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Parrocchia Nativit di Maria Vergine


Colli di Fontanelle - SantAgnello

Sul filo del ricordo


Al parroco don Paolo De Ponte ad un anno dalla sua nascita al cielo
a cura di don Antonino Minieri e Anna Guarracino

Castellammare di Stabia www.nleditore.it

Stampato per conto della Nicola Longobardi Editore

Quando uno ti racconta con assoluta esattezza che odore c in Bertham Street, destate, quando ha appena smesso di piovere, non puoi pensare che matto per la sola stupida ragione che in Bertham Street, lui, non c mai stato. Negli occhi di qualcuno, nelle parole di qualcuno, lui, quellaria laveva respirata davvero. A modo suo; ma davvero.
Alessandro Baricco, Novecento

non ho avuto la possibilit di conoscere bene don Paolo De Ponte, guida nella fede di questa comunit per oltre cinquantanni. Forse per questo, accompagnando la sua comunit parrocchiale in questo tempo di passaggio in attesa di una guida nuova e stabile, ho sentito il bisogno di conoscerlo meglio, di approfondire il suo itinerario di vita che, inevitabilmente, si intrecciato con le tantissime storie delle persone che ha incontrato, guidato, sostenuto, portato alla maturit della fede. Per raggiungere lobbiettivo prefissato, ho pensato che la cosa migliore fosse lasciare la parola a coloro che lo hanno conosciuto bene, chiedendo a chiunque lo desiderasse di mettere per iscritto almeno un frammento del proprio tesoro dei ricordi. Ho fatto un appello alla comunit e tanti hanno risposto con entusiasmo, cogliendo in questa occasione anche unopportunit per dire un profondo grazie al loro carissimo parroco. Cos nato questo libretto che ti consegno affinch tu possa custodirlo tra le tue cose pi care.
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Carissimo,

A me serve e servir per meglio delineare nel cuore il profilo umano e spirituale del caro don Paolo. A te, che sicuramente hai gustato tante volte il sapore della sua vita, potr aiutarti a ri-valorizzare tanti ricordi, ri-apprezzare tanti doni ricevuti e magari dimenticati, ri-mettere al centro dellattenzione del cuore tante sue parole e gesti che magari al momento avevi lasciato correre senza dargli la giusta attenzione. In queste pagine troverai non solo la storia di un prete e della sua gente, ma le tracce dellinfinito amore di Dio lasciate in questa splendida terra in cui hai avuto la grazia di nascere o di abitare. A Lui, al nostro Dio che prima di tutto misericordia, chiediamo di donare a don Paolo tutta la bellezza della vita eterna e a questa comunit una guida sicura per il futuro, capace di portare a tutti il Volto di Cristo umile e misericordioso. Tuo, don Tonino

RICORDI e TESTIMONIANZE

Il Maestro mand due dei suoi discepoli a preparare la Pasqua (Mc 14,13-15) credo sintetizzi bene la vita di un prete, forse perch fin da bambino osservavo e un po aiutavo il mio parroco nel preparare la Pasqua. A dire la verit, oggi, la mia vita da prete un continuo preparare appuntamenti con Ges, per me e per quelli che incontro quotidianamente. Penso cos anche alla vita di don Paolo, sacerdote e parroco che ho conosciuto negli ultimi anni del suo cammino con noi. Dal 125esimo anniversario dellIncoronazione della Madonna di Galatea il rapporto tra noi si stretto un po di pi, anche perch abbiamo organizzato delle attivit insieme. Da cinque anni ormai si ripete lappuntamento con la Via Crucis itinerante, che si conclude nella Parrocchia dei Colli, dove don Paolo aveva piacere di ascoltare i cori delle nostre processioni e donarci la sua benedizione. Ricordo con commozione la Domenica delle Palme 2011, quando, anche se anziano e stanco (e quale prete la sera della Domenica delle Palme non sfinito!) scese comunque in Chiesa per la benedizione, rimanendo sotto il portale della sacrestia. Lanno scorso, invece, abbiamo sperimentato il disagio dellassenza, che ci ha fatto avvertire ancora di pi il dono della sua presenza. sempre cos: un padre lo si apprezza pienamente solo nella morte. passato quasi un anno dalla partenza di don Paolo, e quando penso a lui mi ritorna in mente il parroco della mia infanzia: entrambi uomini fedeli alla Chiesa anche nel trascorrere molta parte della giornata in sacrestia, nellessere sempre a disposizione, solleciti e pronti a tutte le necessit dei fedeli. Tanta disponibilit, per noi pi giovani, quasi impossibile, presi come siamo da tanti impegni, incontri da preparare, ragazzi da seguire. Ho conosciuto don Paolo anziano, forse gi con le forze in fase calante, tuttavia sempre disponibile e premuroso verso i suoi parrocchiani. Intitolerei cos la foto che conservo di lui: don Paolo uomo eucaristico.
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Il brano del vangelo di Marco, di cui ho riportato alcune parole,

vero, questo si dovrebbe dire di ogni prete, ma credo che per lui abbia una risonanza pi forte. Con sollecitudine e premura ogni mattina, in estate e in inverno, con il sereno o con il temporale, si trovava puntuale alle ore 7,00 dalle Elisabettine per la Celebrazione Eucaristica. significativo che la morte labbia sorpreso in macchina proprio di ritorno da SantAgata. A volte penso che la morte ci colga nel momento pi intenso della nostra vita, per don Paolo stato un po cos: pochi minuti prima aveva mangiato il Corpo di Cristo, ignaro che quella mattina sarebbe stato viatico per leternit. Il prete uomo che prepara la Pasqua, ma anche uomo che si prepara alla sua Pasqua. E cos, di celebrazione in celebrazione, le parole dellEucaristia prendono forma e diventano carne e sangue della sua vita. Questo il mio corpo prendete e mangiate, questo il mio sangue prendete e bevete: nel pronunciare queste parole, poco alla volta, dallessere le parole di Ges diventano anche le parole che sintetizzano la vita del prete, perch dicono del dono della sua vita. E di giorno in giorno, di Messa in Messa, il dono diventa sempre pi vero, e il prete diventa uomo mangiato. Don Paolo, come ciascuno di noi, dal giorno della Prima Comunione ha mangiato il Corpo di Cristo, ma poi, per cinquantasei anni, molti dei quali trascorsi nella Parrocchia dei Colli, si lasciato mangiare, diventando uomo eucaristico, e la sua vita stata un dono, perch nessuno rimanesse privo del Pane del cielo. Chiunque altro, nelle sue condizioni di salute, avrebbe detto di non essere pi disponibile per le levatacce mattutine, egli invece rimasto fedele, e il Signore lha premiato, facendolo passare dallaltare terreno alla Gerusalemme celeste. Mi sono sentito piccolo e inadeguato, quel venerd mattina quando lho incontrato, ancora riverso in macchina, e ho poggiato la mia mano tremante sulla sua testa per la benedizione. Poveramente, nella mia mano e nella mia voce piene di commozione sentivo tradotti in gesti e parole la gratitudine e il dire-bene della Comunit dei Colli per il dono ricevuto in questi anni, ma anche la maternit della Chiesa, che bene-dice i suoi figli e li prepara allincontro pieno e definitivo con il Signore.
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Quello che avvenuto dopo stato solo una traduzione in gesti del duplice significato che nella mia vita quella mattina ho realizzato. Nella Chiesa parrocchiale dei Colli, ho rivestito don Paolo del camice e della casula, preparandolo - se ancora ce ne fosse stato bisogno - per la Celebrazione esequiale, cerniera tra il tempo e leternit. Tutto poi ha avuto seguito come in ogni celebrazione: la campana maestra ha cominciato a suonare a distesa, il suo suono greve ha tradotto i sentimenti dei presenti e la commozione per la partenza del padre, che si illumina di speranza nella certezza dellincontro col Signore. E mentre ancora la campana suonava, a frotte i parrocchiani si muovevano verso la chiesa per partecipare commossi e porgere un gesto delicato di amore per il loro parroco-padre defunto. Solitamente i fedeli assiepano le chiese, e il prete, dopo il suono della campana, si appresta a salire allaltare. Dopo la morte, il prete invece resta immobile, preparato per la Celebrazione Eucaristica di commiato, e i fedeli in processione arrivano per guardare - quelli pi arditi per baciare - per lultima volta le sue mani, mani che consolandoci ci hanno accarezzato, assolti, benedetti, mani nelle quali fiorito tante volte il dono dellEucarestia, preparato con amore nel silenzio e nella preghiera. Don Paolo, anticipandosi sui tempi, aveva gi dato disposizione per lAltare della Reposizione, per chi doveva fare lapostolo il gioved sera, per i fiori di Pasqua, perch gli appuntamenti importanti vanno preparati per tempo e con attenzione. Mi piace salutare cos don Paolo, ricordandolo come colui che ha preparato la Pasqua, e soprattutto come Uomo Eucaristico. Don Francesco Iaccarino

el confratello don Paolo ricordo, come uomo semplice e schietto, la passione giovanile per la caccia e quella costante per il Napoli, le cui partite seguiva con una vecchia radiolina; come sacerdote, la pazienza che aveva con noi ministranti, lamore verso la casa di Dio, la fede eucaristica e la devozione mariana. Don Enzo Esposito
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ono grato dellinvito fattomi di mettere per iscritto una testimonianza sullamicizia vissuta per pi di 50 anni con il confratello Paolo, nel primo anniversario da quando ha varcato la soglia della speranza eterna. Entrambi pastori di Comunit cristiane limitrofe, Colli di Fontanelle e Trasaella, esprimo la certezza e la verit di aver goduto ed arricchito la mia vita con il dono della sua presenza. Veramente era un uomo di Dio, un cuore grande come loceano, limpido nello sguardo, dolce e garbato nel portamento, discreto, austero, apparentemente distaccato, non lasciava mai mancare la presenza e la parola nei momenti della gioia e soprattutto della sofferenza nella vita del fratello; una vita ispirata a lealt, generosit, chiarezza e conforto, capace di dilatare il cuore di chi lo ascoltava. Con parola suadente, calma, rasserenante, saggia, prudente, prospettava orizzonti di speranza coerentemente con la sua missione di pastore, tesa a realizzare il bene, il nobile, il bello della nostra natura umana. Attento a non essere di peso per gli altri, ad occupare posti non suoi, pago di quanto ricevuto da Dio e dagli uomini, operava da provvidenziale sentinella sul cammino del fratello, particolarmente nel bisogno spirituale, morale, umano, dalla nascita alla morte. E mentre ci assale la nostalgia della sua presenza umana, allinsegna di quanto quotidianamente il coro di Paolo affermava, se ho fatto qualcosa grazie allaiuto di Dio che non mi ha mai deluso, invito me, e tutti quelli che hanno beneficato per pi di 50 anni del suo ministero di consacrato e pastore, a confidare che il suo spirito non ci abbandona e la sua eredit luce per rendere la vita, che ci stata affidata, un dono di Dio agli uomini. Grazie a te, Paolo, felice in cielo, e sempre vivente sulla terra, perch sarai sempre tra i ricordi pi deliziosi della nostra vita. Don Pasquale Ercolano

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ono Laura, la sorella che gli stata pi vicino, anche nei momenti pi difficili. Attraverso la sua devozione ho capito lamore che aveva verso Dio e verso il popolo: un amore che gli ha permesso di compiere la sua missione ogni giorno. Con i suoi sacrifici mi ha insegnato a perdonare e a stare nella grazia del Signore. Laura De Ponte

nsieme abbiamo lavorato e pregato, affinch tu diventassi Buon Pastore per il tuo gregge. Quante emozioni ed orgoglio nel vedere le tue mani innalzare per la prima volta il Calice della Salvezza! Tu, il mio caro fratello, eri diventato servo di Cristo e a Lui hai dedicato ogni attimo della tua vita. La sorella Caterina De Ponte

a vita un susseguirsi di eventi una girandola infinita che incessantemente sovrappone un evento ad un altro in un cambiamento continuo che cerca di spazzare via tutto, uomini e cose. Ma non sempre ci riesce. Alcuni eventi rimangono vivi e senza lacerazioni, come nel caso di zio Paolo, la guida che aveva un sorriso per tutti. Quanti ricordi legano tutti noi a te, caro zio Paolo noi che abbiamo avuto la fortuna di esserti stati vicino e di averti conosciuto meglio di chiunque altro. Sapevi tante cose, ma non sapevi vantartene. Sempre pronto a dare i tuoi insegnamenti e sempre pronto ad ascoltare con umilt. Conducevi una vita semplice, lontano dai clamori dei centri abitati, come semplice la vita dei Colli e della sua Comunit. Amavi ritirarti per ore nella tua stanza a leggere e a pregare e amavi fare lunghe passeggiate nellorto che curavi con tanto amore rice15

vendone i suoi frutti. Amavi la tua missione pastorale e ti ci dedicavi con tanto entusiasmo. Quando la salute negli ultimi anni non ti assisteva pi, ti trascinavi fin sullaltare pur di non mancare allappuntamento con la tua comunit: la comunit dei Colli che tanto amavi. E lo facevi con grande passione e dedizione. Quante volte siamo entrati nella tua stanza ed ogni volta sembrava di entrare in un luogo di pace e di serenit, dove il tempo sembrava essersi fermato anni addietro, quando la vita scorreva lenta e serena. Ma era solo la tua stanza, fra tutte, che aveva questo aspetto: quello di un luogo che infondeva serenit. Ci volevi tutti vicino e non ti andava di doverci invitare ogni volta, perch il tuo invito era permanente, continuo, scontato, senza ne ora ne giorno. La tua gioia era quella di vedere tutti noi intorno a te, di vedere come larmonia regnasse tra di noi perch, come ci insegnavi, la solitudine del corpo e soprattutto dellanima si combatte stando tutti uniti. Non eri attaccato alle cose terrene, quelle che fanno diventare luomo misero e gretto. Tu guardavi oltre quelle cose, oltre lorizzonte perch: il materialismo -ci dicevi- che rovina lesistenza umana con la sua presenza meschina. E questa tua visione ti portava ad aiutare, senza indugio, chi ne aveva bisogno, con generosit. E molti altri ricordi ancora ci legano a te, zio Paolo, cos tanti che per noi come se tu non fossi mai andato via. Quante volte c venuto listinto di alzare il telefono e di comporre in automatico il tuo numero, ancora presente in rubrica, sicuri di sentire la tua voce stentorea e gioiosa! E questo soprattutto nei momenti di difficolt, quando ci farebbe tanto bene poter riascoltare le tue parole di conforto e di sollievo. E quante volte abbiamo immaginato di entrare nella tua stanza, la stanza della serenit, dove dietro la porta, ad aspettarci, ceri, come sempre, tu, la guida che ci accoglieva a braccia aperte, che ci rasserenava, che ci trasmetteva gioia la guida che aveva un sorriso per tutti. I tuoi nipoti: Nello e Carmela, Pietro e Stella

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d un anno dalla dipartita di mio zio, ancora sono vive in me, oggi come allora, le parole e i suoi consigli di conforto e di sostegno. Era per me pi di un padre. Ricordo ancora lucidamente il suo sguardo e le sue parole che mi spronavano a studiare, senza mollare davanti alle difficolt della vita, raggiungendo, poi, con grande orgoglio, per me e per lui, la mia laurea. Per lui ero il nipote pi piccolo, quello da coccolare, da difendere e seguire. Portare il suo nome per me stato sempre un vanto. stato anche il mio Padrino alla cresima, proprio per confermare il suo ruolo centrale nella mia vita. Ricordo ancora quando incominciai a fare il chierichetto in chiesa, insieme a lui sullaltare, a benedire le case nel periodo di Pasqua con lui, sempre presente, in ogni cerimonia per aiutarlo. Ricordo ancora, quante volte, da bambino e, poi, da adolescente, andavamo insieme sulle Tore. Quanti insegnamenti a contatto con la natura! Una storia vissuta insieme per ben 43 anni. Ora tanti ricordi passano nella mia mente: tanti ricordi personali che rimangono celati nel mio cuore e che porter sempre con me. La sera, nella sua stanza, dopo aver letto il breviario, mi chiamava e parlavamo di quello che era successo nella giornata, del mio lavoro e di tante altre piccole cose. Negli ultimi tempi sentivo nella sua voce un affaticamento fisico ma non mentale: la voglia di conoscenza era sempre con lui; i libri erano la sua passione, il suo mondo. Amava il suo ministero sacerdotale e amava la Parrocchia dei Colli di Fontanelle. Mi ripeteva sempre che la sua parrocchia era tutto per lui e che solo la volont di Dio avrebbe potuto interrompere il suo mandato. Periodo difficile nella mia vita stato la morte di mia madre, sua sorella Rosa, e in quella triste circostanza lui mi ha saputo confortare. Insieme ci siamo fatti forza. Ricordo ancora le sue parole: La morte porta via solo le membra mortali, le anime dei nostri cari
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rimangono vicino a noi. proprio cos, li sento vicini a me: ogni giorno, nei momenti tristi, nelle gioie sono sempre con me. Stanno bene, sono felici, pregano per me. Grazie di tutto: degli insegnamenti preziosi dellessermi stato sempre vicino. Il tuo amatissimo nipote, Pietro Paolo Fusco

pagnato la mia vita, ci ha lasciato allimprovviso, senza il tempo di poterlo salutare ancora una volta. Con lui ho condiviso gioie e, a volte, dolori, ma sempre con tanta serenit. proprio la serenit che oggi mi manca di lui, il sorriso che mi aspettava quando nei giorni di festa entravo in sagrestia e lui, con fierezza, mi diceva, battendo le mani: Ecco la nostra organista. Ero contenta perch mi faceva sentire importante. Non mancavano poi la tenera carezza sulla mano e, alla fine della messa, sempre, e dico sempre, i complimenti per come avevo suonato. Di ricordi del mio parroco ne ho tantissimi: sono cresciuta con lui; stata la mia guida spirituale, il mio rifugio nei momenti difficili. Con lui non si aveva mai la sensazione di essere giudicati ma sempre compresi. Un giorno, non mi ricordo quanti anni avevo, ma ero giovanissima, mi chiese di fare il catechismo ai bambini: fu unesperienza bellissima. Poi, io gli proposi di continuare con lA.C.R. e cos, il sabato, nel circolo parrocchiale, avevo il mio bel gruppo di ragazzi. Ogni sabato, dopo lA.C.R., andavo a salutarlo e passavamo ore a parlare: mi chiedeva sempre dei miei studi, del lavoro, dei miei familiari. Conversare con lui, uomo di grande cultura ed esperienza di vita, era piacevolissimo. Ora per lavoro sono lontana da casa. Nella mia stanza ho la sua foto insieme a quella di Pierpaolo: una foto che per me preziosa perch racchiude tutto il suo essere accogliente. Ogni volta che la guardo e penso a lui, la serenit con me e mi sento protetta. Mi manca tanto! Arianna De Maio
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Don Paolo, il mio parroco, il sacerdote che da sempre ha accom-

embra ieri, ma gi passato un anno dal giorno della sua nascita al cielo. Quel giorno tornavo dalla scuola e, cosa che non avevo mai fatto prima, lasciai lauto nella piazzetta dei Colli e mi incamminai, stanca e affamata, verso casa. Lo sguardo cadde su un annuncio funebre, attaccato sui pannelli accanto alledificio scolastico da poco, tanto che ancora si vedeva la colatura della colla liquida, appena messa. Lessi perplessa e rimasi sbigottita: cerano i dati anagrafici del nostro parroco. Omonimia pensai. Pochi giorni prima, don Paolo De Ponte aveva celebrato la Santa Messa ed io, come lettore, gli ero stata accanto sullaltare, come facevo ogni domenica. Lo avevo visto, come sempre negli ultimi tempi, stanco e appesantito: si muoveva goffamente e a rilento per il soprappeso e per let ormai avanzata, ma stava bene. Continuai a leggere il manifesto funebre e il dubbio si dissolse in un attimo: il defunto era proprio lui. Ci aveva lasciato per sempre, vittima di un incidente stradale. Corsi a casa per chiedere ragguagli ai miei familiari e appresi i tristi dettagli: prima dello schianto, un infarto lo aveva colto allimprovviso, mentre stava rientrando in parrocchia, dopo aver celebrato la Messa del mattino in un convento a SantAgata. Era il 23 marzo 2012. Il paese intero fu tramortito dalla luttuosa notizia e cadde in un profondo sconforto. Se nera andato nel silenzio di un mattino di primavera il pastore della nostra Comunit, una vera istituzione nel nostro piccolo centro di periferia se nera andato colui che ci aveva indirizzato nel cammino della fede cristiana. E, a man mano, che i giornali locali, chiarivano le dinamiche dellaccaduto, il dolore spaziava nei nostri cuori. Ci sentivamo tutti orfani di quel padre spirituale che ci aveva guidato per quasi cinquantanni. Chi lha conosciuto, come me, non potr mai dimenticarlo. Se lo cercavi, lo trovavi. Era sempre l, in sacrestia con la porta aperta, pronto ad accoglierti con un largo sorriso.
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Schivo e riservato, parlava poco di s, ma era sempre disponibile allascolto. Chiunque si rivolgeva a lui otteneva consigli buoni e parole confortanti che dispensava con grande magnanimit. Ligio al dovere, si era posto al servizio della chiesa e mai era venuto meno alle sue funzioni sacerdotali. Da conservatore e tradizionalista, quale era, non sempre riusciva a tenere testa ai cambiamenti socio-culturali dei tempi attuali, ma tuttavia ci provava e mai negava i complimenti a chi, dalla mentalit pi aperta e moderna, per altre vie, provava ad animare la vita del paese. Il suo grande amore per la parrocchia lo mostrava soprattutto nella cura della liturgia e delle celebrazioni, ma tutta la sua verve dialettica la esternava nel momento dellomelia. Chi fedele potr mai dimenticare le feconde storielle che lui abilmente raccontava dallaltare con lo scopo di imprimere maggiormente il messaggio evangelico nelle menti? Ognuno di noi ne ricorder sicuramente qualcuna che ha inciso indelebilmente nella mente tanto da indurlo a pratiche pi coerenti. Io stessa ne ricordo una che mi ha insegnato a non lamentarmi mai della mia condizione umana, perch Dio d ai suoi figli solo ci che serve per la loro salvezza eterna. Raccontava quel giorno in chiesa di un gruppo di anime che, defunte da poco, percorrevano un sentiero che conduceva alla sommit di una montagna da dove poi si accedeva al paradiso. Ognuna di loro saliva portando sulle spalle la croce della propria vita. Cera chi camminava in silenzio, chi invece ansimava per leccessivo peso e lunghezza della propria croce, chi andava spedito e allegro, felice di constatare che la sua croce, corta e leggera, non gli era affatto di impedimento nella salita e, tra tutti, cera pure chi borbottava per la palese ingiustizia.Giunti sulla cima del monte, cera un burrone che separava il luogo dallo spiazzale antistante alla porta del paradiso e tutte le anime vedevano che quelle che le precedevano usavano, a mo di ponte, la propria croce per oltrepassare il baratro. Ora chi aveva una croce pesante e lunga non trovava difficolt nellimpresa: passava senza intoppi, poi riprendeva sulle spalle la propria croce e si avviava verso la felicit eterna, mentre chi aveva una croce piccola, corta e leggera, non riusciva a passare ed era costretto a tornare indietro.
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Quale insegnamento pi grande di questo per capire la grazia di una vita ben vissuta, nella piena accettazione della volont di Dio! Questo era il nostro parroco, don Paolo De Ponte. Dallaltare incideva con le sue prediche e non appena si accorgeva di un calo di attenzione tra i fedeli, alzava volutamente il tono della voce, gi di per s forte, facendo sobbalzare piccoli e grandi che, come richiamati al dovere, prestavano di pi le proprie orecchie allomelia. E ancora allaltare mostrava tutta la sua sensibilit spirituale quando, al momento della comunione, dispensava le ostie ripartendo quella grande, esposta alla consacrazione, tra i fedeli pi assidui, quasi a voler ringraziarli per la loro costante partecipazione al banchetto eucaristico. Come non ringraziarlo per tutto questo! Devotissimo alla Madonna, si attivava ogni anno per organizzare la processione di fine maggio, dopo aver celebrato intensamente il mese mariano. Ci fu un anno che, proprio durante lo svolgimento della processione di maggio, fu colto da un improvviso malore e costretto a fermarsi. Stava vicino casa mia e perci lo invitammo a sedere: gli prendemmo una sedia e un bicchiere dacqua e lui subito si riprese. Con il ritorno delle forze fisiche, si alz per riprendere la via. Dovemmo insistere per fargli continuare il percorso in auto. Era cos tenace, forte e zelante, nella propria missione. Perci, con il passare degli anni, mai ci siamo sorpresi, quando, infiacchito nel corpo, lo vedevamo, curvo e spossato, continuare il suo ufficio incurante delle proprie condizioni di salute. Fino allultimo, ha mantenuto fede alla promessa che fece nel giorno della sua consacrazione sacerdotale quando cos preg: Signore, nellamarezza della mia anima ho amato Te. Nella luce che minonda il petto in questo primo bacio damore al tuo altare, mi consacro a Te, ardendo di consumarmi e di annullarmi in Te, nellabbraccio inscindibile del tuo sacerdozio. E cos stato. Ad un anno dalla sua nascita al cielo, cos voglio immaginarmelo: abbracciato in paradiso al Signore al quale si consacr, con lo sguardo rivolto alla sua Comunit dei Colli di Fontanelle, pronto a spendere una parola buona per noi che stiamo ancora in cammino. Ins. Anna Guarracino
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passato un anno e non mi sembra vero che il parroco non c pi. Quando al pomeriggio vado in chiesa per fare le pulizie o per la Messa serale, mi sembra sempre di sentirlo chiamare dalla sacrestia, poi, penso a quel tragico giorno quando mi hanno chiamato dicendomi: Don Paolo ha fatto un incidente. Mai avrei immaginato di trovarmi davanti quella scena: purtroppo era volato al cielo. Ora mi vengono in mente tanti ricordi di lui di quando giovane sacerdote, nel lontano 1959, veniva ai Colli per aiutare don Vincenzo, ormai anziano. Lui passava per casa mia, a piedi, sempre di fretta, per la celebrazione domenicale. Mia mamma ci diceva: Sta passando il prete, fate presto. Poi i miei ricordi volano allotto settembre 1962, quando stato nominato parroco dei Colli di Fontanelle: facemmo una gran festa con fuochi dartificio. Per lui questa data stata sempre molto significativa perch il caso ha voluto che la chiesa di cui era diventato pastore, era dedicata alla Nativit di Maria Vergine che si festeggia proprio quel giorno. Il parroco era solito in quelloccasione chiamare a celebrare la Messa molti sacerdoti che poi invitava a pranzo dalle suore nel palazzo adiacente alla chiesa. Quando le suore sono andate via, si occupava del pranzo la sorella che, per farsi aiutare, chiamava me. La mia giovinezza, come quella di molti ragazzi, stata molto bella con le suore e con il parroco. Facevamo molte cose: recite, gite e cera una bella Schola Cantorum. Quando le suore sono andate via stato un periodo buio, per noi e per il parroco. Poi, con lAzione Cattolica e lApostolato della Preghiera si ricominciato a fare cose belle, come gite e pellegrinaggi in tutta Italia. Il parroco era contentissimo di stare tutti insieme.
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In quegli anni, don Paolo, con laiuto di alcuni benefattori, ha ristrutturato la chiesa che era ben diversa da come la vediamo oggi. Ricordo ancora che quando stava per arrivare una festa, iniziava un paio di mesi prima a organizzare, come quando organizzava lAltare della Reposizione, il gioved santo. In quelloccasione mi diceva come fare e che fiori prendere. Amava i fiori profumati, mentre odiava gli Anthurium perch diceva che gli sembravano tutte linguacce e, difatti, mai mi ha fatto preparare laltare con questi fiori. Quando tornava dalla Messa Crismale, si sedeva davanti al sepolcro e ci diceva: Beh, state a buon punto! e, contento, si ritirava in canonica. E cos faceva anche per la festa della Madonna e del Corpus Domini. La festa che lui riteneva pi bella per i bambini era quella della loro Prima Comunione. Ad essa dedicava personalmente un mese di preparazione, perch diceva che i bambini la dovevano ricordare cos come lui ricordava la sua. Ogni volta che veniva in chiesa, quando io preparavo laltare per le Prime Comunioni, diceva tutto contento: Mi sembra un paradiso!. Avrei tante cose da dire ancora, ma mi fermo qui. Lo ricordo con tanto affetto perch per me stato un padre spirituale: colui che mi ha accompagnato dalladolescenza fino allet ormai adulta. Spero che lui dal paradiso mi guidi sempre nella via giusta. Maria De Maio

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passato un anno da quando, in una splendida giornata di primavera, il Signore lo ha chiamato tra la schiera dei suoi angeli, lasciando in me un vuoto. Da allora in ogni occasione, sia di festa che di vita quotidiana, lo ricordo con affetto. Avrei tante cose da dire, da poter consumare linchiostro di una penna. Il ricordo che ho del periodo quaresimale la sua voglia di recarsi a Napoli per comprare ci che serviva per la chiesa e per la benedizione delle famiglie. Cominciava a dire: Quando andiamo a Napoli?. Io gli rispondevo che potevamo andare quando voleva. Cos si organizzava con i suoi familiari, perch non lasciava mai la casa incustodita. E andavamo. Mi aspettava affacciato al balcone e, quando io bussavo, lui scendeva, reggendo il bastone con una mano, mentre con laltra teneva stretto la sua borsa paragonabile a quella di Mary Poppins: in essa aveva di tutto. Si sedeva in macchina; chiedeva se avevamo fatto colazione e prendeva i cornetti che aveva comprato scendendo da SantAgata. A met cammino, prendeva cioccolatini, caramelle e altro. Arrivati a Napoli, la prima tappa, da lui preferita, era sempre la libreria Elledici dove noi lo lasciavamo a scegliere i libri, mentre andavamo in giro a comprare altre cose. Quando tornavamo l, lui aveva fatto incetta di libri: al minimo ne comprava tre o quattro ogni volta di cui uno rigorosamente sulla Madonna, in vista del mese mariano. Dopo che aveva comprato i suoi libri, potevamo far ritorno a casa. Io gli dicevo: Parroco ma voi leggete sempre? Non vi stancate mai? Non vedete che avete preso la postura sempre con il capo gi? Lui mi rispondeva: Eh, Antonella, chi ha libro, ha labbra. Come predico dallaltare se non leggo? Quei libri li leggeva tutti in un paio di giorni: si sedeva alla scrivania e leggeva. Ogni qualvolta che passavo per casa sua, vedevo la luce sempre accesa, segno che stava ancora l seduto a leggere da allora quella luce rimasta spenta.
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Quando arrivavamo a Pompei, diceva: Vogliamo andare allAuchan?. Gli piaceva passeggiare per il centro commerciale. Qui la sua tappa preferita era il bancone del pesce: ne comprava tanti, di diverse specie, e poi in macchina, fino a casa, mi raccontava come voleva che glieli cucinassero. Proprio in una di queste passeggiate a Napoli, mi disse che, a breve, avrebbe festeggiato i suoi 50 anni di sacerdozio e avrebbe voluto fare una grande festa. Per non sapeva come fare e, inoltre, diceva che avrebbe voluto dare per ricordo a noi parrocchiani un quadretto con limmagine della Madonna lavorata alluncinetto. Io gli risposi che non ci sarebbero stati problemi: avrei organizzato tutto io ci volevano solo i soldi. Lui mi disse che non cerano problemi di soldi. Cos organizzammo una festa bellissima: lui era felicissimo. E, al mattino seguente, alle otto, gi telefon, per ringraziarci per la bella festa. Stavamo per organizzare anche quella dei 50 anni in mezzo a noi, ma volato in cielo. Ora lo immagino cos: felice tra le valli del paradiso, con tutte le persone che lo hanno voluto bene in questa terra di passaggio -come di solito lui diceva- elargendo sorrisi e parole sante a destra e a manca, come faceva quando era tra noi. Antonella Gargiulo

a nostra amicizia ha avuto inizio nel lontano 1964, quando insieme a lui abbiamo organizzato il mio matrimonio. Poi, man mano, diventata sempre pi forte. Tra noi cera un rapporto di reciproca fiducia: io lo stimavo sia come uomo sia come parroco, e anche lui stimava me. Infatti, ogni qualvolta che doveva fare qualcosa, mi chiamava sempre per avere un mio consiglio. Ho svolto tanti lavori in chiesa come la costruzione dellAltare della Madonna a cui lui era molto affezionato, quello di Santa Rita e altro.
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Un suo desiderio fu quello di aggiustare la casa dove prima cerano le suore ed io con i miei collaboratori lo realizzai. Non so quanti ringraziamenti ebbi: in quelloccasione organizz anche una cena per noi. Nellanno mariano 1987-1988, mi chiam perch voleva collocare la statua della Madonna in un luogo dove poteva essere vista da tutti. Pensammo di metterla in via Nastro Azzurro, presso la cava di propriet della chiesa, dove lui poteva vederla ogni mattina, quando andava a celebrare la Messa dalle suore, a SantAgata. Gli feci ledicola e lui, contentissimo, la chiam Madonnina della roccia. Da allora, ogni anno, il 14 agosto, andavamo l, a dire la Messa. Puntualmente, ogni anno, mi pregava di prendere le angurie che mangiavamo dopo la celebrazione per festeggiare lAssunta. Quando arrivava il mese di maggio, mi chiamava perch dovevamo organizzare la processione di chiusura del mese mariano. Mi dava carta bianca su tutto e, alla fine, gradiva che la festa si concludesse con i fuochi artificiali a cui lui puntualmente assisteva con evidente felicit. Unaltra sua passione era il suo giardino: ci andava tutte le mattine, nonostante dovesse inerpicarsi per una scalinata un po scoscesa, con un passamano di legno che, col tempo, si era rotto. Un giorno mi chiam e mi chiese di aggiustarlo perch non poteva pi salire. Io corsi in suo aiuto, come facevo sempre, e aggiustai il passamano e lui mi riemp di benedizioni. Il suo ultimo desiderio stata quello di realizzare un altro bagno perch, nel giorno in cui sarebbe arrivato un altro parroco, lui desiderava rimanere nella canonica. Lo realizzai, ma il mio rammarico che non ha potuto godersi quel bagno pi a lungo perch il Signore lo ha chiamato a s allimprovviso. Natale Gargiulo

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o conosciuto il parroco, don Paolo, circa cinquantanni fa, al suo arrivo nella nostra Parrocchia per collaborare con lallora parroco, don Vincenzo Pontecorvo, ormai avanti negli anni. Don Paolo, allora, era molto diverso: un giovane agile e snello, una figura atletica, un giovane dinamico che amava trascorrere parte del suo tempo libero giocando a pallone con i ragazzi della frazione, sulle Tore; anche dopo la Pasqua, al termine del rito delle Quarantore, quando ormai era primavera inoltrata, Don Paolo, per premiare i ragazzi che avevano partecipato alle funzioni pasquali, organizzava questi sereni momenti di allegria. Grazie allentusiasmo di don Paolo, nacque la sede del Circolo Cattolico, che rappresent per la nostra frazione, in quegli anni molto diversa da oggi, il primo luogo di aggregazione per i giovani e per gli adulti dei Colli. Fu il giovane sacerdote ad ottenere, con lappoggio del parroco, don Vincenzo, il locale nei pressi della chiesa che fu la prima sede del Circolo. Allora anchio ero giovane e pieno dentusiasmo, e collaboravo, con altri miei coetanei, alla buona riuscita delle cerimonie religiose. Un ricordo di quel felice periodo della mia vita mi pi caro: era il 1960 e volevo, insieme agli altri soci, acquistare il primo televisore per il Circolo Cattolico. Avevo raccolto tra gli amici una somma di 30.000 che credevo sufficiente per comprare lapparecchio televisivo. Al momento dellacquisto, lamara sorpresa: la televisione costava 150.000, una somma tuttaltro che trascurabile per quegli anni; ebbene, grazie alla generosit del giovane sacerdote che firm cambiali per ben 120.000, noi, appartenenti al Circolo Cattolico, potemmo usufruire del moderno mezzo di comunicazione, per conoscere meglio ci che avveniva nel mondo. Con il trascorrere degli anni, la nostra amicizia divenne sempre pi forte: quelluomo mi ispirava fiducia, mi stimava, mi spronava a dare il meglio di me, sempre, in qualunque occasione, anche la pi banale. Io lo ammiravo; ero affascinato dalla sua forte personalit, celata dietro il suo viso buono, dietro i suoi occhi vivaci: don Paolo, un
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uomo colto, istruito, si serviva di un giovane semplice, un operaio, per svolgere il suo compito, la sua missione pastorale. Lamicizia con don Paolo, il nostro impegno al servizio della Chiesa dei Colli di Fontanelle, divenne sempre pi forte: un legame che si improvvisamente spezzato, ed in maniera cos cruenta, una serena mattina di primavera di un anno fa. Don Paolo era dotato di una straordinaria carica umana, un carisma innato che gli permetteva di attirare a s la gente, di entusiasmarli; era buono, comprensivo, rispettoso di tutti, ma, alloccorrenza, sapeva essere anche forte e deciso, intransigente, quando riteneva di essere nel giusto. Con il trascorrere degli anni, ai vecchi amministratori della chiesa parrocchiale (Guarracino Raffaele, Gargiulo Natale, Pontecorvo Antonio, Gargiulo Michele) subentrarono altre persone, allora giovani, tra i quali ricordo Mastu Natale Gargiulo, Pontecorvo Mariano, Pontecorvo Sabato ed io che ero sempre pi affascinato dalla statura morale e dalla voglia di fare di questo giovane sacerdote che, nel frattempo, era rimasto da solo a guidare la nostra Parrocchia. Ricordo che in quegli anni era solito accompagnarlo a casa in moto: giunto a Massalubrense, il parroco proseguiva a piedi fino a casa. Altre volte, dopo aver celebrato la Santa Messa, dedicava parte del tempo libero alla caccia, sua grande passione. Con lapertura della nuova strada (siamo negli anni 70), anche don Paolo volle adeguarsi allevolversi della vita: acquist una Fiat 500 per svolgere nel migliore dei modi il suo dovere di sacerdote al servizio di una comunit costretta a vivere lontana dal centro cittadino. Don Paolo, in tutti questi anni, non ha mai pensato di lasciare la nostra Parrocchia che, con il trascorrere degli anni, sentiva sempre pi una sua creatura; don Paolo ha voluto dedicare linterno arco della sua vita sacerdotale a noi, cittadini dei Colli di Fontanelle. Io continuavo a restargli accanto, a seguirlo, ad apprezzarne le doti di umanit: ormai ero il suo cerimoniere, il suo collaboratore, il suo uomo di fiducia, ed ero fiero di esserlo. Mi sentivo sempre pi profondamente legato a Lui, lo ammiravo. Anche dopo il matrimonio, continuai a rimanere al suo fianco. Il suo attaccamento alla comunit dei Colli emerse anche in occasione della nascita della nostra festa, la Sagra di Fontanelle, da
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don Paolo sempre appoggiata e difesa, anche nei momenti di tensione, quando occorreva qualcuno che sapesse smussare gli angoli, appianare qualche inevitabile contrasto: fu lui a proporre di organizzare la Sagra in prossimit della Festa della Nativit di Maria, la protettrice dei Colli di Fontanelle. Di don Paolo De Ponte, del mio parroco, potrei scrivere ancora tante cose, perch sono tutti i ricordi legati ai meravigliosi anni trascorsi accanto a Lui. Fino a quando vivr, conserver, in un angolo del mio vecchio cuore, il ricordo di una persona eccezionale che mi ha onorato della sua amicizia di don Paolo De Ponte, parroco dei Colli di Fontanelle. Antonino Guarracino

profondamente, e non solo per la fatalit dellevento. Avevo conosciuto don Paolo un pomeriggio destate di molti anni fa. Era il 1980. Con lamico del cuore, lindimenticabile Carlo Sagristani, ci eravamo recati presso la sua abitazione annessa alla chiesa parrocchiale dei Colli, perch Carlo voleva consigliarsi con Lui circa la data in cui organizzare quella che negli anni divenuta le festa dei Colli di Fontanelle. Io e Carlo eravamo giovanissimi, e ci recammo a quellincontro un po timorosi, incerti su cosa dire e come comportarci dinanzi ad un sacerdote che sapevamo essere lanima dellamena frazione dei Colli. Don Paolo ci accolse con il suo sorriso gioviale e le sue prime parole furono: Entrate, ragazzi, i giovani sono i benvenuti a casa mia!. Queste semplici parole, pronunciate con linconfondibile tono deciso, dissiparono ogni nostro timore: ci fecero sentire immediatamente a nostro agio, accanto ad un amico. Carlo espose con poche parole la sua idea, quella cio, di organizzare la I edizione di Fontanelle, e, mentre parlava, mi sembrava che il viso buono del parroco si illuminasse; gli occhi neri e profondi, talvolta si socchiudevano, come se quel gesto lo aiutasse a fissare ancora meglio le parole del mio giovane amico. Quando Carlo ebbe finto di parlare, don Paolo si protese verso di noi e, guardandoci fissi negli occhi, disse: unidea bellissima! Questa gente merita tanto, perch buona e laboriosa. Dopo una breve pausa,
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Limprovvisa morte del parroco, don Paolo De Ponte, mi colp

aggiunse rivolgendosi a Carlo: Mi hai chiesto un suggerimento per la data. Ebbene, sarebbe bello far coincidere la festa dei Colli di Fontanelle, con la festa della Nativit della Madonna, la Protettrice della nostra Parrocchia. Ecco perch la Sagra di Fontanelle si svolge a settembre. Da quel giorno, sia per il mio lavoro di Vigile, sia per la mia passione per la scrittura e la ricerca storica, ho incontrato molte altre volte don Paolo, soprattutto nei giorni della Sagra, o quando lo cercavo per conoscere qualche notizia della storia della frazione, e sempre il mio ricordo andava a quel pomeriggio di unestate di tanti anni fa. Un giorno, nel fargli dono di una mia pubblicazione, mi strinse la mano tra le sue enormi e, guardandomi fisso con i suoi occhi neri e lucidi, mi disse: Tu sei una brava persona, perch chi ama il proprio paese, come dimostri tu, non pu essere cattivo. Io non so se questo vero, non sono in grado di giudicarmi, perch riconosco di avere molti difetti e pochi pregi. Per quelle parole mi fecero sentire bene, fiero di me. Di don Paolo De Ponte conservo un ricordo bellissimo, di un sacerdote semplice e buono. Franco Gargiulo

zione di Colli di Fontanelle, molti anni or sono. Ho avuto modo di apprezzare oltre al Suo giornaliero e fattivo impegno pastorale anche e soprattutto il Suo zelo per far crescere e migliorare civilmente la frazione dei Colli da Lui adorata. Con il suo sorriso bonario spesso mi poneva i problemi della comunit chiedendomi di intervenire, nella mia veste di amministratore comunale, per risolverli ed immancabilmente concludeva con un sorriso: Sono certo che il Sindaco provveder. Quanti problemi abbiamo risolto collaborando seriamente e senza clamore. Gli abitanti dei Colli hanno avuto in don Paolo De Ponte un ottimo parroco ed un grande bravo uomo. Bruno De Maio
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Ho conosciuto don Paolo De Ponte, dinamico parroco della fra-

d un anno dalla dipartita del caro don Paolo, mi viene naturale pensare a cosa abbia rappresentato questUomo, questo Prete, questo Professore, questo Padre Spirituale nella mia vita. Sicuramente stata una figura significativa. Ricordo con estrema nostalgia quando, la domenica mattina, arrivavo in chiesa e Lui, seduto dietro la sua scrivania, riconoscendo i miei passi, gi era pronto a salutare con quel sorriso sempre gioioso e la mano alzata, a modi benedizione. Ricordo quando, per farmi vincere la timidezza, mi invitava dallaltare a leggere le letture dei fedeli. Ancora ricordo quando fece costruire in chiesa ledicola per Santa Rita e programm una processione alla conclusione della quale doveva deporre la statua nel nuovo sito. Allora mio padre, devotissimo di Santa Rita, era gravemente malato e don Paolo fece in modo che la processione arrivasse sotto casa mia, dove fu allestito un altarino. Ricordo ancora la commozione di pap che, dalla finestra, con gli occhi pieni di lacrime di gioia, salutava la Santa. Come si pu dimenticare un nobile gesto come questo! Don Paolo era un parroco attento alle esigenze dei suoi parrocchiani, sempre pronto allascolto, riservato, schietto, pronto ad incoraggiare, e, alloccorrenza, anche ad ammonire con autorevolezza paterna. Che tristezza quel giorno quando appresi la notizia dellincidente! Gi tante volte, in cuor mio, avevo pensato che il mio Parroco era troppo vecchio, malato, stanco, sfiduciato, sofferente per tutti i problemi che lo assillavano, ma mai avrei pensato che tutto si concludesse in questo tragico modo. Ricordo che corsi in chiesa a cercare chiss quale consolazione. Ero addolorata, smarrita, confusa: per la seconda volta nella mia vita perdevo un punto di riferimento, un cardine importante. Mi furono di conforto le parole di SantAgostino: Non si perdono mai coloro che amiamo, perch possiamo amarli in Colui che non si pu perdere. Con affetto, Rita Guarracino
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con viva commozione partecipare per ricordare semplici ma significativi insegnamenti che hanno segnato e caratterizzato la vita sacerdotale don Paolo quale parroco della Comunit dei Colli di Fontanelle, nellampia e plurima attivit svolta, in tanti anni di permanenza, alla guida e al servizio di questa piccola Comunit. Il tutto per quanto mi stato possibile conoscere ed apprezzare nelle frequenti visite alla caratteristica Chiesa della Nativit di Maria Vergine. Lamore e il desiderio ardente di dedicare buona parte della sua conformazione a Cristo ai carissimi giovani della parrocchia, in spirito di umilt e di fiducioso abbandono, si tradotto, in sostanza, nellimpegno particolare e speciale alla preparazione dei ragazzi alla Prima Comunione, coinvolgendo e favorendo doverosamente la famiglia con la quale ha condiviso la speranza di ricercare e proiettare nel futuro lamore, la gioia e il desiderio ardente di essere ferventi cristiani e di rispettare la Chiesa. In questo ambito insegnamento si inserisce, sempre nel discorso della formazione giovanile della Comunit, la particolare dedizione promossa per la preparazione al Sacramento della Confermazione, attuata con la ferma convinzione di formare la giovent, con lesempio dellannuncio del Vangelo, al tradizionale rispetto dei fratelli e alla ricerca del dialogo continuo sulle problematiche che coinvolgono i giovani nei molteplici aspetti di vita vissuta. Nel cammino parrocchiale si inserita la condivisione con fratelli di altre parrocchie viciniori di accogliere, con infinita disponibilit, la presenza in pellegrinaggio di Confraternit della zona in occasione del tradizionale cammino della Settimana Santa col canto del Salmo 50 del Miserere per il Precetto Pasquale. Anche in questa circostanza si sono molto evidenziati il grande impegno e il desiderio ardente di condividere con gli altri la centralit assoluta del mistero di Ges crocifisso e risorto. Lomelia ed il saluto del parroco don Paolo ai pellegrini hanno assunto caratteristiche di una guida alla vita confraternale. Anche negli impegni esterni della Comunit dei Colli si fatto sentire e apprezzare la presenza del Parroco nellincoraggiare e sostenere queste iniziative, tra le quali spicca la Sagra annuale dei prodotti
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agricoli nella quale la S. Messa e la tradizionale benedizione di don Paolo costituivano motivo di aspettativa, di confronto e di buon auspicio nella Comunit. La dipartita di don Paolo alla chiamata del Signore ha lasciato nei nostri cuori un grande vuoto. Ai Superiori ecclesiali che dovranno provvedere alla sua definitiva sostituzione affidiamo la benevolenza della Comunit dei Colli di Fontanelle, essendo ormai comune a tutti che sentiamo ancora le carezze di don Paolo nel suo servizio sacerdotale. Gianfranco Savarese

arlare di don Paolo! In poche righe impossibile descrivere i miei anni vissuti in Parrocchia, guidata dal nostro don Paolo. Vorrei solo ricordare i due momenti pi significativi della mia vita e cio: quando da bambina mi ha preparato per la Prima Comunione e il suo piglio severo quando non sapevo rispondere bene alle sue domande. Ricordo ancora i momenti trascorsi in Chiesa per preparare i canti per le feste importanti, sempre guidati dai suoi consigli. Uno degli ultimi momenti che ho vissuto con don Paolo, prima che lasciassi i Colli, stato quando gli chiesi di celebrare il mio matrimonio e lui, da pastore buono, mi domand se ero sicura di quel passo e si preoccupava perch non conosceva il mio futuro marito. Dopo aver parlato con lui, ci tenne a farmi sapere che era contento che avessi incontrato un ragazzo buono e credente, proprio come lui sperava. Quando poi tornavo ai Colli per qualche festa, andavo in sacrestia per salutarlo; mi accoglieva con un sorriso e mi chiedeva se stessi continuando a fare la catechista anche nella nuova parrocchia. Era felice di sapere che le catechiste che aveva cresciuto spiritualmente continuavano a lavorare anche nelle nuove Parrocchie. Ora, quando torno ai Colli e non lo trovo alla sua scrivania sento tanta tristezza, ma ringrazio Dio di avermi fatto il dono della sua guida per tanti anni. Pina De Angelis
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ro appena una ragazzina, di circa 15 anni, quando mi avete chiesto se volevo provare a fare il catechismo. Subito ho detto di si anche se avevo mille dubbi su cosa avessi potuto insegnare ai bambini. Piano piano, con i vostri consigli, i corsi dalle suore a SantAgnello e con laiuto e lamore di Dio, tutto andato bene. Da allora ho dedicato la mia vita al Signore e alla parrocchia. Anche quando mi sono sposata e sono andata via ho portato nel mio cuore un ricordo bellissimo di voi e della vostra Comunit. Siete stato il nostro pilastro con la vostra semplicit. Ricordo con affetto ogni volta che tornavo in parrocchia per qualche occasione particolare, venivo in sagrestia a salutarvi e voi mi accoglievate con un sorriso dicendo: Oh, Lucia! La mia catechista che se n andata a fare il catechismo in unaltra parrocchia. A voi il mio grazie pi sentito per la vostra dedizione. Non vi dimenticher mai e vi porter sempre nel mio cuore. La vostra catechista Lucia Gargiulo

che non sempre sapeva esprimere incondizionatamente a tutti i fedeli. Anna Guarracino

Sacerdote di grande umanit e fede, uomo di bont e generosit

co della nostra parrocchia. L8 settembre, mentre io ero in clinica a partorire mia figlia, nel nostro paese spararono dei fuochi artificiali con dentro delle monete. Mia figlia fu la prima ad essere stata battezzata da lui. Quando ci incontravamo, ricordavamo quei giorni. Don Paolo stato un parroco disponibile e sempre presente. Teresa Lorenzano
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Il mio ricordo di don Paolo risale al 1962, quando divent parro-

stato il parroco che mi ha battezzato, quello da cui ho ricevuto la prima comunione e quello che mi ha preparato per ricevere il sacramento della Confermazione e, proprio durante questultimo corso di preparazione alla cresima, ho scoperto anche un parroco spiritoso e capace di parlare con i giovani. Ma il ricordo che, pi di tutti, mi caro quello che risale a molti anni fa: avevo allincirca 14 anni e, dopo averne parlato con quella che era stata per diversi anni la mia catechista, Lucia, entrai in sacrestia e, con fatica, perch cercavo le parole pi giuste, chiesi al parroco se potevo fare il catechismo. Don Paolo mi guard con aria benevola e mi disse: Non una cosa facile, ma chiedi sempre aiuto a Ges e vedrai che riuscirai a svolgere il servizio che vuoi fare. Il servizio al suo ministero don Paolo lha svolto fino alla fine. Ogni mattina, quando andavo a scuola o alluniversit e per questo prendevo lautobus delle 7:20, guardando verso la chiesa, vedevo una figura vestita di nero: era lui, il nostro parroco, che saliva nella sua automobile bianca e, senza badare se facesse freddo o ci fosse la nebbia o altro, partiva per andar a dire la Messa. Natalina Gargiulo

Sono diversi i ricordi legati a don Paolo.

aro don Paolo, la tua morte improvvisa mi ho colto di sorpresa e mi ha lasciato triste e sconsolata perch non mi ha dato il tempo di riconciliarmi con te. Il mio pensiero era quello di venire da te, quando mio figlio avrebbe battezzato il suo bambino, mio nipote. In quella occasione avrei voluto chiarirmi con te per togliere di mezzo le chiacchiere che cerano state. Ora che sei nel cielo, pregher per te perch il Signore ti accolga nella gloria degli angeli e spero che tu, da lass, protegga me e la mia famiglia. Ida Guarracino
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ncora oggi, ad un anno dalla sua morte, non mi sono abituata, e forse non mi abituer mai, alla perdita di una persona cara che sempre stata un punto di riferimento nei miei primi 30 anni di vita. terribilmente difficile scrivere in poche righe tutto quello che don Paolo rappresentava e rappresenter sempre per me: una grande persona prima e un grande parroco poi, costantemente disposto a consigliami e a darmi suggerimenti specialmente quando ricoprivo lincarico di catechista. Quando criticava il mio operato era sempre in modo costruttivo e mai distruttivo. Conserver per sempre nel mio cuore il ricordo delle espressioni del suo volto quando incontrava i bambini della comunit con cui amava soffermarsi a parlare di Ges, raccontando aneddoti e meravigliose favolette: era sempre sorridente, allegro e gioioso. I bambini dei Colli erano per lui, come era solito dire, La gioia pi grande Gli angioletti che mi ha mandato Ges Bambino. Ora a lui voglio dire: Caro don Paolo mi mancher sempre il tuo affetto, ma voglio lasciarti con questi ringraziamenti: GRAZIE per la tua capacit di ascoltare e per la tua apertura al dialogo con tutti i membri della comunit. GRAZIE perch ogni volta che ho chiacchierato con te ho imparato qualcosa. GRAZIE per tutti i tuoi consigli che mi hanno accompagnato nel mio percorso di fede. GRAZIE per tutto quello che hai lasciato in eredit alla comunit. Ma, soprattutto, GRAZIE don Paolo, perch tutte le volte che ti ho cercato ho trovato in te lo stesso sostegno e affetto che lega un padre ad una figlia. Con immenso affetto, Mariarosaria Pontecorvo

on Paolo De Ponte stata una persona che ha unito tanti fili di corrente per accendere le lampadine che hanno fatto luce nei nostri cuori: quella luce Dio. Sar sempre con noi. Teresa Pontecorvo
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on possibile, caro parroco, sintetizzare ci che hai rappresentato nei miei primi 33 anni di vita. I ricordi legati a te sono la mia vita. Allaffiorare in mente di unimmagine ne succedono altre perch tu sei stato la fonte della mia esperienza spirituale: tu mi hai somministrato i sacramenti, tutti quelli che ho ricevuto; tu mi hai fatto da guida spirituale; tu sei stato per me il prete-pap, lamico di famiglia. E, ora che non ci sei pi, mi sento smarrita. Venire in chiesa e non trovarti triste. Mi manchi tanto. In alcuni momenti, ancora, lo scoramento prende il sopravvento ma, sono sicura, che, in questo momento, stai scuotendo il capo, perch non questo che mi hai insegnato. Vorrei ancora bussare alla porta della sacrestia per dirti: Parroco, posso entrare? e sentirmi rispondere: Certo, dimmi tutto. Don Antonino, nellomelia per il tuo trigesimo, ha detto che una delle eccezionalit della tua figura di parroco stata quella che, essendo stato con noi per quasi 50 anni, ti sei fatto conoscere bene da tutti noi ma soprattutto hai potuto conoscere bene e profondamente ciascuno di noi. Ed stato cos. A volte non cera neppure bisogno di parlarci: mi capivi subito. Se chiudo gli occhi e sfoglio con la mente lalbum dei miei ricordi, tu ci sei sempre: ceri quando mamma mi aspettava ceri quando sono crescitaceri quando mi sono sposata. Ti ricordo da bambina in sacrestia, seduto alla scrivania, senza occhiali e senza uno dei tuoi preziosi libri tra le mani, un orecchio alla radio che trasmetteva la partita e uno alla nostra lezione di catechismo. Lunica immagine che mi viene in mente in cui ti vedo scoraggiato e triste quella del giorno in cui ti hanno derubato in chiesa, portando via anche le acquasantiere: seduto in un banco eri chino e piangevi, sconvolto per la cattiveria degli uomini. E come non ricordarti nel giorno della mia Prima Comunione! Causa la sesta malattia, non ho potuto condividere quel giorno speciale con i miei amici. Ma, quando la domenica successiva, sono entrata in chiesa, sola e un po impacciata, tu mi hai accolto, venendomi in41

contro lungo la navata. Lo sai - mi hai detto - che tre anni fa, in questo stesso giorno in cui tu ti accosti a Ges, tua nonna Teresa lo conobbe nelleternit. un segno! La nonna che ti amava tanto, ti vicina. Poi, lesperienza di catechista i primi tentativi di animazione per la Comunit. Eri contento e partecipe ad ogni nostra iniziativa; assistevi con gioia, seduto tra i bambini, agli spettacolini che allestivamo per Natale o per il tuo onomastico. E quanto entusiasmo per la partecipazione ai tornei di ACR di pallavolo e di calcio! Ci aspettavi, quando tornavamo dalle partite; ci incoraggiavi e facevi il tifo per noi; hai festeggiato con noi le medaglie vinte, fiero ed orgoglioso dei tuoi ragazzi dei Colli di Fontanelle. Poi, quando noi, andando per altre vie, abbiamo lasciato gli impegni presi, ci sei rimasto male. Ma mentre noi eravamo andati via, tu eri sempre l, pronto ad accogliere nuove proposte. Talvolta eri severo, proprio come un pap che, se ti vuole bene, non pu non farti notare gli errori. Quando ti ho annunciato che io e Tonino volevamo sposarci, tu sei stato felicissimo e hai partecipato attivamente alla preparazione della Messa, dissipando le mie apprensioni e le mie paure. Mi hai sostenuta e mi chiamavi sposina. Oggi un giorno di festa per il nostro paese hai quasi gridato dallaltare e gli occhi ti brillavano. Alla festa dei tuoi 50 anni di sacerdozio, quando sono venuta a farti gli auguri, non ti ho baciato la mano, ci siamo abbracciati dolcemente. Il mio pancione tra di noi e tu, commosso, hai detto di essere grato alla benevolenza del Signore che ti avrebbe permesso di accogliere anche il mio bimbo che, di l a poco, sarebbe arrivato. E cos stato. Come un tenero nonno, hai benedetto larrivo di Teresa Francesca e, dopo appena un anno, quello di Marianna, definendole espressione della Divina Provvidenza: il dono pi grande per me. Le mie bimbe! - Bravi, questi angioletti- le vezzeggiavi ridendo, quando, dopo la Messa, venivano a salutarti in sacrestia, prima di consolarle con il dono di un cioccolatino che sempre tenevi nella scrivania.
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Per loro sei stata la prima persona importante che le ha lasciate e quanto impaccio ho provato nello spiegare la tua improvvisa partenza. Ho detto loro che sei andato in cielo a portare i cioccolatini agli angioletti. Hanno replicato chiedendomi: Mamma e adesso chi ci racconta tutte quelle belle storie di Ges? Sono rimasta un po sorpresa: anche loro, bench abbiano solo rispettivamente 4 e 5 anni, ti hanno percepito come guida per conoscere Ges. Le belle storie a cui le mie bimbe facevano riferimento altro non erano che le parabole evangeliche che tu usavi come incipit nelle tue omelie: esempi chiari per rendere comprensibili a tutti, adulti e bambini, i concetti della spiritualit. E, tra tutte, ce n una che serbo con grande emozione. Se chiudo gli occhi, ancora sento la tua voce mentre la declamavi, rivedo le tue mani che la mimavano. Lhai raccontata durante lomelia per la festa dellImmacolata di tre anni fa. Per spiegare la misericordia e la clemenza di Maria, hai raccontato di una madre sfortunata e del suo figlio, sciagurato e ingrato: questultimo, allettato da una grande somma di denaro non esita ad uccidere la mamma per venderne il cuore. Ma lo stolto, durante il cammino da fare per la sua macabra consegna ai committenti che lo avevano invitato a compiere tale scempio, inciampa e cade rovinosamente a terra. Anche il cuore della sua sventurata madre rotola nel fango, ma, nonostante ci che ha dovuto patire, si preoccupa per il suo aguzzino e con apprensione gli chiede: Figlio mio, ti sei fatto male?. Limmagine forte e forte stato il messaggio: facile cadere nelle tentazioni della miseria umana, ma non dobbiamo mai smettere di confidare nella benevolenza di Maria che, da madre generosa qual , ci protegge e non ci giudica, offrendoci sostegno nella strada che porta al Figlio Ges. Tu eri molto legato alla Madonna e sempre mi hai invitato ad affidarmi a Lei e al suo esempio di madre e moglie. E cos faccio. Lho fatto anche domenica scorsa, nellatmosfera pi intima e silenziosa che c in chiesa, dopo la prima Messa.
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Dopo aver acceso la candela solita, mi sovvenuta limmagine di te che, stanco e un po affannato, guadagnavi la sacrestia, ma sempre con il sorriso e la serenit di chi svolge bene il suo compito. Come posso dimenticare il sorriso dolce che avevi sempre quando ci incontravamo la mattina, nei primi anni di scuola superiore, mentre io aspettavo il pullman e tu uscivi per andare a dire la Messa? Nellultimo periodo invece ti incontravo al tuo rientro, quando portavo le bimbe a scuola. Il tuo saluto era vissuto da me sempre come una coccola sincera una carezza per cominciare bene la giornata. Il 23 marzo dellanno scorso non ci siamo incrociati. Arrivata a scuola ho appreso la tremenda notizia dellincidente: lo sconforto, lo sgomento era appena attenuato dalla flebile speranza che si fossero sbagliati e che qualcosa si sarebbe potuto ancora fare. Poi, larrivo in chiesa, la veglia, il pianto sono stati naturali. Ho voluto toccare le tue mani paffutele mani che accarezzavano me e le mie bimbe le mani che mi davano Ges nellEucaristia le mani che mi salutavano affettuosamente ogni mattina. Ora che, i giorni scorrono veloci e la vita continua, so per certo che tanto affetto per te non finir: scuoter il mio cuore e pregher con fiducia per sentire ancora il tuo sostegno e la tua vicinanza perch tu sei sempre il mio Parroco, Colui che mi conosce da sempre. Teresa Pontecorvo

vita nella divinit. Resterai per sempre nei cuori di chi ti ha capito e amato. Sei sempre stato presente per tutti noi con le tue parole di fede: da grande predicatore e oratore ci hai consegnato lamore per il Padre e per i nostri fratelli. Lumilt che ti ha contraddistinto, carissimo don Paolo, certamente trover esaltazione davanti al Padre nei cieli. Fortunata Gargiulo

Chi ama non conosce morte perch lamore fa rinascere la

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el caro don Paolo, nostro amato parroco per 50 anni, conserviamo tanti ricordi nella mente e nel cuore. Impossibile raccontarli tutti quanti. Il ricordo pi caro sono le sue omelie. Sempre tre pensierini, un sunto breve e facile. Non mi stancavo mai di ascoltarlo. Inoltre, lo ricordo, con particolare ammirazione, quando, negli ultimi anni, nonostante gli acciacchi, ha continuato ad esercitare eroicamente il suo ministero. Antonietta Gargiulo

tragico. Ma il tuo ricordo non ci abbandoner mai e, da lass, in mezzo agli angeli, pregherai sempre per i tuoi cari parrocchiani. I nipoti di don Enzo

Sei stato la nostra guida per 50 anni, poi sei andato via, in modo Un anno passato, ma non passato il dolore per la perdita di

un prete e di un uomo buono, un soldato di Cristo finito sul campo, nel compiere il mandato affidatogli dal Signore. Dice il Foscolo Sol chi non lascia eredit di affetti poca gioia ha dellurna e certamente don Paolo ha lasciato tanto amore e, fin quando vi sar un bambino battezzato dal nostro Parroco, il suo ricordo non scomparir. Nino e Gigliola Ruggiero

Dieci anni della mia vita li ho trascorsi con don Paolo che ha gettato le basi della mia vita spirituale. Se continuo ancora a fare catechesi lo devo a lui al suo carisma. Il mio affetto nei suoi confronti rimasto immutato negli anni. Norma Lombardi
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Mi chiamo Norma; sono di Forl.

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aro don Paolo, gi trascorso un anno, ma in me il tuo ricordo pi vivo che mai. In te ho sempre visto il padre del figliuolo prodigo: quando mi rivedevi in chiesa, dopo qualche mia latitanza, mai occhi severi o parole di rimprovero, ma il tuo sguardo dolce e paterno si posava sulla mia testa come una carezza di padre contento di rivedere una figlia. Nelle nostre chiacchierate la tua parola dordine era: ricominciare con lesperienza di ieri, i piedi ben saldi in terra oggi e lo sguardo fisso al cielo per il domani. Grazie di tutto, Mariana De Martino

menti che nel cuore portano tutti quelli che hanno davvero conosciuto una cos grande persona. Io e mio marito abbiamo conosciuto don Paolo quando ormai la vecchiaia cominciava a debilitare suo corpo e non abbiamo avuto lonore di ammirare le sue opere in et giovanile. La prima volta che abbiamo incontrato don Paolo, la cosa che ci ha colpito di lui stato il suo sguardo amorevole e sorridente che ci trasmetteva una gioia talmente grande che ci sembrava essere accolti da un padre. Con il tempo abbiamo constatato come lui era amorevole con tutti, specialmente con i bambini, i sofferenti, insomma con tutti coloro che cercavano un aiuto spirituale o materiale. Chiunque labbia conosciuto profondamente non lo pu dimenticare e il suo ricordo rimane vivo nei nostri cuori. Caro don Paolo, ringraziamo il Signore per il dono che ci ha fatto di te. Con amore, Maria e Nicola Gargiulo

Don Paolo, uomo damore:gi queste parole descrivono i senti-

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e sfoglio lalbum dei ricordi pi importanti e pi significativi della mia vita, ritrovo la presenza costante e rassicurante di don Paolo: il Parroco della mia infanzia, della mia giovinezza, del mio essere donna sposata il parroco della mia esistenza. Una figura di prete determinata e generosa, presente con la sua discrezione nella storia di tutti noi, suoi parrocchiani, pastore attento e premuroso che ha arricchito con la sua vocazione la Parrocchia dei Colli di Fontanelle. Ed ecco allora che lo incontro, da giovane sacerdote, ad interessarsi di noi fanciulli e a parlarci, con la sua voce coinvolgente, di Ges e della sua storia. Lo rivedo negli Incontri dellAzione Cattolica a spronarci, ad interessarci da laici della Chiesa, ad invitarci a far parte della Schola Cantorum perch sosteneva che i canti sono elemento essenziale per rendere la Celebrazione Eucaristica o quella dei Vespri pi solenne e partecipata e la sua voce, unita alla nostra, era inconfondibile ed armoniosa. Lo ricordo padre affabile e determinato, quando ci convocava in Chiesa per invitare noi giovanissime ad impegnarci a svolgere limportante ruolo di catechiste, infatti sosteneva che i bambini vanno accolti gi da piccoli, sotto il manto della Madonna, per poterli educare al rispetto di Dio e a quello degli uomini. Egli ci seguiva attento, durante lintero anno catechistico, e non faceva mai mancare il suo consiglio e il suo sostegno a noi che avevamo accolto il suo invito ad aiutarlo nella diffusione del Vangelo. Lo ritrovo entusiasta organizzatore di gite a Roma in visita al Papa: ci offriva cos lopportunit di uscire fuori dal nostro ambiente un po chiuso, aprendoci orizzonti di bellezza ed offrendoci occasioni di conoscenza. Lo scopro a me accanto nel giorno gioioso del mio matrimonio, nella nostra Chiesa, dedicata alla Nativit di Maria, e ne ricordo ancora le belle parole, lincoraggiamento e le espressioni di ringraziamento per ci che, insieme a lui, avevo fatto per i Colli: mi invitava
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ad impegnarmi sempre per Dio e di ritornare qualche volta ai Colli, se mi era possibile, insieme al mio Luigi e alla mia nuova famiglia. Lo intravedo entusiasta ad incoraggiare e a progettare la festa del SS. Sacramento, che ci ha visto sempre coinvolti, e ad apprezzare il nostro sano spirito agonistico che ci portava a realizzare i bellissimi altari che accoglievano, tra fiori e ceri, Ges Sacramentato: il suo impegno e il suo convinto entusiasmo ci condizionava tutti positivamente. Sembra di riascoltarlo, quando ritornavo puntuale nella mia Parrocchia nativa per le occasioni degli appuntamenti solenni di festa, a chiamarmi signora e a ringraziarmi per ci che stavo continuando a fare, a servizio per il Signore e per la sua Chiesa, nella mia nuova Parrocchia di Mortora; io lo pregavo di chiamarmi ancora Maria cos come sempre aveva fatto da vero padre affettuoso negli anni passati ed egli, con i suoi occhi lucidi di gioia, mi stringeva forte le mani e mi accarezzava il capo. Lo sento ancora accanto quando ripenso e rivivo i momenti di dolore della mia famiglia: a lui ci si poteva stringere forte perch aveva sempre parole buone e di conforto. Ed perci che ancora risento echeggiare nella chiesa dei Colli la sua omelia pronunciata in occasione della dipartita della mia cara mamma: seppe con intensit paragonarla ad una grande quercia che era punto di riferimento per noi, suoi figli, e per tutta la comunit dei Colli. Sfogliando cos queste foto ricordo del mio cuore, mi riempio ancora di entusiasmo e di gratitudine nel vedere don Paolo, il mio Parroco, sempre presente nei miei giorni. Di questo lo ringrazio ancora e ringrazio Dio per avermelo posto accanto, lungo la strada del mio cammino. Nei miei momenti di sosta e di riposo, nei quali il cuore cerca una briciola di sereno conforto per la mia stessa anima, spesso ritorno a rivedere tutti i miei giorni e la figura di Don Paolo, come dicevo, spicca forte con la sua personalit ed i suoi santi insegnamenti tanto che lho ritrovato con piena corrispondenza nelle parole di un antico scritto, trovato per caso tra gli appunti di Religione di una delle mie figliole, che mi piace per lui riportare:
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Un prete deve essere contemporaneamente piccolo e grande, nobile di spirito come sangue reale, semplice e naturale come di ceppo contadino, un eroe nella conquista di s, un uomo che si battuto con Dio, una sorgente di santificazione, un peccatore che Dio ha perdonato, un servitore per i timidi e per i deboli che non si abbassa davanti ai potenti ma si curva davanti ai poveri, discepolo del suo Signore, capo del suo gregge, un mendicante dalle mani largamente aperte, un pastore dinnumerevoli doni, un uomo sul campo di battaglia, una madre per confortare i malati, con la saggezza dellet e la fiducia di un bambino, teso verso lalto, i piedi a terra, fatto per la gioia esperto del soffrire, lontano da ogni invidia, lungimirante, che parla con franchezza, un amico della pace, un nemico dellinerzia, fedele per sempre.
E tutto questo per noi don Paolo, il nostro Parroco, lo stato. Maria Guarracino Coppola

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ra ho chiesto alla mia piccola cosa si ricordava del parroco e lei, conoscendo il sostituto, mi ha risposto che gli piaceva di pi quello di tutti i giorni (don Paolo) che, quando andava in chiesa, la chiamava Vitto, con il suo vocione e le dava le caramelle ed era contenta di vederlo. La piccola Vittoria Scarpati

on cera domenica in cui, se andavo a Messa, me ne tornavo a casa senza aver prima scambiato qualche chiacchiera con il mio caro parroco: spesso facevo il chierichetto ma ormai avevo adottato don Paolo come nonno ed era unidea che a me, che di nonni non ne era rimasto nemmeno uno, sempre piaciuta. Del resto, cos un nonno se non una persona saggia, una persona che ha sempre, a portata di mano, il consiglio giusto per te e che ti accoglie sempre sorridente, mettendoti istantaneamente di buon umore? E figuratevi, non si dimenticava mai di farmi un pensierino, una sciocchezza come quellovetto di cioccolata a Pasqua, che, pur se ero un po grandicello, mi faceva sempre un gran piacere ricevere, proprio perch, come si dice, limportante era il pensiero. E ora, scrivendo queste poche righe, mi scappa ancora un sorriso di quelli un po malinconici, e se una persona riesce a farsi ricordare cos, allora significa che ha veramente lasciato il segno nella tua vita, cos come riuscito a fare don Paolo con me. Davide De Maio

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orrevano gli anni Settanta-Ottanta, quando il reverendo, Paolo De Ponte, Parroco dei Colli di Fontanelle, nonch docente e collega della Scuola Media di SantAgnello, fece pressione sulla Preside, professoressa, Giulia Almagro, e sullallora Sindaco in carica, Bruno De Maio, per istituire una succursale della Scuola Media nella sua Comunit. La sua insistenza and a buon fine e sia la Preside che il Sindaco sposarono ben volentieri la Sua proposta. Lo scopo era, chiaramente, quello di venire incontro alle esigenze dei giovani studenti del posto e delle relative famiglie. Grazie alla tenacia del Sacerdote ed alla mia disponibilit, in qualit di docente di matematica, il collaboratore scolastico in servizio, Signor Antonino Aprea, offr il salotto della sua casa, ubicata di fronte alla scuola elementare, per poter ospitare una nuova classe. Il Parroco, a Sua volta, mise a disposizione due stanze dei locali adiacenti alla Chiesa e fu cos possibile completare il secondo corso di Scuola Media: in tal modo la Sede dei Colli venne ad avere il corso A e B e raggiunse un tale prestigio da accogliere alunni provenienti anche dai Colli di San Pietro e da SantAgata. Il Reverendo svolgeva non solo mansioni di insegnante di Religione nelle classi, ma collaborava fattivamente sia con le famiglie che con le Autorit Locali. riuscito a farsi voler bene a tal punto che, quando mi sono sposato, io e mia moglie Lo scegliemmo per la celebrazione del matrimonio nella sua Parrocchia ed ancora oggi ne conservo vivo il ricordo. Con affetto, Ciccio dEsposito

iovane e magro, un po severo allapparenza (visto ovviamente con gli occhi di bambina), quando arrivato in mezzo a noi. Sembra ieri e invece sono passati pi di cinquantanni!!! Ero ragazzina quando, dopo aver seguito il corso di preparazione con Don Vincenzo Pontecorvo, Lui, Paolo De Ponte, amministr una
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domenica di agosto a me e ai miei coetanei il Sacramento della Prima Comunione. Ha visto crescere le famiglie della Comunit a Lui affidata; ha amministrato a tanti, compresi i miei fratelli e sorelle, il Sacramento del Battesimo, della Comunione, del Matrimonio; ha celebrato pure il cinquantesimo di matrimonio dei miei genitori. Ha officiato tanti funerali di anziani e purtroppo anche di giovani, volati prematuramente al Cielo. Nonostante la veneranda et e gli acciacchi, non mai venuto meno ai doveri di Sacerdote e di Consigliere Spirituale. Negli ultimi anni del Suo Apostolato stato aiutato spesso da Lorenzo e anche da don Vincenzo, ma non ha mai abbandonato il ruolo di Responsabile della Comunit. Il tono di voce alta e chiara, che arrivava fino allesterno, non si sente pi rimbombare tra le mura della Chiesa. La sua presenza continua e costante stata sempre per noi parrocchiani, abitanti dei Colli, un punto di riferimento e un esempio indelebile. Anche se provato e stanco negli anni, il Suo volto esprimeva sempre serenit e una fede viva che colpiva i cuori di tutti. Il 23 marzo dello scorso anno, di ritorno da SantAgata, dove era solito la mattina celebrare la Messa, alle ore sette, presso le Religiose, purtroppo, la Sua strada terrena si incrociata con quella divina e si consegnato al Padre Celeste. La notizia si subito diffusa, scuotendo tanto i nostri cuori che la Sua dipartita non sembrava vera. Non posso non ricordare la Sua partecipazione assidua alle processioni per le vie del paese, specie negli ultimi anni, quando, affaticato e stanco, si faceva accompagnare in macchina, pur di essere presente. Lo ricordo, altres, quando, dopo Pasqua (allora era usanza), veniva per le case, accompagnato da molti chierichetti, benediceva le nostre famiglie e si intratteneva un poco con noi. Tante cose si sono succedute durante il suo lungo cammino di Fede, ma, allo stato attuale, non ci resta altro se non il ricordo che rester per sempre scolpito nei nostri cuori. Con affetto, Giuseppina Gargiulo
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miei ricordi del nostro amato parroco, don Paolo De Ponte, iniziano fin da bambino. Infatti, mia madre, quando don Paolo divenne parroco dei Colli, gli chiese di farmi la Prima Comunione a Sorrento, nella chiesa di SantAntonino, perch aveva fatto un voto al Santo. Allinizio lui non era molto daccordo, poi mia madre gli spieg il motivo e lui accett subito e volentieri e mi accompagn personalmente a Sorrento. Da allora cominci la mia vita in parrocchia. Ricordo che il parroco form un gruppo di chierichetti ed io ne facevo parte. Con il passare del tempo, il gruppo dei ragazzi si ingrandiva sempre di pi e allora lui cominci ad organizzare vari giochi. Quando andarono via le suore e si liber la casa, lui cre un centro formativo e ricreativo dove si organizzavano partite di calcio in casa e, spesso, ci portava a giocare fuori parrocchia. Noi della squadra eravamo contenti quando giocava anche lui perch era un buon portiere e ci sentivamo pi sicuri di vincere. Ci durato per tutto il periodo scolastico, poi, per motivo di lavoro e a causa del militare, sono stato per un lungo periodo lontano dalla Parrocchia. Dopo questo periodo, feci ritorno ai Colli; mi recai da lui perch volevo sposarmi e lui con entusiasmo accett volentieri. Gli chiesi anche che volevo che il matrimonio si svolgesse a Pompei. Il giorno del matrimonio, lui celebr la Messa allaltare di San Michele e dopo fu mio ospite al ristorante. Ricordo sempre laltare di San Michele per un motivo ben preciso, perch al pomeriggio, finito il pranzo, salutammo gli ospiti. Ricordo che quando salutai il parroco, lui mi disse: Oltre alla Madonna, affidati anche a San Michele. Partimmo da turisti fai da te; la nostra meta era Tropea, ma, a met strada, decidemmo di fermarci in qualche albergo perch eravamo stanchi ma non riuscivamo a trovare un posto dove pernottare. Poi vedemmo uninsegna con la scritta: Albergo San Michele e subito mi ricordai delle parole del parroco Affidati a San Michele. Entram57

mo e trovammo posto. Forse sono ricordi futili ma per noi quella sera fu molto bella. Prima di passare il testimone per motivi di lavoro a mia nipote, ero io il suo autista. Mi ricordo fui io lautista di una visita pastorale di sua Eccellenza, Antonino Zama. Sono stato con don Paolo in giro per compere riguardanti la chiesa un po per tutta la Campania finch un giorno mi disse: Liberati dal lavoro perch dobbiamo fare un po di giorni per lItalia. Partimmo e furono giorni bellissimi. Ho ancora tanti bei ricordi del nostro Parroco che porter sempre con me. Natale De Maio

passato un anno dalla dipartita al cielo del caro don Paolo. I ricordi che mi affollano la mente sono tanti: lui mi ha cresciuta e mi ha guidata fino al matrimonio. Ora, posso solo ringraziarlo per la fede che ha saputo alimentare in me e per la mia formazione cristiana. Il mio primo incontro con Ges Eucaristia e il mio matrimonio sono stati resi speciali dalle sue parole e dalla sua euforia, perch lui, in queste occasioni, si emozionava e ci trasmetteva le sue sensazioni. Negli ultimi anni, pur frequentando unaltra parrocchia, perch non vivo pi ai Colli, sono sempre tornata da lui per le celebrazioni di Natale e Pasqua e la sua gioia nel rivedermi era un motivo di orgoglio per me, perch vedere quel vecchietto, ormai avanti con gli anni, ma ostinato ad andare fino in fondo, mi dava la carica per andare io stessa avanti. A don Paolo avrei solo augurato una morte pi serena non cos tragica, ma sono sicura che, adesso, lass, vive la serenit che si merita, dopo una vita passata a lavorare per i suoi parrocchiani. Caterina Buonocore

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gi trascorso un anno eppure sembra ieri. Ancora oggi mi ritrovo in chiesa a volgere lo sguardo verso la sacrestia, cercando la sua figura paternacercando don Paolo, luomo, il prete, il nonno che io vedevo in lui. Don Paolo stato colui che mi ha visto crescere, mi ha visto muovere i primi passi in chiesa e mi ha condotto per mano lungo il mio cammino di fede, dal Battesimo alla Cresima, rafforzando quella fede che tuttora mi sorregge. Mi ha insegnato, domenica dopo domenica, che amare Dio semplice e naturale tanto che, per me, la chiesa una seconda casa, un luogo dove trovare calore, pace, sicurezza e amore. Dopo la scomparsa del mio adorato nonno, avevo ritrovato in lui quella figura: era diventato un gesto spontaneo andare a salutarlo la domenica, dopo la Messa. Quella sacrestia era per me come la stanza del nonno: un luogo che mi apparteneva. Ricordo le mie prime confessioni, quando timorosa gli dicevo: Parroco, mi vorrei confessare e Lui mi sorrideva e rispondeva: Su, che peccati hai mai potuto fare? e no perch non peccassi, ma era come correre dal nonno, dopo aver commesso una marachella: mi rassicurava, come a dire: Di a me che, poi, con pap, intercedo io. Io mi sentivo confortata. La mattina che ho appreso della sua scomparsa, non volevo crederci: stato tutto cos fulmineo da lasciarmi destabilizzata. Quando mi sono recata in chiesa, ho avuto la sensazione di entrare in un luogo nuovo: senza lui sullaltare, quella non sembrava pi la mia chiesa. Ma, una volta asciugatemi le lacrime, sono riuscita a ritrovarlo l, nelle piccole cose che lo rappresentano ed, oggi, pi che mai, lo sento presente e vicino. Nadia De Martino

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orrevo pi veloce che potevo, prima che tutto fosse pronto per la Messa, prima che i chierichetti si vestisserocorrevo perch era la cosa che pi mi piaceva fare la domenica:volevo arrivare il prima possibile al giorno in cui, allalba, con il mio vestito bianco, avrei ancora corso per fare la Prima Comunione. E tutte le domeniche era cos: ero l nella sacrestia, impaziente ed euforica, per sapere quando cominciasse il Corso di preparazione allEucarestia. E lo chiedevo, con insistenza, a don Paolo, che stava l, seduto alla sua scrivania, circondato dai suoi mille libri, con il suo solito sorriso, la sua aria affabile e, nel contempo, diligente, con il suo fare tranquillo, quasi come se stesse aspettando proprio me. Almeno era questa limpressione di una bambina che mai si era sentita inibita o limitata da quella maestosa figura. Anzi, lho sempre visto come un allenatore pronto a supportarmi durante gli allenamenti, ma lasciandomi sempre giocare autonomamente, incitandomi senza mai esaltarmi, ammonendomi se la necessit lo richiedesse e comprendendomi senza bisogno di troppe spiegazioni. Oggi, so bene che ho avuto un grande maestro un Parroco che mi ha preparato a qualcosa di pi di una semplice partita: mi ha aiutato a conoscere Dio e a vivere la fede in modo concreto. Ha fatto ci senza proferire troppe parole, ma mostrandomi, con il suo esempio di vita come fare per arrivare sempre fino in fondo con la forza della preghiera, dellamore e della fede. Laltare ora, senza la sua presenza, mi sembra spoglio ma io lo adorno, ogni volta che vado in chiesa, con il ricordo dei suoi insegnamenti. Grazie, per il tuo esempio, don Paolo. Selene De Martino

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rmai da tempo un pensiero e unintensa preghiera giornaliera va al nostro amato parroco, don Paolo. Un ricordo frequente in quanto tutte le mattine egli soleva intraprendere la stessa strada per andare a celebrare una delle tante impeccabili Messe, quella da cui lo vedevamo passare ogni giorno presso casa nostra e la stessa che, purtroppo, ce lo ha portato via. La sua improvvisa e triste scomparsa ha lasciato un forte vuoto nel cuore di tutti noi, suoi compaesani e confratelli. Nonostante tutto ci per importante avere la consapevolezza di quanto rimanga indelebile in noi il suo ricordo, di persona forte, intelligente e decisa, ma allo stesso tempo amorevole verso il prossimo. Naturalmente non servono troppe parole, sarebbero futili, visto quanto tutti noi che ben abbiamo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo, sappiamo che persona e, soprattutto, parroco meraviglioso egli fosse. Per questo motivo pensiamo che la cosa migliore sia rivolgergli, ancora una volta, un grande saluto, accompagnato dalla salda promessa che il suo verbo rimarr per sempre in tutti noi! Luciano Guarracino

le sue mani si, le sue mani paffute. Ricordo come le poggiava sulla mia guancia o sulla testa per salutarmi, quando ero piccola; spesso, mentre parlava, le poggiava sul suo grande pancione. Le stesse mani che, poco pi di sei anni fa, hanno celebrato il mio matrimonio e, dopo non molto tempo, hanno battezzato la mia bimba... le riconoscerei tre mille. Mariateresa Gargiulo

Il mio ricordo del parroco? Potr sembrare stupido, ma ricordo

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o ricordo un grande oratore, lontano di parentela, vicino di disponibilit. Lho ricambiato nella stessa disponibilit e lo porter sempre nel cuore una persona unica e rara. Lorenzo Gargiulo

canza in ogni celebrazione. Le sue parole erano sempre ben accolte; sapeva sempre consigliarti e nonostante, nellultimo periodo, avesse seri problemi di salute, era sempre a disposizione. A me, personalmente, piace ricordarlo quando ero ragazza e lui organizzava le Pasquette e la Via Crucis sulla montagna di Vico Alvano dei Colli di San Pietro o quando giocava con noi al pallone, sulle Tore. Ricordo la sua commozione per il mio matrimonio e per la Prima Comunione di mio figlio. Ho assistito personalmente a qualche lezione di Catechismo che mi ha fatto ritornare indietro, al mio passato: -Come aspettavo quelle lezioni di catechismo fatte da lui! Con brevi storie ci faceva capire il significato della vita e di come ci dovessimo comportare nel quotidiano, in famiglia e con gli amici. Insomma, il nostro parroco rimarr sempre nel mio cuore. Anna Gargiulo

Ad un anno dalla sua scomparsa, sentiamo ancora la sua man-

iao, caro parroco, anche se ti ho conosciuto per poco tempo, la tua bont rimarr sempre dentro di me. Ti voglio tanto bene. Bernardo Terminiello

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Lora del viaggio


Fin dalla Sua giovane et approdato nella nostra Comunit. Ne sono passati molti di anni tra le gioie e gli affanni un mezzo secolo ha in mezzo a noi trascorso; un lungo, a volte, affaticato percorso. Tanti Sacramenti ha amministrato; con gioia, carit, dedizione ha operato. Ha visto la Sua Comunit crescere, patire, moltiplicarsi, ammalarsi, morire. Una vita non sempre semplice ha condotto, ma il risultato comunque prodotto degno certo di lode divina sar, perch il Buon Pastore gioia Gli dar. Un evento purtroppo atroce Gli ha spezzato la vita con la croce. Alla sua dimora abituale non pi tornato. Sulla strada del ritorno un infarto lha troncato! Col sacrificio eucaristico le colpe umane ha lavato e al Cielo in un baleno volato. Spesso nelle Sue omelie ci ha esortato a tenerci sempre pronti e attenti al passaggio, perch non si conosce mai lora del viaggio!
Giuseppina Gargiulo

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Finito di stampare il 23 marzo 2013

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