Sie sind auf Seite 1von 5

IL BAMBINO RITROVATO: ALLE RADICI DELLE NOSTRE POTENZIALITA di Giovanni Re e Federica Rovetta Dopo aver parlato a genitori di adolescenti

con lobiettivo di chiarire i loro compiti evolutivi, e lorientamento e il sostegno che possono offrire i genitori, ora puntiamo lobiettivo su noi stessi consapevoli che il miglior servizio che possiamo offrire loro aumentare la stima e fiducia in noi stessi cosicch il nostro essere possa illuminare, quando necessario, la rotta dei nostri figli verso un porto sicuro dove trovare rifugio e sostegno prima di riprendere il largo della loro avventura nel mondo. Ancora il bambino, ora che siamo adulti e cos lontani da quel tempo, sfumato e spesso dimenticatoquale bambino, e cosa del bambino, possiamo considerare e augurarci di ritrovare? Cosa viene in mente quando si pensa al bambino, che caratteristiche, che immagini, che parole, che emozioni? Un senso di gioia, di tenerezza, una stretta al cuore, un rimpianto, un dolore, un moto di commozione, unirritazione... Il bambino/a che siamo stati allorigine della nostra esistenza. E allora che abbiamo avvertito il senso forte e doloroso anche, di esserci, certo non con la ragione, con la parola, ma con il corpo e con il sentire del cuore. E allora che ciascuno, in modo del tutto soggettivo e particolare, ha avvertito il senso del suo valore, il suo attaccamento alla vita, il suo bisogno di amore, la sua gioia di esistere e la curiosit per il mondo, gli altri, la vita. Ritrovare quindi dentro di noi quella qualit, quella spinta vitale ci ricongiunge alla vita. Il percorso di ogni esistenza solitamente accidentato; ciascuno incontra, fuori di s e dentro di s, il dolore della separazione dallamore originario, il senso del proprio limite, ribellioni ed errori, e man mano, attraverso il complesso e articolato cammino della vita, si costruisce il proprio racconto, si stabiliscono i valori, dichiarati e non, le scelte proprie o mediate da altri, dalle situazioni, dagli eventi. Ma ancora e sempre quel bambino che, dentro di noi, pone domande, desidera, e vuole crescere. Soprattutto se non riuscito a crescere, in alcuni aspetti, richiama potentemente lattenzione su di s, cercando una strada per evolvere. Affronta il bisogno di riconoscimento, la gelosia, la sensazione di non valere, lumiliazione per non essersi sentito amato, il non aver ricevuto aiuto quando era necessario Ritrovare quel bambino, le sue richieste, i suoi bisogni importante per farlo sentire a casa, dargli fiducia, ora che si pu, maturati dallesperienza e consapevolezza di se stessi, del mondo e della vita.

Allora, riprendendolo per mano, asciugandone le lacrime, invitandolo a uscire dalla fortezza difensiva che lo imprigiona nel passato, in vecchi e sterili vissuti, pensieri, atteggiamenti, si pu ritrovare il filo della storia personale, il senso del proprio esistere e continuare la vita con la stessa gioia, entusiasmo e passione di un cucciolo duomo che impara a camminare. Non a caso in tutte le fiabe c la partenza da una situazione positiva, sconvolta poi da un evento traumatico che spinge e costringe il bambino ad attraversare e superare difficolt e ostacoli per trovarsi in una situazione di ricomposizione positiva e migliore della situazione di partenza. Il senso del tempo che scorre segnato da questo evolvere avventuroso e anche rischioso del protagonista verso una soluzione imprevista ma soddisfacente e corrispondente ai desideri pi autentici. Prendiamo spunto dalla fiaba di Hansel e Gretel per illustrare alcuni passaggi e situazioni emblematiche. Un tema della fiaba la fame e la saziet, si rappresenta un cibo materiale ma che richiama anche bisogni di rapporto, di punto di riferimento (i genitori), di riconoscimento e accoglienza di tali bisogni. Nel contempo descrive la modalit egoista del divorare cieco, che porta alla rovina, al prevalere di forze distruttive (strega). La soluzione tracciata quella di non fermarsi al chiedere, al prendere o pretendere dagli altri, passivamente ma di attivare le risorse personali: la sagacia di Hansel che sa ingannare la strega per non farsi mangiare, lastuzia e lintuizione di Gretel che attira la strega nel forno ritorcendole contro i suoi cattivi propositi. I bambini da soli si liberano dallavidit egoistica ma attraente del divorare senza pensare che la casa daltri,(la personalit altrui), e si liberano della strega- che cieca, ingannatrice avida e ottusa, bruciando queste caratteristiche nel loro stesso inganno. Trovano cos un tesoro: attivare le proprie capacit un tesoro inestimabile, e mediante questo ritrovano la strada di casa, un rapporto riconciliato con i genitori dove non c solo un ricevere passivo e dipendente, che porta al vittimismo (la matrigna cattiva che non mi d cibo pu indicare la modalit ingenerosa e parziale di molti adulti che ancora vivono nellidealizzazione o nel rancore verso i genitori che non danno-ci hanno dato ci che volevamo, come lo volevamo e che quindi ci hanno rovinato lesistenza) ma anche la riconoscenza e la capacit di dare. Ci che a volte viene vissuto in modo vittimistico come una disgrazia pu diventare unopportunit (v. il bosco, gli uccellini che mangiano le briciole) mentre lincontro con la strega rappresenta la dinamica interiore dellincontro e della lotta con le proprie istanze egoistiche interiori e il prevalere delle qualit positive. Tuttavia lombra gli aspetti indesiderati di noi non vanno negati ma vanno attraversati e integrati.

Un altro aspetto importante la necessit della collaborazione, non si pu fare a meno dellaiuto degli altri, e di riconciliare in s le caratteristiche maschili e femminili (azione- passivit): lunit di Hansel e Gretel, tuttavia alla fine per attraversare lo specchio dacqua (un nuovo inizio a un livello superiore di esistenza Bettelheim) occorre assumersi la responsabilit personale, non delegare e non appoggiarsi allaltro, lindividuazione personale: Gretel che trova la soluzione chiedendo aiuto allanitra bianca ed ancora lei che sa che non si pu andare in due sullanitra per attraversare lo specchio dacqua. Gli uccelli bianchi-colomba bianca, uccello bianco, anitra bianca- presenti nel racconto simboleggiano le forze spirituali superiori -il bianco sempre simbolo di purezza di positivit. Per il compimento della crescita non si pu trascurare la spiritualit. Nella coscienza personale i sentimenti che percepiamo come colpa o innocenza (a volte) sono legati anche al soddisfacimento di bisogni fondamentali quali il bisogno di appartenenza, di avere legami forti, il bisogno di mantenere un equilibrio tra il dare e il ricevere, il bisogno di salvaguardare lordine sociale. Ci sentiamo in colpa quando non soddisfiamo questi bisogni, ci sentiamo a posto quando essi sono soddisfatti. Non sempre il sentirsi a posto o in colpa corrisponde quindi alla dirittura morale. Attraversare il lago che porta allindividuazione, alla responsabilit, alla realt superiore, significa attraversare questi sensi di colpa e fare scelte libere, aderenti alla propria coscienza interiore e non legate alle necessit sociali, culturali o familiari: concretamente pu essere sposare una persona in nome dellautenticit del sentimento che unisce ma appartenente a una famiglia non gradita ai propri familiari, scegliere un lavoro in cui si crede lasciando la comodit e tranquillit di una strada precostituita, fare pace con i nemici tradizionali di famiglia, rompendo una consuetudine di anni ecc. Ritrovare il bambino interiore pu significare dare voce alla nostra genuinit e autenticit liberandoci da sensi di colpa legati al bisogno di aderire a richieste implicite o esplicite degli altri. E il passaggio evangelico dalla legge allamore. (Hellinger) Il bambino ritrovato richiama il bambino perso. Perdersi angosciante: pensiamo semplicemente ai sogni in cui si smarrisce la strada di casa, non si ritrova pi la propria auto o le persone significative. Vengono in mente i film in cui il protagonista perde la propria identit e quindi fa tutto un percorso, una fatica per ricostruirla. A volte qualcosa ci pu portare lontano da noi stessi: un trauma, la paura di soffrire, di morire, un certo tipo di educazione/addestramento. Ci si pu sentir lontani dalle proprie origini, dal proprio sentire. In alcune persone tale distanza cos marcata da non essere pi consapevoli di chi sono e cosa vogliono, tanto sono abituati ad assecondare. E come se vivessero anestetizzati, dei dormienti. Se anche cos fosse, sempre un buon momento per svegliarsi, riprendere contatto con se stessi.

Essere se stessi = accettare le proprie origini : La vita la possiamo cogliere solo onorando e rispettando coloro che lhanno trasmessa a prezzo spesso di inenarrabili sofferenze. La vita ci viene da lontano, attraverso una lunga catena di avi e la sua origine ci del tutto sconosciuta e va ben al di l della singola esistenza umana. Onorando con umilt i genitori, ci inchiniamo davanti alla sacralit della vita e di ci che le sta dietro, entrando nello stesso tempo in contatto con le immense forze guaritrici delle origini, straordinario impulso per la nostra vita presente. (Amerio e Binder) Essere se stessi = accettare la propria storia, senza squalifiche n autoinganni. Quale romanzo ci raccontiamo? Quali parti abbiamo cancellato perch non belle, non presentabili, in contraddizione con qualcosa? I bambini per amore dei genitori, sono spesso disposti a dire e fare ci che pensano piaccia loro, anche a scapito della verit. La paura di perdere quellamore per il bambino un motivo per tacitare se stesso. Solo quando c la certezza che quellamore non verr perso in nessun caso avr il coraggio e la fiducia necessaria per esprimere veramente il suo sentire. Frasi dette magari senza riflettere da genitori o parenti possono segnare pesantemente la possibilit di essere autentici: Se fai cos la mamma non ti vuole pi bene, Vero che tu non sei geloso/a, Sei cattivo se pensi/ fai/ ecc Non destino crudele, atteggiamento vittimistico ma E andata cos atteggiamento di accettazione. Accettare i propri insuccessi e i propri talenti. Talento equivaleva alla paga di 17 anni di lavoro, per i tempi quella di quasi tutta una vita lavorativa. Don Guido nel suo testo Tutto incominciato in riferimento alla parabola dei talenti scrive: Appena il padrone ha dato a ciascuno ci che capace di ricevere se ne va lontano: non rimane a sorvegliare i servi e ci che faranno, ma li lascia con i doni che ha dato loro, perch quei doni non appartengono pi a lui ma a loro. Il servo indegno che nasconde il talento convinto invece che ancora il denaro del suo padrone e quindi non crede al padrone come donatore, non crede a se stesso come destinatario del dono, non crede al dono. Spesso ci si rifugia dietro una avvilente modestia per non assumersi la responsabilit per continuare a pensare: Non sono degno, non sono allaltezza Invece Non sono degno ma d soltanto una parola e la parola stata detta. Non identifichiamoci nel bambino ferito ma nel bambino di luce e leggiamo anche il lato oscuro di noi come risorse ancora ingabbiate. Attenzione che a volte il bambino ferito pu appropriarsi e minimizzare o svalutare le esperienze positive della vita, i risultati raggiunti. Non sognare vecchi sogni: Io volevo diventare, fare ma comportarsi come colui che sa che il momento giusto ora. Se a volte i nostri figli si comportano come bambini feriti, arroganti, che chiedono vendetta, che fraintendono, armati della loro razionalit, pur ascoltandoli, ascoltando le ragioni del bambino ferito leggiamo tra le righe, andiamo oltre, vediamo il bambino di luce in loro: il potenziale creativo, damore. Non lasciamoci rinchiudere nelle loro prigioni di paura e sfiducia. Guardiamoli con occhi chiari, non con le

cataratte del dover essere; con mente vuota di chi non asseconda i timori e costruisce giustificazioni sensate per non agire, osare, sperare; con cuore leggero di colui che si d ed pronto a ricevere con la fiducia di essere parte onorevole di una realt complessa e semplice contemporaneamente che attraversa e unisce il fisico lo psicologico e lo spirituale. Il bambino ritrovato quello che finalmente riesce a vedere, piangere e condividere il proprio dolore, i torti subiti, gli errori fatti, a ricomporlo nel quadro della sua vita con un senso, un insegnamento, gratitudine. Quello che ritrova ancora pi forte e chiara la spinta vitale, lentusiasmo per lesistenza, la capacit di amare e conoscere. Solitamente lindividuo intraprende il suo viaggio di riscoperta di s quando si sente consapevolmente scontento- quando si permette la sofferenza, la prima delle grazie.(Lattuada) Come ritrovarlo? 1 Figure di riferimento: familiari, professionali, spirituali; nella solitudine il rischio di raccontarsela. Fiducia consapevole, non cieca nelle figure di riferimento e umilt nel ricevere laiuto a leggere la nostra storia, le situazioni che accadono( quello che pu sembrare una disgrazia, una sfortuna), per smantellare le nostre credenze (non sono capace, il mio destino, va tutto bene, io non ho problemi ecc.) 2 Riconoscere la necessit del legame con gli aspetti spirituali della vita. Maslow definisce il complesso di Giona ovvero la paura della crescita che ci spinge a fuggire dalla nostra divina missione, a chiudere le orecchie di fronte alla voce del nostro richiamo al divino: la repressione del sublime. 3 Il gruppo, la comunit. Oggigiorno questo aspetto particolarmente sofferente in quanto sono da ricostruire reti di rapporti in cui prevalga la fiducia, il rispetto, la collaborazione di ognuno consapevole che il bene della collettivit essenziale per il bene proprio, come se una cellula del corpo si illudesse di continuare a vivere mentre il resto dellorganismo invaso dal cancro.

Das könnte Ihnen auch gefallen