dal punto di emissione, avvisa i conspecifici della presenza di un individuo, o di un gruppo, posto ad una distanza che individuabile in base allintensit sonora dellemissione. Il tamburo e la tromba che accompagnavano le insegne araldiche durante il medioevo ed il rinascimento, conservavano ancora la stessa funzione, propagare la voce del padrone del territorio. Come osservava Peirce E che la parola o segno che luomo usa luomo stesso. 53

In casi limite la pressione della selezione sessuale sul tratto vocale pu spingersi fino a ricadere in quello che Zahavi ha chiamato principio dellhandicap, quello per intenderci che spiega la coda del pavone come un segnale costoso (ed inevitabilmente onesto) che funziona come indicatore della qualit dei maschi. Anche se la sua stessa presenza pu comportare un maggior rischio per la sopravvivenza (una maggiore visibilit ai predatori ed una minore agilit) la potenziale diminuzione di fitness viene compensata dalla maggior probabilit di accoppiarsi24. Lo sviluppo delle sacche laringee, almeno in quelle specie che presentano un dimorfismo sessuale per questo tratto, molto probabilmente la spia di una pressione di questo tipo sui richiami: pi forti e rapidi sono e pi sono apprezzati, generalmente dalle femmine. Un vistoso esempio di selezione sessuale di tratti somatici legati ai richiami quello dei maschi delle scimmie urlatrici (il genere Alouatta) del Centro e Sud America, che presentano un notevole ingrossamento dellosso ioide e della laringe ed una sacca che si diparte dallo ioide e che ha la funzione di risonatore. I loro rumorosi richiami, che hanno la funzione di difendere il territorio dagli invasori e di spaziare i gruppi tra loro, contengono suoni che, in quanto alla durata, potrebbero rientrare a pieno titolo nella categoria di STP se non fosse che hanno poco o nulla di tonale25. Impressionanti esempi di selezione sessuale di tratti somatici si trovano negli uccelli. In almeno sessanta specie stata riscontrata lelongazione della trachea, quasi sempre in uno solo dei due sessi. Il cigno trombettiere possiede una trachea lunga almeno il doppio di quanto sarebbe normalmente atteso in un uccello della sua taglia. La selezione sessuale pu agire come un potente motore di modellazione dei richiami anche in tempi evolutivamente molto rapidi, anche quando, come vedremo, la complessit dei richiami scavalca il limite imposto dalla condizione innata per diventare canto appreso, assorbito dallambiente culturale come avviene in molte specie di uccelli canterini e nelluomo. Gruppi di individui giovani alla ricerca di un partner e di un territorio possono ingaggiare lek vocali (competizioni) in cui ognuno esprime le proprie virt attraverso la qualit del canto. Robin Dunbar, nel suo stimolante saggio sullorigine del linguaggio, interpreta in questo modo alcune caratteristiche della conversazione maschile in gruppi misti:
Facemmo per unosservazione sorprendente: la proporzione del tempo speso a discutere di lavoro e di argomenti accademici o di religione ed etica da parte dei maschi aumentava vistosamente quando essi si trovavano a conversare in gruppi misti. La proporzione del tempo totale di conversazione dedicato a
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Zahavi ipotizzava che tutti i segnali stabilmente onesti dovessero avere un alto costo (handicap). Questa ipotesi stata falsificata da Siller nel 1998, ma il principio dellhandicap resta valido in particolari condizioni, quali per lappunto una selezione sessuale fortemente orientata verso un particolare carattere. 25 Potrebbero essere definiti SCP (Suoni Caotici Prolungati). 54

questi argomenti passava dallo 0-5 per cento nei gruppi composti da soli maschi al 15-20 per cento nei gruppi composti da individui dei due sessi, e i maschi manifestavano sotto questo aspetto un cambiamento molto maggiore delle femmine. La nostra interpretazione di questo risultato fu che spesso le conversazioni svolgono la funzione di una sorta di lek vocale.

Fra le scimmie canterine, il canto dei maschi non accoppiati, quelli che ancora devono conquistarsi territorio e compagna, ovvero status e legami, quello sul quale lazione della selezione naturale massima. Il canto innato, che per definizione non controllabile volontariamente, diventa in queste specie il principale indicatore delle qualit di un individuo, intendendo con questo tanto le qualit strutturali del suo genoma che la capacit del suo genoma di interagire con lambiente producendo uno sviluppo corretto. Il canto dei giovani maschi contiene dunque la promessa di un futuro di stabilit, di un legame produttivo. Le sessioni di canto dei giovani non accoppiati sono solitamente pi lunghe di quelle delle coppie o dei gruppi e vengono iniziate pi presto al mattino. Geissmann ha registrato la sessione mattutina di un maschio di Hylobates Lar della durata di ottantasei minuti, un vero e proprio concerto! Nelluomo, come ci rivela uno studio condotto da Susan Hughes e altri, il puro e semplice suono della voce di una persona, il suo timbro, pu rivelare informazioni importanti ai potenziali compagni, ed strettamente correlabile con il livello della sua attivit sessuale. Gli uomini e le donne la cui voce viene considerata dagli altri pi attraente, hanno, rispetto a coloro le cui voci vengono considerate meno attraenti, un numero maggiore di partner sessuali ed erano pi giovani al momento del primo rapporto. Nello studio, 149 uomini e donne hanno ascoltato voci registrate di individui anonimi, e le hanno valutate su una scala di cinque punti, da "molto sgradevole" a "molto attraente". In media, ogni voce stata votata da sei uomini e da sei donne. Quando i ricercatori hanno confrontato i voti con la storia sessuale dei partecipanti allo studio, hanno scoperto che gli uomini e le donne le cui voci erano state considerate pi attraenti dal sesso opposto avevano avuto i primi rapporti a un'et minore, avevano pi partner e pi relazioni rispetto a quelli con voci meno attraenti. Per quanto riguarda le donne, la voce sembrerebbe addirittura pi attraente delle misure anatomiche. Si ricava che l'attrattivit della voce consente di predire il livello di attivit sessuale meglio del rapporto fra vita e fianchi. Sembrerebbe proprio che nelluomo sia ancora allopera, profondamente sepolto al di sotto della coscienza, quel meccanismo di selezione sessuale basato sulla voce che peculiare delle specie canterine. Daltra parte, il riconoscimento dellimportanza della propria voce sancito anche dagli studi antropologici compiuti su numerose trib africane, che ci raccontano di come:

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La "canzone individuale" una melodia che esprime il ritmo individuale di una persona. conosciuta da tutti ma, in linea di massima, pu essere cantata soltanto dal suo "proprietario". Non necessario che sia una composizione originale; basta che venga eseguita in maniera molto personale. Una canzone che riflette in questo modo il comportamento individuale infatti pressoch inimitabile. (M. Schneider)

Nel mito della creazione tramandato dai Luba del Congo viene espressamente sancito che:
Luomo che non ha un canto personale non ha un posto legale nella societ.

E importante notare che, nellambito delle societ antiche, il canto individuale che delimita luomo come persona non definito dal profilo melodico della propria canzone, ma proprio da quelle componenti sottili legate al timbro (che come abbiamo visto un indicatore onesto delle qualit del genoma) ed al ritmo (che un indicatore della relazione suono-gesto-emozione, del coordinamento di funzioni neuromuscolari complesse). Anche questo tratto consistente con quel meccanismo di selezione sessuale basato sulla voce che peculiare delle specie canterine. Aspettiamo per a trarre conclusioni che potrebbero essere affrettate e proseguiamo con lanalisi dei comportamenti che sono collegati ai richiami. Tornando alla forma sonora dei richiami di status nei primati, bisogna aggiungere che lo stato emotivo di un individuo pu parzialmente modificarne lo spettro, come ha dimostrato Hauser in uno studio condotto su una popolazione semilibera di scimmie rhesus. Nello studio di Hauser viene messa in luce pi di una covarianza tra la forma acustica dei richiami e lintensit emotiva, ad esempio tra la rabbia e linserzione di non-linearit (rumore) nel richiamo. Se vogliamo, si pu gi parlare di un significante (la forma acustica dei richiami) ed un significato (lo stato emotivo interno). Ma in questo caso la relazione significante-significato non affatto radicalmente arbitraria come si ritiene che accade (e fino a pochi anni fa esclusivamente) nel linguaggio umano, ma direttamente correlata. Si tratta dunque di una relazione per sua natura non simbolica (not functionally referential), che non ha cio bisogno per esistere di un sistema semantico di riferimento, n di una logica costruttiva, n tantomeno di una coscienza. Semplicemente accade, per precise ragioni fisiologiche che sono ancora da approfondire ma sulle quali stata di recente aperta una finestra che promette interessanti sviluppi. Osserviamo intanto che questa modalit di comunicazione primitiva la stessa che tutti noi continuiamo ad usare, in modo automatico o inconscio, nel canto spontaneo e negli aspetti prosodici del linguaggio. E il sistema limbico a mediare direttamente queste variazioni, originando una

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complessa cascata di accadimenti neuromuscolari. O, per citare le poetiche parole di Li Chi riportate da Marius Schneider:
Prolungando il suono, l'uomo esprime i propri sentimenti. Quando il cuore, colpito da certi oggetti, commosso, d forma alle proprie emozioni con il suono. E' dai suoni che nasce la musica; la sua origine nel cuore dell'uomo. Cos, quando il cuore prova un sentimento di tristezza, il suono che emette contratto e va affievolendosi. Quando il cuore prova un sentimento di piacere, il suono che emette naturale; quando il cuore prova un sentimento di gioia, il suono che emette acuto e fugge via liberamente. Se il cuore prova un sentimento di collera, il suono che emette aspro e violento; se il cuore prova un sentimento di rispetto, il suono che emette franco e modesto. Se il cuore prova un sentimento di amore, il suono che emette armonioso e dolce.

La funzione di legame Gli stessi loud calls che definiscono lessenza sonora di un individuo possono anche servire come segnale di identit di gruppo. Possiamo parlare di due tipi di funzione di legame: quella che contribuisce al rafforzamento e alla stabilit del legame di coppia, che si esplica nelle specie canterine monogame e quella relativa alla coesione del gruppo, che pu esplicarsi anche nelle specie non canterine. In tutte le specie canterine di primati le femmine contribuiscono al canto tanto quanto i maschi. Negli altri primati, poligami nella quasi totalit dei casi, i loud calls sono invece affare principalmente dei maschi. La correlazione tra il canto a duetto ed il comportamento monogamico indiscutibile. Wickler ha provato, come abbiamo gi accennato, che almeno per il Siamang il duetto addirittura specifico della coppia: bench il canto sia innato per gli individui, le modalit del duetto (la coordinazione temporale degli elementi che lo compongono) vanno apprese, o meglio create. Non possiamo parlare di interazione casuale perch ogni coppia ripete in seguito il suo duetto nunziale. Anche laccoppiamento subordinato alla creazione del duetto, come se la fatica di costituirlo fosse una garanzia anticipata della stabilit del legame, una vera e propria cerimonia di matrimonio. Inoltre Geissmann ha evidenziato come nel Siamang i duetti sono positivamente correlati con lattivit di grooming e negativamente correlati con la distanza interindividuale, ossia con due classici indicatori della forza di un legame di coppia. La correlazione con lattivit di grooming non affatto trascurabile. Dunbar si spinto ad ipotizzare che la nascita stessa del linguaggio nei nostri antenati sia stata causata dalla necessit di sostituire il grooming, in gruppi diventati cos numerosi
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(pi di cinquanta unit) da rendere impossibile, per questioni di tempo e di strategie comportamentali, la coesione del gruppo attraverso questa attivit. Il nesso importante tra il cantolinguaggio ed il grooming quello della produzione di oppiati endogeni ed altri neurotrasmettitori di ricompensa. Entrambi possono causarne una abbondante produzione. Sappiamo tutti quanto pu essere gratificante lascolto di musica amata o di parole dal tono gentile che definiamo spesso come carezzevoli. E ovvio che se, per ipotesi, un nostro antenato fosse stato un primate monogamo e arboricolo e avesse dunque gi praticato a lungo lassociazione tra canto e grooming, nel momento del bisogno avrebbe avuto la via spianata per associare rapidamente la produzione di oppiati endogeni ad una forma di protolinguaggio. La funzione di coesione tra i membri del gruppo pu essere suddivisa in due diverse tipologie di richiamo: i richiami di contatto e i cori. I richiami di contatto servono ad informare gli altri individui del gruppo sulla propria posizione, e sono prerogativa soprattutto, ma non solo, di quelle specie principalmente terricole che occupano territori relativamente vasti quando sono in cerca di cibo (scimpanz, babbuini, macachi etc ). Conformemente a quanto abbiamo asserito sul rapporto tra durata e localizzabilit di un segnale acustico, tendono ad essere suoni brevi e spaziati nel tempo (simili al bip dei radar), visto il rischio non piccolo di essere predati che corrono gli individui isolati quando sono al suolo. Parlando dei cori tocchiamo invece un uso del suono che nei primati riveste una fondamentale importanza sociale. Il canto territoriale di status pu essere corale (familiare), come accade negli Indri, e in questo caso la funzione di status e quella di legame convivono. Ma esistono, al di fuori delle specie canterine e soprattutto nelle specie composte da gruppi numerosi e solitamente poligame, cori intenzionali26 tra due o pi individui spesso dello stesso sesso, che hanno funzione esclusivamente di coesione, ovvero di conferma e rafforzamento del legame sociale. Proprio come il grooming, questi cori funzionano anche se gli individui non sono legati da vincoli diretti di parentela. Ad esempio tra i gelada, come riporta Bruce Richman, le tensioni tra individui possono essere risolte attraverso la sincronizzazione e il coordinamento delle espressioni vocali, il che assicura che si sta condividendo con ci lo stato emotivo. Il dato fondamentale proprio il fatto che la coesione venga ottenuta attraverso la sincronizzazione dello stato emotivo dei partecipanti. Non si tratta tanto di condividere la stessa emozione, quanto di essere partecipi di uno stato generale di eccitazione, di quello che nei paesi di lingua anglosassone si chiama, con termine intraducibile, arousal.

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Nelle persone profondamente coinvolte dalla musica si verifica uno stato di eccitazione simile a quello di animali che si preparano allazione, al combattimento o allaccoppiamento (tra rabbia ed eccitazione sessuale ci sono 14 variabili fisiologiche in comune e solo 4 differenti), che si manifesta con diminuzione della resistenza elettrica della pelle, dilatazione delle pupille, variazioni del ritmo respiratorio, incremento della pressione sanguigna, del battito del cuore e dellattivit muscolare anche in soggetti statici. Si fatica a stare fermi. Come dice Anthony Storr:
La musica struttura il tempo, garantendo che le emozioni dei partecipanti ad un determinato evento raggiungano un culmine allo stesso momento. Non importa che le emozioni di ognuno siano differenti, ci che conta e che lo stato di arousal sia raggiunto simultaneamente.

Un particolare tipo di coro intenzionale, una sua variante pi raffinata, quello che vede la produzione di suoni brevi cadenzati regolarmente, ossia di suoni ripetuti secondo un ritmo regolare condiviso da due o pi individui. La cadenza solitamente regolata da un soggiacente meccanismo biologico comune, e leffetto quello di suoni in omoritmia (in unisono) o in eco (in fase). Chiamer questo particolare tipo di emissioni Suoni Cadenzati Sincronici (da qui in avanti SCS). Questo comportamento (comune anche tra gli insetti), che Bjorn Merker ha descritto nello Staccato Hoot del Pan paniscus (il delizioso scimpanz nano noto come Bonobo), ha un importante effetto collaterale. Quando i suoni sono in unisono le ampiezze delle emissioni individuali si sommano tra loro, talvolta fino al punto da diventare una vera e propria arma sonora che pu essere usata con successo nella difesa dai predatori (vedi il prossimo paragrafo). La sincronizzazione di elementi vocali discreti in omoritmia, un aspetto decisivo per comprendere una seconda spinta allorigine della musica. Se la prima era la forte affermazione identitaria che possono convogliare i suoni prolungati, qui siamo al potente simbolismo del legame sociale: il tuo canto il mio canto, il tuo gesto il mio gesto, la tua emozione la mia emozione. Emerge una condotta sonora che ha la un forte potenziale collettivo di autorappresentazione, un potenziale che trova piena espressione nella musica delluomo e di cui costituisce un fondamentale significato, nel senso in cui lo intende Alessandro Bertirotti:
L'uomo ha infatti avvertito la necessit, nel corso dell'evoluzione, di utilizzare canali comunicativi che realizzassero una condotta di sintesi fra i propri sentimenti ed emozioni (aspetti inerenti al nostro sistema cerebrale rettiliano e limbico) e l'integrazione nel gruppo attraverso la messa in scena sonora di se stesso, ... che inscena un ponte emotivo fra ogni singolo Io e egli altri. In questo senso la musica pu essere considerata un linguaggio poich rimanda ad un significato emotivo esterno alla sua stessa struttura
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Cori non intenzionali accadono comunemente in quelle manifestazioni di lek che derivano dalla contemporanea esibizione di individui giovani in cerca di sistemazione. 59

frequenziale ... In altri termini, le nostre sensazioni uditive non risiedono nel suono, ma sono frutto di una nostra precisa condotta verso il suono stesso."

Per quanto casualmente ottenuto in prima istanza, un unisono ritmico ha dunque la propriet naturale di moltiplicare lintensit sonora (la potenza) di una figura. Pu costituire dunque una simbolo ben riconoscibile della forza di un legame sociale, lepitome della volont di produrre qualcosa che abbia pi valore della semplice somma delle singole parti. La sua realizzazione ha qualcosa di analogo, parlando del tono prolungato, alla realizzazione di intervalli di unisono e di ottava. Anche qui esiste un principio fisico, gli sgradevoli battimenti che si producono naturalmente tra due individui che cantano toni di frequenza molto vicina e che guidano naturalmente, come un pozzo gravitazionale, i sistemi percettivi ad aggiustarsi luno con laltro nei rapporti di frequenza pi semplici, 1:1 e 2:1. Anche qui, il valore simbolico di questa congiunzione lo stesso: il tuo canto il mio canto. Passare dalla condivisione di alcuni elementi sonori alla creazione di formule ritmico/melodiche gruppo-specifiche, e dunque per definizione culturali, non presenti negli individui alla nascita ma acquisite dallambiente locale, che acquisiscono una fortissima connotazione dellidentit del gruppo, potrebbe non essere un salto cos lungo come appare. Quello che entra in gioco, oltre allevoluzione di una plasticit neuromuscolare che consenta di poter smontare e rimontare i pacchetti di suono in modo variabile (capacit che si intravede gi allopera nella formazione del duetto nunziale dei Siamang) un rapporto stretto del suono con la memoria e col piacere della ripetizione. Questi due elementi, su cui torneremo, sono per noi legati indissolubilmente allascolto di musica. Forme partecipate di identit sonora di gruppo possono ancora essere osservate in molte realt nelle quali i gruppi hanno ancora dimensioni medio-piccole. Ad esempio, la Tshikona, la danza nazionale dei Venda (un fiero e antico popolo che abita le montagne del Transvaal del Nord, nellodierno Sudafrica), considerata altamente gratificante dai partecipanti. Venti o pi uomini suonano ognuno una canna sonora di diversa lunghezza, al tempo giusto, mentre fino a quattro donne suonano le percussioni in poliritmia. La melodia non preordinata, ma emerge dallinterazione degli individui, il risultato dello sforzo collettivo di individui. Ma a ben vedere il principio identitario di gruppo che costituisce lessenza profonda di questa musica che non strutturata gerarchicamente (non fatta per far emergere delle individualit), di cui sarebbe possibile citare numerosi altri esempi, dai canti dei Pigmei Baka ai gruppi di Gamelan di Bali continua a lavorare in modo sotterraneo anche nelle forme pi raffinate del pensiero musicale occidentale. Nelleseguire il contrappunto perfettamente bilanciato di un Palestrina o di un J. S. Bach, in cui spesso non si distinguono parti principali e parti di accompagnamento, la
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gratificazione massima per tutti gli esecutori, che mantengono spesso un ricordo indelebile di tali esperienze. Frequentare questi luoghi sonori, oggi come sempre, frequentare il luogo privilegiato di un perfetto bilanciamento tra individuo e societ, del senso di integrazione e di rinforzo del legame sociale. E anche esaltare il ricordo di una tipo di societ umana, quella dei cacciatori-raccoglitori, in cui non esiste(va) una divisione del lavoro e dove il voler emergere sugli altri comportava quasi automaticamente il proprio isolamento. C nella musica qualcosa di molto pi profondo di unattivit ludica, qualcosa che ha a che vedere con la natura stessa del contratto sociale. Di pi: la musica di un popolo riflette necessariamente il suo ordinamento sociale. Come spiegare altrimenti la stretta relazione che Platone vedeva tra la musica (termine che per lui equivaleva allunione di poesia canto e danza) e la stabilit dello Stato?
Ci si deve guardare da modifiche che comportino ladozione di una nuova specie di musica, perch si rischia di compromettere tutto linsieme. Non si introducono mai cambiamenti nei modi della musica senza che se ne introducano nelle pi importanti leggi dello Stato.

Le societ oppressive si preoccupano spesso di legiferare sulla musica. Nellodierno Iran, in base alla legge islamica, le donne non possono cantare come soliste n accompagnare i solisti maschi, possono solo cantare in coro. Durante il governo dei Talebani, una violenta censura alla musica, persino come accompagnamento ai matrimoni, stata imposta in Afghanistan. Si arrivati ad infliggere pene corporali ai musicisti. Sono solo due esempi di un campionario assai vasto di casi storici.

La funzione di allarme e lorigine del linguaggio I richiami di allarme, ne abbiamo gi incontrato alcuni nel repertorio acustico degli Indri indri, sono richiami brevi per natura e dunque non sono candidati attendibili per il ruolo di precursori del canto. Tuttavia sono importantissimi per comprendere in che modo potrebbe essere emerso il linguaggio parlato, ed essendo la relazione di discendenza temporale tra canto e linguaggio uno dei nodi fondamentali per la comprensione della filogenesi del canto nella nostra linea evolutiva, occorre esaminarli con attenzione. Jean Jacques Rousseau asseriva che tutte le lingue in origine erano cantate. Per lui, e per molti altri prima e dopo di lui, gli uomini primitivi cantavano per esprimere le loro emozioni molto prima di parlare per esprimere i loro pensieri.
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Sono passati ormai diversi anni da quando Seyfarth, Cheney e Marler mostrarono al mondo che i cercopitechi utilizzavano tre richiami di allarme distinti per le tre classi dei loro predatori abituali, aquile, serpenti e leopardi. La prova era incontrovertibile: ogni tipo di allarme, anche se emesso da altoparlanti nascosti ed in totale assenza di conferme visive, provocava una reazione comportamentale adeguata al tipo di pericolo segnalato. Crollava cos lillusione di molti che solo il linguaggio umano possedesse segni sonori capaci di veicolare informazioni sullambiente e di condividerle con i propri simili, un duro colpo non solo chi credeva di appartenere ad una specie eletta, ma anche per chi, come Chomsky, riteneva che il linguaggio umano poggiasse su dei moduli specifici geneticamente determinati, che esistessero geni responsabili del linguaggio e della sintassi. Da allora questo tipo di relazione tra suono ed oggetto esterno stata osservata in molte specie di primati, tra cui come abbiamo visto gli Indri. Lultima importante scoperta in ordine di tempo stata quella fatta da Kate Arnold e Klaus Zuberbhler sulluso che fanno dei richiami di allarme alcuni cercopitechi che vivono in Nigeria (i Cercophitecus nictitans). Due suoni, hacks che lallarme per i predatori aerei e pyow che lallarme per i leopardi sembrano costituire tutto il loro repertorio vocale. I ricercatori hanno scoperto che particolari sequenze di pyow e hacks (fino a tre pyow subito seguiti da fino a quattro hacks), emessi dal maschio dominante, potevano assumere un significato diverso, quello di muoviamoci non in relazione ad un potenziale pericolo ma semplicemente alla volont di spostarsi in un territorio adiacente. Fino a pochi decenni fa, tre erano le caratteristiche principali che si riteneva distinguessero qualitativamente il linguaggio umano dalle altre forme di comunicazione sonora presenti nel mondo animale, ovvero: l'organizzazione in doppia articolazione, la propriet di qualunque enunciato linguistico di essere doppiamente segmentabile, in unit sonore minimali che si combinano formare i segni e in segni coordinati a loro volta in unit pi grandi, sintagmi e frasi, mediante regole di composizione; la modalit dichiarativa, in cui il segno sonoro ha come funzione quella di veicolare un'informazione sul mondo e di scambiarla con altri, in opposizione alla modalit imperativa, in cui il segno sonoro ha la funzione di esprimere un bisogno; l'arbitrariet radicale, che si definisce come una relazione stabilita non gi tra elementi materiali (suoni o parole) e i contenuti ai quali questi si riferiscono, ma tra immagini o rappresentazioni costruite sul materiale sonoro da una parte, e sul materiale di riferimento dall'altra parte. Cos,
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due immagini mentali, l'una sonora (il significante) e l'altra di senso (il significato), sono create a partire da due domini distinti della realt. Il rapporto tra i due tipi di immagine arbitrario (non obbedisce ad alcuna motivazione identificabile), il che significa anche che suoni simili possono avere significati completamente diversi o addirittura opposti. Di queste caratteristiche, dopo la scoperta che molte specie di uccelli canterini e di cetacei utilizzano richiami costruiti su sequenze modulari scomponibili e rimontabili in ordine diverso, che questa operazione viene appresa dallambiente culturale della specie (o addirittura di altre specie) e che il repertorio e la composizione dei canti soggetta a variazioni annuali anche negli individui adulti (in cui la neurogenesi stata completata), non ne resta alcuna di cui possiamo dire di detenere lesclusiva. Anche la questione apparentemente pi problematica, quella dellemergere di una sintassi elaborata, stata recentemente affrontata da Timothy Gentner e altri, che sono riusciti ad insegnare agli storni adulti degli schemi sintattici assai complessi, fino ad ora ritenuti appannaggio esclusivo della specie umana. Se anche gli uccelli canori sono in grado di padroneggiare una grammatica complessa, detta ricorsiva e con regole di incassamento, sempre pi chiaro che quello che apparentemente ci distingue dagli altri animali il risultato di variazioni quantitative e non qualitative. Anche le balene hanno la loro sintassi, cio un modo gerarchico per organizzare i loro canti. Recentemente Ryuji Suzuki del M.I.T. e colleghi hanno dimostrato che la struttura del canto delle balene e il linguaggio dell'uomo sono molto pi simili fra loro di quanto si potesse pensare. In particolare, condividono lo stesso tipo di struttura gerarchica. In ogni sessione di canti, ci sono pi canti, in ogni canto, pi temi, in ogni tema pi frasi e in ogni frase ci sono pi unit. Per scoprirlo, Suzuki ha registrato i canti della Megaptera novaeangliae al largo delle Isole Hawaii. Per ricostruire la gerarchia sintattica i ricercatori hanno creato un programma al computer che convertiva piccoli tratti del canto delle balene in simboli matematici. A questo punto hanno analizzato la media di informazioni convertita per ciascun simbolo con una tecnica che riesce a quantificare la complessit e la struttura: Per informazione in questo caso non si intende il significato, ma la complessit, la prevedibilit o l'imprevedibilit di un messaggio, spiega Suzuki. Dall'analisi emerso non solo che i canti sono gerarchici ma anche che permettono la conversione di un bit di informazione al secondo. Nel caso degli esseri umani, il linguaggio genera 10 bit di informazioni per ogni parola. Daltronde filosofi e semiologi, Thomas Sebeok in primis, avevano messo in luce gi da tempo che molte specie animali possiedono, anche in totale assenza di un codice sintattico condiviso basato sulla parola, una capacit mentale molto raffinata di rappresentarsi il mondo circostante,
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capacit che in gergo viene definita congegno di modellazione o Umwelt. Anche gli esseri umani, come emerge da uno studio di Sue Hespos ed Elizabeth Spelke, possiedono una ricca variet di concetti anche prima di apprendere il linguaggio. A seconda della lingua che apprendiamo, siamo poi portati a favorire alcuni di questi concetti rispetto ad altri, ma esistevano gi tutti prima che imparassimo ad esprimerli con le parole. Non solo, ma i bambini di cinque mesi sono in grado di individuare determinati concetti che gli adulti invece non distinguono spontaneamente. Se dunque si pu possedere un linguaggio interiore senza aver mai sviluppato la parlata deve allora necessariamente esistere una sintassi naturale, un modo autoemergente mediante il quale le rappresentazioni mentali di oggetti, azioni e qualit si connettono tra loro. Kauffman ha dimostrato che allaumentare della complessit delle connessioni dei nodi di una rete, emergono naturalmente delle strutture definite, e che esiste una transizione di fase tra i sistemi ordinati (statici) e quelli caotici, vicino alla quale si manifesta spontaneamente un ordine gratuito, proprio accanto al bordo che precede il confine del caos:
I sistemi che si trovano nello stato ai confini con il caos - un compromesso tra lordine e limprevisto sono quelli che meglio sono in grado di coordinare attivit complesse, e nello stesso tempo di evolversi.

Anche le simulazioni computerizzate di reti neurali hanno mostrato una natura auto-organizzante di queste ultime. Attraverso quello che viene definito processo parallelo distribuito queste reti sono spontaneamente in grado di trovare la soluzione ad un problema, o almeno la categoria delle possibili soluzioni, in un piccolo numero di passi di calcolo, tipicamente meno di cento. Stephen Plowright ha scritto gi nel 1994 che considerava questa propriet un fattore chiave per spiegare lorigine del linguaggio. Dovremo allora aspettarci che speciali manifestazioni culturali della natura come i linguaggi simbolici appresi siano producibili in seguito a semplici variazioni genetiche quantitative, come quelle che inducono un aumento di dimensioni della rete neuronale, piuttosto che da variazioni qualitative, che necessitano cio levolversi di geni specifici del linguaggio o della sintassi. A conferma di questo punto di vista, Wolfgang Enard e Svante Pbo hanno recentemente dimostrato che il tratto genetico che pi ci differenzia dagli scimpanz dato dalla quantit di gran lunga superiore di mRNA (il messaggero che conduce i tratti di DNA alla sintesi proteica che si svolge fuori dal nucleo della cellula) che presente nellencefalo umano. Una simile differenza non si verifica affatto, invece, nel sangue o in altri tessuti. E come se avvenisse qualcosa di analogo a ci che potenzialmente pu trasformare un pianeta gigante gassoso (o una nana bruna), in una stella. Aggiungendo gas e polvere interstellare (un aumento puramente quantitativo), al raggiungimento della massa critica, (circa 0,08 volte la massa
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del Sole, 70 volte la massa del pianeta Giove) si autoinnescano le reazioni termonucleari che accendono la stella. Una naturale transizione di fase divide due sistemi che hanno pi o meno la stessa composizione qualitativa ma caratteristiche (e impatto sullambiente) del tutto differenti. E solo una analogia, ma non forse ipotizzabile che anche lapparire del nostro celebrato intelletto sia la semplice conseguenza di una naturale transizione di fase dei sistemi neuronali, immanente alla leggi di natura come la trasformazione da ghiaccio ad acqua? Se cos fosse, allora tutte le specie che, per caso o per necessit, si trovassero a scalare quel picco del paesaggio di fitness che corrisponde allaumento dimensionale non allometrico del sistema nervoso centrale27 si troverebbero a poter disporre della possibilit di creare un linguaggio organizzato. Con buona pace dei sostenitori della nostra unicit qualitativa nelluniverso.

Altre forme di comunicazione sonora nei primati Lultima importante funzione della comunicazione sonora che va menzionata in questa sede, quella che deriva dai cosiddetti richiami affiliativi. Questi comprendono tutte quelle manifestazioni sonore di tipo affettivo a bassa intensit (che non rientrano dunque nella classe dei loud call) e che si producono nellinterazione tra due individui che sono solitamente strettamente imparentati tra loro. Le forme di gran lunga pi importanti sono quelle che si producono nellinterazione madre-figlio e che prendono il nome di cantillazione. Nelluomo questi segnali sono stati studiati approfonditamente e sappiamo che, in stretta integrazione con aspetti visivi e gestuali, svolgono un ruolo essenziale nello sviluppo di una corretta socialit. Vengono usati per guidare la sincronizzazione degli stati emotivi attraverso una sequenza temporale costituita da anticipazione, attesa e ricompensa (dove lanticipazione, laspettativa, pu essere soddisfatta ma talvolta anche negata, in modo da preparare lindividuo alle diverse risposta del mondo alle proprie aspettative). Questa caratteristica formativa, unita alla forma naturalmente melodica di questo tipo di richiami, ha condotto alcuni importanti ricercatori, come Ellen Dissanayake, a ritenere che proprio in queste forme vadano cercati i precursori del canto e della musica intera, che cio lo sviluppo di rituali sociali culturali sia stato modellato sulla riproposizione di quelle stesse sequenze temporali.

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Il Troodon, un dinosauro carnivoro che visse tra 67 e 65 milioni di anni fa nel nord America, aveva gi intrapreso questo cammino. Il rapporto tra le dimensioni del cranio e quelle del resto del corpo era in questi animali notevolmente pi grande che in qualunque altro dinosauro. La grande estinzione che separa il Cretaceo dal Terziario pose drammaticamente fine a questo esperimento. 65

E un punto di vista importante, anche se diverso dal mio sotto il profilo della ricostruzione storica, che ci consente di riepilogare lo scenario delle due ipotesi che abbiamo posto sul tappeto. La prima che potremmo essere la discendenza di un primate canterino, che stato selezionato per un lungo tempo proprio in base alle sue qualit canore, in buona parte innate. La seconda che potremmo essere la discendenza di un primate per il quale il canto non ha avuto una grande importanza evolutiva ma che nel momento in cui riuscito a rovesciare il rapporto con i suoi predatori naturali ha potuto disporre di tutto il repertorio acustico potenzialmente producibile, e dunque anche del canto. Tornando alla cantillazione, senzaltro vero che la funzione di integrazione individuale (e dunque di integrazione sociale nelladulto) che svolge attraverso la coordinazione di suono, gesto ed espressione si ritrova nei rituali di guarigione pi antichi, in cui il canto delle donne ha un ruolo cruciale. Un esempio avvincente ce lo ha raccontato, attraverso la penna di Marjorie Shostak, Nisa, donna dei !Kung del Kalahari:
Nonostante la natura seria e il senso drammatico del n/um, l'atmosfera in una danza rituale curativa non affatto reverenziale. un momento importante di aggregazione sociale, di eccitazione e festeggiamento collettivi, un momento che fornisce sicurezza alla gente, che aiuta a sospendere i conflitti, ad agire ed a verificare il legame comune. La gente parla, scherza, amoreggia e commenta tutto quello che accade. Le danze sono raramente programmate, tranne nei casi di malattie particolarmente gravi, e, nella maggior parte dei casi, nascono spontaneamente: dopo la prima pioggia della stagione, dopo l'uccisione di una preda di notevoli dimensioni, o magari dopo che dei bambini hanno inscenato una danza curativa finta per conto loro, coinvolgendo tutti con la loro esuberanza. ... Anche le donne canteranno e batteranno le mani con maggior trasporto quando a cantare un coro che cerca di riprodurre quel suono avvolgente al quale tutti ambiscono. Gli uomini che non partecipano in qualit di guaritori stupiscono i presenti con fantasiosi passi di danza e ritmi elaborati, scanditi dai sonagli legati alle loro gambe, o semplicemente con gesti provocanti. ... Durante questa danze rituali, sono le donne !kung a costituire il coro. Il loro canto e il loro battito di mani sono essenziali alla danza, e influenzeranno la forza del n/um che il guaritore sar in grado di evocare.

Tuttavia, nel caso in cui i richiami abbiano avuto una parte importante nella scelta del partner, dal punto di vista evolutivo ha pi senso ritenere che la forma acustica dei richiami sia stata modellata dalla selezione sessuale e che le conseguenze di questa selezione si manifestino di ritorno allinterno delle sequenze temporali integrate create nella relazione madre-figlio, che devono preparare i nuovi nati anche alla competizione sonora. Non solo, ma alcuni condizionamenti relativi al suono, possono formarsi gi in et pre-natale e anzi proprio questo meccanismo che forse spiega meglio degli altri come pu formarsi un canto di specie innato. Approfondiremo pi avanti questo punto.
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La direzione verso cui la selezione sessuale, mediante leffetto fuga descritto da Fisher nel 1930, pu modellare la forma acustica dei richiami innati, verso suoni pi lunghi piuttosto che corti, spaziati o ravvicinati, ad alta o bassa intensit, di maggiore o minore altezza, tonali o caotici, a sua volta limitata da vincoli ambientali e dalla relazione predatore-preda. Possiamo dunque dire che la selezione sessuale in specie monogame che occupano habitat di volta arborea il motore che guida nei primati lemergere della capacit innata di produrre Suoni Tonali Prolungati, i necessari precursori del canto umano.

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CAPITOLO IV

Lipotesi dellorigine del canto in habitat arboreo Adesso dobbiamo cercare di capire se e quando avrebbero potuto verificarsi le condizioni necessarie alla produzione innata di STP nella linea evolutiva di cui siamo lunica specie superstite, gli ominini. Attraverso la tecnica dell'orologio biomolecolare, sostanzialmente un contatore delle mutazioni che si sono fissate in specifici tratti di DNA, la separazione fra la linea che ha portato all'uomo (gli ominini) e quella che ha portato agli scimpanz stata datata tra 5 e 7 milioni28 di anni fa (MaBP). I primi reperti di Australopithecus anamensis (Kenya) sono datati a circa 4,1 MaBP, mentre quelli di Australopithecus afarensis (Etiopia) risalgono a circa 3,9 MaBP. Tutte le specie di australopitecine mostrano caratteristiche di bipedismo evoluto. E certo che fossero ottime camminatrici e che stazionassero principalmente al suolo, in habitat che comprendevano molti tratti di savana. Lo testimoniano tra laltro, in modo inequivocabile, le celebri orme fossili di afarensis scoperte da Mary Leakey a Laetoli, in Tanzania, e datate a 3,6 MaBP. Tra il probabile tempo di separazione delle due linee e quello dei ritrovamenti delle prime forme di australopiteci intercorre un periodo approssimabile in circa due milioni di anni. E proprio in questo intervallo di tempo che potrebbero essersi verificate le condizioni per lesistenza di un ominino arboricolo e canterino. I ritrovamenti fossili datati nella prossimit di questo intervallo e riconducibili alla linea ominina erano inesistenti, cosa peraltro spiegabile se consideriamo che il processo di fossilizzazione estremamente improbabile in un habitat forestale tropicale umido e avviene solitamente in conseguenza di eventi catastrofici relativamente rari come inondazioni o eruzioni vulcaniche. A partire dal 1994, quattro importanti ritrovamenti hanno finalmente gettato una luce sul periodo cruciale allinterno del quale la datazione molecolare collocava lorigine della divergenza. I ritrovamenti fossili collocabili lungo le linee che hanno portato agli scimpanz e ai gorilla sono invece tuttora pressoch inesistenti.

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Tutte le date di questo capitolo devono essere intese in modo approssimato, considerando che lintervallo di confidenza diverso per ognuna di esse e dipende dallerrore intrinseco contenuto nei diversi metodi di misurazione del tempo trascorso, che siano biochimici, fisici o stratigrafici. I reperti racchiusi in rocce vulcaniche sono quelle databili con maggior precisione, mentre le datazioni biochimiche comportano un errore percentuale maggiore. 68

Periodo

Epoca

Et

MaBP 0,01 1,64 3,40 5,20 6,70 10,4 14,2 16,3 21,5 23,3

Quaternario

Olocene Pleistocene Pliocene


Piacenziano Zancleano Messiniano Tortoniano

Terziario Miocene

Serravalliano Langhiano Burdigaliano Aquitaniano

fig. 16: Et geologiche dallinizio del Miocene ad oggi.

I padri degli antenati Sono state sinora scoperte e classificate quattro specie. Sono, a partire dalla pi antica: 1. Il Sahelanthropus tchadensis, una specie coniata in seguito al ritrovamento di un cranio quasi completo e di parte della mandibola avvenuto nel 2001/2002 nel deserto del Djurab nel Ciad, ben 2.500 chilometri a nordovest della Rift Valley, da parte di un team di paleontologi e geologi coordinati da Michel Brunet. La fauna fossile ad esso collegata suggerisce un'et dei reperti compresa tra 6 e 7 MaBP. Il fatto che mostri un mosaico di caratteristiche primitive, come le dimensioni del cervello, la presenza della cresta sagittale e del toro sopraorbitario, e di caratteristiche moderne, come i canini piccoli, lo scarso prognatismo e la posizione del foramen magnum, gli valsa lattribuzione di un nuovo genere, il Sahelanthropus appunto. Let del reperto, la sua posizione geografica ed il suo stato di conservazione hanno fatto ritenere a molti che debba piuttosto essere posto sulla linea evolutiva che ha condotto al gorilla e che si tratti di una femmina (riguardo ai canini piccoli). Per gli altri invece questa scoperta falsificherebbe definitivamente29 il paradigma della Rift Valley, ovvero la convinzione che i diretti antenati delluomo possano essere rinvenuti solo ad est di quella profonda spaccatura della crosta terrestre che taglia lAfrica orientale dal Mar Rosso etiopico fino al Mozambico. La centralit, per la nostra storia evolutiva, della zona che va dallattuale Etiopia fino alla Tanzania passando
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I primi dubbi erano sorti dopo il rinvenimento in Ciad di una mandibola di Australopithecus bahrelghazali, datata 3,5 MaBP. 69

per il Kenya non in discussione, ma non possiamo pi escludere a priori lesistenza di una West Side Story delle ominine. Daltronde lipotesi oggi pi accreditata ci racconta come Dryopithecus o Ouranopithecus, i pi probabili antenati delle grandi scimmie antropomorfe africane, colonizzarono lAfrica provenendo da nord, dallEurasia, intorno a 9 MaBP. In quel periodo, verso la fine del Miocene, si verificarono grandi sconvolgimenti geologici e climatici conseguenti allorogenesi alpina, himalayana ed est-africana (basti ricordare che tra la fine del Burdigaliano e linizio del Pliocene, il Mediterraneo si dissecc completamente e si riemp di nuovo per ben 14 volte). Fino al rinvenimento delle ossa post-craniali del Sahelanthropus per adesso impossibile dire una parola definitiva sulla sua appartenenza ad una precisa linea evolutiva. In questi casi occorre sospendere il giudizio e aprire la mente, come ci invita a fare Olga Rickards. In questa sua riflessione viene messo in evidenza il concetto di parsimonia, una delle fondamentali implicazioni epistemologiche che sono implicite nella querelle che ha visto spesso ferocemente antagonisti tra loro gli antropologi molecolari e gli antropologi di stampo classico:
Lultimo punto in discussione lha sollevato let di tchadensis, perch si pone proprio al limite superiore dellintervallo stimato da molti antropologi molecolari per la separazione ominini-scimpanz: un evento che le ricerche molecolari collocano attorno a 5 milioni di anni fa. Tutto ci sembra rendere ragionevole la critica di chi, come Phillip Tobias dellUniversit del Witwatersrand, sostiene che la datazione molecolare non sia attendibile e che la divergenza debba essere decisamente pi antica, come i fossili starebbero a testimoniare. La ragionevolezza della critica, comunque, resiste solo se si accetta lidea che levoluzione proceda per via parsimoniosa tuttavia, un tale assunto sarebbe smentito dalla storia di diversi animali. Ecco allora che i tratti che consideriamo derivati e acquisiti solo dopo esserci separati dalle antropomorfe africane, e cio landatura bipede e la faccia senza muso, potrebbero essere invece dei caratteri primitivi, propri dellantenato comune ed ereditati dai nostri avi, mentre il gorilla e lo scimpanz andavano sperimentando delle vere e proprie invenzioni evolutive, come per esempio landatura sulle nocche. La visione di unevoluzione non parsimoniosa, che potrebbe avere forse un punto di forza nelloreopiteco, un primate vissuto circa 10 milioni di anni fa ma gi bipede e dotato di presa di precisione, vanificherebbe la critica alla datazione molecolare, rendendola del tutto indipendente dai fossili, e allevierebbe almeno in parte lacredine della discussione in corso.

2. LOrrorin tugenensis30, rinvenuto in Kenya presso Lukeino nel 2001 da un team francokenyano, guidato da Martin Pickford e Brigitte Senut. Alcuni tratti tipicamente umani del tugenensis fanno ritenere che esso si collochi all'inizio della separazione delle due linee evolutive. Dalla osservazione del femore la specie appare bipede: l'angolo tra la diafisi ed il collo del femore di circa 120 gradi, come nell' uomo moderno, e ci avrebbe permesso a questa

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specie di bilanciare maggiormente il peso corporeo sugli arti posteriori, consentendo cos un' andatura bipede (nelle scimmie antropomorfe l'angolo di 90 gradi e durante la camminata il peso si distribuisce su tutti e quattro gli arti). A parte questa caratteristica, Orrorin tugenensis mostra adattamenti alla vita arboricola, come si evince dalle falangi poco ricurve delle mani, in modo diverso per da come fanno le odierne scimmie: il tugenensis probabilmente saliva e scendeva dagli alberi mantenendo la statura eretta a terra. I canini, la cui dimensione a met strada fra l'uomo e lo scimpanz, testimoniano una dieta onnivora basata su frutta dalla buccia coriacea e forse da piccole quantit di carne. Le piccole dimensioni del terzo molare, secondo gli scopritori, sarebbe poi un indizio di un volto pi piatto rispetto a quello di una scimmia. La datazione stratigrafica dei reperti stata calcolata approssimativamente in 5,8 MaBP. 3. LArdipithecus kadabba, scoperto tra il 2000 ed il 2002 da un team di scienziati dell'Universit Californiana di Berkeley, guidato da Yohannes Haile-Selassie, in depositi di roccia vulcanica situati nella localit di Asa Koma, posta lungo il margine occidentale del medio Awash, in Etiopia, e datati tra 5,8 e 5,2 MaBP. I reperti trovati appartengono ad almeno cinque individui diversi. Ardipithecus kadabba ha la dimensione di un odierno scimpanz ma mostra una postura eretta; possiede lunghi canini, probabilmente usati per combattere come ancora oggi fanno molte scimmie. Presenta un'interessante commistione tra caratteristiche umane e scimmiesche che rende difficile la sua classificazione filogenetica. Questi reperti mostrano comunque molte analogie con il successivo Ardipithecus ramidus ma presentano una dentatura pi simile a quella delle scimmie. Sono presenti caratteri dentari e postcranici molto primitivi che pongono tale specie molto vicina al punto di divergenza tra la linea ominina e quella che porter allo scimpanz. I denti anteriori sono pi stretti rispetto a quelli dello scimpanz, mentre quelli posteriori sono pi larghi; i canini inferiori e i premolari superiori, sebbene simili a quelli delle scimmie, hanno anche alcune caratteristiche che si riscontrano solo negli ominini pi tardivi. In base a ci si pensa ad una alimentazione basata su cibi fibrosi e foglie morbide. Il piede mostrerebbe una andatura bipede, ma probabilmente kadabba passava ancora molto tempo sugli alberi, visto che l'ambiente in cui viveva era quello delle foreste umide. Tanto i resti dellArdipithecus kadabba che quelli dellOrrorin tugenensis testimoniano in modo vistoso che, contrariamente a quanto stato ritenuto per lungo tempo, l'emergere dellandatura bipede non avvenuto a causa di un adattamento allhabitat di savana. Fu solo molto pi tardi, a partire da poco pi di 4 MaBP, che un cambiamento climatico globale caus una drastica riduzione dell'estensione delle foreste nellAfrica orientale.
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Orrorin significa "uomo originale" e la regione della scoperta chiamata Tugen Hills. 71

4. Ardipithecus ramidus, che appare dopo un salto di circa un milione di anni. I resti di molti esemplari di questa specie, tutti datati intorno a 4,4 MaBP, sono stati rinvenuti a pi riprese tra il 1993 ed il 2003 nellarea di ricerca di Gona in Etiopia. Limportanza di questi reperti sta nel fatto che pur essendo chiaramente appartenuti ad un bipede sono associati con flora e fauna tipicamente forestali. E anche evidente dallincremento degli arti superiori, probabilmente conseguente alla perdita di prensilit di quelli posteriori, che si trattasse di un arrampicatore molto potente. Tim White dell'Universit di Berkeley, figura cardine della paleoantropologia recente ed autore della prima scoperta nonch promotore e coordinatore delle successive, ha commentato cos questi reperti: Lardipiteco aveva un tipo di locomozione dissimile da ogni essere attualmente vivente. Se volete trovare qualcosa che cammini come lui, potete cercare nella scena del bar in Guerre Stellari. Quasi tutti sono fermamente concordi nel considerare il ramidus come appartenente al ramo ominino, ma la comunit scientifica ancora in attesa della pubblicazione integrale dei dati che riguardano la notevole mole dei reperti. Tim White, da molti considerato con affetto luomo pi pignolo mai apparso sulla faccia della terra, la sta ritardando, dimostrando cos un grande senso della suspence.

Let del canto dellalba Analizzando i reperti fossili, una cosa per ora possibile dedurre dai pochi ma preziosi elementi a disposizione: certamente allalba del Pliocene, circa 5,2 MaBP, esistevano in Africa Orientale degli ominini che conducevano una vita prettamente arboricola in habitat forestale e praticavano un peculiare tipo di locomozione bipede al suolo. Se potessimo anche attribuirgli un dimorfismo sessuale non accentuato, e con esso un comportamento probabilmente monogamico, avremmo dei perfetti candidati per delle scimmie canterine, anche se di taglia almeno doppia di quella di un Indri o di un Hylobatidae. Le dimensioni assolute dei canini di Orrorin tugenensis e di Ardipithecus kadabba, sebbene gi pi piccole di quelle di uno scimpanz, sono forse un po troppo grandi per avallare questa ipotesi. Come noto, i grandi canini nelle scimmie non servono solitamente per la predazione, ma principalmente come arma per la competizione tra i maschi, e sono strettamente correlati con il comportamento poligamico, con la lotta per la conquista di un harem. Ma con Ardipithecus ramidus assistiamo ad un fatto che potrebbe essere molto significativo. Nonostante si muovesse nello stesso habitat del kadabba e con ogni probabilit ne costituisca la diretta discendenza, presenta una riduzione dei canini. Delle tre specie appena citate ancora non conosciamo (in attesa della pubblicazione dei dati di Tim White) n il dimorfismo sessuale dei
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canini n il dimorfismo sessuale assoluto delle dimensioni. Questi due parametri, nei primati, sono indicatori classici e affidabili del tipo di condotta riproduttiva (sebbene, come ha dimostrato Hlusko, in modo non correlato tra loro).

fig. 17: La spaccatura del Rift africano, con indicati i siti dei ritrovamenti di Sahelanthropus tchadensis, Orrorin tugenensis, Ardipithecus kadabba e Ardipithecus ramidus (Hadar il sito dove stata ritrovata la celebre Lucy, lAustralopithecus afarensis risalente a circa 3,5 MaBP).

Lepoca del ramidus, un periodo compreso tra 5 e 4 MaBP, la mia candidata ad essere quella che ha ascoltato per centinaia di migliaia di anni il richiamo di uno scimmione canterino africano echeggiare allalba nei fitti boschi che occupavano le valli e i pendii posti a oriente della Great Rift Valley africana. Anche se il canto dellalba sarebbe stato perduto insieme con la vita nella foresta, nelle molte centinaia di migliaia di anni che si sarebbero da allora succedute fino al momento, che rappresenta uno spartiacque evolutivo, in cui i nostri antenati riuscirono ad acquisire la capacit di controllare i propri predatori, (nel senso ovviamente di riuscire a diminuire drasticamente limpatto medio che questi esercitavano sulla loro crescita demografica, visto che ancora oggi un uomo solo e disarmato nella savana ha poche possibilit di sopravvivere), si sarebbe conservato il nucleo tonale del richiamo di status e la connessione che legava tra loro il suono, il gesto e le emozioni con gli aspetti fondamentali della riproduzione. Questi elementi erano semplicemente troppo profondi per essere totalmente abbandonati, visto che su di essi avevano posato per lungo tempo, per dirla con
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Darwin, lamore ardente, la rivalit ed il trionfo. Naturalmente, anche se il progredire delle conoscenze sullArdipithecus ramidus ci consentir di definirli come potenziali primati canterini, questo non sarebbe di per s una prova sufficiente del fatto che lo fossero realmente. Trovare delle prove certe a sostegno del fatto che il ramidus praticasse il canto dellalba potrebbe sembrare unimpresa impossibile, e tale da suscitare, per il solo fatto di essere ipotizzata, lemissione di un nuovo bando come quello approvato dalla Societ de linguistique de Paris nel 1866 per le teorie sullorigine del linguaggio. Incuranti, tentiamo lo stesso un nuovo approccio. Se diamo uno sguardo alle mitologie pi antiche notiamo come, pressoch in tutte, il suono pi antico del Dio creatore o coincide con latto della creazione. Ancora oggi levento iniziale delluniverso rappresentato come Big Bang, ossia con un attributo acustico, nonostante tutti sappiano che nel vuoto dello spazio non esiste alcun suono. Marius Schneider ha individuato col suo paziente lavoro alcuni simboli arcaici che sono legati alla musica. Nellantica India questa era simboleggiata dal braccio alzato, che anche un segno del sole che sorge. Nellantico Messico i suoi simboli erano il sole e la nube umida (la nebbia mattutina?), insieme alla corda dei sacrifici ed ai contrassegni della guerra. La musica viene spesso descritta nei miti come umida e luminosa, unione di acqua e fuoco, ossia fuoco liquido. Voler vedere una connessione tra questi simboli e il canto dellalba (il sorgere del sole e la nebbia umida che avvolge le volte arboree di una foresta pluviale, sono la condizione che innesca il canto delle specie canterine) potrebbe sembrare azzardato, consideriamolo pertanto solamente un affascinante tenue indizio. Restando nellipotesi che comportamenti innati cos lontani nel tempo possano essere stati tramandati cos a lungo da aver lasciato una traccia nelle mitologie o nei riti magico/religiosi, potrebbe essere giunto sino a noi, nascosto nelle mitologie e nei riti magico-religiosi, il ricordo diretto di quel canto primordiale? Dalla speciale lettura sonora che Schneider ha fatto delle Upanisad, si ricava un possibile candidato:
Durante il primo stadio della creazione tutti gli atti erano di natura acustica Le Upanisad non si stancano di ripeterci che i suoni OM e AUM sono la sillaba immortale e intrepida creatrice del mondo. Lo yogin che canta e vede la sillaba AUM sa che la vocale A, con la quale comincia, il suono della terra, la U lo spazio intermedio, la M tocca il cielo e fa crollare la colonna che regge il cielo e separa i due mondi."

Il suono tonale prolungato AU che termina con la M prolungata, una modulazione di spettro, ossia di timbro, effettuata su un suono portante attraverso la lenta chiusura della bocca. Viene di solito eseguito partendo dal suono che il praticante percepisce come centrale nella sua emissione, per poi salire di circa un tono (in modo continuo, glissando) dalla A fino a alla U e concludere con una M prolungata; la durata quella di un intera espirazione.
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Questa descrizione assomiglia molto, o meglio indistinguibile, da quella di un richiamo simile ad un ululato, che comincia a bocca aperta e termina a bocca chiusa, un movimento che non abbisogna di una particolare coordinazione neuromuscolare. La modulazione di frequenza di un tono a salire tipica dei repertori sonori delle scimmie canterine. Ma lasciamo da parte le seduzioni mitologiche, attraverso le quali com noto possibile sostenere tutto ed il suo contrario, e vediamo invece quali sono le direttrici di ricerca dalle quali possibile attendersi qualche prova concreta. Una prima indicazione ci viene da una annotazione posta ai margini di uno splendido studio di Maria Sagi e Ivan Vitanyi sulla capacit spontanea degli esseri umani di generare musica. Questo studio, che purtroppo ha avuto poco seguito di ricerca, era focalizzato su chi non ha ricevuto nessun tipo di educazione musicale. Gli autori hanno rilevato che la stragrande maggioranza delle persone ha una attivit musicale interiore di una o due ore al giorno. Questa generazione spontanea rende evidente come la musica sia una parte permanente dellattivit mentale quotidiana della maggior parte delle persone. Affascinato da questa constatazione ho cercato di capire attraverso lautoanalisi se cerano delle ricorrenze sul momento della giornata in cui si verifica questo fenomeno. Quello che ho scoperto, dopo pi di un anno di osservazioni, che invariabilmente una produzione mentale spontanea di musica o di canto, non indotta dalla coscienza, si manifesta nella mezzora seguente al risveglio31 mattutino. Il fatto che questa produzione sia mentale e solo assai di rado (solitamente nei periodi di maggior stress o di intensa gioia) emerga come un canto spiegato merita una approfondimento. Sono possibili due ipotesi, riferibili alla nostra dicotomia innato/appreso: 1) che questo richiudere il canto dentro di s sia una conseguenza dellesaptazione del repertorio vocale innato che deve essere necessariamente avvenuta durante la transizione di un antenato canterino dallhabitat arboreo a quello di savana e rifletta la paura di attirare un predatore. Questa inibizione si sarebbe conservata nel tempo; 2) che sia invece una esclusiva conseguenza del fatto che, come ci ha insegnato Dunbar, la nostra capacit di intrattenere relazioni sociali durevoli (che hanno perci bisogno di essere continuamente rinforzate) numericamente molto limitata, inferiore alle duecento unit, e

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Naturalmente non pretendo di convincere nessuno solo sulla base della mia auto-osservazione, anche perch potrebbe essere viziata da molti fattori, a partire da una aspettativa inconscia fino al fatto che sono immerso nella musica dalla nascita e che questa ha sempre avuto una parte importantissima nella mia vita, ma spero ardentemente che vengano condotte ulteriori indagini in questa direzione. 75

dunque oggi nelle nostre citt condividiamo lo stesso territorio con gruppi stranieri32 e potenzialmente ostili; se il cantare emerso, o si sviluppato, come una delle modalit culturali utili soprattutto per manifestare la nostra appartenenza ad un piccolo gruppo, rinforzandone i legami interni, allora la cautela nellesporre il canto sarebbe del tutto giustificata. Naturalmente, potrebbero essere vere entrambe le ipotesi, nel qual caso la seconda sarebbe solo una naturale conseguenza della prima. Una seconda direttrice quella che va nella direzione dellidentificazione del meccanismo innato che nei primati induce il comportamento canterino (nel senso che lo stimola, lo innesca). A prescindere dal ben noto fattore di trasmissibilit longitudinale, ovvero dal fatto che al sorgere del sole la differenza di temperatura tra la volta arborea e il sottobosco produce una sorta di lente acustica che aumenta la distanza di diffusione dei richiami, c qualcosaltro che induce a produrre proprio allalba il canto di specie e che sia rintracciabile? Probabilmente esiste una componente strategica, una convenienza a cantare prima degli altri occupando cos lo spazio sonoro locale, secondo linossidabile strategia ben fa chi per primo fa. Ma, sebbene possa sembrare improbabile, non impossibile che possa essersi selezionata nelle specie canterine una cascata di accadimenti metabolici direttamente indotti dalla luce solare. Limpulso a cantare al mattino, cos profondamente connesso al proprio senso di identit, avrebbe in questo caso un sottile innesco di tipo biochimico, ad esempio una proteina in grado di attivarsi con la luce e di comportarsi da promotore dellattivit neuronale in aree specifiche del cervello33, oppure potrebbe essere connesso pi indirettamente con altri aspetti circadiani del metabolismo collegati al risveglio mattutino. Se esistesse, un meccanismo di questo tipo potrebbe aver lasciato una traccia inequivocabile nel nostro DNA.

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Straniero qui va inteso senza nessun riferimento alle etnie, ma semplicemente come non appartenente al proprio gruppo. I gruppi delle nostre societ sono fluidi, si sovrappongono e mutano in continuazione. Praticamente ognuno di noi appartiene ad un gruppo diverso. Le persone A e B appartengono allo stesso gruppo in ragione della loro frequentazione ripetuta nel tempo, ma il gruppo di A e quello di B non coincidono pi, come invece avveniva e avviene ancora nelle trib nomadi di cacciatori-raccoglitori. Simili proteine sono note esistere in molte specie animali e vegetali e sono utilizzate per attivare o mediare processi della pi disparata natura. Ad esempio, secondo uno studio pubblicato sul numero dell'8 luglio 2005 della rivista "Science", l'azione di una proteina che risponde alla luce del sole d inizio a una reazione a catena che consente alla fioritura di cominciare. Ricerche precedenti avevano identificato una proteina chiamata CONSTANS che gestisce la fioritura di una pianta in risposta ai cambiamenti nella lunghezza del giorno. Ora Steve A. Kay e colleghi dello Scripps Research Institute hanno identificato una seconda proteina, FKF1, che esercita un controllo su CONSTANS e che pertanto regola a sua volta la fioritura. Usando piante ibride, i ricercatori hanno determinato che FKF1 interagisce fisicamente con un fattore di trascrizione (CDF1), che a sua volta sopprime CONSTANS. FKF1 agisce degradando CDF1, e infatti le piante mutanti prive del gene fkf1 hanno livelli di CDF1 pi elevati e fioriscono pi tardi rispetto alle piante normali. Nelle piante selvatiche, le giornate pi lunghe che accompagnano la primavera consentono alla proteina FKF1, sensibile alla luce, di distruggere pi CDF1, liberando CONSTANS e consentendo alla fioritura di procedere. FKF1 favorisce inoltre la trascrizione di CONSTANS durante il periodo critico della fioritura, ma questo meccanismo ancora tutto da comprendere. 76

Lipotetico gene responsabile di quella proteina potrebbe anche essere stato disattivato in seguito, (per mutazione, per neotenia o per lo sviluppo di uno specifico meccanismo soppressore o regolatore forse anche non genetico ma culturale) ma avrebbe lasciato comunque una inequivocabile traccia di s nel genoma. Un altro importante indizio potrebbe venire dallo studio approfondito della evoluzione nel tempo degli ormoni sessuali nelluomo, della loro filogenesi. La naturale connessione tra udito e sistema limbico, consente alle specie canterine di passare dallorecchio per raggiungere il cuore. Questa connessione diretta, lungi dallessere una metafora, stata recentemente dimostrata negli uccelli canori da George Bentley e altri, i quali hanno scoperto che una variante particolare dell'ormone GnRH, fortemente implicato nelle cascate di eventi biochimici che preludono allaccoppiamento, presente nel cervello degli uccelli canori. Lo studio mostra che GnRH-III, questo il nome della variante, pu innescare il rilascio di ormone luteinizzante dalla ghiandola pituitaria e influenzare la crescita della gonade. L'ormone GnRH-III si trova nell'ipotalamo, dove viene liberato dalla ghiandola pituitaria, ma anche nelle regioni del cervello che innescano ed elaborano i processi auditivi. Sembra dunque collegato al meccanismo che consente al cervello di captare un segnale esterno (il canto) e di innescare una risposta fisica o comportamentale. La scoperta di una analoga variante di ormone sessuale collegata al canto nelluomo non sarebbe per di per s decisiva nello stabilire la discendenza diretta delluomo da una scimmia canterina. Anche una origine interamente culturale del canto avrebbe potuto infatti a lungo andare favorire la fissazione di particolari mutazioni negli ormoni sessuali. Sarebbe per molto importante datare la comparsa di queste eventuali mutazioni confrontandole col genoma degli scimpanz e delle Hylobatidae. Rintracciare nelluomo un qualunque marcatore biochimico del comportamento canterino nei primati sarebbe certamente una prova fondamentale, e pu darsi che il tempo di una scoperta simile non sia troppo lontano. Ho finito da poco di scrivere queste parole che arrivato lannuncio di una scoperta molto importante in questo campo. Una nutrita schiera di ricercatori dellUniversit di Liegi, guidati da Gilles Vandewalle, e con la collaborazione di Derk-Jan Dijk delluniversit del Surrey sta studiando quelle parti del nostro sistema nervoso che rilevano la luce ambientale ma non sono implicate nella formazione di immagini. Nelluomo gli studi si erano finora concentrati soltanto sullesposizione alla luce nelle ore notturne, e non erano stati considerati gli effetti di una simile esposizione nel periodo diurno. Ora un gruppo di volontari stato sottoposto a dei test che comportavano lesposizione alla luce e il monitoraggio dellattivit cerebrale con tecniche di brain imaging. Lesposizione a intensa luce diurna, durata 21 minuti, ha mostrato di indurre uno stato di elevata
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attivit in varie aree cerebrali, e in particolare in una parte della corteccia cerebrale destinata allelaborazione delle percezioni uditive. I cambiamenti prodotti dalla luce sono di tipo dinamico, ossia destinati a esaurirsi nellarco di pochi minuti dopo lesposizione alla luce. E esattamente il tipo di meccanismo di innesco biochimico che stavamo cercando, ma ancora presto per cantare vittoria. Occorrer estendere a quanti pi primati possibile (e mammiferi in genere) questo tipo di studi, che sono tra laltro relativamente poco costosi e poco stressanti per gli animali, ed approfondire ulteriormente la cascata degli accadimenti biochimici che questa attivit neuronale induce, con particolare riferimento a quella ormonale. Nuovissime tecniche di indagine dellattivit cerebrale, che usano sensori molecolari per osservare i cambiamenti nei livelli delle sostanze chimiche nel cervello, come quella basata sul trasferimento di energia per risonanza fluorescente (FRET) messa a punto da scienziati della Carnegie Institution e dell'Universit di Stanford, promettono il rapido dischiudersi di nuovi fertili territori dindagine. Se risultasse che un meccanismo analogo agisce nelluomo e nelle Hylobatidae ma non in gorilla e scimpanz, allora la nostra origine canterina sarebbe a mio avviso dimostrata. Voglio per anche indicare una indagine le cui risultanze potrebbero teoricamente falsificare sul nascere la tesi di un ardipiteco canterino. Il punto riguarda la possibilit stessa che un primate di circa quaranta chili, le supposte dimensioni degli ardipiteci, possa effettivamente costituire, in un habitat di volta arborea, una societ formata da nuclei monogami interconnessi principalmente attraverso il canto. Ovviamente pi sono grandi gli individui e pi vasto (a parit di risorse) deve essere il territorio da cui devono trarre sostentamento. Potrebbe esistere un limite correlato con le dimensioni del territorio e la conseguente spaziatura dei gruppi; aumentando questultima lutilizzo del suono per la trasmissione di informazioni vitali per laccoppiamento e la riproduzione potrebbe diventare una strategia non pi praticabile. Anche se il suono di un loud call pu viaggiare per chilometri, tuttavia alcune sottili componenti spettrali del suono potrebbero essere distorte o assorbite dallambiente in modo tale da vanificarne, a distanza, luso come indicatore onesto di fitness e renderlo perci inadatto allaccoppiamento assortativo negativo. Ma in questione anche la praticabilit stessa del comportamento monogamico, canterino o meno, in habitat di volta arborea. Non possiamo utilizzare l'osservazione diretta per capire se esistono veramente delle dimensioni limite per quel comportamento. Non ci dato infatti di osservare tra le specie viventi un abitante delle volte comparabile per dimensioni agli ardipiteci. Gli individui pi grandi delle famiglie Indridae e Hylobatidae non superano di molto i venti chili di peso. Per trovare un primate vivente di dimensioni maggiori che prediliga lhabitat di volta dobbiamo arrivare allorangutan (Pongo pygmaeus), che ha dimensioni molto maggiori di quelle
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degli ardipiteci. I maschi possono superare i novanta chili e le femmine i cinquanta. Il comportamento sociale dellorango molto diverso da quello degli altri primati arboricoli. Gli adulti vivono in solitudine, e passano del tempo in compagnia dellaltro sesso solo occasionalmente, durante la stagione dellaccoppiamento. I maschi hanno territori che si sovrappongono e pu capitare che diversi adulti si concentrino presso una fonte di cibo ma anche in questo caso difficilmente interagiscono tra loro. I loro richiami, che contengono elementi tonali tali da far pensare che in un lontano passato possano essere stati primati canterini al pari delle Hylobatidae (i loro pi stretti parenti viventi), sono oggi impiegati solo per spaziare i maschi tra loro. La evidente differenza di comportamento tra gli orangutan e i gibboni potrebbe essere dovuta alle diverse necessit di spaziatura degli individui sul territorio, dipendente dalle loro dimensioni. Se, a causa di questo, si giunge a prediligere la solitudine, allora non servono pi n il grooming n il canto n la chiacchiera per consolidare in modo ricorsivo i legami sociali. La questione merita indubbiamente di essere approfondita, anche se mi aspetto che i limiti dimensionali di un primate canterino cadano proprio in corrispondenza delle dimensioni degli ardipiteci, e dunque la determinazione di quel limite lascerebbe ugualmente la questione indecisa. Ma intanto cerchiamo di ipotizzare, sulla base di quello che gi conosciamo, come avrebbe potuto trasformarsi il canto del nostro ipotetico antenato in conseguenza del drammatico cambio di habitat che si verific in Africa orientale poco prima di 4 MaBP.

Discesa al suolo: la saga degli australopiteci


Gli uomini persero i loro corpi sonori, luminosi e trasparenti e cessarono di librarsi nellaria. Divennero pesanti e opachi e, allorch cominciarono a mangiare i prodotti della terra, la loro natura acustica si attut a tal punto che rimase loro soltanto la voce. (Mito Dogon della creazione)

Cosa sarebbe successo ad uno scimmione canterino che fosse stato costretto ad abbandonare la sicura volta della foresta umida tropicale? Possiamo immaginare che la progressiva diminuzione della piovosit abbia lentamente trasformato la foresta primaria in boschi punteggiati da radure sempre pi estese. I boschi residui a loro volta decrebbero sia in dimensione, isole verdi sempre pi piccole, che in densit, con alberi pi spaziati tra loro ed una volta non pi continua. Ben prima che il processo di trasformazione dellhabitat fosse giunto ad una savana estesa punteggiata da pochi alberi resistenti, questo avrebbe comportato due importanti conseguenze per i nostri antenati: il

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sempre maggiore esaurimento locale delle risorse di cibo34, e dunque la necessit di spostarsi spesso su unisola verde adiacente attraversando delle radure, ed una maggiore vulnerabilit alla predazione anche sulla cima degli alberi. In assenza di vie di fuga lungo la volta, anche un albero pu infatti diventare una trappola mortale di fronte ad un predatore capace di arrampicarsi. Uno di questi in particolare, il Dinofelis (nelle sue variet africane barlowi e piveteaui), si era specializzato nella caccia allagguato gi in habitat forestale e fra le sue prede preferite cerano certamente gli australopiteci. Comparve circa 5 MaBP e tutto fa pensare che abbia costituito una costante pressione evolutiva per i nostri antenati.

fig. 18: Ricostruzione dellaspetto di Dinofelis. (tratto da: Alan Turner: The Big Cats and Their Fossil Relatives 1997 University of Columbia Press, New York)

Un recente ritrovamento da parte del team diretto da Tim White ha colmato lapparente lacuna che esisteva nella documentazione fossile tra ardipiteci e australopiteci. Nel deserto dellAfar, sono venuti alla luce alcuni fossili che risalgono a 4,1 MaBP e sembrano rappresentare proprio lanello mancante. Secondo White questi resti, che rappresentano una forma primitiva di Australopithecus anamensis, esibiscono in modo molto netto la discendenza dal genere Ardipithecus. Inoltre, il fatto che i fossili di Ardipithecus ramidus, Australipithecus anamensis ed Australipithecus afarensis siano stati rinvenuti in strati sedimentari successivi nella stessa area, lungo il medio corso dellAwash, suggerisce una precisa successione evolutiva.

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Aggravato dal fatto che le scimmie antropomorfe, e ancora oggi gli esseri umani, non possiedono gli enzimi necessari a decomporre i tannini che sono presenti nella frutta acerba, ed hanno dunque bisogno di seguire le maturazioni stagionali delle varie piante. 80

La drammaticit del cambiamento di habitat riconducibile alla transizione tra i generi Ardipithecus ed Australopithecus, ben espressa da queste parole di Desmond Morris che, pur essendo state scritte quando la documentazione fossile a disposizione era molto pi scarsa dellattuale, mantengono tutto il loro fascino intuitivo:
Allora gli scimmioni ancestrali furono costretti o ad attaccarsi a ci che rimaneva delle loro case nelle foreste, o ad affrontare in un senso quasi biblico la cacciata dall'eden. Gli antenati dello scimpanz, dei gorilla, dei gibboni e degli oranghi rimasero e da allora il loro numero andato lentamente diminuendo. Gli antenati dell'altro scimmione sopravvissuto, lo scimmione nudo, si aprirono un cammino, lasciarono le foreste e si gettarono in lotta con gli abitatori delle praterie, gi ben adattati. Si trattava di un affare rischioso ma che, in termini di evoluzione, ottenne successo. I nostri antenati, posti in un ambiente nuovo, si trovarono davanti alla triste prospettiva: o uccidere meglio dei vecchi carnivori, o mangiare erba meglio dei vecchi erbivori. La dieta della foresta, a base di frutta, noci, insetti, uova, fu sostituita con una dieta base di radici, bacche, bulbi, e con la poca carne che era in grado di catturare o di trovare. La forte spinta intesa ad aumentare la loro abilit nell'uccidere la preda, li trasform poco a poco in scimmioni cacciatori sociali e territoriali.

In realt oggi sappiamo che diventammo propriamente carnivori solo a partire da circa 2,5 MaBP. Lo sostiene Peter Ungar dellUniversit dellArkansas, il quale ha scoperto che i primi membri del genere Homo (rudolfensis ed habilis, le ultime forme australopitecine secondo Wood) possedevano denti molto pi affilati dei loro antenati Autralopithecus afarensis. Mangiare carne richiede denti pi adatti a tagliare che a masticare. La capacit di tagliare determinata dalla forma delle cuspidi, o creste, dei denti. Creste pi alte indicano la capacit di consumare cibi pi duri. Ungar ha scoperto che le creste dei denti degli scheletri dei primi Homo sono pi alte di quelle dei gorilla, che consumano cibi duri come foglie e rami, ma non carne. Le creste dei denti di A. afarensis, invece, non solo sono pi basse di quelle dei primi Homo, ma anche di quelle degli scimpanz, che si nutrono soprattutto di cibi morbidi come la frutta. Nel lungo tempo intercorso tra circa 4 e circa 2,5 MaBP, in attesa di diventare definitivamente carnivori, per poter sopravvivere stato necessario, oltre ad adattarsi ad un cibo pi vario e pi difficile da reperire, trovare un modo per difendersi dai predatori che andavano popolando le savane, coevolvendo con le mandrie di ungulati che ne sfruttavano le risorse vegetali. La mancanza di un adattamento in tal senso avrebbe molto probabilmente comportato una rapida estinzione. Posto che il bipedismo era gi comparso almeno un paio di milioni di anni prima delle prime australopitecine in un habitat che era decisamente forestale35, ed il suo perfezionamento ai margini ed attraverso le savane si pu considerare una normale esaptazione, allora ladattamento
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Secondo la mia opinione come naturale modo di muoversi al suolo di primati adattati a tenere una postura col tronco eretto nellhabitat della volta arborea, esattamente come avviene oggi, nelle Indridae e nelle Hylobatidae, in modo anatomicamente diverso tra loro ma per lo steso convergente motivo. 81

fondamentale di tutta la saga degli australopiteci quello che ha riguardato la struttura sociale. Anche questo aspetto stato ben descritto da Desmond Morris:
Il punto fondamentale consiste nel fatto che un cambiamento cos essenziale di questo genere d luogo a un animale dalla personalit doppia Il suo corpo e il suo modo di vivere erano stati predisposti per un'esistenza nella foresta, quando di colpo venne gettato in un mondo in cui poteva sopravvivere solo cominciando a comportarsi come un lupo intelligente e dotato di armi. L'apparato sensoriale dei primati pi elevati dominato pi dal senso della vista che dell'odorato. Nel loro mondo di arrampicatori di alberi, il fatto di vedere bene molto pi importante di possedere un buon olfatto, per cui il muso si accorciato notevolmente dando agli occhi un pi ampio campo visivo. Nella ricerca del cibo, i colori dei frutti sono elementi utili e quindi, al contrario dei carnivori, si sviluppata nei primati una buona capacit visiva per i colori. I loro occhi sono anche migliori nel rilevare particolari statici, poich il loro cibo statico. Anche l'udito importante, ma molto meno che per gli uccisori che seguono le piste e cos il loro apparato uditivo esterno pi ridotto e manca della capacit di movimento di quello dei carnivori... Poich il cibo immobile e abbondante, il gruppo dei primati non ha bisogno di dividersi per cercarlo Tutti i membri del gruppo hanno in qualunque momento un'idea abbastanza chiara di ci che ognuno degli altri sta facendo Lo spirito di collaborazione presente nei cacciatori di gruppo, come i lupi, manca notevolmente nel mondo dei primati... Lo scimmione nudo non aveva dunque l'apparato sensoriale adatto alla vita sul terreno. Il suo odorato era troppo debole e il suo udito non abbastanza acuto. Il suo fisico era irrimediabilmente insufficiente per prove di lunga durata e per scatti fulminei. La sua personalit era improntata pi al predominio che alla collaborazione e non gli consentiva di fare progetti e di concentrarsi.

Se realmente Ardipithecus ramidus era stato un primate monogamo che viveva in piccoli gruppi familiari ed utilizzava principalmente il canto come forma di competizione tra i maschi, nel nuovo ambiente la sua scarsa capacit fisica di difendersi individualmente dai carnivori lo poneva seriamente a rischio di estinzione. Era necessario che i gruppi diventassero pi numerosi, se non altro per aumentare la probabilit che le inevitabili predazioni subite colpissero maggiormente gli individui pi giovani, malati o pi anziani. In un gruppo ristretto, la probabilit che vengano predati gli individui sessualmente maturi aumenta notevolmente e con essa la probabilit di estinzione di quel gruppo. Fino a poco fa si pensava che gli australopiteci possedessero un elevato dimorfismo sessuale nelle dimensioni complessive, con femmine molto pi piccole dei maschi, ma un recente studio di Lovejoy e altri ha fatto cadere questa illusione. Il dimorfismo sessuale dello scheletro degli australopiteci non dissimile da quello di Homo sapiens. Anche le dimensioni dei canini non aumentarono affatto durante il tempo della loro saga, n in senso assoluto n in rapporto al dimorfismo, anzi continuarono a ridursi.

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Possiamo dedurre da questo che la competizione tra maschi adulti nei gruppi allargati non produsse, come ci si sarebbe dovuto attendere, una corsa agli armamenti e linstaurarsi della poligamia come strategia riproduttiva (in cui chi vince prende tutto lharem e caccia il rivale). In qualche modo le opposte forze della necessit di coesistere in gruppi pi vasti e raggruppati e della spinta a riprodursi a danno dei consimili, trovarono un punto di equilibrio. Questo equilibrio potrebbe essere stato ottenuto (ma attualmente solo unipotesi) attraverso la perdita dei segni esteriori dellestro da parte delle femmine. Questo adattamento, ottenuto forse per via di uno dei tanti processi neotenici che hanno caratterizzato la linea ominina, avrebbe reso impossibile, a causa della difficolt di sapere quale femmina fosse fertile in quale periodo, lassoluto controllo riproduttivo di un harem da parte di un maschio dominante, impedendo sul nascere linstaurarsi di una societ distintamente poligamica. Il sesso potrebbe essere stato dunque la colla che ha tenuto insieme la nascente societ degli australopiteci. In questo quadro un fattore aggiuntivo, forse decisivo, potrebbe essere stato quello della ritardata maturit sessuale, sempre ottenuta per neotenia, che avrebbe dato ai giovani individui pi tempo per socializzare, attraverso il gioco, permettendo il formarsi di legami affettivi e cooperativi anche tra individui non direttamente imparentati tra loro36. La dimensione dei gruppi sarebbe lentamente aumentata nel tempo, insieme causa ed effetto dei processi neotenici che la rendevano possibile. La necessit di controllare un numero crescente di relazioni sociali in gruppi che non possedevano una forte strutturazione gerarchica, come ha sostenuto efficacemente Dunbar, avrebbe finito per produrre la principale pressione evolutiva mediante la quale fu selezionato il progressivo aumento delle dimensioni del cranio rispetto a quelle del resto del corpo. E, al superamento della soglia di circa cinquanta individui, si sarebbe presentata la necessit di sostituire, parzialmente se non del tutto, il grooming con forme vocali di relazione interpersonale. Eventuali diretti discendenti di un primate canterino sarebbero stati facilitati nel compito; avrebbero potuto gi disporre di un ampio vocabolario di suoni da utilizzare, e dellabitudine ad usare il suono nella formazione di legami sociali stabili. Un secondo punto da considerare quello di un potenziamento delle armi di difesa contro i predatori. Non potendo competere in uno scontro diretto, i nostri antenati avrebbero conseguito un vantaggio se fossero riusciti a colpirli a distanza, anche solo per guadagnare una via di fuga. Lindustria litica Olduvaiana, la prima che possibile osservare, appare a partire da circa 2,6

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In via del tutto teorica lossitocina potrebbe aver svolto un ruolo in questa storia (vedi il capitolo VIII). Questo ormone e il suo recettore sembrano essere componenti fondamentali nella formazione dei legami sociali, in particolare nella promozione di legami fra la madre e la prole o fra i partner. Sono inoltre noti da tempo per favorire le contrazioni uterine nel parto e lallattamento al seno. 83

MaBP37, e va certamente associata con la lavorazione di carne ed ossa. Ma assai probabile che questo interesse per la pietra non sia sorto improvvisamente dal nulla e che da molto prima avessimo imparato ad utilizzare ciottoli non lavorati raccolti al suolo come arma di difesa, lanciandoli. Uno dei tratti che distingue la specie umana dagli scimpanz costituito infatti dalla capacit di bloccare larticolazione del polso per eseguire lanci di precisione. Se riusciremo a datare lemergere di questo adattamento (nellipotesi che ci siano specifici geni implicati), sapremo probabilmente quando la pietra cominci realmente a diventare oggetto delle nostre attenzioni, o meglio unestensione del nostro fenotipo per dirla con Richard Dawkins. La possibilit che il controllo motorio fine delle articolazioni del braccio e della mano abbia costituito ladattamento neuronale di cui si valso in seguito il linguaggio per emergere stata prospettata tra gli altri da Bradshaw e Rogers, che hanno osservato come tanto la mano dominante che il linguaggio, per la cui produzione occorre un controllo motorio altrettanto fine degli organi della fonazione, siano sottoposti al controllo dellemisfero cerebrale controlaterale, normalmente il sinistro. Questa capacit potrebbe essersi situata a sinistra perch lemisfero destro era gi pienamente occupato a fare qualcosa di molto importante, ossia gestire il suono e la sua relazione con il gesto, le emozioni e la memoria, cosa che continua ad fare in tutti noi e che spiega tra laltro i successi della musicoterapica nella cura delle patologie, temporanee ma anche croniche, del sistema emozionale ed anche laiuto che pu fornire in alcuni gravi casi di deficit cerebrali.

Esaptazione del repertorio vocale Se il quadro generale stato effettivamente simile a quello che ho delineato a grandi linee, che cosa avrebbe potuto accadere al repertorio vocale nella trasformazione simbolizzata dal passaggio di consegne tra lArdipiteco e lAustralopiteco? Nel nuovo habitat il canto dellalba, con i suoi suoni tonali e prolungati facilmente rintracciabili, dovette subire una forte pressione contraria alla sua produzione. Entrando in azione il vincolo della localizzazione, un accorciamento dei richiami si sarebbe imposto e lo stesso impulso a cantare al mattino sarebbe stato sottoposto a selezione. In un gruppo sociale pi numeroso di una piccola unit familiare la funzione di marcatura del territorio del richiamo sarebbe oltretutto venuta meno. Un

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In associazione con resti di Australopithecus garhi, il che avvalora lidea di Wood che il salto di genere sia da spostare in avanti, non pi collegato alla prima industria litica bens al deciso aumento di dimensioni generali avvenuto nel passaggio habilis-ergaster. 84

meccanismo soppressore, biologico o gi culturale (una inibizione sociale verso quel comportamento), si sarebbe diffuso facilmente38. Il fatto poi che i richiami di status fossero in precedenza stati delle vere e proprie armi per la conquista e la difesa del partner e del territorio, potrebbe poi aver condotto i gruppi ad usare forme acustiche corali come difesa dai predatori. Questo comportamento non ignoto nei primati. Ad esempio i sifaka (Propithecus verreauxi), gli splendidi cugini degli Indri, utilizzano proprio questa strategia contro i loro temibili predatori terrestri, i fossa (Cryptoprocta ferox) che sono anche abili arrampicatori. Questa strategia equivale a comunicare al predatore ti abbiamo visto, non puoi pi prenderci di sorpresa e chiaramente funziona solo se esistono delle vie di fuga reali, di modo che il predatore desista dallimpiegare energia in una caccia vana. Ma forse, dopo una fase di uso consolidato e veritiero queste forme corali potrebbero essere state usate dagli australopiteci come bluff, anche in assenza di una reale via di fuga e magari in associazione col lancio di oggetti, in una esaptazione difensiva del pattern suono, gesto ed emozione, approfittando anche del fatto che predatori che cacciano allagguato spesso abbandonano la caccia se scoperti a distanza. Adesso, se unite a questo la gi citata capacit dei primati di rinforzare i legami sociali attraverso la sincronizzazione delle emissioni vocali, ed in particolare i legami maschio-maschio, con la condivisione dello stato emotivo, abbiamo un perfetto agente causale per lemergere di formule ritmiche condivise da gruppi allargati, strutture nonsense come le definisce Bruce Richman. Figlie della paura, queste formule potrebbero anche aver avuto, come suggerisce Bjorn Merker, una connessione col perfezionamento del bipedalismo e potrebbero aver costituito le prime vere forme di musica collettiva e formato la ragione profonda che ancora oggi sottost al piacere che ci procura il suonare insieme. Per un altro verso, aumentando il numero e la tipologia delle strategie difensive da utilizzare contro i predatori, sarebbero probabilmente aumentati la quantit dei richiami di allarme, formati da suoni brevi e con marcati transitori dattacco (suoni consonantici) che richiedono specifici adattamenti neuromuscolari per essere prodotti e che nella loro funzione posseggono, come abbiamo visto, una relazione tra significante e significato evidentemente condivisa dagli individui. Questa relazione e la capacit di produrre questo tipo di suoni sono il primo mattone, necessario anche se non sufficiente, per lemergenza del linguaggio parlato.
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Potremmo avere sotto gli occhi un eco residuo di questo adattamento. Tra i dodici e i diciotto mesi dalla nascita, i bambini presentano un doppio fenomeno nella produzione di suoni: il babbling (gorgogliare) si coagula nella

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Nello scenario che stiamo considerando, tutto il repertorio vocale, gi considerevole in una canterina, si sarebbe dunque contemporaneamente modificato e arricchito, attraversando un coadattamento complesso dei modi di produzione e delle funzioni. Gli australopiteci, contrariamente a quanto si tende a ritenere comunemente, sarebbero stati animali che hanno investito molto nella produzione di suoni e nel loro uso sociale.

formazione delle prime parole e contemporaneamente vengono prolungate le vocali in un modo che chiaramente musicale. Mentre la prima attivit viene grandemente rinforzata dai genitori, la seconda viene di solito ignorata. 86

CAPITOLO V

Memi e mimi: lipotesi di una origine recente e culturale del canto Lipotesi che ho sin qui esposta, quella cio della nostra diretta discendenza da un primate canterino, non era mai stata formulata in precedenza, per quanto ne so. In questo capitolo esporr invece quella che, sebbene non sia mai stata formalizzata con chiarezza, lipotesi ritenuta dai ricercatori, pi o meno inconsciamente, come la pi verosimile. I dati paleoantropologici di cui siamo oggi in possesso non consentono di formulare altre alternative percorribili: se il canto (la produzione di STP) non si prodotto come comportamento innato intimamente legato alla riproduzione in habitat arboreo, ossia se non siamo mai stati scimmie canterine dal tempo della separazione con la linea che ha condotto agli scimpanz, allora a maggior ragione, a causa del vincolo filogenetico della localizzazione, non abbiamo iniziato a cantare durante la fase degli australopiteci. Se il canto delluomo non deriva dalla trasformazione culturale di una base innata gi presente e funzionale da moltissimo tempo, ma totalmente figlio di una innovazione culturale, dellinvenzione di un Prometeo, allora molto difficilmente sarebbe potuto comparire prima che i nostri antenati rompessero lequilibrio delle armi con i loro predatori naturali, in special modo con i carnivori. Una spia di questa rottura potrebbe essere rappresentata dallestinzione del Dinofelis, avvenuta circa 1,4 MaBP pi o meno in contemporanea con lestinzione dellultima propaggine delle specie australopitecine, i parantropi. Con larrivo del genere Homo si determina una nuova possibilit teorica, quella della diretta comparsa di una cultura del canto. Non essendo pi soggetta a vincoli ambientali, lintera gamma delle emissioni sonore producibili dalle specie sarebbe stata disponibile per linnovazione culturale e con essa i STP. Possiamo situare un limite superiore alla possibile comparsa di un fenomeno di questa natura mettendolo in relazione con la prima migrazione fuori dallAfrica (1,8 MaBP), con la comparsa dellindustria litica Acheuleana (1,4 MaBP), (che segue quella Olduvaiana e per la prima volta mostra la ripetizione di un modello standardizzato, le asce bifacciali), ed infine con la scoperta del modo di utilizzare permanentemente il fuoco (0,8 MaBP). Tutti e tre gli eventi sono connessi esclusivamente con Homo ergaster/erectus e sono chiari indici di due fondamentali nuove capacit: quella di occupare nuovi habitat, essendo capaci di prescindere dalla macrofauna locale, e quella di creare e trasmettere culture affermate, tradizioni.
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Un limite inferiore si pu invece porre a monte della separazione tra le due linee che avrebbero condotto ad Homo neanderthalensis ed a Homo sapiens, separazione che lanalisi genetica ha stabilito essere avvenuta circa 0,6 MaBP, durante il periodo che coincide con la comparsa nella documentazione fossile dei resti di Homo heidelbergensis. Di entrambe le specie sono stati infatti rinvenuti dei flauti dosso, sebbene relativamente recenti, ed dunque ipotizzabile che la cultura del suonare sia stata loro trasmessa dallultimo antenato comune. Il flauto neandertaliano, in osso dorso, stato rinvenuto presso Divje in Slovenia, in uno strato datato tra 50.000 e 36.000 anni fa. Flauti sapiens dosso39 cominciano a rinvenirsi col Paleolitico superiore (Aurignaziano) a partire da 36.000 anni fa, poco dopo linsediamento in Europa. Inferire da ritrovamenti di 50.000 anni accadimenti di 600.000 fa pu sembrare un salto enorme. In un cos grande lasso di tempo potrebbero essere successe una infinit di cose, tuttavia, anche se linvenzione del flauto si fosse improbabilmente manifestata in modo indipendente nelle due specie logico presumere che fosse stata a lungo preceduta da una cultura del canto, da una attenzione speciale verso il suono tonale di origine vocale. E inoltre improbabile che lidea di costruire dei flauti sia stata copiata dai sapiens ai neanderthal europei. Molto pi probabilmente i primi sapiens africani, ed i loro antenati, utilizzavano la canna (che non fossilizza) per la costruzione dei flauti e hanno copiato lidea di utilizzare anche le ossa dai neanderthal, adattati al freddo clima degli altipiani europei e dediti alla caccia allorso ed al mammuth (e abituati a sfruttarne ogni risorsa).

La transizione innato/appreso nel regno animale Cominciamo col definire cosa intendiamo per apprendimento culturale di un repertorio di canti osservando ci che avviene nel mondo animale. Vi sono almeno due straordinarie manifestazioni osservabili di questo fenomeno, negli uccelli canori (si pensa che tutte o quasi le circa 4.000 specie del sottordine degli Oscini apprendano i loro canti) e nei cetacei di maggiori dimensioni, i misticeti. Come esempio dei primi si pu portare il canto del Forapaglie (Acrocephalus schoenobaenus), nel quale gli elementi sonori di base sono ricombinati continuamente allinterno di una struttura formale costante, in modo che il canto assomigli a s stesso ma che non venga mai ripetuto in modo identico. Nella descrizione di Peter J. B. Slater, etologo di chiara fama dellUniversit scozzese di St. Andrews:
Ogni uccello ha un repertorio di circa 50 diversi tipi di elementi sonori di base. Una canzone dura mediamente un minuto ed composta da oltre 300 elementi. Comincia con una lunga sezione nella quale
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Il ritrovamento pi recente avvenuto nel 2004 in una caverna sul versante tedesco dei Monti Giura. 88

si alternano corte serie di due elementi. Segue un improvvisa transizione alla parte centrale, di maggiore intensit e velocit, nella quale da cinque a dieci nuovi elementi sono introdotti in rapida successione. La parte finale strutturalmente simile a quella iniziale, con la differenza che i due elementi sono ricavati dalla sezione centrale. Gli stessi due elementi costituiscono quelli iniziali della canzone successiva.

La variet degli elementi e la loro composizione sono veramente notevoli. Musicisti e musicologi avranno sicuramente notato dalla descrizione di Slater che la struttura formale di queste canzoni tripartita e che la prima e la terza sezione hanno natura bitematica. Questo suggerisce tra laltro lesistenza di una base naturale per la dialettica musicale, ovvero per lopposizione di motivi differenti allinterno di una unit formale pi ampia, procedimento che nelluomo avrebbe condotto agli splendori formali della forma sonata. Non approfondir qui ulteriormente questo tema. Da Agostino fino a Olivier Messiaen ed oltre, le relazioni numeriche (tra gli intervalli o nei ritmi) presenti nel canto degli uccelli, cos come le ricorrenze strutturali, i modelli compositivi e le tecniche di variazione sono state indagate a lungo ed a fondo. Nei cetacei spicca come esempio il canto stagionale che le megattere producono durante la stagione dellaccoppiamento, un canto che diverso per ogni gruppo e, allinterno dello stesso gruppo, diverso in ogni stagione degli amori. Come stato splendidamente descritto da Katharine Payne, questi canti, che si basano su un vasto repertorio tematico proprio della specie, evolvono in ogni stagione degli amori attraverso una relazione che coinvolge limprovvisazione (la creazione di varianti individuali) e limitazione (la ripetizione da parte degli altri individui delle varianti di successo). Apro una piccola parentesi: la durata dei STP emessi dalle megattere, una rarit assoluta nel mondo subacqueo, una conferma dellazione del vincolo della localizzazione sui richiami sonori, un vincolo particolarmente stringente per le specie acquatiche, per le quali, a meno che non siano di dimensioni minuscole, non esiste un analogo sottomarino dellhabitat di volta arborea. Se analizziamo il campo uditivo delle frequenze percepibili, che comprende ovviamente al suo interno il campo delle frequenze emettibili, possiamo constatare come negli odontoceti, (i cetacei dotati di denti, come il delfino, l'orca o il beluga), la risposta ottimale tra 20 e 70 kHz con un limite superiore che si spinge oltre i 100 kHz. I suoni emessi dagli odontoceti tendono ad essere brevi e ad alta frequenza (i caratteristici schiocchi) e vengono assorbiti rapidamente dallambiente acquatico. Per contrasto, i misticeti (i cetacei dotati di fanoni), che sono di dimensioni ben maggiori e molto meno soggetti ad essere predati ad esempio degli squali, percepiscono ed emettono suoni a basse frequenze, ben al di sotto di 1 kHz. I suoni che emettono possono durare vari secondi ed essere percepiti a centinaia di chilometri di distanza, grazie al fatto che le lunghezze donda di suoni a cos bassa frequenza sono assorbite molto poco dallacqua.
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Ma cosa significa esattamente apprendimento culturale del canto di specie? Sostanzialmente significa che un esemplare, se viene isolato subito dopo la nascita dai suoi simili, non in grado di produrre il canto in questione. Solo lesposizione precoce allambiente culturale della propria specie consente di sviluppare i percorsi neuronali necessari alla corretta produzione dei canti.
Gli uccelli imparano a cantare: piccoli di fringuello prelevati nel nido e allevati separatamente dai conspecifici, hanno presentato un canto aberrante, che non conteneva gli elementi sonori tipici del canto degli adulti. Esperimenti dimostrano la necessit per i piccoli di udire un modello adulto e di udire cantare se stessi (feedback uditivo) per imparare a cantare normalmente. Inizialmente, in tutte le specie si riscontra durante lo sviluppo una fase di esercizio vocale denominata "precanto" (lequivalente del ciangottio infantile dell'uomo). Successivamente, necessaria una fase di feedback uditivo. La presenza di un "tutore" vivente interattivo pu estendere notevolmente il periodo sensibile e permettere, in certi casi, apprendimenti eccezionali, come quello del canto di un'altra specie. (M. Hausberger e altri)

Il motore evolutivo che pu condurre alla transizione tra canto innato e appreso , ancora una volta, quello della selezione sessuale. Quando il canto diventa il principale elemento di status utilizzato nella scelta del partner, pu accadere che, attraverso il meccanismo noto come neofilia tendano ad essere selezionati non pi quegli individui capaci di produrre meglio il canto della specie, ma quelli pi capaci di variarlo, di produrre piccole sorprese, violazioni della norma che vengono apprezzate. Simulazioni al computer effettuate da Peter Todd, dimostrano con chiarezza come possa insorgere questo fenomeno. La selezione comincia ad operare allora sui meccanismi neuronali di controllo delle emissioni. Neofilia, plasticit neuronale ed imitazione (la capacit mediante la quale le innovazioni possono essere trasmesse e condivise) coevolvono rinforzandosi a vicenda, in un processo autocatalitico direbbe Kauffman, fino al punto che, acquisita la capacit di variare e di apprendere, la forma del canto in s diviene un elemento che va appreso localmente, un dialetto, un tratto non pi speciespecifico ma caratteristico dei singoli gruppi o addirittura dei singoli individui. Bench il meccanismo non sia ancora compreso appieno nella sua profondit, assai probabile che per capacit di variare e di apprendere vada intesa non la mutazione di uno o pi geni quanto una differente modulazione dei tempi dellepigenesi. In particolare sarebbe il dilatarsi nel tempo di alcune modalit di neurogenesi che comporterebbe un prolungamento della finestra temporale in cui possibile apprendere e memorizzazione il canto. Partendo da una finestra quasi esclusivamente prenatale, che produce quello che chiamiamo canto innato, si giunge fino ad una finestra che resta aperta per tutta la vita, come avviene nel diamante mandarino e nelluomo (anche in questo non siamo unici).
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Questo probabilmente quanto accaduto nellevoluzione degli uccelli canori e dei cetacei, e nella nostra prima ipotesi anche nella linea ominina, a partire dagli ardipiteci. In questo caso la storia della nostra evoluzione canora non si sarebbe discostata da quanto si verificato negli altri ordini.

I memi40 del canto Se torniamo per alla seconda ipotesi alla luce di quanto appena descritto, dobbiamo osservare che in assenza di una chiara selezione sessuale basata sul canto, questa consisterebbe necessariamente nella esaptazione al canto di una capacit di apprendere evolutasi per altre ragioni, sotto diverse spinte selettive. In questa diversa interpretazione il canto sarebbe emerso direttamente come innovazione casuale (invenzione culturale), e solo allora si sarebbe rivelato utile, come un qualsiasi ornamento individuale, nella conquista di un partner. Ma, a differenza di quanto accaduto negli altri ordini, nel nostro caso questa caratteristica sarebbe comparsa in una specie che non aveva mai posseduto un canto innato, e non aveva mai centrato la massima attenzione sulla qualit sonora degli individui, intesa come un indice onesto di qualit fisiche e comportamentali. Come hanno osservato correttamente Vaneechoutte e Skoyles, se un comportamento memetico fornisce un qualche vantaggio riproduttivo, pu essere imitato e addirittura favorire la selezione di gruppo, un tipo di selezione pressoch inesistente o molto debole in natura attraverso la normale via genetica. Tutte le scimmie antropomorfe viventi sono in grado di apprendere attraverso limitazione e, come abbiamo visto, pressoch tutto lhardware necessario alla produzione di STP (polmoni, corde vocali, laringe, cavit boccale e nasale etc) derivato da organi che svolgono altre funzioni, primarie rispetto al canto. Una cultura del canto avrebbe potuto emergere e diffondersi in modo relativamente rapido nei primi rappresentanti del genere Homo, per semplice contagio memetico, non necessitando che delle capacit evolute di apprendimento per imitazione gi ben consolidate, come evidentemente implicato nellindustria litica o nella gestione del fuoco. Si pu idealizzare questa condizione pensando ai memi del canto, ossia alle sue unit trasmissibili come ad una sorta di virus o simbionte, un replicatore non genetico capace di riprodursi autonomamente nellambiente neuronale degli individui, di contagiarli appunto.

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Chi non ha familiarit col termine meme non si spaventi. E semplicemente usato per indicare un tratto culturale unitario che pu essere trasmesso ad altri individui per via culturale, in analogia col gene che una unita di informazione che pu essere trasmessa ad altri individui per via genetica. Coniato da Richard Dawkins nel suo celebre Il gene egoista, questo concetto entrato nelluso comune. Susan Blackmore ne ha approfondito le implicazioni nel suo libro La macchina dei memi. 91

In questo secondo scenario avrebbe senso, come crede Ellen Dissanayake, attribuire alla relazione madre-figlio una funzione decisiva per lo sviluppo dellabilit canora. Lapprendimento precoce e prolungato non gi di un canto di specie ma del modo stesso di controllare la voce, di poterne utilizzare tutta la gamma delle emissioni, se posto in opera, avrebbe garantito una maggior fitness futura alla propria prole. Adesso, per quanto ne sappiamo, linfanzia come la conosciamo cominciata probabilmente al tempo dallantenato comune di sapiens e neanderthal. Sappiamo dagli studi di Jean Jacques Hublin che i primi ergaster/erectus di 1,8 MaBP possedevano gi alla nascita, non diversamente dagli scimpanz, tra il 75% e l84% della capacit cerebrale adulta. Oggi raggiungiamo appena il 25% alla nascita, il 50% dopo un anno ed il 95% allet di 10 anni. E importante altres notare che affinch un comportamento interamente culturale si diffonda nel tempo e nello spazio, a partire da gruppi isolati sino a diventare uno dei tratti indiscutibilmente riconosciuti come universali41 nelluomo, occorre che sia direttamente o indirettamente correlato ad un significativo aumento di fitness. Diversamente sarebbe probabilmente rimasto un tratto culturale locale e avremmo assistito ad una sua distribuzione nel pianeta per aree o a chiazze di leopardo. Fino a poco tempo fa esistevano culture umane che non avevano avuto alcun contatto con lesterno per migliaia se non addirittura per decine di migliaia di anni. Eppure ogni volta che siamo venuti in contatto con queste popolazioni abbiamo constatato che il canto e la musica erano praticati attivamente. Non solo, ma sappiamo da uno studio di Steven J. Morrison e altri che la musica di unaltra cultura, a differenza del linguaggio di unaltra cultura, non d luogo nelluomo a nessuna differenza nellattivit neuronale. Per contrasto, sappiamo che tutte le culture riconosciute degli scimpanz hanno una distribuzione molto localizzata. Praticamente nessuna delle ben trentanove modalit di comportamento culturale che sono state descritte da Whiten e Boesch in gruppi di scimpanz situati in differenti zone dellAfrica stata osservata in tutti i gruppi.

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Talmente universale da far ritenere ad Anthony Storr che: Se anche suonare musica fosse proibito e ogni apparato per la sua riproduzione fosse distrutto, avremmo comunque musica che ci scorrazza nella mente, e useremmo ancora musica per ordinare le nostre azioni e per estrarre un senso strutturato dal mondo che ci circonda. 92

Elementi di discriminazione Riassumendo in breve, abbiamo ipotizzato per la linea ominina: A) Una origine del canto arcaica e su base innata, verificatasi probabilmente allinizio del Pliocene o poco prima (circa tra 5,5 e 4,5 MaBP) con il genere Ardipithecus, ed evolutasi lentamente, secondo modalit gi conosciute in natura, fino a diventare una cultura universale delluomo. B) Una origine del canto pi recente e di matrice interamente culturale, verificatasi con il genere Homo nella prima met del Pleistocene tra circa 1,8 e 0,6 MaBP, con una maggiore probabilit verso il termine pi recente. Questa cultura sarebbe adottata almeno da tutta la sua discendenza africana ed europea (non abbiamo reperti musicali collegabili ai discendenti asiatici degli erectus che ci consentano di essere pi precisi) per diffondersi infine su tutto il pianeta insieme ai sapiens moderni nella loro recente e trionfante uscita dallAfrica. Possiamo allora cercare di formulare domande le cui risposte contengano elementi di discriminazione tra le due ipotesi, chiederci ad esempio se il canto (e la componente prosodica del linguaggio, il suo tono) utilizzato dalluomo in modo del tutto inintenzionale come indicatore onesto delle qualit fisiche e comportamentali di un potenziale partner o apprezzato unicamente per il suo valore estetico, per la sua capacit (derivata) di eccitare il sistema limbico procurando emozioni piacevoli? Il gi citato lavoro di Susan Hughes sulla relazione tra tono della voce ed attivit sessuale non ad esempio discriminante in tal senso, perch potrebbe essere teoricamente utilizzato per dimostrare entrambe le ipotesi. Quello che complica di gran lunga le cose in una analisi di questo tipo la possibilit, che non pu essere esclusa, che pur essendo il canto comparso come una cultura possa aver prodotto in seguito, essendo stabilmente implicato nella selezione sessuale, non solo la diffusione universale di quel comportamento, ma anche modificazioni genetiche di ritorno. Ad esempio la muta vocale che si produce nei maschi umani durante la pubert mediata dalla presenza sulla laringe e sulle corde vocali di recettori per gli androgeni, che, una volta attivati, innescano tutta una serie di profonde modificazioni somatiche che si risolvono nellabbassamento della laringe e nellallungamento ed ispessimento delle corde vocali42. Il risultato finale labbassamento della frequenza delle emissioni vocali di circa una ottava. La voce cos modificata
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Alla fine del processo il tratto vocale delluomo risulta dal 15 al 20% pi lungo di quello della donna mentre le corde vocali diventano pi lunghe del 50% e molto pi spesse. Il dimorfismo medio tra uomo e donna, per tutti i tratti non direttamente legati ai caratteri sessuali, ammonta solo al 5%. 93

fornisce certamente un indicatore onesto della qualit degli androgeni che sono alla base della catena, nonch dei parametri somatici e comportamentali che con la produzione di quegli ormoni hanno una stretta relazione. Ricordate i maschi del cigno trombettiere e la loro trachea lunga il doppio del normale, evidente frutto della selezione sessuale? Sembrerebbe proprio allopera lo stesso meccanismo, anzi non ci sono dubbi che sia stato proprio linteresse delle femmine per le voci pi basse (leggi per gli androgeni pi efficienti) a farlo emergere. Ma un adattamento successivo o precedente allacquisizione del linguaggio? In una specie arboricola canterina e monogama non ci sono ragioni per attendersi un simile dimorfismo. Nei primati abbiamo visto che qualcosa di analogo successo alle scimmie urlatrici, la cui norma sociale poligamica. Visto che la muta vocale non si verifica negli scimpanz, poterne datare la comparsa nella linea ominina sarebbe illuminante. Il problema che la collocazione nel tempo di questo adattamento non affatto semplice, ed probabilmente destinata a restare a lungo un problema. Le modificazioni fisiologiche che avvengono sono a carico di cartilagini e tessuti molli e non esiste perci nessuna possibilit di trovarne traccia nei reperti fossili e poche anche di ricostruirle con precisione usando le moderne tecniche computerizzate. Non solo, ma molto probabilmente non esistono nemmeno mutazioni nei geni implicati che possano essere datate con la tecnica dellorologio molecolare, ma il processo stesso frutto di un riarrangiamento epigenetico la cui datazione va molto al di l delle nostre capacit attuali. In ogni caso, se risultasse che gli ardipiteci si erano gi incamminati per questa strada, questo contrasterebbe decisamente con la possibilit che fossero una specie canterina. Ma non detto a priori che queste modificazioni abbiano a che vedere con lorigine del canto piuttosto che con lo stabilizzarsi delluso sociale del linguaggio. Personalmente tendo a ritenere che si tratti di un adattamento comparso approssimativamente nel medio pleistocene parallelamente allemergere del linguaggio parlato, e che ben poco abbia a che vedere con lorigine del canto (anche se gli dobbiamo le voci di tenore, baritono e basso) ma la sua datazione al momento una questione indecidibile. Oggi siamo in grado di datare con una certa precisione, avendo i giusti riferimenti e calibrazioni, le mutazioni verificatesi nei diversi tratti di un genoma. Ma mentre siamo in grado di capire esattamente per che cosa codifica un gene, i processi epigenetici, ovvero i modi e i tempi in cui i geni interagiscono tra loro, sono talmente complessi che la loro piena comprensione richieder ancora del tempo. Solo per dare unidea di questa complessit, si pu citare un recente studio di Elizabeth A. D. Hammock e Larry J. Young, che hanno scoperto come frammenti di DNA microsatellitare43 di differente lunghezza sono in grado di influenzare il comportamento sociale dei maschi di topo della prateria. In particolare a variare sono gli schemi di espressione genica nel
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Fino a poco tempo fa etichettato come DNA spazzatura in quanto non codifica per nessuna proteina. 94

cervello. I topi con microsatelliti lunghi avevano livelli pi alti di recettori della vasopressina ( nota la relazione tra questo recettore ed il comportamento in molte specie) nelle aree del cervello coinvolte nel comportamento sociale e nelle cure paterne, in particolare nel bulbo olfattivo e nel setto laterale. Questi maschi trascorrevano pi tempo a studiare odori sociali e si avvicinavano pi rapidamente agli estranei, oltre a formare pi facilmente legami con i compagni e a trascorrere pi tempo ad accudire la prole. Sar comunque lattento confronto i genomi di Homo, Pan e Hylobatidae, a consentirci di capire la vera storia del canto delluomo. Le strade, come abbiamo detto, sono due: la prima lidentificazione di un marcatore biochimico indubitabile del canto dellalba, fondamentale per definire il comportamento canterino innato, comportamento che non ha ragione di esistere nello scenario di una conquista culturale del canto; la seconda la datazione, nei tre generi, di tutte le mutazioni, a cominciare da quelle relative agli ormoni sessuali, che possono essere messe in relazione con il comportamento canterino. E ragionevole aspettarsi, stante il vincolo della localizzazione che deve aver accompagnato la fase delle australopitecine, che le date di per s siano in grado di dirci qualcosa. Nellattesa di certezze scientifiche, possiamo passare in rassegna i dati che sono gi stati ottenuti sul campo nello studio della filogenesi e dellontogenesi umana e che possono essere posti in relazione con lorigine del canto e del linguaggio. Controlleremo da quale delle due parti del taglio operato dal nostro rasoio di Occam possano collocarsi i risultati sinora conseguiti dal lavoro delle migliaia di ricercatori che, nelle condizioni spesso disagiate delle campagne di scavo o al chiuso dei laboratori, hanno fornito il loro entusiastico contributo alla conoscenza. A tutti loro va la mia profonda riconoscenza.

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CAPITOLO VI

Prove dal campo: filogenesi e ontogenesi Esamineremo in questo capitolo quello che emerso negli ultimi anni dalla ricerca condotta nellambito della genetica, della paleontologia e dellontogenesi umana, e che possiede una qualche rilevanza o attinenza al tema che stiamo trattando. La parte che riguarda gli studi pi squisitamente neurologici, che come vedremo della massima rilevanza, sar invece trattata a parte nel prossimo capitolo.

Lorigine del linguaggio In ambito paleontologico, la maggior parte degli studiosi ritiene probabile, sulla base di evidenze soprattutto anatomiche, una origine in due fasi del linguaggio parlato. Una prima fase vede lemergere di un protolinguaggio nei predecessori di sapiens e neanderthal44. A partire da circa 600.000 anni fa inizi infatti a manifestarsi il fenomeno della crescita secondaria post-parto del cranio, fenomeno che ha consentito un ulteriore aumento del coefficiente di encefalizzazione eludendo il vincolo filogenetico delle dimensioni del bacino durante il parto. A questo rallentato sviluppo corrisponde un prolungamento del periodo di apprendimento, il che naturalmente funzionale allapprendimento di una cosa complessa come il linguaggio. La seconda fase costituita da un linguaggio gi quasi moderno emerso in Africa con i sapiens circa 150.000 anni fa e che li ha accompagnati, sviluppandosi, durante le ondate di migrazioni fuori dallAfrica che sappiamo essere iniziate pi di 60.000 anni fa. Alcuni altri, tra i quali anche eccelsi ricercatori come Ian Tattersal, considerano invece ancora la cosiddetta rivoluzione del Paleolitico superiore, quella cominciata in Europa circa 36.000 anni fa con lAurignaziano ad opera dei diretti discendenti dei primi sapiens africani, come una diretta conseguenza dellavvento del pensiero simbolico, e a questo collegano lemergere del linguaggio strutturato. Ovviamente simboli complessi come quelli lasciati nelle bellissime pitture rupestri e

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nelle sepolture rituali abbisognano, per esistere, per acquistare un valore, di essere condivisi tra gli individui, e questo pu accadere solo attraverso luso di un linguaggio esplicito. Ma sul rapporto tra nascita del pensiero simbolico e nascita dellarte cominciano a serpeggiare dei sani dubbi. E stato giustamente notato da Gianfranco Biondi e Olga Rickards, che non c ragione alcuna di ancorare il pensiero astratto e simbolico allorigine dellarte o delle pratiche di sepoltura. Non solo, ma stanno emergendo tracce di comportamenti moderni e di oggetti simbolici molto pi antiche di quanto ci era sinora noto, come testimoniano i reperti recentemente scoperti nella cava di Blombos in Sudafrica, risalenti a circa 75.000 anni fa. I neanderthaliani avevano tutte le caratteristiche anatomiche che abbiamo visto essere una condizione necessaria per il linguaggio; non solo, ma la loro raffinata tecnica di costruzione degli utensili (musteriana prima e in seguito castelperroniana45) difficilmente compatibile, come ha fatto giustamente notare Tim White, con lassenza di una trasmissione orale di molte delle informazioni necessarie. E quindi assai probabile che forme di linguaggio parlato, gi relativamente sviluppate nelle componenti fonetiche e sintattiche, abbiano preceduto a lungo lemergenza di simboli culturalmente condivisi ed ne abbiano anzi costituito il substrato necessario (anche se probabilmente non sufficiente). Apro qui una piccola parentesi sul rapporto tra simboli e pensiero. Le specie nel loro complesso non evolvono secondo il principio di massima parsimonia, nel senso che la creazione di nuove specie e gli eventi di estinzione non sono percorsi fondati sulla logica del minimo adattamento possibile o, in altre parole, non sono eventi che possano essere predetti (se non in termini largamente statistici che riguardano ad esempio la vita media delle specie o la quantit media degli eventi di estinzione). Il caso ha una funzione determinante nellevoluzione delle specie: dati due ipotetici pianeti che contengano le stesse specie nelle stesse proporzioni al tempo T, possiamo essere certi che dopo un periodo sufficiente di evoluzione, al tempo T1, le due biosfere avranno un aspetto molto differente tra loro. Allo stesso modo se lasciamo rotolare due sassi uguali tra loro gi da una collina imprimendogli la stessa spinta nella stessa direzione, questi assumeranno ben presto

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Il punto di divergenza tra sapiens e neanderthal viene collocato attualmente tra i 600.000 anni fa, dato ricavato dalla datazione molecolare della divergenza dei due genomi, ed i 300.000 anni fa, dato ricavato dai ritrovamenti paleontologici ed archeologici. Levoluzione genetica precede ovviamente sempre quella morfologica. Una attenta datazione degli strati geologici della grotta di Chatelperron effettuata di recente ha mostrato che, contrariamente a quanto ritenuto sinora, la cultura castelperroniana (che comprendeva oggetti simbolici quali ossa decorate e ornamenti personali) precede lincontro con i sapiens europei portatori della cultura aurignaziana e non dunque derivata per imitazione di questa ultima. In Europa il periodo di convivenza con i sapiens durato circa diecimila anni. Ma le due specie sono state in contatto molto pi a lungo in alcune aree del medio oriente. 97

traiettorie diverse e fermeranno la loro corsa in punti diversi del fondovalle. Ogni differenza, per quanto minuscola, tender ad amplificarsi sempre pi durante lo scorrere del tempo. Al contrario, la categorizzazione e la generalizzazione, operazioni che stanno alla base della formazione mentale di simboli e che comportano ladozione del principio di massima parsimonia nel trattamento dellinformazione, sono tratti selettivamente vantaggiosi quando ad essere oggetto della selezione un aumento di dimensioni del sistema nervoso centralizzato. Sono tratti vantaggiosi in quanto sono operazioni che consentono di ridurre il tempo di reazione alle percezioni, che altrimenti aumenterebbe allaumentare della complessit delle reti neuronali. Ladozione del principio di massima parsimonia da parte delle reti neuronali per con ogni probabilit un processo autoemergente che non dovuto a particolari mutazioni genetiche ( inutile cercare un gene di Occam). Il confinamento dellenergia in un sistema relativamente chiuso come quello neuronale comporta, nel senso descritto da Stuart Kauffman, una violazione locale (e temporanea quanto pu esserlo una vita) del secondo principio della termodinamica, condizione che consente di estrarre naturalmente ordine dal caos. Lapparizione di nuovi metalivelli di pensiero (o ordini superiori di intensionalit, come li definiscono semiologi e filosofi) potrebbe allora essere una semplice conseguenza della pressione evolutiva che ha determinato laumento di dimensioni del cervello tutto e della neocorteccia. Questa pressione, se ha ragione Robin Dunbar come a me pare indubitabile, era costituita dalla necessit di controllare un numero di relazioni sociali quantitativamente maggiore e qualitativamente pi elaborato nelle strategie comportamentali. Torniamo ora al tema di questo paragrafo per constatare come le condizioni

anatomico/funzionali che sono considerate necessarie alla produzione del linguaggio parlato, come lo conosciamo oggi, sono almeno cinque. E importante notare che nessuna di queste condizioni indispensabile per la produzione di STP, e dunque ben poco possono dirci sullorigine del canto. Tuttavia vale lo stesso la pena di riassumerle, per comprendere le trasformazioni dei caratteri fisici legati alla produzione dei suoni che si sono prodotte nel tempo lungo la discendenza ominina. 1 Labbassamento della laringe e laumento di dimensioni della faringe: la laringe e la faringe non fossilizzano, dunque estremamente arduo ricostruire la filogenesi delle differenze che il nostro apparato vocale presenta oggi rispetto a quello degli scimpanz. Come osserva Jacques Vauclair:
L'apparato fonatorio dello scimpanz rende difficile la produzione di suoni aperti, quali le vocali. Nell'uomo, la posizione bassa della laringe e la sua conformazione particolare favoriscono l'emissione di certe sonorit come le vocali a, i, u. Questa trasformazione, che nell'uomo si verificata come effetto 98

della bipedia, ha pure condotto a un aumento della dimensione della faringe, che ha consentito la modulazione di suoni chiari, distinti e articolati, generati dalle corde vocali.

Di per s la relazione con il bipedismo, uno dei tratti innovativi pi arcaici della nostra linea evolutiva, se non il pi arcaico, sposta molto indietro nel tempo la possibilit teorica di modificazioni allapparato di produzione dei suoni sotto lazione della selezione sessuale. Un recente modello computerizzato realizzato tra gli altri da Jean Jacques Hublin consente di predire la forma dei tessuti molli dellapparato vocale a partire da alcuni marker situati sulle ossa del cranio e della colonna vertebrale. I ricercatori sono al lavoro e si in attesa dei risultati di queste simulazioni per tutti i fossili utilizzabili della linea ominina. Ad ogni modo sappiamo che una laringe posizionata in alto nella gola correlata, nelle specie viventi di mammiferi non umani, con una base esterna del cranio piatta. La flessione di questa che si osserva invece oggi nelluomo, oltre a comportare una maggiore ampiezza della camera di risonanza sovralaringea, direttamente proporzionale allabbassamento della laringe. Langolo di flessione ha un campo di variazione compreso tra 0 e 31,2 gradi negli scimpanz e tra 31,5 e 68,6 gradi nelluomo. La soglia di 32 gradi stata superata per la prima volta, in modo filogeneticamente indipendente tra loro, sia dagli habilis che dalle ultime forme di australopitecine robuste (Paranthropus boisei). Connesse alle modifiche della laringe e della faringe ci sono quelle dellosso ioide, a cui queste sono sospese, attraverso la cartilagine tiroidea, come un vestito ad una stampella. Possediamo soltanto due ossa ioidi fossili il pi integro dei quali, appartenente ad un neanderthal vissuto a Kebara in Israele circa 50.000 anni fa, non mostra sostanziali differenze da quelli moderni. Embriologicamente sia losso ioide che la catena degli ossicini dellorecchio che le articolazioni temporo-mandibolari, si sviluppano allo stesso modo, dalla cartilagine di Meckel, e possono essere considerati il perfezionamento di organi vestigiali che si formano in tempi pi precoci nel corso dello sviluppo dellembrione. E evidente la relazione primaria che questi organi mantengono tanto con la postura che con lalimentazione. Ogni modificazione della struttura o della funzione dei componenti dellapparato stomatognatico ha ripercussioni sulla capacit di produrre suoni (nelluomo spesso una dislalia, ovvero un difetto di pronuncia, collegata ad una patologia delle articolazioni temporo-mandibolari). Tuttavia le modifiche di questi organi comparse durante la nostra evoluzione sono evidentemente una conseguenza dellopera dalla selezione naturale primariamente sulla postura e sullalimentazione. Detto in altri termini, la migliore capacit di articolazione fonatoria che le modifiche alla laringe ed alla faringe hanno comportato una conseguenza e non una causa.

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2 Larticolabilit della lingua: la capacit di articolare la lingua in modo rapido e variato legata indissolubilmente allorigine del linguaggio parlato. La zona corticale destinata alla rappresentazione della lingua, allinterno del cosiddetto omuncolo sensomotorio di Penfield, molto pi grande nelluomo che in qualunque altro primate. I pappagalli possiedono, a differenza degli uccelli canori, una articolabilit della lingua analoga alla nostra; la loro capacit di imitare il nostro linguaggio deriva proprio da questo tratto e fa capire quanto esso sia anatomicamente decisivo. Per datare il momento storico in cui questa capacit ha cominciato a mostrarsi nella nostra linea evolutiva, il dato pi significativo riguarda le dimensioni del canale ipoglosso, attraverso cui passano i nervi craniali che innervano i muscoli della lingua. Nelluomo le dimensioni del canale ipoglosso sono mediamente pi larghe che nelle antropomorfe dell80%. Sappiamo da Kay, Cartmill e Balow che solo a partire dal medio Pleistocene, prima di 300.000 anni fa, che i reperti ominini cominciano a ricadere allinterno del campo di variazione delle dimensioni del canale ipoglosso che mostra luomo moderno. E forse non a caso nelle lingue pi arcaiche che ci siano note esistono una serie di schiocchi o click (i cosiddetti suoni avulsivi) ottenuti per lappunto con rapidi movimenti della lingua. I cosiddetti "click speakers" che sopravvivono in Africa, tra cui vanno annoverati i !Kung del Kalahari, in Namibia, e le popolazioni Hadzabe e Sandawe in Tanzania, discenderebbero da una stirpe estremamente antica, nota con il nome di Ju/'hoansi (il segno / sta ad indicare un "click", cos come il punto esclamativo di !Kung), la cui linea di discendenza cos antica da raggiungere le radici stesse dell'albero genealogico dell'umanit moderna. Fuori dall'Africa, l'unico linguaggio conosciuto composto da "click" il Damin, una lingua aborigena australiana ormai estinta, che veniva utilizzata durante i riti d'iniziazione. E interessante anche notare come la lingua dei !Kung sia in assoluto quella che possiede linventario fonemico pi esteso, con 141 fonemi di cui ben 120 sono consonanti (notate che il repertorio totale della specie umana ammonta nella sua interezza a oltre 700 fonemi e mediamente una lingua ne utilizza una trentina). Queste popolazioni, una volta note col nome di Boscimani del Kalahari, non hanno mai praticato n lagricoltura n la pastorizia e per quanto ne sappiamo non sono mai stati colonizzati n hanno mai assorbito la lingua dei popoli vicini. Himla Soodyall e Trefor Jenkins, hanno confrontato il DNA mitocondriale di queste popolazioni con quello di altri gruppi africani sub-sahariani e calcolato che il DNA ancestrale da cui discendono le loro sequenze, l84% delle quali unico al mondo, pu essere fatto risalire a circa 120.000 anni fa, assai prima delluscita dei sapiens dallAfrica. Come dobbiamo considerare questa evidente anomalia? E possibile che sia rimasta nella loro lingua la traccia di una lunga fase dellumanit in cui si esercitata una pressione selettiva verso la differenziazione fonemica dei repertori vocali (ottenuta attraverso una sempre maggiore
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capacit di articolare la lingua) o piuttosto, vista lantichit di quelle popolazioni e presumibilmente della loro lingua, leccezionale estensione dellinventario fonemico !Kung la manifestazione di una naturale deriva memetica dei linguaggi, qualcosa di analogo alla deriva genetica che causa un accumulo progressivo di differenze genetiche nelle popolazioni? In base a quello che sappiamo oggi sul modo in cui i linguaggi si trasformano nel tempo e sulla loro forte tendenza ad essere utilizzati come elemento locale di identit, dobbiamo preferire la prima ipotesi. La pi probabile descrizione di questo fenomeno che mano a mano che allinterno dei repertori vocali arcaici andavano sviluppandosi associazioni semantiche sempre pi elaborate, formando i linguaggi come li conosciamo oggi, sarebbero stato conveniente utilizzare repertori fonemici pi ristretti, che meglio si adattavano alla creazione di nuove parole condivise tra gli individui. Gli elementi di differenziazione locale richiesti ai repertori vocali, ad esempio per distinguere istantaneamente uno straniero, sarebbero lentamente passati dai suoni in s alle strutture organizzative stesse del linguaggio, che mostrano infatti, guardando alla totalit delle lingue note, lesplorazione di quasi tutte le possibilit combinatorie allinterno di ogni elemento strutturale, dalla configurazione grammaticale, ovvero il modo di disporre in sequenza Soggetto Oggetto e Verbo, ai generi impiegati (in Italiano ne utilizziamo due, maschile e femminile ma in altre lingue viene impiegato un numero di generi compreso tra 0 a 6). Per inciso, proprio dalla struttura dei linguaggi, e non dai loro vocabolari, che possibile tentare di risalire alle caratteristiche dei linguaggi anteriori a 10.000 anni fa. Michael Dunn e i suoi colleghi del Max Plance Institute di Nijmegen stanno lavorando, sembra con profitto, in questa direzione. 3 La differenziazione dellemisfero cerebrale sinistro, con lo sviluppo delle aree di Broca e Wernicke: le zone corticali deputate al linguaggio sono nelluomo l'area di Broca, che presiede alla combinazione dei fonemi in parole e che si trova nella porzione posteriore della circonvoluzione frontale inferiore, e l'area di Wernicke, che presiede all'identificazione e selezione dei suoni verbali, e che comprende la circonvoluzione temporale superiore ed il lobulo parietale inferiore. A proposito di queste aree si inizialmente affermato che esse rappresentano strutture interamente nuove del cervello umano. Lidea della loro novit trovava conferma nel fatto che sono fra le ultime a mielinare, molti mesi dopo la nascita. Lo studio dei calchi endocranici fossili ha consentito di datare il riarrangiamento delle circonvoluzioni dei lobi frontali intorno a 2 MaBP, durante uno dei periodi di maggior innovazione, e di comparsa di nuove specie, della nostra storia. Tuttavia queste nuove aree cerebrali potrebbero anche essersi esaptate al linguaggio parlato in epoca notevolmente posteriore. Recenti studi effettuati su esseri umani viventi con le tecniche di scansione cerebrale hanno dimostrato che l'area di Broca
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attiva anche durante l'esecuzione di movimenti fini della mano, e quindi la sua presenza non pu essere interpretata con una prova definitiva della presenza del linguaggio. Il suo sviluppo potrebbe essere maggiormente collegato alla fabbricazione e alluso di strumenti litici e ad attivit come la caccia che comportano un uso di precisione degli arti superiori. Esiste una interessante dimorfismo tra uomini e donne che mette in relazione la lateralizzazione dellattivit cerebrale, lattivit manuale e la risposta alla coppia linguaggio/musica. I maschi della nostra specie eccellono nel lancio di precisione con la mano dominante, controllata dallo stesso emisfero cerebrale che processa anche il linguaggio. Le donne eccellono invece nella manualit di precisione, che comporta luso simultaneo di entrambe le mani e dunque di entrambi gli emisferi. Nonostante le aree di Broca e Wernicke siano assai pi estese nelle donne che negli uomini, queste tendono ad utilizzare entrambi gli emisferi nella produzione del linguaggio. Anche la risposta cerebrale delle donne alla coppia linguaggio/musica mediamente meno lateralizzata di quella degli uomini. 4 La possibilit di controllare volontariamente la respirazione, disaccoppiata dai vincoli motori che osserviamo negli scimpanz: noi dobbiamo poter respirare in modo automatico come fanno tutti mammiferi terrestri, ma dobbiamo anche essere capaci, quando parliamo, di ignorare il meccanismo, e ci richiede il controllo corticale della muscolatura implicata nel processo. Un indizio di questa capacit di controllo ci viene dallo spessore del midollo spinale. Negli esseri umani moderni il midollo spinale della regione toracica molto pi grosso di quello delle scimmie antropomorfe o dei primi ominini, presumibilmente perch il linguaggio parlato impone un preciso controllo corticale sulla respirazione. Lapparato respiratorio nel suo complesso ha cominciato ad assumere forme molto simili alle attuali (dalla spina nasale sporgente fuori dal cranio fino alla forma a barile della cassa toracica) con Homo ergaster/erectus, ma il midollo spinale della regione toracica degli esemplari di queste specie non mostra questo ingrossamento. Le modifiche dellapparato respiratorio coincidono daltra parte con la prima uscita dallAfrica degli ominini e sono evidentemente connesse con ladattamento a nuovi ambienti. 5 La conformazione dellorecchio medio e interno: esiste una relazione molto stretta tra i suoni che una specie pu produrre e quelli che pu percepire. Ignacio Martinez e altri sono riusciti a ricostruire la conformazione dellorecchio medio e interno in reperti di Homo heidelbergensis vissuti circa 350.000 anni fa nei pressi di Atapuerca, nel nord della Spagna, scoprendo che il loro udito era pressoch identico al nostro, con un picco di sensibilit per le frequenze comprese tra 3 e 5 kHz, proprio quelle in cui si produce in massima parte il linguaggio umano. Questa curva di
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sensibilit assai diversa da quella degli scimpanz, che mostrano due picchi distanziati tra loro alle frequenze di 1 e 8 kHz. Gli indizi sembrano dunque ormai convergere su unorigine del linguaggio antecedente alla comparsa dei sapiens (0,2 MaBP), e molto probabilmente antecedente anche al momento di divergenza con la linea che ha prodotto i neandertaliani (0,6 MaBP).

Tre geni Le mutazioni subite da alcuni dei nostri geni rispetto a quelli degli scimpanz sono ormai databili con una certa accuratezza mediante la tecnica dellorologio molecolare. Almeno tre di queste hanno una relazione diretta o indiretta con il nostro tema. La prima quella del gene MYH16, datata da Stedman e altri intorno a 2,4 MaBP. Questo un periodo cruciale nella storia dellevoluzione delluomo, un vero e proprio spartiacque. E allora che compaiono la prima industria litica, lalimentazione a base di carne e comincia laumento della capacit cerebrale (connesso alla riduzione delle dimensioni dellintestino e dellapparato masticatorio), tutti eventi strettamente interconnessi tra loro. Questa mutazione, che ha prodotto una riduzione della muscolatura che controlla la masticazione46, ha quasi certamente rimosso al contempo un vincolo allespansione della scatola cranica. Parallelamente a questa mutazione, modellata dalle stesse pressioni evolutive, si andavano decisamente accorciando ed allargando la mandibola e la camera orale. Negli scimpanz il rapporto lunghezza/larghezza mediamente di 2:1 mentre nelluomo di 1:1. Leffetto sulla produzione di suoni di questo rimodellamento della principale camera di risonanza stato quello di accorciare il percorso della lingua tra le posizioni articolatorie, rendendone accessibili di nuove. Questo comporta, a prescindere dalla articolabilit neuromuscolare della lingua, la possibilit di disporre di un set di suoni, soprattutto consonantici ma anche vocalici, decisamente maggiore. La seconda mutazione quella, ben pi recente, del gene FOXP2. Questo gene localizzato sul cromosoma 7 e codifica per un fattore di trascrizione, ovvero per una proteina in grado di modulare l'attivit di altri geni. Essendo cruciale per larticolazione dei muscoli orofacciali necessari a parlare
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Una simile mutazione, stata favorita dalla selezione perch non era pi necessario un apparato di masticazione cos poderoso per chi aveva imparato a nutrirsi della carne e del midollo rubato ai grandi predatori della savana. E uno di quei casi in cui una diminuzione di potenza non implica una diminuzione di fitness. 103

(o ad emettere vocalizzazioni ultrasoniche nei topi) lunico che conosciamo che sia chiaramente correlabile al linguaggio. Una equipe guidata da Svante Pbo ha studiato la sua presenza nei primati e nel topo. L'analisi molecolare ha mostrato che FOXP2 presente in tutte le specie esaminate, e che la sequenza dei 715 aminoacidi che compongono la proteina altamente conservata lungo l'albero evolutivo dei mammiferi. Soltanto un amminoacido, dopo ben 130 milioni di anni di divergenza dallantenato comune, distingue la proteina dei primati da quella del topo. Questo significa che essa implicata in funzioni strettamente vitali e non tollera che piccolissime alterazioni. Tuttavia ben due sono le differenze tra la proteina umana e quella espressa negli altri primati viventi, conseguenza di due mutazioni che si sono fissate esclusivamente nella linea ominina. La pressione della selezione naturale che ha prodotto la nostra versione del gene deve dunque essere stata molto forte, considerando la resistenza del gene alla variazione. Ci significa che la capacit di parlare, favorita dalle due mutazioni di FOXP2, ha portato un vantaggio evolutivo enorme. La datazione ha permesso di stabilire che nelluomo il gene ha assunto la sua forma definitiva durante gli ultimi 250.000 anni. La scoperta stata vista entusiasticamente da molti come una conferma della ipotesi secondo cui sarebbe stata proprio la comparsa delle capacit linguistiche a determinare l'esplosione demografica dell'uomo moderno, le cui caratteristiche anatomiche e genetiche risalgono proprio a circa 200.000 anni fa. Ma lo stesso Pbo ha fatto per giustamente notare che le due mutazioni di FOXP2 potrebbero aver favorito la capacit dell'uomo di articolare pi fluentemente le parole, quando per il linguaggio si era almeno in parte gi sviluppato. Successivamente, un team di neurobiologi condotto da Eric Jarvis ha scoperto che nel meccanismo di apprendimento dei canti degli uccelli implicata una versione del FOXP2 che non presenta la variazione specifica caratteristica degli esseri umani. Poich il canto degli uccelli un comportamento vocale appreso proprio come il linguaggio, i ricercatori hanno concluso che la mutazione specifica dell'uomo non necessaria per l'apprendimento vocale, almeno negli uccelli. E stato verificato che in tutti uccelli il gene si esprime principalmente nei circuiti sensori e sensomotori, gli stessi in cui si esprime nei mammiferi e nei rettili. Tuttavia negli uccelli che apprendono il canto il gene si esprime anche in una particolare regione del cervello, larea X, che correlata unicamente con lapprendimento della comunicazione vocale. Dunque lespressione del gene effettivamente correlata con la plasticit vocale, con lapprendimento di abilit motorie complesse come il canto degli uccelli e il linguaggio umano. Resta ancora da capire, ed allo studio, qual lesatto ruolo funzionale delle mutazioni verificatesi nella linea ominina. La terza mutazione quella di un particolare allele del gene DRD4, localizzato sul cromosoma 11. Questo gene codifica per uno dei recettori della dopamina, il DR4, e si esprime principalmente nella corteccia prefrontale, in una regione implicata nelluomo nella cognizione, nellattenzione ed
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in altre funzioni di alto livello. Presenta il notevole polimorfismo tipico di molti neurotrasmettitore. Ben 56 alleli sono stati riscontrati in 600 individui. Tre di questi sono quelli che si trovano in pi del 90% della popolazione ed uno in particolare, la variante 7R, associato nelluomo ad un tratto comportamentale noto come novelty seeking (ricerca della novit) nonch ad una patologia denominata iperattivit e deficit dellattenzione, nota anche come ADHD. I ricercatori hanno scoperto che la variante 7R, comparsa per mutazione tra 40.000 e 50.000 anni fa, ha subito una forte pressione evolutiva. Questa ne ha aumentato i livelli di frequenza nella popolazione in modo molto maggiore di quanto ci si sarebbe potuto aspettare per via della semplice deriva genetica. La principale azione funzionale del gene quella di agire come inibitore delle scariche neuronali, funziona cio da moderatore dei segnali elettrici che i neuroni si scambiano tra loro. La variante 7R codifica per un recettore ipoattivo, che richiede circa il triplo della quantit di dopamina per funzionare allo stesso modo della variante normale (e pi antica) 4R. I portatori di 7R hanno dunque un maggior livello di attivit neuronale. Gli autori dello studio sul DRD4 hanno ipotizzato che lallele 7R si sia diffuso grazie ad una selezione sessuale influenzata da norme culturali locali, ad esempio per lapprezzamento di comportamenti rischiosi o innovativi. Una mia personale lettura del fenomeno che i portatori di questa mutazione possano funzionare come una sorta di enzimi umani, ovvero che attraverso il loro comportamento iperattivo riescano a catalizzare le reazioni sociali tra gli individui, accelerando e stabilizzando la formazione di legami sociali. Questo potrebbe aver avuto la sua importanza se i singoli gruppi umani si fossero trovati in quel periodo a varcare la soglia di Dunbar di circa 200 individui, una soglia varcata la quale i gruppi umani possono diventare socialmente instabili. C un ulteriore aspetto da considerare. La dopamina induce nel corpo una sensazione piacevole ogni volta che alcuni comportamenti essenziali alla sopravvivenza o alla riproduzione, come mangiare bere e accoppiarsi, vengono messi in atto. Ma alti livelli di dopamina possono anche essere il risultato dellesaltazione procurata da rituali magico-religiosi, nonch una conseguenza dellassunzione di droghe. Ed anche della musica sappiamo che ha un alto potere di indurre un temporaneo aumento di dopamina nel cervello, persino nei topi47. Livelli mediamente pi alti di dopamina, in popolazioni che avessero iniziato a praticare rituali sociali collettivi con continuit, potrebbero aver svolto un ruolo nel successo del 7R, mascherandone in parte lazione. E proprio nel periodo della comparsa del 7R, o subito dopo, che iniziamo a trovare le caverne ricche di affreschi dellarte rupestre come Chauvet, Lascaux o Altamira. Tutte hanno la caratteristica di essere grotte sonore, ossia di possedere particolari caratteristiche di riverberazione, di eco e di risonanza del suono. Talmente particolari da far ipotizzare a Steven J.

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Waller, sulle orme di Reznikoff e Dauvois, che i siti siano stati scelti appositamente per attivit rituali a carattere squisitamente sonoro. Le pitture sono infatti posizionate nei punti di maggior riflessione e risonanza del suono. Waller ipotizza in modo affascinante un rito delleco, una evocazione degli spiriti canori nascosti dietro la superficie della pietra, come se fossero immagini riflesse dietro una superficie dacqua. Che si sia trattato di un rituale di questo tipo o pi semplicemente di una nuova fase nella ricerca di quel suono avvolgente al quale tutti ambiscono, chiaro che esiste una profonda relazione circolare tra i riti sonori ed il rilascio di dopamina e che c ancora molto da indagare in questa direzione, anche perch la dopamina implicata in molte altre funzioni cerebrali fondamentali, come ad esempio la percezione dello scorrere del tempo.

Ontogenesi Nellutero, a partire circa dalla 26a settimana, il feto percepisce chiaramente il suono del respiro, il battito cardiaco e la voce della madre, nonch alcuni rumori provenienti dal mondo esterno, quali ad esempio le voci del padre e delle persone di casa. Sono gi evidenti reazioni di trasalimento a forti suoni improvvisi (che si manifestano in variazioni del battito cardiaco o in un cambio della posizione) e semplici forme di apprendimento e memoria (abitudine e risposta condizionata) che possono permanere anche dopo la nascita. Il bagno di suoni in cui il bambino immerso durante la fase della gravidanza, filtrato dal corpo della madre e dal liquido amniotico48, si interrompe violentemente con il parto. Il respiro e il battito cardiaco, che costituiscono per ogni forma animale la pi antica e importante forma di scansione discreta del tempo, e lascolto della voce, specchio della vita emotiva attraverso il suo tono, sono i fenomeni fondamentali della nostra esperienza musicale primigenia. Secondo lo psicanalista Franco Fornari rimaniamo legati per sempre a questo ritmo arcaico, nella memoria struggente di un legame simbiotico che, dopo il trauma della nascita e per tutta la vita, possiamo solo sognare di recuperare. Ugo Concilio ha sviluppato questo tema in modo sottile:
Dopo la nascita il neonato tenta di ricomporre quellunit perduta, quelluniverso ideale, ristabilendo un rapporto con la madre che assomigli il pi possibile a quello intrauterino. Infatti, modella il ritmo della poppata sul ritmo del battito cardiaco materno, e durante la suzione ha unattivit di tipo r.e.m., come se sognasse. La poppata rappresenta unesperienza profondamente complessa e multidimensionale, rivelando in primo luogo la possibilit di ricreare quella straordinaria condizione in cui interno ed esterno
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Dato tratto da uno studio di Sutoo & Akiyama, che hanno usato lAdagio del Divertimento per orchestra in Re maggiore KV 205 di W. A. Mozart.

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coincidevano, in cui medesimo e diverso formavano un unico essere indivisibile. La poppata perci come il sogno di qualcosa che il bimbo ha gi vissuto! Nella poppata si verifica una specie di tautologia primaria per cui il bagno di suoni e di ritmi (postnatale) il Bagno di Suoni e di Ritmi (prenatale). Poich nella tautologia c una specie di rispecchiamento del soggetto nel predicato, ritroviamo la relazione di specularit acustica, alla quale abbiamo collegato il senso profondo del non-senso che nel gioco delle omofonie ripetitive e delle filastrocche, delle quali il bambino si serve per tenersi compagnia, e cio per recuperare il paradiso perduto. Questo paradiso rimane, per, recuperabile (almeno in forma allucinatoria) in alcune esperienze inevitabilmente legate agli affetti e alle emozioni. In una modalit estrema, ad esempio, attraverso quella che abitualmente viene chiamata esperienza di trance. Leventualit di modellare il proprio ritmo cardiaco (e quello dei movimenti corporei) sulla base di un cuore pulsante amplificato (nel caso del neonato rappresentato dal cuore materno) si ripropone, appunto, nella trance prodotta dalla musica. In molti casi il suono dei tamburi da elemento esterno viene percepito come interno, ed capace di sfondare la coscienza ordinaria, varcando le soglie dellinconscio, e generando una percezione allucinatoria della realt (come se si stesse sognando); ancora, quindi, la realt esterna viene confusa ed identificata con quella interna, in unesperienza che fonde insieme di nuovo musica ed inconscio. In conclusione, la musica in grado di rappresentarci un altro mondo, per sempre perduto, ma senza del quale sembra non possiamo vivere; qualcosa che stato (percezione di una perfetta unit) e poi non stato pi (inizio della vita regolata dal principium individuationis), e che tuttavia ha lasciato dietro di s un senso acuto di assenza e di nostalgia, che spinge a ritrovare loggetto perduto, come lunico che realmente conta.

Vedremo nel prossimo capitolo come il legame biochimico tra la vita intrauterina, lallattamento e la trance descritto dalla psicoanalisi trova una precisa corrispondenza biochimica nellazione dellossitocina. Esaminiamo intanto le abilit relative alla percezione e produzione di suoni che sono state studiate nei neonati, per controllare se esiste qualche elemento, nel solco della corrispondenza tra filogenesi ed ontogenesi formulata da Ernst Haeckel alla fine dell800, che possa aiutarci a decidere tra le nostre due ipotesi. Distingueremo cinque aspetti importanti: 1. La percezione dellaltezza assoluta dei suoni. Sappiamo con certezza, grazie agli studi di Jenny Saffran, che alla nascita possediamo tutti il cosiddetto orecchio assoluto, ossia la capacit di identificare con precisione laltezza assoluta dei suoni senza bisogno di confrontarli tra loro. In seguito perdiamo, nella stragrande maggioranza dei casi49, questa capacit. Ma perch nasciamo
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Sono soprattutto le frequenze pi acute, a partire da circa 500 Hz, ad essere progressivamente soppresse, causando una distorsione del timbro. L'orecchio assoluto molto frequente fra i ciechi, poich il tono dei rumori pu fornire delle informazioni spaziali molto utili. Invece la sua permanenza, anche nei musicisti professionisti, rarissima presso gli Europei e gli 107

tutti con l'orecchio assoluto, per poi perderlo durante la crescita e, soprattutto, qual il significato evolutivo di questa capacit nelluomo e in ultima analisi nel regno animale? Le possibilit sono due. La prima lesistenza di una componente genetica che stata selezionata in un tempo in cui era fondamentale per la sopravvivenza e la riproduzione riconoscere nellaltezza dei richiami tonali le componenti oneste50. La seconda che lorecchio assoluto dipende invece dal modo in cui si sviluppa la neurogenesi, con una proliferazione ridondante di percorsi sinaptici da cui vengono poi selezionati dallesperienza, e mantenuti attraverso il rinforzo, solo quelli pi utilizzati. Finora non emersa alcuna componente genetica, nemmeno allinterno delle cosiddette famiglie musicali. E in corso di svolgimento un progetto di ricerca, ad opera di Chris Sturdy e altri, per creare una mappa della comprensione delle tonalit assolute51 per quanto riguarda pi animali possibili, ma gi sappiamo, dagli studi di Weisman, Sturdy e altri, che gli esseri umani adulti e i topi sono notevolmente inferiori da questo punto di vista rispetto agli uccelli canori. Emerge tuttavia, dagli studi di Diana Deutsch, una caratteristica importante: nelle popolazioni che parlano lingue tonali (almeno in quelle studiate, nella fattispecie il cinese mandarino ed il vietnamita), nelle quali cio le parole assumono un significato diverso a secondo della tonalit con la quale sono pronunciate le vocali52, lorecchio assoluto si conserva in modo decisamente pi consistente, fino a 9 volte di pi. Questa differenza si accentua a secondo dellet durante la quale si inizia a far musica, suonare e cantare. Il 75% degli studenti Cinesi che hanno iniziato attivit musicali fra i 4 ed i 5 anni hanno lorecchio assoluto (con precisione di quasi mezzo tono), contro il 14% degli Americani che hanno iniziato attivit musicali alla stessa et. Fra quelli che hanno iniziato a 9 anni invece nessuno degli studenti Americani possiede ancora questa capacit, mentre pi del 40% dei Cinesi riesce a conservarla. Dunque, quello che probabilmente accade che le connessioni neuronali dedicate alla trasmissione delle frequenze specifiche decadono, a causa dallassenza di rinforzo, nelle popolazioni che parlano lingue non tonali come quelle indo-europee. Cosa possiamo dire della storia delle lingue a questo riguardo?
Americani ( leggendario quello di Pierre Boulez, in grado di distinguere laltezza di tutti i toni suonati individualmente dai musicisti di unorchestra durante lesecuzione di un cluster improvvisato). Questa capacit didentificare una sola nota musicale senza altre note di riferimento, mediamente il privilegio di una persona adulta su 10.000. Molte persone, ascoltando la registrazione della propria voce, sono prese da un senso di smarrimento, come se questa rivelasse di loro molte pi cose di quelle che sono consapevolmente disposti a manifestare. Non bisogna confondere la capacit di riconoscere che una frequenza la stessa gi udita in precedenza, con quella di dare un nome specifico a questo riconoscimento. Questultima capacit, che dalla prima derivata, propria delluomo ed implica lattivazione di unarea specifica del lobo frontale sinistro implicata nellapprendimento associativo, che ha la funzione di associare un evento sensorio con unetichetta semantica arbitraria e culturalmente appresa, come riportano Zatorre e altri. Ad esempio in cinese mandarino il suono ma, intonato nei quattro modi riconosciuti, pu significare rispettivamente Mamma, Cavallo, Canapa oppure Maledizione. I linguaggi tonali si distinguono in due sottoclassi: linguaggi di registro, in cui ci sono tipicamente due o tre toni la cui altezza relativa in rapporto costante, e linguaggi di profilo, in cui quello che conta la variazione del profilo melodico allinterno delle parole (stabile, ascendente, discendente). 108

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La maggioranza numerica delle lingue parlate oggi nel mondo sono tonali, anche se solo una sparuta minoranza delle lingue indo-europee, che nel loro insieme sono quelle parlate oggi dal maggior numero di persone, conserva ancora questa caratteristica. La quasi totalit delle lingue africane sub-sahariane sono tonali, comprese le pi antiche, quelle del gruppo Khoi-san. Spicca lassenza di lingue tonali tra gli Aborigeni australiani, anche se queste popolazioni hanno sviluppato sistemi di canti sacri in cui il profilo melodico della voce direttamente portatore di significato nel modo forse pi raffinato che la specie umana abbia prodotto (vedi il prossimo capitolo). Apparentemente ci sono dunque buoni motivi per pensare che i linguaggi arcaici dei sapiens che uscirono dallAfrica a pi riprese a partire da circa 70.000 anni avessero un impianto tonale, ma sappiamo con certezza che il fatto di essere tonali o meno non una caratteristica genetica dei linguaggi, quanto piuttosto una caratteristica di area, e sappiamo che pu essere acquisita o persa da una lingua anche nel giro di sole due o tre generazioni. Un esempio estremo di questo tipo di esportazione sono i celebri tamburi parlanti dellAfrica nera, che sono una innovazione relativamente recente e funzionano attraverso lestrapolazione e la semplificazione degli elementi ritmico-tonali presenti nei linguaggi locali, a cui rimandano per quanto concerne il significato e nulla hanno invece a che vedere con sistemi di segnalazione cifrati sul tipo del codice Morse. La maggior parte dei linguaggi tonali conosciuti oggi si basa comunque sul riconoscimento dei toni relativi (cio sul calcolo degli intervalli tra le frequenze) e non su quello dei toni assoluti (cio sulle frequenze in quanto tali). 2. La percezione dellaltezza relativa dei suoni. Ancora Jenny Saffran ha mostrato come la competenza per il riconoscimento dei toni relativi, ossia la capacit di riconoscere gli intervalli tra le frequenze indipendentemente dallaltezza delle frequenze stesse, sia gi presente allet di otto mesi, anche se non si ancora affermata come modalit preferenziale di trattamento dei suoni. La sua idea, del tutto condivisibile allo stato delle conoscenze attuali, che i neonati inizino a rintracciare nellambiente acustico i due codici relativi allaltezza che sono pi facili da processare per il cervello ancora inesperto: laltezza assoluta, direttamente rappresentata nelle mappe tonotopiche della corteccia uditiva, e il contorno melodico, un codice generale di variazione dellaltezza verso lalto o il basso. A questo punto, cominciano ad essere disponibili informazioni sullaltezza relativa dei suoni, la cui elaborazione da un punto di vista neurologico pi sofisticata, poich implica un lavoro di generalizzazione e di estrazione (o in altre parole lapplicazione di un algoritmo di massima parsimonia). Deve infatti essere estratta, a differenza di quanto avviene per il profilo melodico, lesatta distanza tra toni diversi e, a differenza di quanto avviene per laltezza assoluta, il rapporto di frequenza tra toni diversi.
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Queste operazioni di calcolo trasformano (riducono) informazioni troppo specifiche (laltezza assoluta) o troppo generiche (il profilo melodico) in informazioni pi manipolabili, in simboli se volete. Ma, sempre secondo Jenny Saffran, lambiente sonoro in cui si immersi, a decidere, attraverso un continuo rinforzo, quale delle competenze sar maggiormente sviluppata. Oggi, per quanto ne sappiamo, pressoch tutti gli umani adulti sono in grado di percepire laltezza relativa, anche in totale assenza di qualunque training musicale. 3. La percezione del tempo e del ritmo. Allet di sette-nove mesi, come rivela uno studio di Trehub e Thorpe, i neonati sono gi perfettamente in grado di discriminare sequenze di suoni tanto in base al tempo che in base al ritmo. 4. La comparsa del canto. Ovviamente una cosa la percezione dei suoni e unaltra la loro produzione. Occorre pi tempo per affinare la coordinazione neuromuscolare necessaria. Per quanto riguarda la produzione del canto, viene rispettato il gap temporale che abbiamo visto esistere tra la percezione del profilo melodico (percezione dellaspetto continuo) e quella dei toni relativi (percezione dellaspetto discreto): fino ad un anno e mezzo di et, i bambini producono spontaneamente frammenti sonori oscillanti su e gi in un ambito ristretto. Tra i dodici e i diciotto mesi (ma anche prima in alcuni casi) i bambini presentano nella produzione di suoni il fenomeno cui abbiamo accennato alla fine del quinto capitolo: in modo del tutto spontaneo le vocali vengono prolungate in un modo che chiaramente musicale, nel senso che i toni divengono stabili e non pi a sirena. Dopo quellet e fino a due anni e mezzo circa, i bambini possono produrre toni discreti, generalmente organizzati in intervalli di seconda maggiore e di terza maggiore e minore. Sin dallinizio il canto spontaneo gi chiaramente organizzato in brevi strutture melodico-ritmiche (che tecnicamente si definiscono kernel) composte da pochi intervalli e che vengono tendenzialmente ripetute pi volte. Inoltre gi evidente, come ha ben descritto ad esempio Anne Veldhuis, tanto la contagiosit del canto che la sua funzione sociale di comunicazione e cooperazione. A partire da cinque-sei anni, le competenze canore dei bambini possono gi essere paragonate a quelle degli adulti. 5. La comparsa delle prime parole. Tra i dodici e i diciotto mesi il babbling (gorgogliare) si coagula nella formazione delle prime parole. Anche lapprendimento del linguaggio pu essere visto come una trasformazione continuo-discreto che investe tanto la percezione che la produzione. La coppia dialettica differenza/ripetizione si manifesta qui allopera nella sua dimensione ontologica fondamentale, che sottende tanto al pensiero che al linguaggio:
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lindividuazione di ripetizioni nelle differenze e di differenze nelle ripetizioni. Riporto qui una breve descrizione di questo processo, che ho liberamente tratto da un lavoro di Pierre Hall e Bndicte de Boysson-Bardies:
Gli infanti sono paragonabili a macchine di precisione per l'analisi e le classificazioni dei suoni. Al di l delle consonanti e delle vocali, i bambini sono ugualmente molto sensibili alle variazioni della prosodia: quelle che dipendono dall'intonazione, dall'accentuazione o dalle durate relative dei suoni. Verso gli 8-9 mesi i bambini hanno gi identificato le combinazioni di suoni pi frequenti nella lingua alla quale sono esposti. Si trovato che i bambini tagliano il flusso verbale continuo in unit sempre pi fini nel corso dello sviluppo. Tagliano gli enunciati in frasi o in preposizioni verso i sei mesi, in sintagmi verso i nove mesi ed occorre attendere gli undici mesi perch siano sensibili alla coesione delle parole. Questi esperimenti mostrano che i bambini riconoscono forme fonetiche piuttosto che parole. Essi sono senza dubbio sensibili alle discontinuit nella intonazione (o nell'articolazione) per spezzettare gli enunciati in gruppi relativamente grandi. Per quanto riguarda le parole, nei numerosi enunciati che ascoltano, essi scoprono ricorrenze, vale a dire sequenze di suoni che si ripresentano frequentemente. La scoperta delle ricorrenze fonetiche potrebbe quindi condurre a quella delle parole. Nei nostri esperimenti, abbiamo in effetti dimostrato che le parole familiari sono riconosciute anche quando sono deformati entro limiti ragionevoli: per esempio pappera o ballone sono riconosciuti come papera o pallone. Cos, verso il 10-11 mesi, i bambini apprendono la parola in un modo di ascolto lessicale relativamente morbido pi che in un modo puramente fonetico rigido. Le parole riconosciute evocano un'attivazione corticale bilaterale fintanto che il loro vocabolario resta limitato (tra 13 e 17 mesi circa); si trova una specializzazione emisferica sinistra (classicamente associata a una codifica analitica piuttosto che globale) quando il vocabolario aumenta in modo quasi esponenziale a partire da 18-20 mesi. I bambini riconoscono pi parole di quante non ne producano. Sono anche osservatori attenti e osservano gli adulti sia in modo innato, sia per apprendimento progressivo e sotterraneo, arrivando a interpretare le loro intenzioni, a leggere in qualche modo nei loro pensieri. I meccanismi che permettono di combinare le parole sono analoghi a quelli che permettono di combinare le idee.

Il cervello umano programmato per rispondere sin nellutero, come testimoniano tra laltro gli studi di Ellen Dissanayake, agli aspetti tono/emozionali che si manifestano nel profilo, nel registro, nellintensit e nello spettro della voce. Gli aspetti prosodici della voce predominano a lungo, allinizio, su quelli sintattici. Attraverso lo studio del meccanismo di creazione dei falsi ricordi Dewhurst e Robinson hanno scoperto una differenza fondamentale nello sviluppo del linguaggio che legata all'et: almeno fino allet di cinque anni, i bambini elaborano le parole principalmente sulla base della fonologia, ovvero del suono, mentre i bambini pi grandi (e gli adulti) lavorano sulla base della semantica, ovvero del significato. Il significato dei suoni non viene inizialmente appreso allistante come nella fase adulta, ma coagula lentamente nel tempo a partire da associazioni inizialmente vaghe, che vengono a precisarsi nellambito della cultura di appartenenza (lingue tonali o accentate etc).
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Tornando ora al rapporto tra ontogenesi e filogenesi, possiamo chiederci se sia ragionevole ipotizzare un parallelismo tra lo sviluppo nella primissima infanzia delle capacit di elaborazione, e successivamente di produzione, dei segnali sonori, e levoluzione storica dei linguaggi, secondo il modello: da una base di canto alle lingue tonali assolute fino alla separazione degli elementi tonali dalla struttura logico formale del linguaggio ed al loro (eventuale) successivo reintegro? Se il canto ha storicamente preceduto il linguaggio come accade nellontogenesi, allora ci sono buone probabilit che sia emerso da una base innata. E assai arduo tentare di rispondere in modo scientifico a questa domanda. Sulla base delle radici fonetiche comuni di specifiche parole cardine come i primi tre numeri, il latte, lacqua o le principali parti del corpo, sono state tentate ricostruzioni di lingue arcaiche come il Nosratico o la superfamiglia Dene-caucasica, ma con questa tecnica, che non pu oltretutto spingersi oltre i diecimila anni fa, nulla pu essere detto della loro intonazione. Sta emergendo per un diverso tipo di approccio alla questione, un approccio che si pu definire neoplatonico53 e che probabilmente porter a rivedere il concetto di arbitrariet radicale cos come viene comunemente inteso. Lidea quella che anche nel linguaggio parlato esistano relazioni non arbitrarie tra suono e significato. Un esempio di questo nuovo approccio viene da un interessante saggio di Luca Nobile che ha esaminato le parole di un solo suono presenti nellitaliano standard, e rilevato, inaspettatamente, che:
il sistema delle differenze tra i significanti fonetici manifesta un alto grado di isomorfismo rispetto al sistema delle differenze tra i loro significati, e le distinzioni articolatorie ed acustiche che oppongono tra loro i tratti distintivi del fonema appaiono come simboli elementari di altrettante distinzioni concettuali.

Nello studio di Nobile (che richiama alla mente quello di Hauser sulle covarianze tra la forma acustica dei richiami e lintensit emotiva nelle scimmie rhesus gi citato nel terzo capitolo) sono individuate due direttrici sotto il profilo articolatorio, una orizzontale, definita dal movimento della lingua avanti/indietro, ed una verticale, definita dallapertura/chiusura dello spazio tra la mandibola e la mascella e tra la lingua e il palato. Le differenze che questi assi articolatori producono nel timbro dei suoni (formanti) si riproducono allinterno della coclea quando vengono riconvertite in informazioni spaziali di posizione. I diversi significati attribuiti a queste differenze sembrano seguire anchessi una logica di tipo spaziale e rappresentare direttamente gli assi avanti/indietro e aperto/chiuso tanto in relazione allambiente interno degli individui che a quello esterno. Naturalmente necessario che uno studio di tale natura venga condotto sul maggior numero possibile di lingue parlate, prima di derivarne conclusioni di tipo filogenetico sullorigine del
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Idee simili si trovano espresse in un dialogo tra Socrate e due discepoli nel Cratilo di Platone. 112

linguaggio. Qualcosa di simile gi stato fatto da John J. Ohala, che ha individuato caratteristiche fonetiche comuni nelle parole che in molte lingue europee ed africane significano rispettivamente grande e piccolo. Le prime sono generalmente composte da vocali basse posteriori (ad esempio A ed O), consonanti gravi e sonore, e toni bassi. Le seconde, allopposto, sono composte da vocali alte frontali (ad esempio I ed E), consonanti meno gravi e afone, e toni acuti. Quello che certo il fatto che nasciamo tutti con una predisposizione allattribuzione di un significato ai toni producibili dal tratto vocale, cio alle vocali54. Questa caratteristica non integrata in modo indissolubile con la struttura logica dei linguaggi, ma potrebbe averne accompagnato lemergenza storica, fornendo una base preesistente sulla quale sono stati inconsapevolmente modellati alcuni dei significati primari. A causa della loro capacit, interamente memetica, di mutare rapidamente, le lingue sono poi diventate importanti fattori di differenziazione tra gli individui (consentono ad esempio di distinguere allistante uno straniero), e come tali utilizzate da tutte le entit geo-politiche che hanno percepito se stesse come una unit, siano queste state trib di poche decine di individui o lo sterminato impero cinese.

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Non a caso lalfabeto scritto nasce senza vocali, come se il loro impiego fosse talmente ovvio da non necessitare di una rappresentazione grafica estesa. La sua invenzione risale al II millennio a.C., ad opera di popolazioni semiti che estrapolarono i 24 segni dei geroglifici egizi che rappresentavano tutte le consonanti della lingua. Per oltre un millennio le vocali furono rappresentate con piccoli segni aggiuntivi (puntini, trattini, virgole ecc.) posizionati accanto alle consonanti. Furono i Greci, nellVIII secolo a.C. a cominciare a scrivere sistematicamente le vocali, derivando la forma dei cinque nuovi segni da alcune lettere dellalfabeto fenicio che rappresentavano suoni consonantici inesistenti nella loro lingua. 113

CAPITOLO VII

Aspetti neurologici Il filosofo Daniel Dennett ha suddiviso in quattro classi le modalit di interazione tra organismo ed ambiente: al primo stadio, quello delle creature darwiniane, corrispondono comportamenti innati ed immutabili che sono sottoposti alla selezione naturale insieme agli organismi che li esprimono. Al secondo stadio compaiono le creature skinneriane (dallo psicologo behaviorista B. F. Skinner), capaci di selezionare per rinforzo le risposte comportamentali pi appropriate tra un ventaglio di diverse possibilit e di riproporre direttamente, al successivo ripresentarsi di una situazione analoga, le soluzioni migliori, quelle rinforzate. Queste creature sono capaci di apprendere dai propri errori, ma corrono il rischio di pagare a caro prezzo il primo errore in cui incorrono. Al terzo ed al quarto stadio si collocano rispettivamente le creature popperiane e gregoriane (dal filosofo K. Popper e dallo psicologo R. Gregory), che dispongono di un ambiente selettivo interno in cui sono in grado di selezionare le risposte migliori prima che la scelta si presenti nellambiente esterno: in pratica l'informazione relativa all'ambiente prende il posto del condizionamento. Queste creature sono in grado cio, come diceva Popper, di far morire le idee al posto loro. Le creature gregoriane possono anche, rispetto a quelle popperiane, importare dallambiente esterno a quello interno soluzioni elaborate da altre creature, sono capaci di padroneggiare strumenti e di sfruttare il nesso intercorrente fra l'uso di uno strumento ben progettato (ad alto contenuto di informazione o Intelligenza Potenziale, come la chiama Gregory) e l'intelligenza dell'utente (intelligenza potenziale conferita o Intelligenza Cinetica, secondo Gregory). Sebbene Dennett si riferisca agli organismi nella loro totalit, lo stesso discorso pu essere entro certi limiti applicato a diverse modalit sensomotorie presenti allinterno di uno stesso individuo, come per lappunto al comportamento acustico. Quello che, ai fini della ricostruzione storica e del nostro studio, complica lapplicazione di questo gioco di definizioni il fatto che la transizione evolutiva da un comportamento rigidamente innato (che comporta una memoria specie-specifica) ad uno plasticamente appreso (che comporta una memoria individuo-specifica e in cui l'informazione relativa all'ambiente prende il posto del condizionamento), sfumata e poggia anzi sullo stesso substrato biochimico, come ha rilevato Alain Prochiantz in relazione alla genesi ed al funzionamento del sistema nervoso centrale:

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I geni dello sviluppo, in particolare gli omeogeni, svolgono un ruolo tanto nella costruzione del piano generale del cervello (che partecipa alla memoria della specie) quanto nella crescita e nella plasticit delle fibre nervose (che partecipano alla memoria dellindividuo). E sorprendente che grazie a un effetto di neotenia gli stessi geni siano coinvolti nelle due forme di memoria.

Gli aspetti generali relativi alla codifica neuronale dei segnali sonori, allapprendimento ed allinduzione di comportamenti ad essi correlati sono molto complessi e non possono essere trattati qui approfonditamente. Cercher solo di focalizzare alcune questioni che hanno diretta attinenza col tema dellorigine del canto. Ci serviremo di un rapido sguardo dinsieme su alcuni aspetti della neurologia degli uccelli canori, tratto da un lavoro di Martine Hausberger ed altri, per introdurre i temi fondamentali:
In linea di principio, l'orecchio interno degli uccelli analogo a quello dei mammiferi: estrae dallo stimolo sonoro le frequenze, l'intensit e la durata. Sul piano funzionale, l'orecchio interno orientato in modo tonotopico e questa organizzazione si ritrova in tutti nuclei della via uditiva. La buona selettivit nelle frequenze, ben marcata grazie ad inibizioni laterali (mentre un suono provoca un'attivazione, le frequenze vicine generano uninibizione) stata pure dimostrata a diversi livelli La produzione del canto lateralizzata. Il sistema sonoro degli uccelli comandato da una serie di nuclei cerebrali che si combinano in una rete complessa, la rete motoria. Anche la percezione del canto avviene attraverso l'intermediazione di nuclei connessi alla rete motoria. Esistono significative differenze fra i maschi e le femmine. Il nuclei motori sono da 3 a 5 volte pi grossi nei maschi che nelle femmine. Il ruolo degli ormoni stato ben definito. L'apporto di androgeno provoca l'allungamento dei dendriti e permettere riarrangiamenti sinaptici in questi nuclei. Parallelamente alle variazioni ormonali, la morfologia del sistema di controllo vocale nei canarini maschi cambia a seconda della stagione: la dimensione di due nuclei del sistema motorio HVC e RA giunge essere quasi doppia in primavera rispetto all'autunno. Questo risultato tanto pi notevole se si considera che l'impossibilit di una neurogenesi nei vertebrati omeotermi adulti costituiva una sorta di dogma. Questa plasticit neuronale sembra essere connessa direttamente alla memoria attraverso una modificazione dell'espressione genica. da notare che rinnovamento delle cellule si produce a un ritmo pi rapido in una specie come il canarino, che apprende canti nuovi per tutto il corso della sua vita, che nel diamante mandarino, il cui apprendimento in condizioni normali avviene soltanto nelle prime fasi di vita. Successivamente, sono stati trovati numerosi esempi di neurogenesi in altre specie di vertebrati e in altri sistemi cerebrali, in particolare nellippocampo del cervello umano Altri studi che tengono conto della dimensione sociale rappresentano una svolta nelle ricerche, avendo dimostrato che i parametri sociali possono modificare la rete di controllo del canto, anche nell'adulto. Gli uccelli canori possiedono quindi la pi spettacolare riorganizzazione neurale sotto influenza sociale trovata fino a questo momento nel cervello dei vertebrati Il canto degli uccelli sfida una visione lineare dell'evoluzione dal pi semplice al pi complesso. Malgrado la sua distanza tassonomica, si presta meglio a paralleli con il linguaggio umano che non le vocalizzazioni dei primati, meno dipendenti da fasi di apprendimento. Il suo legame con i fattori sociali rimanda ai diversi dialetti e ai fenomeni di adattamento che si riscontrano nell'uomo, ma 115

anche nei cetacei.

Per completare questa introduzione agli aspetti neurologici riporto infine una sommaria descrizione riepilogativa, tratta da un lavoro di Eckart Altenmller, del percorso che i segnali sonori compiono, nelluomo, dalla coclea alla corteccia cerebrale.
Quali sono i presupposti neurofisiologici che ci permettono di ascoltare la musica? Dopo la ricezione del suono nellorecchio, il nervo acustico trasmette lo stimolo al tronco cerebrale, dove transita almeno attraverso quattro stazioni di smistamento che filtrano i segnali, ne riconoscono gli schemi e calcolano la differenza del tempo di arrivo del suono ai due orecchi, permettendoci di localizzarne la provenienza. Poi il talamo trasferisce le informazioni in maniera mirata alla corteccia cerebrale oppure le reprime. Questa serie di passaggi consente tra laltro un controllo selettivo dellattenzione, grazie al quale riusciamo, per esempio, a distinguere un determinato strumento allinterno dellesecuzione di tutta lorchestra. Dal talamo, i segnali giungono alla corteccia uditiva del lobo temporale. E interessante notare che circa il 90 per cento delle informazioni in arrivo giunge alla parte opposta, o controlaterale, del tronco cerebrale e della corteccia. Ma se uno dei nervi uditivi interrotto si rafforzano le connessioni verso lemisfero omolaterale. Lungo questo binario uditivo che sale dallorecchio interno alla corteccia uditiva, le informazioni vengono analizzate una alla volta, secondo schemi sempre pi complessi. Ma nello stesso tempo vengono anche elaborate in parallelo. La prima stazione di commutazione, il nucleo cocleare, svolge diversi compiti: mentre la maggior parte delle cellule nervose della sua parte anteriore reagisce solo a singoli suoni e ritrasmette i segnali che le arrivano quasi inalterati, la parte posteriore gi impegnata a elaborare gli schemi acustici, come linizio e la fine di uno stimolo oppure le variazioni di frequenza. Aree diverse del cervello si occupano in modi diversi della stessa informazione. Il capolinea del binario uditivo la corteccia uditiva primaria, che si trova sulla prima circonvoluzione del lobo temporale, la circonvoluzione trasversale, o giro di Heschl. L, molte cellule nervose reagiscono non solo a suoni sinusoidali, ma anche a stimoli complessi come i suoni multipli e il timbro.

La percezione del tono e la mappa tonotopica umana Lo spazio e il tempo sono le principali categorie utilizzate dai sistemi neuronali per codificare gli eventi sonori che accadono nel mondo reale e poterli individuare, discriminare e memorizzare. Il motivo, semplificando molto, che ai fini del trasporto dellinformazione possiamo considerare i singoli neuroni come un sistema on/off in cui limpulso elettrico si propaga o non si propaga. Ci che pu variare, e dunque trasportare informazione, solo la velocit di ripetizione dellimpulso elettrico, non il suo voltaggio o la sua ampiezza. I sistemi neuronali cos costituiti hanno solo due modi per trasmettere informazioni complesse. Il primo avviene appunto attraverso la variazione
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della ripetizione dellimpulso elettrico prodotto dai singoli neuroni, ed il modo in cui ad esempio viene tradotta linformazione relativa allintensit sonora: il treno di impulsi tanto pi fitto nel tempo quanto pi il suono forte. Il secondo modo coinvolge gruppi di neuroni collegati insieme in serie, nel nostro caso quelli che sono attivati dalle cellule ciliate. Se un neurone della serie viene eccitato dalla cellula ciliata che risponde ad una certa frequenza, quello (poniamo) alla sua destra scaricher alla frequenza immediatamente superiore mentre quello alla sua sinistra scaricher alla frequenza immediatamente inferiore, e cos via. Le informazioni relative allaltezza dei suoni sono dunque convertite allinterno della coclea in informazioni di posizione. Questa informazione altamente conservata durante il viaggio che il segnale compie fino al suo arrivo alla corteccia uditiva primaria, ossia ci saranno in questa ultima dei neuroni riceventi che sono nella stessa posizione relativa di quelli di partenza. Fin qui il sistema comune a tutti i mammiferi; e anche gli uccelli, che hanno un apparato uditivo55 e una struttura cerebrale morfologicamente assai diversi da quelle dei mammiferi, trasmettono al loro equivalente della corteccia uditiva una mappa di frequenze spazialmente ordinata. Accade per che in natura i suoni in cui ci si imbatte non sono quasi mai toni puri ma toni complessi (la figura 19 esemplifica la differenza), sono cio toni composti da differenti frequenze che vibrano nello stesso tempo.

fig. 19: Rappresentazione di un tono puro (diapason) e di un tono complesso (corda vibrante). (tratto da: Andrea Frova 2001)

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Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, lapparato uditivo degli uccelli molto meno efficiente di quello dei mammiferi. Ad esempio non riesce a rilevare le frequenze al di sopra dei 10 kHz, cosa che a noi riesce benissimo. 117

Nel caso di suoni propriamente tonali, queste frequenze sono situate lungo la serie armonica, possono cio assumere solo valori che siano multipli interi della frequenza fondamentale. Allinterno della coclea i toni complessi sono scomposti nelle singole frequenze che li costituiscono, (ovviamente vengono trasdotte solo quelle frequenze che hanno una intensit sufficiente ad essere rilevate). Nelluomo, al livello della corteccia uditiva primaria le frequenze vengono reintegrate nella percezione di un tono unico. Questo significa che la corteccia uditiva primaria risponde ad un tono complesso composto da una fondamentale di 250 Hz e dalle sue prime sette armoniche allo stesso modo (ovvero nello stesso luogo) in cui risponde ad un tono puro di 250 Hz. La cosa interessante che se vengono artificialmente eliminate le prime quattro armoniche, fondamentale inclusa, un suono tonale complesso viene ricostruito dalla nostra corteccia uditiva primaria e continuiamo a sentire la stessa nota. E come se da qualche parte conservassimo, come fosse un codice a barre, una memoria innata della struttura della serie degli armonici56 e la confrontassimo con i suoni che ci giungono per definirne con precisione le frequenze fondamentali. Si descrive questo fenomeno dicendo che nelluomo la mappa delle frequenze anche una mappa delle altezze percepite, ovvero del pitch. J. R. Pierce e Pierre Boulez hanno genialmente dimostrato che alterando artificialmente il rapporto di ottava in modo che sia diverso da 2:1 (e distruggendo in tal modo limpronta tipica della serie degli armonici), i toni complessi cessano di essere percepiti unitariamente ed ogni armonica viene percepita individualmente, come fosse un tono puro. Per capirci, ogni nota suona come se fosse un accordo. La percezione del suono cos codificato assomiglia in questo caso a quella che probabilmente sperimentano animali in cui non vi una percezione unitaria del pitch. Questo, e qui sta la sorpresa, proprio quello che accade nei macachi (Macaca mulatta). Sappiamo infatti da Schwarz e Tomlinson che questi ultimi percepiscono (codificano) i toni complessi diversamente dai toni puri, attraverso lattivit corticale combinata di molte cellule nervose che non sono organizzate tonotopicamente. Una spiegazione del motivo per cui esiste questa differenza allinterno dellordine dei primati necessaria. E come se nella corteccia uditiva primaria delluomo operi una procedura di riduzione parsimoniosa, come se una lunga abitudine al suono tonale avesse consolidato il modo energeticamente meno costoso di trattare i toni complessi. Una analoga procedura di riduzione, che avviene come naturale risposta al fenomeno delle armoniche al livello della coclea, ha importanti conseguenze nella percezione di consonanza e dissonanza, in quella che in musica chiamiamo armonia, ossia nella compresenza di toni

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Struttura che ovviamente la stessa per ogni suono tonale. Ci che varia, quando siamo in presenza di due suoni della stessa altezza ma di timbro diverso, lintensit sonora (lampiezza) di ogni singola componente armonica. 118

complessi diversi nello stesso tempo percettivo. Riporto uno stralcio dallo splendido lavoro di Andrea Frova che per primo lo ha documentato con chiarezza:
"Le oscillazioni della pressione sonora mettono in moto il timpano e da esso si trasmettono, attraverso la catena degli ossicini e la finestra ovale, alla membrana basilare, disposta all'interno della coclea per quasi tutta la sua lunghezza. Se il suono monocromatico, la membrana basilare si deforma presentando un massimo in posizione differente a seconda della frequenza del suono: tanto pi vicina all'elicotrema quanto pi essa bassa. Lungo la membrana basilare corrono particolari terminazioni nervose, le cellule ciliate, le quali danno luogo a un segnale quando vengono stimolate dal moto della membrana. Esse perci permettono al cervello di discriminare le frequenze traducendo il dato frequenza in un dato posizione. Se si tratta di suoni complessi, la deformazione della membrana basilare presenta pi punti di massimo, a seconda del contenuto di parziali dei suoni stessi.

Nell'illustrazione qui sopra mostrata la configurazione dei massimi di deformazione generati da una quinta perfetta. I massimi principali sono quelli associati alle parziali comuni del do e del sol, quelli secondari alle parziali spaiate. Le terminazioni nervose sono rappresentate dalla righetttatura: la gamma di segnali diretti al cervello che da esse si diparte fornisce una mappatura della deformazione della membrana basilare (per semplicit le parziali delle due note sono prese tutte di uguale intensit; la posizione sulla membrana in ascissa non in scala lineare). Il caso preso in esame mostre evidenti caratteristiche di periodicit e di simmetria e l'interpretazione psicoacustica che il sistema nervoso facilitato nell'elaborare un insieme di segnali quando la sua complessit si riduce. Esso deve impegnare una rete neuronale pi semplice, ed questa circostanza gratificante che d origine alla consonanza. In altre parole: i segnali classicamente consonanti vengono preferite in quanto sono pi agevoli da gestire, da decifrare. E inoltre, il carattere armonico d'insieme degli intervalli consonanti si presenta come pi prossimo a quello dei suoni complessi naturali: propone cio al cervello configurazioni di eccitazione che gli sono familiari. In base alle considerazioni fatte, l'ottava dovrebbe essere pi gradevole della quinta 119

perfetta, dato che le due note dell'intervallo presentano figure di eccitazione della membrana basilare molto simili, quella della nota pi acuta nullaltro essendo che parte di quella della nota pi bassa. <Ma la quinta ... temperando la dolcezza con uno spruzzo d'acrimonia, par che insieme soavemente baci e morda>, osservava Galileo."

Ritengo questa ultima osservazione di Frova insieme alla citazione di Galileo molto importante. Da un punto di vista filosofico pu infatti essere generalizzata e presa ad epitome del fatto che qualunque sistema di percezione del mondo si trova maggiormente a proprio agio ( in grado di evolvere) quando in grado di sfruttare lesistenza di una dinamica tra le categorie di differenza e ripetizione, ovvero di come preferisca integrare degli elementi di novit in un quadro gi noto piuttosto che avere a che fare con differenze assolute (lo stato caotico delle equazioni di Kauffman) o con ripetizioni assolute (lo stato congelato di Kauffman). Questo fatto assegnerebbe di per s uno status ontologico alla dialettica (intesa come una procedura di integrazione delle differenze in schemi coerenti), ponendola a ben vedere come principio fondante di qualunque possibile evoluzione culturale, un principio non trascendente ma autoemergente. Ma, tornando alla percezione del tono complesso, quello che ora dobbiamo necessariamente chiederci : come funzionano le mappe tonotopiche delle scimmie canterine e degli scimpanz? La loro solo una mappa delle frequenze o anche una mappa del pitch? Non lo sappiamo ancora, ma esistono tutte le possibilit di determinarlo con la stessa tecnica utilizzata per uomini e macachi. Se risultasse che questo adattamento tipico delle specie canterine avremmo una traccia importante su cui lavorare. La mia idea che nelle specie canterine, durante la fase prenatale di apprendimento, il taglio progressivo che viene operato sulle frequenze pi acute dal corpo della madre e dal liquido amniotico guidi la neurogenesi del nascituro verso lutilizzo delle frequenze fondamentali dei toni complessi come importanti basi di calcolo parsimoniose57 per la percezione unitaria del tono. Quello che distinguerebbe allora tutte le specie canterine nel loro insieme dalle specie che non lo sono, sarebbe proprio la prolungata esposizione prenatale ai canti di specie, che guiderebbe lepigenesi del sistema nervoso. Se invece la mappa tonotopica del pitch risultasse essere un tratto esclusivamente umano, potrebbe esistere una correlazione con lesposizione prenatale a rituali basati sulla musica strumentale, che pratichiamo come abbiamo visto almeno da alcune decine di migliaia di anni, e/o al linguaggio parlato, in cui le vocali sono toni complessi a tutti gli effetti.
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Voglio specificare che non intendo affatto che le procedure di riduzione siano teleologiche, ovvero finalizzate allottenimento di un bene. Sono piuttosto un prodotto spontaneo, autocatalitico, delle reti neuronali sottoposte a determinate pressioni. Queste procedure possono in alcuni casi produrre anche danni, ed quello che accade ad esempio nella sindrome detta focal hand dystonia, che causata in alcuni musicisti dalleccesso di pratica. 120

La relazione suono-gesto-emozione Molti studi hanno notato che la maggior parte dei primati, quando emettono qualche tipo di suono vocale, tendono a muovere la zampa destra. Dunque lorigine di questa relazione deve essere antichissima, deve risalire perlomeno alle brume umide del primo Miocene e probabilmente pu essere addirittura considerata come un tratto monofiletico dellordine dei primati. Molti soggetti autistici o portatori di gravi deficit neurologici sono in grado di compiere sequenze di movimenti volontari solo se usano la musica come marcatore degli eventi, come traccia temporale di riferimento. In molti pazienti, come testimonia il lavoro di Oliver Sacks, luso della musica di gran lunga la terapia migliore che si conosca. Come ha dimostrato Bruno Repp, che ha svolto una incredibile mole di lavoro su questo tema, la capacit degli esseri umani di seguire i ritmi tamburellando con le dita o muovendo i piedi notevole e del tutto inconscia nelle sue regolazioni pi fini. La percezione a grana fina del tempo musicale e la capacit di sincronizzarsi ad esso un universale biologico delluomo, del tutto indipendente dalla cultura di appartenenza e dal grado di educazione musicale. La relazione tra attivit motoria e organizzazione temporale della musica non solo analogica ma profondamente strutturale. Esiste una relazione diretta tra la musica e lorganizzazione nervosa delle posture e dei movimenti che inizia gi nella coclea, il cui fluido utilizzato per la percezione dellorientamento del corpo nello spazio tridimensionale. Le posture e i movimenti, che solitamente sperimentiamo come continui, fluidi, sono in realt combinazioni complesse di posizioni semplici e movimenti molto semplici dovuti dallattivit di pochi muscoli che agiscono al livello di ogni articolazione, ma la cui sequenza finemente coordinata dal sistema nervoso centrale. Un altro aspetto si manifesta in relazione alla musica. Tanto la composizione che lesecuzione che lascolto di musica implicano un largo coinvolgimento della corteccia motoria, dei nuclei senso-motori subcorticali e del sistema limbico, che restano sempre attivi, anche quando il movimento non viene espresso visibilmente, ad esempio attraverso il battito cadenzato di un piede. Una spia della profondit della relazione suono-gesto-emozione data dallesistenza di una patologia denominata epilessia musicogenica, un disturbo rarissimo che stato investigato in meno di cento pazienti. Lascolto di un brano musicale pu provocare in questi soggetti un forte messaggio emotivo che sembra vada ad associarsi ad uno stimolo elettrico causando una crisi epilettica. Questo fatto ha sorpreso molti studiosi, poich si ritiene comunemente che la componente emotiva negli attacchi epilettici abbia un valore estremamente limitato. Nel 1996 un gruppo di studenti finlandesi dellOulu School of Arts and Crafts organizzava a il primo festival di Air guitar. Sul palco si succedevano ragazzi che mimavano, su basi registrate, la gestualit delle dita e le movenze del corpo dei suonatori di chitarra elettrica. Poteva sembrare la
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trovata estemporanea di qualcuno dalleccessivo tasso alcolico, ed invece in pochi anni il fenomeno si allargato a macchia dolio; oggi esistono festival nazionali annuali di air guitar in Australia, Austria, Belgio, Nuova Zelanda, Olanda, Norvegia, Finlandia, Irlanda, Francia, Germania, Stati Uniti, Giappone ed Emirati Arabi Uniti (vedi il sito www.omvf.net). Se il fenomeno pu da una parte essere letto sociologicamente come unemulazione dei propri eroi culturali (tali sono a tutti gli effetti i chitarristi di molte band), ad un livello pi profondo si pu notare quanto la relazione suono-gesto-emozione sia universalmente radicata nelluomo, e, vorrei aggiungere, perfettamente inscritta nel solco di decine di milioni di anni di tradizione dei primati. Il fatto stesso che sia uno strumento come la chitarra ad essere preferibilmente emulato si spiega bene in questo contesto. Il modo di suonare la chitarra (e anche gli strumenti ad arco), con la mano sinistra ad eseguire il lavoro principale (per il motivo storico che essendo originariamente le corde suonate a vuoto erano pizzicate o percosse dalla mano dominante), contiene nel suo aspetto motorio una riproposizione (una mimesi) della differenza emisferica di competenze nellelaborazione del suono che appartiene principalmente alla corteccia uditiva secondaria (vedi il prossimo capitolo). Accompagnare la musica che si ascolta con diteggiature immaginarie eseguite dalla mano sinistra (profili melodici) e tapping ritmici eseguiti dalla mano destra (scansioni del tempo) traduce in gesto quello che un lavoro neuronale profondo comune a tutti noi. Ho idea che il valore terapeutico di una gestualit di questo tipo non sfuggir ancora a lungo allattenzione dei musicoterapeuti. Ci che lega il suono a unemozione passa dunque necessariamente attraverso la produzione di un gesto, sia questo reale o espresso solo a livello neuronale (immaginato). Come osservava Adorno:
In musica non si tratta di significati, ma di gesti un linguaggio fatto di gesti solidificati il tema della musica questo: come i gesti possano essere eternati.

Per quanto attiene direttamente al rapporto con le emozioni, ci sono alcune cose importanti da osservare. La prima che esiste una profonda relazione strutturale suono-emozione tanto a carico del sistema limbico58, che dellattivit corticale. Peter Janata, in uno studio basato su immagini di risonanza magnetica funzionale (fMRI), ha scoperto che la conoscenza delle relazioni armoniche della musica, in soggetti musicalmente addestrati, si mantiene nella corteccia prefrontale

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Le strutture limbiche sono specifici punti nodali di collegamento per quasi tutti i sistemi che liberano neurotrasmettitori. Questi messaggeri chimici, che trasmettono segnali da un neurone al successivo, sono in rapporto con determinati affetti. Cos il sistema della noradrenalina svolge un ruolo decisivo nella regolazione delle risposte comportamentali, quello della serotonina negli stati d'animo di depressione, quello della dopamina negli stati di ansia e quello delle endorfine negli stati emotivi di gioia e di piacere. 122

rostromediale, una regione localizzata centralmente proprio dietro la fronte che importante anche per molte funzioni emozionali. Per quanto riguarda invece lesistenza o meno di una relazione diretta tra le componenti strutturali della musica e particolari singole emozioni occorre fare delle distinzioni. La musica in grado di attivare, ma anche di deprimere, tutti i sistemi che liberano neurotrasmettitori (come ha dimostrato ad esempio Norman M. Weinberger per il cortisolo). In questo senso il rapporto tra i significanti musicali (le tonalit, i tempi, le armonie, le forme) e i significati emozionali pu essere correttamente definito come radicalmente arbitrario. Alcuni aspetti della musica per hanno una relazione diretta, percepibile da chiunque, e dunque non arbitraria, con i contenuti emozionali che generano. Il primo aspetto quello legato alle variazioni di dinamica (ovvero alla variazione della pressione sonora, che ci fa percepire un suono come forte o piano). Forti suoni improvvisi, crescendo e decrescendo possono innescare reazioni tipiche da parte del sistema nervoso autonomo. Si tratta evidentemente di reazioni che si sono evolute insieme alla capacit di usare il suono per individuare nello spazio tridimensionale la distanza e il movimento delle prede e dei predatori. La capacit di reagire istantaneamente alle variazioni di intensit o ai suoni improvvisi pu in molti casi comportare il successo di una fuga o di una caccia, e dunque conferire una maggior fitness ai portatori di questa caratteristica. Non a caso luso che gli sciamani siberiani fanno della musica nei rituali di guarigione fortemente caratterizzato da una irregolarit della scansione ritmica e da accenti ed eventi sonori inattesi, utilizzati con il preciso scopo di ottenere un effetto di disorientamento che consenta di manipolare lo stato emotivo del malato. Il secondo aspetto legato a particolari configurazioni spettrali, ovvero a particolari timbri. Abbiamo gi visto lesistenza di un legame tra la rabbia e linserzione di nonlinearit nei richiami. Lo stesso tipo di legame agisce in musica. La distorsione che si applica elettronicamente al suono degli strumenti elettrificati esattamente questo, linserzione di componenti non lineari (rumori) nel suono. Il legame di questo aspetto timbrico con laggressivit, basti pensare alla produzione dei gruppi Heavy Metal, evidente a tutti al primo ascolto. E anche le voci soliste, di queste band che hanno fatto della rappresentazione dellaggressivit un tratto quasi esclusivo della loro musica, ricercano spasmodicamente, per caratterizzarsi, tutti i colori dellurlo. Torniamo ancora sui parametri che pi comunemente intendiamo come fondamentali nellanalisi musicale, quelli di tempo e di modo. Anche se nellet adulta mostriamo reazioni emotive mediamente simili alle loro variazioni, si tratta per solo di un generico isomorfismo; non solo le reazioni restano comunque fortemente individuali, ma un buon compositore in grado di farci percepire un brano in modo maggiore come triste e uno in minore come allegro, uno in tempo
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lento come intenso e frenetico mentre uno in tempo veloce come tranquillo e rilassante. Da uno studio di Isabelle Peretz e altri si ricava inoltre che i parametri di tempo e di modo cominciano a influenzare le reazioni emotive dei bambini alla musica dallet, rispettivamente, di 5 e 6-8 anni, quando limprinting operato dalla cultura locale gi molto avanzato. In relazione al parametro tempo possiamo aggiungere qualcosa. Ne La Scimmia Nuda Desmond Morris riporta il fatto che l'80% delle madri culla il bambino col braccio sinistro, mantenendolo contro il lato sinistro del proprio corpo. Il motivo dovuto al fatto che il cuore si trova sul lato sinistro del corpo della madre. Il bambino molto pi tranquillo quando viene tenuto sul lato sinistro, contro il cuore, piuttosto che su quello destro. Esperimenti effettuati in una nursery hanno dimostrato che una registrazione del suono di un battito cardiaco alla frequenza standard di 72 pulsazioni al minuto, ha grande potere calmante. Se esistesse una relazione diretta tra le componenti temporali della musica e lattivit fisiologica, questa passerebbe per il confronto tra la pulsazione interna e la percezione di una pulsazione esterna, la quale diventerebbe una rappresentazione cos diretta del lavoro dei propri sistemi nervosi autonomi simpatico e parasimpatico da riuscire a modularne lattivit dallesterno. A volte succede proprio questo, ma non cos necessariamente. Misurazioni delle funzioni autonome (pressione sanguigna, battito del cuore, respirazione, riflessi psicogalvanici) effettuate su Herbert Von Karajan durante la direzione dorchestra, hanno messo in evidenza come tali variazioni non si verificano in dipendenza dei tempi musicali (e neanche della maggiore o minore attivit muscolare che questi comportano nella direzione) ma in dipendenza dello stato emotivo del direttore, dei passaggi che egli percepisce come pi intensi. Non c insomma alcun modo, al di l degli effetti di trasalimento e della relazione suonorumore, di stilare un catalogo di corrispondenze esatte tra particolari propriet formali della musica e particolari emozioni. La qualit delle reazioni emotive alla musica nelluomo attiene dunque, allinterno di pattern culturali locali riconoscibili, principalmente alla sfera individuale, alla storia personale degli individui (o se preferite al cablaggio delle aree associative del cervello). Un episodio divertente e illuminante a riguardo lo racconta il grande antropologo della musica Alan Merriam:
Robert Morey fece un esperimento, nel 1940, <per conoscere le reazioni degli Africani occidentali alle espressioni musicali di emozioni tipicamente occidentali>. Prendendo brani tratti dallopera di Schubert, Davies, Handel e Wagner, che esprimevano rispettivamente paura, riverenza, rabbia, amore e brani tratti dallopera di Beethoven, che apparentemente non esprimevano alcuna emozione, Morey annot le reazioni di alcuni studenti ed insegnanti della scuola missionaria Holy Cross a Balahum in Liberia. Ecco le sue conclusioni: I Loma della Liberia non riconoscono nella musica occidentale lespressione di emozioni Lespressione musicale del mondo emotivo occidentale non ha prodotto risposte uguali da 124

parte dei ragazzi soggetti allesperimento. Undici di essi hanno dato 43 risposte a quattro brani diversi che esprimono emozioni tipiche della societ occidentale.

I pi antichi sistemi musicali cinesi ed indiani si costituiscono, nel solco della grande tradizione del pensiero analogico, quello che sapeva istituire corrispondenze (analogie) tra lattivit interiore e quella del cosmo nel suo complesso, su una serie di complessi apparentamenti tra le scale musicali ed elementi culturali e naturali tra i pi disparati, dai pianeti alle stagioni alle ore del giorno. La parola stessa Raga, che designa la forma musicale tipica della tradizione indiana colta, significa stato danimo. La maggior parte dei raga potevano essere suonati solo in determinate stagioni e nelle appropriate ore del giorno (tradizione che ha cominciato a venire meno solo dopo una lunga contaminazione con le culture di matrice anglosassone). Anche i modi musicali dellantica Grecia non erano concepiti solo come moduli intervallari, scale in senso moderno, ma si identificavano con complessi di melodie, metri poetici, movenze di danza e tipi di strumenti musicali. I greci chiamavano poi ethos il potere caratteristico del suono sugli stati emotivi fisici e psichici, sia individuali che collettivi: lethos praktikn induceva un incremento dellattivit fisica e un comportamento impulsivo e temerario; lethos ethikn, legato al culto di Apollo, induceva integrit morale, senso di giustizia, equilibrio e carattere virile; lethos enthousiastikn, legato al culto di Dioniso, induceva stati emotivi estremi fino alla perdita della coscienza e dellidentit, alla trance. Tuttavia i greci, nella loro saggezza, hanno sempre avuto laccortezza di non legare in modo strettamente biunivoco gli ethos e modi. Sapevano che un ethos pu anche essere causato da diversi modi. La corrispondenza preferenziale tra un modo e un ethos non passava cio che in modo molto marginale attraverso la struttura intervallare delle scale musicali, erano semmai tutte le componenti di contorno che contribuivano nel loro insieme a restringere, per cos dire, il campo di rappresentativit emozionale del modo musicale. Walter Freeman ha commesso questo errore di valutazione quando ha tentato di istituire delle corrispondenze tra i modi dei greci e il rilascio dei neurotrasmettitori associati alle emozioni: il modo frigio con il rilascio di noradrenalina, il modo lidio con quello di serotonina e il modo ionico con quello di dopamina ed endorfine. Queste corrispondenze andrebbero invece pi correttamente intese in rapporto agli ethos, che altro non sono se non la descrizione degli effetti che quei neurotrasmettitori inducono negli individui. Pi di venti secoli dopo i greci, in pieno periodo barocco e parallelamente allaffermarsi del melodramma, il concetto di ethos riemergeva nella teoria degli affetti (affektenlehre), ed ecco che si tentava di istituire corrispondenze biunivoche tra le tonalit musicali e la meccanica delle emozioni. Il Clavicembalo ben temperato di J. S. Bach stato composto proprio nellottica di esplorare le personalit delle varie tonalit. Il temperamento adottato da Bach non era affatto
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quello equabile, come molti pensano, ma probabilmente il Werckmeister III, nel quale esistono quattro diversi semitoni, rispettivamente di 90, 96, 102 e 108 cents. Ad esempio: la scala di Do maggiore composta dagli intervalli: 0. 192. 198. 108. 198. 192. 204. 108 la scala di Re maggiore composta dagli intervalli: 0. 198. 198. 108. 192. 204. 198. 102. la scala di Lab maggiore composta dagli intervalli: 0. 204. 204. 90. 204. 204. 198. 96. Se lidea di istituire corrispondenze biunivoche tra scale musicali ed affetti poteva avere una parvenza di significato nellambito del sistemi armonici pitagorici e zarliniani (nei quali alcuni suoni esistono solo in alcune tonalit, ovvero gli strumenti vanno accordati diversamente per ogni modo), e delle loro derivazioni dette a distribuzione del comma (nelle quali i rapporti di frequenza sono leggermente diversi in ogni tonalit come nel Werckmeister III), ladozione del temperamento equabile59, distruggendo tutte le differenze intervallari tra le diverse tonalit, ridusse quelle differenze a differenze procedurali. Su uno strumento musicale accordato secondo il temperamento equabile le uniche differenze tra le tonalit60, sono quelle di una pi o meno agevole diteggiatura, ovvero coordinazione neuromuscolare. Lo spazio tridimensionale toroidale (cos lo definisce giustamente Justin London) con cui Hugo Riemann ha descritto linsieme delle tonalit naturali si riduce col temperamento equabile allo spazio bidimensionale di un circolo di quinte equalizzate a 700 cents (invece dei 702 del rapporto armonico naturale). Tutto questo per ribadire che effettivamente la relazione tra i significanti della musica ed i suoi significati (che sono comunque sempre significati mnemonico-emozionali e mai logico-simbolici) radicalmente arbitraria, cio stabilita culturalmente. Il condizionamento culturale che opera localmente sulle strutture formali della musica (e intendo con questo anche sulle norme di fabbricazione ed intonazione degli strumenti musicali) pu essere facilmente oltrepassato da chiunque. Potete fare da soli un piccolo esperimento a riguardo. Provate ad ascoltare in cuffia e con attenzione il brano Segah di Nasser Rastegar-Nejad, (che potete trovare nel LP: Music of Iran Vol. 2 - Santur recital - Lyrichord LLST 7165). Le accordature ed i modi (gushe) usati sul santur dal grande strumentista iraniano sono particolarmente dissonanti per un orecchio educato al
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Proposto da Mersenne gi nel l636, il temperamento equabile, non si impose in modo generale che nel tardo 800, ed in realt pienamente impiegato solo negli strumenti elettronici moderni. Lasciate un complesso di soli archi e voci liberi di intonare e lo abbandoneranno allistante. In un contesto di musica tonale gli intervalli di terza ad esempio tenderanno subito ad essere Zarliniani, ossia intonati secondo il rapporto armonico di 5/4. 60 Oltre ovviamente al pitch assoluto. Che per non stabile. Il diapason mutato infatti pi volte nel tempo. Ancora nel XVIII secolo la frequenza del La, oggi stabilita per decreto a 440 Hz, ma non sempre rispettata, poteva variare tra i 395 Hz dellorgano di Cambridge e i 466 Hz degli organi veneziani, come dire che quello che a Cambridge era un La, a Venezia era un Si. 126

temperamento equabile della polifonia occidentale. Tuttavia dopo pochi minuti di ascolto il sistema percettivo si ricalibra su quei rapporti di frequenza e lascolto diventa perfettamente godibile (si tratta comunque di grande musica per tecnica e intensit espressiva, degna erede della millenaria tradizione persiana). Se immediatamente dopo passate ad ascoltate un qualunque brano orchestrale sinfonico occidentale (ma anche una qualunque canzone di fattura industriale), noterete come il suono vi sembrer strano, povero, molto diverso da come lo ricordavate. Anche questa sensazione svanir dopo pochi minuti di ascolto. Quello che invece rimane un tratto fondamentale del rapporto musica/emozioni, la capacit universale della musica di coordinare le emozioni di gruppo, quale che sia la forma individuale di quelle emozioni, e di mettere in fase la produzione degli ormoni da stress in un gruppo. Come gi faceva osservare Desmond Morris:
La reazione degli adolescenti verso i loro idoli importante. Come spettatori, essi non si divertono ridendo speditamente, ma emettono urla vere e proprie; non si limitano soltanto a gridare, ma si avvinghiano a se stessi e agli altri, si contorcono, si lamentano, si coprono il viso con le mani e si strappano i capelli. Questi sono tutti segni di un dolore o di una paura molto intensi, deliberatamente stilizzati, e la cui soglia stata abbassata artificialmente. In tal modo non si tratta pi di grida di aiuto, ma di segni reciproci che si scambia il pubblico, i quali vogliono dire che esso in grado di avvertire una reazione cos intensa verso i propri idoli sessuali che, come tutti gli stimoli di intensit insopportabile, passa nel regno del dolore puro. Se una adolescente si trovasse improvvisamente da sola in presenza di uno dei suoi idoli, non le capiterebbe mai di gridare. Le grida, quindi, non erano per lui, ma per le altre ragazze del pubblico. In tal modo le ragazzine possono rassicurarsi reciprocamente sul decorso della propria reattivit emotiva.

Che sia possibile nelluomo una sincronizzazione intersoggettiva dellattivit neuronale in corrispondenza dello stesso stimolo gi stato dimostrato. Hasson ed altri hanno rilevato che in soggetti diversi sottoposti alla visione di un film, durante le scene particolarmente cariche emotivamente si produceva lo stesso pattern di attivit corticale. In base a questa ultima considerazione, ritengo che, anche se il rapporto tra i significanti dei linguaggi musicali e i significati emotivi pu e anzi debba essere considerato sostanzialmente come radicalmente arbitrario, sia ugualmente possibile introdurre elementi di distinzione non arbitrari, fisiologici invece che culturali. E a mio avviso possibile costruire un asse di discriminazione che affonda le sue ragioni dessere nelluso sociale che i primati fanno naturalmente del suono (con particolare riferimento alle specie canterine). Tale asse si costituisce in relazione alle due diverse modalit di azione del sistema endocrino esemplificate nella figura 21.
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fig. 21: Cicli di produzione degli ormoni sessuali e degli ormoni da stress. (tratto da: Pathophysiology of the Endocrine System California State University).

Questi due cicli implicano due classi di reazioni emotive che, pur variando nel loro colore da individuo a individuo, appartengono a due categorie riconoscibili nelle loro differenze complessive: 1. quelle indotte dai cicli metabolici dagli ormoni sessuali (il ciclo a sinistra della figura), che sono necessariamente legate alla produzione dei canti di status e di corteggiamento ed ai Suoni Tonali Prolungati come prodotto sonoro caratterizzante di questa funzione, specifico delle specie canterine. Abbiamo visto che una simile relazione gi stata individuata nella biochimica degli uccelli canori, nei quali un particolare ormone che causa la crescita della gonade, il GnRH-III, si trova nellipotalamo ma anche nelle regioni del cervello che innescano ed elaborano i processi uditivi. 2. quelle indotte dagli ormoni implicati nel metabolismo dello stress, principalmente ACTH, adrenalina, noradrenalina e cortisolo. Questi stati emotivi sono quelli che meglio di tutti possono essere condivisi tra molti individui. Il modo pi efficace di realizzare questa condivisione attraverso i meccanismi neurologici di scansione del tempo. I Suoni Cadenzati Sincronici, non specifici delle specie canterine a differenza dei STP, sono i principali prodotti sonori di questa funzione. Ad uno stadio relativamente primitivo dello sviluppo culturale di una specie, i SCS divengono facilmente organizzabili in formule non-sense che possiedono la fortissima valenza di connotare lidentit di un gruppo.
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Possiamo tracciare, come ho cercato di fare nella figura 22, un asse ideale di attivit sonora che si stende tra i due poli simboleggiati dai STP e dai SCS61, al centro del quale si produce un profilo continuo segmentato in unit discrete.

fig. 22: Asse STP - SCS.

Il saldarsi di questo asse equivale anche alle nozze mitologiche di suono e tempo descritte da Marius Schneider. Tutta la musica umana figlia di questo matrimonio. E questa saldatura che potrebbe aver naturalmente guidato i nostri ipotetici scimmioni canterini verso usi sociali del suono sempre pi complessi, anche se sempre pienamente inscrivibili nellambito della relazione suono-gesto-emozione. Questa relazione, che oggi costituisce in se un tratto universale delluomo, tuttora lambito naturale in cui la musica massimamente giustificata, come testimonia il sostanziale fallimento di tutti i tentativi di spezzarla62, per quanto intellettualmente raffinati. In quanto esseri gregoriani, usiamo ormai da molto tempo la musica come teatro delle emozioni, per poter rappresentare paura, rabbia, trionfo e passione in assenza di situazioni reali (e realmente pericolose) che coinvolgano i nostri corpi. Lo scopo principale di questa rappresentazione quello di ottenere gratis quel rilascio di oppioidi endogeni (che sono un vero e proprio miele motivazionale nonch la ricompensa con la quale il DNA paga la fitness del proprio veicolo), che in natura segue naturalmente tanto allattivit sessuale quanto agli esiti positivi di una caccia o di una fuga. Il piacere che ci procura una simulazione gregoriana di questo tipo ha anche molto a che vedere con la nostra capacit mentale di produrre futuro, di simulare nella nostra mente gli esiti delle strategie comportamentali. Questa capacit legata allevoluzione delle aree associative e neocorticali, e comincia a manifestarsi in modo anatomicamente evidente gi nellultima fase delle australopitecine, intorno a 2,5 MaBP, con Australopithecus (Homo) rudolfensis. Le due componenti dellasse sonoro che ho descritto si mischiano oggi tra loro in modo pressoch indissolubile in ogni aspetto della musica umana. Ma se siamo stati scimmie canterine,

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La somiglianza con i poli Eros e Thanatos postulati da Freud non affatto casuale. A ben vedere stato proprio il tentativo di spezzare la relazione suono-gesto-emozione a caratterizzare la musica colta del 900 (una volta nota come contemporanea), assai pi della emancipazione della dissonanza di Schoenberghiana memoria. 129

c stato un tempo lontano in cui le due funzioni erano ben separate tra loro, non erano cio rappresentazioni ma aspetti reali intimamente legati alla sopravvivenza e alla riproduzione. Se volessimo cercare nella musica delluomo una traccia del lascito di quella tradizione, allora potremmo dire che una composizione in cui laspetto STP sia predominante discende da una radice diversa di una composizione in cui laspetto SCS sia predominante. Volendo fare un esempio musicale di queste diverse radici, prender lalap63 di un raga in stile Hindustani eseguito da Sultan Khan sul sarengi, basato su note prolungate e spesso variate in modo continuo tanto nelle frequenze (uso del glissando e portamento) che nel tempo (uso del legato), ad epitome di un canto damore. Prender invece, un brano heavy-metal dei Megadeth, basato su una scansione rapida ed ossessiva del tempo e sulla ripetizione di brevi formule melodico-ritmiche, come epitome di un canto di rabbia. Si tratta di una scelta del tutto personale; ognuno pu pensare alla coppia di esempi che pi lo stimola, che pi lo rappresenta. E, ovviamente, esempi musicali in cui ognuno due aspetti predomina decisamente sullaltro possono essere trovati nella produzione di ogni singolo artista.

Lateralizzazione delle funzioni uditive Le due differenti funzioni sociali dei suoni che ho rappresentato attraverso i STP ed i SCS, trovano anche una corrispondenza reale nella lateralizzazione delle funzioni pi complesse relative allelaborazione dei suoni. Fino a poco tempo fa si pensava che questa differenziazione si producesse esclusivamente a partire dalla corteccia uditiva secondaria, dove giungono in primis gli stimoli riconosciuti e lavorati da quella primaria. Grazie al lavoro di Yvonne Sininger e Barbara Cone-Wesson che hanno esaminato nell'arco di sei anni pi di 3000 neonati misurando direttamente lenergia prodotta dalla coclea in risposta a stimoli acustici, oggi invece sappiamo che le differenze fra destra e sinistra nell'elaborazione del suono cominciano gi nell'orecchio interno e sono inoltre presenti sin dalla nascita: l'orecchio sinistro fornisce una maggior amplificazione ai toni prolungati, mentre quello destro amplifica maggiormente successioni rapide di click. Leloquente grafico che segue tratto dallo splendido lavoro delle due ricercatrici, e descrive il valore in decibel dellemissione otoacoustica, per le due orecchie, in corrispondenza dei due diversi tipi di stimolo.

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La parte introduttiva di un raga, suonata senza laccompagnamento delle percussioni. 130

fig. 23: Emissione otoacustica media in risposta a: 1) una coppia di toni di 65 dB e 50 dB 2) treni di click (80/s) di 80 dB max. (tratto da: Sininger & Cone-Wesson 2004)

Lemissione otoacustica una misura dellenergia rilasciata verso lorecchio medio dal meccanismo attivo delle cellule ciliate che serve per amplificare lenergia acustica nella coclea. Questo processo stato registrato allinterno dellorecchio con appositi microfoni e, questo il dato sorprendente, non mediato da alcuna attivit nervosa. Ma a prescindere da questa straordinaria rivelazione, della quale ancora necessario determinare le eventuali componenti genetiche e la loro filogenesi, il lavoro analitico di alto livello sul suono si compie effettivamente nella corteccia uditiva secondaria64. Questa elabora i treni dimpulsi provenienti dalla corteccia uditiva primaria65, la quale opera anche una preparazione dei segnali che consiste nella soppressione del rumore di fondo e nellamplificazione delle componenti pi importanti. La c. u. secondaria anchessa organizzata per mappe separate tra loro e dedicate ognuna allanalisi di un particolare aspetto del suono o di una relazione tra aspetti diversi o di una relazione tra relazioni diverse. Solo alcune sono di queste mappe sono tonotopiche. Il numero totale di mappe possedute dalluomo tuttora ignoto, ma molti presumono che sia il pi grande esistente in natura. Al contrario di quello della c. u. primaria, il lavoro della c. u. secondaria lateralizzato. Il cervello, dopo il cuore e le reni, lorgano che consuma maggiore energia, dunque ogni suo aumento deve essere evolutivamente compensato, ad esempio da un maggiore apporto di cibo o da un riarrangiamento embrionale. La lateralizzazione delle funzioni che si manifesta ogniqualvolta
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Agli inizi del secolo Brodmann localizz sulla superficie corticale circa 50 aree; tale suddivisione tuttora in uso. La corteccia uditiva primaria corrisponde all'area 41 mentre la corteccia uditiva secondaria corrisponde all'area 42. Come accade ovunque nel cervello, la maggior parte dei neuroni uditivi scaricano in continuazione, persino nel totale silenzio di una camera anecoica. Sono i cambiamenti nella frequenza (nel senso temporale) degli impulsi ad essere significativi. L85% dei neuroni della corteccia uditiva primaria esibisce inoltre un fenomeno chiamato habituation. Pi a lungo sono stimolati e meno rispondono. Senza un costante rinnovamento (differenza) del suono (o dellattenzione cosciente ai suoni) tendiamo a diventare sordi alla loro manifestazione. 131

un emisfero cerebrale si specializza in un particolare elaborazione del dato sensorio , ancora una volta, una procedura di riduzione che viene favorita dalla selezione naturale in quanto consente di svolgere un lavoro maggiore con la stessa quantit di energia, eliminando le ridondanze. Nelluomo la c. u. secondaria del lobo temporale destro si occupa di analizzare le relazioni tra suoni simultanei, estraendone gerarchie di relazioni armoniche. Nella decodifica del linguaggio parlato, quella che si focalizza sulle componenti vocaliche, che sono suoni tonali ricchi di armoniche, e sulla prosodia. La c. u. secondaria del lobo temporale sinistro si occupa invece di analizzare le relazioni tra suoni successivi. Produce gerarchie di sequenze e gioca un ruolo predominante nella percezione del ritmo. Molte delle nostre attivit mentali cosiddette di alto livello sono lateralizzate. Quasi tutte le zone corticali che processano il linguaggio, comprese quelle relative alla lettura ed alla scrittura, nonch quelle associate alla coscienza, sono situate nellemisfero cerebrale di sinistra, e intrattengono una relazione privilegiata con larto dominante (controlaterale). Per molto tempo alla domanda sul significato evolutivo di queste lateralizzazioni si risposto: si sono prodotte in conseguenza alladozione del linguaggio parlato. Ma oggi non siamo pi cos sicuri che si tratti di un adattamento peculiare delluomo quanto piuttosto di una modalit di organizzazione neuronale gi presente nei primati da molto tempo. Uno studio di Cantalupo e Hopkins ha mostrato che negli scimpanz e nei gorilla esistono evidenti tracce di attivit neuronale lateralizzata nellarea di Brodmann 44, che parte dellarea di Broca, la regione critica per la produzione del linguaggio nelluomo. Pi in generale, sta ricevendo sempre pi conferme l'idea secondo cui le informazioni acustiche specie-specifiche, nei primati, sono controllate preferenzialmente dall'emisfero sinistro. Jacques Vauclair ha ipotizzato lesistenza di un cervello ancestrale comune all'uomo e alle grandi scimmie, se non addirittura a tutti i primati. In questa direzione si sono mossi recentemente Amy Poremba ed altri, arrivando alla definizione di due tipi di lateralizzazione che sono gi presenti nelle scimmie rhesus: 1. una lateralizzazione intraemisferica intrinseca (che persiste cio anche dopo la resezione del corpo calloso) causata da una predilezione innata dellemisfero destro nel processare informazioni acustiche della pi svariata natura. 2. una lateralizzazione interemisferica mediata dallattivit del corpo calloso (che sparisce dopo la sua resezione), che mostra (vedi la figura 24) una maggiore attivazione del lobo temporale sinistro in risposta esclusivamente alle vocalizzazioni specie-specifiche.
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fig. 24: Immagine PET di una scimmia rhesus che mostra una maggiore attivazione del lobo temporale sinistro in risposta a vocalizzazioni specie-specifiche. (tratto da: Amy Poremba 2004)

Dunque il cervello delluomo, in rapporto al trattamento ed alla produzione delle informazioni acustiche, si sviluppato nel solco della tradizione neuronale, per cos dire, dei primati. Non si tratterebbe dunque, a rigore, nemmeno di una esaptazione ma del semplice affinamento di una struttura gi preposta a quel lavoro. Struttura che ovviamente tende ad affinarsi quando le vocalizzazioni in questione sono implicate nella selezione sessuale, come nelle specie canterine. Lipotesi della diretta discendenza delluomo da una specie canterina ha il pregio di fornire una cornice storica in cui il perfezionamento di queste strutture avviene naturalmente, senza bisogno di discontinuit storiche o mirabolanti mutazioni, nellambito delluso sociale del suono in popolazioni spinte dalle condizioni ambientali a diventare sempre pi numerose per garantirsi la sopravvivenza. Definire la natura della relazione che storicamente intercorsa tra i tre tipi di lateralizzazione, quella otoacustica, quella relativa alla corteccia uditiva secondaria, e quella relativa al trattamento delle vocalizzazioni specie-specifiche (del loro significato) il prossimo passo da compiere, la sfida che ci attende.

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La relazione suono-memoria Che il rapporto tra suono e memoria sia una relazione privilegiata un fatto noto a tutti. Dimentichiamo molto pi facilmente nomi e date che melodie, come ben sanno i pubblicitari di tutto il mondo. Inoltre, chi non mai stato tormentato da qualche motivetto orecchiabile che continuava a girargli nella testa nonostante gli inutili tentativi della coscienza di metterlo a tacere? Il semplice fatto che la coscienza non abbia parte attiva in questo tipo di processo testimonia della profondit di questa relazione. Sembra quasi che esista nelluomo una predisposizione innata alla memorizzazione degli eventi sonori, di quelli tonali in particolare, in quanto parte fondamentale dellinformazione che proviene dal mondo esterno. Cerchiamo di capire quali sono i motivi di questa relazione privilegiata e quali le modalit con cui essa si realizza. Il meccanismo molecolare di formazione della memoria direttamente legato a quello di formazione e di mantenimento delle sinapsi, ovvero dei punti di contatto tra i diversi neuroni. La memoria a lungo termine si crea sostanzialmente quando uno stimolo viene rinforzato (ripetuto nel tempo). Il rinforzo provoca una cascata di attivit biochimica che culmina nella sintesi di nuove proteine da parte del nucleo della cellula neuronale che riceve lo stimolo, ed in modificazioni dinamiche del citoscheletro, ovvero cambiamenti della forma stessa della cellula. Ad esempio, la quantit di noradrenalina prodotta dal metabolismo dello stress in relazione ad un evento occorso (dove noradrenalina = stimolo e quantit = rinforzo) direttamente correlabile alla persistenza nel tempo del ricordo dellevento che ha causato lo stimolo. Dunque in un certo senso la memoria codificata nella forma stessa delle connessioni interneuronali, in una struttura solida tridimensionale che muta nel tempo ed diversa per ogni individuo. Siccome nasciamo con una sovrabbondanza di connessioni neuronali che in buona parte decade per assenza di rinforzo, potremmo dire, metaforicamente, che la formazione della memoria assomiglia molto pi alla scultura di una statua di marmo, partire da un blocco grezzo e togliere materia finch non rimane una figura definita, che alla pittura di una tela o alla registrazione di dati su un qualsiasi supporto vergine. Nelluomo sono riconosciuti due tipi di memoria, quella procedurale, dove sono conservate le rappresentazioni delle attivit sensomotorie e quella dichiarativa, dove sono conservate le memorie di tipo concettuale. Le due memorie hanno un substrato neurologico diverso: la prima mediata dallattivit del cervelletto mentre la seconda da quella della neocorteccia. Anne Weaver ha studiato i calchi endocranici dei fossili della linea ominina cercando di definire come si svolta nel tempo la crescita relativa della neocorteccia e del neocervelletto in rapporto

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alla crescita totale del cervello. Questo le ha consentito di definire tre diverse fasi dellominazione, tre successivi capitoli della storia che ci ha fatto diventare quello che siamo: una prima lunghissima fase di encefalizzazione, durata per tutto il Pliocene e la prima met del Pleistocene, in cui la massa cerebrale comincia ad espandersi in modo non allometrico in rapporto al resto del corpo, e con essa aumentano in modo proporzionale sia le dimensioni della neocorteccia che quelle del cervelletto; una seconda fase, che va dal medio Pleistocene fino alle forme pi arcaiche dei sapiens, in cui il volume totale del cervello aumenta ancora leggermente, la neocorteccia si sviluppa in modo assolutamente drammatico (a testimonianza di una decisa pressione verso lo sviluppo della conoscenza dichiarativa che necessariamente collegata allo sviluppo del linguaggio), mentre si ha una decisa riduzione del cervelletto; una terza fase, successiva alla comparsa dei sapiens anatomicamente moderni, in cui, parallelamente alla riduzione tanto del cervello che della massa corporea nel suo complesso, si assiste ad un aumento sia assoluto che relativo delle dimensioni del cervelletto. Linteressante conclusione, del tutto condivisibile a mio avviso, che la Weaver trae da questa ultima fase, la seguente:
gli algoritmi cerebellari per la manipolazione delle rappresentazioni senso-motorie furono estesi per poter manipolare anche le rappresentazioni concettuali. Lefficienza computazionale aument senza bisogno di aumentare la massa totale del cervello.

In relazione al nostro tema, la cosa pi interessante che luomo, a differenza di quanto accade per la maggior parte delle abilit culturali complesse, pu apprendere praticamente tutte le capacit musicali in modo esclusivamente procedurale, ossia senza la mediazione della parola, per semplice imitazione attiva. Uno studio di Eckart Altenmller e altri, ha messo a confronto le reazioni allascolto della stessa musica in due gruppi di soggetti istruiti alla musica rispettivamente in modo esclusivamente procedurale ed in modo esclusivamente dichiarativo. Due sono i risultati importanti di questo studio, il fatto che lattivazione della corteccia cerebrale durante lascolto stata molto maggiore (sia quantitativamente che qualitativamente) nel gruppo istruito proceduralmente, e il fatto che trascorso un anno dallesperimento, il gruppo istruito proceduralmente mostrava una maggiore ritenzione in memoria di quanto appreso. Se ne possono trarre, a mio avviso, due conseguenze. La prima la riprova di come il pensiero logico-simbolico (e la memoria dichiarativa su cui si appoggia), agisce attraverso una operazione di
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riduzione della rappresentazione del mondo a schemi complessi (simboli, categorie) pi agilmente manipolabili. La seconda la constatazione di come il legame musica-memoria non abbia nessun bisogno, per formarsi, di passare attraverso procedure logico-simboliche, il che rende virtualmente molto pi antica del linguaggio la possibilit di comportamenti sonori non linguistici anche molto elaborati. Il rapporto suono-memoria pu stabilirsi anche direttamente al livello della corteccia uditiva primaria. Norman M. Weinberger ha dimostrato che nella corteccia uditiva primaria del topo esiste un meccanismo66 di adattamento delle cellule neuronali alle frequenze sonore che hanno dimostrato di essere importanti67. Hanno letteralmente la capacit di intonarsi allambiente. Le loro mappe tonotopiche, lungi dallessere statiche, possiedono una plasticit che gli consente di essere modificate dallesperienza uditiva, e possono focalizzare su particolari frequenze o ambiti di frequenze, come se possedessero una sorta di lente di ingrandimento acustica. Nelle sue parole:
Queste modificazioni possono essere acquisite rapidamente, si consolidano anche in assenza di rinforzo e sono ritenute a lungo in memoria. Il meccanismo che sottost allinduzione di queste specifiche memorie a lungo termine include il sistema colinergico dei nuclei basali, che pu parimenti indurre la formazione di specifiche memorie comportamentali. Lacquisizione di tutte le esperienze probabilmente multimodale e multidimensionale e dunque la corteccia uditiva primaria costituisce una delle componenti di una rete complessa di siti di memoria.

Parte della memoria emotiva non direttamente accessibile alla coscienza, ed quella su cui si concentra in massima parte il lavoro di psicoanalisti e psicoterapeuti nelle procedure di integrazione dellIo. Queste memorie profonde possono essere risvegliate in modo del tutto automatico da stimoli sensoriali, come ha magistralmente descritto Proust riferendosi agli stimoli olfattivi. La musica uno degli stimoli sensoriali pi potenti in questo senso, proprio in virt del suo profondo legame col sistema limbico. Nei popoli primitivi, ma non solo, le canzoni sono larchivio naturale di archetipi, miti e leggende. La facilit di ritenzione in memoria di un testo cantato (proprio in quanto cantato) ne ha fatto storicamente il luogo dove viene depositata la storia di un popolo. Quando queste memorie vengono richiamate, anche la componente emozionale attraverso la quale sono state immagazzinate viene risvegliata. La musica ha la capacit di essere uno dei pi saldi legami di identit che una comunit possieda a tutti i livelli di stratificazione: dalle ninne nanne ai canti dei mestieri fino alle

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Che potremmo secondo lo schema di Dennett definire skinneriano, ovvero un tipo di selezione per rinforzo delle risposte comportamentali pi appropriate. Ricordiamo che i topi appartengono a specie canterine e che possiedono un campo uditivo molto vasto, maggiore di 80 kHz. 136

marce militari e agli inni nazionali, non ce raggruppamento sociale per piccolo o grande che sia che non abbia o non abbia avuto in passato, la sua peculiare forma di identit sonora. E una condizione troppo universale nelluomo per essere di derivazione esclusivamente culturale? Walter Freeman ha ipotizzato un ruolo storico socialmente rilevante della musica, ed in particolare dei rituali a base di musica e danza prolungati per ore o giorni fino alla trance ed allo sfinimento, nellindurre, attraverso la produzione di ossitocina e di quel particolare stato alterato della mente che Pavlov ha chiamato inibizione transmarginale, la formazione di nuovi e saldi legami sociali tra gli individui. L'ossitocina un ormone secreto dall'ipofisi posteriore che agisce riducendo lattivit del circuito cerebrale che elabora la paura. E' noto da molto tempo il suo ruolo nell'induzione delle contrazioni uterine durante il parto e della lattazione, e oggi sappiamo che anche chiaramente implicato, nei mammiferi, nella formazione del legame di coppia e pi in generale nella formazione di legami sociali stabili tra individui non direttamente apparentati. Lintuizione di Freeman, se allargata fino a comprendere il pi lontano passato della linea ominina, comporta delle notevoli conseguenze. In primis il fatto che nelle specie canterine la relazione tra il canto e la formazione del legame di coppia ha una altissima probabilit di passare attraverso la produzione di ossitocina. Studi approfonditi in questo campo, ad esempio nella formazione del duetto nunziale dei gibboni, sono perfettamente alla nostra portata (e, cosa molto importante secondo il mio modo di vedere, non dannosi per gli animali) e potrebbero dirci molto sul nostro passato evolutivo nonch ovviamente sul nostro presente. Se siamo stati scimmie canterine durante la fase degli ardipiteci, allora questa azione di legante sociale dellossitocina indotta dal canto ci ha accompagnato per tutta la nostra storia ed ha avuto un ruolo importante nella modellazione della struttura sociale, anche durante la difficile transizione alla fase degli australopiteci. Se invece non lo siamo stati, abbiamo comunque un eccellente agente causale per spiegare la diffusione universale di un comportamento culturale centrato sul suono. In questo senso, difficilmente sar lossitocina, a meno della scoperta di varianti genetiche (improbabili visto il ruolo basilare di questo ormone nei mammiferi) o di meccanismi di attivazione specificamente correlabili col comportamento canterino (possibili ma di difficile individuazione), a permetterci di decidere tra le due ipotesi che stiamo analizzando. Lultima riflessione sulla profondit ed il radicamento della relazione suono-memoria vorrei farla citando lo straordinario uso del profilo melodico che Bruce Chatwin ha descritto negli Aborigeni australiani. Questi custodi della terra, come amano definirsi, usano il canto totemico non solo come affermazione territoriale, ma anche per descrivere attraverso il suo contorno melodico (e non attraverso le parole del canto), il contorno della terra cui associato. Credono che
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certe frasi musicali, certe combinazioni di note, descrivono che cosa hanno fatto i piedi dellantenato. Una frase dir salina, unaltra letto di torrente, spinifex, duna, boscaglia di mulga, parete di roccia e cos via. Dallordine in cui si succedono, un esperto uomo-del-canto sapr dire quante volte il suo eroe totemico ha attraversato un fiume o valicato una catena di montagne, e sar anche in grado di calcolare in che punto di un Via del Canto si trovasse e quanta ne avesse gi percorsa. La musica diventa cos per loro una banca dati per trovare la strada quando si in giro per il mondo. Daltronde pu essere pericoloso sbagliare strada. Le persone che percorrono gli stessi sentieri sono apparentate totemicamente, e gli sconfinamenti nei sentieri totemici altrui possono costare un colpo di lancia. Gli Aborigeni credono che ogni Progenitore Ancestrale Totemico abbia sparso lungo il suo cammino delle scie di parole e di note musicali durante il suo viaggio originale per tutto il continente e che queste Vie dei Canti o Piste del Sogno (gli Aborigeni le chiamano Orme degli Antenati o Vie della Legge) siano diventate le vie di comunicazione tra le pi lontane trib australiane. Il viaggio che i Progenitori Ancestrali fecero per creare e per cantare lintero paese prende il nome di Walkabout. Gli Aborigeni ripercorrono questo viaggio almeno una volta nella vita, un viaggio che sacro e rituale, perch si calcano le orme degli antenati. Nei miti australiani si tramanda che una terra non cantata una terra morta, perch il sogno e il canto sono la base dellessere e questo canto deve essere tramandato sempre. Ancora una volta, come per le caverne sonore dei primi sapiens europei, questo particolare uso del suono come diretto portatore di significato testimonia, se non altro, dellimportanza che il suono tonale in se (e non come accessorio prosodico del linguaggio) aveva per i sapiens di decine di migliaia di anni fa.

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CAPITOLO VIII

In questo ultimo capitolo ci occuperemo specificamente della musica umana, cercando di determinare quali aspetti, non culturali ma biologici, hanno costituito, se non proprio il fondamento, certamente i vincoli che ne hanno determinato lo sviluppo.

La musica non unarte simbolica Torniamo sui significati della musica cui abbiamo accennato nel settimo capitolo. Gi nel 1956 Leonard Meyer aveva visto giusto quando, nel definire il rapporto musica-emozioni, aveva descritto le emozioni relative come "essenzialmente indifferenziate", seguendo in ci le argomentazioni dei cognitivisti. Meyer considerava lesistenza di un sentimento indifferenziato essenziale alle sue argomentazioni, perch forniva una spiegazione allesistenza di stati affettivi non-referenziali in risposta alla musica68. Gli stimoli sonori musicali erano certamente in grado di causare variazioni fisiologiche di tipo generale (arousal), ma queste variazioni dovevano essere interpretate cognitivamente perch emergessero emozioni specifiche. Meyer definiva dunque la musica come non-referenziale in s (o auto-referenziale), nel senso che non dipinge, descrive o simbolizza nessuna azione, emozione o concetto normalmente associata con lesperienza umana. Su questo pressoch tutti ormai concordano. Esiste tuttavia apparentemente un livello semantico sotterraneo che collega musica e linguaggio: la capacit di costruire aspettative virtuali, la cui verifica (e spesso la cui violazione) in grado di generare piacere, ovvero viene ricompensata. Alessandro Bertirotti ha descritto con chiarezza questo aspetto:
Esistono due criteri generali e strutturali adatti a definire la musica: a) il ritmo e i rapporti di tempo, i quali entrambi definiscono la segmentazione temporale degli eventi sonori; b) la suddivisione in altezze discrete del continuum sonoro, ossia la formazione delle scale. Questi criteri sono applicabili anche per definizione al linguaggio. In effetti, anche il linguaggio costituito su eventi sonori sequenziali che si dispiegano lungo il corso del tempo, con un loro specifico ritmo, segmentazione (fonemi) e prosodia. Per questi motivi, si pu legittimamente parlare di una grammatica della musica come si parla di grammatica del linguaggio. Tutto questo trova un importante riscontro nei pi recenti studi di neurobiologia della
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Oggi conosciamo diversi sistemi neuro-chimici che presiedono alla modulazione di diverse emozioni, ma come abbiamo visto il loro rapporto con la musica resta in massima parte non determinabile in modo strettamente biunivoco. 139

musica, che hanno messo in evidenza sconcertanti similarit tra diversi tipi di reattivit cerebrale di fronte a violazioni sintattiche nella musica come nelle linguaggio. ..... Indipendentemente da ci tuttavia palese a noi tutti una fondamentale differenza fra i due tipi di comunicazione: il linguaggio possiede uno spazio referenziale oggettivo reale, mentre la musica considerata auto-referenziale. Mentre il linguaggio pone in relazione una serie di suoni (fonemi) con una corrispondente serie di significati culturalmente determinati, le note e gli accordi non si collegano a oggettivi significati extra musicali. Con questo non si vuole affermare che la musica non possiede un significato simbolico, anzi vi nella musica qualcosa di simbolico in senso assoluto, ossia qualcosa che ci riporta alle nostre origini pi lontane. Nello stesso tempo, la musica anche costruzione simbolica di aspettative: una nota, un accordo, un intero periodo musicale ci indica l'evento musicale successivo, determinando in noi la nascita di precise aspettative sonore e musicali. In altri termini, mentre nel linguaggio il concetto di semanticit si riferisce alla presenza di referenti oggettivi extralinguistici, nel caso della musica si pu parlare di semanticit solo riferita a un certo livello di attesa sonora

Questo livello semantico ha molto a che fare anche con la concettualizzazione dello scorrere del tempo e con la percezione sempre pi affinata dei nessi di causa-effetto che ci ha caratterizzato evolutivamente come creature popperiane prima e gregoriane poi. Alcuni potrebbero essere tentati di attribuire la sua applicazione alla musica al fatto che sia un elemento mutuato dal linguaggio, ovvero una applicazione inconscia della sintassi del linguaggio stesso alla musica. Sarebbe confortato in questo dal fatto che le cosiddette violazioni sintattiche tanto della musica che del linguaggio si manifestano nellarea di Broca, come hanno dimostrato Burkhard Maess e gli altri autori dello studio citato da Bertirotti. Ne deriverebbe, a prova di una origine interamente culturale della musica, una discendenza di questultima dal linguaggio o una sua contemporanea comparsa. Non cos. Mentre evidente a tutti che le violazioni sintattiche del linguaggio vadano apprese ( impossibile rilevare violazioni sintattiche ascoltando linguaggi sconosciuti), in musica le aspettative e il rilevamento della loro violazione esistono anche in chi non ha ricevuto la minima educazione musicale e addirittura negli infanti pre-verbali, che riconoscono istantaneamente eventi inattesi sia armonici, come un accordo in altra tonalit allinterno di una sequenza, e ritmici, eventi fuori tempo rispetto al tempo/metro di base. Esiste allora una sintassi naturale, innata, della musica? Non credo, mi sembra invece altamente probabile che siamo noi, istituendo una analogia col linguaggio, ad inferire un livello sintattico che nella musica in realt non esiste. Quello che viene rilevato in musica non la violazione di una sintassi n innata n acquisita, ma il variare improvviso del rapporto tra differenza e ripetizione allinterno di una serie di eventi acustici che sono percepiti come unitari nel loro trascorrere nel tempo. Se ho ragione, allora proprio larea di Broca ad essersi esaptata, durante la comparsa del linguaggio, al riconoscimento delle sue violazioni sintattiche per lottimo motivo che gi faceva qualcosa di molto simile, ovvero fornire segnali dallarme in conseguenza di eventi sonori inattesi.
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Voglio spingermi allora ad asserire, senza equivoci, che la musica unarte presintattica e presimbolica69, e dunque assolutamente preverbale alla sua origine. Unarte che leredit, la manifestazione culturale, di una necessit biologica. Le sintassi e le simbologie musicali sono elementi di ritorno, mutuati dal linguaggio, ma non proprie dellatteggiamento innato delluomo verso il suono tonale e la scansione ritmica che ho rappresentato nellasse STP-SCS. Quello che ci procura piacere nella musica non la conferma o la violazione di una sintassi quanto il risiedere della mente in una zona fluida in cui le differenze nelle ripetizioni e le ripetizioni nelle differenze stanno tra loro in quel rapporto particolare che magistralmente esemplificato dalla descrizione galileiana dellintervallo di quinta. Se definiamo, utilizzando i termini di Kauffman, un regime di assoluta ripetizione come uno stato congelato ed uno di assoluta variazione come uno stato caotico, allora la zona in cui possono accadere cose interessanti (in cui sono possibili processi autocatalitici) relativamente piccola e si trova vicino al bordo del confine del caos. Oltrepassare questo confine, come ha tendenzialmente fatto la musica colta del novecento, equivale a ricadere, come molti hanno evidenziato, nellindifferenziato, nel regime caotico, nella notte hegeliana in cui tutte le vacche sono nere. Come risultato della esplorazione compiuta dalla volont di potenza dei compositori70 (dalla loro novelty seeking, se preferite) su tutti gli aspetti formali del comporre, una volta esaurite le potenzialit combinatorie di un sistema armonico rimasto concettualmente imprigionato nella chiusa bidimensionalit del circolo delle quinte temperate, le sale da concerto si sono poco a poco svuotate. Sempre pi spesso sono state costrette a diventate musei viventi di procedure esecutive e compositive storicamente determinate. Scontando una considerevole perdita di pathos, la celebrazione della storia ha preso il posto della celebrazione dellattimo, del rituale di consolidamento dei legami sociali. Sono invece strapiene le discoteche, in cui viene suonata una musica, spesso ormai neanche pi composta ma assemblata digitalmente da non-musicisti, in cui laspetto della variazione per converso ridotto al minimo indispensabile. Qui il rito ancora allopera. Listinto biologico mantiene evidentemente tuttora il suo predominio sugli aspetti pi squisitamente culturali del fare musica. Voglio raccontare a questo riguardo un piccolo aneddoto autobiografico. Come compositore, ho lavorato per qualche anno con lo straordinario software Symbolic Composer, per il quale ho scritto anche alcune patches per il trattamento dei canoni. Le potenzialit apparentemente illimitate di questo piccolo gioiello, che si programma direttamente in LISP, sono tali da far scorrere lungo la
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Nellaccezione pi ristretta del concetto di simbolo, inteso come segno il cui significato condiviso culturalmente. Una esplorazione divenuta possibile, ed inevitabile, dal momento stesso in cui i compositori sono diventati eroi culturali e sono riusciti a sganciarsi dal potere politico/religioso che per millenni gli aveva fornito il sostentamento. I regimi totalitari, come testimonia il caso Shostakovich, spesso hanno tentato con la forza a ricondurre qualcuno allovile. 141

schiena del compositore occidentale moderno un fremito di eccitazione apollinea. Ogni tipo di set di valori numerici, da una sequenza di DNA ai dati orbitali del sistema solare solo per fare due esempi, pu essere utilizzato per modulare qualunque aspetto della composizione musicale; inoltre possibile programmare procedure autocatalitiche o frattali, in cui il materiale si autogenera ricorsivamente, e effettuare qualunque tipo di trasformazione matematica. Ebbene, riuscire a trasformare il piacere intellettuale, insito nel progettare e realizzare simili ardite trasformazioni, in composizioni che riuscissero a produrre allascolto un fremito dionisiaco, nel solco del legame suono-gesto-emozione, si rivelato quasi impossibile. Il valore estetico delle composizioni cos ottenute era decisamente scarso. Alla fine, partendo da una prospettiva iper-determinista analoga a quella del serialismo integrale, mi sono trovato a ripercorrere la strada preconizzata da John Cage. Le cose pi interessanti si ottenevano programmando operatori casuali (ad esempio cinque operatori paralleli ognuno dei quali sceglieva in successione valori casuali di durata/altezza) e linteresse stava soprattutto nellimprevedibilit di quelle sequenze. Nei casi migliori avevo limpressione che qualcosa delluniverso stesso si manifestasse autonomamente in quel magma caotico, avendo cancellato il mio Io dal processo di composizione. Per un ascoltatore, esterno al processo di composizione, tuttavia questo non comporta la minima differenza. Musiche composte secondo formule iperdeterministiche o sequenze casuali ricadono entrambe nello stato caotico di Kauffman, e leccesso di differenza impedisce un aggancio con la memoria e col sistema limbico. Ma c di pi. Se la musica non implica un gesto, una danza nel senso pi pieno del termine, perde la sua ragione pi profonda di esistenza, e pu al massimo trovare un impiego (ma perdendo cos la sua autonomia) negli sfondi di commento emotivo delle rappresentazioni a carattere narrativo basate sulla vista e la parola, come il cinema.

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Small-integer ratios, toni e metri: una possibile spiegazione neurologica Prima di passare alle osservazioni conclusive vorrei sottoporre al lettore alcune considerazioni su due aspetti fondamentali della musica umana: le scale e i ritmi. Si tratta di idee che originariamente non appartenevano al piano di questo lavoro ma che ho, per cos dire, trovato per strada. Premetto che sono necessari ulteriori approfondimenti e qualche verifica sperimentale per poter validare o falsificare le ipotesi che esporr in questo paragrafo, il quale specificamente dedicato a musicisti, musicologi e storici della musica. Se qualche lettore dovesse trovarlo eccessivamente tecnico pu tranquillamente saltarlo e passare alle considerazioni finali. Ad innescare il mio ragionamento stata la celebre frase di Leibniz: Musica est exercitium arithmeticae occultum nescientis se numerare animi71. Se vero, come ha suggerito Andrea Frova, che possiede il significato profondo di una geniale intuizione, allora forse possibile indagare quei vincoli, o almeno quelle forti predisposizioni, che hanno guidato sotterraneamente anche processi di natura interamente culturale come lo sviluppo delle forme musicali. Nellanalizzare gli universali che sembrano esistere in natura nelle specie canterine nel loro complesso (indipendentemente dai taxa di appartenenza), Franois Bernard Mache ha individuato nella polifonia pentatonica su pedale una caratteristica comune alla sola specie umana. A tutta la specie umana. Si trovato che la partizione in cinque parti dellottava viene utilizzata nelle musiche di popoli sparsi ovunque nel mondo, molti dei quali non hanno avuto tra loro, verosimilmente, nessun contatto da molte migliaia di anni. Mi sono chiesto quale la ragione profonda di questa concordanza osservata e se si pu desumere da questo fatto lesistenza di un sistema scalare naturale. Posto che lutilizzo di set di suoni discreti una caratteristica comune nelle specie canterine, esiste una spiegazione biologica o neurologica per la predilezione delluomo alla partizione quinaria dellottava? Consideriamo preliminarmente alcuni dati gi noti. Gli studi di Sandra Trehub hanno dimostrato che in condizioni normali, cio senza uno specifico addestramento, tanto gli infanti che gli adulti categorizzano gli intervalli non in base alla dimensione (grande o piccolo salto di frequenza), ma in rapporto alla loro consonanza o dissonanza, ossia in base al rapporto numerico tra le loro frequenze fondamentali. Quelli che presentano rapporti di frequenza semplici, basati cio sui cosiddetti smallinteger ratios (rapporti tra i primi numeri interi, come 2:1 e 3:2), hanno una grande preminenza sugli altri e funzionano come ancore percettive, facilitando la codifica e la ritenzione in memoria di melodie ed il riconoscimento di variazioni (differenze). Come esemplifica la Trehub: The priority of small-integer over large-integer ratios can be considered a processing universal. Limportanza
71

Musica un esercizio aritmetico della mente che conta senza sapere di contare. 143

dei primi tre numeri interi naturali nelle procedure corticali di calcolo stata daltronde rilevata allinterno dei pi disparati taxa del regno animale. Il secondo aspetto da considerare riguarda lincompatibilit della serie degli armonici, presa nel suo insieme, con tutti i procedimenti di frazionamento dellottava in intervalli pi o meno simili tra loro. Se riportiamo le prime trentadue armoniche allinterno di una ottava, otteniamo una scala di sedici altezze che sono esattamente equidistanti in frequenza tra loro (e dunque i loro intervalli sono tutti diversi tra loro se espressi in cent). Nelle figure 25 e 26 ho riportato in tabelle e grafici, con i valori delle note espressi sia in frequenza che in cent, tanto questa scala naturale che, per un diretto confronto, la scala cromatica temperata. Per una maggiore chiarezza espositiva, nelle tabelle ho assegnato al Do la frequenza arbitraria di 100 Hz. Si pu facilmente comparando le due figure notare il rovesciamento tra la naturale equidistanza in frequenza presente nella serie degli armonici e lequidistanza in cent del temperamento equabile. Natura e cultura non potrebbero essere pi diverse di cos.

144

Semitono Rapporto di freq. Esempio in Hz Distanza in Hertz Cents Distanza in cents Variaz. sul T. Eq.

Do 1 100 6,25 0 110 0

Do# Reb 17/16

Re 9/8

Re# Mib 19/16

Mi 5/4

Fa 21/16

Fa# 11/8

Solb 23/16

Sol 3/2

Sol# 25/16

Lab 13/8

La 27/16

La# 7/4

Sib 29/16

Si 15/8

Si# 31/16

Do 2 200 6,25 1200 55 0

106,25 112,5 118,75 125 131,25 137,5 143,75 150 156,25 162,5 168,75 175 181,25 187,5 193,75 6,25 105 105 5 6,25 204 99 4 6,25 298 94 -2 6,25 386 88 -14 6,25 471 85 -29 6,25 551 80 -49 6,25 629 78 29 6,25 702 73 2 6,25 773 71 -27 6,25 840 67 40 6,25 906 66 6 6,25 968 62 -32 6,25 1029 61 29 6,25 1088 59 -12 6,25 1145 57 45

n di semitoni/ottava: 16
Cents
1200 1000 800 600 400 200 0 Do Do Re Re# Mi Fa Fa# Sol Sol Sol Lab La La# Sib Si Si# Do
130 120 110 100 90 80 70 60 50 Do Do Re Re# Mi Fa Fa# Sol Sol Sol Lab La La# Sib Si Si# Do

Distanza in Cents

Hertz
200 180 160 140 120 100 Do Do Re Re# Mi Fa Fa# Sol Sol Sol Lab La La# Sib Si Si# Do
8 6 4 12 10

Distanza in Hertz

Variazione in cents sul Temperamento equabile


50 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 -40 -50

Do

Do#Reb

Re

Re# M ib

Mi

Fa

Fa#

Solb

Sol

Do Do Re Re# Mi Fa Fa# Sol Sol Sol Lab La La# Sib Si Si# Do


Sol# Lab La La# Sib Si Si#

Do

fig. 25. Scala equidistante in frequenza, derivata dai primi 32 armonici con trasposizione nell'ottava 145

Semitono Rapporto di freq. Esempio in Hz Cents Distanza in Hertz Cents Distanza in cents Variaz. sul T. Eq.

Do 1 100 0 5,56 0 100 0

Do# Reb 105,95


105

Re 112,25
204

Re# Mib 118,92


298

Mi

Fa

Fa# Solb 141,41


551

Sol 149,83
629

Sol# Lab
1/12

La

La# Sib 178,18


840

Si 188,77
906

Do 2 200
968

frequenza precedente * 1,059463094 (x=2


125,99 133,48
386 471 702

)
168,18
773

158,74 8,91 800 100 0

5,95 100 100 0

6,3 200 100 0

6,67 300 100 0

7,07 400 100 0

7,49 500 100 0

7,93 600 100 0

8,42 700 100 0

9,44 900 100 0

10 1000 100 0

10,59 11,23 1100 100 0 1200 100 0

n di semitoni/ottava: 12
Cents
1200 1000 800 600 400 200 0 Do Do# Reb Re Re# Mib Mi Fa Fa# Solb Sol Sol# Lab La La# Sib Si Do 130 120 110 100 90 80 70 60 50 Do Do# Reb Re Re# Mib Mi Fa Fa# Solb Sol Sol# Lab La La# Sib Si Do

Distanza in Cents

Hertz
200 180 160 140 120 100 Do Do# Reb Re Re# Mib Mi Fa Fa# Solb Sol Sol# Lab La La# Sib Si Do
12 10 8 6 4

Distanza in Hertz

Variazione in cents sul Temperamento Equabile


50 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 -40 -50

Do

Do# Reb

Re

Re# Mib

Mi

Fa

Fa# Solb

Do Do# Reb Re Re# Mib Mi Fa Fa# Solb Sol Sol# Lab La La# Sib Si Do
Sol Sol# Lab La La# Sib

Si

Do

fig. 26. Scala cromatica temperata 146

Lultimo aspetto riguarda limportanza del terzo armonico, corrispondente allintervallo di quinta (di dodicesima), nella determinazione del tono complesso e nel calcolo della fondamentale mancante, normalmente effettuato dal nostro sistema nervoso per i toni inferiori a 200 Hz. Abbiamo visto che nella corteccia uditiva primaria delluomo la mappa delle frequenze allo stesso tempo una mappa del pitch e che questa equivalenza viene in qualche modo stabilita attraverso limpronta dei primi armonici della serie naturale1. Immaginate che il nostro sistema percettivo utilizzi questa impronta come fosse un codice a barre, oppure una serie di righe spettrali come quelle che usiamo per riconoscere attraverso la luce la composizione delle stelle. Ho ipotizzato che lintervallo di quinta possa essere usato dalla corteccia uditiva secondaria come base di calcolo per tutte le procedure neuronali di riduzione del dato sensorio acustico. Com noto, il suo rapporto con i primi due armonici, quelli che stabiliscono la frequenza fondamentale di un suono tonale, equivale al rapporto tra i numeri interi due e tre. La sua frequenza esattamente tripla di quella del primo armonico e il suo riporto nellottava d luogo ad un rapporto di 3:2 (o, il che lo stesso, il suo rapporto col secondo armonico, a sua volta in rapporto col primo di 2:1, di 3:2). Dunque, se per la nostra corteccia uditiva ogni tono unitario intrattiene una relazione privilegiata con quelli posti tanto una quinta sopra che una quinta sotto (Fa Do Sol) utilizzandoli come ancore percettive, questo potrebbe comportare una automatica percezione dellintervallo che separa i toni esterni (Fa Sol). Questo tono differenziale, che riportato nellottava pesa 204 cent ed equivalente al tono grande della tradizione pitagorica, quello che verrebbe naturalmente percepito2 ed utilizzato poi culturalmente come elemento fondante di qualunque sistema di partizione dellottava (la sua coincidenza con lintervallo tra lottavo e il nono armonico agirebbe oltretutto come rinforzo subliminale). Se calcoliamo questo tono in modo ascendente a partire da una tonica (Do) e dalla sua quinta, otteniamo una scala di quattro toni (Do Re Sol La) che avr una relazione privilegiata con la quinta posta sotto la sua tonica (Fa). Riportando anche questultima nellottava3 otteniamo la pentatonica
1

A rigore, la ricostruzione della fondamentale mancante funziona anche se viene escluso il terzo armonico. Ma comunque la sua importanza nel calcolo percettivo delle relazioni che diversi toni unitari hanno tra loro non pu essere messa in discussione. 2 E dovrebbe allora esserlo anche da tutte le specie che possiedono mappe tonotopiche dedicate anche al riconoscimento dei toni complessi. Sulla naturalit della percezione dellintervallo di 1 tono non si pu evitare di citare lesperienza acquisita da Walter Lurje durante il periodo, tra il 1939 ed il 1946, nel quale era stato medico dellesercito cinese, e riportata a Curt Sachs. Le reclute dellesercito provenivano dalle trib primitive dellinterno in gruppi di qualche centinaio di individui e, ogni mattina allalzabandiera, erano obbligate a cantare linno nazionale: Dapprima era impossibile distinguere tracce di melodia nel loro canto, o meglio, nel loro ululato. Ma dopo circa una settimana, lululato aveva ceduto il posto a un canto per seconde parallele. Dopo qualche giorno ancora, essi cantavano in quinte perfette per tutto il brano. Pi tardi si form qualche ottava, e alla fine tutti cantavano in ottave. Non ho mai udito terze, quarte o seste. Questo si ripeteva ogni volta che arrivava un nuovo contingente, e sempre secondo questa stessa successione. 3 E calcolando anche da questa il tono ascendente, che coincider con il Sol. 147

riportata nella figura 27. Questa particolare pentatonica, Do Re Fa Sol La, ricavata a partire da due soli intervalli di quinta, presenta in s due caratteristiche interessanti in rapporto alla genesi dei sistemi armonico/scalari: lassenza di una terza riferita tanto alla tonica che alla dominante e la presenza virtuale di una triade maggiore e di una triade minore, costruibili sulla sottodominante, che contengono dal punto di vista intervallare terze maggiori e minori di uguale dimensione (rispettivamente 294 e 408 cent). Gli intervalli cos distribuiti (in cent: 0, 204, 498, 702 e 906) si ritrovano, indipendentemente dai diversi sistemi di calcolo con cui si arrivati a determinarli nelle teoretiche antiche, tanto allinterno della scala pitagorica completa che nel sistema indiano degli srutis, che nel sistema cinese arcaico e costituiscono anzi proprio un punto di contatto tra le tre culture. Tutte le frequenze coincidono con le corrispondenti armoniche della tonica Do riportate nellottava. La differenza di intonazione con la scala analoga costruita sul temperamento equabile (0, 200, 500, 700 e 900 cent) sottile ma perfettamente percettibile allascolto, e come noto lorecchio preferisce senza alcun dubbio la prima. Una seconda pentatonica, riportata nella figura 28, si pu ottenere utilizzando lo stesso sistema ma aggiungendo i toni in senso discendente. La scala ricavata, Do Mib Fa Sol Sib (in cent: 0, 294, 498, 702 e 996) presenta due frequenze (Mib e Sib) che non coincidono con quelle ricavabili della serie degli armonici di Do (dove peserebbero 298 e 968 cent) ma che sono presenti tanto nella scala pitagorica completa (in cui lottava divisa in 21 parti) che nel sistema indiano degli srutis (in cui lottava divisa in 22 parti). Le triadi virtualmente presenti in questo sistema (Do Mib Sol e Mib Sol Sib, costruibili sulla tonica) hanno al loro interno lo stesso rapporto intervallare di quelle ricavate dalla pentatonica ascendente, contengono cio terze maggiori e minori di uguale dimensione. Fondendo poi insieme le pentatoniche ascendenti e discendenti cos ottenute si ottiene la scala eptatonica Do Re Mib Fa Sol La Sib che equivale esattamente al modo frigio diatonico dei greci (il modo dorico ecclesiastico), ed al raga bhimpalasi ed anche strettamente imparentata con le scale africane che, trasportate dagli schiavi nel continente americano, sono state ad esempio allorigine del blues. Le tre terze maggiori presenti in questa scala sono pitagoriche e dunque non ancora adatte allo sviluppo della concezione armonica tonale, fondata sulla bipolarit maggiore/minore. Se la percezione inconsapevole di queste scale stata la guida delle pratiche musicali e delle speculazioni teoriche che lhanno accompagnata, allora alcuni aspetti della storia della musica, in particolare quelli relativi allemergere e allo svilupparsi della concezione armonica verticale, troverebbero una loro naturale spiegazione.

148

La presenza virtuale di triadi maggiori e minori di eguale struttura intervallare, potrebbe aver agito da inconsapevole elemento di traino nella formazione dei primi sistemi armonici verticali, fondati sui modi ecclesiastici, in cui la polifonia comportava luso di triadi. La lenta acquisizione di un intervallo di terza maggiore riferito alla tonica ed alla dominante, corrisponderebbe poi alla necessit di integrare in questo sistema verticale naturale quella percezione del quinto armonico (ovvero il rapporto di 5:4), che non udibile coscientemente nelle armoniche di un tono prolungato anche dalle orecchie pi sottili, ma che viene inconsciamente utilizzato da tutti nel calcolo della fondamentale mancante. A partire da Tolomeo le terze fondate sul rapporto di 5:4 si sarebbero lentamente imposte nella pratica, causando il passaggio dallarmonia modale a quella tonale. Infine, dopo molti inutili tentativi di trovare una giustificazione teorica alla coesistenza del tono grande e del rapporto di 5:4 (che inferiore alla somma di due toni grandi consecutivi), si giunti al temperamento equabile, elaborato con lobiettivo di definire un semitono (e dunque un tono) standard. Esso rappresenta insieme il miglior compromesso possibile e il massimo artificio, e costituisce una evidente resa della teoretica musicale alla ragion pratica della accordatura degli strumenti4. Lintervallo di terza maggiore (Do Mi) che emerge da questo processo storico temperato a 400 cent, un compromesso tra i 386 cent del rapporto armonico 5:4 e i 408 cent ricavabili dalla sovrapposizione di due toni grandi. Quello che ho inteso ipotizzare, con questa breve divagazione sospesa tra piccoli scarti di frequenze e centesimi di semitono che ovviamente non sono stati presi in considerazione nella manifattura degli strumenti antichi, non ovviamente che nella corteccia uditiva delluomo siano codificate due scale pentatoniche innate, quanto che per lorecchio umano le frequenze corrispondenti alle due pentatoniche sarebbero percettivamente preferibili, e in modo pi evidente se fatte interagire con una nota di pedale, perch coincidenti con i valori ricavabili dalle procedure di calcolo sul dato acustico basate sui numeri 1, 2 e 3 e sul loro rapporto. In modo pi colorito si pu dire che una volta stabilita una frequenza di riferimento (un bordone o una tonica in senso moderno), lungo il continuum delle frequenze che si stendono da un capo allaltro di una ottava esistono dei punti speciali in cui lorecchio di ogni uomo viene attratto naturalmente come se fosse un grave che percorre lo spazio-tempo ed incontra una serie di pozzi gravitazionali fino a giungere al pi profondo di tutti, quello corrispondente allottava. Questa particolare attrazione potrebbe esistere in tutte le specie animali per le quali la mappa tonotopica delle frequenze anche una mappa del pitch.
4

Tra le non trascurabili conseguenze di questa adozione si possono annoverare linvenzione del pianoforte e la teoria dodecafonica.

149

Tono Rapporto di frequenza Esempio in Hz Cents Distanza in cents Variazione sul T. Eq.

Do
1 100 0 294 0

Re
9/8 112,5 204 204 4

Fa
4/3 133,3 498 294 -2

Sol
3/2 150 702 204 2

La
27/16 168,75 906 204 6

Do
2 200 1200 294 0

Triadi implicate e intervalli delle terze


Triade minore Re Fa La Triade maggiore Fa La Do

Re Fa = 294 Fa La = 408

Fa La = 408 La Do = 294

Cents
1200 1000 800 600 400 200 0 Sol Re Fa La Do Do

Distanza in Cents
400 350 300 250 200 150 100 50 Sol Re Fa Do La Do
Do

Hertz
200 180 160 140 120 100 Sol Re Fa La Do Do

Variazione in cents sul Temperamento equabile


20 15 10 5 0 -5 -10 -15 -20 Do Re Fa Sol La

fig. 27. Pentatonica ascendente derivata dalle procedure corticali di riduzione del dato acustico

150

Tono Rapporto di freq. Esempio in Hz Cents Distanza in cents Variaz. sul T. Eq.

Do
1 100 0 204 0

Mib
3
-3

Fa
4/3 133,3 498 204 -2

Sol
3/2 150 702 204 2

Sib
3
-2

Do
2 200 1200 204 0

Triadi implicate e intervalli delle terze


Triade minore Do Mib Sol Triade maggiore Mib Sol Sib

118,52 294 294 -6

177,77 996 294 -4

Do Mib = 294 Mib Sol = 408

Mib Sol = 408 Sol Sib = 294

= Freq. non compresa nella serie degli armonici

Cents
1200 1000 800 600 400 200 0 Sol Sib Mib Do Fa Do
400 3 50 300 2 50 200 150 10 0 50

Distanza in Cents

Mib

Sol

Do

Sib

Fa

Hertz
200 180 160 140 120 100 Mib Sol Do Sib Fa Do

Variazione in cents sul Temperamento equabile


20 15 10 5 0 -5 -10 -15 -20

Do

Mib

Fa

Sol

Sib

Do

fig. 28. Pentatonica discendente derivata dalle procedure corticali di riduzione del dato acustico 151

Do

Veniamo adesso alle strutture ritmiche. Anche qui lutilizzo inconsapevole dei primi numeri interi naturali e del loro rapporto ha evidentemente giocato un ruolo storicamente fondamentale. Gli studi della Trehub dimostrano come tanto negli adulti non educati musicalmente che nei bambini di sei mesi, esistano preferenze marcate per melodie in cui le durate dei toni siano in relazione tra loro secondo principi formali basati sui primi numeri interi. Le scansioni basate sui numeri due e tre, e le varie relazioni che possono assumere tra loro nel tempo, sono sostanzialmente alla base di tutte le culture musicali anzi, secondo Mache, costituiscono un universale sonoro non limitato alla specie umana1. Nelle culture musicali delluomo possibile distinguere due diversi approcci: il primo, rappresentato dalla famiglia di ritmi denominata aksak che si ritrovano nelle culture musicali arcaiche eurasiatiche e in tutte le loro discendenze. E basato su formule ritmiche che concatenano gruppi accentati di due e di tre elementi allinterno di unit pi grandi. Ad esempio, un tempo di 4 battiti tender ad essere scandito in 3+3+2/8. Potremmo definirlo un metodo di concatenazione seriale ed implica nella sua grana fine una concezione lineare del tempo. Tutta la cultura musicale occidentale e orientale, colta e non, si sviluppata su questo modello. Nellambito della tradizione occidentale colta questo modello ha assunto la sua forma pi semplificata, caratterizzata dalla separazione degli elementi ternari e binari. Un tempo di 4 battiti sar allora quasi sempre scandito in 2+2+2+2/8 oppure in 3+3+3+3/8. Questa estrema semplificazione conseguente al crollo della cultura tardo-ellenistica ed allo svilupparsi della musica in ambito ecclesiastico, ove esisteva la necessit di cacciare Dioniso dalle chiese, ovvero di devitalizzare laspetto ritmico della musica senza perdere laspetto rituale. Questi schemi ritmici, proprio in quanto semplificati, hanno avuto un ruolo importante per lo sviluppo della polifonia occidentale, facilitando lo sviluppo delle pratiche imitative canoniche che sono alla base del lento formarsi di una sensibilit armonica verticale. Laltro metodo, che potremmo definire parallelo, si ritrova nelle culture africane centrooccidentali ed probabilmente molto pi antico riguardo alla concezione del trascorrere del tempo che implica. Marco Camerini ne ha ben descritto sinteticamente le caratteristiche:
In Africa, il termine arte non esiste, essa viene considerata al pari delle tecniche artigianali. La musica, in particolare, funzionale ed ha un ruolo sociale. E' funzionale in quanto non ha un valore autonomo, ma viene sempre collegata a delle funzioni precise, come le attivit lavorative o i riti religiosi. La pratica musicale concepita come un'attivit motoria e quindi strettamente legata alla danza che
1

Se i numeri interi due e tre hanno costituito la base di calcolo inconsapevole tanto per il riconoscimento tanto delle diverse scansioni del tempo che delle relazioni tra i toni, allora non stupisce come in musica il numero cinque (inteso come somma di due e tre) sia stato spesso associato a concetti di completezza e di morte. Valga come esempio, tra molti possibili, lo splendido poema sinfonico di Sergej Rachmaninov Lisola dei morti, in tempo quinario. 152

rappresenta una sorta di raffigurazione concreta della musica. Questa poi inscindibile dal canto, anche perch le lingue africane sono lingue tono e quindi il parlato ha bisogno delle altezze per significare. La musica ha un ruolo sociale in quanto fenomeno collettivo cui tutti, in qualche modo, partecipano non accompagna il rito, ne una componente essenziale. Tutti i partecipanti sono coinvolti in un rituale che tende a sottrarli dal tempo storico per proiettarli in una sorta di eterno presente, in un tempo Sacro. I brani musicali sono caratterizzati da strutture cicliche che dividono il tempo in unit periodiche di eguale durata con una precisa organizzazione interna. La ripetizione di questo schema permette la creazione di variazioni improvvisate che sfruttano al massimo il materiale di base. Ripetizione e variazione sono i principi fondamentali della musica africana che raggiunge livelli di alta complessit attraverso la somma di elementi semplici. Le strutture antifonali, l'iterazione e la somma di figure ritmiche differenti, unite alla ciclicit degli isoperiodi, sono capaci di provocare una sorta di disorientamento temporale nell'ascoltatore attraverso la moltiplicazione dei riferimenti temporali e la frantumazione della linearit del tempo. Il ritmo, lo si dice spesso, un parametro fondamentale nella musica africana. Vi per una diversa considerazione di questo elemento rispetto alla tradizione occidentale. Il musicista occidentale abituato a seguire il ritmo, mentre in Africa qualcosa a cui si risponde. I ritmi, perci, sono sempre almeno due e dalla loro dialettica emerge il discorso musicale. E dal momento che ogni spettatore anche un esecutore o comunque partecipa alla composizione della musica, implicata anche una diversa modalit di ascolto, tesa a individuare gli spazi lasciati vuoti dagli altri ritmi. Il brano viene considerato come una combinazione di spazi vuoti a cui sempre possibile aggiungere un altro ritmo. La complessa costruzione ritmica sorretta da una pulsazione isocrona, un beat di riferimento che solitamente non viene esplicitato. Secondo il resoconto di Chernoff, tale pulsazione sottostante viene considerata, presso alcune popolazioni, come suonata dal tamburo dell'Essere Supremo e soltanto l'incrocio di pi ritmi pu renderlo percepibile, o meglio, evocarlo. Essa rappresenta il punto di equilibrio dei diversi ritmi e quindi la musica riproduce una sorta di teofania.

In moltissimi luoghi dellAfrica centro-occidentale, i bambini di pochi anni sono perfettamente in grado di eseguire contemporaneamente con le due mani un ritmo di due ed un ritmo di tre sovrapposti ed isocroni, ovvero di contare, pi o meno consapevolmente, due con un emisfero cerebrale e tre con laltro. Generalmente la scansione ternaria eseguita con la mano destra, il che non significa per che lemisfero sinistro preferisca contare tre mentre quello destro due, quanto pi probabilmente che lattivit motoria pi intensa viene assegnata allarto dominante. Nel definire la modalit africana come la pi antica non intendevo riferirmi allAfrica in quanto culla, ormai accertata, di tutta la discendenza umana, anche perch le culture africane centrooccidentali discendono in massima parte dallespansione bantu che sappiamo risalire ad appena 4.000 anni fa. Il fatto piuttosto che un uso cos generalizzato e partecipato dei riti sonori, e il concetto di musica come prodotto collettivo di individualit distinte, rimanda evidentemente alla struttura sociale delle societ umane non gerarchizzate, quelle dei cacciatori-raccoglitori.

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Questo lunico tipo di societ umana che esisteva sul pianeta prima della domesticazione di piante ed animali. Come ha descritto Diamond, costituita da gruppi relativamente piccoli dal punto di vista numerico, che vanno da poche decine ad un massimo di poche centinaia di individui, nei quali non esiste divisione del lavoro e nemmeno simboli di comando. I capi non si distinguono dagli altri individui che per il prestigio tacitamente accordatogli dagli altri. La specializzazione delle competenze musicali, tanto quelle compositive che quelle esecutive, un fatto recente nella storia delluomo. Veniamo da un tempo non troppo lontano, poche decine di migliaia di anni, un migliaio appena di generazioni, in cui musica e danza erano una competenza richiesta ad ogni adulto umano sessualmente maturo in giro per il pianeta. In molte trib africane e tra gli aborigeni australiani questa ancora la norma, o lo stata fino a poco tempo fa. Ma anche nelle civilt in cui pi la specializzazione pi avanzata, lascolto di musica ancora oggi quasi ovunque partecipativo, e gli ascoltatori si comportano spesso come se realmente partecipassero allesecuzione, attraverso la condivisione del timing. Quando la produzione di musica, anche a causa del progredire delle tecniche strumentali, diviene specializzata, riconducibile ad una casta o ad una professione, evidente che deve alla fine giustificare la societ gerarchizzata cui appartiene. Anche le forme musicali tenderanno allora ad assumere aspetti gerarchici, come quelli del modello solista/accompagnatore. La musica ha accompagnato levolversi dei sistemi sociali in modo cos sistematico da rifletterne la struttura nelle sue forme e nei suoi modi di produzione. Il legame sempre stato molto stretto. Le pi antiche raffigurazioni dei sovrani delle civilt della mezzaluna fertile, li mostrano spesso direttamente preceduti o seguiti da suonatori di strumenti, come nel celebre stendardo di Ur.

fig. 29: Frammento dello Stendardo di Ur , risalente alla prima met del III millennio a.c.

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Conclusioni E stato Jean Jacques Rousseau a esporre per primo in modo chiaro le idee fondamentali che, attraverso gli occhiali di Darwin, sono state loggetto di questa ricerca. Invertendo lordine congetturale che vedeva gli agenti causali del linguaggio nellutilit e del calcolo, egli descrisse come invece il livello originario del linguaggio si celasse nel canto, e che allorigine cera la traduzione spontanea in ritmo e suoni di sentimenti e immagini. Lintonazione del linguaggio ne rappresentava dunque loriginario lato emotivo, seguita dallarticolazione che esprimeva il pensiero. Oggi che sono rimasti davvero in pochi a pensare che il linguaggio si sia evoluto per trasmettere informazioni procedurali (ad esempio per la caccia, attivit peraltro silenziosa per eccellenza), chiaro che il problema dellorigine del canto ha assunto una sua rilevanza allinterno della ricostruzione paleoantropologica. Quello che ho cercato di fare, a differenza di altri che ugualmente hanno descritto luomo come un primate canterino, Steven Brown su tutti, di collocare nel tempo gli accadimenti sonori della nostra linea evolutiva, di farne una Storia2. Giunti alla fine del nostro cammino siamo in grado di riformulare in modo pi preciso la domanda iniziale: pi ragionevole attendersi che la musica umana sia il frutto di una innovazione interamente culturale che pu essere fatta risalire al medio Pleistocene, una invenzione cos apprezzata da risultare da allora inscindibile dalle specie che si sono succedute, o piuttosto che sia lultima trasformazione di un canto cos antico da risalire allinizio del Pliocene, quando nei luoghi dove vivevano i nostri antenati permaneva ancora quellhabitat di foresta pluviale o semi-pluviale allinterno del quale lemergenza di primati canterini costituisce un evento non solo possibile ma gi verificatosi in altri luoghi ed in altri tempi? Una risposta definitiva oggi ancora prematura, ma appare possibile che si possa giungervi in un futuro relativamente prossimo. Il filo dArianna sotterraneo della dicotomia innato-appreso, che abbiamo utilizzato per tracciare i possibili percorsi evolutivi, a mio avviso sufficientemente solido da poter essere considerato come il quadro epistemologico di riferimento pi corretto allinterno del quale collocare le scoperte che vanno accumulandosi nei diversi domini del sapere scientifico. Ecco un riepilogo di tutte le direttrici di ricerca che sono emerse durante il nostro cammino, e le cui risultanze potranno fornire elementi sostanziali di decidibilit.

Nella raffinata lettura delleterno ritorno nietzschiano che ci stata offerta da Emanuele Severino, viene chiarito come nellattimo del suo massimo splendore (quando Zarathustra produce lombra pi corta), la volont di potenza si volge indietro e, non sopportando di essere impotente di fronte al trascorrere del tempo, lo rivuole indietro cos come lo aveva voluto. Non forse proprio questo impulso che mette in moto la nostra sete di conoscenza, allorquando tenta di ricostruire la storia vera del mondo? 155

La prima direttrice quella tesa ad una migliore definizione delle forze ambientali in grado, al di fuori della selezione sessuale, di costituire dei vincoli che operano sulla forma dei richiami sonori. Abbiamo visto che la localizzazione mediante ludito pu essere un parametro importante nella relazione predatore-preda. Occorre ancora definire, ad esempio con una serie di test audiometrici condotti su specie diverse e in assenza di integrazione con altri input sensoriali: a) se esiste un valore limite nella durata di un segnale (una sorta di transizione di fase), a partire dal quale langolo di incertezza nella localizzazione migliora drasticamente, o comunque che tipo di curva pu descrivere il rapporto incertezza/durata dellemissione; b) quali differenze si producono nella performance di localizzazione usando suoni prolungati piuttosto che set di suoni brevi ripetuti della stessa durata complessiva. Questi test, e altri possibili, potrebbero portare ad una definizione scientifica di quella unit fondamentale di canto che ho etichettato come Suono Tonale Prolungato. La seconda direttrice di ricerca quella volta a precisare i meccanismi di innesco del canto dellalba. Sappiamo che il fattore di trasmissibilit longitudinale rende pi efficace la diffusione del canto di specie se viene prodotto nelle prime ore del mattino, ma dobbiamo capire se esiste anche un innesco biochimico rintracciabile di questo comportamento. Strettamente connesso a questo tema c quello della definizione, nei primati, di eventuali mutazioni negli ormoni sessuali che siano correlabili col comportamento canterino, analogamente a quanto gi stato verificato negli uccelli. Fa parte di questa direttrice anche il calcolo dei limiti di applicabilit del comportamento canterino in habitat di volta arborea, che riguarda anzitutto la definizione della massima grandezza degli individui che possono costituire una societ formata da nuclei familiari monogamici. La terza punta alla definizione del funzionamento delle mappe tonotopiche della corteccia uditiva primaria negli altri primati, in primis nelle specie canterine e negli scimpanz. Contemporaneamente occorre precisare la modalit di formazione epigenetica della percezione dei toni complessi come unitari. Ho gia espresso lipotesi che questo sia una conseguenza del fatto che nelle specie canterine i piccoli sono esposti, durante la fase prenatale di apprendimento, ai toni prolungati del canto di specie. Il taglio progressivo operato sulle frequenze pi acute dei suoni dal corpo della madre e dal liquido amniotico potrebbe guidare la neurogenesi del nascituro verso lutilizzo delle frequenze fondamentali e dei primi armonici dei toni complessi come basi di calcolo parsimoniose. Ne risulterebbe che la percezione unitaria del tono sarebbe tipica delle specie canterine. Occorre naturalmente che ci sia verificato, ma non vedo ostacoli tecnici insormontabili nella definizione di questo punto. Fa parte di questa direttrice anche la ricerca delle
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componenti genetiche e/o epigenetiche dellemissione otoacustica differenziata individuata da Yvonne Sininger e Barbara Cone-Wesson negli infanti, nonch la ricerca della sua presenza o meno in altre specie del mondo animale, che potrebbe dirci qualcosa di importante sulla genesi della lateralizzazione delle funzioni uditive che si osserva a partire dalla corteccia uditiva secondaria. La quarta direttrice volta a chiarire quegli aspetti dei suoni vocalici che nel linguaggio parlato sembrano trascendere larbitrariet radicale del rapporto significante/significato. Questa direzione di ricerca, gi relativamente avanzata, potrebbe aiutarci a capire meglio in che modo il linguaggio possa arrivare a prodursi a partire dai richiami territoriali e/o dai canti di specie, se cio corretto pensare allemergenza storica del linguaggio come alla trasformazione di una variet, gi acquisita, del comportamento acustico in una complessit di nuovo tipo ottenuta per semplice accumulo quantitativo dei significanti e dei significati (causato dalle pressioni congiunte della crescente complessit dellorganizzazione sociale e della necessit di adattamento ad habitat diversi in tempi rapidi). In questo senso si potrebbe correttamente parlare della trasformazione che ha condotto dai richiami al linguaggio come di una normale esaptazione. Non si conoscono daltronde in natura esempi dellacquisizione di capacit culturali che siano state ottenute senza poggiare sul perfezionamento o sulla esaptazione di capacit gi presenti e geneticamente consolidate. Le ricostruzioni dei nostri antenati ardipiteci ed australopiteci che si vedono spesso nei documentari li mostrano come esseri silenziosi o che emettono al massimo qualche grugnito gutturale. Questo tipo di ricostruzione, fatta in analogia col comportamento degli scimpanz i quali sembrano restii ad utilizzare forme acustiche di relazione interindividuale, potrebbe essere largamente deficitaria. Certamente lo se gli ardipiteci sono stati una specie canterina ma probabilmente lo anche nel caso contrario. Recenti osservazioni sui gelada che vivono sugli altipiani etiopici (Theropithecus gelada) lo confermano. Questi babbuini, che dopo luomo sono i primati pi terricoli in assoluto3, possono vivere fino ad una quota di 4500 metri, molto al di sopra della linea di crescita degli alberi, e passano buona parte della giornata a brucare lerba in gruppi molto numerosi, vere e proprie mandrie che possono arrivare a raggruppare nei periodi di abbondanza di cibo fino a 600 individui. La loro struttura sociale in realt formata da nuclei composti da un maschio e da tre a otto femmine. I nuclei si raggruppano in bande di 30-350 individui che possono anche parzialmente sovrapporsi tra loro. La cosa interessante che mentre il legame che esiste tra le femmine di un nucleo, il legame pi importante nella loro societ, viene costantemente rinnovato attraverso il grooming, quello tra individui appartenenti a nuclei diversi viene frequentemente rinnovato

E guarda caso non esibiscono nemmeno il pi piccolo accenno di bipedismo, ad ulteriore riprova di come sia sbagliato considerarlo un adattamento alla savana. 157

attraverso la chiacchiera, in forma di suoni vocalici ritmati a bassa intensit, esattamente come Dunbar ha previsto che debba accadere per i gruppi superiori alle cinquanta unit. Questi sono le quattro direttrici principali di ricerca che sono emerse durante il nostro cammino. Percorrendolo abbiamo attraversato diversi domini del sapere, differenti habitat memetici allinterno dei quali non ho trovato nessun motivo che potesse far ritenere che lipotesi di un ardipiteco canterino sia confutabile a priori. Al contrario, la conferma di questa ipotesi consentirebbe di fare chiarezza su alcuni aspetti cruciali della nostra storia evolutiva, a partire dalladattamento al bipedismo in habitat arboreo fino al fatto che ancora oggi le qualit sonore degli individui sono un fattore non secondario nella selezione sessuale. Questo tutto, per ora. Come vi avevo anticipato, la questione dellorigine del canto umano non ancora decidibile ma siamo vicini a poter emettere un verdetto. A tutti quelli che, come me, hanno sete di conoscere e sentono profondamente il legame con la terra e con tutti gli altri esseri viventi non resta che attendere. Capire il percorso che ci ha fatto quello che siamo non un vano esercizio di stile; comporta invece un sano bagno di umilt, sempre pi fondamentale dal momento in cui il destino presente di buona parte della biosfera ormai nelle nostre mani. Una scimmia nuda e canterina, figlia del canto dellalba, questo quello che sento di essere, niente di pi e niente di meno.

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INDICE ANALITICO

Aborigeni australiani: 100, 109, 137-138, 154 Accoppiamento: 9, 17, 33, 39, 53-59, 77-79, 89, 105 ACTH: 128 Acrocephalus schoenobaenus (Forapaglie): 88 ADHD: 105 Adorno Theodore Wiesengrund: 122 Afar: 9, 80 Affektenlehre: 125 Aggressivit: 14, 33, 36, 46, 49, 123 Agostino: 89 Air guitar festival: 121 Akiyama Kayo : 106 Aksak: 152 Alfabeto: 113 Alleli: 31, 51, 104-105 Alouatta: 54, 94 Altenmller Eckart: 116, 135 Altezza (frequenza) dei suoni: 17-18, 23-26, 35, 39, 47, 49, 60, 75, 88, 93, 107-110, 116-119, 124-127, 143-144, 147, 149 Andatura bipede: 34, 37, 46, 68, 70-72, 81, 85, 99, 158 Apprendimento: 6, 17, 51, 82, 90-92, 96, 104-106, 110-111, 115, 120, 156 Arbitrariet radicale: 56, 62-63, 108, 112, 123, 126-127, 144, 157 Ardipiteci: 8, 14, 71-74, 78-82, 84, 91-94, 137, 157-158 Ardipithecus kadabba: 71-73 Ardipithecus ramidus: 71-74, 80, 82 Area di Broca: 101-102, 132, 140 Area di Wernicke: 101-102 Armonia (in musica): 48, 118, 141, 149 Arousal: 58-59, 139 Arnold Kate: 62 Asse STP-SCS: 129, 141 Aubin Thierry: 22 Aurignaziano: 88, 96-97 Australopiteci: 8, 14, 68-69, 73, 79-87, 95, 129, 137, 157 Australopithecus afarensis: 68, 73, 81 Australopithecus anamensis: 68, 80 Australopithecus bahrelghazali: 69 Australopithecus garhi: 84 Autocatalisi: 90, 120, 110-142 Avahi: 33 Babakoto: 33 Babbling: 85, 110 Bach Johan Sebastian: 6, 60, 125 Balow Michelle : 100 Battito cardiaco: 106, 124 Bentley George: 77 Bertirotti Alessandro: 59, 139-140 Boulez Pierre: 107 Big Bang: 74 Biondi Gianfranco: 97 Blackmore Susan: 91 Boesch Christophe: 92 166

Boezio: 7 Brachiazione: 37-38 Bradshaw John L.: 84 Brown Steven: 155 Brunet Michel: 69 Bunopithecus hoolock: 39, 47 Calchi endocranici: 101, 134 Callicebidae: 31 Callicebo grigio: 31, 40 Callitrichidae: 43 Camerini Marco: 152 Canini: 69, 71-73, 82 Cantalupo Claudio: 132 Canto bifasico: 19, 39, 43, 47 Canto dellalba: 35, 47, 72-74, 84, 95, 156, 158 Canto innato e/o appreso: 16, 34, 41, 47, 50, 54-55, 57, 66, 75-76, 87-88, 90-92, 94, 104, 141 Carnivori: 21, 26, 46, 81-82, 87 Cartmill Matt: 100 Cebidae: 43 Cercopithecinae: 43-44 Cercophitecus nictitans: 62 Cetacei : 63, 88-89, 91, 116 Chatwin Bruce: 136 Cheney Dorothy L.: 62 Chomsky Noam: 62 Ciclo respiratorio: 29, 44 Cigno trombettiere: 54, 94 Coclea: 22-24, 28, 112, 116-121, 130-131 Colobinae: 43 Comportamento culturale: 4, 6, 92, 137 Comportamento canterino: 17-20, 28-29, 41, 76-77, 95, 137, 156 Concilio Ugo: 106 Cone-Wesson Barbara: 130-131, 157 Corde vocali: 18, 44, 91, 93, 99 Cori: 35, 58-59, 61, 66, 71, 84-85 Corteccia uditiva primaria: 116-118, 131, 136, 147, 156 Corteccia uditiva secondaria: 121, 129-132, 146, 156 Cortisolo: 123, 128 Coscienza: 50, 55-56, 75, 107, 125, 132, 134, 136 Crescita non allometrica: 65, 135 Cryptoprocta ferox (Fossa): 85 Damin: 100 Darwin Charles: 4, 50, 74, 155 Dawkins Richard: 9, 16, 31, 84, 91 De Boysson-Bardies Bndicte: 111 Deleuze Gilles: 16 Dennett Daniel: 114, 136 Deutsch Diana: 108 Dewhurst Steve A.: 111 Diamante mandarino: 90, 115 Diamond Jared: 13-14, 153 Dijk Derk-Jan: 77 Dimorfismo: 33, 36, 46, 54, 72-73, 82, 94, 102 Dinofelis: 80, 87 Dioniso: 125, 152 DNA: 5, 9, 64, 68, 76, 94, 100, 129, 142 Dogon: 79 Dolby: 26 Dopamina: 104-106, 122, 125 DRD4: 104-105 167

Dryopithecus: 70 Duetto nunziale: 19, 31, 40-41, 57, 60, 137 Dunbar Robin: 12-14, 54, 57, 75, 83, 98, 105, 158 Dunn Michael: 101 Durata (dei segnali sonori): 6, 16, 19-20, 27-30, 33, 35, 40-42, 45, 48-49, 52-55, 58, 74, 77, 84, 89, 115, 135, 142, 153, 156 Eldredge Nils: 7 Emissione otoacustica: 131, 157 Enard Wolfgang: 64 Encefalizzazione: 96, 135 Endorfine: 122, 125 Epigenesi: 17, 90, 94, 120, 156-157 Esaptazione: 7, 75, 81, 84-85, 91, 133, 157 ESS (evolutionarily stable strategy): 32, 51 Ethos: 125 Faringe: 98-99 Fase (dei segnali sonori): 21 Fitness: 7, 15, 19-20, 44, 54, 78, 92, 103, 123, 129 Flauto dosso: 88 Fobes James L.: 21, 23, 25 Focal hand dystonia: 120 Focalizzazione: 25 Fonemi: 29, 112, 139-140 Forma acustica dei richiami: 19-20, 51, 53, 56, 66-67, 112 Formanti: 53, 112 Fornari Franco: 106 FOXP2: 103-104 Freeman Walter: 125, 137 Frequenza fondamentale: 17-18, 118, 147 Freud Sigmund: 129 Frova Andrea: 117-120, 143 Galilei Galileo: 120, 141 Gamelan: 60 Geissmann Thomas: 31, 36, 39-40, 47, 50, 55, 57 Gentner Timothy: 63 Glottide: 18 GnRH-III: 77, 128 Goodman Morris: 8 Gorilla: 8, 68-70, 78, 81, 131 Gould Steven Jay: 7, 9 Grotte sonore: 105-106 Great call: 39-42, 47-49 Gregory R : 114 Grooming: 12-13, 57-58, 79, 83, 156 Habitat di volta arborea: 8, 20, 27, 32, 46, 67-68, 72, 75, 78-81, 87-89, 155-156 Habitat memetico: 158 Habitat naturale: 5, 10-11, 20, 22, 28-31, 49, 53, 71, 79-80, 85, 87, 157 Haeckel Ernst: 107 Haile-Selassie Yohannes: 71 Hall Pierre: 111 Hammock Elizabeth: 93 Haplorrhine: 33, 44 Harrison Michael J.: 26, 44 Hasson Uri : 127 Hauser Marc D.: 56, 112 Hausberger Martine: 90, 115 Heffner Rickye: 21, 26-28 Hespos Sue: 64 168

Hewitt Gwen: 42, 44-45 Hirano Minoru: 53 Hlusko Leslea: 9, 73 Hominoidea: 36-37, 43-44, 49-51 Homo (genere): 8, 11-12, 81-82, 87, 91-95 Homo ergaster/erectus: 8, 11-12, 86, 91-92, 101 Homo habilis: 8, 81, 99 Homo heidelbergensis: 88, 102 Homo neanderthalensis: 9, 11, 88, 92, 96-97, 99, 103 Homo rudolfensis: 81, 129 Homo sapiens: 9, 11, 82, 88, 92-93, 96, 100, 103, 109, 135, 138 Hopkins William Donald: 132 Hublin Jean Jacques: 92, 99 Hughes Susan: 55, 93 Hylobates hoolock: 38 Hylobates klossii: 39-40, 48 Hylobates lar: 38, 40, 48, 55 Hylobatidae (gibboni): 11, 16, 31-32, 36-43, 46-49, 53, 72, 77-79, 81, 95, 137 Imitazione: 6, 89-91, 97, 135 Impedenza: 43-44 Indicatore onesto: 19, 56, 78, 93-94 Indri indri: 4, 32-36, 61 Indridae: 31-33, 78, 81 Industria litica acheuleana: 87 Industria litica castelperroniana: 97 Industria litica musteriana: 97 Industria litica olduvaiana: 83, 87 Intensit (o ampiezza dei segnali sonori): 19-21, 23-26, 35-36, 51-53, 60, 65, 67, 89, 111-112, 115, 117-119, 123, 158 Intervallo di quinta: 119-120, 141, 147-148 Intervallo di ottava: 60, 93, 118-119, 143-144, 147-149 Inventario fonetico: 100-101 Janata Peter: 122 Jarvis Eric: 104 Jauch Joseph Maria: 15 Jenkins Trefor: 100 Jouventin Pierre: 22 Kauffman Stuart: 10, 12, 64, 90, 98, 120, 141-142 Kay Richard F.: 100 Kay Steve A.: 76 Kenya: 68, 70 Kenyanthropus platyops: 8 Khan Sultan: 130 Khoi-San: 109 King James E.: 21, 23, 25 !Kung: 4, 66, 100-101 Lancio di precisione: 84, 102 Laringe: 18, 44, 50, 54, 91, 93, 98-99 Lateralizzazione: 102, 115, 130-134, 157 Legame sociale: 13, 52, 58-61 Leakey Mary: 68 Leibniz Gottfried: 143 Lek: 54-55, 59 Lente acustica: 46, 76, 136 Leroy Yveline: 16 Li Chi: 57 Lingua (organo di fonazione): 100-101, 103, 112 Lingue tonali: 108-109, 111-112 Localizzazione mediante ludito: 20-21, 23-30, 49, 84, 87, 89, 95, 156 169

Loma: 124 London Justin: 126 Long call: 19, 52 Loud call: 19, 44, 49-50, 52, 57, 65, 78 Luba: 56 Lunghezza donda: 25, 43, 89 Lurje Walter: 147 Macaca mulatta: 118 Mache Franois Bernard: 143, 152 Madagascar: 4, 33 Maess Burkhard: 140 Mammiferi: 32, 78, 99, 102, 104, 115, 117, 137 Mappa tonotopica: 109, 116, 120, 136, 147, 149, 156 Marler Peter: 62 Martinez Ignacio: 102 Megadeth: 130 Megaptera novaeangliae: 63 Membrana basilare: 22, 119-120 Memetica, Memi: 6, 14, 87, 91-92, 101, 113, 158 Memoria dichiarativa: 134-135 Memoria procedurale: 134-135 Merker Bjorn: 59, 85 Merriam Alan: 124 Mersenne Marin: 126 Messiaen Olivier: 89 Meyer Leonard: 139 Miocene: 9, 69-70, 121 Minimo angolo udibile: 25-26 Misticeti: 88-89 Modi musicali: 61, 125-126, 149 Moli: 27-28 Monogamia: 15, 19-20, 31-33, 36, 46, 49, 57-58, 67, 72, 78, 82, 94, 156 Morris Desmond: 81-82, 124, 127 Morrison Steven J.: 92 Moto browniano: 7, 10 Mozart Wolfgang Amadeus: 106 Muta vocale: 93-94 Mutazioni genetiche: 17, 68, 77, 90, 94-95, 98, 103-105, 116, 133, 156 MYH16: 103 Neocervelletto: 134 Neocorteccia: 25, 98, 134-135 Neofilia: 90 Neotenia: 77, 83, 115 Neurogenesi: 63, 90, 108, 115, 120, 156 Neurotrasmettitori: 50, 58, 105, 122-125 Nisa: 4, 66 Nobile Luca: 112 Nobili Renato: 24 Nomascus concolor: 38, 40, 48 Nomascus gabriellae: 40 Nomascus nasutus: 40 Nomi propri individuali: 53 Noradrenalina: 122, 125, 128, 134 Nosratico: 112 Novelty seeking: 105, 141 Odontoceti: 88 Ohala John J.: 113 OM: 74 Omoritmia: 59 170

Omuncolo sensomotorio di Penfield: 100 Ontogenesi: 6, 10, 50, 95-96, 106-113 Orecchio assoluto: 107-108 Origine del canto: 4, 14, 68, 93-95, 115, 155, 158 Origine del linguaggio: 12, 54, 61-65, 74, 96-103, 113 Ormoni: 77, 94-95, 115, 127-128, 156 Orrorin tugenensis: 8, 70-73 Ossitocina: 83, 107, 137 Osso ioide: 54, 99 Ouranopithecus: 70 Pbo Svante: 64, 104 Padiglione auricolare: 26 Paesaggio di fitness: 11, 65 Paleolitico superiore: 88, 96 Pant-hoot: 29, 49-50 Paradigma adattazionista: 19 Parantropi (Paranthropus boisei): 8, 87, 99 Pavlov Ivan: 137 Payne Katharine: 89 Peirce Charles S.: 53 Pensiero simbolico: 11, 96-97, 135 Peretz Isabelle: 124 Pickford Mary: 70 Pierce John R.: 118 Pigmei Baka : 60 Pinguini imperatore: 22, 28 Pinne: 20-22, 26 Pitch: 118, 120, 126, 147, 149 Plasticit: 6, 50, 60, 90, 104, 115, 136 Platone: 61, 112 Pleiotropia: 10 Pleistocene: 69, 93-94, 100, 135, 155 Pliocene: 69-72, 93, 135, 155 Plowright Stephen: 64 Poligamia: 49, 57-58, 72, 83, 94 Polimorfismo: 51, 105 Poliritmia: 60 Pollock Jon I.: 35 Polmoni: 18, 91 Pongo pygmaeus (Orangutan): 41, 50, 78-79 Pool genico: 19, 22, 39, 51, 53 Popper Karl: 5, 114, 140 Poremba Amy: 132-133 Portamento (glissato): 48, 130 Postura: 33, 46, 71, 99 Principio di massima parsimonia: 70, 97-98, 109 Prochiantz Alain: 114 Profilo melodico: 47, 56, 108-110, 137 Prophet 2002: 4 Propithecus verreauxi (Sifaka): 33, 85 Proust Marcel : 135 Quanti: 15 Rabbia: 49, 56, 59, 123-124, 129-130 Rachmaninov Sergej: 152 Raga: 48, 125, 130, 148 Rapporti di frequenza : 60, 109, 126-127, 143 Rastegar-Nejad Nasser: 126 Relazione predatore/preda: 7, 20, 26-28, 30, 67, 75, 80, 85, 156 Repertorio acustico: 6, 16-17, 32, 34, 39, 41, 61-63, 66, 75, 84-86, 88-89, 100-101 171

Replicatori : 31 Repp Bruno : 121 Respiro: 11, 18, 28-29, 106 Reti booleane: 10 Richman Bruce: 58, 85 Rickards Olga : 70, 97 Riemann Hugo : 126 Rift Valley : 9, 69, 73 Robinson Claire A.: 111 Rogers Lesley J.: 84 Rousseau Jean Jacques: 61, 155 Rumore: 18, 22, 24, 26, 49, 56, 124, 131 Sacche laringee: 34, 38, 41-45, 54 Sachs Curt: 147 Sacks Oliver: 121 Saffran Jenny: 107-110 Sagi Maria: 75 Sahelanthropus tchadensis: 8, 69-70, 73 Scarby Amanda: 22 Scelta del partner: 20, 42, 53, 66, 90 Schneider Mario: 4, 56-57, 74, 129 Scimpanz (Pan troglodytes e Pan paniscus): 5, 8, 29, 44, 47, 49-50, 58-59, 64, 68, 72, 77-78, 84, 87, 92-94, 98-99, 102-103, 120, 132, 156, 157 Sebeok Thomas: 53, 63 Selezione naturale: 10-11, 22, 28, 31, 52, 55, 84, 91, 98, 103-104, 114, 132, 136 Selezione sessuale: 20, 54-56, 66-67, 90-94, 99, 105, 133, 156, 158 Senut Brigitte: 70 Serie degli armonici: 18, 118-119, 132, 144, 147-149, 156 Serotonina: 122, 125 Severino Emanuele: 155 Seyfarth Robert M.: 62 Shostak Marjorie: 66 Shostakovich Dmitri: 141 Significante/significato: 53, 56, 63, 86, 157 Simmetria: 53, 119 Sininger Yvonne: 130-131, 157 Sistema limbico: 50, 56, 77, 93, 121-122, 136, 142 Sistema nervoso: 21-24, 50, 65, 77, 98, 114, 119-121, 123, 147 Skinner Burrhus Frederic: 114 Skoyles John R.: 91 Slater Peter J. B.: 88-89 Smith John Maynard: 32, 51 Societ de Linguistique de Paris: 5, 74 Socrate : 112 Soodyall Himla : 100 Spelke Elizabeth : 64 Spettro armonico (dei segnali sonori): 4, 18, 21-22, 39, 49, 52-53, 111 Staccato-hoot: 59 Status: 35, 39, 46, 52-58, 73, 85, 90, 128 Stedman Hansell: 103 Stendardo di Ur: 154 Stereocilia: 23 Storr Anthony: 5, 59 Strepsirrhine: 33, 43-44 Strutture nonsense: 85 Sturdy Chris: 108 Suoni Cadenzati Sincronici (SCS): 59, 128-130, 141 Suoni Caotici Prolungati (SCP): 54 Suoni consonantici: 18, 85, 100, 103, 111, 113 Suoni vocalici: 5, 84, 98, 103, 108, 110-111, 113, 120, 132, 157-158 Suoni Tonali Prolungati (STP): 18-19, 21, 28-29, 32-34, 40-41, 45-47, 54, 68, 87, 89, 91, 98, 128-129, 141 172

Sutoo Den'etsu: 106 Suzuki Ryuji: 63 Symbolic Composer: 141 Symphalangus syndactilus (Siamang): 36, 38, 41-43, 47, 57, 60 Tannini: 80 Tarsiidae: 31 Tarsio spettro: 31 Tattersal Ian: 9, 34, 96 Temperamento equabile: 125-127, 144, 148-149 Tempo e ritmo (in musica): 50, 56, 59-60, 110, 121-124, 130, 132, 139-140, 152-153, 155 Terzo suono di Tartini: 25 Tetrapodi: 19, 30 Theropithecus gelada: 58, 157 Timbro: 18, 22, 53, 55-56, 74, 107, 112, 116, 118 Timpano: 26, 119 Tobias Phillip: 70 Todd Peter: 90 Tolomeo Claudio: 141 Tonalit: 19, 108, 123, 125-126, 140 Tono complesso: 117-120, 147, 156 Tono puro: 117-118 Topi: 29, 95, 104-105, 108, 136 Transizione di fase: 10, 28, 64-65, 156 Troodon: 65 Tshikona: 60 Upanisad: 74 Umwelt: 64 Ungar Peter: 81 Vandewalle Gilles: 77 Vaneechoutte Mario: 91 Vauclair Jacques: 98, 132 Veldhuis Anne: 110 Vertical clinging: 33, 36 Vie del canto: 138 Vincoli filogenetici: 30, 51, 87, 96 Violazioni sintattiche: 140 Vitanyi Ivan: 75 Von Karajan Herbert: 124 Waller Steven J.: 106 Weaver Anne: 134-135 Weinberger Norman Magnus: 123, 136 Weisman Ronald G.: 108 White Tim: 9, 72, 80, 92 Whiten Andrew: 92 Wickler Wolfgang: 57 Wood Bernard: 8, 12, 81 Wright Sewall: 11 Young Larry J.: 93 Zahavi Amotz: 54 Zatorre Robert J.: 108 Zuberbhler Klaus: 62

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