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tiziano licata

alcune note esegetiche


sul chaire kecharitMNx
di lc i,28
a S.E. Mons. Gastone Simoni
nel XX anno della sua ordinazione episcopale
Lentrata in scena del messaggero celeste in Lc 1,28 non
avviene attraverso una visione, come nel caso di Zaccaria, ma
attraverso unaudizione. Egli si rivolge a Maria con un saluto
assolutamente originale che implicativo di due elementi:
-Siamo dinanzi ad un invito ad una gioia gratuita, priva di
motivazioni particolari, a dierenza di Zaccaria (ct. 1,14,, non
dissimile dagli annunci escatologici dei profeti;
-A coloro che ricevono una missione (cf. Gdc 6,12: vo-
cazione di Gedeone) viene donato dallalto da Dio un nome.
Nel caso di Maria questo nome indicativo della benevolenza
gratuita di Dio, ovvero della charis (grazia) che appunto la
radice del termine KeCHARItmn (Lc 1,28).
Chaire: rallegrati. Si tratta di un saluto abituale nella let-
teratura greca, che viene usato in senso ordinario anche nel
NuovoTestamento come, ad esempio, in 26,49 (bacio di Giuda)
in 27,29 (Salve, re dei Giudei!) e 2 Gv 10. Ci non accade in
Luca (si veda tuttavia il caso di At 23,26: saluto al governatore
Felice). Dobbiamo comunque focalizzare la nostra attenzione
su Mt 28,9 dove la traduzione pi plausibile appare quella di
Rallegratevi) da leggersi nellottica di un prolungamento de-
gli annunci messianici.
3

Sulla scia di alcuni studiosi quali R. I, S. I,
H. G, E H. S, insistiamo sul signitcato lettera-
le del verbo utilizzato allimperativo singolare del presente del
verbo: charein : rallegrati!. Riteniamo comunque necessario
un ulteriore supplemento di indagine sullutilizzo di chaire a
partire da alcune considerazioni:
- Lannuncio a Maria si colloca, infatti, in un preciso retro-
terra antico-testamentario fatto di una serie di quattro annunci
escatologici alla liglia di Sion, personitcazione di Israele: Sot
3,14; Gl 2,21.23; Zc 9,9; Lam 4,21. Questi passi ricevono una
connotazione legata alla gioia escatologica. La Figlia di Sion,
viene invitata alla gioia, perch il Dio Santo viene in lei. In Lc
1,28-33 abbiamo la personitcazione della liglia di Sion, che
doveva ricevere in s il Signore della gloria, in Maria, che in
1,35 verr indicata come manifestazione escatologica della she-
kinah (presenza) divina.
- Sof 3,14-17, come ha osservato I
1
, rappresenta
il pi stretto punto di contatto con Lc 1,28-33, costituendone
la fonte, che in questo contesto viene reimpiegata e attualizzata.
Pertanto il collegamento di Lc 1,28 al rallegrati messianico di
Sof 3,14, il sostrato ebraico del testo e la sua antichit lasciano
dedurre, sulla scia dei Padri greci, che il chaire di Lc 1,28 non
possa essere restituito con il buon giorno dei greci. Nei Van-
geli, il saluto ordinario shalom, come attestato da Lc 10,5; 24,26;
Gv 20,19.2-26, lo ritroviamo tradotto con eiren (pace). Que-
sto originale saluto subito dopo seguito, in Lc 1,28, dal nuovo
nome di grazia attribuito a Maria. I versetti che seguono, inoltre,
esplicitano detnitivamente il contesto escatologico e trascen-
dente dellevento.
,
4
1
R. I., Structure et thologie de Luc 1-2, Gebalda, Paris, 1956, pp. 64-71
- Nelle annunciazioni bibliche (ad es. Gdc 6,12-14: rac-
conto di vocazione di Gedeone e Gdc 13,3ss.: annuncio della
nascita di Sansone) chaire non usato.
- Notiamo la connotazione enfatica, lirica e la chiara pro-
iezione escatologica di questa prima parola dellAngelo, chia-
ramente ben distinta dal quotidiano buon giorno. In una
medesima direzione si collocano, come dicevamo, limportanza
dellevento e il seguito del messaggio.
- Laccostamento con Sof 3,14 e a Zc 9,9 lascia pensare
al Ranni ebraico. Per quanto riguarda Maria ci si spinger ben
oltre il semplice invito alla gioia: Maria non ricever solo passi-
vamente una simile gioia, ma sar chiamata a cooperare al compi-
mento (cf. Lc 1,31-38).
- Questa la direzione in cui si sono generalmente orien-
tati i Padri, che hanno evitato il senso ordinario del chaire lega-
to alla vita quotidiana dei greci. Leggiamo in S di Ge-
rusalemme: Con la gioia comincia il messaggero della gioia
2
.
- Lassoluto rilievo del tema della gioia nei primi due capitoli
del Vangelo di Luca.
- Il termine aspasms, genericamente traducibile con sa-
luto, di cilmente puo essere accostabile ad un saluto ordinario.
Questo termine ricorre anche ai vv. 41 e 44 e colpisce per il
suo marcato valore trascendente oltre che lirico. Elisabetta vi
scorge qui linizio di una protopentecoste, che riempe lei e suo
tglio di Spirito Santo (Ic 1,41, ct. anche 1,13,.
5

2
S G, Omelia sullAnnunciazione, 17, PG 87,3
Kecharitmn: oggetto del favore di Dio.A questo pun-
to Maria riceve dall`alto un nome che d`ora in poi la qualitche-
ra. Non siamo dinanzi ad una qualitcazione dinastica, come nel
caso di Giuseppe, di un`eredita umana. Ia sua qualitcazione
pura charis. Ricordiamo, come dicevamo in apertura di questa
trattazione, che charis la radice di kecharitmn. Questo
vocativo funziona in questo caso come nome proprio. Un im-
piego simile di questi appellattivi, come ha rilevato l,
lo possiamo riscontrare in Gdc 6,12
3
.
NellAntico Testamento, nella versione greca dei LXX, il
verbo charito ricorre solamente in Sir 18,17 nella forma del
participio perfetto passivo: kecharitmnos:
Ecco una parola non vale pi di un dono ricco? Ambedue si tro-
vano nelluomo kecharitmnos .
Questo termine stato tradotto da alcuni autori, in al-
litterazione con la sua derivazione da charis, con grazioso
(l: gracious man, o caritatevole, ulteriore allittera-
zione di charis (1OB e O,, che sempre pero restiturne me-
glio il senso.
Il termine ricorre anche nella tradizione apocrifa del IV-V
sec. e in particolare negli Atti di Filippo (48):
Tu sei kecharitmnos nella pace di Cristo, perch non v doppiezza
nel tuo spirito.
Ln chiaro innusso del lessico lucano compare in un`opera
gnostica del III-IV sec., il Martirio di Matteo, dove leggiamo:
Grazia (charis) a te e pace, o bambino kecharitmnon
4
.
,
6
3
A. l, The Gospel according to Luke 1-9, Doubleday, NewYork, 1981
4
Martirio di Matteo, Bonner, Leipzig, 1891
Cerchiamo, a questo punto, di indagare il senso di que-
sto termine. Charis indica il favore, la benevolenza gratuita
da parte di Dio. Gi a partire dallepoca patristica, la tradizione
teologica interpret kecharitmn in un senso pi ampio che,
certamente, pur non opponendosi al signitcato del participio
perfetto impiegato da Luca, oltrepassa i limiti della pura gram-
matica.
La traduzione latina data dalla Vulgata - gratia plena (piena
di grazia, esercito un innusso determinante sulla tradizione
teologica occidentale, che consider Maria come lespressione
personitcata della pienezza di grazia. Questa versione latina
risulta essere indubbiamente la maggior responsabile del mu-
tamento interpretativo della forma verbale kecharitmn nei
termini di gratia gratum faciens, ovvero di grazia santitcante.
Il senso profondo di kecharitmn sembra comunque non
essere quello di gratia plena come leggiamo nella Vulgata. In
greco corrisponderebbe a plns charitos, che viene adoperato,
in Gv 1,14 per Cristo e in At 6,8 per Stefano (cf. At 7,55).
Ci domandiamo, a questo punto, se kecharitmn indichi
qualcosa in pi rispetto al favore estrinseco di Dio. Da un punto
di vista teologico parliamo del favore di Dio creatore che rende
buoni coloro che considera con amore.
Unaltra considerazione, a questo proposito, sar di ordine
tlologico. Notiamo intatti che nella lingua greca i verbi che ter-
minano in -osono indicativi di una trasformazione del soggetto:
es. argyr(argentare), chrys(dorare), doul(ridurre in schia-
vit), kak (maltrattare), leuk (imbiancare), sthen (rendere
forte), typhl(acceccare) ecc. Per questo motivo siamo portati
a pensare che charitnon signitchi solo guardare con tavore,
ma che il verbo sia implicativo anche di una trasformazione
7

mediante un simile favore o grazia. In questo senso ci viene in
aiuto San Giovanni Crisostomo che, nel commento a Ef 1,6,
riferendosi a Paolo scrive: non dice echarisato (da charizomai,
attestato 20 volte in NT e 12 in AT), nel caso di chi viene sol-
tanto considerato con grazia, gratuitamente (questo infatti il
signitcato di charizomai), ma echaritsen, ovvero trasformati per
grazia. Commenta pi avanti il Crisostomo:
Egli non ci ha liberati soltanto dai nostri peccati (apellaxen), ma
ci ha resi degni di amore (eperastous)
5
.
I motivi per cui, in conclusione, non ci sentiamo di attri-
buire a questo termine un signitcato riduttivo sono essenzial-
mente i seguenti:
- Il ricorso al perfetto passivo e il possibile sostrato ebraico
hanno un senso forte di chi era e rimane oggetto della grazia
divina (cf. O).
- Siamo in presenza di un nome nuovo che viene attribui-
to a Maria, similmente a quanto accade per Gedeone in Gdc
6,12. Questo valore del termine viene riconosciuto anche in
Fitzmyer
6
. Non dimentichiamo, inoltre, limportanza, anche in
senso ontologico, del nome nel mondo ebraico.
- Il nome viene attribuito su incarico di Dio stesso da parte
dellArcangelo suo messaggero. Questo aspetto viene confer-
mato dal contesto successivo: il Signore con te.
- In presenza di un contesto escatologico (si veda in pre-
cedenza il riferimento a Sof 3), vediamo come questo nuovo
nome sia allaltezza di questo compimento della storia della sal-
vezza.
,
8
5
G C, Omelia sulla lettera agli Efesini, c. 1; Hom. 1, n 3, PG 62, col. 13
6
A. l, Op. Cit.
- Il nome anticipa anche la vocazione di Maria di essere
Madre del Messia, Figlio di Dio: lintero contesto attribuisce
importanza a questa novit.
- Non dobbiamo dimenticare il valore strutturante del ter-
mine grazia e in particolare della radice chari nel complesso
di Lc 1-2: dallannuncio a Maria (sequenza principale che in-
troduce Cristo, tno all`ultimo versetto del cap. 2, dove si indica
la crescita in grazia di Ges. Lc 1,28 e 30 (che lo commenta:
hai trovato grazia e i due versetti che riferiscono la charis a
Cristo (Lc 2,40 e 52) rappresentano uninclusione.
Da un punto di vista semiotico, intne, notiamo che charis
ha in Luca un valore analogo a quello che riscontriamo nelle-
pistolario paolino e che il tema dellopposizione tra legge e gra-
zia, attestato anche altrove nellopera lucana, risulta utile anche
ai tni della strutturazione di Ic 1-2.
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BIBLIOGRAFIA
- R. I., Structure et thologie de Luc 1-2, Gebalda, Paris,
1956.
- S G, Omelia sull'Annunciazione
- A. l, The Gospel according to Luke 1-9, Doubleday,
NewYork, 1981.
- Martirio di Matteo, Bonner, Leipzig, 1891
- G C, Omelia sulla lettera agli Efesini
,
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