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Novembre
Numero
2008
1
Se l’informazione
aiuta
la scelta pag. 2
La geografia
tra marchi
e Dop pag. 4
Globalgap, Ifs,
Brc sotto la lente
d’ingrandimento pag. 6
Qualità
“digitale”
o “analogica”? pag. 8
Comunicare
la qualità
reale pag. 15
novembre 2008 2
Se l’informazione
aiuta la scelta
Alberto Bergamaschi,
C
e n’est qu’un début continuons le combat. Non
responsabile comunicazione & marketing
vorrei che questo incipit risultasse pretenzioso e
poco rispettoso per il movimento del ’68, però il
QC&I International Services
mio stato d’animo, nel momento di scrivere l’editoriale
per il primo numero (ma seconda uscita) di questa rivi-
sta, è proprio quello di chi ha incominciato un’avven-
tura con la consapevolezza che sarà complessa e non di
breve durata. Diritto & alimentazione
L’avventura di chi si è impegnato in uno dei progetti La qualità geografica:
più difficili da portare avanti: diffondere l’informazio-
pag. 4
ne. Paradossalmente è proprio in questo momento di
marchio o Dop?
“globalità” che l’informazione può essere fintamente
oggettiva e pericolosamente indirizzata. Certificazione
Quando, infatti, non esisteva la possibilità di svolgere
verifiche dirette delle notizie diffuse era più facile che Globalgap, Ifs, Brc: pag. 6
si avesse voglia di fare qualche approfondimento o, tre schemi da scoprire
almeno, non si prendessero per oro colato le notizie
propagate. Ora, pigramente, ci accontentiamo delle
Qualità “digitale” pag. 8
immagini che sempre accompagnano una notizia, con o “analogica”
la falsa convinzione di essere stati testimoni oculari
degli avvenimenti che, quindi, hanno avuto la necessa-
ria verifica confirmatoria.
Agricoltura biologica
Siamo, ahimè, molto lontani dalla realtà. Il nuovo Regolamento pag. 10
L’informazione che ci raggiunge molte volte non è così (CE) 889/2008
corretta e approfondita da permetterci delle valutazio-
ni e delle decisioni consapevoli. E’ questa la parola La conversione pag. 12
d’ordine di La Scienza della Qualità: fornire informa- dell’azienda agricola
zioni oggettive e approfondite per arrivare alla consa-
pevolezza decisionale. Dalla parte del consumatore
Personalmente, infatti, sono contento se le persone
seguono i miei consigli perché mi trovano professional- Come comunicare pag. 15
mente competente e serio, ma sono molto più gratifi- la qualità reale?
cato se riesco a comunicare tutte le informazioni che
permettano delle scelte autonome in conformità alle
aspettative personali.
Storie di qualità
In questo numero incominciamo a organizzare i conte- I mirtilli pag. 18
nuti secondo diverse rubriche, quelle che si è ritenuto del Canavese
essere le più interessanti. Poiché, però, le informazioni
devono sempre essere bidirezionali, aspettiamo le La Scienza della qualità - Anno I, 2008 - numero 1
vostre indicazioni per cercare di percorrere la strada Bimestrale informativo della società
del miglioramento continuo, già a partire dal prossimo QC&I International Services
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I
n Europa, le regole del settore alimentare conoscono
modi diversi per comunicare le “qualità geografi-
Ordinario di diritto alimentare
che” del prodotto. Il primo è certamente il marchio: Università di Ferrara
segno creativo, di fantasia, totalmente inventato dal- SDA Studio di Diritto Alimentare
l’imprenditore, e che può essere anche geografico. Se il dirittoalimentare@studioborghi.eu
consumatore associa mentalmente un marchio alla
capacità di soddisfare le sue aspettative, ciò accade per
merito degli investimenti che il produttore ha fatto per A metà strada – per così dire – fra il marchio e le indi-
realizzare un prodotto che piace; ma anche per merito cazioni di provenienza stanno le “indicazioni geografi-
degli investimenti sulla promozione commerciale del che”, costituite a volte da un semplice nome di luogo
brand, poiché è evidente che lo sforzo di assecondare i (“Chianti”, “Cartoceto”), a volte da un nome di fanta-
desideri del consumatore sarebbe inutile se il marchio sia unito a un nome geografico (“culatello di Zibello”,
restasse sconosciuto. “bresaola della Valtellina”). Per le indicazioni geografi-
All’estremo opposto, in quanto puramente descrittiva che, il legame fra nome e pregio dipende dalla reale
(si limita a informare il consumatore di un dato), è l’in- origine dell’alimento, dalla reputazione che esso ha
dicazione di provenienza. E’ un elemento – quello della per via di quella origine, e dalla capacità della legge di
provenienza geografica – che non sempre l’acquirente garantire tutto ciò, creando un sistema di riconosci-
associa alle “qualità”, ma ci sono alcune importanti mento pubblico del nome e delle tecniche produttive,
eccezioni. L’indicazione “Made in Italy”, ad esempio, in di controlli, di sanzioni. Per anni questa garanzia è
buona parte del mondo è considerata quasi un sinoni- stata compito delle legislazioni dei singoli Stati euro-
mo di qualità, un po’ per abitudine indotta dai media, pei, con regole nazionali tra loro diverse, alcune più
un po’ perché si conosce la tradizionale cura dei pro- rigorose e restrittive, altre più elastiche. Per ovviare a
duttori italiani, la cultura alimentare che c’è alla base, quelle differenze, e dare così al consumatore europeo
l’amore del mercato italiano per il buon gusto, ecc. E, un quadro di regole uniforme, prima col reg. CEE n.
almeno in Italia, ciò è vero anche per via di una innata 2081/92 e oggi con il reg. CE n. 510/2006, la Comunità
diffidenza italiana verso il cibo di provenienza estera: il ha sostituito alle protezioni nazionali un sistema unico
“Made in Italy” rassicura. di tutela delle DOP e delle IGP. Centrali sono:
Di per sé, tuttavia, non bisogna mai dimenticare che
l’indicazione di provenienza si limita a descrivere; e lo - la presenza di un “disciplinare di produzione”, con-
fa anche, talvolta, in modo approssimativo, perché le tenente elementi vincolanti sul metodo di produzio-
attuali regole europee sull’etichettatura esigono che si ne e sul suo legame alla zona geografica;
indichi solo il luogo ove è avvenuta l’ultima trasforma- - il fatto che chi chiede la registrazione (solo associa-
zione sostanziale dell’alimento, luogo che potrebbe zioni di produttori o di trasformatori, secondo l’art.
significare ben poco sul piano qualitativo. Il 5 del reg. n. 510/2006) non ha l’esclusiva sull’uso del
Parlamento italiano ha tentato, in effetti, di introdurre nome;
in Italia un principio diverso (indicare sul prodotto la - il fatto che la registrazione possa esser chiesta anche
provenienza della materia prima prevalente utilizzata): da soggetti extraeuropei (sempre che il prodotto
lo ha fatto con la legge n. 204/2004, ma questa è stata goda di analoga tutela nel Paese di origine).
censurata dalla Commissione europea per contrasto
con le regole comunitarie, poiché impedisce il funzio- Accanto alla disciplina delle indicazioni geografiche,
namento del mercato interno della Comunità. E lo sta ormai solo comunitaria, vi è il complesso sistema di
per fare nuovamente in questi giorni, essendo all’esa- tutela del marchio (anche geografico), protetto sia
me del Consiglio dei ministri – incurante delle critiche dalla legislazione italiana che da quella europea.
di Bruxelles – un disegno di legge che vorrebbe intro- Secondo il Codice italiano della proprietà industriale
durre nuovamente lo stesso principio. Ne parleremo, (d.lgs. n. 30/2005), è vietato registrare come marchio
magari, in un prossimo numero. nomi geografici puri e semplici, a meno che non si trat-
5 novembre 2008
Certificazione
Q
uando parliamo di qualità è importante defini-
re cosa intendiamo, perché la mia definizione
ricercatore, consulente, naturopata
di qualità potrebbe essere sensibilmente diver- editore della rivista REMEDIA NEWS
sa da quella di un’altra persona. Per esempio io prefe-
risco una mela con un ottimo sapore anche se il suo
aspetto estetico non è perfetto, mentre per la maggio-
ranza delle persone sembra essere più importante il
contrario. dotto bio vale l’altro, indipendentemente dalla sua
Se parliamo della qualità “da agricoltura biologica” vitalità, dal contenuto in vitamine, minerali e antiossi-
questa oggi è definita dalla legge - semplificando un danti, dal modo in cui sono stati trattati il terreno, le
po’ - con l’assenza dell’uso di prodotti di sintesi nella piante e l’ambiente. Così l’unico criterio di scelta all’in-
coltivazione e trasformazione. Per il mio gusto è trop- terno della categoria del biologico diventa il prezzo. Di
po poco per diversi motivi: conseguenza chi lavora bene deve abbassare il livello di
qualità per rimanere concorrenziale, portando tutto il
- Proprio per una questione di gusto: il mangiare reparto del biologico a un livellamento in basso.
dovrebbe essere un piacere per il profumo e il sapo-
re che si sente e mi sono stancato di tanti prodotti
certificati da agricoltura biologica che non hanno
sapore.
- L’obiettivo principale dell’agricoltura biologica è
sempre stato produrre alimenti più sani. L’assenza di
pesticidi è solo un aspetto di questo, certamente
importante. Ma altrettanto importante per me è la
vitalità di un alimento che si esprime per esempio
con un maggior contenuto in sostanze nutritive
come vitamine, minerali, antiossidanti ecc. e che
apporta più energia a chi lo mangia. Questo è il problema di tutti i sistemi di controllo che
- Perché in origine l’agricoltura biologica era qual- sono per così dire “digitali”: esiste solo il si e il no, la
cosa di più, era un modo di rapportarsi diversamen- qualità minima c’è o non c’è. Non ha nessuna impor-
te con la Natura e l’ambiente, era intesa come un tanza quanto la qualità reale sia lontana dalla qualità
servizio invece di una rapina e ritengo che questo sia minima, sia in senso di eccesso che difetto. Al consu-
oggi più importante che mai per la sopravvivenza matore attento una certificazione di questo tipo non
del nostro pianeta. dà nessuna possibilità di individuare il prodotto più
consono alle sue aspettative.
L’attuale sistema di controllo per gli alimenti da agri- Solo un sistema “analogico” che prende in considera-
coltura biologica non prende in considerazione questi zioni diversi aspetti di qualità potrebbe dare le infor-
aspetti (ad eccezione dell’assenza di pesticidi) e perciò mazioni necessarie per capire fino a che punto un pro-
definisce la qualità “da agricoltura biologica” con il dotto corrisponde alle proprie aspettative. Con una
livello più basso possibile. Per il consumatore esigente serie di informazioni analogiche si potrebbe capire
e attento perde così ogni significato perché non forni- quanto un prodotto corrisponde alle proprie aspettati-
sce elementi per la valutazione di aspetti diversi dal- ve e a questo punto fare realmente un rapporto quali-
l’assenza dell’uso di pesticidi. tà/prezzo secondo le esigenze personali.
Rimane solo la possibilità di farsi una graduatoria per- Una certificazione analogica della qualità sarebbe, con-
sonale delle aziende e degli organismi di certificazione, trariamente a quello che avviene con una qualità digi-
basandosi sul sapore degli alimenti che generalmente tale, un grande stimolo per le aziende a migliorare la
rappresenta abbastanza bene il modo di coltivazione. qualità con conseguenti vantaggi per il consumatore e
Per il consumatore meno attento ed esigente un pro- in molti casi anche per l’ambiente. Anzi in questo caso
9 novembre 2008
Certificazione
Piano di conversione
Predisporre e organizzare un piano di conversione che
deve obbligatoriamente in considerazione:
- siepi;
- boschetti;
- alberature;
- zone incolte;
- rive di fossi e canali inerbite;
- nidi;