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Vanessa Chiappino classe 2 CL

Istituto dIstruzione superiore Saluzzo-Plana

Ricerca sulle origini di Castellazzo Bormida


ORIGINE DEL NOME Tutti gli scrittori alessandrini si accordano nellassegnare a Castellazzo Bormida una antichit assai remota. Non tutti la pensano allo stesso modo riguardo lorigine del suo nome. Una cosa abbastanza certa, Castellazzo in antichit, si chiamava Gamondio. Gli scrittori Lumelli, lo Schiavina ed il Merula vogliono questo nome di origine ligustica; il Burgozio lo fa discendere dal gotico o dal tedesco. Egli sosteneva che discendendo Alboino in Italia vi portava i nomi dei paesi dai quali era venuto: fra i quali Gmund citt della Svevia, da cui ne sarebbe scaturito Gamondio. Non certo se i fondatori di questo borgo fossero stati, come dicono alcuni, i liguri casmonati di cui parla Plinio o e se lantico nome fosse una corruzione di Casmonium, secondo lo storico Durando. Altri sostengono che il nome Gamondio sia stato imposto dai romani al borgo risorto dopo la distruzione perpetrata contro gli ordini di Roma dal console Popilio Lanate (anno 171 a.C) irritato dalla strenua resistenza oppostagli dagli abitanti che avevano inflitto perdite sensibili agli aggressori. Lespressione Gaudium mundi i Romani la dissero in un momento deuforia originata dal gaudio per gli ottimi raccolti che si prelevarono dal suo suolo fecondo. Certamente Gaumundum il nome pi antico con il quale Castellazzo appare nei documenti che lo riguardano . Gamundium appare in tutti i documenti posteriori sino alla fondazione di Alessandria. In un atto del 1146 parla di Gamunsienses, homines comunis Gamundii in occasione della promessa di aiuto che i suddetti abitanti fanno al comune di Genova per il possesso dei castelli di Voltaggio, Fiaccone e Aimeno. In cambio, Genova esenta gli uomini di Gamondio dai pedaggi di Voltaggio, ricevendo da essi il giuramento di fedelt. Il paese era situato alla destra della Bormida, presso quel punto in cui essa riceve le acque dellOrba. Gamondio ha avuto un ruolo importante nella fondazione della citt di Alessandria e questo produsse una decadenza dellantico e glorioso comune. Infatti and deponendo lentamente il suo nome di Gamondio per assumere quello di Castellatium che diede origine allodierno nome Castellazzo. Questo avveniva non pi tardi del secolo XV definitivamente, anche se lantico nome non era mai scomparso dalle pubbliche carte e dalluso dei dotti. Si pensa che Gamondio mutasse il suo nome in quello di Castellazzo a causa dellinnalzamento del forte castello. Diviene Castellazzo Bormida nel 1863. LE ANTICHE ORIGINI DEL BORGO Tutti coloro che scrissero di Castellazzo lo ammisero preesistente alla corte regia.

Le opinioni sulle origini di Castellazzo Bormida sono principalmente tre. C chi sostiene che sia di origine ligure, chi di origine romana e chi di origine barbarica. Per quanto riguarda la prima, congetture e leggende la vogliono fondata dagli antichi liguri Stazielli (217 a.C) che, abbandonati i loro monti si erano spinti in questo territorio. La pianura nella quale collocato il paese in antichit era detta Liguria Staziella. Infatti i Liguri erano detti Stazielli dal greco ( luogo, stazione greca). Alcuni sostengono la tesi che si chiamasse Caristo (dal greco rendere amabile , gradevole), una citt antica capitale di una nazione sotto nome di Stazielli e che aveva il suo magistrato, era cinta di mura con le sue porte e fortificazioni alluso di quei tempi. Alcuni storici ritengono insostenibile questa ipotesi. Gli storici non sanno tuttavia collocare con esattezza dove fosse la Caristo di cui narra Tito Livio nei suoi scritti. Alcuni pensano che sia di origine romana a causa di resti archeologici di et romana trovati nel suo territorio. Sono alcune monete e unurna di un cittadino romano. In questurna vi erano pi ossa, una lucerna di Creta, varie monete dargento dellet repubblicana, e sul coperchio vi era questa epigrafe: M.BAEBIO, F.P,VETIAE LUCRATIAE, ,GETERTIAE,F.BAEBIUS, M.E. FILI. Poco lontano vi erano le citt romane di Acqui, Valenza, Tortona, Foro. Il territorio di Castellazzo poteva essere diviso in latifondi che i signori romani delle vicine citt facevano lavorare da schiavi e coloni. Gamondio pare avesse una vita alquanto tranquilla e prospera di commerci sotto limperatore Ottaviano, che sollev le sorti della Gallia Cisalpina, nel cui territorio si trovava Gamondio e vi fece costruire strade, fortificazioni. Si accrebbe la popolazione, si costruirono nuove abitazioni, castelli, torri, mura a difesa, fu retta da propri magistrati, con milizie proprie a piedi e a cavallo; ebbe un pontefice capo ed altri ministri di religione. Tito Livio la vuole di centomila abitanti. Dallavventura di Popilio e fino al 404 d.C. alla calata di Alarico re dei Goti, la zona ebbe un lungo periodo di pace e di floridezza. Questo fino alla discesa dei popoli invasori dal nord Europa. Gli storici sostengono, che se ci fosse stato un vero centro di popolazione nellepoca romana, sarebbero stati trovati molti pi reperti archeologici. La terza ipotesi sostiene che Castellazzo sia di origine barbarica. Quali siano state le popolazioni barbare fondatrici del borgo non ci sono documenti che lo riportino. Il paese conobbe i Visigoti, i Vandali, gli Unni, i Goti con Odoacre, Teodorico, Vitige, Totila, Teia e poi dal 567 i longobardi con Alboino, Clefi, Autari, Rotari, Astolfo, Desiderio. I moderni ritengono Gamondio di origine longobarda. Lo scrittore Pochettino afferma che non ci sono documenti che dimostrano la presenza o il passaggio di qualche imperatore, mentre per la vicina corte regia di Marengo si fanno con sicurezza i nomi di Liutprando, Cuniberto, Lotario, Lamberto ed altri. Ma il monaco Jacob a proposito di Gamondio scrive una notizia assai importante. In un brano che intitola De loco venerabili quod vocatur Gaudium

mundi scrive di Carlo Magno che venuto contro Desiderio e Vintolo, e presa Pavia, and ad Acqui. Recentes autem da Aquis civitate, imperator revertitur contra Paganos Vallis Scriviae, et primo pervenit ad locum qui dicebatur Gaudium mundi et modo Gamundium. In quo loco aliqualem faciens imperator residentiam, illum pulcherrimis replevit ecclesiis et aptavit et ditavit.nomina praedictarum habitationum non sunt amplius in usibus nostris, quia omnia sunt mutata. Tanagrum tunc vocabantur lumen Siloppi, et Fraschetta dicebantur Silva Danea. Con Autari ed Agilulfo duca di Torino ambedue successivamente sposi alla saggia Teodolinda, per opera della quale si determina la conversione dei longobardi al cristianesimo, la vita degli italiani nei paesi da essi soggiogati si mitiga. Intorno a questo periodo Castellazzo diventato contado e cio capoluogo di provincia, con giurisdizione su largo tratto di territorio:oltre cinquanta villa set castra, in plano atque montanis. Intanto il Papato accresce di importanza con il potere temporale e per avere maggiore preponderanza e consistenza chiama in aiuto i Franchi che si sostituiscono ai Longobardi dopo due secoli di regno. Sorgono i comuni e si oppongono ai Germani, Ungheresi, Greci, Arabi, Saraceni i quali toccarono anche Gamondio che ancora oggi ha una via intitolata a questi ultimi. I Gamondiesi possedevano un carroccio con un alto pennone sul quale era fissata una croce doro ed unorifiamma bianca con croce rossa nel mezzo. I castellazzesi concorsero nella fondazione di Alessandria. Alcune famiglie distinte si distaccarono dalla loro terra per popolare e difendere Alessandria tanto da essere ancor oggi ricordato in una delle quattro sezioni topografiche della citt: Gamondio, Rovereto, Borgoglio, Marengo. Per contrastare la tracotanza del Leon di Svevia Federico I detto Barbarossa, La lega Lombarda decise di rafforzare la rocca di Rovereto col concorso della popolazione di Gamondio, Borgoglio, Rovereto, Marengo. Banditore di questa impresa in Gamondio cera un famoso cittadino trascinatore, parlatore: Emanuele Boidi dei Trotti. Gamondio era grande ed era in grado di operare cose grandi. Il 21 Aprile 1168 i castellazzesi concorsero nella fondazione della citt di Alessandria e sfidarono cos il Barbarossa. Il popolo di Gamondio risponse alla chiamata di papa Innocenzo III (1213) ad una crociata in Siria. Gli anni trascorsero in battaglie con i casalesi, acquesi,coi marchesi di Monferrato, in beghe tra guelfi e ghibellini, tra qualche pestilenza portata da truppe di passaggio, inondazioni, terremoti. In 1391 Gamondio dovette sostenere limpeto del Conte dArmagnac disceso in Italia inviatovi dal re di Francia a richiesta di Firenze che non sopportava i progressi dei Visconti di Milano. I Gamondiesi si difesero con le loro munite fortificazioni dal fastidioso assedio. Nel 1403 i cittadini di Castellazzo, capitanati da Rizzo del Pozzo e Domenico Trotti, respinsero Facino Cane che abbandon il disegno di sopraffare i Gamondiesi.

Nel 1410 dopo avere sostenuto ben sette volte lassedio, il 23 luglio si dettero al Duca Giovanni Visconti di Milano che, ammirato del loro valore e della loro lealt li ebbe in grande stima da scegliere tra essi elementi per la sua guardia personale. Nel 1418 i Visconti sallearono al Marchese di Monferrato per portare guerra a Genova e nel 1426 incaricarono dellimpresa il capitano di ventura Francesco Sforza che pose il suo quartiere generale a Gamondio. Lo Sforza fu poi adottato dal duca Filippo Maria Visconti, gli diede in moglie una figlia naturale che gli port in dote anche Gamondio col Castello che a detta del Ghilini, fu costruito nel 1420 per il duca Filippo Maria Visconti. Nel 1448 Francesco Sforza erede del duca stesso, in compenso dellaiuto che il marchese del Monferrato Guglielmo gli aveva prestato per il recupero degli stati viscontei che alla morte di Filippo Maria avevano proclamato la repubblica ambrosiana, gli don Gamondio che pass di mano in mano per alleanze concluse. Castellazzo passa a Ludovico di Savoia, ma riunitisi i genovesi, il duca di Savoia ed il marchese di Monferrato contro lo Sforza, questultimo riacquist ogni cosa. Alla morte di Francesco Sforza nel 1466 gli succede il figlio Galeazzo Maria che assassinato lasci il suo primogenito Giovanni Galeazzo appena fanciullo che a sua volta venne privato di tutto dallo zio Ludovico il Moro. Nel 1482 una spaventosa inondazione devast Gamondio, abbatt case e distrusse parte del patrimonio zootecnico. I gamondiesi per ricostruirono ben presto case,fortificazioni,e ripari pi saldi di prima. Nel 28 agosto 1498, il commissario ducale di Alessandria Gian Giacomo Cotta Milanese ordin la ricostruzione. Il paese inizi a circondarsi di un largo fossato, si mun di avanzate mura solide e di 12 torrioni, di cui le rovine di uno di essi esistono ancora. La prima pietra fu posta dal P.Maestro Filippo Moccagatta Servita compatriota. La nuova cinta muraria fortificata fece sistema col castello che allora aveva 4 torri. Con il nuovo ampliamento si aprirono 5 porte, si ersero 12 torri che col vasto Castello in posizione eminente, conferivano al borgo un aspetto di grandiosit, una vera fortezza. Ed proprio allora che Gamondio mut il suo nome in Castellaccio che volgarmente Castellazzo. Tutte queste fortificazioni vennero atterrate dai regii ministri nel 1640 come narra Padre Lucio. La porta che pi di ogni altra conservava la forma era quella denominata dallAnnalisa Ghilini nellanno 1409 numero 4 , porta S. Stefano nellattuale Ponte Borgonuovo, la quale riguarda la chiesa di S. Stefano fuori dalle mura. Questa porta aveva un arco intero ed a fianco di questa cera un altra porta pi stretta per i passeggeri con il ponte levatoio. Poich il ponte era stato modificato non si chiamava pi porta ma ponte. Infatti tutte e 5 le porte avevano preso il nome di ponte. Questo appellativo rimasto in uso ancor oggi nellanno 2013 le persone nate e cresciute nei rispettivi borghi chiamano i due ponti Borgonuovo e S. Michele. Per quanto riguarda le porte Trinit, di Bormida, Pigliano oggi si perso luso di quello appellativo. Il Ponte Trinit era posto a levante ed aveva questo nome perch si trovava vicino ad una chiesa con tal nome; anticamente si diceva Porta del S.

Sepolcro. Unaltra porta si trovava a tramontana in un luogo detto S. Giacomo ed anche forte alessandrino, detta pi recentemente S. Michele. Le porte S. Michele, di Bormida, di Pigliano avevano i loro forti , i loro baluardi, ma nel 1848-49 non restavano che due spalle gi diroccate perch spianate dal prepotente marchese Pallavicini. Tre delle cinque porte avevano al di fuori di ciascuna il suo borgo che da essa ne prendeva il nome: S. Michele, Trinit, S.Stefano. Lungo le seconde mura vi furono innalzate dodici torri, ma vennero tutte rovinate. Oggi nellanno 2013 ne esiste ancora una che negli anni 1848-49 avevano iniziato ad adibirla a ghiacciaia. Per quanto riguarda la prima cinta di mura del borgo di Gamondio risale al periodo pre comunale. Il percorso delle prime mura a forma ellittica e da via General Moccagatta dove sorge ancora una delle torri (torre dellorologio), erano nove in origine , segue il percorso delle antiche mura ,via Trieste e via Gamondio.Le porte di accesso alla prima cinta di mura erano situate presso lattuale piazzetta davanti alloratorio di S. Sebastiano, presso la congiunzione tra via Boidi e via Roma e presso il bar Cannon dOro in piazza Vittorio Emanuele I. Le tre porte si chiamavano : porta S. Sebastiano, porta S. Giovanni, Porta S. Rocco. I ruderi di queste porte e torri si scoprirono nellanno 1858 durante gli scavi nellattuale via Gamondio. La torre dellorologio detta anticamente deVallori secondo quanto riportato da Padre Lucio, oggi serve a tenere lorologio. Questa torre il Maranzana dice che avesse forma di di circolo perch nel maggio del 1858, nel giardino delle monache agostiniane furono ritrovate delle fondamenta con questa forma geometrica. La prima porta della prima cinta muraria era collocata vicino alla piazza S.Giovanni il vecchio, la seconda era da S. Sebastiano e la terza vicino a S. Rocco ( nellattuale incrocio tra via Roma, via Boidi e via Gamondio) Sul fianco destro della chiesa di S. Rocco si pensa ci fosse un piccolo castello perch anche in questo luogo furono ritrovati resti di mura. Tuttora nellanno 2013 esiste un vicolo nelle vicinanze chiamato vicolo Vallori. Questo castello fu distrutto nellanno 1640. Il Ghilini narra, nel Trattarello dei suoi annali di Alessandria, che fuori dalle mura cera un altro Castello con quattro torri e con due porte, una davanti a S. Carlo e laltra aperta verso la campagna. Nel frontespizio della prima porta stavano dipinte le Armi Gentilizie dei duchi di Milano con queste due lettere T.S. ad indicare il nome e cognome di Tristano Sforza , Feudatario di detto Luogo, figlio naturale di Francesco Sforza. Si pensa che questo castello sia stato fondato nel 1420 per ordine di Taliano, valoroso duce di Destrieri per il Duca Filippo Maria Visconti, che poi lo stesso Duca lo desse in dote a sua figlia naturale Bianca Maria sposata con Francesco I Sforza. Pass poi a Francesco II Sforza Duca di Milano e successivamente a Carlo V imperatore. Questo lo pass ad Alfonso Marchese del Vasto l11 maggio 1532 come compenso degli aiuti nelle guerre. I discendenti del Marchese Andrea e Francesco dAvalos lo vendettero ad Ottaviano Pallavicino Patrizio di Genova il 2 dicembre 1648 al prezzo di 14 mila scudi doro. Questo castello venne abbellito dal figlio Felice. Alla morte del marchese Gian Battista Pallavicino avvenuta nel 1778 pass

alla regia corte dei Conti poich non cerano successori del Pallavicino. La corte dei Conti lo vendette ai fratelli Gaspero e Gianbattista Sardi nel 1826 per la somma di ventitre mila lire, una parte venne data al Marchese D. Paolo Centurione di Genova che lo usava come luogo di villeggiatura. Castellazzo segue le sorti degli Sforza nelle vicende con i Francesi che rivendicavano diritti di successione e continu ad essere teatro di battaglie, di bottino della truppe di passaggio. Castellazzo venne depredato dai Francesi nel 1651-52 dopo che era passato dagli spagnoli in possesso del Conte Genovese Pallavicini che da essi laveva acquistato. I Castellazzesi lo difesero, ma non poterono impedire che i Francesi mettessero a fuoco la chiesa di S. Maria e fosse cos distrutto col tempio il pregiato suo organo. Non furono risparmiate le molte altre chiese dalle quali asportarono tutte le campane e con esse anche la pi grossa che era sulla torre del comune. In circa 5 secoli dalla fondazione di Alessandria , Gamondio cambi oltre 50 volte padrone. Le guerre tra Francia e Spagna degli ultimi 50 anni, portarono nella prosperosa Gamondio fame e miseria e con esse malattie che decimarono la popolazione gi stremata dalle contribuzioni di guerra e ruberie. Col trattato di Utrecht 1713 Castellazzo pass sotto la casa Savoia che laveva gi di fatto dal 1703 per trattative avvenute tra Vittorio Amedeo II e lAustria, ed i Castellazzesi riprendono animo a rifarsi dei disastri subiti. Castellazzo entr a fare parte della provincia di Alessandria nel 1818. Il saggio governo del ministro Bogino nel Piemonte ebbe, almeno nellamministrazione, felici risultati. Il periodo Napoleonico riport in Castellazzo espoliazioni, disagi e il ritorno dei Savoia. Il paese concorrer con i suoi giovani allUnit dItalia, allespansione in Africa, conoscer le deportazioni nei campi di concentramento, nelle desolate steppe russe. CASTELLAZZO E LE SUE CHIESE Si pu giudicare la religiosit dei Gamondiesi dal numero delle chiese che essi innalzarono fin dai primi tempi della cristianit. Ne esisterono contemporaneamente oltre una quarantina secondo Don Girolamo Buzzi nella sua Storia di Gamondio antico. Molte furono distrutte durante le guerre o abbattute per costruire. A ricordo di alcune di queste esiste ancora oggi una cappelletta o un pilone con immagine sacra. S. Martino la chiesa pi antica. Esiste un documento ufficiale del 1347 in cui si nomina il convento di S. Martino. Le chiese oggi esistenti sono 11: la madonnina dei centauri 1631,trinit da lungi risalente ai tempi longobardi, san Carlo e Anna 1631,Santa Maria della corte 950, San martino risalente ai primi anni del Cristianesimo, la chiesa dei Cappuccini 1608 ( oggi sconsacrata) , la chiesa di S. Stefano, la chiesetta della S.S. Piet, la chiesetta della S. Trinit, la chiesa di S. Sebastiano, loratorio di S. Antonio.

IL PIU ANTICO DOCUMENTO CHE RIGUARDA GAMONDIO Castellazzo appare nella storia nellanno 938 d.C. infatti un diploma fatto dagli imperatori Ugo e Lotario, concede Gamondo in dote alla regina Berta: in nomine Sanctae et Individuae Trinitatis. Hugo et Lotharius divina favente clementia reges. Quapropter omnium fidelium Sanctae Dei ecclesiae nostrorumque praesentium ac futurorum industria noverit, qualiter praefatae reginae sponsae meae, quasdam curtes iuris nostri, cortem scilicet de Senna, et cortem de Gaumundo, cortemque de Setiaco, castellum de Rive Torto atque cortem de Urba, cum omnibus corum pertinentiis quae plusquam mille mansos habere videntur.sub dotis nomine concedimus,donamus, penitus largimur, et de nostro iure et dominio in eius ius et dominium omnino transfundimus et delegamus una cum ecclesiis et capellis,castellis, casis, servis et ancillis, aldionibus et aldiis, terris, campis,vineis, pratis, silvis, montibus, vallibus, planitiebus, aquis, aquarumque decursibus, molendinis, piscationibus,omnibusque, rebus mobilibus et immobilibus ad praedictas curtes et abbatias in integrum pertinentibus, quatenus proprietario iure habeat, teneat, firmiter possideat, habeatque potestatem vendendi donandi et alienandi et commutandi, pro anima iudicandi,et quidquid eius decreverit voluntas faciendi,omnium hominum contradicione remota. Si quis igitur nostrum praeceptum infrigere temptaverit, noverit se compositurum auri optimi duo mila praefatae Bertae reginae nostrisque et suis heredibus. Quod ut verius credatur et ab omnibus diligentius observertur,manibus propriis roborantes, annuli nostri impressione subter iussimus insigniri. Questo documento ci presenta Gamondio come corte regia. Bibliografia : Ricerche storiche su Gamondio (Giuseppe Pochettino 1905) Geografia dellItalia (Gustavo Strafforello anno 1890) Antichit di Castellazzo (padre Lucio Maranzana 1746-1800) Storia di Alessandria dallorigine ai nostri giorni (Carlo A-Valle anno 1853) Il Piemonte (Sturani) Sullorigine del nome di Gamondio (Pistarino)

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