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THE GHOSTMAKER FABIO SEGATORI GIULIO QUESTI ADOLF STORMS WALTER MANOSCHEK LE GROUPIE DEL ROCK KITCHEN POP

LANCILLOTTO & GINEVRA, CRITICA DELLO SPORT


MUSICA ARTI OZIO
SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO SABATO 12 GENNAIO 2013 ANNO 16 N. 2

LA DISTRUZIONE DEL MONDO, DELLAMORE E DEL CINEMA. UN INEDITO PROGETTO DI FILM DA LA FILOSOFIA NEL BOUDOIR. COME USARE DE SADE PER RIVOLUZIONARE LEUROPA. ESCE UN LIBRO SUL REGISTA PORTOGHESE JOO CSAR MONTEIRO, ALCHIMISTA DI PAROLE

RIVOLUZIONE LIBERTINA

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ALIAS 12 GENNAIO 2013

IL MARCHESE DE SADE E IL CINEMA NOVO PORTOGHESE


Dallalto: Joo Csar Monteiro; il cineasta sul set di Branca de Neve (2000) e a fianco una pagina della sua sceneggiatura di Vai e Vem (2002)

CINEMA E SCRITTURA

di GIANLUCA PULSONI

JOO CSAR M
Moto perpetuo sado lusitano
lo giuro sullanima della mia mammina, nel quinto dialogo la propaganda Francesi ancora uno sforzo se volete essere, non tanto a causa del suo anacronismo (si sa che un programma di proposte repubblicane posteriore alla fine del Terrore) ma a causa della sua lunga durata, fatto che ci dispiace. Devo confessare che questo corpus de La Filosofia non ha nulla di strano per me. Non fa che ricordarmi Proust (o Sterne?), ma si tratta probabilmente di un piccolo delirio. Passiamo oltre. Al suo posto, introduciamo un testo di Leopardi intitolato Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare, estratto dalle Operette morali. Per questultimo, abbiamo utilizzato ledizione italiana pubblicata dalla Mondadori del 1996. Finalmente, abbiamo deciso ugualmente di finire il film inscrivendo un enigmatico Fine della Lezione. Oltre alla piccola ironia di questa iscrizione, avrete la bont di non vedere in essa nessuna pretesa didattica da parte mia. Ci riservammo ancora la possibilit di cambiare la famosa epigrafe La madre prescriver la lettura a sua figlia, ispirata, come si sa, ad un foglietto anonimo e diffamatorio contro Maria Antonietta (La madre proibir la lettura a sua figlia), con unaltra: Il padre prescriver la lettura a suo figlio, cos come, per ragioni comprensibili, le descrizioni fisiche dei personaggi. Oltre a questo, ci impuntiamo sul rispettare integralmente la parola sadiana, in tutta la sua aspra magnificenza. Come si sa, il proposito dellopera di Sade leducazione, intesa nel senso pedagogico, di una giovane vergine, durante un periodo storico nel quale si verificarono grandi trasformazioni politiche, economiche, sociali, ecc., che ebbero conseguenze in tutti i domini del pensiero e delle attivit umane, alcune delle quali perdurano (o perdurarono) fino ai nostri giorni e costituiscono quello che abbiamo chiamato il mondo moderno. Se leducazione di Eugnie ha senso solo alla luce di una rivoluzione libertina, che non si avver (e, in questo senso, Sade non solo singann ma pag cara limprudenza dellinganno), anche vero che il suo carattere inattuale e anti-storico la lascerebbe al vento e al sapere premonitore di ognuno. Non si fa caso qui agli annunci sulla morte di Dio, sulla morte delluomo e della difesa indegna dellabolizione della pena detta. 2 SUGLI SCENARI Non avevo mai visto uno scenografo. Conobbi uno chiamato Max Schoendorff, e rimasi incantato. Mi sembr avere i requisiti, cio, la scienza di progettare nello spazio. Il problema che la creatura sconcertante: ma no, quale scenografo, col cavolo, anche se dedicato alla pittura, quello che gli interessa la filosofia. La filosofia? Dove si mai visto, come pu venir in mente la possibilit di una conversazione, un tenue capirsi tra un filosofo e un conosciuto filofobo? a) Il salone (Dialoghi 1 e 2) Interamente nudo, 12m x 4m. Una delle pareti ha una fila di 4 finestre ad arco, da dove entra la luce. La parete frontale non ha nulla, forse nemmeno esiste. 2 porte opposte simili, con 2 metri di larghezza, nelle estremit: una aperta, laltra chiusa, una di luce e ombra, laltra di ombra e luce. Dalla luce esce il cavaliere e entra Eugnie, dallombra entra Saint-Ange ed esce con Eugnie. b) Il boudoir (Dialoghi 3, 4, 5, 6 e 7) Un cilindro di 9 metri di diametro e 4 di altezza, con una corona di specchi intorno. Una finestra alta ad occhio di bue, da dove entra in diagonale un raggio di luce che si muove nel senso del moto apparente del sole. Un camino, collocato nel segmento opposto della parete. La porta spessa equidistante dalla finestra e dal camino, ovvero, a 90 da una e dallaltro. Di fronte alla porta, a 180, un cubo di 2 metri e il cui interno, arredato con un letto e illuminazione autonoma a gas, pu essere protetto da una tenda bianca. Il pavimento costituito da 37 quadrati di legno di un metro ciascuno. Il quadrato 27 una botola coperta da un tappeto, che da accesso ad un sotterraneo. Larredamento minimale e funzionale: ottomano, banco rivestito, paraventi Un tavolo a croce, magicamente apparecchiato per il banchetto finale, dominato da un vassoio con un grande pesce disteso in un letto di sale grosso e qualche pat di tonno, come piacciono al marchese, per affinare le boccucce , le quattro che restano fino alla fine: Saint-Ange, Augustin (Agostino), Dolmanc, Eugnie o, se preferite, S(ange), A, D, E. Carni rosse? Non voglio vederle, nemmeno odorarle.

Il 1 febbraio 2013 uscir per la Sigismundus Editrice, Lalchimista di parole scritti scelti di Joao Cesar Monteiro, a cura di Liliana Navarra (in rete, il libro comodamente acquistabile dal sito della casa editrice, www.sigismundus.it). Il volume verr presentato al cinema Trevi di Roma, nello stesso giorno, alle 19, da Liliana Navarra, Enrico Ghezzi e Davide Nota. Si tratta di una pubblicazione che presenta, in modo non definitivo ma senza dubbio organico, un arco di scritti che per forma e specificit rappresentano discretamente la scrittura del cineasta lusitano (Figueira da Foz, 1939- Lisbona, 2003), autore tra laltro di Ricordi della casa gialla e La comedia di dio. Il volume difatti una selezione di alcuni materiali eterogenei del nostro, in un caso gi letti in italiano si fa riferimento al pezzo introduttivo, dedicato al Monteiro uomo, ovvero Il mio certificato, apparso in una raccolta di saggi sul cinema di Monteiro, edito dalla Ets e per il resto, inediti in Italia e in Paesi pi avanti di noi nella conoscenza del cineasta e diffusione di studi critici su di lui, come la Francia (nonostante, ovviamente, interessi nei confronti del portoghese ci siano stati e tuttora ci siano, qui da noi). Scrive la curatrice nella prefazione: Monteiro era "un alchimista di parole" che, come nel racconto di Borges, La rosa di Paracelso, attende un apprendista, un lettore a cui lasciare il suo "sapere" e ancora I continui richiami intertestuali di Monteiro toccavano varie epoche e Paesi, si pensi alle citazioni di Dante, Cames, Sade, Nietzsche, Pasolini, Strindberg e Rimbaud, solo per citarne alcuni: ma oltre a citare gli altri, egli citava spesso se stesso. Il libro offre unimmagine del Monteiro scrittore attraverso le diverse forme letterarie da lui frequentate e i cui esempi pi icastici sono stati inseriti nel volume (si va dallautobiografia alla sceneggiatura, passando per le poesie giovanili, il diario e quella che si potrebbe definire la sua prosa poetica) in cui centrale diventa, dunque, questa sua capacit di rendere la parola, magicamente, alchemica. Affianco per a una tale visione del logos, il libro introduce anche un Monteiro la cui scrittura si indirizza verso una geniale, ma purtroppo incompleta (cio mai filmata) rivisitazione del pensiero sadiano, in cui la parola sembra ricalcare i toni di un libertinaggio intellettuale marcato. Scrive la curatrice: La maniera di redigere testi, muovendosi allinterno di registri paradossali, gli consentiva di generare dei veri e propri cortocircuiti semantici che, attraverso il loro rimescolamento, ricreavano nuove proiezioni linguistiche. Sembra quasi che parlasse di se stesso quando, riferendosi a Sade, disse: "beve dalle pi svariate fonti, esegue piroette in tutti i rami, cancella e omette con la perfezione di un criminale: umore e sovversione sono gli unici tratti lasciati nelle tracce di questo moto perpetuo". Di seguito, si offre in lettura una anticipazione del libro, un lungo frammento della nota dintenzione che Monteiro scrisse riguardo La Filosofia nel budoir: adattamento della celebre opera che non riusc a portare mai a termine. La traduzione di Liliana Navarra e

Beve dalle pi svariate fonti, esegue piroette in tutti i rami, cancella e omette con la perfezione di un criminale: umore e sovversione sono gli unici tratti lasciati nelle tracce di questo moto perpetuo
Raquel Morte. Per tutte le altre notizie su J. C. Monteiro, si rimanda al sito ufficiale, creato e gestito dalla stessa Navarra: www.joaocesarmonteiro.net. Buona lettura.

c) Esterno naturale. Giorno soleggiato. Serra di Montesinho. Inizialmente optammo per inserire il dialogo di Leopardi, che viaggia in un interno notturno, in una foresta con un lago. Questo ci permette di uscire dal huis clos e collocare il personaggio del giardiniere in una natura placida e aperta alla piena espressione del suo pensiero (finalmente ne ha uno, se accettiamo il paradosso), fuori da uno spazio dove appena un servo alla merc degli appetiti erotici dei suoi signori. A poco a poco, eliminammo la vegetazione, fino ad arrivare al duro, secco e sterile monte e allinversione del riflesso del doppio, cos disfacendo qualsiasi ambiguit narcisistica e, in un certo senso, alla maniera delle ondine romantiche, trasformandolo in eterno abitante della acque lacustri, nere e primordiali. 3 SUI COSTUMI I costumi devono avere un carattere atemporale, conservando appena un suggerimento o una reminiscenza dellepoca. Faremo a meno di loro, basta che il loro utilizzo non sia consigliato. E questo perch? Per la semplice ragione che la chiamata ars erotica di Sade non ha nulla a che vedere con i vestiti n con il suo uso perverso (morale). Sade non Versace e ancor meno un venusino camiciaio-SS Hugo Boss. Non centrano nemmeno gli abiti dei V e dei suoi simili. Il valore del vestiario sadiano impeccabilmente funzionale. A tal proposito, chi vuole pu consultare il libretto di Barthes intitolato Sade, Fourier, Loyola, comparso nella collezione Tel Quel delle Editions du Seuil nel 1971. Ad ogni personaggio il suo colore: a) Madame de Saint-Ange: Azzurro-zaffiro; nero. b) Cavalier de Mirvel: Crema. c) Eugnie de Mistival: Rosa antico; nero. d) Dolmanc: Viola. e) Agostino/Doppio: Nero/Bianco. f) Madame de Mistival: Bianco perla. g) Lapierre: Verde. Che ti voglio verde. 4 SULLIMMAGINE a) Lilluminazione Nel salone la luminosit avr una tonalit chiara proveniente dalle finestre e bruciando lesterno. Nellalcova la luce di base sar quasi penombra eccetto quella proveniente dalla finestra, dove sar collocata una vetrata multicolore. Lilluminazione del cubo autonoma, molto contrastata, potendo inoltre creare un effetto notte in pieno giorno. Nel settimo dialogo, la luce rasente e crepuscolare proviene dalla porta aperta, in modo da propiziare linvasione di unombra che anticipa lentrata di Lapierre nel circolo o di un controluce, molto violento alluscita del medesimo, o pi soave alluscita della madre e del cavaliere, che la segue. Nel controcampo con la tavola apparecchiata si fece notte. Che altro si potrebbe fare? Si accendono le candele Allesterno, il lago avr bisogno di un artificio che lo faccia diventare specchiato e di un riflettore che

1 SUI TESTI Utilizzammo per il testo di La Filosofia nel boudoir ledizione de La Pliade, stabilita in accordo con ledizione pubblicata come opera postuma nel 1795. Secondo i principi della Biblioteca de La Pliade, le grafie furono modernizzate. Abbiamo appena trasformato la punteggiatura con la maggior discrezione possibile e mantenemmo tutte le forme lessicali antiche che appartenevano alla lingua di Sade, uomo della fine del XVIII secolo e scrittore, amante di neologismi e di creazioni verbali. utile notare che La Filosofia nel boudoir era destinata probabilmente alla rappresentazione teatrale. Basta leggere la didascalia inserita nel settimo e ultimo dialogo: Le battute seguenti sono recitate con i rispettivi attori sempre in azione. gradevole verificare che nulla impedisce la conversione del testo in modo e materia cinematografica. La traduzione portoghese, ora presentata, prese come base la seconda edizione pubblicata nel 1974 dalle Edies Afrodite, che di Sade non ha nulla. Se non abbiamo introdotto in questa frode tutte le correzioni ritenute utili stato solo perch ci sembra che il compito di preservazione del linguaggio sadiano , per un lato, troppo spinosa per le nostre capacit e, daltro canto, non se ne giustifica la finalit: una versione soggetta da aberranti esigenze legali. La traduzione recentemente pubblicata dalla Europa-Amrica, anche se evita il linguaggio popolare e asessuato della precedente, si mantiene fedele alla mancanza di scrupoli delle edizioni della casa. Abbiamo eliminato, anche se non

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ONTEIRO

GERENZA
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funzioni come nuvola passeggera, capace di spegnere il sole. Si realizza cos il sogno criminoso e non consumato del marchese: assassinare lastro-re. Monarchico e regale, senza dubbio, a dispetto dei malintesi repubblicani.

b) La rappresentazione immagetica La rappresentazione delle pratiche sessuali fu pi o meno mostrata in tutti i tempi e in tutte le civilizzazioni, secondo criteri pi o meno permissivi. La incontriamo, per esempio, sacralizzata nei templi induisti o miserabilmente volgarizzata dalla tele-globalizzazione della nostra societ. Secondo noi, quello che pu sbalordire di tutto questo la regressione contemporanea ad una bassezza nulla, anche se crapulosamente (se ci vogliamo divertire un po e continuare a disordinare le carte, incontriamo nel dizionario Le Robert il termine crapula, associato da Proust al piacere sadico) redditizia. In Sade la composizione delle inquadrature rimanda ad un immaginario fantomatico, provocato da una solitudine uscita dalla sua condizione di prigioniero. Se ammettiamo che il classicismo lapogeo della forma, il manierismo un formalismo, ovvero, una crisi della forma, incontriamo qui unorganizzazione specificamente barocca, questa , la libert sovrana dellimmagine e dei suoi multipli ed interminabili giochi di specchi. Per pensare come un cinefilo delle vite comuni (quale delle?), avremmo potuto non essere lontani da una coreografia alla Busby Berkeley. Sfortunatamente, non pensiamo

come un cinefilo delle vite comuni. Cascher il mondo? 5 SUL SUONO La scenofonia prima di tutto, per favore. Feroce presa di posizione per il diretto. Corpo acustico realista (voci pi ambienti campestri), nelle scene del salone e del lago. Alcune precauzioni da tener presente nelle scene del boudoir: isolamento dello spazio sonoro, in modo da privilegiare la chiarezza e la modulazione delle voci attraverso

una purezza acustica prossima a quella che potremmo trovare in una buona sala di concerto. Baster visitare la stanza da letto del Duca Federico del Montefeltro nel Palazzo dUrbino per capire le cure poste nellorganizzazione acustica. Si tratta della creazione delle condizioni che permettino a un orecchio saggio di godere di tutte le risorse auditive, incluse quelle dellamplificazione, come elemento fondamentale dellerotizzazione dello spazio. La voce sar allora lelemento primordiale di seduzione in un gioco dincroci reciproci delle linee

melodiche. Kierkegaard, che non si sbaglia mai, lo dice a proposito di Mozart. Detto questo, mi piacerebbe ancora richiamare lattenzione sulla costruzione ritmica di Sade. Possiamo verificare che in due tempi: quello del logos e delleros. Ora, la nostra economia cinematografica non esclude, in seguito ad alcuni giri seriali, questa scissione: sar rigorosamente binaria, un po come nei film di Howard Hawks, ma senza rompere il chiamato movimento perpetuo. Si dice: senza mai fermarsi.

In copertina un fotogramma tratto dal film La commedia di Dio (1995), diretto da Joo Csar Monteiro

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LA STRANA STORIA DEL CINEMA PORTOGHESE MODERNO

PAULO ROCHA IL CINEMA NOVO

Porto, 1963. La spada nella Rocha


Quando una generazione di cineasti, nel 1963, riport in vita limmaginario lusitano e sconfisse un cinema falso e di propaganda, pi vicino al fotoromanzo e alla farsa che alla vita

di LUKE CIANNELLI

Il critico francese Andr Bazin afferm che il neorealismo italiano, con una decina di film, libri e quadri, grazie allaria pura catturata dai partigiani e dai proletari di Rossellini e De Sica, aveva liberato dun colpo solo anche lo spirito e la sensibilit di un popolo sotto incantesimo, riportando lItalia dentro la contemporaneit artistica e culturale - Steinbeck, Wittgenstein, Cain, Lubitsch, Chandler, Schoenberg, Dos Passos, laction painting- e cancellando dun tratto un ventennio di isolamento, ferrea censura e propaganda misogina, antisemita, razzista e omofobica. Larte non accompagna affatto la Storia, semmai, di tanto in tanto, la fa. Ma il fascismo in Europa non era finito. Si camuff, pronto a far danni fino ad oggi. Per in Spagna e Portogallo, il cinema avrebbe anticipato di qualche decennio la fine di una tirannia decrepita e violenta. L grazie allesule Bunuel, e a Saura, Bardem, Berlanga, Portabela e Jorda qui per merito soprattutto di Manoel de Oliveira, di Porto, il cui Douro Faina Fluvial gi nel 1931 aveva entusiasmato Pirandello, impedendo che lindomito regista (reo di aver lavato in pubblico i panni sporchi del paese) venisse pubblicamente linciato. Ma, fino al 1942 e a Aniki-Bobo, de Oliveira fu messo agli arresti artistici domiciliari, e ci volle davvero Otelo de Carvalho e i suoi capitani daprile perch, da

Benilde o la vergine Maria (1976) in poi, attraverso le sue decostruzioni spregiudicate dei grandi romanzi (sur)realistici del paese, ricominciasse a lavorare con il ritmo necessario al recupero dei 30 anni perduti, arrivando fino ad oggi, ai suoi 104 laboriosissimi anni, con un film da festival preparato per ogni Cannes o Venezia, grande gesto dad, vitale e antifascista. Esistono monadi, ma il cinema portoghese non mai esistito, come intitola provocatoriamente la sua storia il prestigioso critico Joao Benard da Costa. Il primo lungo di finzione del 1911, per iniziativa di cineasti francesi e italiani, come Rino Lupo (autore Donne di Beira, 1921 e Os Lobos, 1923). E lintera storia cinematografica lusitana non conta pi di 500 lunghi (5000 gli spagnoli, oltre 2500 i greci...), paralizzata pi che dalla fragilit tecnologica e industriale da una dittatura arcaica e oscurantista, terrorizzata dalla libert che le immagini sprigionano, e durata, tra Salazar e Caetano, dal 28 maggio 1926 al 25 aprile del 1974. Questa chiusura incestuosa, dal punto di vista della autoriflessione identitaria razzialmente incontaminabile, entrando in contrasto con una cultura rigogliosa e secolare, con un passato cosmopolita e planetario quanti altri mai, aperto agli oceani e allavventura imperialista spericolata, ha formato un occhio originale e unico, e fabbricato come uno specchio deformante che diventato marchio

di fabbrica complesso, barocco e eccentrico. Camoes pi Pessoa... Il genere documentaristico-etnografico poi stato sempre un suo riflesso ossessivo. Da Leitao de Barros (Lisbona cronaca anedottica, 1930) a Antonio Campos (Villarinhos das Furnas, 1971), passando per tutto il primo de Oliveira (fino a Il mistero della primavera, 1963). Certo prospettiva storica delle strutture sociali e riesame critico della storia hanno dovuto aspettare il sogno

(infranto) della rivoluzione dal basso per sbriciolare e scavalcare, in profondit e sensibilit, i polpettoni apologetici di regime (Ines de Castro, 1945 e Camoes, 1946, entrambi di Leitao de Barros), grazie ad alcuni esponenti del terzo cinema cio del cinema di guerriglia e di movimento come il cineasta tedesco-nomade Thomas Harlan (Torre Bela, 1975-2007), il Gruppo Zero (La legge della terra, 1977) o i registi entrati in clandestinit formale, come il Manoel de Oliveria di Non ou a va gloria de mandar, 1990; Parola e utopia (2000) o Il Quinto Impero (2004). Mentre con i pi recenti lavori di critica al colonialismo e alla sessuofobia e di indignazione antiglobal e per lo sfruttamento degli extra comunitari lusofoni di Teresa Villaverde e Pedro Costa, Joo Pedro Rodriguese Miguel Gomes, il fraseggio si fa meno arzigogolato, il design postmodern pi aggiornato, la prococazione pi

ultr, la melodia verista-fadista molto pi avvelenata. Ecco perch stato aperto cos tardi, nel 1990, a Vila Franca de Xira, (a nord-est di Lisbona) il Museo del Neorealismo, dedicato soprattutto a pittura, scultura, fotografia e letteratura di combattimento e di classe (il segretario del Pcp, Alvaro Cunhal ne fu, sotto pseudonimo, uno suo originale e prestigioso esponente). Ma listituzione, che si vanta di non essere imbalsamata e nostalgica ma viva e battagliera, dalla parte delle idee nuove, non si ancora aperta o ha reso solo timidi omaggi a quella particolare forma eretica di neo-realismo che fu il cinema novo lusitano, anticipato da qualche brusco squarcio proibito di vita vera e di forme fertili in qualche opera dei primi anni cinquanta (Saltimbanchi, 1951, Nazar, 1952, di Manuel Guimaraes; Os Tres da Vida Airada, di Perdigao Queiroga, 1952) ma che fu davvero inaugurato scandalosamente nel 1963 da una opera, strutturalmente anti-portoghese e di capitale rottura esistenzialistico-formale, Gli anni verdi. Lha prodotta Antonio da Cunha Telles, insegnante di cinema sperimentale alluniversit di Lisbona, utilizzando gli esterni, le troupe ridotte e dando fiducia a giovani creativi come il musicista Carlos Paredes e il regista Paulo Rocha diplomato allIdhec di Parigi, svezzato a documentarismo radicale, nouvelle vague, Antonioni e Mizoguchi (tutti erano emigrati: Fernando Lopes, Matos Silva e Monteiro a Londra a Vasconcelos, Galvao Teles, de Macedo, Seixas Santos, Fonseca e Costa, in Francia). Rocha ha diretto quella storia damore, obliqua e perversa, senza preoccuparsi troppo dellurgenza sociale n del nucleo centrale (se non visuale) del racconto, n della struttura veramente dialettica (ossessione letteraria della critica impegnata

dellepoca). Cineasta del nord, anche lui di Porto, assistente di Jean Renoir, precursore visionario, Paulo Rocha morto qualche giorno fa, a 77 anni, dopo una lunga malattia. Quel folgorante avvio del cinema novo, incassi zero, fece il giro del mondo, era un film datmosfera noir, dedicato esplicitamente al Lang americano, che avanza in falso movimento verso un gesto finale, violento e smisurato ma non per questo imprevedibile. Fu giudicato meccanico nel trattamento delle relazioni sociali e insufficiente nella notazione psicologica dalla critica affiliata a Sadoul e Aristarco (tradotti nelle riviste dellepoca, Imagen o Celuloide). Alla quale Paulo Rocha rispose: Non bisogna prestare troppa attenzione alla storia e alle parole, ma a come vengono trattate. Solo cos la progressione visiva sembrer incalzante, inevitabile. Siamo di solito abituati a sopravvalutare la storia in relazione alla messa in scena. In Gli anni verdi il trattamento della materia cinematografica capovolto, si mette cio il personaggio in relazione con lo spazio, il decor, il paesaggio. Ilda e Julio, i protagonisti, dal punto di vista letterario mancano di profondit psicologica letteraria, ma se si pensa il film visivamente, si scopre che la radice sociale comune dei due personaggi polverizzata dalla differenza degli spazi architettonici e urbani che abitano e che ne condizionano i comportamenti (e che la cinepresa rigorosa di Rocha insegue ossessivamente e con furore di classe): Julio schiacciato dalle linee orizzontali e claustrofobiche, perchP guarda il mondo da una calzoleria in un sottoscala; e Ilda, ragazza middle class class, che si muove con leggerezza e a volont negli spazi aperti e dilatati, ma non meno dincubo, della nuova Lisbona tutta cemento e vetro. Non lo scontro campagna/citt, ma sotterranei/piani alti, ascesa/precipizio... Rocha riusc

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Paulo Rocha, nella foto grande (da Publico). Sotto e a sinistra Isabel Ruth e Luis Miguel Cinta in Olhos vermelhos (2011), lultimo film di Paulo Rocha. O Cerco di Antonio da Cunha Telles (1970), che fu il produttore dei primi film di Rocha. A destra in alto Francisca di Manoel de Oliveira e Gli anni verdi sulla copertina di un libro dedicato al cinema novo portoghese.

anche cos il film: la storia di una donna che passa da un uomo a un altro e di un uomo che passa da una donna a unaltra. E poi i film autobiografici giapponesi, sullesilio, ogni poesia esilio, lincantevole Lisola degli amori (1978-1982) e il documentario annesso, Lisola di Moraes (1983-1984). E poi le sue produzioni indipendenti O desejado (1985), Portugaru San - O Sr. Portugal em Tokushima (1993), ancora su Wencesalus de Moraes il viaggiatore portoghese che in Cina e soprattutto in Giappone si rifece una identit), O Rio do Ouro (1998), dove musica e danze contadine sono energia e montaggio mai folklore; Cames Tanta Guerra, Tanto Engano (1998), A Raiz do Corao (2000), As Sereias (2001), Vanitas (2004). Della sua Suma Filmes (era lultimo degli indipendenti) anche i film pi piccoli, Pousada das chagas (sul museo di arte sacra di bidos), Mscara de ao contra absmo azul (sul pittore Amadeo de Sousa Cardoso) e il suo ultimo lavoro, Olhos vermelhos (2011). Certo, grazie a Lino Miccich che

abbiamo conosciuto il cinema novo portoghese. E dove altro si poteva discutere di rivoluzione dei garofani e di Pessoa e Eca de Queiroz con Joao Cesar Monteiro, Antonio Reis e Paulo Rocha se non sul lungomare di Pesaro, visto che la Mostra , e soprattutto era, un omaggio ai Cinema nuovi? Certo, grazie anche a Fuori Orario, a Enrico Ghezzi, a Sergio Germani (che lo ha invitato ai Mille Occhi di Trieste) e a Roberto Turigliatto, che ha scritto qualche giorno fa un magnifico ritratto di Paulo Rocha sul manifesto, e ai festival di ricerca (Torino, prima di Nanni e Virz, grazie al volume Lindau sul regista di Anni verdi, che cur proprio Turigliatto nel 1995), i pi attenti cinefili hanno catturato qui e l qualche traccia di questa affascinante generazione colta e anarchica, mai riconciliata e aggressiva che, anticipando luscita del generale Spinola, fece il coming out estetico e che si pu chiamare anche generazione Gulbenkian (dal nome del mecenate dellarte di origini armene che cre il Centro Portoghese del Cinema) o Generazione del Vav, dal caff sullAvenida dos Estados Unidos di Lisbona, sotto casa di Rocha, dove si incontravano il comunista Vasconcellos, lanarchico Antonio de Macedo, il pi che anarchico e pi che comunista Joao Cesar Monteiro, il benfichista Joao Botelho, e poi Fonseca e Costa, Tropa, Matos Silva, Fernando Lopes. ..La scomparsa via via di Antonio Reis (di cui non si pu ignorare lo straubiano Tras-os-Montes, realizzato nel 1976 con Margarida Cordeiro), Antonio de Macedo, Joao Cesar Monteiro e Fernando Lopes stanno cancellando questa fantastica generazione. E de Oliveira, durante le vacanze di Natale, stato ricoverato in ospedale...

ad anticipare di 10 anni la rivoluzione dei garofani, sbriciolando in pochi piani sequenza invisibili ai censori, la retorica colonialista, la prosopopea sciovinista, la preghiera anticomunista e il bozzettismo cittadino che impregnava le commedie popolari cittadine di Arthur Duarte o i drammi rurali e mistici di Brum Do Canto, rispettosi delle strette consegne e dei divieti imposti dal Segretariato alla Propaganda nazionale, organo censorio imposto dal dittatore Salazar nel 1935 per tenere il paese sotto controllo ecclesiastico, isolandolo dal resto del mondo. Non si trovano i dvd dei film di Paulo Rocha in Portogallo, neanche alla Fnac anche se, come scrisse

Antonio-Pedro Vasconcelos: i suoi film sono belli come cristalli, sono gli unici che si riconoscono al tatto. Figuriamoci se si trovano in Italia, neanche il Filmlexicon lo ricorda. Anche la ricerca su You Tube offrir solo frammenti di film. Eppure questo figlio di commerciante che aveva studiato legge, cineclubbista (eterodosso), frequentatore della Cinematheque di Langlois (con Cunha Telles e Costa e Silva), con Renoir sul set di Caporal Eping e con de Oliveira del secondo periodo (O acto da Primavera e La caccia), direttore del Centro Portoghese del Cinema tra il 1973 e il 1974. Addetto culturale dal 1975 al 1983 dellambasciata portoghese di Tokyo. Viaggiatore (mi consigl un viaggio alle Azzorre

durante le feste religiose anormali perch nelle isole non si concepirebbe lesistenza dello Spirito Santo), scrittore, attore, non solo nei suoi film, ma in Francisca e Le Soulier de Satin di de Oliveira e in Passagem ou a Meio Caminho di Jorge Silva Melo. Ebbene questo gigante del cinema ha una filmografia strepitosa che comprende almeno un altro capolavoro della fase Cunha Telles del cinema novo, quella specie di musical improprio scritto con Antonio Reis, dallironico titolo Mudar de vita (1966), studio etnografico, di disperata allegria, sui pescatori di Furadouro, nel nord del paese, tra documento e melodramma, tra La terra trema di Visconti e Stromboli di Rossellini. Qualche critico riassume

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CINEMA HORROR

Prossimamente da Hollywood: The Ghostmaker, film indipendente del regista, sceneggiatore e illustratore di origine italiana Mauro Borelli
di FILIPPO BRUNAMONTI

Con primordiali giochi d'ombra e l'esecuzione balcanica del tempo, Mauro Borrelli, regista/sceneggiatore/illustratore, rischiara la paura (e, di rimando, il senso) della morte. Prorompe nella realt con il sovrannaturale, schierando aghi e punture dello sguardo l dove il deserto dell'industria americana un tempo (anni Settanta/Ottanta) sogn alieni, stelle e almanacchi. L'autore, di origine italiana, ha sparpagliato talento e ingegno a Hollywood, dapprima come illustratore concettuale per Tim Burton (Sleepy Hollow), Jan De Bont (The Haunting), Bernardo Bertolucci (Il piccolo Buddha) e Terry Gilliam (Le avventure del barone di Mnchausen), poi come autore di successo, apprezzato anche da Ang Lee e Gore Verbinski; il debutto al lungometraggio, Goodbye Casanova, ha inaugurato la seconda edizione del Los Angeles Italian film Awards presso l'Egyptian Theatre. La nuova pellicola indipendente The Ghostmaker (titolo originale: Box of Shadows) gi stata venduta in Germania; in Italia uscir grazie ad una distribuzione indipendente, e cos probabilmente in Francia. Somiglia un po' all'Ark, bevanda alcolica asiatica di riso e frutta, rinvigorente, lisergica, ma con qualche controindicazione per lo spirito. La storia - un ragazzo che recupera una bara del XV secolo congegnata dall'Artigiano del Diavolo in persona - ha il dono di alterare le proporzioni universali della percezione. Perch il feretro, a met tra oggetto d'antiquariato Hammer e cubofuturismo, cela al suo interno un'anima, perfetto meccanismo ad orologeria in grado di far provare all'ospite, vivo, l'esperienza del trapasso. Febbrile inquietudine seguita da curiosit: il distacco dell'anima dal corpo, la sensazione del farsi fantasma e scivolare nel nulla tormentando, spiando, amando il prossimo tuo come te stesso. questa la saliva del film. Chi abusa del macchinario infernale, perde letteralmente l'anima. Proprio come accadeva al

Come fare quattro passi nellaldil

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mestieri della celluloide, sgrassando in maniera maoista tecnica e inventiva dietro la macchina da presa. Sul mestiere del cinema, Segatori ha anche realizzato ritratti di Werner Herzog, Tsui Hark, Enzo G. Castellari. Il suo road movie (Hollywood Flies) co-prodotto da Rai Cinema, Gft e Peace Arch, stato girato nella Death Valley, a Los Angeles, Las Vegas e in Canada, e venduto in 37 paesi. Quello che pu risultare incredibile - conclude Segatori - che a Hollywood ormai gli americani non esistono pi. Ci sono, semmai, ottimi autori scandinavi, cinesi, danesi. L'industria si portata in casa l'arte di tutto il mondo, compresa la nostra, vedi il caso di Gabriele Muccino e Mauro Borrelli. Non un teatrino ottocentesco composto di bandierine che si fanno guerra tra loro. A fare la differenza il know-how delle personalit. L'esempio di Ghostmaker calzante: siamo riusciti a girare un film con 150.000 dollari di budget e, soprattutto se visto in sala, sembra sia costato almeno 1 milione e mezzo. Lo scenario italiano cos asfittico perch ci sono pochi scambi culturali, persiste la paura dello straniero, di ci che diverso, ognuno cura soltanto il proprio orticello. Lo stesso vale per alcuni festival, che somigliano ad una compagnia di giro; gli autori, infatti, fanno film per quella kermesse e basta, non fanno tanta strada... Solo che oggi sembrano essersi stancati di questo trend anche gli addetti ai lavori.

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Django s, ma di Questi
Django. Devessere stato un nome molto affascinante per gli americani se lo hanno appioppato a pi di un film, anzi a pi di uno spaghetti western, perch oltre al Django che sta per uscire di Tarantino, che gi un remake del Django di Corbucci , c quello, improprio, appioppato al censuratissimo film di Giulio Questi che originalmente si chiamava Se sei vivo spara e che su internet si trova sotto il titolo di Django killif you live, shoot!. Anche Giulio Questi stato pluricitato da Tarantino, anzi oserei dire che Questi sia stato il suo principale ispiratore e, quando nel 2007 stato direttore della giuria della mostra del cinema di Venezia, Tarantino lha omaggiato e fatto riscoprire, mai abbastanza, a molta parte del pubblico che ignorava lesistenza di questo particolarissimo e geniale autore italiano. Giulio era amico dei miei padri, sembra strano lo so ma sono stati 2, e la leggenda familiare dice che a lui debbo il mio impronunciabile nome che allanagrafe e quindi sui documenti AlessandraGiulia, cos tutto insieme lunghissimo, con loro condivideva le esperienze partigiane, lamore per il cinema e la letteratura e larrivo a Roma dalla provincia nel primo dopoguerra e, naturalmente, amicizie e passioni. Diversamente dai padri, che sono entrambi morti abbastanza giovani, Giulio per fortuna vivo, vegeto e lucido e tra poco uscir una sua autobiografia scritta in collaborazione con D. Monetti e L. Pallanch, che consiglio di non perdere.Questi cominci come scrittore (pubblic sul Politecnico diretto da Vittorini) e poi come documentarista, attore per Fellini nella Dolce vita, per giungere ad un uso del tutto personale del cinema di genere e abbandonarlo per la televisione e dopo aver mollato anche il piccolo schermo ha avuto la genialit di auto prodursi dei brevi video solipsistici in cui fa tutto da solo, recita, anche diversi personaggi, gira e monta che si possono trovare, ordinadoli, nelle librerie Feltrinelli nel cofanetto By Giulio Questi. Ma tornando al western che tanto ispir Tarantino interessante leggere il racconto dellautore pubblicato nel libro The wild, the sadist and the outsiders di A. Bruschini e F: de Zigno: Per Se sei vivo spara non dovetti fare molti sforzi. La memoria mi corse incontro offrendomi materiale che conoscevo di persona. Era la memoria dei miei ventanni. Avevo fatto la guerra in formazioni partigiane sui crinali della Valtellina. Lesperienza mi aveva segnato, i ricordi si affollavano: bande armate vagabonde sulle montagne, scontri a fuoco, compagni morti, piccoli villaggi occupati e perduti, vasti territori attraversati, imboscate, tradimenti, paura. Partito per fare un film su commissione, autenticit, sincerit e passione mi travolsero nello scriverlo e nel girarlo. Immaginazione e memoria si intrecciarono, si confusero. Mi ritrovai in una dimensione simile a un sogno, nella quale, camminando, rimbalzavo sul terreno senza pi forza di gravit, potendo raccontare in ogni direzione. Morte e violenza, che avevo conosciuto da vicino e che mi avevano ossessionato, trovarono il loro incantamento nella visione e nella narrazione. Fu per me un atto liberatorio, una catarsi. Una catarsi pagata a caro prezzo poich il film fu censurato, come anche il successivo La morte ha fatto luovo, altro preteso film di genere, questa volta giallo, scritto come il primo insieme a Kim Arcalli, che fu decurtato di 20 minuti, ma Questi sembra non aver troppi rimpianti e mantenere intatto il suo sense of humor: Quando il film usc, fu un casino. Il pubblico ci stava con entusiasmo, se pure sbigottito. La critica si divise: apprezzamenti da una parte e insulti dallaltra. Di questi ne trascrivo uno per tutti: linfame carnaio dellefferato regista. A caratteri cubitali, su tutta una pagina. Lo Specchio del 12 febbraio 1967. Bei tempi, quando per un film ci si indignava. Di Mauro Borelli: sketch per Dark Shadows di T. Burton; aereo; con una creatura di Ghostmaker; ragazzo; autoritratto con Sleepy Hollow

conducente di Christine nel romanzo di King (trasposto al cinema da John Carpenter). L'amore - per un'automobile, una ragazza, una vita da invisibili e da invulnerabili - restituisce solo parte del tremendo giudizio che la vita ha gi in serbo per noi. E se in Nightmare 3: I guerrieri del sogno, uno dei protagonisti, da addormentato, era capace di alzarsi dalla carrozzina e diventare un grande mago girovago, qui, un personaggio ritrova lo stato di moto grazie all'allaccio tra cielo e terra. Un momento delicato, destinato a deteriorare per sempre gambe e testa, a lievitare l'aggressivit e l'insoddisfazione per l'eterno. Ma solo in un secondo tempo, quello in cui Ghostmaker, superindipendente (

costato appena 100.000 euro), riversa tutta la sua elegante furia su neri, blu cobalto, azzurri in isolamento e pomi d'ottone. Il gioco ai rimandi in burrasca: prevalgono Mario Bava e il comodo bollore dei serial tv, ma fioccano anche notevoli strizzate d'occhio a capolavori del calibro di Abbott and Costello meet Frankenstein (1948) - senza Gianni e Pinotto, va da s - e rincorse agli incastri metacinematografici, da The Devil's Backbone (Guillermo Del Toro, 2001) a The Uninvited (Lewis Allen, 1944), passando per The Legend of Hell House (John Hough, 1973), Kwaidan (Masaki Kobayashi, 1964) ed ultraclassici (su tutti: Henry Robin and a Specter, Thibault, 1863). D'altronde, come esclama Marion

Kerby (Constance Bennett) in Topper: Sai una cosa George? Credo che siamo morti. A proposito, il cinema italiano sul serio morto? Secondo Fabio Segatori, co-produttore di Ghostmaker e regista di Terra bruciata e Hollywood Flies (ora al lavoro su un action comedy, Ragazze a mano armata, girato in stile asiatico a Messina) stiamo assistendo ad un depauperamento delle nostri arti. Impera la dittatura della commedia, si girano solo fiction dal Dna cinepanettonico. Segatori si divide tra Stati Uniti e Italia con progetti coraggiosi e roboanti, e l'industria hollywoodiana non lo ha ancora messo al tappeto. Certo racconta - non facile fare film a Hollywood, esistono regole precise che devono essere rispettate. Ad ogni modo, all'estero sanno riconoscere e apprezzare il valore aggiunto di un europeo. Siamo capaci di trasmettere qualcosa di derivazione neorealistica che gli altri non hanno. In Italia, invece, non c' sperimentazione espressiva. Sa quel che dice, Segatori. La sua inchiesta sugli italiani a Hollywood (dal titolo Hollywood Dreams, 2006) attraversa diversi

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GIOCARE A SINISTRA

SPORT
In una trattoria romana di San Lorenzo un gruppo di giovani fondava nel 1982 la rivista di storia e critica sportiva Lancillotto e Nausica
di PASQUALE COCCIA

LA RIVISTA
Lancillotto e Nausica ha ottenuto nel 1984 il riconoscimento del Cio (Comitato Olimpico Internazionale) con la presentazione del n.1 della rivista, su iniziativa del Coni al museo di Olimpia in rappresentanza dell'editoria italiana sullo sport e nel 1987 il premio De Martino per l'editoria sportiva. Il numero monografico appena uscito si intitola Le Americhe. Il nord ricco immerso nella cultura sportiva, il sud povero, che nel calcio attenua la sofferenza sociale con contributi di Giuntini (Che Guevara e lo sport), Sbetti (La Coppa Davis nel Cile di Pinochet), Fiorelli (Cinema e sport nell'America Latina).

Paolo Ogliotti fin dalla fondazione fa parte della direzione di Lancillotto e Nausica. Oltre a numerosi articoli e pubblicazioni sul rapporto tra sport e immagine, ha realizzato la mostra itinerante Icon-Coni. Frammenti di un discorso sportivo (1991, con A. Russo), i filmati Sport and Games(2006) e LItalia s mossa! (2011, con S. Fiorelli, E. Ogliotti, L. Russo) e il Museo virtuale dello sport (2004, con E. Auriemma e A. Russo visitabile in www.lancillottoenausica.it). Come nasce l'esigenza di pubblicare una rivista come Lancillotto e Nausica? Eravamo un gruppo di giovani professori universitari e ricercatori, schiacciati da una parte dal mondo accademico e dall'altra da una sinistra che ha sempre negato tutto ci che riguarda lo sport. Eravamo tifosi di calcio storicamente repressi, la rivista nacque per contrastare questo mondo. Il primo dicembre 1982, a Roma in un ristorante situato nel quartiere popolare di San Lorenzo, lo stesso dove andava Pasolini, ci riunimmo per fondare Lancillotto e Nausica, cui segu l'atto notarile. Il primo numero usc ad aprile 1984. Perch il nome Lancillotto e Nausica? Discutemmo su vari nomi, qualcuno propose Pallacorda, poi venne fuori Lancillotto perch era il simbolo della competizione sfrenata, ma all'insegna delle regole, e Nausica come archetipo della felicit ludica. I due concetti estremi sintetizzavano bene le caratteristiche personali dei componenti del gruppo, noi eravamo un p giocosi e un p rigorosi. In fondo alla copertina aggiungemmo la scritta critica e storia dello sport, una soluzione che ci consent di giocare con la storia dello sport e non scrivere articoli troppo accademici. Come reagirono il mondo accademico e quello sportivo? Inizialmente bene, non furono particolarmente entusiasti, ma neppure ci contrastarono. Alcuni docenti universitari per il comitato scientifico offrirono perfino il loro nome, come Cesare Musatti, Franco Della Peruta, Salomon Resnik, Leonardo Vecchiet, il medico della nazionale di calcio. Il mondo dello sport, rappresentato dal Coni, ci

All'interno del gruppo fondatore, nessuno di noi veniva da un ambito specializzato come il giornalismo sportivo, tra di noi vi erano due docenti dell'universit di Teramo, uno che lavorava presso la biblioteca centrale di storia a Roma, e che ci ha facilitato non poco nell'accesso ai documenti, e io che ho l'hobby della fotografia, una diversit che per un lungo tempo ha rappresentato una ricchezza per la rivista. Tutti uniti dalla passione per lo sport e dall'impegno volontario. Vi inoltre il contributo dei collaboratori che scrivono senza remunerazione. Come il manifesto? Proporio cos. Con il manifesto, nel 1994, all'interno dell'inserto settimanale Lezioni di Storia, in occasione dei mondiali di calcio che si disputarono negli Stati Uniti, curammo quattro inserti allegati al quotidiano sulla storia della Coppa Rimet. Il primo si intitolava La Genesi, la coppa Rimet negli anni della crisi. Il secondo Il Verbo, il football in cielo in terra e in ogni casa. Il terzo Il Rito, il calcio al ritmo del movimento e il quarto Mondieu Mondial, la cultura elettronica invade tutto: anche le coscienze. In quell'occasione come curatori degli inserti oltre a me c'erano Adolfo Noto, Lauro Rossi e Aldo Russo tutti della redazione di Lancillotto e Nausica, ci divertimmo molto. Dove ricercate le fonti per i vostri articoli, visto che in Italia mancano centri di documentazione sportiva specializzati? Nelle societ sportive centenarie, dove gli archivi sono ricchi di documenti e foto bellissime. Si tratta di societ che oggi hanno uno scopo diverso rispetto a quello per il quale sono state fondate, non hanno pi lo spazio che avevano un tempo, e spesso la documentazione degli archivi finisce negli scantinati.

Due copertine della rivista Lancillotto e Nausica; Pier Paolo Pasolini a Roma nel 1968 in un campetto di borgata; uno studio fotografico sul movimento

Quando cerchiamo fonti negli archivi di queste societ, ci tocca andare nelle cantine di tre o quattro soci che sistemano alla meglio l'enorme quantit di documenti e foto. A lungo andare diventano archivi privati, e quando i dirigenti pi anziani di queste societ muoiono, i parenti se ne disfano al pi presto, considerandolo materiale inutile. un peccato perch sono documenti che raccontano la storia centenaria di societ sportive sorte in tutta Italia. Nessuna istituzione tutela questo patrimonio? Da qualche anno abbiamo una collaborazione con l'Unasci (l'Unione nazionale delle associazioni sportive centenarie d'Italia), che ha tra i suoi obiettivi la tutela degli archivi delle societ centenarie. Ci segnalano dove andare per salvare i documenti storici. Ogni numero della rivista racconta la storia di due societ centenarie iscritte all'Unasci. Dopo tanti anni di impegno volontario non siete stanchi? Dall'anno scorso abbiamo passato la mano a un gruppo di giovani ricercatori, animati da spirito critico e profonda conoscenza dello sport. La direzione l'abbiamo affidata ad Andrea Salvarezza, un giovane che da poco ha conseguito il dottorato di ricerca con una tesi sulla critica storica, giuridica ed economica dello sport. Sono ragazzi preparati e bravissimi, ma precari. Nessuno di loro viene dallo sport specializzato. A loro abbiamo affidato la realizzazione dei prossimi numeri, che dall'anno scorso sono monografici, noi mettiamo a disposizione l'esperienza.

INTERVISTA PAOLO OGLIOTTI

Aggredire gli spazi sportivi lasciati scoperti dalla sinistra


moderati arabi
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consent addirittura di fare la presentazione in una sala prestigiosa del Foro Italico. Alcuni dirigenti del Coni pi sensibili sollecitarono le federazioni sportive a sottoscrivere gli abbonamenti alla rivista, circa un centinaio, uno per ogni comitato provinciale, ma dopo due anni si dimenticarono di noi. Davate fastidio? No. Lo spazio che avevamo conquistato presso il Coni era dovuto pi alla sensibilit culturale di alcuni singoli dirigenti che non a una scelta culturale dell'ente olimpico. Noi d'altro canto eravamo guardinghi, la struttura del Coni storicamente sempre stata di destra, perci ci tenemmo distanti, temevamo di essere assorbiti. Da circa 30 anni con alti e bassi continuate le pubblicazioni, qual' il segreto?

Le mappe del Sahara Occidentale vendute on-line in Spagna sono disegnate e prodotte a Rabat: la frontiera rimossa e la terra sahrawi viene unita al Marocco. La campagna di boicottaggio delle ditte che diffondono le mappe falsificate, iniziata a Madrid, andrebbe estesa in tutta Europa.

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I FILM
FREAKONOMICS
DI ALEX GIBNEY, EUGENE JARECKI, HEIDI EWING, MORGAN SPURLOCK, RACHEL GRADY, SETH GORDON; CON JAMES RANSONE, MELVIN VAN PEEBLES, GREG CROWE, ADESUWA ADDY IYARE. USA 2012

SINTONIE
Leo Di Caprio (da Oscar, non lo hanno nemmeno nominato...) il suo padrone, latifondista e sadico organizzatore di scontri tra mandinghi. Peggio di lui lo zio Tom della piantagione (Samuel Jackson irriconoscibile...). Tra Corbucci e Leone, Pechinpah e Mario Van Peebles, Burt Kennedy e Eastwood arriva lora della vendetta. (Lu. Ci.) GHOST MOVIE
DI MICHAEL TIDDES; CON MARLON WAYANS, NICK SWARDSON, ALANNA UBACH, CEDRIC THE ENTERTAINER. USA 2012.

A CURA DI SILVANA SILVESTRI, LUKE CIANNELLI, CRISTINA PICCINO, ARIANNA DI GENOVA

IL FILM
CLOUDS ATLAS
DI ANDY WACHOWSKI, LANA WACHOWSKI, TOM TYKWER; CON TOM HANKS, HALLE BERRY, HUGO WEAVING, HUGH GRANT, SUSAN SARANDON. USA/GERMANIA/CINA 2012

infetti. Sar una lotta senza fine, piena di corse per la sopravvivenza, per riabbracciarsi... A ROYAL WEEKEND
DI ROGER MITCHELL; CON BILL MURRAY, LAURA LINNEY, ELIZABETH MARVEL, OLIVIA WILLIAMS, SAM CREED. GB 2012.

Un pool di documentaristi esplorano il lato nascosto della natura umana attraverso l'uso della scienza economica. Dal best seller dell'economista Steven Levitt e del giornalista Stephen J. Dubner. Alex Gibney parla di Sumo, antico e venerato sport giapponese. Morgan Spurlock (che aveva analizzato anni fa il businness McDonald) si occupa di bambini. Rachel Grady e Heidi Ewing sui ragazzi che potrebbero studiare di pi, se incentivati a studiare con il contante. Eugene Jarecki indaga sul perch il tasso della criminalit sceso drasticamente nei primi anni '90. Seth Gordon tesse insieme i pezzi con intermezzi vivaci, fornendo il contesto e il commento degli autori. CERCASI AMORE PER LA FINE DEL MONDO
DI LORENE SCAFARIA, CON STEVE CARELL, KEIRA KNIGHTLEY, NANCY CARELL. USA 2012

Malcolm e Kisha si trasferiscono nella loro casa dei sogni, ma ben presto si accorgono di non essere soli perch c' un demonio abita in quella abitazione. Quando Kisha viene posseduta, Malcolm - determinato a mantenere attiva la sua vita sessuale - si rivolge a un sacerdote, a un sensitivo e una squadra di ghost-busters affinch lo aiutino a scacciare il demone da sua moglie e dalla loro casa. QUALCOSA NELLARIA
DI OLIVIER ASSAYAS, CON CLEMENT METAYER, LOLA CRETON, FELIX ARMAND, CAROLE COMBLES, INDIA MENUEZ. FRANCIA 2012

Dopo Abel Ferrara e Lars von Trier ecco un altro film sullimminente catastrofe ventura definitiva. Un asteroide largo 110 km diretto verso la terra e lultimo tentativo di deviarlo stato un fallimento. Cos come un fallimento il matrimonio dell'agente assicurativo Dodge; la notizia che il mondo avr fine tra circa 21 giorni convince la moglie a piantarlo. Dodge e la sua vicina di casa Penny, caratterialmente opposti, cercano di non pensarci, n bagordi, n disperazione. Rispunta per Olivia, lamore della vita di Dodge, e Penny decide di passare in Inghilterra dai parenti la fine del mondo. I due si incontrano per la prima volta dopo che Penny ha passato una nottata movimentata e una seconda volta quando consegna a Dodge una lettera smarrita. Una lettera che potrebbe cambiare la vita a Dodge; a scriverla stata il suo amore dei tempi delle scuole superiori, Olivia, lunico vero grande amore della sua vita. Parte il road movie: Penny accompagna Dodge da Olivia in cambio di un aiuto per il viaggio in Gb..... DJANGO UNCHAINED
DI QUENTIN TARANTIN; CON LEONARDO DI CAPRIO, KERRY WASHINGTON, SAMUEL L. JACKSON, CHRISTOPH WALTZ, JAMIE FOXX. USA 2012

Il miracolo di un film rivoluzionario e pieno di umorismo, filologicamente commuovente nel rendere omaggio a una serie di cineasti italiani ancora troppo sottovalutati (da Sergio Corbucci, presente con il suo Django Franco Nero a Giulio Questi, il partigiano dei western spaghetti)...Due anni prima della guerra di secessione, e 10 anni dopo i moti rivoluzionari tedeschi del 1848, un reduce dellinsurrezione, il bounty killer tedesco Schultz, travestito da dentista, sulle tracce dei fratelli Brittle, schiavisti e assassini. Solo laiuto di Django, gigante nero scappato dalla schiavit (e che non vede lora di vendicarsi - per soldi - dei suoi aguzzini bianchi) lo porter a riscuotere la taglia che pende sulle loro teste. Schultz e Django diventano soci e vanno alla caccia dei criminali pi ricercati di un Sud infarcito da latifondisti orripilanti e razzisti e trovando filo da torcere soprattutto in Texas, controllato spietatamente dai (molto mal) incappucciati del Kkk. Affinando vitali abilit di cacciatore, Django resta per concentrato su un solo obiettivo: trovare e salvare la sua Broomhilda, venduta come schiava chiss dove, ma che, visto il nome, sa parlare tedesco.

Parigi, inizio anni '70. Gilles uno studente liceale che appartiene alla generazione militante delle anime belle del dopo Maggio, braccata come da fascisti e polizia, i teppisti di supporto del liberismo gi scatenato, ed a un passo dal ricorrere (e soprattutto istigata) alla lotta armata, a tutti i livelli, anche per rivendicare un altro modo di vivere e di amare, ma disincantato dal vecchiume politico-teorico che lo circonda, e che , purtroppo, gi egemonico non solo in Francia ma perfino nella pi politicizzata Italia delle grandi lotte di massa di un decennio. Come i suoi compagni, Gilles esita tra pratica artistica e impegno politico totale, anche se ha ben presente che non si deve estetizzare la politica ma, semmai, politicazzare larte. Il suo viaggio, situazionista - Gilles Debord spesso citato - prima nellItalia Lc e emmeelle, e poi a Londra decider il suo destino, anche perch in Francia si lasciato alle spalle un mandato di cattura ai suoi danni per tentato omicidio, un fascista forse morto dopo uno scontro...Il film di Assayas, va visto. Sia perch seriamente autobiografico, nel senso che racconta la storia una una generazione intera dal di dentro, quella di una moltitudine che voleva cambiare il mondo (missione fallita), fermare laggressione in Vietnam (missione impossibile, ma compiuta) e dilatare i confini della coscienza. Nel film c tutto, Assayas ricorda e recupera tutto, anche il fuori campo e lintimit pi lisergica e incandescente. Eppure come se tutto fosse un archivio inerte di sostanza conoscitiva defunta. Invece dei primi 40 anni di un tragitto non interrotto. (lu.ci.) REC 3 LA GENESI
di PACO PLAZA, CON CARLA NIETO, LETICIA DOLERA, DIEGO MARIN, ALEX MONNER. SPAGNA 2012

Nel giugno 1939 il presidente degli Stati Uniti dAmerica Franklin Delano Roosevelt, sua moglie Eleanor ospitano il re dInghilterra (quello balbuziente) e la consorte (Elisabetta, ma non la futura regina) nella loro casa di Hyde Park on Hudson. La prima visita di un monarca inglese in America sar loccasione per stabilire il gap comportamentale e culturale tra Usa e Gb, per spingere lalleato doltre oceano riluttante alla guerra contro Hitler, per rafforzare la relazione speciale tra i due Paesi, ma anche per stabilire una profonda comprensione dei misteri dellamore e dellamicizia (mentre una difficile campagna presidenziale attende F.D.R.). Il film, che tratta la storia come faceva Montanelli, compiacendosi della propria volgarit, cerca di prolungare lagonia del genere Queen & King, inspiegabilmente premiato dal botteghino (e a cui ha contribuito perfino Madonna). (lu. ci.) LA SCOPERTA DELLALBA
DI SUSANNA NICCHIARELLI; CON MARGHERITA BUY, SERGIO RUBINI, LINA SASTRI, RENATO CARPENTIERI, GABRIELE SPINELLI. ITALIA 2012.

SACRO E TAROCCHI MARSIGLIESI


RIDE
Usa, 2012, 4 e 10; musica: Lana Del Rey; regia: Anthony Mandler; fonte: MTV

Roma, 1981: il Professor Mario Tessandori viene ucciso con sette colpi di rivoltella da due brigatisti, nel cortile dell'universit e sotto gli occhi di tutti. Muore tra le braccia di Lucio Astengo, suo amico e collega. Poche settimane dopo, Lucio Astengo scompare nel nulla. Nel 2011, Caterina e Barbara Astengo, che avevano sei e dodici anni quando scomparso il padre, mettono in vendita la casetta al mare della famiglia. In un angolo della casa c' un vecchio telefono ancora attaccato alla presa. Caterina solleva la cornetta e scopre che d segnale di libero. Il fenomeno inspiegabile, la linea staccata, prova, quasi per gioco, a fare il numero della loro casa di citt di trent'anni prima. Questa volta, dall'altra parte sente squillare: le risponde una voce di bambina. lei, a dodici anni, una settimana prima della scomparsa del pap. Il destino le ha dato una seconda occasione: se non per salvare il padre, almeno per scoprire la verit.(c.pi.) QUELLO CHE SO SULLAMORE - PLAYING FOR KEEPS
DI GABRIELE MUCCINO, CON GERARD BITLER, LESSICA BIEL, JUDY GREER, DENNIS QUAID, UMA THURMAN, CATHERINE ZETA-JONES USA 2012

Limpostazione come sempre cinematografica, fin dalla durata (esiste la versione di 10), con la del Rey che recita in voice over un lungo monologo in cui rievoca la sua vita da puttana o le sue esperienze con motobiker alla Easy Rider. Mandler abile nel costruire suggestive sequenze narrative in cui la cantautrice alle prese con tre amanti, alternate a quelle di playback (molto limitate) sul palco di un grande teatro con il suo nome che giganteggia sulle insegne luminose. Ride, di ottima fattura, risente un po dei classici clich e difetta, come altri clip della del Rey, di eccessiva estetizzazione. Le scene migliori sono quelle del party selvaggio nel deserto con fuoco e fiamme. Buona la fotografia di Malik Sayeed. SILENCED BY THE NIGHT UK, 2012, 330; musica: Keane; regia: Christopher Sims I dettagli ravvicinati della band inglese che esegue il brano si alternano alle immagini di un viaggio in auto di un uomo e una donna per le strade del Texas. La cosa migliore di questo Silenced by Night, come richiesto dal testo della canzone, sono naturalmente le sequenze notturne o allimbrunire, con fasci luminosi in controluce che rendono pi astratte e confuse certe inquadrature. Dal caos di visioni emerge una pseudonarrazione in cui la spensieratezza slitta gradualmente nella disperazione. Un video interessante nella sua voluta indefinitezza questo del singolo incluso nellalbum Strangeland.

Non so se il film della settimana sia questo, dallambizione gigantesca pari solo alla qualit tecnico-creativo del dipartimento montaggio, scenografia, trucco e effetti speciali (e che si svolge nellarco di ben 5 secoli) oppure un secco western post-crepuscolare, e dal sapore eastern, come il Django scatenato e commovente di Quentin Tarantino. Nel primo, sette magnifici film di ogni genere e specie (mistery, commedia, horror, thriller politico, dramma gay, fantascienza, melodramma) sono messi insieme e ricuciti, come da un dottor Frankenstein, per realizzare ununica compatta esperienza audio-visiva degna di un videogioco scatenato ed educativo perch si trattano, in modo umoristico e spettacolare, argomenti seri come la fisica quantistica, la reincarnazione, la lotta di classe, come sconfiggere la morte, lentanglement, il neocannibalismo... Ed entrambi i film sono appassionate opere rivoluzionarie che partono dallo schiavismo ottocentesco e dalla guerra di secessione per analizzare i disastrosi esiti del successivo progetto liberista di rapina totale del glob. Latlante delle nubi, basato sullomonimo romanzo di David Mitchell, linglese vissuto a lungo in Sicilia e in Giappone, ci racconta che le nostre azioni e le loro conseguenze hanno impatto attraverso passato, presente e futuro, come se una sola anima potesse trasformare un assassino in un salvatore e un unico atto di gentilezza si espandesse attraverso i secoli per ispirare la rivoluzione. (r.s.)

I DOCUMENTARI
DOC DOCUMENTARI DI ORIGINE CONTROLLATA
ROMA, CINEMA LUX, DAL 14 GENNAIO

Il cinema Lux ospiter due rassegne di cinema una dedicata al documentario e laltra dal titolo Cult and Brunch che inizia il 12 gennaio, con film deccezione (in collaborazione con la Minerva Pictures) preceduti da brunch speciali. Si inizia con lAmore in citt il classico del 53 firmato a pi mani (brunch alle ore 11.30, film alle 13.30) Gruppo di famiglia in un interno di Visconti (il 19). La seconda rassegna inizia il 14 gennaio con documentari programmati ogni luned, preceduti da degustazioni di vini e birre: Project Nim di James Marsh (93', Uk, 2011) storia di uno scimpanz adottato da una famiglia, introdotto da Mario Sesti alle ore 20.15. Hit the road, nonna di Duccio Chiarini (il 19), Diana Vreeland - l'imperatrice della moda di Lisa Immordino, Vreeland, About Face Dietro il volto di una top model di Timothy Greenfield-Sanders (il 29) evento speciale di Alta Roma, Italy: love it or leave it di Gustav Hofer, Luca Ragazzi (il 4 febbraio) viaggio per lItalia a bordo di una vecchia Fiat 500, Il mundial dimenticato di Lorenzo Garzella, Filippo Macelloni (l11 febbraio), il mondiale del 42 in Patagonia di cui non parlano le cronache, come raccont Osvaldo Soriano. Info: www.cineama.it. (s.s.)

I BAMBINI
NINININVERNO
CONFERENZE&LABORATORI EDUCATIVI, BOGLIASCO (GENOVA) 12/01- 24/02

Non ancora stata svelata l'origine del virus mortale che tanti danni ha provocato nei due capitoli precedenti... Il virus ha avuto origine dal matrimonio di Koldo e di Clara. Lo zio dell'uomo viene morso da un cane e fa partire l'infezione mentre i due sposi si dividono e non riescono pi a ritrovarsi. Entrambi prendono strade diverse per cercarsi a vicenda: Koldo vede in una chiesa l'armatura di San Giorgio e se la mette per proteggersi dai morsi e va a cercare la moglie; Clara, invece, va con un prete e i suoi due amici nelle fogne per trovare il marito e usa una motosega per uccidere senza piet i suoi parenti

Melodramma semicomico del rimatrimonio....Un fascinoso ma sfortunato ex giocatore di calcio torna a casa per rimettere in piedi la sua vita dopo una esperienza in Scozia, finita comunque con la conquista della Coppa. Con la speranza di ricostruire il rapporto con il figlio, abbandonato per un bel po, si ritrova ad allenare la squadra di calcio del bambino, con ottimi risultati. Ma i suo tentativi di diventare finalmente adulto e di riallacciare i rapporti con la sua ex moglie, che sta per sposarsi con un altro, si scontrano con unindole da donnaiolo impenitente che si arrende facilmente quando , continuamente, sfidato delle attraenti soccer moms della Virginia (che si chiamano anche Uma Thurman e Catherine Zeta-Jones). Affetto dalla sindrome para-gay del tutte le donne mi vogliono questo anti-eroe del film (realizzato su commissione, ma che esibisce trofei italiani ogni volta che sia possibile, Ferrari rossa fiammante compresa) il film cerca un ritmo e un battutista senza mai trovarlo. (lu. ci.)

SPIRITUAL HEALING Italia, 2006, 4; musica: Zu featuring Okapi vs. Dalek; regia: Davide Catraro e Marvin Milanese; fonte: Youtube Straordinario video per gli Zu realizzato in after effects da due giovani autori, interamente basato sulle carte dei tarocchi marsigliesi (i colori di fondo sono rosso, blu, giallo e verde oltre al b&n), stampe antiche e illustrazioni originali, mescolando simboli della tradizione religiosa e alchemica, con elementi moderni. Spiritual healing si apre come un testo sacro con lorigine della vita e si chiude con la morte e la resurrezione. Nel frattempo luomo costruisce case, compra, mangia, vende, uccide, si uccide, crea disastri, cerca lilluminazione (o la sogna?). Il tutto, come nelle opere darte sacra suggerisce molteplici interpretazioni. OUT OF THE BLUE

NiNiNinverno un progetto di Teatro Cargo (www.nininfestival.com) che prevede attivit ludiche rivolte a bambini e famiglie con temi ed eventi di utilit e sostegno alluniverso che ruota intorno ai pi piccoli. Fra i primi temi, Quando i grandi bisticciano o tacciono. Lontananza e senso di rifiuto (12-19, con la dottoressa Caterina Canepa Croce), Genitori nella tempesta: accettare o rifiutare laiuto?, 26 gennaio e 2 febbraio con Giuliana Olivieri e Crescere attraversando i contrasti... come usare anche gli scarti (9 e 16 febbraio con Nicola Policicchio). Questi incontri si propongono di prendere in esame ci che avviene nel momento in cui i genitori decidono di separarsi o, seppur continuando a stare insieme, iniziano ad allontanarsi luno dallaltra, investendo meno sulle reciproche possibilit di confrontarsi. Grandi liti o silenzi possono produrre un allontanamento le cui ripercussioni sono avvertite dai figli, che si trovano ad affrontare una situazione a loro non chiara nella quale i bisticci, o lassenza di scambio, generano angosce. Per partecipare necessario iscriversi telefonando allo 010.3471358 o scrivendo a s.ciceri@esteticaglobale.com. (s.s.)

LA MOSTRA
OLTRE IL BUIO
CARLO LEVI, CASA DELLA MEMORIA E STORIA

Olanda, 2001, 410; musica: System F; regia: autore ignoto; fonte: Youtube

Pioniere della trance music, Systen F (Ferry Corsten) raggiunge il successo con questo clip realizzato a Berlino, con Corsten tra i protagonisti: vaga per la citt con due performer muniti di cuffie che, velocizzati e spesso al reverse, disegnano traiettorie con i corpi nel paesaggio urbano. Ispirato al (superiore) Freestyler dei finlandesi Bomfunk mcs. Immaginario metropolitano e logica dello scratch video anche in Brown Paper Bag di Roni Size.

MAGICO

La mostra che si inaugura la prossima settimana - gioved 17 - presso la Casa della Memoria e della Storia (via San Francesco di Sales 5, Roma) propone i disegni di Carlo Levi appartenenti allultimo periodo, alcuni dei quali inediti. In esposizione ci saranno oltre 30 tavole, accompagnate da appunti autografi, che lartista realizz in stato di parziale cecit, dovuto a un intervento chirurgico. Questi disegni inducono unulteriore riflessione sullo sviluppo formale e poetico della produzione dellultimo periodo dellesistenza dellartista. Le opere esposte appartengono a un collezionista privato, Antonio Milicia, che le ha concesse per una visione pubblica. Ad accompagnare le opere di Carlo Levi, si troveranno gli appunti realizzati dagli allievi del corso di disegno dell'Accademia di belle arti di Roma, che mostrano lintreccio di idee fra generazioni diverse intorno ai temi che imperniano anche un libro come Cristo si fermato a Eboli. Pittore, scrittore, poeta, giornalista, attivista politico, Levi ha avuto una personalit poliedrica alla quale corrisposto anche un certo nomadismo esistenziale (i suoi spostamenti fra citt delezione quali Parigi, Torino, Alassio, Roma, Firenze...). In egual misura, pure il suo stile artistico ha viaggiato in mondi in continua mutazione. (a. di ge.)

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di GUIDO MARIANI

Si narra che nella Venezia del XVI secolo una delle personalit pi conosciute si chiamasse Veronica Franco. Cortigiana amata da poeti, uomini darme di alto lignaggio e nobili potenti (tra cui il principe di Francia Enrico di Valois) fu celebrata in molti versi e fu anchessa poetessa, e lusingava i suoi amanti non solo concedendo le proprie grazie, ma anche componendo sonetti a loro dedicati. Nellet doro del rock le moderne cortigiane preferivano le rockstar ai condottieri, si chiamavano (e si chiamano) groupie, un nomignolo nato negli anni 60 e derivato da group. I maggiori gruppi musicali erano, infatti, attorniati da migliaia di fan femminili, ma ammettevano al loro cospetto un ristretto numero di ragazze che fungevano di volta in volta da mascotte, da amanti pronte a tutto o da dame di compagnia. E in alcuni casi da muse. La regola era sesso, droga e rocknroll - ricorder una groupie -. Noi eravamo il sesso. Tra i nomi pi noti Cynthia Plaster Caster, Pamela Des Barres, autrice della biografia Sto con la band e anche componente delle GTOs (Girls Together Outrageously), finanziate e prodotte (un album, Permanent Damage) da Frank Zappa. Se alle origini sembravano incarnare lo spirito libero di una nuova generazione post anni Sessanta che rinunciava ai tab sessuali, oggi la loro vicenda appare una riconferma di antichi stereotipi e norme sessiste. La storia di molte di queste ragazze pu essere raccontata anche attraverso le canzoni a loro dedicate. Crew Slut Frank Zappa Nella canzone del 1979 tratta dallalbum Joe's Garage uno Zappa dissacrante come al solito mette in scena il reclutamento di una sgualdrina del gruppo: Hey ragazze di questa citt industriale! So che vi state annoiando dei pagliacci che abitano qui. Non vi rispettano e non vi trattano bene. Dovreste forse provare a seguire un consiglio da amici e diventare sgualdrine del gruppo. Se c un musicista rock che ha contribuito a creare e celebrare il mito delle groupie questo stato proprio Zappa. Il suo genio musicale era pari alla sua incontinenza sessuale e si circondava di eserciti di amanti giovanissime disposte a tutto. Negli anni 60, reclut nel suo harem viaggiante forse la pi famosa groupie di sempre, Pamela Ann Miller (in seguito Pamela Des Barres) che avr tra le sue conquiste anche Jim Morrison, Mick Jagger, Jimmy Page, Keith Moon, Noel Redding, Gram Parson e in tempi pi recenti Terence Trent DArby. Zappa convinse Pamela e le ragazze del suo entourage (che utilizzava anche come babysitter dei suoi figli) a fondare un gruppo rock chiamato The GTOs. La sigla era lacronimo di Girls Together Outrageously, (Ragazze insieme oltraggiosamente) e furono la prima e, per fortuna, unica band di groupie della storia del rock. Leclettico Frank produsse il loro album uscito nel 69 e intitolato Permanent Damage, disco in cui compaiono anche, chiss perch, Jeff Beck, Ry Cooder e Rod Stewart. Pamela poi diventata giornalista e ha scritto diverse memorie dei suoi anni al seguito dei grandi del rock. Zappa ha spesso celebrato e dileggiato il mondo delle groupie in pezzi dalla forte ironia misogina come Easy Meat (Carne facile) e Wet T-Shirt Nite (Notte delle magliette bagnate). She Came in Through the Bathroom Window The Beatles Pi che una vera e propria groupie, Diane Ashley era quella che oggi definiremmo una stalker. Faceva parte di un gruppo di fan dei Beatles che passavano la loro vita a pedinare i Fab Four e stazionavano

Le canzoni e gli artisti che hanno caratterizzato uno dei fenomeni pi discussi del pop. In bilico tra rivendicazioni Sixty e machismo

regolarmente davanti al quartier generale londinese della casa discografica dei Beatles, la Apple, tanto da guadagnarsi il nomignolo di Apple Scruffs (scarti di mela). La Ashley spese una significativa parte della propria adolescenza a seguire Paul McCartney che incontr, si narra, 560 volte. La cifra cos precisa perch la ragazzina teneva un diario di ogni avvistamento. Un giorno per decise di passare allazione e, con la complicit di unamica, prese una scala entrando in casa di Paul a St. John's Wood, approfittando della finestra del bagno aperta. Apr poi la porta alle amiche e insieme si impossessarono di qualche maglietta sporca e di souvenir assortiti, tra cui

alcune fotografie. McCartney al momento delleffrazione era negli Stati Uniti e, secondo alcune fonti, si fece restituire dalle fan una foto a cui era particolarmente affezionato. La vicenda ispir She Came in through the Bathroom Window, canzone finita nellalbum Abbey Road e resa celebre anche da Joe Cocker. Un onore forse immeritato per delle ladre. Ma Diane non ha rimpianti, sposata con 4 figli ha dichiarato dei suoi anni beatlesiani: Non mi sono mai pentita per quello che ho fatto. Mi sono sempre divertita tantissimo. George Harrison dedic alle ossessive Apple Scruffs unaffettuosa canzone omonima inclusa nel suo album solista All Things Must Pass del 1970.

Plaster Caster Kiss Cynthia Albritton divenne nota come Plaster Caster, lingessatrice. Trasform le sue passioni per il sesso e le rockstar in una forma darte. A partire dalla fine degli anni 60 inizi a frequentare le maggiori celebrit musicali dellepoca chiedendo loro di immortalare i loro genitali in un calco di gesso. Jimi Hendrix fu la sua conquista pi prestigiosa, ma fu Frank Zappa che rimase impressionato dallidea e introdusse Cynthia a molti protagonisti dellepoca. Zappa pens addirittura di creare unintera collezione per una futura grande esposizione ma il progetto non si concretizz. Nella raccolta compaiono calchi tra gli altri di Noel Redding, Eric Burdon, Wayne Kramer e Jello Biafra. A quanto pare per nessuno pu competere con quello del grande Jimi. I Kiss le dedicarono una canzone nel 1977 anche se nessuno della band, neppure Gene Simmons, autore del brano e notorio sex-addicted, si prest mai alloperazione. Cynthia, che fu anche amante di Keith Moon ed ebbe un incontro burrascoso con i Led Zeppelin, raccolse rifiuti eccellenti tra cui quello di Eric Clapton nonostante i buoni uffici di Zappa. Ha proseguito questo hobby come forma darte e ultimamente ha raccolto calchi di seni di artiste e musiciste tra cui Peaches. A lei dedicata anche la canzone Five Short Minutes di Jim Croce. citata anche in un brano di Caparezza, La rivoluzione del sessintutto. Living Loving Maid (She's Just a Woman) Led Zeppelin Dalla fine degli anni 60 i tour dei Led Zeppelin si caratterizzarono per scene da basso impero i cui resoconti sono ormai la parte pi scabrosa dellaneddotica dellepopea rock. Si racconta addirittura di unorgia in un hotel di Seattle in cui vennero coinvolti alcuni squali appena pescati dalle acque dellOceano. Secondo Cynthia Plaster Caster la band inglese era come unorda di barbari cha attravers lAmerica saccheggiando e stuprando. Erano guidati da un manager senza

STORIE OSSESSIONATI DAL SESSO, DAI LED ZEPPELIN A DAVID BOWIE

Groupie story, il rocknroll messo a nudo

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scrupoli, Richard Cole, che il giornalista Nick Kent defin decisamente terrificante, e da un promoter, Peter Grant, che agiva con metodi da boss della malavita. Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham si comportavano come dei Caligola del rock, girando in motocicletta nei corridoi degli hotel, devastando camere, tirando televisioni gi dal balcone, aggredendo George Harrison a torte in faccia e bevendo quantit di alcol spropositate. Le groupie erano parte essenziale, ma anche vittime, di questa folle corte e finirono anche in diverse canzoni della band. Living Loving Maid (She's Just a Woman) un brano del 1969 dedicato a una fan ossessiva e a caccia di soldi. In Sick Again del 1975 la band sembra pi consapevole dello sfruttamento a cui molte ragazze giovanissime si sottoponevano per seguire i loro idoli. Gli eccessi alla fine costarono molto. John Bonham mor a 32 anni, Page e Plant divennero schiavi delleroina. Plant si pi tardi giustificato per i suoi anni selvaggi: Ero molto giovane quando arrivai in America, avevo solo 19 anni. Quando incontrai le GTOs andai fuori di testa. Venivo dal nulla, da una citt sconosciuta nelle Midlands e si presentarono davanti a noi queste bellissime ragazze che si spogliavano e si buttavano addosso a noi. E impazzimmo. Star Star The Rolling Stones Gli Stones sono stati tra i padri fondatori del mito delle groupie e ne descrivevano sommariamente, ma ruvidamente le imprese in questo brano del 1973, uno dei pi volgari del loro repertorio. Il titolo originale era Starfucker, ma il nome fu cambiato per ordine della casa discografica. Compaiono comunque amenit ed eccessi vari (Ho visto le tue Polaroid, ecco quello che definisco osceno. Il tuo giochetto con la frutta era davvero divertente) nonch citazioni di personaggi famosi: Ali McGraw ti odia perch hai fatto un lavoretto a Steve McQueen () Scommetto che ti farai John Wayne prima che muoia. Nel 73 gli Stones erano reduci da uno dei loro tour pi selvaggi, quello seguito allalbum Exile on Main St. e che venne seguito anche per un breve periodo da Truman Capote in qualit di reporter. Testimone e protagonista di quegli anni selvaggi fu la groupie Chris O'Dell che non fu solo donna di corte, ma fu regolarmente assunta come assistente e poi divenne tour manager. Originaria dellArizona venne reclutata dallentourage dei Beatles rimediando un lavoretto in Inghilterra alla Apple e diventando in seguito parte della cerchia pi intima del quartetto e amante di Ringo Starr e George Harrison. In tour con gli Stones nel 1972, ebbe relazioni con Keith Richards, che riforniva di droghe, e con Mick Jagger che pretendeva in maniera esplicita che tutte le donne che lavoravano per gli Stones dovessero essere disposte a fare sesso con lui. La stessa ODell ha confessato che la sua popolarit presso le rockstar era forse dovuta al fatto che lei era una delle poche in grado di condividere con le rockstar le droghe, fatto che gli conquist la stima e lammirazione di Richards. La ODell una sorta di Forrest Gump del rock, assistette alle incisioni del White Album e Abbey Road, partecip al coro di Hey Jude, compare sulla copertina di Exile on Main St., fu poi collaboratrice (e forse amante) di Bob Dylan, ebbe una relazione con Eric Clapton e lavor con Santana, Phil Collins, Led Zepplin, Fleetwood Mac e la Electric Light Orchestra. A lei George Harrison dedic nel 1973 la canzone Miss ODell. Whole Lotta Rosie AC/DC Voglio raccontarvi una storia, su una donna che conosco. Quando si parla di amore ruba la scena a chiunque. Uno degli inni pi memorabili firmati dagli AC/DC, tratto dallalbum Let

In grande le GTOs (anche con Zappa). Sotto Lydia Lunch e i Rolling Stones. In alto, a sinistra, Bon Scott, accanto Chris ODell con Keith Richards e Ringo Starr. A sinistra Iggy Pop con Sable Starr, sotto Dave Hill (Slade) con Sable e Lori Maddox (a destra). In basso Jimmy Page e Pamela Des Barres. Qui sopra Cynthia Plaster Caster, a destra Claudia Lennear con David Bowie, sotto Connie Hamzy e Zappa americana e chiunque si esibisse nella sua citt di Little Rock, in Arkansas, era destinato a richiedere le sue attenzioni. Tra gli altri tenne compagnia (per cos dire) a Neil Diamond, Alice Copper, Huey Lewis, Willy Nelson, Geddy Lee dei Rush, Gene Simmons e Paul Stanley dei Kiss, Gregg Allman, Keith Moon, Don Henley, non mancano neppure il solito Frank Zappa e i soliti Led Zeppelin. Le sue avventure furono raccontate nel 1974 dalla rivista Cosmopolitan e nel 1992 rivel tutti i dettagli pi scabrosi della sua carriera a Penthouse confessando che lamante pi focoso che aveva mai avuto era stato Alex Van Halen (per una volta preferito al fratello Eddie) e il pi deludente, per motivi strettamente anatomici, il chitarrista Peter Frampton. La Hamzy rivel anche di aver ricevuto pesanti avance da Bill Clinton allepoca in cui era governatore dellArkansas. Clinton fu costretto a smentire ufficialmente e diram una versione alternativa dei fatti, corroborata da testimonianza firmate, secondo cui la intraprendente groupie si era spogliata davanti a lui. ancora una leggenda a Little Rock - ha dichiarato di recente un proprietario di un rock club della citt -. Ogni volta che c un buon concerto viene qui prima dello show, si fa versare uno chardonnay e ci racconta queste straordinarie storie sulla sua vita. Chi voleva ambire al titolo di american band, come i Grand Funk Railroad, non poteva non ricevere la sua approvazione. Lady Grinning Soul David Bowie Definire Claudia Lennear una groupie e forse un po ingeneroso, certo fu modella di Playboy, donna di irresistibile sensualit, cantante di classe, amante e musa di grandi rockstar. Era una soul singer di talento e lavor come corista per Ike e Tina Turner, gli Humble Pie, Leon Russel, Joe Cocker, incidendo anche lalbum solista Phew nel 1973. Riusc a

Frank Zappa fu il mentore delle GTOs da lui finanziate e prodotte. Le vicende di Cynthia, Chris e delle incredibili Apple Scruffs
There Be Rock del 1977, ispirato e dedicato a una groupie di nome Rosie con cui lallora cantante del gruppo, il compianto Bon Scott, pass una notte infuocata al Freeway Gardens Motel di Melbourne. Scott la presenta come una dea del sesso, ma non ne nasconde le fattezze: non esattamente bella, n esattamente piccola. Il testo della canzone rivela che Rosie era un donnone di pi di cento chilogrammi (19 stone) e cita delle misure pi che giunoniche, 42-39-56, dimensioni che tradotte nei nostri centimetri diventano davvero importanti: 106-100-142. Fellini sarebbe stato contento. Bon Scott lo era anche di pi e cantava: Non ho mai avuto una donna come te. Il leader degli AC/DC per aveva la cotta facile. Sempre nellalbum Let There Be Rock compare la canzone Go Down, ispirata a una celebre groupie australiana chiamata Wendy. Scott la conobbe nel corso di un Festival. Era nota nel mondo del rock con un soprannome che era tutto un

programma bbra di rubino, la canzone lascia davvero adito a pochi dubbi. Scott, per, recita la parte del sedotto e abbandonato e intona sconsolato i versi: dove sei stata tutto questo tempo? Da quando te ne sei andata non faccio che bere whisky. Were an American Band Grand Funk Railroad Oggi quasi dimenticati, i Grand Funk Railroad furono una delle band di riferimento della scena rock Usa allinizio degli anni 70. Il loro brano pi memorabile questa cavalcata in cui celebrano la loro vita on the road da divi della musica. La canzone paga pegno nei primi versi a una ragazza che di divi se ne intendeva davvero, Connie Hamzy. Per alcuni anni stata unistituzione nella scena

stregare David Bowie che le dedic la ballata Lady Grinning Soul (la signora sorridente del soul), pubblicata nel 1973 nellalbum Aladdin Sane. Bowie ai tempi aveva come responsabile delle pubbliche relazioni unaltra celebre groupie che si faceva chiamare Cherry Vanilla (anchessa amante del Duca Bianco) che spesso ospitava la coppia nella sua casa di New York in una stanza da letto con la tappezzeria rosa circondata da specchi e rifornita di sex toys. Bowie aveva conosciuto Claudia grazie al suo grande amico Mick Jagger che la frequentava dal 1968. Si narra, ma qui la questione pi controversa, che lammaliante Lennear fosse stata anche la vera ispirazione per il classico degli Stones Brown Sugar. Summer of 68 Pink Floyd Anche una delle canzoni pi note dei Pink Floyd tratta da Atom Heart Mother dedicata alle groupie. La band era lontana forse dagli eccessi degli Stones e dei Led Zeppelin, ma non era estranea allabitudine di circondarsi di ragazze intraprendenti. Il brano scritto da Richard Wright: Ci siamo detti addio prima di dirci ciao. (...) Domani arriva unaltra citt e ci sar unaltra ragazza come te. Look away Iggy Pop Sono andato a letto con Sable quando aveva 13 anni. I suoi genitori erano troppo ricchi per fare qualcosa. Si fece strada a Los Angeles finch un New York Doll la port via. Nel suo album del 1996 Naughty Little Doggie, Iggy Pop racconta la storia di Sable Starr che fu nota negli anni 70 come la regina delle groupie di Los Angeles. Inizi a frequentare giovanissima e ancora minorenne i club di LA

diventando nota come la baby groupie. Senza curarsi molto della sua et, le rockstar facevano a gara a conoscerla. Unaltra groupie, Bebe Buell (mamma di Liv Tyler) disse che ogni rocker che arrivava a Los Angeles voleva incontrarla. In unintervista del 1973, Sable dichiar di aver avuto relazioni con i Led Zeppelin, David Bowie, Mick Jagger, Rod Stewart, Marc Bolan e Alice Cooper. Arriv alle mani con la moglie di Mick Jagger, Bianca, che pure era al corrente delle infedelt del marito. Si fidanz poi con Johnny Thunders chitarrista dei New York Dolls con cui ebbe una tormentata storia damore autodistruttiva tra droga e violenza. Lesperienza con Thunders mise fine ai suoi giorni da regina delle groupie della West Coast. Anni pi tardi - canta Iggy - Thunders mor al verde, Sab tornata a casa e ha avuto un bambino. I Need Lunch Dead Boys Anche il punk ha avuto le sue groupie. Siouxsie Sioux, allanagrafe Susan Janet Dallion, fu una delle ragazze dei Sex Pistols e divenne poi protagonista della scena musicale inglese. Nancy Spungen fu vicina a band quali Aerosmith, New York Dolls e Ramones, si fidanz poi con il bassista dei Pistols, Sid Vicious e il loro amore fin nel dramma. Lydia Lunch, musicista, scrittrice, attrice, performer, fu da giovanissima lamante di tutti i membri della punk band dei Dead Boys di Stiv Bators che in Young Loud and Snotty, album desordio del 1977, le dedicarono il brano I Need Lunch (No baby, non ho bisogno di romanticismo - canta Stiv Bators - voglio solo infilarmi nei tuoi pantaloni).

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RITMI
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MODI DALLE UOVA DI LADY GAGA AL TACCHINO DI FREDDIE MERCURY

1) P Diddy; 2) 50 Cent; 3) Lady Gaga; 4) David Bowie; 5) Freddie Mercury; 6) Alice Cooper; 7) Keith Richards; 8) Joey Ramone

Cucino quindi suono. Il tran tran domestico della rockstar


Scatti privati che rivelano passioni nascoste e gesti quotidiani di grandi icone musicali. Dominano i fornelli, ma c anche chi preferisce laspirapolvere, il giardinaggio o fare la spesa
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9) Elvis Presley; 10) Iggy Pop; 11) Nick Cave; 12) Marianne Faithfull; 13) Tom Waits; 14) Drake; 15) Leonard Cohen; 16) Goldie; 17) Flavor Flav

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ULTRASUONATI DA STEFANO CRIPPA GUIDO FESTINESE ROBERTO PECIOLA

CANTAUTORI

ALPHATAURUS ATTOSECONDO (Ams) Quarant'anni: tanta la distanza tra il primo lavoro della formidabile prog band lombarda, all'epoca aiutata da Vittorio De Scalzi dei New Trolls, e questo ritorno. Al comando Guido Wassermann e il pirotecnico tastierista Pietro Pellegrini della formazione originale, per riprendere le fila di un discorso interrotto. Attosecondo maestoso hard prog con evidenti debiti ai Jethro Tull, ai Floyd, agli stessi maestri New Trolls. Ma chi crede che sia solo polverosa nostalgia o puro gioco della citazione si sbaglia: questa musica senza tempo, ben pensata e ben suonata. (g.fe.) BOSSO/DI LEONE/BASSI/ CAMPANALE FOUR FRIENDS IN BARI (F(o)ur) Quartetto jazz capitanato dalla tromba di Fabrizio Bosso, un vero incontro tra amici che regala quanto promette. Grandi classici (The Nearness of You di Carmichael, But not for Me di Gershwin in doppia versione) e qualche inedito che non sfigura (Swing del solo Bassi). C' anche l'immancabile E la chiamano estate, ma l'esecuzione non per nulla scontata... (s.cr.) MARY GAUTHIER LIVE AT BLUE ROCK (Proper Records/Ird) La vita di Mary Gauthier, notoriamente, potrebbe finire in un romanzo di McCarthy: pi che drammatica stata tragica. Il riscatto di questa splendida icona lesbo ex tossicodipendente ed ex alcolista arrivato con lo studio e la pratica consapevole del roots rock, stile in genere appannaggio di mani e ugole maschili. Questo un intenso, potentissimo live in Texas: la chitarra, la voce piena di ombre, un violino esacerbato, qualche tocco di percussioni. E la magia di canzoni mature e gi classiche torna a splendere, meglio che negli studi di registrazione. (g.fe.) ALESSANDRO PATERNESI P.O.V. QUINTET DEDICATO (Radar/Egea) Batterista figlio di batterista, Alessandro Paternesi da Fabriano si sta ritagliando una meritata finestra di notoriet nel congestionato mondo del jazz italiano. Tant' che questo cd con la sua notevolissima band, il Quintetto Point of View marca la vincita della quinta edizione della Waltex Jazz Competition. Undici composizioni originali con dedica (da qui il titolo) che hanno il pregio di non assomigliare a nulla, e del tutto aperte ad interventi solistici eccellenti, come quelli di Francesco Diodati alla chitarra, ed Enrico Zanisi al pianoforte. (g.fe.)

FEMALE POP ITALIA

ELETTRONICA

INDIE POP

Massimo Bubola in un istante


In alto i cuori: bel titolo, quello scelto da Massimo Bubola per il suo nuovo disco (il ventesimo!), al solito produzione della sua Eccher Music. Tre anni di scrittura, e alla fine ce l'hanno fatta undici canzoni, compresa quella che intitola il tutto, e trovate in coda. Lui le definisce Instant Songs, ma c' molto nobile artigianato, altro che brani istantanei, in questa raccolta con il passo di saporito country rock vintage. Far parlare Analogico digitale: Bubola l'ha scritta assieme alla figura pi chiacchierata del momento, Beppe Grillo. Una sognante, squisita psichedelia avvolge i brani barrettiani e stralunati, spesso costruiti su un arpeggio, che scrive con classe il calabrese dalla voce gentile Adriano Modica. Il disco si intitola La sedia (Cardio a Dinamo). Infine, segnalazione per Ogni sguardo non perso, sottotitolo impegnativo Formulario di estetica stagionale, a opera di Giovanni Marton (Seahorse Recordings/Audioglobe). Anche qui una voce gentile, ma declinata su evidenti amori new wave e glam rock: con molta leggerezza, bisogna dire, e un fascino innegabile. (Guido Festinese)

Quella scaletta che confonde


Pop in Jazz (Edel), mette in chiaro l'intento di Daniela Pedali che da una decina di anni si muove sulla scena cercando una visibilit che meriterebbe, almeno giudicando dalle ottime qualit vocali messe in mostra. Il problema trovare un repertorio adeguato, e mettere insieme una manciata di cover alquanto eterogenee (da Billie Jean a Eleanor Rigby passando per Your Song) non aiuta. Stesso problema della pur dotata Letizia Gambi che in Introducing Letizia Gambi (Jando Music) - sotto la produzione di Lenny White (!) - schiera ospiti da leccarsi i baffi, come Ron Carter, Chick Corea, Wallace Roney, Gil Goldstein. Tutti impegnati in una scaletta un po' confusa tra classici napoletani antichi e recenti, un brano di Prince e la rielaborazione in inglese (!) di Una furtiva lacrima dall'Elisir d'amore di Donizetti. Azzardato. Decisamente pi centrata l'operazione tentata da Susanna Stivali con Piani/DiVersi (Zone di Musica) che conserva uno sguardo personale in una raccolta che privilegia uno stile acustico e quasi minimale, che esalta le sette composizioni della pianista cantante romana. Pezzi ariosi e ben scritti, con molti colleghi illustri tra cui anche l'amica Giorgia, voce in Viaggiante. (Stefano Crippa) RNDM ACTS (Monkeywrench-One Little Indian/Self) I Random (cos si legge il nome) il nuovo side-project del bassista dei Pearl Jam, Jeff Ament, qui accompagnato dal batterista Richard Stuverud (con lui gi nei Three Fish) e dal cantante e chitarrista Joseph Arthur. Poco o nulla viene aggiunto da quanto Ament ha gi detto nella sua ultraventennale carriera, e il disco vive di momenti di buon classic rock e altri di dubbia riuscita. Si saranno anche divertiti, ma per noi il risultato alquanto deludente. (r.pe.)

Possa il computer La quintessenza benedire i Tosca di Lone Wolf


Life & Limb sono il leccese Andrea Mangia (Populous) e il newyorkese Mike McGuire (Short Stories). Il loro pop elettronico sognante e melodico ha un delicato sapore anni Ottanta. Impresa non da poco ripensando ai tratti dominanti di quel decennio. Atmosfere sospese e dilatate per il loro omonimo ed elegante debutto su Enclaves. Dietro Godblesscomputers c Lorenzo Nada, romagnolo di stanza a Berlino. Freedom Is O.K. il suo ep per la berlinese Equinox, una combinazione di legno, metallo e microchip, per dirla con l'autore. Campioni vocali e voci ospiti danno un tocco soul a unelettronica sia glaciale sia sentimentale in cui non mancano suoni organici. Limpronta della bass music c ma resta tra le righe e fa parte di un bagaglio sonoro che comprende glitch, hip hop e una buona dose di downtempo. Da fine anni Novanta, tra i protagonisti della scena leftfield-downtempo ci sono Richard Dorfmeister e Rupert Huber, i Tosca, di ritorno con Odeon (!K7/Audioglobe). Atmosfere plumbee stemperate dalle voci ospiti (tra cui Lucas Santtana) e rimandi ad ambient e space rock. Levoluzione del Vienna sound. (Luca Gricinella) MARTIN TINGVALL EN NY DAG (Skip Records/Egea) Il giovane pianista svedese s'era gi segnalato come uno dei pi freschi talenti della nuova scena jazz: i suoi dischi in trio gli hanno assicurato buona notoriet, da qui l'attesa per questa prova solistica. En Ny Dag (un nuovo giorno) superlativo: un giusto equilibrio tra splendide e malinconiche melodie, con echi di Chopin e Grieg, e, a sorpresa, diversi temi giubilanti e assertivi che potrebbero essere usciti dalle mani di Abdullah Ibrahim o Chris McGregor. (g.fe.) Nel 2010 fu The Devil and I, per la Bella Union. Oggi, lasciata la label di Simon Raymonde, Paul Marshall, in arte Lone Wolf, torna con un album autoprodotto, dal titolo The Lovers (It Never Rains/ Goodfellas). Rispetto al precedente ci che resta intatta la scrittura di Marshall, capace di comporre melodie alla quintessenza del pop, mentre cambia il contorno, con sonorit acustiche quasi totalmente assenti. Si respirano atmosfere care ai Talk Talk, ed un gran bel sentire. Dave Hartley, bassista della band The War on Drugs, non disdegna sortite soliste, come questo Oak Island (Secretly Canadian/Goodfellas), sotto lo pseudonimo Nightlands. Anche qui si tratta di pop, ispirato e sofisticato, con le giusti dosi di acustico, elettrico e elettronico, e una particolare attenzione alle parti vocali, e in fondo al cuore Burt Bacharach... Pop dalle venature folk e cantautorali la proposta da solista di A. C. Newman, leader dei New Pornographers. Non che in questa veste si distacchi poi molto dal sound della band, e, onestamente anche questo Shut Down the Streets (FireMatador/Self), in cui tutto perfino troppo in punta di piedi, non ci sembra proprio un gran capolavoro... (Roberto Peciola) TINO TRACANNA ACROBATS (Abeat Records) Gli acrobati del titolo sono Mauro Ottolini, Roberto Cecchetto, Paolino Dalla Porta e Antonio Fusco, oltre naturalmente al leader, eccellente sassofonista e compositore di rado ricordato come meriterebbe. Ritmica, trombone, chitarra e sax: una carambola di timbri, dunque, ideale per proporre un jazz libero di sporgersi su molte epoche e stili possibili, il tutto con una convinzione e una facilit comunicativa che cattura al primo ascolto. (g.fe.)

AI SPIK MOLTO PUNK


Spesso una nota pu pi di tante parole. In That's amore! La lingua italiana nella musica leggera straniera (Il Mulino, pp 257, euro 18), ultimo libro di Stefano Telve, si procede al contrario, ossia come allestero litaliano venga da sempre utilizzato/strumentalizzato/straniato in tanti brani pop e rock: da Caruso a Dean Martin, dal metal degli Haggard al mondo dellhip hop Usa e dellodierno operatic pop; Telve, di cui la scorsa settimana abbiamo ospitato un lungo pezzo sullargomento, evidenzia in modo convincente come anche una parola serva a tratteggiare la percezione che si ha di noi allestero, tra stereotipi, parodia, nuovi conii e riverenze. Ancora parole su carta. Occhio a Jet Lag, fanzine che stata al cuore dellhardcore punk Usa; fondata nell'80 da Steve Pick a St. Louis, Missouri, andata avanti fino al '91 trasformandosi da classico foglio a una rivista vera e propria. Nacque dall'urgenza di documentare un'intervista (e conseguenti foto) ai Ramones e da l prosegu per 93 numeri. Ora quelle fanzine riaffiorano on line: http://www.jetlagmag.net/home.html. Intanto basta sfogliare il numero 7 del settembre 1980 per capire; c' un'intervita a Chuck Berry a cui viene chiesto di commentare su alcuni pezzi di riferimento del punk. Si parte con God Save the Queen dei Sex Pistols: Ma perch questo tipo cos arrabbiato? La chitarra e gli accordi sono i miei; un bel ritmo. Non capisco quasi nulla del testo. Se sei avvelenato per qualcosa almeno fatti capire. Si passa poi a Complete Control dei Clash: Come l'altro, ritmica e chitarra procedono bene insieme. Ma gli faceva male la gola quando cantava?. Tocca poi a Sheena Is a Punk Rocker (Ramones): Un bel pezzetto per ballare. Questi tipi mi ricordano i miei inizi. Anch'io conoscevo solo tre accordi. Arriva What I Like about You dei Romantics: Finalmente una cosa con cui si pu ballare. Sembra roba anni Sessanta, con qualche mio riff dentro per non sbagliare. Tu dici che questa roba nuova? Cose cos le avr sentite milioni di volte, non capisco cos' tutta questa sorpresa. E ancora Psycho Killer (Talking Heads): Sicuramente un pezzetto funky. Mi piace molto il basso. Un bell'impasto, scorre tutto molto bene. Il cantante sembra uno terrorizzato dal palco. Si chiude con pezzi di Wire e Joy Division: Bene, queste sarebbero le novit. Tutta roba che ho gi sentito. Assomiglia a quelle vecchie jam session di blues che BB King e Muddy Waters facevano a Chicago. Gli strumenti possono essere diversi ma la sostanza la stessa. Insomma Berry aveva ben intuito che il punk non era altro che il rock'n'roll da lui formalizzato - suonato a velocit forsennata e con le chitarre distorte dell'hard rock. Lo scorso 18 ottobre ha compiuto 87 anni, che si beva alla sua salute con una tazza appropriata: quella del merchandisting dei Sex Pistols: God Save The Queen Mug, 11 euro inclusa spedizione (acquistabile qui: http://greatgearstore.com/product/Sex-Pisto ls/God-Save-The-Queen-Mug/?id=6499).

LE DERNIER REPAS

Spargete le ceneri sul Mont Ventoux


Per il post-funerale ho gi dato le disposizioni del caso. Dopo la cremazione, le ceneri saranno consegnate al mio amico Roberto, detto il Pelato, grande ciclista. Dovr portarle, in bicicletta naturalmente, sul Mont Ventoux e l disperderle al vento, accanto alla lapide di Tommy Simpson. Perch io, nella mia carriera di pedalatore, non ce lho mai fatta a salire lass. La prima volta che ci ho provato, partito da Avignone, mi sono perso. La seconda, sulle ginocchia allattacco della salita, ho rinunciato. Che ci arrivi almeno in forma di cenere. Quanto al funerale, ci saranno amici e bottiglie di vino, canti e risate. Per negare alla morte quel rito funebre che la celebrazione della sua egemonia sugli uomini. La colonna sonora non potr essere che Le dernier repas di Jacques Brel. Alla mia ultima cena voglio che si divori, dopo qualche tonaca, una gallina fagiana del Prigord... E poi lanciare pietre al cielo gridando dio morto... E canter a squarciagola alla morte che avanza le canzonacce che fan paura alle monache... Insulter i borghesi per unultima volta... Nella pipa brucer i ricordi dinfanzia i sogni incompiuti i residui di speranza e terr per vestirmi lanima solo lidea di un roseto e un nome di donna. Perfetto. (Giovanni Ruffa, Asti)

LA CANZONE GIUSTA AL MOMENTO SBAGLIATO. QUALE PEZZO VORRESTI CHE VENISSE SUONATO AL TUO FUNERALE?
Raccontaci in massimo 1.250 caratteri (spazi inclusi) le incredibili, folli e vitalissime motivazioni che ti hanno indotto a scegliere quellartista o quel gruppo. Gli scritti vanno rmati e inviati via e-mail a ultra@ilmanifesto.it Ultrasuoni si riserva il diritto di pubblicare e di editare i testi a seconda delle esigenze redazionali. E comunque, live on!

GUARANTEED

Natura selvaggia, il rifugio perfetto


Guaranteed stata scritta da Eddie Vedder per la colonna sonora del film Into the Wild (2007), che racconta la storia vera del giovane Chris McCandless, morto di stenti al termine del suo vagabondaggio nel cuore della wilderness nordamericana. Non ho vissuto vicende familiari sconvolgenti come quelle che spinsero Chris ad allontanarsi da tutto e da tutti, eppure mi riconosco nellidea che Chris aveva della natura come rifugio da una societ invadente e corrotta e le parole di Vedder sullintegrit da preservare sempre e comunque sono quelle che vorrei fossero cantate al mio funerale. La magia di Guaranteed sta nellequilibrio tra il rispetto con cui il cantante dei Pearl Jam esprime il punto di vista di Chris sul mondo e la forza della riflessione universale che ne trae e nel suono della sua chitarra acustica, pulito e rigoroso come i pensieri di Chris: In ginocchio non c modo di essere liberi... pensano a me e al mio vagabondare ma non sar mai ci che pensano, mi indigna ma sono puro in ogni mio pensiero, sono vivo. Lomaggio di Eddie Vedder allamore per lonest e la lealt che animava Chris, e che spero ispiri sempre anche il mio comportamento, il saluto con cui mi piacerebbe lasciare questo mondo. (Giulia Chieregato)

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ALIAS 12 GENNAIO 2013

ECCIDI NAZISTI NARRATI IN PRIMA PERSONA


di ELFI REITER

Nel 1943 Adolf Storms aveva detto ai giovani soldati della Wehrmacht: godetevi la guerra perch la pace sar terribile!. Nato nel 1919, a ventanni era gi volontario nelle file delle SS nella quinta divisione Panzer Wiking, in cui era attivo fino alla fine della seconda guerra mondiale. Di lui e delle sue orribili azioni compiute nel corso della seconda guerra mondiale si parla nello straordinario documentario Dann bin ich ja ein Mrder realizzato da Walter Manoschek, storico della politica presso luniversit di Vienna ed esperto di studi sul nazismo e lolocausto, gi curatore della mostra dedicata ai crimini di guerra nazisti a Vienna sotto il titolo Vernichtungskrieg. Verbrechen der Wehrmacht 1941-44. Inserito nellampio programma della Viennale 2012, la prima assoluta del film di settanta minuti si era svolta nella sala molto affollata del cinema Urania, mentre soltanto due settimane dopo, il 10 novembre, era gi stato trasmesso dalla terza rete pubblica austriaca 3 alle ore 21: in prima serata! Per informare anche il pubblico televisivo di una vicenda assai scomoda per la realt storico-politica della relativamente giovane repubblica austriaca che nel 1938 era stata annessa al Terzo Reich e fino al 1945 un tuttuno con esso. Di fatto, in Austria il confronto con quegli anni bui del proprio passato era iniziato molto pi tardi rispetto alla vicina Germania, dove nellambito del Nuovo cinema tedesco numerosi registi e registe avevano puntato il dito contro pi di una vicenda storicamente ambigua per farla finita con le tante bugie raccontate (e non) dalla generazione precedente. Furono discussioni anche molto controverse quelle aperte nel corso dei decenni, basti pensare al famoso dibattito tra gli storici sul passato che non vuole passare, in cui i pro e i contro facevano fluire fiumi di inchiostro e di parole. Ma torniamo in Austria, dove eccezion fatta per gli happening critici sul piano politico culturale degli azionisti negli anni sessanta, soltanto nei primi anni ottanta con la nascita del cosiddetto nuovo cinema austriaco si erano visti i primi film sullargomento, dapprima sulla base di fonti letterarie e poi sempre pi o su sceneggiature originali o direttamente inchieste e ricerche documentaristiche, tra cui ricordiamo Emigration N.Y. di Egon Humer, straordinario racconto in tre ore con interviste a personaggi di origine ebraica a New York, fuggiti da bambini e poi diventati famosi negli Usa, elaborato assieme a Amos Vogel, fondatore di New Cinema 16 e del New York Film Festival, che fu uno di quei bimbi spediti da soli negli Usa, via Svezia o Francia o Siberia o Giappone. Anche Dann bin ich ja doveva essere semplicemente la documentazione dellintervista al succitato Adolf Storms, colpevole delleccidio di oltre cinquanta ebrei ungheresi vicino a Deutsch Schtzen-Eisenberg nel Burgenland sul confine tra Austria e Ungheria avvenuto il 29 marzo 1945, pochi giorni prima dellarrivo dellarmata rossa in zona e della successiva capitolazione di Hitler a Berlino. Scoperti per caso entrambi, sia leccidio che lo stesso Storms in persona. Leccidio nel 1995, o meglio la sua conferma grazie allindividuazione di una delle centoventi - non ancora tutte trovate - fosse comuni in terra austriaca (di cui parla anche la scrittrice premio Nobel, Elfriede Jelinek, nel suo testo sui massacri di ebrei nella cosiddetta fase finale, Rechnitz Der Wrgeengel), e Storms nel 2008, grazie alle insistenti ricerche di Andreas Forster, allora ventottenne laureando in storia contemporanea alluniversit di Vienna col citato Manoschek: aveva sfogliato uno per uno gli elenchi del

Adolf Storms, smemorato boia delle SS

telefono delle citt tedesche fino a scovare il nome Adolf Storms in quello di Duisburg. Lo chiamammo chiedendogli se lui fosse quello delle SS e rispose subito di s!, ha raccontato Manoschek al termine del film, ancora visibilmente emozionato nel ricordo di quellincontro da lui definito faticoso, ma condotto con distacco e grande concentrazione. Avendo capito la portata della scoperta, alla fine del primo breve colloquio chiese se avesse potuto tornare lindomani con una telecamera per documentare il tutto. Invece di buttarlo fuori allistante, Storms accett: Manoschek e il suo laureando erano riusciti nellimpresa di osservare dal punto di vista di chi sa, senza demonizzare il colpevole, anzi, compiendo un atto di conoscenza con grande chiarezza e senza alcuna ingenuit (Jelinek). Nellanno successivo, dopo ulteriori indagini fu depositata laccusa per concorso in strage e omicidio plurimo con citazione in giudizio presso la corte di Dortmund, ma ancor prima che il processo a questo massacratore potesse decollare, lui mor il 28 giugno 2010. Nessuna giustizia fu fatta quindi per questi altri 57 ebrei uccisi freddamente, di cui soltanto dieci furono identificati. Bench nel 1991, lallora capo del governo austriaco, il socialista Franz Vranitzky, nel suo memorabile intervento al parlamento in cui per la prima volta fu espressa una totale responsabilit per tutto ci che era accaduto ai tempi di Hitler (respingendo quindi la diffusa e sempre difesa teoria dellessere stato vittima dellannessione) avesse sottolineato con forza che oltre al dovere per legge, c anche limpegno morale di strappare la maschera dellanonimit ai boia nazisti. Lanonimit fu strappata al novantenne Storms, anzi, guardando il suo atteggiamento di

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In uno straordinario documentario di Walter Manoschek, storico della politica alluniversit di Vienna, esperto di studi sul nazismo e lolocausto, il racconto del massacro di oltre 50 ebrei sul confine fra Ungheria e Austria, ricostruito con il protagonista novantenne
Adolf Storms nella sua casa, durante lintervista-film. Ha vissuto tranquillo tutta la sua esistenza in patria, spacciandosi per un sopravvissuto ai campi di Dachau 23/24 marzo erano gi stati uccisi duecento ebrei). Alfred Weber diede lordine di fucilazione allalba, i giovani della Hitlerjugend dovettero accompagnare gli ebrei in gruppi di quaranta/cinquanta dalle baracche fino alla chiesa e da l sarebbero stati presi in consegna dalle SS per condurli nella radura allinizio del vicino bosco e fucilarli, uno per uno. Le parole lette dal professore risuonano pesanti nelloff, mentre Storms ripreso vicinissimo scuote la testa per indicare ancora una volta di non ricordare nulla. La cinepresa rimane incollata a lungo sul suo volto mentre, con un filo di voce, dice di cercare invano unimmagine corrispondente nella sua memoria per ricordare visivamente quei fucilati, di cui uno era miracolosamente sopravvissuto e fu salvato da uno dei giovani hitleriani (avevano 16/17 anni allora), incaricati di calare i corpi morti nella fossa comune scavata prima dagli stessi ebrei. In teoria dovevano essere vernichtet (annientati) tutti i cinquecento, se laltro SS, Feigel, non avesse avuto un lampo di lucidit o forse un attacco di panico di non fare in tempo a finirli tutti, dato che ci voleva un discreto numero di ore per sparare alle singole persone? - e quindi trasform quellordine (che non fu ufficiale bens unidea nata nella mente malsana del collega Weber, allora ventitreenne ufficiale delle SS, poi processato nel 1956) in una marcia della morte fino a Mauthausen, dove sarebbero stati egualmente uccisi, ma nelle camere a gas come tutti gli altri. Poi, allimprovviso, allennesima lettura del corso dei fatti da parte del paziente Manoschek, il boia nazista, in primo piano a tutto schermo, mormorando a voce bassa ammette che s, andava tutto bene, come descritto, ma che lui non aveva ucciso. Da montaggio seguono alcune dichiarazioni riguardo al processo subto dagli ex giovani hitleriani per concorso in omicidio svoltosi nel 1946, mentre il nome di Adolf Storms era uscito soltanto nel processo successivo, nel 1956, contro il citato Weber. Stacco. Immagine a nero, nelloff squilla un telefono, segue un breve dialogo telefonico, registrato: Signor Storms? S? Sono il signor Manoschek, lei laltra volta aveva detto che alcune delle cose narrate potevano essere vere... Pausa. Voce di Storms: S ma se sono vere, allora io sono un assassino!?. Voce di Manuschek: S. Buio totale. Silenzio. Colpisce come un pugno nello stomaco. Poi, dal basso sale lentamente una didascalia che a lettere bianche incise sullo sfondo nero ripropone la frase detta da Storms che fa da titolo al film. Poco dopo segue unaltra verit, forse ancor pi crudele: questo caso non sar mai portato in tribunale, perch Adolf Storms mor nel giugno 2010. Questo carnefice - come tanti altri prima di lui - ha rinnegato i massacri, o meglio questi fatti storici effettivamente accaduti, proprio come la stessa societ attorno a lui aveva parzialmente rinnegato in Austria per tanti anni ci che era successo nella cosiddetta fase finale. A questo proposito era interessante seguire nel dibattito dopo il film, soprattutto i contributi dei due psicologi presenti in sala e che per altro hanno lavorato a lungo con persone sopravvissute ai lager. La rimozione c e nel caso di grandi traumi spesso necessaria per ricominciare una nuova vita dopo aver sperimentato situazioni da inferno, ma quando viene praticata in modo consapevole, come nel caso di Storms, essa si fa inverosimile. Anzi, secondo Teicher, uno dei consulenti, vittime e carnefici non hanno le stesse strutture di memoria, per cui Storms si sarebbe sentito lusingato per limprovviso interesse nei suoi confronti e avrebbe recitato da perfetto attore la parte studiata a lungo interiormente. Il tempo per le prove non era certo mancato: oltre sessantanni!

finto oblo per tutto ci che riguardava quel massacro, sorge il dubbio che non avesse fatto nulla per impedire di essere alla fine individuato (tesi per altro difesa dalla coppia di psicologi che avevano collaborato con lo storico nelle ricerche). Il film, infatti, oltre a essere molto interessante per le rare e tante informazioni storiche che fornisce, ancor pi impressionante e inquietante per quelle non verbali, comunicate dallimpassibile volto dellormai anziano Storms, seduto come un pensionato qualsiasi nel suo soggiorno confortevole della casetta tipica da sobborgo tedesco, in cui aveva vissuto una tranquilla esistenza piccolo-borghese lungo lintera seconda met del XX secolo. Come aveva fatto a nascondersi in patria, piuttosto che fuggire allestero come tanti altri macellai di carne umana? Lo rivela lo stesso Storms. Una volta catturato, fu portato nel campo di denazificazione organizzato dalle forze alleate a Dachau, nella stessa localit in cui cera stato uno dei campi di concentramento nazisti e poi, rilasciato, era tornato nella sua citt. Alla prima richiesta da dove provenisse, disse semplicemente Dachau, risposta intesa come sinonimo di campo della morte essendogli stato di ulteriore aiuto il suo cognome di cui aveva cambiato lortografia per farlo similmente ebraico. Come molti sopravvissuti dei campi, Storms ottenne da subito un posto presso le ferrovie tedesche lavorandovi fino allet della pensione e vivendo in pace finch giunse quello squillo del telefono... Nella prima parte del film lex sergente del corpo spietato delle Waffen SS viene sottoposto alla lettura delle vicende storiche emerse nel corso del processo contro alcuni ex membri della Hitlerjugend svoltosi gi nel 1946, di cui due avevano fatto da testimoni oculari per Manoschek e compaiono via via nel montaggio incrociato col dialogo tra lo storico e il suo soggetto daccusa, assieme al prete cattolico Johann Farkas e a due ebrei sopravvissuti, Ladislaw Locz e Moshe Zawi. Storms nega, anche levidenza, dicendo di aver rimosso totalmente quel periodo del suo passato. Poco dopo per ci narra animatamente e fiero fin nei minimi dettagli la campagna in Russia della sua divisione fino allarretramento in Ungheria per poi fuggire dai terribili attacchi dellarmata rossa riuscendo a raggiungere il vicino confine e prendere servizio nella localit, appunto, in cui alcuni mesi dopo sarebbe avvenuto il massacro. In loco era stazionata unaltra divisione delle Waffen SS per sorvegliare gli ebrei ai lavori forzati per la costruzione del Sdost Wall, la famosa trincea a zig-zag verso sud-est, il cui percorso andava da Bratislava fino al Norditalia. Iniziata nel 1944, a quello scopo furano spostati ben cinquantamila ebrei dai campi ungheresi per ridursi a soli cinquecento nel duro inverno del 1944/45. Fu il periodo in cui, data la continua avanzata dellarmata rossa era in costante aumento la Panikstimmung, ossia il panico generale per cui piuttosto di farsi beccare dai vendicativi russi era meglio uccidere gli ebrei e scappare: una decisione presa la sera del 28 marzo dai tre comandanti delle SS in occasione della gran festa di alcuni giorni prima nella vicina Rechnitz dove, secondo altre ricerche storiche, erano partecipi i signori Thyssen (e il

DIAVOLI DEL MERIDIONE


Diavoli del Meridione. Fino ai diciotto anni ho vissuto in Calabria, un paradiso abitato da diavoli. 4. Alina Quando ho preso la decisione di fuggire dalla Calabria? Intorno ai diciotto anni, visitando per la prima volta il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. Il quale Museo ancora non esponeva i Bronzi di Riace che a met degli anni Sessanta del Novecento ancora giocavano a nascondino sul fondo del mare Ionio, tra la fine sabbia rosata della mia adolescenza. Di quella visita estasiata ricordo vivamente due serie folgoranti: i quadri di Mattia Preti e i rilievi marmorei di Locri Epizefiri, s, la citt della Magna Grecia fondata nel settimo secolo a.C. da coloni greci. Ci ero andato di mia iniziativa, al Museo. Sotto? S. Nel seminterrato del Museo, proprio dove poi saranno sistemati i Bronzi, si trovavano le aule del Liceo Artistico Mattia Preti. Quattro anni di studio intenso, pratico e teorico, pittura, scultura, architettura, letteratura e storia. E chi insegnava Storia dellArte in quel Liceo in quegli anni? Alina Cuoco, una donna acuta e puntuta, spiritosa e spiritata, che ci illustrava larte della pittura e della scultura e dellarchitettura attraverso le fotografie del nostro manuale scolastico. Il libro? Le foto? E un quadro originale di Mattia Preti no? E il bassorilievo originale della Pinax raffigurante Ade e Persefone di Locri Epizefiri no? Ecco. Quattro anni di studi e mai un viaggio a Locri, a visitare il sito archeologico. Mai una visita del Museo che stava sopra la nostra testa, la nostra testa piena di riproduzioni fotografiche di quadri moderni e sculture antiche, di pittura barocca e scultura greca. Riproduzioni. Ombre. Pallide ombre. Pallidissime ombre - avete in mente cosera mezzo secolo fa una riproduzione fotografica di un dipinto o di un bassorilievo? E le produzioni? Perch non metterci davanti agli occhi le produzioni? Alina, perch? Lanno dopo, studente della Facolt di Architettura di Roma, mi arrampicavo al fianco di Bruno Zevi storico dellarchitettura sulla lanterna del SantIvo del Borromini, ed ero felice come Un condannato a morte fuggito di Robert Bresson. www.pasqualemisuraca.com

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