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Possono bastare due trifogli per parlare di comunicazione?

Sembrerebbe di si, almeno a giudicare da quanto emerge dagli studi sperimentali del professore olandese Josef Stuefer sullecologia delle piante. I suoi lavori dimostrano, infatti, che diversi tipi di vegetali, tra cui i trifogli o le fragole, sono dotati di capacit comunicative insospettate, almeno nellimmaginario collettivo dei profani in materia, che considerano le piante come esseri immobili e passivi che attendono solo di essere colti, calpestati o mangiati. Queste piante, o telefoni verdi come sono state ribattezzate dal gruppo di lavoro, hanno la capacit di emettere segnali di diverso tipo, ma principalmente di pericolo: possono ad esempio comunicare la presenza di determinati insetti pericolosi per la loro sopravvivenza, come bachi o lumache. Per farlo hanno due mezzi: le radici che, oltre ad essere spesso in contatto diretto, sono attraversate da ioni di idrogeno che generano campi elettrici percepibili dalle piante limitrofe, e lo stelo, che in precise situazioni di pericolo rilascia acido jasmonico, anchesso riconoscibile come chiaro avvertimento dagli altri vegetali. Entrambe queste reazioni biologiche della pianta minacciata hanno leffetto di far scattare le difese, fisiche o meccaniche, dei vicini, che hanno quindi la possibilit di prevenire gli attacchi e limitare i danni, fingendosi ad esempio malate e rendendosi poco appetibili. Il fatto che le piante abbiano la capacit di fingersi malate una chiara forma di comunicazione, il che sembra evidenziare che anche i trifogli non possono non comunicare (sempre che sia presente un bruco famelico in grado di notare ed interpretare lo status della pianta). Ma corretto parlare di comunicazione in relazione ai meccanismi descritti? Prendendo ad esempio come riferimento il pur vetusto sistema ingegneristico di Shannon e Weaver (trattandosi di una comunicazione piuttosto semplice, lineare e rudimentale pu anche andare bene un modello cos meccanico) vediamo che abbiamo un segnale che passa da un emittente, attraverso un trasmettitore, a un destinatario, attraverso un recettore, lungo un canale fisico. In un certo modo il messaggio anche codificato e decodificato. Non c feedback in senso stretto, si tratta quindi di una comunicazione unidirezionale, ma vi comunque nel ricevente una reazione coerente con il messaggio ricevuto, che a sua volta funge da messaggio per altri riceventi (altre piante della comunit). Si potrebbe fare un tentativo anche con Jakobson, escludendo ovviamente le sei funzioni del linguaggio, ma sarebbe certamente pi complesso adattare ai trifogli altri approcci, come ad esempio quello pragmatico, ermeneutico o semiotico, pi strettamente legati alla comunicazione umana.

Dagli studi brevemente accennati si pu capire come queste piante possano essere viste come elementi facenti parte di una vera e propria rete, una rete di scambio di informazioni e di comunicazioni, seppur basilari. Uno scenario non troppo dissimile da quello della Pandora immaginata da James Cameron nel suo scialbo colossal Avatar (perch, citando un noto cantautore pugliese, se la sala piena il film fa schifo). Questa rete che si viene a generare permette alle piante di mettere in atto una trasmissione sinaptica che appare molto simile a quella dei tessuti neurali umani e animali. Ed appare anche molto simile alle forme di reti di comunicazione che luomo ha cercato di creare artificialmente (world wide web), inseguendo talvolta unidea di imitazione della natura, cui sono seguiti progressivi tentativi di umanizzazione delle cosiddette intelligenze artificiali, sia a livello pratico che teorico. Troviamo ad esempio in Hofstadter uno dei principali fautori della possibilit di arrivare a generare intelligenze artificiali uguali ed equivalenti a quella umana. Il filosofo statunitense vede nellintelligenza umana elementi software e hardware (mente e cervello), che funzionano con calcoli matematici prevedibili e ripetitivi, cosa che potrebbe permetterci di creare automi che arrivino a possedere addirittura la coscienza del s. certamente difficile prevedere sviluppi precisi in questo senso, ritengo che sia comunque indubbio che aspetti molto importanti della nostra vita e della nostra quotidianit, se non addirittura la creazione e il funzionamento dei meccanismi e delle componenti sociali (dai pi semplici, come i gruppi di amici, ai pi complessi, come le grandi economie), siano sempre pi influenzati da aspetti come il rapporto uomo-macchina e le relazioni uomo-uomo attraverso la macchina. interessante la visione che viene data relativamente ad alcuni meccanismi economici da Chris Anderson, nel suo articolo, poi diventato blog, poi diventato libro, The Long Tail (La coda lunga). Il saggista statunitense distingue tra mondo reale (degli atomi) e digitale. Una delle principali differenze tra i due pare essere lo spazio e le sue caratteristiche. Nel mondo reale lo spazio un bene con caratteristiche economiche: limitato e quindi costoso, dunque, riprendendo lesempio proposto dallautore stesso, un negoziante dovr gestire lo spazio limitato della sua vetrina in maniera tale da massimizzarne la rendita. Dedicher quindi gli scaffali allesposizione di un numero ristretto di prodotti di successo che possono assicurare le vendite, tagliando fuori prodotti di nicchia con pochi acquirenti. Nel mondo digitale, con le-commerce e tutte le forme di vendita online (E-bay, Amazon), lo spazio perde queste caratteristiche: qui praticamente infinito e, per via della sua non-limitatezza, ha un costo prossimo allo zero. Questo offre ai venditori nuove possibilit, come ad

esempio poter esternare e mettere in mostra unofferta teoricamente infinita che comprenda sia i prodotti best sellers che quelli di nicchia. questo che genera il fenomeno economico della curva con coda lunga: con un portafoglio di offerta cos ampio i best sellers perdono la loro rilevanza economica, in quanto vengono sommersi dallenorme quantit di prodotti affiancatigli (la coda lunga), che pur vendendo poco singolarmente riescono, nel complesso, a generare ricavi superiori. Questo aspetto, apparentemente non troppo rilevante, ha invece un impatto importante sulleconomia e sulla sua concezione anche a livello teorico: per anni la regola 80/20 di Pareto, secondo la quale il 20% dei venditori fa l'80% delle vendite, ed il restante 80% dei commerciali fa solo il 20% delle vendite, stata uno degli elementi portanti di teorie economiche e concrete decisioni di strategia aziendale, ma qui viene chiaramente messa in discussione. Anche Eric Brynjolfsson, nel suo articolo "Goodbye Pareto Principle, Hello Long Tail", basato su prolungati studi empirici, evidenzia come il netto abbassamento dei costi di ricerca per i consumatori (e lazzeramento dei costi di esposizione per i venditori, puntualizzerebbe Anderson) dovuto alla information technology, incrementa le possibilit di condivisione, genera la gi citata coda lunga e ricolloca lago della bilancia nellequilibrio paretiano intorno al 72/28. ovvio che smuovere meccanismi simili crea sia rischi che possibilit per gli attori sociali, tutto sta nella preparazione e nella capacit di adattarsi al cambiamento. Cambiamento che ha portato alla nascita di tante interessanti forme di comunicazione pubblica e pubblicitaria, basti pensare a tutte le opportunit offerte dal guerrilla marketing o dal viral marketing, che trovano spazio ed eco nelle sconfinate praterie del digitale, e diventano fondamentali per emergere. Questi strumenti sono molto innovativi e si basano sul concetto di guerriglia. Per guerriglia si intende solitamente una tattica di lotta armata condotta da piccoli gruppi irregolari contro un esercito regolare che si sviluppa attraverso brevi attacchi improvvisi. Solitamente si tratta di lotte di popolo, e per questo il guerrigliero conosce il territorio di combattimento e gode del supporto della popolazione civile. Linferiorit nelle disponibilit belliche impone al guerrigliero attacchi a sorpresa, imboscate, sabotaggi, e la trasformazione creativa in arma di qualunque oggetto a disposizione. Centrale, nella guerriglia, il concetto di lotta politica, oltre che militare: c sempre bisogno di un rientro in termini di sostegno popolare allobiettivo politico (la liberazione dallinvasore, la rivoluzione). Ogni azione deve essere pensata per tornare alla comunit in termini folklorici, per costruire la mitologia del gruppo guerrigliero e dellideale per cui questo combatte. E cos si comprende appieno il parallelo tra guerriglia e guerrilla marketing: sul piano militare la guerriglia si basa su imboscate, azioni

sabotaggi, il guerrilla marketing su eventi in strada, flash-mob, internet, diffusione sui media. Sul piano politico la guerriglia punta a costruire il mito, il racconto, la narrazione1, il guerrilla marketing mira alla notizia, al passaparola, alla viralit. E se lobiettivo della guerriglia la rivoluzione, la liberazione o la presa del potere, quello del guerrilla marketing la consapevolezza della marca, il valore del marchio, il valore. Il concetto di guerriglia, qui applicato al marketing, se applicato alla comunicazione, alla cultura e alla societ ci ricollega ad importanti autori come ad esempio Michel De Certeau. Lo storico francese gesuita (nessuno perfetto) vede una societ in permanente lotta per laffermazione di modelli culturali. Esiste sempre, quindi, una cultura dominante, imposta dai potenti (coloro che detengono il controllo dei mezzi di comunicazione), contrapposta ad una serie di culture popolari emergenti. In questo contesto si distinguono i comportamenti strategici da quelli tattici: le strategie sono messe in atto dalle istituzioni, dai potenti, dai detentori del potere della comunicazione di massa, e mirano a conservare lo status quo. Le tattiche sono messe in atto dai singoli individui nella quotidianit, dalla popolazione, dalle culture popolari emergenti, dai guerriglieri, e puntano a minare lequilibrio esistente in favore di diverse tipologie di organizzazione della societ che prevedano laffermazione di altre forme culturali e comunicative. Laltra forma di marketing cui si accennava, quello virale, si basa su dei principi che potremmo cos riassumere: offre servizi o prodotti gratuiti, facile da trasferire ad altri (amici e conoscenti), deve essere facilmente scalabile (con scalabilit si intende la capacit di un sistema di "crescere" o "decrescere" in funzione delle necessit e delle disponibilit), contiene motivazioni e comportamenti comuni, utilizza le reti di comunicazione usate quotidianamente, approfitta delle risorse degli altri (cos come i guerriglieri, che si procurano le armi in battaglia, e cos come il guerrilla marketing, che si appropria di spazi ed energie non di propriet per raggiungere i suoi obiettivi) Quelle trattate sono forme molto aggressive di marketing e presentano diversi vantaggi, derivanti dalla loro natura. Sono innanzi tutto strumenti che sono nati e si sono sviluppati principalmente, anche se non esclusivamente, sul web, e da ci hanno tratto la caratteristica della forte economicit sia in termini monetari che in termini di tempo (mettere in atto una campagna di guerrilla o viral marketing comporta spese minime rispetto alle tradizionali forme di pubblicit e richiede molto meno tempo), e riescono a sfruttare perfettamente il mezzo internet (se la campagna ben fatta basta un video girato con un telefonino, caricato
Si potrebbe dire, collegandosi ai concetti di post-modernismo e meta narrazione sviluppati da Lyotard, che la guerriglia, cos come la societ moderna, ha bisogno di grandi narrazioni e quindi tende a generarle: ne ha bisogno per creare coinvolgimento, coesione, consenso, e per sostenere le utopie rivoluzionarie. Senza ci perde fondamento e non pu esistere. Quello di guerriglia un concetto distante, pare, dalle societ che Lyotard vede immerse nel postmodernismo, ed forse per questo che raramente rintracciabile nelle vicende di tali societ.
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su YouTube, per darle diffusione nel tempo e nello spazio). Del resto, come abbiamo gi detto, i guerriglieri giocano in casa e conoscono perfettamente il campo di battaglia. Emergere diventato senza dubbio un concetto centrale nel mondo della coda lunga. Perch se vero che la coda diventata pi pesante della testa, pur vero che costituita da uninfinit di punti che singolarmente pesano poco o nulla, che hanno scarse disponibilit economiche e spesso poca attitudine alla comunicazione. E se falso, come personalmente credo sia, che (come sostenevano Yochai Benkler e gli utopisti del web degli anni 90) chiunque su internet pu essere un pamphlettista, altrettanto falso che chiunque su internet pu riuscire a vendere, se non si lancia in tentativi che sono potenzialmente alla portata di tutti, come ad esempio le forme di marketing appena descritte, che sono nate in rete e in rete trovano la loro massima cassa di risonanza. In merito alluomo qualunque di Benkler e alle sue possibilit di essere sostenuto da una rete democratica che lascia spazio a chiunque, probabilmente verosimile quanto affermava San Matteo al versetto 25,29 del suo vangelo: a chiunque ha, sar dato e sar nell'abbondanza; ma a chi non ha sar tolto anche quello che ha, passaggio da cui nasceranno le teorie sociologiche delleffetto San Matteo legato alla cumulativit, e in seguito della Googlearchia. Ed in questa infinita frammentariet che si collocano le nuove forme di pubblicit e marketing. Ed in questa infinita frammentariet (di pagine, di offerte, di luoghi, di situazioni, di tempi), che solo un frammento di ulteriori frammentariet, che lindividuo deve immergersi e sopravvivere, relazionandosi e cercando di creare una propria personalit. Interessanti e condivisibili sono le trattazioni di Turkle Sherry in merito. Lautrice parla di io frammentato, ovvero la divisione del s tra innumerevoli esperienze virtuali e contatti online. In questo ambiente si generano personalit con molteplici aspetti differenti, allinterno di rapporti fluidi e mutevoli mediati dalla macchina. Oltre al senso dello spazio, come abbiamo gi visto, muta anche profondamente il senso del luogo e del tempo: ogni soggetto ha la possibilit di intrattenere rapporti trasversali con pi utenti contemporaneamente, dello stesso o dellaltro sesso, da qualunque parte del mondo, allinterno di contesti completamente virtuali, ma in cui vengono messe in gioco componenti reali dellIo, che si trova dunque a doversi ulteriormente dividere tra ioreale e io-virtuali (spesso pi duno). E nel caso in cui queste personalit siano non coerenti o addirittura contrastanti, lindividuo si trova anche a dover mediare tra i vari se-stesso e con i vari se-stesso. Paradossale, potrebbe affermare qualche autore di nostra conoscenza. Le caratteristiche delle relazioni nate dalla navigazione permettono la nascita di tanti fenomeni interessanti: fra questi la tendenza allaggregazione, che sembra concentrarsi intorno a determinati

argomenti o fuochi di interesse; tendenza solo apparentemente contrastante con la frammentariet determinata dalla molteplicit di interessi che si possono sviluppare grazie a internet. Ritengo sia rilevante, a livello di studio della societ e dei consumi, notare lo sviluppo delle brand communities, comunit di marca o di prodotto online molto sfruttate, ultimamente, da un gran numero di aziende. Si tratta di vere e proprie comunit virtuali in cui il flusso comunicativo ha come oggetto principale il prodotto di marca, o pi semplicemente, gruppi di individui con una passione in comune, legata ad un qualunque bene/servizio o ad una qualunque marca o attivit, che si incontrano virtualmente al fine di condividere e discutere questo loro interesse. Basti pensare ai forum cui partecipano i possessori di un determinato modello di autovettura, o alle pagine fan dei social network, o molte altre possibilit di interazione tra produttori e consumatori appassionati, offerte dalle potenzialit del web 2.0 o anche 3.0 (argomento ancora oscuro e poco approfondito, ma che si pu ricollegare in maniera curiosa al gi citato Hofstadter: uno degli obiettivi del web 3.0 quello di arrivare a sviluppare unintelligenza artificiale in grado di interagire umanamente con la rete). I naviganti si trovano quotidianamente a contatto con simili realt, ed hanno la possibilit di entrare a far parte di decine di queste comunit virtuali. Spesso le adesioni a queste agor sono anche in contrasto tra loro, mancano di coerenza (si pu partecipare attivamente alle discussioni sulle pagine Greenpeace e al tempo stesso discutere altrove di quanto sia buona la cioccolata Nestl o affidabile la nuova Volkswagen), ma proprio questo che caratterizza la personalit degli individui descritta anche da Turkle Sherry: i nativi digitali sono come dotati di tante finestre (come quelle dei sistemi operativi) che possono affacciarsi sui panorami pi differenti (e possono essere chiuse con un click), generando unaccentuata fluidit nelle relazioni interpersonali e con i vari gruppi di riferimento; e a volte anche un po di confusione tra reale e virtuale, spesso accompagnata da problemi nella definizione delle priorit della vita: estremo, ma significativo, il caso di una coppia statunitense talmente impegnata a partecipare a giochi di ruolo online da dimenticarsi dei figli, abbandonati a se stessi e deceduti per la malnutrizione. In questi casi il telespettatore medio si chiede ma questi in che mondo vivono?, domanda apparentemente retorica, sempliciotta e di circostanza, ma in realt sostanziale. Il problema della definizione della realt oggettiva e soggettiva non affatto banale, come abbiamo avuto modo di vedere attraverso i ragionamenti di pi di un autore: Heinz Von Foerster si chiede se la nostra una conoscenza di una realt preesistente, indipendente dagli individui, oppure se tale realt una nostra costruzione, rispondendo che lesperienza individuale causa primaria, mentre il mondo ne la conseguenza.

Il gi citato Hofstadter afferma: chiunque sa che un pazzo interpreta il mondo mediante una sua peculiare logica, dotata di una sua coerenza particolare; come possiamo sapere se la nostra logica peculiare o no, se ha solo la propria logica per giudicarla?. In parole povere: come faccio a sapere se sono pazzo o no (e quindi se la mia realt una realt accettabile) se per giudicare la giustezza della mia logica ho a disposizione solo la mia logica? Ecco la ghirlanda brillante, ecco il vortice, ecco il loop. Anche Paul Watzlawick nei suoi testi teorizza limpossibilit di parlare di realt oggettiva, in quanto esistono molte visioni diverse della stessa realt, spesso determinate dalle relazioni, ovvero dalla comunicazione, e dalle sue problematiche. I problemi degli individui nel costruire realt socialmente accettate vanno ritrovati in problemi nella comunicazione, quindi in un certo senso la comunicazione a generare la realt, e pensare che la propria visione delle cose sia La realt un errore pericoloso. La fluidit delle relazioni di cui si diceva, genera anche problemi nella definizione della realt: pensare che la foto della ragazza sorridente nellavatar di un utente sia realt, pu spesso indurre allerrore. La fluidit consiste anche nel potersi camuffare, nel potersi fingere chiunque, sia con buone che con cattive intenzioni. Consiste anche nella possibilit di intrufolarsi in banche dati riservate, di rubare identit, di forzare un conto corrente grazie a coordinate bancarie lasciate in rete, di decidere unassunzione guardando le foto dei candidati sui social network. Emblematici in merito i testi del catastrofista Nicolas Carr: lautore studia le possibili implicazioni dellutilizzo di internet per la nostra vita e per la nostra societ e, prefigurando possibili scenari futuri, si chiede quanto dovremo pagare la rivoluzione tecnologica, il progresso e le comodit della rete in termini di sicurezza e di privacy (tesi condivisibile), e si preoccupa per la mancanza di lavoro che potr determinarsi a seguito dello sviluppo di una societ in cui computer e altri strumenti elettronici collegabili alla rete saranno tutti centralizzati (meno condivisibile). Per Carr questo il lato oscuro della rete che, come quello della forza, sembra mascherarsi di buone intenzioni e sembra offrire grandi vantaggi, per poi chiedere indietro un prezzo molto pi alto di quello che si sarebbe disposti a pagare. Sullo stesso filone si colloca Mayer-Schnberger, che pare seriamente inquietato dalla questione della memoria e delloblio: se nelle precedenti forme di societ, legate ad altre tecnologie, loblio era la norma e la memoria leccezione, nellera digitale ricordare la norma e dimenticare leccezione. Vi una perdita delloblio e unestensione della memoria2
Terminologia volutamente ripresa da Marshall McLuhan: qui il richiamo evidente. Egli sostiene che "nelle ere della meccanica, avevamo operato un'estensione del nostro corpo in senso spaziale. Oggi, dopo oltre un secolo di impiego tecnologico dell'elettricit, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un
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fino a termini imprecisati (non che la nostra mente, estesa quantitativamente dai supporti elettronici fino a limiti inimmaginabili, in realt sempre meno capace e meno allenata? Ci dimentichiamo anche di dimenticare!3). Mayer-Schnberger cerca di evidenziare i rischi derivanti da questo meccanismo: la totale perdita di controllo sulle informazioni, libere di viaggiare nel tempo e nello spazio digitali, e limmagine anacronistica e parziale dellindividuo che pu essere ricostruita attraverso le ricerche sui vari motori. Lidea dellimpossibilit di cadere nelloblio potrebbe anche essere auspicabile ed affascinante per qualcuno (forse anche per lo stesso Mayer-Schnberger), ma di sicuro necessario saper adattare i propri comportamenti allinterno di una societ incapace di dimenticare e di perdonare. E, facendo un passo avanti, in un simile contesto, cos improbabile che qualcuno possa organizzarsi immettendo in rete grandi quantit di false informazioni su un ampio numero di persone, con lintento di raggiungere fini personali, o semplicemente per divertirsi a confondere realt e finzione? indubbio che la rete, insieme a grandi opportunit, determini anche rischi, sia in prospettiva, volendo andare ad analizzare possibili evoluzioni delluomo e della societ, sia nellimmediato e concreto, sfogliando tutta la margherita dei pericoli, dal pi banale virus alla pi grave frode. Del resto la rete offre naturalmente il fianco a questo tipo di considerazioni: basta un elemento impazzito per contaminare tutti i vicini. Lo stesso vale anche per i trifogli: i biologi talvolta dimenticano di sottolinearlo, ma la rete che le piantine usano per comunicare i pericoli la stessa attraverso la quale trasmettono buona parte delle infezioni batteriche e delle malattie, spesso provenienti da agenti esterni. I trifogli e lo loro reti, come talvolta i nostri computer, non hanno difese efficienti, non hanno firewall, hanno degli errori di progettazione, e sarebbero certamente nei guai se dovesse arrivare un grosso bruco portatore di virus e problemi.
abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio". E dunque, se prendessimo per buone le affermazioni di McLuhan, come potremmo non interpretare la tecnologia dei computer, con la sua infinita capacit di archiviazione, come una estensione della mente, e pi in particolare, della memoria? 3 Quesito curioso: tutti questi supporti, tutte queste estensioni, potrebbero essere anche visti come mutilazioni, o quanto meno come regressioni? La ruota estensione del piede? Certo, ci spostiamo di pi e pi velocemente, ma camminiamo sempre meno. Il cinematografo ci permette di vedere posti lontani? Certo, ma siamo sempre pi in uno stato vegetativo dettato dal tanto lo vedo al Kilimangiaro su Raitre, cosa viaggio a fare?. Il computer estensione della mente e della memoria? Senza dubbio, ma quanti ormai sanno fare un calcolo a mente o ricordare cosa viene dopo ei-fu-siccome-immobiledato-il-mortal-sospiro-stette-la-spoglia-immemore?

Infatti, nel gergo informatico, gli errori di progettazione ed i pericoli per la rete sono chiamati bugs (bachi).

Filippo Alestra

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